Premessa: Salve a tutti! Mi
dispiace dover fare una noiosa premessa, ma prima di lasciarvi alla
lettura è doveroso avvisare che questa piccola fic
è basata su una fiaba scritta da Guido Gozzano, intitolata
"Nevina e Fiordaprile". Al di là di questa shot, vi
consiglio caldamente di leggerla perchè, a mio parere,
è una fiaba bellissima.
Per chiunque fosse interessato, ecco qui il link dove potete
trovarla^^: http://piccolerime.interfree.it/favoledigozzano/nevina.htm
Detto questo, un ultimo piccolo avviso: nel corso di questa fic,
troverete delle volute citazioni della fiaba originale (come lo stesso
incipit).
A questo punto, fatte le dovutre precisazioni, non mi resta che
augurarvi buona lettura!^.^
-In un soffio di Primavera-
Alle volte
– quelle in cui si perdeva nel cantuccio di qualche
improvviso ricordo – si sentiva un po’ vecchia, a
dispetto dei pochi anni che le gravavano addosso. E questo
perché il tempo che ci investe lentamente, ingiallisce poco
a poco le nostre pagine, facendo sì che anche la
più piccola idiozia persa nell’evanescenza del
ricordo acquisti un che di solenne ed antico.
Ed era un caso che in quei giorni le fossero tornate alla mente le
favole che la mamma le leggeva, attorcigliata fra l’orda di
pupazzi che invadevano il suo letto. Alcune le ricordava appena; altre
le erano rimaste così impresse che giurava di ricordare ogni
singola illustrazione del grande librone che sua madre consultava di
continuo; altre ancora sembravano parole sussurrate che,
così come un attimo di vita, si erano disperse
nell’aria, quasi senza lasciar traccia.
In particolare, però, le era tornata in mente la vicenda di
Nevina e di Fiordaprile, che Gozzano aveva immortalato fra le carte
rovinate di un vecchio libro della madre, di quelli con la copertina
rigida e ben decorata che, quando si è bambini, sembrano
quasi antichi volumi di preziosi incantesimi.
Si ricordava che
sin da piccola aveva considerato quella favola come una delle
più belle; era rimasta così colpita da quel
triste racconto!
Sempre aveva
immaginato quanto dovesse esser stata fredda la candida pelle di Nevina
sotto i delicati polpastrelli del giovine Fiordaprile.
Quanto avesse
battuto forte il cuore del sovrano – tutum, tutum, tutum-
quando a separar Nevina dalla morte era solo un passo.
E quanto ancor
più morta si doveva esser sentita questa nell’
avvertire l’aria fra le pallide cosce e l’amato
sempre più lontano.
Nella sua candida
innocenza, quella storia era per lei tanto tragica, quanto la vicenda
di Romeo e Giulietta per sua madre.
Come doveva
essere doloroso vedere il proprio amato venir strappato in un soffio di
vento…
Forse era proprio l’angoscia di quel pensiero che le fece
fare quello strano sogno, che tanto l’aveva impressionata. Le
dispiaceva soltanto che come tutte le fantasie stava poco a poco
svanendo nella vita di ogni giorno, lasciando addietro solo quello
strano languore nel suo giovane petto…
Quando il sughero pesava
e la pietra era
leggera
come il ricciolo
dell'ava
c'era, allora,
c'era... c'era...
…una
principessa di nome Nevina, che nella sua vita non aveva mai sentito il
freddo se non una volta. Come avvertire un brivido di gelo lungo una
pelle delicata- sì come un petalo-, ma fredda come la brina
dell’inverno? L’unica volta che la fanciulla
ricordava di aver provato una simile sensazione era stata quando il
vecchio Vento di Tramontana l’aveva salvata, facendola
dolcemente planare sulla candida barba del padre.
Ecco, solo in quell’istante aveva sentito freddo, abbandonato
quel caloroso e letale Sole, poco prima che quel tremito divenisse uno
di sollievo.
E allora, solo
allora aveva realizzato che non avrebbe mai più rivisto
l’amato Fiordaprile, o sentito i suoi polpastrelli caldi,
né avrebbe più danzato con lui fino a ghiacciare
persino la musica.
