"Piccolo Satellitare
3772 Piaf"
Compagni della Resistenza,
abitanti del mare,
circolano da un po' voci indiscrete riguardo alla Daffodil, la nave
guidata dalla figlia del leggendario Coal O'Lynn
La missione: sconfiggere i tiranni di Sehnsucht.
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*
-Cazzo!-
Ci era mancato poco, davvero poco.
Merisol si era abbassata appena in tempo, chinandosi sul collo di
super-Cumb per schivare una delle bruttissime lame di quei gemellini
meccanici.
E ovviamente la pelle nuda della pancia si era scontrata con le
protuberanze coriacee -ahia.
-Cherube dice, sei stata fortunata.-, commentò pacato uno
dei tiranni.
Continuavano a caricarsi a vicenda, ruotando quelle enormi manovelle
sulla schiena, e solo le numerose armi che spuntavano loro dalle
braccia mulinavano per la stanza, costringendoli a saltare da una parte
all'altra.
Piccoli carillon schifosi!
-Cumb, quando te lo dico mollami giù.-, Merisol era vagamente
preoccupata.
Non poteva chiedere a Cumb di attaccare, stava stretto ed aveva
già diverse ferite, d'altro canto lei non poteva gettarsi in
prima linea: morire affettata non rientrava tra le sue
priorità.
La pistola giaceva abbandonata sul pavimento: l'aveva fatta cadere a
terra per aggrapparsi a Cumb ed evitare che una lama rotante facesse
conoscenza con la sua gamba destra.
Ne aveva un'altra più piccola nella fondina dietro alla
schiena e l'estrasse velocemente, mentre i tiranni non attaccavano e
sembravano valutare la situazione.
-Cherube dice, arrenditi e non soffrirai.-, sentenziò un
piccoletto, e l'altro gli diede man forte, scuotendo la chioma scura,
-Seraphe dice, non è male morire, provaci.-
-Neanche per sogno!-, ribatté Merisol con foga.
Poteva provare ad impegnarli parlando... o aspettare semplicemente il
momento giusto.
*
-Martin?-, Kim aveva già visto l'uomo seduto sui gradini
dell'abitazione di Vermillion -era finalmente riuscito a scoprir il suo
nome.
Quei ricci neri e le occhiaie... sì, era il tecnico della
Pangloss.
-Marty.-, precisò questo con un mezzo sorriso.
-Oh, vedo che ti hanno aggiustato.-, aggiunse ammiccando e Kim
scrollò le spalle.
-Tu che ci fai qui?-, gli chiese appoggiandosi allo stipite della
porta, decorato a fiori come la stretta anticamera dell'enorme
abitazione.
-Beh, il capitano è andato a dare una mano alla tua Merisol,
e io devo restare qui.-
Giusto, lui faceva parte ancora della vecchia ciurma del padre di
Merisol e si era salvato. Faceva un po' strano immaginarselo in azione,
aveva tanto l'aria di un incapace con le armi da fuoco, la stessa
impressione che gli aveva dato Sode.
-Finalmente!-, esclamò Marty dopo un po' senza apparente
ragione e tirò fuori una stramba macchina a forma di scatola
rimasta nascosta tra le sue gambe.
-Cos'è?-, chiese Kim osservando i cavi attorcigliati
all'unica antenna ed il grande schermo azzurro.
-Un telecomunicatore, l'unico tipo di computer che riesce a funzionare
ovunque senza la mia Edison10-8. Vediamo...-
Kim non aveva afferrato cosa fosse l'edisoncoso, ma immaginò
fosse la prassi nel parlare con gente come Marty, che nel frattempo si
era messo a toccare lo schermo in più punti.
-Eccolo!-, delle scritte rosse iniziarono a lampeggiare sullo sfondo, e
Marty lo lesse ad alta voce, -Siamo entrati, nessuno in giro.-
-Jacques e Pitch sono a Sehnsucht.-, spiegò poi digitando
una risposta sulla piccola tastiera accanto allo schermo.
E Kim sentì appena una brutta sensazione addosso prima di
far cadere gli occhi sull'isola tinta di rosso, i riflessi del mare che
contrastavano con il cielo violaceo.
*
Aveva le braccia ricoperta di sangue verdastro, il sangue di Cumb.
-Resisti.-, continuava a ripetergli come un mantra, e resisti! gli aveva
urlato mentre si lanciava a terra afferrando la pistola con la destra,
l'altra già salda nell'altra mano.
Si rialzò con un movimento fluido, alzando le braccia
davanti a sé e puntando alla cieca i due tiranni,
sparò.
Il volto di Seraphe, la copertura di porcellana si stava frantumando, e
gli ingranaggi dorati che lo componevano si mostravano nel loro ruotare
continuo, dei cavi avviluppati attorno a quello che sembrava l'occhio
di una telecamera.
Perfetto!
Mirò con la destra e sparò di nuovo, il vetro
dell'obiettivo meno di un secondo dopo bianco per le crepe.
