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Autore: hotaru    09/06/2011    5 recensioni
- Ecco, ce l'ha fatta! - un sorriso soddisfatto si disegnò sulle labbra di Michiru, i cui occhi rimasero tuttavia fissi sullo specchio – La cenere è caduta proprio sugli occhi della principessa -.
Le tre si scambiarono uno sguardo di trionfo, poi Rei raddrizzò la schiena e si rivolse al fuoco.
- Allora andiamo a incominciare... -.
"Se il sogno muore, che ne sarà del sognatore? E se muore il sognatore, che ne sarà del sogno...?"
Prima classificata al contest "Era un Sogno" di Fabi_Fabi e seconda classificata al contest "Mondi Paralleli" di Kiki e Red Diablo
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Michiru/Milena, Minako/Marta, Rei/Rea, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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5- Magiche cantonate Magiche cantonate


Anche se Minako si stava divertendo un mondo, le sarebbe piaciuto sapere cosa stavano combinando le altre sue due compagne, e quanto ci avrebbero messo a catturare quel dannato cavallo. In realtà, più ci pensava e più cominciava a pentirsi di aver dato il via a tutta quella storia: non era mai stato nelle sue intenzioni arrivare ad uccidere una bambina, ma sembrava che Michiru e Rei fossero intenzionate a farlo.
- Sire, di qua! - tuttavia non poté fare a meno di trattenere un risolino quando l'ennesimo soldato incappò nell'ennesimo falso allarme. Che sempliciotti, erano: bastava qualche giochetto d'ombra per mostrare loro ciò che sembrava ma non era, traendoli in inganno. Alzò il viso verso la luna apparsa tra le nubi: i suoi pallidi raggi non facevano altro che allungare le ombre, rendendole il lavoro ancora più semplice. Se la specialità di Rei era il fuoco e quella di Michiru le acque, nei giochi di luce non la batteva nessuno: e non c'era niente di meglio di una semplice rifrazione luminosa per ingannare il più attento degli occhi umani.
- Eccoti qui -.
O forse no?
Le labbra le si curvarono in un sorriso malizioso: mica stupida, Usagi. Sembrava che il suo uomo fosse più sveglio della media. Si voltò, scuotendo leggiadra la chioma fluente che incantava anche i ciechi, ritrovandosi ad osservare ammirata che i gusti di Usagi erano davvero impeccabili: forse uno o due degli amanti che aveva avuto lei erano all'altezza di un esemplare simile. Capelli corvini, occhi celesti, aitante come un cavaliere. Un re, oltretutto.
Toccò con la punta di un dito il filo della spada che aveva puntata alla gola, sfoggiando tutto il suo fascino.
- Re Mamoru, giusto? - chiese seducente, anche se entrambi sapevano che era una domanda del tutto superflua – E dire che una decina d'anni fa dovevi essere ancora più bello -.
- Niente chiacchiere: dov'è mia figlia? -.
- Oh, la ragazzina con quei capelli assurdi? Da qualche parte, no? - rispose civettuola, sbattendo le lunghe ciglia.
- Dov'é? -.
- Che ti importa? - con la fluidità di una ninfa si sottrasse alla minaccia della lama affilata, avvicinandosi tanto da riuscire a tamburellare con le dita l'armatura splendente di Mamoru, guardandolo languida. Ma il re fu rapido a scostarsi, puntandole di nuovo la spada alla gola.
Minako rettificò: quell'uomo era decisamente più stupido della media maschile. Nessuno aveva mai osato rifiutarla.
- Rispondi, o questa spada sarà l'ultima cosa che vedrai – ringhiò minaccioso.
- Tsk, credi di farmi paura? - ribatté Minako, lanciandogli un'occhiata quasi scocciata – Il sognatore si troverà col suo sogno, no? E il sogno avrà accompagnato il sognatore, ovviamente -.
Mamoru non ebbe il tempo di decifrare quella risposta sibillina, perché la voce gracchiante di un corvo si alzò nel silenzio di quella notte surreale.
- Che... diavolo...? - Mamoru sapeva che le streghe potevano comprendere il linguaggio degli animali, e sospettava che quell'imprecazione poco elegante fosse dovuta al verso dell'uccello appena udito – Che diamine va ciarlando quel corvaccio? Si è rincoglionito del tutto? -.
Sentire una splendida fanciulla vecchia di secoli imprecare come uno scaricatore di porto era uno spettacolo decisamente suggestivo, ma Mamoru non aveva il tempo di occuparsi di simili particolari.