Nevina si sentiva di nuovo triste e, sospirando come un tempo, fissava
di lontano quella strana Primavera che per poco l’aveva
sfiorata.
Tanto era sconsolata che anche suo padre, Re Gennaio, cominciava a
preoccuparsi a riguardo non sapendo però come aiutare
l’adorata figliuola. Ognuno cercava di trovare una qualche
soluzione per tirarla su di morale, ma a nulla erano valsi i numerosi
tentativi e, infine, anche i piccoli gnomi delle foreste si erano
arresi.
Come mai curare
il mal d’amore?
Il sovrano davvero non sapeva cosa fare. Era così impegnato
nel cercar di aiutare la sua bambina che non si preoccupava
più di produrre la neve come avrebbe dovuto, tanto che anche
negli angoli più gelidi della terra non nevicava
più da alcuni mesi, senza che nessuno ne sapesse il motivo.
E la cornucopia di Nevina, gettata in un angolo, era ormai dimenticata
da tempo.
Mesi e mesi passarono e non più un cristallo
toccò il suolo.
In lungo e in
largo la gente, sgomenta, vociferava che l’inverno fosse
svanito, che qualcuno l’avesse rapito portandolo via con
sé.
Fin quando un giorno, sulla candida barba di Re Gennaio,
posò piede un giovane così bello che la neve
quasi si scioglieva sotto le punte dei suoi stivali. La sua pelle
sfiorata dal sole ed i suoi lucidi capelli corvini quasi risplendevano
sul pallore dei ghiacciai ed il suo viso appariva fresco e giovane. Gli
gnomi, curiosi, osservavano quel giovane forestiero nascosti dietro i
tortuosi tronchi delle sequoie, chiedendosi chi mai fosse e come fosse
giunto fin lì.
Anche Re Gennaio tentennava nel cacciare quell’intruso,
intrigato dalla sua audacia e interessato a cosa mai potesse volere.
Nel silenzio più assoluto, in cui anche lo scricchiolio del
ghiaccio sembrava essersi dissipato, Nevina sentì il rumore
di stivali che sbattevano sul suolo.
Quando, suo
malgrado, si voltò, Fiordaprile la vide pallida e diafana,
bella come le dee che non sono più.
Nevina non era più triste, videro gli gnomi: il suo volto si
accese di vita mentre correva incontro allo straniero, che a sua volta
le sorrideva leggero, con il naso un poco arrossato dal freddo.
“Nevina, Nevina!” sussurrava quello con urgenza
mentre la voce gli tremava un poco.
“Fiordaprile!” esclamava l’altra, gioiosa
e sgomenta, avanzando leggera come fiocchi di neve. Mano a mano che si
avvicinava scorgeva sempre più nitido il corpo intirizzito
dell’altro, tremante per il freddo.
“Oh, Fiordaprile, cosa fai qui? Se non vai via…il
freddo…!”
“Nevina…” sussurrò solo
quello.
“Va via!” lo pregò la giovine, tirando i
lembi dell’elegante mantello. Ma Fiordaprile le prese le mani
fra le sue e gliele strinse forte. Quella tentava di liberarsi dalla
presa, lo pregava e lo pregava di andarsene prima che si congelasse, ma
il ragazzo sorrideva solo, carezzandole la pelle gelida.
I suoi
polpastrelli caldi erano ormai violacei, vide Nevina, e ancora lo
pregò di tornare indietro.
Avrebbe tanto voluto restare con il suo amato, dopo così
tanto che aveva anelato rivederlo! Ma Fiordaprile già
tremava dal freddo…
Le sarebbe
piaciuto essere lei a scaldarlo, soffiando caldo sospiro su quelle mani
intorpidite. Ma come mai avrebbe potuto fare qualcosa di simile quando
il suo respiro sarebbe stato più freddo di qualsiasi vento?
Fiordaprile, invece, non si preoccupava; le sorrideva con dolcezza,
posando il suo sguardo su quei dolci occhi, vibranti di angoscia. Poi,
schiudendo appena le labbra, soffiò sulle loro mani portando
una tepida brezza ed un caldo colore sulle loro dita, intrecciate come
le nodose radici di un albero.
