Rokka getsu 40
Ringrazio tutte le persone che leggono le mie
storie … buona lettura!
Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 40
Lontani, eppur vicini
I sei mesi erano
scaduti già da un po’, era primavera in Giappone, i ciliegi erano in fiore e stava
per iniziare un nuovo anno scolastico.
Tutti i
ragazzi della Nazionale giovanile erano stati ammessi alle superiori, perfino
Ishizaki che temeva di non riuscire a superare l’esame d’ammissione.
Era sera tardi,
chiusa nella sua stanza Sanae stava provando la divisa della scuola che si
apprestava a frequentare insieme a tutti i suoi amici.
Aveva
indossato la gonna ed aperto l’armadio per ammirarsi allo specchio.
Le donava, ma
questo non le importava un granché, perché la sua testa era presa da mille
altri pensieri.
Quell’ anno sarebbe
stato diverso dagli altri anni. Tsubasa non ci sarebbe stato e lei non avrebbe
più dovuto sperare di finire in classe insieme a lui.
Era così
strano rendersi conto che Tsubasa non sarebbe più apparso nel cortile
scolastico con la cartella in una mano e calciando il suo amico pallone.
Sul suo letto era
appoggiato proprio un pallone, quello regalatole da Tsubasa il giorno della sua
partenza.
La mattina per
lei era arrivata una gradita sorpresa, qualcosa che aspettava da tempo con
trepidazione, una lettera dal Brasile di Tsubasa.
Non aveva
ancora avuto il coraggio di aprirla e solo adesso si rendeva conto di poter
riuscire a farlo.
Si era seduta
sul letto, aveva aperto con cura la busta e si era messa a leggere la lettera.
Cara Sanae,
come stai? Spero bene!
Io sto bene ed inizio ad ambientarmi qui in
Brasile.
Scusami, se ti scrivo solo adesso, ma prima
non mi è stato possibile.
Grazie per essere venuta a salutarmi alla
fermata dell’autobus.
Ci siamo visti per pochissimi secondi che ci
sono bastati per dirci tutto attraverso i nostri occhi.
Avrei voluto parlarti di più, ma ho
preferito regalarti il mio pallone, perché sapevo che tu avresti compreso il
mio gesto.
Pensavo che lasciarti, fosse la cosa
migliore per te, ma tu presentandoti mi hai dimostrato, che per noi era meglio
salutarci con un ciao, piuttosto che con un addio.
Non credevo che ti avrei incontrata quella
mattina e mi sei apparsa come una visione.
Non mi hai mai chiesto di rinunciare a
questo mio sogno e sei venuta per darmi ancora una volta il tuo sostegno,
regalandomi perfino degli scarpini nuovi.
Li ho usati per affrontare il test d’ammissione
alla squadra del San Paolo che ho superato brillantemente.
Sono così belle le scarpe che mi hai
regalato che hanno suscitato l’invidia di alcuni dei miei compagni di squadra.
Non appena sono arrivato, ho dovuto rendermi
conto che per tanti di loro sono un privilegiato e dimostrare che anch’ io
merito di lottare, dato che ho fatto molti sacrifici per guadagnarmi questa
opportunità.
Pensa che c’ era un ragazzo che aveva delle
scarpe molto rovinate e piene di buchi, che da subito mi ha guardato male.
Abbiamo dovuto disputare la prova insieme e
giocando ci siamo aiutati a vicenda superando entrambi la selezione.
Si chiama Pepe, adesso è il mio compagno di
stanza qui al dormitorio ed è diventato un mio caro amico.
Per certi versi mi ricorda un po’ anche Ryo,
tanto simpatico e dal cuore grande.
Mi mancate tutti molto, tu in particolare.
Ti prego di stare vicina a mia madre, perché,
anche se non ha pianto, quando l’ ho salutata, so che deve aver sofferto tanto
in silenzio.
Voglio impegnarmi al massimo per diventare
al più presto un calciatore professionista e ripagare tutta la vostra fiducia.
So che stanno per iniziare le scuole lì da
voi e spero che gli esami siano andati bene per tutti.
Spero che sia un buon anno per tutti voi e
ti faccio un grosso in bocca al lupo per i tuoi studi.
Sappi che ti scriverò ogni volta che potrò e
che spero di poterti rivedere al più presto.
Salutami tutti!
A presto,
Tuo Tsubasa
Sanae l’ aveva
riletta più volte assaporando ogni parola ed immaginandosi Tsubasa vicino a lei
che le parlava.
Non sapeva
quante altre lettere avrebbe dovuto leggere prima di poterlo riabbracciare di
nuovo, ma era disposta ad aspettare per tutto il tempo necessario.
Quando Tsubasa
le aveva telefonato quella sera, aveva capito pienamente le sue intenzioni, ma
non era riuscita a rinunciare a lui, l’ unico ragazzo che amava e che avrebbe
sempre amato.
Aveva stretto
il foglio a sé pronunciando queste parole: “Forza Tsubasa!”
Proprio in
quel momento Tsubasa stava affrontando una partitella di allenamento, aveva
scartato un paio di avversari e si stava apprestando a tirare in porta, quando
aveva sentito la voce di Sanae che, come aveva già fatto tante volte in
passato, lo incitava dicendo ‘Forza Tsubasa!’, per un attimo si era distratto
pensando che forse stava sognando ed un avversario stava per rubargli il
pallone.
Dopo essersi
liberato di quel difensore, aveva tirato in porta siglando uno dei suoi magnifici
goal, rimanendo immobile senza esultare.
In quell’
istante si era reso conto che forse non aveva sognato, perché di sicuro Sanae
dal Giappone continuava a tifare per lui.
Tsubasa e
Sanae erano lontani, eppur vicini.
Fine
Disclaimer
I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
Note
‘Rokka getsu’ è in Giapponese e significa ‘Sei mesi’.
Sono consapevole che questo finale possa
apparire deludente, ma sentivo giusto scriverlo in questo modo.
Leggendo il manga mi sono convinta che i
cuori di Tsubasa e Sanae siano rimasti uniti, nonostante la grande distanza che
li separava.
Le altre due ’quasi’ coppie presenti in
questa storia, Taro-Azumi e Yukari-Ryo, avranno entrambe una storia dedicata
alla loro vicenda personale che sarà una spin-off di ‘Rokka getsu’, e queste
due storie verranno pubblicate in successione.
Ancora grazie a tutti!
Sanae78
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