- Cosa ha detto? - domandò, intuendo che le "parole" del corvo dovevano avere a che fare con tutta quella faccenda – Rispondi! -.
Aveva sentito ripetere spesso, da sua moglie, che Minako era sempre stata la più sorprendente delle sue antiche sorelle: ma "sorprendente" non era forse sufficiente a descrivere l'occhiata che la strega gli lanciò, il suo sospiro seccato e la successiva manciata di parole:
- Vieni con me, muoviti -.


Haruka se la stava vedendo più dura del previsto, ma gli avversari difficili erano ciò che rendeva interessante un combattimento. Evidentemente non era un caso se quella strega aveva scelto di incontrarla accanto ad uno specchio d'acqua: ad un suo cenno le onde si erano alzate dal loro quieto giaciglio, attaccandola con tutta la violenza di cui l'acqua è capace.
Ma l'acqua non può sperare di acchiappare una folata di vento; e Haruka, modestamente, al vento stesso non aveva nulla da invidiare.
- Sei tenace – mormorò Michiru, che si stava quasi divertendo nel vedere quella giovane spedaccina schivare i suoi attacchi con degli scatti eleganti, come se stesse danzando. Niente male davvero, ma non è che avesse tutto questo tempo da perdere – Ma l'acqua scava anche le pietre, lo sai? -.
Fece per dare al suo elemento l'ordine di attaccare per l'ultima volta, ma nell'alzare il braccio lo sguardo le cadde sullo specchio, che aveva ignorato durante l'intero duello. Ciò che vide la sconvolse abbastanza da distrarla, per un fatale istante: l'acqua allentò lo scudo che aveva eretto a difesa della sua signora, e Haruka ne approfittò per sferrare il suo fendente.
I riflessi di Michiru le permisero di schivare il colpo quel tanto da prenderlo solo di striscio, ferendosi leggermente ad una spalla. Ma ciò che lo specchio le stava rivelando era troppo sconvolgente per riuscire a pensare ad altro.
- Che... che cosa? -.
Nell'impeto dell'offensiva si erano sbilanciate entrambe, ed ora si ritrovavano ambedue a terra, mentre l'acqua attorno a loro, perdendo il sostegno della magia, si lasciava cadere in una pioggia leggera che finì per annaffiarle.
Haruka non era tanto vile da attaccare un avversario distratto e ferito, per quanto lievemente; inoltre aveva la sensazione che fosse accaduto qualcosa di piuttosto rilevante.
- Era un... un incantesimo? -.
- Non sono quel che fai nella vita, gli incantesimi? Che hai da sorprenderti tanto? -.
Il duello sembrava essere stato sospeso, e Haruka non era per nulla dispiaciuta di poter studiare quella donna un po' più da vicino. Continuò a tenere la spada stretta in mano, ma abbassò la guardia.
- Si può sapere che è successo? - domandò finalmente, dato che quello specchio a lei non rivelava alcunché.
- L'unicorno... - la voce di Michiru vibrava di rabbia, una rabbia che sembrava illuminarla dall'interno. Vedendola così da vicino, Haruka dovette riconoscere che i suoi occhi non avevano nulla da invidiare al mare in tempesta - ... era un falso! -.


Era stato ovviamente uno dei corvi di Rei a dare l'allarme: più precisamente Phobos, quello che era sfuggito all'attacco di Luna. Dal ramo di un albero aveva visto ogni cosa, tutto ciò che era accaduto da quando Chibiusa e l'unicorno si erano svegliati, e aveva ritenuto opportuno avvertire subito la sua padrona.
Ché se lei cercava un unicorno, questi doveva sicuramente morire nel momento in cui qualcuno gli avesse staccato il corno; non certo trasformarsi in un essere umano, come invece era accaduto.
Chibiusa aveva smesso di respirare per l'ennesima volta in quella notte: perché quello che si era ritrovata davanti, mentre teneva il cristallo dorato fra le mani, era un ragazzo poco più grande di lei, dai capelli candidi come il pelo dell'unicorno.
- Tu... tu chi...? -.
- Chi sono? - quel ragazzo sorrise gentile, e Chibiusa poté notare che in fondo i suoi occhi non erano poi molto diversi da prima – Il custode del Cristallo d'Oro, che protegge questo regno da tempo immemore -.
Il Cristallo d'Oro? Chibiusa ne aveva sentito parlare, ma come di una leggenda di tanti e tanti anni prima: quasi una favola, che le raccontavano a volte le più anziane domestiche del castello.
