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IMandrie bellicose di quegli esseri mezzi equini sciamavano molteplici
e parevano sbucare dalla bocca stessa dell’Ade brandendo
morning star bicuspidi ed enormi mazze ferree che avrebbero appagato il
più esigente degli armaioli. Anche escludendo la loro
metà puledra, le loro fattezze abominevoli erompevano dai
canoni umani per dimensioni e forma e le loro corporature massicce e
nerborute dalla vita in su manifestavano un colore giallastro tiepido,
ripugnante.
“Centauri?!.... ma non è possibile! Non si vede un
centauro in questo luogo da anni! Da quando furono sgominati dal
semidivino Ercole!” notò incredulo Eumenos.
L’immane ombra proiettata da una saettante lancia scagliata
dalla sponda opposta della vallata lo mise in guardia sulle reali
intenzioni dei nuovi arrivati, e prima che potesse avere cenno di
reazione si infranse a poca distanza dai piedi dei suoi subalterni. La
torma di mostri non avanzava verso le deboli prede, ma trovava spassoso
ed opportuno giocare con le loro paure, prolungandole fino allo stremo:
si muovevano sparpagliatamene nella stessa area, quasi danzando e
gettando loro addosso qualche asta ogni tanto.
“Dobbiamo collaborare…se vogliamo
vivere!” ammise Kratos riconoscendo i suoi limiti: per quanto
forte poteva essere come avrebbe potuto eguagliare Ercole in potenza
sgominando un intero clan di centauri? Quindi preso da
un’innata propensione per il comando iniziò ad
impartire disposizioni riguardo quella che si profilava come una
truculenta battaglia.
“Cosa vorresti fare tu? Siamo spacciati!...come pensi di
respingere una simile orda?...” protestò Eumenos
“ ’Sta zitto…” lo
calmò Astenos del tutto tranquillo “…e
fidati”
Kratos guardava negli occhi quei giovani imberbi: il loro fisico
poderoso era frutto di intensi allenamenti praticati sin dagli albori
della loro breve esistenza, ma mai avevano davvero preso parte ad un
vero scontro, mai messo in palio la loro vita in un gioco di morte come
nemmeno mai aveva fatto lui stesso prima di essere posto allo stremo
delle sue possibilità in quella foresta maledetta.
I guerrieri ricambiavano il suo intenso sguardo incuriositi da
quell’infinita esperienza che emanavano i suoi occhi.
Nonostante fosse solo un ragazzo come loro sembrava quasi che prima di
quella avesse vissuto mille altre vite da condottiero; nella sua
espressione decisa trovavano un’ancora di salvezza tra le
onde di disperazione tra le quali erano incagliati, ma muniti
unicamente di una lancia appena acuminata, come avrebbero potuto
fronteggiare un orda di mostri armata di tutto punto?
Kratos trovò una risoluzione ai problemi notando dei lunghi
e robusti tronchetti aguzzi ed appena abbattuti che sarebbero serviti
per far ardere un grosso focolare quella notte stessa: troppo pesanti
per essere impugnati o portati con sé in spalla ma
abbastanza leggeri da essere sollevati per alcuni istanti. Poi, passata
la folla vide un ragazzo seduto a terra fissato ad un palo con alcune
catene: una lata fronte presentava diverse venature e screziature, al
di sotto della quale due occhi sottili lo fissavano incuriositi.
“Tu…alzati” comandò quello
che si era indirettamente imposto come nuovo capo dello schieramento.
Il ragazzo si alzò in piedi lentamente: era enorme, tanto
che il più alto degli esordienti raggiungeva a malapena
l’altezza di una sua spalla.
“Cosa vuoi fare!? Pazzo!” esclamò
Eumenos da dietro.