Ruotò su fianco giusto per schivare il braccio del fratello
mentre Cumb mulinava la coda, dolorante e nervoso per gli spari. Se
solo non fossero stati in quello stupido stanzone!
-Cherube dice, cosa vuoi fare?-, per la prima volta i due gemellini si
separarono, mentre le manovelle iniziavano a girare da sole. Oh,
perfetto -assolutamente no!
Prese la mira sul viso meccanico di Seraphe, ma sollevò
appena l'arma prima di premere il grilletto: aveva avuto un'idea
geniale -ed un po' disperata.
Non riuscì a vedere il risultato: si tuffò dietro
al letto a baldacchino per non farsi macellare, anche se... qualcosa
era cambiato.
Sollevò il capo solo per ghignare: Seraphe si era bloccato
ed ondeggiava, percorso da spasmi.
Il proiettile aveva centrato con precisione il buco dell'ingranaggio
più grosso, incastrandosi dentro i meccanismi e facendolo
andare in tilt.
Il braccio crollò a terra per il peso e Merisol non perse
tempo, la mira già su Cherube, pronta a distruggergli la
faccia.
Piccoli carillon perdenti.
Cumb era tornato normale ed era uscito dalla stanza, aiutato da Pepper.
Era solo un po' indebolito e non esibiva un graffio, ma Merisol era
comunque certa che non avrebbe dovuto chiedergli altri favori del
genere per un bel po' -insomma, aveva un cuore.
Scostò i capelli blu dalla fronte e proseguì con
la sua opera di smantellamento.
Era piuttosto irritante che fosse il capitano -e non Sode, l'esperto- a
dover eliminare possibili congegni-sorpresine, ma non aveva tanta
scelta.
E poi erano pur sempre calorie smaltite.
Si era appena occupata di Seraphe -ridotto ad un vestitino lilla pieno
di ruote dentate, cavi e porcellana- e stava per fare lo stesso con
Cherube quando sentì qualcosa di viscido toccarle la gamba
nuda.
Scattò all'indietro, portando una mano dietro alla schiena
per impugnare una pistola. Insomma, le avevano dato pure i proiettili
contati quei vecchiacci, non poteva continuare a sprecarli!
Era... liquido? Una sostanza scura e melmosa che le fece arricciare il
naso. Cos'era, olio per motori? Come era finito lì?
-Bleah...-, Merisol cercò di pulirsi con la mano, tenendo
d'occhio la pozza che si stava rapidamente formando ai suoi piedi,
defluendo dai resti dei due gemelli. Non bastava il sangue di Cumb...
-Sode.-, chiamò il tecnico sistemandosi l'auricolare che le
era di nuovo scivolato, -Potrei
avere un problema.-
Non per essere pessimista ma... come si combatte contro della
fanghiglia? Non era detto poi dovesse combattere per forza...
-Vedo.-, fece lui con tono indecifrabile.
IL liquido sembrò sollevarsi. No, si stava sollevando
davvero! Una massa informe e colante aveva iniziato ad ergersi tra le
bolle, mentre lei aumentava la distanza. Cos'era?
-Sode, cos'è quello che vedi?-, chiese sarcastica. Era lui
il super-esperto, no?
-Quando mi porterai delle cellule le analizzerò e ti
saprò dire.-, -era umorismo?
-Comunque, sta arrivando Jacques.-
Un attimo di pausa.
-E me lo dici così?!-, odiava farsi vedere così.
Aveva un qualcosa di non identificato da tenere a bada, i capelli
scomposti, sangue, sudore e roba nera. Perché,
perché quei due non potevano farla finita così,
perdendo semplicemente?
Non era decisamente giusto. Sentì la porta aprirsi e si
voltò per vedere Jacques entrare, un sorriso preoccupato in
volto, che si trasformò in un'espressione sbigottita.
Merisol tornò alla pozza sul marmo. Beh, ora non era
più una pozza -un essere fatto e finito, le fattezze umane
incerte tra il liquido ancora gocciolante.
-Che... ah! Strano...-
Nel sentire quelle parole Merisol sbarrò gli occhi:
conosceva quella lingua, le ricordava le lezioni con sua madre ed il
salotto della Daffodil.
Era la lingua delle Grandi Menti.
E con questo si
conclude -più o meno- la parte sui tiranni. Ho cercato di
rendere l'idea dell'urgenza
-basta che Merisol faccia una mossa sbagliata e ne esce mutilata. Nel
pieno del'azione abbandona un po' il suo solito modo di fare.
Mmm, direi :) l'essere-liquido è direttamente collegato con
i tiranni ovviamente. Edison una citazione un po' così, per
dare un nome alle amate antenne satellitari di Marty e Sode sulle navi.
Spero di aver descritto bene la scena.
Soprattutto, le limitazioni di una stanza per un lucertolone gigante ed
una abituata a spazi aperti ed aiuti più o meno diretti :)
Ringrazio Kuri
ed aki_penn,
spero che questo capitolo vi sia piaciuto! :D e anche tu, lettore
oscuro, fatti sentire!
Nyappy
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