- Ma la leggenda dice che una strega lo rubò – obiettò Chibiusa, ricordando appunto quei racconti.
- È quel che accadde, infatti – annuì il ragazzo – Io che ne ero il custode cercai di recuperarlo, riuscendo a sottrarlo alla strega, ma prima di fare ritorno al castello venni colpito dal suo maleficio: dato che avevo penato tanto per recuperarlo, fui condannato a non separarmene mai più, e assunsi le sembianze che hai potuto vedere fino a poco fa -.
- L'u-unicorno? Sei stato trasformato in unicorno da... un incantesimo? -.
Il ragazzo annuì, sorridendole così dolcemente che Chibiusa si sentì arrossire. Se pensava che aveva dormito abbracciata a lui, con la sua testa posata in grembo, si sentiva addirittura andare a fuoco.
- Ma... -.
- Fammi indovinare – una voce femminile spuntata improvvisamente dal nulla li fece sobbalzare, ma a Chibiusa non importò più nulla nel momento in cui sua madre corse ad abbracciarla. Poi Rei continuò, gli occhi in fiamme e la voce tagliente: - A liberarti dal sortilegio doveva essere qualcosa di magico, ma legato al regno che il tuo cristallo proteggeva -.
- Sì, signora – annuì il ragazzo.
- Non chiamarmi signora! - inveì Rei, sul punto di scoppiare: tutta la fatica che avevano fatto non era servita a niente?
- E noi gli abbiamo servito su un piatto d'argento la figlia di un'ex-strega, oltretutto principessa del regno – la voce di Michiru, giunta sul posto assieme ad Haruka come se non avessero appena cercato di ammazzarsi a vicenda, appariva estremamente seccata – Non ci posso credere -.
- Che razza di cantonata! - esclamò allegra Minako, che nel tragitto fin lì era stata conquistata dal lato divertente della faccenda – Mi sa che un certo specchio magico sta perdendo colpi! -.
- È stata una tua idea! - le rinfacciarono all'unisono Rei e Michiru.
- Oh, ma l'unicorno l'avete trovato fuori voi – osservò tranquillamente Minako, per nulla turbata da tale responsabilità.
Mamoru, che le era trotterellato dietro e si trovava ora al fianco di moglie e figlia, lanciò un'occhiata significativa a Usagi: sembrava che Chibiusa non avrebbe corso più alcun pericolo, ma non trovava saggio per un uomo intromettersi nel litigio di tre streghe.
Tuttavia non avrebbe mai immaginato che la sua consorte, la quale solo fino a poche ore prima aveva dichiarato decisa: "Le uccido tutte!", esordisse con un nostalgico:
- È bello rivedervi, ragazze -.
Le "ragazze", ognuna con un discreto numero di secoli sulle spalle, si voltarono a guardare la loro antica compagna. La traditrice, come l'aveva sempre chiamata Rei da quando le aveva lasciate.
Per cui Minako e Michiru rimasero allibite quando udirono la loro irriducibile sorella rispondere:
- È bello anche per noi -.
- Tu volevi fare del male a mia figlia, Rei – ribatté Usagi, meno dura di quanto avrebbe voluto.
- E tu poi avresti ammazzato me, credi che non lo sappia? - replicò lei, tranquilla, mentre Chibiusa si guardava intorno un po' confusa: da dove spuntavano quelle tre? E chi era che voleva farle del male? Ma quando il suo sguardo incontrò quello del custode del Cristallo, che le sorrise di nuovo, si sentì arrostire come una polpetta e dimenticò tutto quanto stava pensando.
- Questo significherebbe che saremmo pari? - fece Usagi battagliera, incrociando le braccia.
- Beh, si è risolto tutto con un nulla di fatto – replicò Rei. Il loro piano era completamente sfumato, dal momento che il fondamentale unicorno non era un unicorno: addio, rinnovata giovinezza – E poi la tua gatta ha maltrattato Phobos e Deimos, non dimenticarlo -.
- Ma se loro avevano attaccato me! - esclamò Usagi indignata.
- Sentite – intervenne Minako, che non ne poteva decisamente più. Prese Rei per le spalle e la spinse verso Usagi, mentre Michiru rimaneva a guardare. Anche se, più che altro, sembrava non avesse molta intenzione di spostarsi dal fianco di quell'avvenente cavaliere biondo che era giunto assieme a lei. Minako sghignazzò sotto i baffi: anche l'intoccabile Michiru aveva trovato il suo punto debole, dunque. Ma intanto c'era da pensare alle altre due – Prendetevi per i capelli, picchiatevi, graffiatevi... quello che volete. Ma che sia finita qui -.
