5- Magiche cantonate
Magiche cantonate
Anche se Minako si stava divertendo un mondo, le sarebbe piaciuto
sapere cosa stavano combinando le altre sue due compagne, e quanto ci
avrebbero messo a catturare quel dannato cavallo. In realtà,
più ci pensava e più cominciava a pentirsi di aver dato
il via a tutta quella storia: non era mai stato nelle sue intenzioni
arrivare ad uccidere una bambina, ma sembrava che Michiru e Rei fossero
intenzionate a farlo.
- Sire, di qua! - tuttavia non poté fare a meno di trattenere un
risolino quando l'ennesimo soldato incappò nell'ennesimo falso
allarme. Che sempliciotti, erano: bastava qualche giochetto d'ombra per
mostrare loro ciò che sembrava ma non era, traendoli in inganno.
Alzò il viso verso la luna apparsa tra le nubi: i suoi pallidi
raggi non facevano altro che allungare le ombre, rendendole il lavoro
ancora più semplice. Se la specialità di Rei era il fuoco
e quella di Michiru le acque, nei giochi di luce non la batteva
nessuno: e non c'era niente di meglio di una semplice rifrazione
luminosa per ingannare il più attento degli occhi umani.
- Eccoti qui -.
O forse no?
Le labbra le si curvarono in un sorriso malizioso: mica stupida, Usagi.
Sembrava che il suo uomo fosse più sveglio della media. Si
voltò, scuotendo leggiadra la chioma fluente che incantava anche
i ciechi, ritrovandosi ad osservare ammirata che i gusti di Usagi erano
davvero impeccabili: forse uno o due degli amanti che aveva avuto lei
erano all'altezza di un esemplare simile. Capelli corvini, occhi
celesti, aitante come un cavaliere. Un re, oltretutto.
Toccò con la punta di un dito il filo della spada che aveva puntata alla gola, sfoggiando tutto il suo fascino.
- Re Mamoru, giusto? - chiese seducente, anche se entrambi sapevano che
era una domanda del tutto superflua – E dire che una decina
d'anni fa dovevi essere ancora più bello -.
- Niente chiacchiere: dov'è mia figlia? -.
- Oh, la ragazzina con quei capelli assurdi? Da qualche parte, no? - rispose civettuola, sbattendo le lunghe ciglia.
- Dov'é? -.
- Che ti importa? - con la fluidità di una ninfa si sottrasse
alla minaccia della lama affilata, avvicinandosi tanto da riuscire a
tamburellare con le dita l'armatura splendente di Mamoru, guardandolo
languida. Ma il re fu rapido a scostarsi, puntandole di nuovo la spada
alla gola.
Minako rettificò: quell'uomo era decisamente più stupido della media maschile. Nessuno aveva mai osato rifiutarla.
- Rispondi, o questa spada sarà l'ultima cosa che vedrai – ringhiò minaccioso.
- Tsk, credi di farmi paura? - ribatté Minako, lanciandogli
un'occhiata quasi scocciata – Il sognatore si troverà col
suo sogno, no? E il sogno avrà accompagnato il sognatore,
ovviamente -.
Mamoru non ebbe il tempo di decifrare quella risposta sibillina,
perché la voce gracchiante di un corvo si alzò nel
silenzio di quella notte surreale.
- Che... diavolo...? - Mamoru
sapeva che le streghe potevano comprendere il linguaggio degli animali,
e sospettava che quell'imprecazione poco elegante fosse dovuta al verso
dell'uccello appena udito – Che diamine va ciarlando quel
corvaccio? Si è rincoglionito del tutto? -.
Sentire una splendida fanciulla vecchia di secoli imprecare come uno
scaricatore di porto era uno spettacolo decisamente suggestivo, ma
Mamoru non aveva il tempo di occuparsi di simili particolari.
- Cosa ha detto? - domandò, intuendo che le "parole" del corvo
dovevano avere a che fare con tutta quella faccenda – Rispondi! -.