“Perché lo avete incatenato?”
domandò
“Perché è un folle! Un omicida
pericoloso! Lo abbiamo trovato dormiente disteso in mezzo ai corpi
macellati di numerosissimi ragazzi, l’intero corpo ricoperto
di sangue, un ascia stretta in un pugno ed un sorrisetto stampato sul
volto…agghiacciante….MA COSA FAI!?!”
gridò esterrefatto mentre Kratos infrangeva le catene
facendo leva con le lame.
“ora ti ho liberato, ma in cambio esigo che tu ci porga il
tuo aiuto contro quei mostri…mi capisci?”
il gigante raccolse la sua ascia a poca distanza da lì; poi
si portò ad alcune dita di distanza da lui fissandolo con
sguardo trucido ed attendendosi un emotiva reazione di preoccupazione;
ma gli occhi che aveva di fronte non mutavano, anzi parevano quasi
più freddi di prima, così che attenuò
l’aggressività che distendeva il suo volto.
“Mi chiamo Chrestos…” tuonò
porgendogli la mano con garbo. Kratos restò a fissarlo
sospettoso, poi si decise a rispondere al saluto “mi chiamo
Kratos”: la stretta di quel ragazzone era forte, forse anche
troppo, volendo testare la forza del suo nuovo compagno, ma si
trovò impressionato quando avvertì che non solo
sosteneva la pressione, ma imprimeva una forza addirittura maggiore.
“Non abbiamo tempo per i convenevoli Chrestos, preparati a
combattere!...”
I guerrieri, condotti da Kratos avanzavano in formazione allargata
cercando una copertura nei grossi massi sparsi nella zona, ma molti non
riuscirono comunque ad evitare i violentissimi attacchi a distanza di
gittata incredibile e furono trapassati da parte a parte e fatti volare
per molti cubiti.
Il giovane condottiero schivò all’ultimo momento
una picca a velocità disumana, e riprese la sua corsa.
Intanto, alle loro spalle, due imponenti gruppi di esordienti tra cui
gli stessi Astenos ed Eumenos fuggirono sgomenti disperdendosi nei
boschi attorno la vallata.
“Voi codardi!....” Gridò furente Kratos.
I centauri sghignazzarono fermando il loro impazzato lancio per le
risate, “E voi vi riterreste spartani!!...”
schernì quello che doveva essere il loro capitano
“…non valete la metà di un vero
guerriero!” dopodichè con un gesto di una mano
condusse in carica la sua orda verso quelle poche dozzine di uomini
rimasti, mentre alcuni deglii ibridi muniti di arco aspettavano il
momento buono per bersagliarli a distanza.
“Serrate le fila uomini! Serrate le fila” impose
strepitante Kratos, così che gli uomini corsero formando un
unico nucleo compatto e forte.
“Attendete…!”
L’orda di centauri avanzava incombente su due lunghe
interminabili file facendo tremare la terra e trasalire il
più saldo degli animi.
“Attendete…!” i mostri brandirono quindi
mazze chiodate ed intimidatorie ascie puntandole verso il folto
nocciolo di giovane carne, così che lunghi rivoli di sudore
freddo iniziarono a solcare le loro tempie.
“Attendete…!” gli zoccoli rimbombavano
adesso nelle orecchie dei prodi rimasti sul campo di battaglia, ed i
biechi musi degli assalitori furono alla portata del loro sguardo.
“ADESSO!” la schiera umana raccolse da terra i
lunghi tronchi che Kratos aveva adocchiato poco prima formando una
selva impenetrabile di picche.
I mostri in carica, del tutto impreparati, si schiantarono
rovinosamente su quella densa mole di spine come un’onda si
infrange sulla scogliera: alcuni furono trafitti in pieno ventre e
incurvandosi all’indietro precipitavano a terra; altri
vennero infilzati nella loro parte equina e ruzzolarono in avanti
spazzando via alcuni uomini; altri ancora perirono sul colpo
spegnendosi da eretti, sostenuti solo dall’arma che li aveva
levati dal mondo.