Allo sguardo perplesso delle due rispose con una scrollata di spalle.
- E se pensate che io faccia da arbitro, scordatevelo. Nessuna regola e nessun rimpianto: sfogatevi e facciamola finita -.
Anche se Rei aveva davvero avuto voglia di picchiarla, durante tutti quei lunghi anni, all'improvviso se ne vergognò: in fondo- e lo capiva soltanto ora- Usagi aveva soltanto dato retta al suo cuore, come sempre. E anche se Usagi aveva voglia di mollarle un sonoro ceffone per aver anche soltanto pensato di poter toccare sua figlia, era sollevata che fosse finito tutto bene. Anzi, col loro diabolico piano avevano contribuito a spezzare un incantesimo antico, la cui memoria era finita nella leggenda. Si volse verso il marito, chiedendogli: - Lo conosci? - accennando al ragazzo-unicorno.
- Credo l'abbia conosciuto mio nonno, da ragazzo – rispose Mamoru, il quale aveva udito spesso quella leggenda pur sapendo che si trattava della verità: ma quello del Cristallo d'Oro era un segreto che si tramandava nella famiglia reale di generazione in generazione.
- Oh, sì signore – confermò il giovane – Vivere in questa foresta con le sembianze di un animale mi ha fatto perdere il senso del tempo, tanto più che l'incantesimo mi aveva condannato ad una vita eterna come unicorno, ma sono certo che i fatti di cui parliamo risalgano a non più di due o tre generazioni fa -.
- Il tuo nome? -.
- L'ho dimenticato – ammise sinceramente il ragazzo – Ma i nomi non sono importanti -.
- Certo che sono importanti! - esclamò all'improvviso Chibiusa – Io ho lo stesso nome di mia madre: questo è importante! -.
Il ragazzo sembrò riflettere su ciò che gli era appena stato detto, e alla fine annuì.
- Hai ragione – disse sorridendole, tanto dolcemente che Chibiusa sperò che nessuno si fosse accorto delle sue guance ormai di brace – I nomi sono importanti, ma io non ricordo lo stesso il mio -.
- Ah... - Chibiusa non sapeva più cosa rispondere, quando intervenne Michiru:
- Nel rifletterlo, lo specchio indica il sole – li informò, senza tanti giri di parole – Presumo abbia a che fare col suo nome -.
- Sire, perdoni se mi intrometto – Haruka, il cui sesto senso diceva che ogni pericolo era chissà come svanito nel nulla, prese la parola – Forse la prima consigliera del regno saprà rispondere a tale domanda -.
- Giusto, Ami sa sempre tutto! - approvò Usagi, per poi tendere una mano al ragazzo – Vieni con noi. Ti sei fatto onore nel proteggere il Cristallo per tutto questo tempo; è ora che ti riposi un po' -.
Lui annuì, apprestandosi a seguire il re e la principessa, che si incamminarono verso il castello.
Usagi fece per accompagnarli, ma poi tornò indietro. Prese fra le sue le mani delle sue antiche sorelle, dicendo in un soffio:
- Venite anche voi -.
- Oh, no – fece Rei – Non ne ho la minima intenzione: non darti tante arie solo perché adesso sei una regina! -.
- Già, il problema di Rei non è mai stato il fatto che tu ci abbia lasciate, ma che sia diventata addirittura una regina! È solo gelosa, lo sai – sussurrò Minako nell'orecchio di Usagi, ma abbastanza forte perché Rei udisse benissimo – Comunque a questo punto dobbiamo metterci alla ricerca di un altro unicorno -.
- Oh, no. Questo no – si oppose Michiru – Non ne voglio più sapere! -.
- E come farai, tu che sei la più decrepita fra noi? - chiese melliflua Minako.
- Il tempo non conta nulla – commentò Haruka, ancora lì vicino e pronta a scortare la regina al castello. Finse indifferenza mentre lasciava vagare lo sguardo sulle streghe, indugiando appena sul viso di Michiru – Per alcuni non è altro che un accessorio in più, alla stregua di uno specchio -.
Vide la strega delle acque sorridere appena, lusingata ma discreta, ma non le rispose. Ci sarebbe stato tempo, anche per quello.
- Allora... buona fortuna – disse sincera Usagi, lei sorridendo apertamente – E quando vedete la luna, ricordatevi di me -.