Aveva sentito ripetere spesso, da sua moglie, che Minako era sempre
stata la più sorprendente delle sue antiche sorelle: ma
"sorprendente" non era forse sufficiente a descrivere l'occhiata che la
strega gli lanciò, il suo sospiro seccato e la successiva
manciata di parole:
- Vieni con me, muoviti -.
Haruka se la stava vedendo più dura del previsto, ma gli
avversari difficili erano ciò che rendeva interessante un
combattimento. Evidentemente non era un caso se quella strega aveva
scelto di incontrarla accanto ad uno specchio d'acqua: ad un suo cenno
le onde si erano alzate dal loro quieto giaciglio, attaccandola con
tutta la violenza di cui l'acqua è capace.
Ma l'acqua non può sperare di acchiappare una folata di vento; e
Haruka, modestamente, al vento stesso non aveva nulla da invidiare.
- Sei tenace – mormorò Michiru, che si stava quasi
divertendo nel vedere quella giovane spedaccina schivare i suoi
attacchi con degli scatti eleganti, come se stesse danzando. Niente
male davvero, ma non è che avesse tutto questo tempo da perdere
– Ma l'acqua scava anche le pietre, lo sai? -.
Fece per dare al suo elemento l'ordine di attaccare per l'ultima volta,
ma nell'alzare il braccio lo sguardo le cadde sullo specchio, che aveva
ignorato durante l'intero duello. Ciò che vide la sconvolse
abbastanza da distrarla, per un fatale istante: l'acqua allentò
lo scudo che aveva eretto a difesa della sua signora, e Haruka ne
approfittò per sferrare il suo fendente.
I riflessi di Michiru le permisero di schivare il colpo quel tanto da
prenderlo solo di striscio, ferendosi leggermente ad una spalla. Ma
ciò che lo specchio le stava rivelando era troppo sconvolgente
per riuscire a pensare ad altro.
- Che... che cosa? -.
Nell'impeto dell'offensiva si erano sbilanciate entrambe, ed ora si
ritrovavano ambedue a terra, mentre l'acqua attorno a loro, perdendo il
sostegno della magia, si lasciava cadere in una pioggia leggera che
finì per annaffiarle.
Haruka non era tanto vile da attaccare un avversario distratto e
ferito, per quanto lievemente; inoltre aveva la sensazione che fosse
accaduto qualcosa di piuttosto rilevante.
- Era un... un incantesimo? -.
- Non sono quel che fai nella vita, gli incantesimi? Che hai da sorprenderti tanto? -.
Il duello sembrava essere stato sospeso, e Haruka non era per nulla
dispiaciuta di poter studiare quella donna un po' più da vicino.
Continuò a tenere la spada stretta in mano, ma abbassò la
guardia.
- Si può sapere che è successo? - domandò
finalmente, dato che quello specchio a lei non rivelava alcunché.
- L'unicorno... - la voce di Michiru vibrava di rabbia, una rabbia che
sembrava illuminarla dall'interno. Vedendola così da vicino,
Haruka dovette riconoscere che i suoi occhi non avevano nulla da
invidiare al mare in tempesta - ... era un falso! -.
Era stato ovviamente uno dei corvi di Rei a dare l'allarme: più
precisamente Phobos, quello che era sfuggito all'attacco di Luna. Dal
ramo di un albero aveva visto ogni cosa, tutto ciò che era
accaduto da quando Chibiusa e l'unicorno si erano svegliati, e aveva
ritenuto opportuno avvertire subito la sua padrona.
Ché se lei cercava un unicorno, questi doveva sicuramente morire
nel momento in cui qualcuno gli avesse staccato il corno; non certo
trasformarsi in un essere umano, come invece era accaduto.
Chibiusa aveva smesso di respirare per l'ennesima volta in quella
notte: perché quello che si era ritrovata davanti, mentre teneva
il cristallo dorato fra le mani, era un ragazzo poco più grande
di lei, dai capelli candidi come il pelo dell'unicorno.
- Tu... tu chi...? -.
- Chi sono? - quel ragazzo sorrise gentile, e Chibiusa poté
notare che in fondo i suoi occhi non erano poi molto diversi da prima
– Il custode del Cristallo d'Oro, che protegge questo regno da
tempo immemore -.