Nevina osservò stupefatta quel filo di vita torcersi dalla
bocca dell’amato e riscaldare entrambi e, allora,
legò ancor più le mani con quelle
dell’amato.
“Nevina” sussurrò di nuovo
l’altro.
Poi scostò un poco il mantello per prendere qualcosa legato
alla sua cintola, mentre la piccola fanciulla osservava sempre
più curiosa quei gesti.
Fiordaprile le
porse della neve rossa, quella che nella terra del sole gli abitanti
chiamavano fiore. Era la più bella che avesse mai visto,
anche se la brina cominciava ad imbiancarne poco a poco i petali
vermigli.
“Nevina…non nevica più, Nevina. Tutti
di là si chiedono il perché e non capiscono ed
io, Nevina, non vedo più un solo fiocco cadere. Come fare ad
avere un ricordo di te, un eterno ricordo di te? Non più un
solo fiocco…” mormorava affranto e confuso.
Lei, invece, osservava la Rosa poco a poco ghiacciarsi fra le sue mani,
intrappolando quel caldo rosso sotto una cristallina teca di
ghiaccio. Non sentiva più il velluto del petalo
sotto i suoi polpastrelli, né odorava lo splendido profumo
di quella neve rossa.
Eppure, pensò, quella rosa sarebbe vissuta in eterno, e con
lei il ricordo del suo amato Fiordaprile.
E così capì che il suo celibe sposo era giunto
fin lì, nel freddo regno di Gennaio soltanto per porgerle
quel sempiterno dono, chiedendone in cambio uno affine. Chiedendo che
quei candidi fiocchi che tanto ricordavano il pallore della sua pelle
diafana, tornassero ad imbiancare i quattro angoli del mondo.
A Fiordaprile battevano ormai i denti dal freddo, quando Nevina strinse
la rosa contro il suo petto. Quanto la fanciulla avrebbe voluto
piangere! Ma temeva che se le fosse sgorgata qualche lacrima, questa si
sarebbe congelata prima ancora di scivolare lungo la guancia.
“Ti amo” gli sussurrò con voce flebile,
quasi avesse avuto paura che l’altro svanisse da un momento
all’altro.
Fiordaprile le
sorrise un’ultima volta, prima di posare le sue labbra calde
su quelle sottili e gelate di Nevina.
In
quell’attimo le sembrò che con quelle labbra anche
il tepido soffio della primavera si fosse posato su di lei per non
abbandonarla mai più.
“Anche
io ti amo” le dichiarò quello prima di voltarsi e
correre verso le lontane terre del sole. Nevina vide le due ginocchia
tremanti fuggire a fatica dalla barba di suo padre, Re Gennaio.
La candida principessa strinse di nuovo la rosa contro il suo seno e,
afferrata la sua cornucopia sotto lo sguardo del sovrano e di tutti gli
gnomi, lasciò scappare un ultimo sospiro.
Un sospiro che le sembrò bruciare ancora del dolce calore
delle labbra di Fiordaprile.
Note dell'autrice: ecco
qua la fine! Mi dispiace aver pubblicato questa storia che trovo
sinceramente piuttusto inutile XD In fondo, mi sembra solo di aver
storpiato una bellissima favola, esagerando con il tono patetico^^". In
fin dei conti, la pubblicazione di questa shot è stata
più uno sfizio che altro. E mi scuso anche per
eventuali errori grammaticali ma ammetto di non aver ricontrollato il
testo con la dovuta attenzione. Fatemi sapere se gradite che io lo
faccia XD
Ad ogni modo, spero lo stesso che vi sia stata gradita in un qualche
modo, e che possiate apprezzarla più di quanto abbia fatto
io XD
Ringrazio calorosamente tutti coloro che si sono soffermati a leggere
questo breve racconto, sperando che sia stato di loro gradimento, e
coloro (se ce ne saranno) che saranno così cortesi da
lasciare un piccolo commento^^
Alla prossima!
|