A quel punto i soldati, come una marea, si abbatterono decisi e
risoluti sui superstiti, che contavano ancora di un numero notevole,
Kratos sguainò le lame dei satiri e seguì
l’impeto dei compagni gettandosi furente su un avversario.
Bloccò un potente colpo di ascia, diretto con tutta la forza
del nemico facendolo sbilanciare, poi si lanciò verso di lui
tentando di colpirlo al cuore ma fu allontanato da una scalciata che
per poco non lo buttava a terra. Mentre cercava di riprendersi dal
colpo, i suoi fulminei e ormai incondizionati riflessi lo salvarono da
una tentata decapitazione facendolo abbassare di netto; poi
afferrò fulmineo il braccio del centauro e con tutta la
forza che aveva in corpo lo scaraventò al suolo.
Mentre confuso continuava a scalciare, Kratos con la freddezza di un
chirurgo, gli aprì l’equino ventre con un lungo
solco, facendo spruzzare lunghi schizzi di sangue gettati dalla
pressione sanguigna, e violacee budella che si contorcevano quasi
avessero vita propria.
Chrestos, che era rimasto al suo fianco, si trovava alle prese con un
altro di quei mostri munito di mazza chiodata. Il suo avversario era un
centauro, e come tale era enorme: dalla base degli zoccoli fino alla
punta del pennacchio raggiungeva forse il doppio della sua altezza; era
la prima volta che si trovava a confrontarsi contro qualcuno, o meglio
qualcosa, più grossa di lui. Ma non si faceva di questi
problemi: nella sua mente non fluivano pensieri o preoccupazioni in
quel frangente, solo una spietata e fredda voglia di uccidere, e di
compiacere il nuovo amico Kratos.
Evitò diverse volte le pericolose traiettorie che la mazza
avversa percorreva rivelando un’ agilità
inaspettata in contrasto col suo fisico poderoso e massiccio. Stanco di
schivare i colpi frenò la rivoluzione dell’arma
con il palmo di una mano che, trafitto da diversi chiodi,
iniziò a sanguinare copioso. Ma quell’azione gli
permise di scoprire la difesa del mostro e con un’accettata
netta gli fece saltare una gamba azzoppandolo; con un grido di dolore
il nemico cadde in avanti ponendo il capo nel raggio del suo fendente
che glielo spazzò via facendolo rotolare a lungo per terra.
A parte queste due eccezioni, gli altri guerrieri non parevano avere la
meglio, e in mezzo a quell’ammucchiata di corpi si vedevano
volare arti e teste umane, mentre molti di loro venivano calpestati
sotto l’ insostenibile peso dei centauri. Non c’era
modo per degli uomini comuni di fronteggiare tali abomini.
Come se non bastasse, i distanti arcieri equini stavano incoccando le
proprie frecce puntandole verso il punto di scontro.
D’improvviso uno squarciante grido li distrasse
dall’azione in corso e portò la loro attenzione
oltre gli alberi di quel bosco dal quale spuntò un gruppo di
giovani guidati da un furioso ed impaziente Astenos, che si portava
alla testa della squadriglia.
Uno degli arcieri che tentava di flettere il suo arco, venne disarmato
da uno schiocco di frusta;
così si gettò verso l’avversario con
una carica disperata, ma fu facilmente aggirato e ghermito al collo da
quella terribile sferza, per essere poi strangolato lentamente.
Da un altro tratto della foresta comparve Eumenos con i suoi uomini che
velocemente procedettero in aiuto di Kratos tempestando i centauri a
distanza.
“Nesso, dove stai fuggendo!” gridarono i mezzi
equini verso il loro capo che, compresa la situazione, stava fuggendo
dall’incombere della morte.
Mentre il secondo in comando cercava di seguire il suo signore, venne
intercettato da una lancia che lo colpì su una zampa e lo
costrinse a fermarsi: “Come al solito, la mia precisione non
ha eguali” si autocelebrò Eumenos che lo raggiunse
superbo con la spada in pugno.