Il Cristallo d'Oro? Chibiusa ne aveva sentito parlare, ma come di una
leggenda di tanti e tanti anni prima: quasi una favola, che le
raccontavano a volte le più anziane domestiche del castello.
- Ma la leggenda dice che una strega lo rubò – obiettò Chibiusa, ricordando appunto quei racconti.
- È quel che accadde, infatti – annuì il ragazzo
– Io che ne ero il custode cercai di recuperarlo, riuscendo a
sottrarlo alla strega, ma prima di fare ritorno al castello venni
colpito dal suo maleficio: dato che avevo penato tanto per recuperarlo,
fui condannato a non separarmene mai più, e assunsi le sembianze
che hai potuto vedere fino a poco fa -.
- L'u-unicorno? Sei stato trasformato in unicorno da... un incantesimo? -.
Il ragazzo annuì, sorridendole così dolcemente che
Chibiusa si sentì arrossire. Se pensava che aveva dormito
abbracciata a lui, con la sua testa posata in grembo, si sentiva
addirittura andare a fuoco.
- Ma... -.
- Fammi indovinare – una voce femminile spuntata improvvisamente
dal nulla li fece sobbalzare, ma a Chibiusa non importò
più nulla nel momento in cui sua madre corse ad abbracciarla.
Poi Rei continuò, gli occhi in fiamme e la voce tagliente: - A
liberarti dal sortilegio doveva essere qualcosa di magico, ma legato al
regno che il tuo cristallo proteggeva -.
- Sì, signora – annuì il ragazzo.
- Non chiamarmi signora! - inveì Rei, sul punto di scoppiare: tutta la fatica che avevano fatto non era servita a niente?
- E noi gli abbiamo servito su un piatto d'argento la figlia di
un'ex-strega, oltretutto principessa del regno – la voce di
Michiru, giunta sul posto assieme ad Haruka come se non avessero appena
cercato di ammazzarsi a vicenda, appariva estremamente seccata –
Non ci posso credere -.
- Che razza di cantonata! - esclamò allegra Minako, che nel
tragitto fin lì era stata conquistata dal lato divertente della
faccenda – Mi sa che un certo specchio magico sta perdendo colpi!
-.
- È stata una tua idea! - le rinfacciarono all'unisono Rei e Michiru.
- Oh, ma l'unicorno l'avete trovato fuori voi – osservò
tranquillamente Minako, per nulla turbata da tale responsabilità.
Mamoru, che le era trotterellato dietro e si trovava ora al fianco di
moglie e figlia, lanciò un'occhiata significativa a Usagi:
sembrava che Chibiusa non avrebbe corso più alcun pericolo, ma
non trovava saggio per un uomo intromettersi nel litigio di tre streghe.
Tuttavia non avrebbe mai immaginato che la sua consorte, la quale solo
fino a poche ore prima aveva dichiarato decisa: "Le uccido tutte!",
esordisse con un nostalgico:
- È bello rivedervi, ragazze -.
Le "ragazze", ognuna con un discreto numero di secoli sulle spalle, si
voltarono a guardare la loro antica compagna. La traditrice, come
l'aveva sempre chiamata Rei da quando le aveva lasciate.
Per cui Minako e Michiru rimasero allibite quando udirono la loro irriducibile sorella rispondere:
- È bello anche per noi -.
- Tu volevi fare del male a mia figlia, Rei – ribatté Usagi, meno dura di quanto avrebbe voluto.
- E tu poi avresti ammazzato me, credi che non lo sappia? -
replicò lei, tranquilla, mentre Chibiusa si guardava intorno un
po' confusa: da dove spuntavano quelle tre? E chi era che voleva farle
del male? Ma quando il suo sguardo incontrò quello del custode
del Cristallo, che le sorrise di nuovo, si sentì arrostire come
una polpetta e dimenticò tutto quanto stava pensando.
- Questo significherebbe che saremmo pari? - fece Usagi battagliera, incrociando le braccia.
