-Non occorre, non
voglio. Sono stato tanto più e per più tempo
crudele, io. – Rouge stava di
fronte a Cal che lo aveva cercato per un giorno intero. Quando
l’aveva visto
arrivare, inizialmente, temette che volesse riprendere
l’attacco; poi, però, lo
aveva visto inginocchiarsi, piangere e chiedere perdono. Era stato in
quel
frangente che gli aveva detto che non occorreva. Lui era stato un uomo
peggiore, per tanto tempo, con tante persone. Cal, da parte sua, era
tormentato
da un profondo senso di colpa. Non aveva mai provato una sensazione
così
devastante, gli attanagliava le viscere provocandogli vero e proprio dolore.
Fu mentre pensava queste cose che nel suo campo visivo comparve una
mano. Alzò gli
occhi: il rosso, a braccio teso lo stava invitando ad alzarsi, con in
viso una
faccia serena. Raccolse le forze e, stringendo la mano si
alzò.
Per un attimo
ripresero i loro occhi a dialogare, parlavano di segreti mai scambiati:
di una
madre morta da tempo e un padre fuggito, parlavano di un contadino e di
alcune
Suore, di due ragazzi, della morte e della vendetta, della vita e
dell’amore,
del coraggio e della paura. Peccato che nessuno dei due potesse
comprenderne i
significati.
-Cosa farai,
ora?-
Quello che era stato il Diavolo Distruttore era curioso;
-Cercherò
me stesso,
poi si vedrà. Tu?- Era ancora strano, per lui, rivolgersi in
quel modo al suo
interlocutore.
- Io?
– strinse le
mani a Veronica, che aveva assistito fino a quel momento –
ora che so che non
mi cercherai, troverò il mio riscatto, lontano, lontano da
qui. –
-
Perché così lontano?
–
-
Perché se tanto ho
distrutto in questo luogo, nessuno mi darà mai
l’opportunità di cambiare me
stesso. No… mi hanno già marchiato una volta: sul
rogo, anche se permetterei la
giustizia, non potrei mai rifarmi neanche di un millesimo di quel male
che ho
fatto. Non è codardia, questa. Voglio essere migliore;
donerò la mia vita… e
poi – Accarezzò il viso di Veronica –
anche se è strano a dirlo, ho trovato
qualcosa per cui vivere -
Fine
Soffierà
il vento di
Nessuno tra gli alberi. Accarezzerà le querce, i faggi e gli
olmi. Ho riposto
ora la penna, con la quale ho sancito la memoria :
“Peccato”
penso “nessun
uomo potrà mai conoscere questa vicenda”
Raccolgo il
libro con
le zampe ed esco, volando nella notte; “chissà se
il Consiglio lo porrà nella
Biblioteca, in fondo è stato il vento a portarmi la
storia”.
Biblioteca
del Consiglio dei Gufi, quarantunesimo
giorno, anno terzo della Grande
Quercia.
-
- - - - -
E
qui, con un capitolo
semplice e veloce, si
conclude, purtroppo. Per un totale di:
dieci capitoli
nove pagine
centoquindici
paragrafi
quattrocentoventisei
righe
seimilaquattrocentotrentuno
parole
trentasettemilaquattrocentosettantasei
caratteri (spazi inclusi) :D :D
un
grande Grazie
a tutti, seguiti, ricordati recensiti (pochi in effetti) e
lettori silenziosi (ricordando anche di RECENSIRE questo capitolo anche
se sarà passato del tempo; fa sempre piacere sapere se
è piaciuta la storia!!).
Va bene vi lascio così, con un saluto, rimandandovi alla
prossima, se ci sarà, storia!
BuonCiao a tutti!!
_Arthur_
RECENSITEEEEEE
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