Sue Thomas\\Che peccato
TITOLO: "Che
peccato".
AUTORE: Katia
R.
DATA FINE: 2 aprile 2010
PERSONAGGI: Sue
Thomas {Agente speciale Sue Thomas [Sue Thomas FBEye]}
Premessa: Storia
malinconica su uno dei miei telefilm preferiti!
CHE PECCATO
Sono passati
esattamente tre anni da quel maledetto giorno.
Tre anni da quando
tutto è finito e tutto ha avuto inizio.
Mi chiamo Sue Thomas,
ho ormai 40 anni e vivo in un piccola casa a New York.
Sono cambiate tante
cose. Tre anni fa ho preso la decisione di trasferirmi qui e lasciare
l’F.B.I. di Washington DC e tutti i miei amici. Con Lucy mi
sento spesso, anzi, quasi ogni giorno! Con gli altri un po’
meno.
C’è
una sola persona che non sento da tre anni.
Non un messaggio. Non
una chiamata. Niente. Di lui mi è rimasto solo il ricordo. E
non solo quello.
Il
“lui” in questione è Jack Hudson!
L’ho
lasciato apparentemente tranquillo. So che non gli aveva fatto piacere
che io lasciassi tutto. Il punto è uno: non sa che io
l’ho fatto per lui. E forse non lo saprà mai.
All’epoca
lui usciva con Ally, la sua vecchia fiamma ed era felice, le era
mancata, ma contemporaneamente io non riuscivo a capirlo. Gli sguardi
che mi lanciava mentre lavoravamo insieme, il modo in cui mi proteggeva
e mi faceva sentire speciale, il suo modo di sapermi stare vicino ogni
singolo momento.
Ho solo frainteso
forse, se non fosse stato per quella notte.
Ally era fuori per un
convegno e io e Jack dovevamo finire un lavoro.
Sono andata a casa sua
e abbiamo iniziato subito per poi fare un piccolo
“break”. Jack ha ordinato una pizza per poi
mangiarcela davanti alla TV.
E poi non lo so come
è potuto accadere. Ci siamo ritrovati vicini, troppo vicini.
Ci siamo ritrovati a
fare l’amore e abbiamo capito che lo desideravamo da tempo.
Ma si sa. Presto i
sogni finiscono e inevitabilmente ti ritrovi ad affrontare al
realtà.
Mi sono risvegliata in
piena notte, mi sono rivestita e sono andata via come un ladro. Mi
sentivo strana. Mille emozioni diverse facevano parte di me, ma solo
una mi sembrava che sovrastava le altre: felicità.
La felicità
è un attimo. E gli attimi durano poco, si sa.
Il mio è
finito nel preciso istante in cui ho rivisto Jack con Ally. E non tanto
perché li ho visti mano nella mano, ma
perché ho capito che io ero stata, forse, solo sua per una
notte.
Mi
ricorderò sempre di quel giorno. Perché
è stato da lì che tutto è cambiato.
Che la mia vita è cambiata.
Jack non aveva avuto
il coraggio di dirmelo, e quindi mi è toccato saperlo da
Ally. Lei e Jack si sarebbero sposati. L’avevano deciso da
mesi ormai, ma lui ha fatto l’amore con me. Come si dice
“sedotta e abbandonata”, ed io ero stata
abbandonata nei peggiori dei modi.
Per circa un mese non
ha avuto il coraggio di rimanere solo con me. Non ha avuto il coraggio
di guardarmi negli occhi. Non ha avuto il coraggio di fermarmi quando
ho preso la decisione di andarmene.
Sono stata io a
fermarlo e a dirgli tutto ciò che pensavo.
Ho usato semplici
parole e l’ultima frase la ricordo ancora: “Sii
felice con Ally. Siete perfetti insieme”. Ho sperato che dal
mio sguardo capisse che non era così. Ho sperato che ancora
una volta sapesse leggermi dentro. Ma non è stato
così. E l’unica cosa che è riuscito a
dirmi è stata “Grazie. Allora vai via, hai
deciso!”, ed è stato lì che mi
è crollato tutto.
Non aveva capito. E
non potevo fare nulla.
Lui aveva fatto una
scelta. Io la mia.
La sua dettata da non
so cosa.
La mia dettata per la
sua felicità.
Si, sembra strano a
dirlo, ma rimanere avrebbe solo causato guai.
Il motivo era semplice.
Erano passati circa
due mesi da quella sera e io portavo dentro di me il frutto del peccato
di quella notte. Quell’unica notte a cui sono appartenuta a
Jack Hudson.
Il mio ricordo
vivente: Serenity Eveline.
L’ho
chiamata così perché è stata lei a
donarmi la serenità che avevo perso. E il secondo nome
è per ricordarmi di quella notte, del
“peccato” commesso.
È una
splendida bambina di quasi tre anni, capelli biondi con i miei ma un
unico particolare che non mi farà dimenticare chi
è suo padre: gli occhi. Sono identici a quelli di Jack.
A volte la fisso
mentre gioca e mi viene un vuoto enorme se penso che non
conoscerà suo padre. E tutto perché lui ha
preferito dare peso alle parole, invece che a ciò che
provavo realmente.
“Tra
mille cose che ti ho dato
hai
scelto le parole, ma che peccato
Che
peccato, oggi c’è anche il sole.
Se
guardavi meglio, dietro c’era il cuore.
Ma
che peccato… Oggi c’è anche il
sole”.
“Che
peccato” - Alessandra Amoroso
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