- Beh, si è risolto tutto con un nulla di fatto –
replicò Rei. Il loro piano era completamente sfumato, dal
momento che il fondamentale unicorno non era un unicorno: addio,
rinnovata giovinezza – E poi la tua gatta ha maltrattato Phobos e
Deimos, non dimenticarlo -.
- Ma se loro avevano attaccato me! - esclamò Usagi indignata.
- Sentite – intervenne Minako, che non ne poteva decisamente
più. Prese Rei per le spalle e la spinse verso Usagi, mentre
Michiru rimaneva a guardare. Anche se, più che altro, sembrava
non avesse molta intenzione di spostarsi dal fianco di quell'avvenente
cavaliere biondo che era giunto assieme a lei. Minako sghignazzò
sotto i baffi: anche l'intoccabile Michiru aveva trovato il suo punto
debole, dunque. Ma intanto c'era da pensare alle altre due –
Prendetevi per i capelli, picchiatevi, graffiatevi... quello che
volete. Ma che sia finita qui -.
Allo sguardo perplesso delle due rispose con una scrollata di spalle.
- E se pensate che io faccia da arbitro, scordatevelo. Nessuna regola e nessun rimpianto: sfogatevi e facciamola finita -.
Anche se Rei aveva davvero avuto voglia di picchiarla, durante tutti
quei lunghi anni, all'improvviso se ne vergognò: in fondo- e lo
capiva soltanto ora- Usagi aveva soltanto dato retta al suo cuore, come
sempre. E anche se Usagi aveva voglia di mollarle un sonoro ceffone per
aver anche soltanto pensato di
poter toccare sua figlia, era sollevata che fosse finito tutto bene.
Anzi, col loro diabolico piano avevano contribuito a spezzare un
incantesimo antico, la cui memoria era finita nella leggenda. Si volse
verso il marito, chiedendogli: - Lo conosci? - accennando al
ragazzo-unicorno.
- Credo l'abbia conosciuto mio nonno, da ragazzo – rispose
Mamoru, il quale aveva udito spesso quella leggenda pur sapendo che si
trattava della verità: ma quello del Cristallo d'Oro era un
segreto che si tramandava nella famiglia reale di generazione in
generazione.
- Oh, sì signore – confermò il giovane –
Vivere in questa foresta con le sembianze di un animale mi ha fatto
perdere il senso del tempo, tanto più che l'incantesimo mi aveva
condannato ad una vita eterna come unicorno, ma sono certo che i fatti
di cui parliamo risalgano a non più di due o tre generazioni fa
-.
- Il tuo nome? -.
- L'ho dimenticato – ammise sinceramente il ragazzo – Ma i nomi non sono importanti -.
- Certo che sono importanti! - esclamò all'improvviso Chibiusa – Io ho lo stesso nome di mia madre: questo è importante! -.
Il ragazzo sembrò riflettere su ciò che gli era appena stato detto, e alla fine annuì.
- Hai ragione – disse sorridendole, tanto dolcemente che Chibiusa
sperò che nessuno si fosse accorto delle sue guance ormai di
brace – I nomi sono importanti, ma io non ricordo lo stesso il
mio -.
- Ah... - Chibiusa non sapeva più cosa rispondere, quando intervenne Michiru:
- Nel rifletterlo, lo specchio indica il sole – li
informò, senza tanti giri di parole – Presumo abbia a che
fare col suo nome -.
- Sire, perdoni se mi intrometto – Haruka, il cui sesto senso
diceva che ogni pericolo era chissà come svanito nel nulla,
prese la parola – Forse la prima consigliera del regno
saprà rispondere a tale domanda -.
- Giusto, Ami sa sempre tutto! - approvò Usagi, per poi tendere
una mano al ragazzo – Vieni con noi. Ti sei fatto onore nel
proteggere il Cristallo per tutto questo tempo; è ora che ti
riposi un po' -.
Lui annuì, apprestandosi a seguire il re e la principessa, che si incamminarono verso il castello.
Usagi fece per accompagnarli, ma poi tornò indietro. Prese fra
le sue le mani delle sue antiche sorelle, dicendo in un soffio:
- Venite anche voi -.