“Sei carne morta, umano” grugnì il
selvaggio, stringendo la sua lama, ed incespicando traballante verso la
preda; Eumenos con grazia armoniosa schivò alcuni fendenti
cercando di portarsi ai fianchi della bestia i quali di norma, sono la
parte più vulnerabile di ogni centauro a causa della loro
struttura fisica poco flessibile e piuttosto goffa. Gli
montò quindi in groppa con un salto, mentre
quell’essere continuava a scuotersi come imbizzarrito, ma la
stretta del ragazzo era ben avviluppata e lungì
dall’essere districata.
Quando il centauro cedette alla fatica rallentando i suoi movimenti,
Eumenos si portò all’altezza della schiena e lo
perforò impietosamente, decretando quindi la fine di quella
battaglia.
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Le ombre di quelle querce si abbattevano alte su quel campo macchiato
di sangue, e, a discapito di ogni previsione il sangue che
sovrabbondava non era umano.
Poche decine di uomini si ergevano vittoriosi sopra le carcasse
massacrate di un clan di centauri riuscendo ad eguagliare tutti assieme
la gloria di Eracle Alceo.
E più in alto di tutti, sopra un mucchio di cadaveri
c’era lui: Kratos! Baciato da alcuni tenui raggi solari, che
gli conferivano un’aria quasi ultraterrena; fu avvolto dal
plauso generale dei pochi superstiti che si erano distinti per valore e
forza.
“KRATOS!” ripetevano in coro gli esordienti
guardando negli occhi colui che avrebbe raggiunto e sminuito
l’impossibile
“Ingegnosa la tua idea di simulare una ritirata per portare
quei superbi a scoprire le loro difese” commentò
Eumenos “e colgo l’occasione per complimentarmi con
me stesso per la recitazione e soprattutto per l’ardore sul
campo di battaglia paragonabile a quello di un dio”
iniziò ad applaudirsi.
“Ehi!” si fece strada Astenos tra gli uomini, e
colpì in piena faccia il comandante.
“che tu sia maledetto! non farmi fare mai più una
cosa simile: ritirarmi dal campo di battaglia per chissà
quanto e lasciare a voi altri tutta la gloria…o attendere
inconsapevole che siate massacrati!...cosa più che certa
senza di me ”
Kratos si era capacitato della rabbia del compagno e gliene diede
ragione; restò quindi a fissarlo qualche istante, quasi
compiaciuto per quello sfogo e quell’aria di sfida: in
qualche modo, era la stessa reazione che lui stesso avrebbe avuto se
gli avessero negato di dare il meglio di sé in battaglia e
impedito di dare libero sfogo alla sua furia.
“Hai ragione…la prossima volta combatteremo
assieme in prima fila” rispose, con la sicurezza che un
giorno tutti quei grandi guerrieri che aveva incontrato lo avrebbero
affiancato sul campo di battaglia per imporre ai loro nemici la
grandezza di Sparta.
“…se non ti massacreranno prima”
ironizzò con un ghigno il compagno voltandogli le spalle.
“Forza allora” proseguì Eumenos
“ho qui la mappa tracciata da mio padre per raggiungere il
tempio del piacere!”
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Ti ringrazio doubius, ahime mio unico lettore XD, avevo
qualche altro capitolo in cantiere già da tempo ma la
scarsità di recenzioni mi ha convinto a lasciar perdere;
meglio mille critiche (sensate) che il silenzio di tomba per secoli.
Però se almeno tu resterai fedele a questa storia, anche per
un unico lettore continuerò a scrivere.
Ma è sempre così desolata questa sezione?
Comunque riguardo i video, se qualcuno vuole denunciarmi mi denunci
pure, voglio vedere con quali motivazioni sensate potrebbero farmi
chiudere gli amministratori del sito che mi sembrano persone
intelligenti (non sto ruffianando asd)