- Oh, no – fece Rei – Non ne ho la minima intenzione: non
darti tante arie solo perché adesso sei una regina! -.
- Già, il problema di Rei non è mai stato il fatto che tu
ci abbia lasciate, ma che sia diventata addirittura una regina!
È solo gelosa, lo sai – sussurrò Minako
nell'orecchio di Usagi, ma abbastanza forte perché Rei udisse
benissimo – Comunque a questo punto dobbiamo metterci alla
ricerca di un altro unicorno -.
- Oh, no. Questo no – si oppose Michiru – Non ne voglio più sapere! -.
- E come farai, tu che sei la più decrepita fra noi? - chiese melliflua Minako.
- Il tempo non conta nulla – commentò Haruka, ancora
lì vicino e pronta a scortare la regina al castello. Finse
indifferenza mentre lasciava vagare lo sguardo sulle streghe,
indugiando appena sul viso di Michiru – Per alcuni non è
altro che un accessorio in più, alla stregua di uno specchio -.
Vide la strega delle acque sorridere appena, lusingata ma discreta, ma non le rispose. Ci sarebbe stato tempo, anche per quello.
- Allora... buona fortuna – disse sincera Usagi, lei sorridendo
apertamente – E quando vedete la luna, ricordatevi di me -.
- Modesta come sempre – commentò Rei, stringendole la mano
ancora fra le sue, come quelle delle sue compagne – Ci rivedremo
quando avrai i capelli bianchi, Usagi. E a te accadrà prima che a noi -.
Usagi fece una smorfia allegra.
- Bianchi come la luna! -.
- Sì, fai la spiritosa – la prese in giro Minako –
Voglio proprio vedere, quando avrai la faccia più rugosa di una
vecchia tartaruga -.
- Per non parlare della silhouette – rincarò Michiru
– Sembra che gli umani, invecchiando, tendano a prendere peso. E
con quello che mangi tu... -.
- ... non avrai nulla da invidiare alla luna piena! - concluse Minako,
sghignazzando assieme alle altre. Haruka cercò di controllarsi,
ma non riuscì a reprimere un sorrisetto nel ricordare le
abbuffate della regina in occasione di ogni banchetto.
- Come regina potrei bandire una caccia alle streghe, sapete? - fece
Usagi, imperturbabile – Ma sono una sovrana clemente e generosa,
e non lo farò -.
- Allora muoviamoci, prima che Sua Maestà cambi idea –
dettò ciò si voltarono, inoltrandosi nel bosco; tre ombre
che si confusero presto con quelle dell'intera foresta. Prima che Usagi
avesse il tempo di sbattere le palpebre, se ne erano già andate.
Strinse le labbra, cercando di non piangere. Non di nuovo.
- Maestà, la precedo – disse con tatto Haruka, avviandosi in direzione del castello.
- Arrivo – mormorò Usagi.
Guardò la luna alta nel cielo, proprio sopra di sé, e d'un tratto sorrise: lei le avrebbe seguite ovunque.
Si voltò e raggiunse Haruka.
- Allora... - cominciò, improvvisamente in vena di chiacchiere – Che te ne pare di Michiru? -.
- Toh, ecco il traditore -.
- Oh, insomma! - Minako si voltò stizzita verso Rei – Non puoi proprio farne a meno, dei traditori? -.
- È andato a spifferare tutto quanto alla gatta di Usagi –
replicò l'altra – Questo si chiama "tradire". Dovresti
dargli una lezione, lo sai? -.
Artemis, che aveva appena raggiunto il gruppo delle streghe,
abbassò timoroso le orecchie. Oh, lo sapeva di averla combinata
grossa, ma sperava che, visto come si erano messe le cose...
- E il fatto che si sia poi rivelata una gigantesca bufala non
significa niente – aggiunse Michiru, senza degnare di uno sguardo
il gatto che le seguiva a testa bassa – Un traditore rimane un
traditore -.
- Andiamo, piantala di fare l'offesa: tanto il gioco non sta in piedi.
L'abbiamo visto tutte che facevi gli occhi dolci a quell'aitante
cavaliere -.
Michiru alzò il naso per aria, ostentando indifferenza, usando lo specchio a mo' di ventaglio.
- Quale cavaliere? - intervenne Rei – Quella donna alta coi capelli corti? -.
- Eh? - Minako cadde dalle nuvole – Era una donna? Stai scherzando? -.
- Demos sostiene di sì – fece Rei, per poi indirizzare un
sorrisetto malizioso a Michiru – Non è che fra un po'
avremo un'altra "traditrice", qui? -.
- Non ci lascerai mica in due! - esclamò Minako preoccupata – Che figura ci faremmo? E con i cerchi magici, poi? -.
- Oh, piantatela! - sbottò Michiru, perdendo tutta la sua aria
altezzosa – Fossi in voi starei attenta, visto che siamo dirette
verso il mare... -.
- Passiamo alle minacce, adesso? - domandò divertita Minako,
quando un miagolio pieno di scuse attirò la sua attenzione
– Oh, stai tranquillo, Artemis: non ce l'ho con te. È con
quella vecchia arpia di Michiru che... -.
La "vecchia arpia" la fulminò con lo sguardo, ma Minako fece finta di nulla.
- Vuoi dire che... non sei arrabbiata? - le domandò il gatto, incredulo.
- Certo che no! - sul volto della strega si aprì un sorriso
comprensivo ed orgoglioso, quasi entusiasta – L'hai fatto per
amore! -.
Artemis si zittì all'istante. Veramente lui... no, non era proprio così: lui voleva solamente...
- Luna deve piacerti davvero molto, eh? Se dopo tutti questi anni sei
corso subito da lei... a quando la nidiata? Servirà un vero
famiglio alla figlia di Usagi, adesso che abbiamo appurato che non
può essere un unicorno... come lo chiamerete? - Minako, che non
aveva alcuna intenzione di arrestare il suo monologo, rifletté
per qualche istante – Sarebbe bello un nome sempre legato alla
luna, tanto per seguire la tradizione. Che ne dici? -.
Se era possibile che un gatto arrossisse, era appena accaduto.
So che il finale è vagamente
non-sense, e se davvero per una volta sono riuscita a scriverne uno, ne
sono davvero contenta! Scherzi a parte, mi sembrava anche in linea con
certe puntate dell'anime, in cui si faceva tanto rumore per nulla e poi
si risolveva tutto in un modo un po' folle.
Spero comunque che questa storia vi sia piaciuta.
criss90: bene,
qualcuno che come me apprezza Haruka in versione Lady Oscar. XD In
effetti, a pensarci bene, come personaggi hanno molto in comune. Spero
che anche l'ultimo capitolo ti sia piaciuto!
Cri cri:
hai indovinato, Chibiusa si è ritrovata davanti proprio Helios.
Sarà che è la mia coppia preferita, ma in un modo o
nell'altro questo pairing cerco di infilarlo sempre, ogni volta che
scrivo di Sailor Moon. Figurarsi se qui poteva mancare. ^^
Esatto anche sulla seconda, il
problema sta tutto nel fatto che Usagi ha rinunciato alla magia e
lasciato le altre, cosa non facile da mandare giù. Ma come vedi
si è risolto tutto per il meglio.
lulu85: in
effetti ho messo un po' di carne al fuoco nello scorso capitolo, ma
alla fine è andato tutto bene. Spero che il finale di questa
storia ti sia piaciuto, grazie per aver commentato. ^^
Arwen297:
anch'io adoro Michiru, e proprio per questo ho trovato opportuno darle
il giusto sfondo per il suo duello. Ci hai azzeccato alla perfezione,
nel dire che forse "finirà in tutt'altro modo", perché
è quello che è successo. ^^
Deep Submerge85:
in effetti questa storia è tutta ispirata alle fiabe e al
fantasy, perciò se li rievoca in qualche modo ne sono davvero
contenta! Spero che anche il finale ti sia piaciuto, fammi sapere. ^^
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