- Modesta come sempre – commentò Rei, stringendole la mano ancora fra le sue, come quelle delle sue compagne – Ci rivedremo quando avrai i capelli bianchi, Usagi. E a te accadrà prima che a noi -.
Usagi fece una smorfia allegra.
- Bianchi come la luna! -.
- Sì, fai la spiritosa – la prese in giro Minako – Voglio proprio vedere, quando avrai la faccia più rugosa di una vecchia tartaruga -.
- Per non parlare della silhouette – rincarò Michiru – Sembra che gli umani, invecchiando, tendano a prendere peso. E con quello che mangi tu... -.
- ... non avrai nulla da invidiare alla luna piena! - concluse Minako, sghignazzando assieme alle altre. Haruka cercò di controllarsi, ma non riuscì a reprimere un sorrisetto nel ricordare le abbuffate della regina in occasione di ogni banchetto.
- Come regina potrei bandire una caccia alle streghe, sapete? - fece Usagi, imperturbabile – Ma sono una sovrana clemente e generosa, e non lo farò -.
- Allora muoviamoci, prima che Sua Maestà cambi idea – dettò ciò si voltarono, inoltrandosi nel bosco; tre ombre che si confusero presto con quelle dell'intera foresta. Prima che Usagi avesse il tempo di sbattere le palpebre, se ne erano già andate.
Strinse le labbra, cercando di non piangere. Non di nuovo.
- Maestà, la precedo – disse con tatto Haruka, avviandosi in direzione del castello.
- Arrivo – mormorò Usagi.
Guardò la luna alta nel cielo, proprio sopra di sé, e d'un tratto sorrise: lei le avrebbe seguite ovunque.
Si voltò e raggiunse Haruka.
- Allora... - cominciò, improvvisamente in vena di chiacchiere – Che te ne pare di Michiru? -.


- Toh, ecco il traditore -.
- Oh, insomma! - Minako si voltò stizzita verso Rei – Non puoi proprio farne a meno, dei traditori? -.
- È andato a spifferare tutto quanto alla gatta di Usagi – replicò l'altra – Questo si chiama "tradire". Dovresti dargli una lezione, lo sai? -.
Artemis, che aveva appena raggiunto il gruppo delle streghe, abbassò timoroso le orecchie. Oh, lo sapeva di averla combinata grossa, ma sperava che, visto come si erano messe le cose...
- E il fatto che si sia poi rivelata una gigantesca bufala non significa niente – aggiunse Michiru, senza degnare di uno sguardo il gatto che le seguiva a testa bassa – Un traditore rimane un traditore -.
- Andiamo, piantala di fare l'offesa: tanto il gioco non sta in piedi. L'abbiamo visto tutte che facevi gli occhi dolci a quell'aitante cavaliere -.
Michiru alzò il naso per aria, ostentando indifferenza, usando lo specchio a mo' di ventaglio.
- Quale cavaliere? - intervenne Rei – Quella donna alta coi capelli corti? -.
- Eh? - Minako cadde dalle nuvole – Era una donna? Stai scherzando? -.
- Demos sostiene di sì – fece Rei, per poi indirizzare un sorrisetto malizioso a Michiru – Non è che fra un po' avremo un'altra "traditrice", qui? -.
- Non ci lascerai mica in due! - esclamò Minako preoccupata – Che figura ci faremmo? E con i cerchi magici, poi? -.
- Oh, piantatela! - sbottò Michiru, perdendo tutta la sua aria altezzosa – Fossi in voi starei attenta, visto che siamo dirette verso il mare... -.
- Passiamo alle minacce, adesso? - domandò divertita Minako, quando un miagolio pieno di scuse attirò la sua attenzione – Oh, stai tranquillo, Artemis: non ce l'ho con te. È con quella vecchia arpia di Michiru che... -.
La "vecchia arpia" la fulminò con lo sguardo, ma Minako fece finta di nulla.
- Vuoi dire che... non sei arrabbiata? - le domandò il gatto, incredulo.
- Certo che no! - sul volto della strega si aprì un sorriso comprensivo ed orgoglioso, quasi entusiasta – L'hai fatto per amore! -.
Artemis si zittì all'istante. Veramente lui... no, non era proprio così: lui voleva solamente...
- Luna deve piacerti davvero molto, eh? Se dopo tutti questi anni sei corso subito da lei... a quando la nidiata? Servirà un vero famiglio alla figlia di Usagi, adesso che abbiamo appurato che non può essere un unicorno... come lo chiamerete? - Minako, che non aveva alcuna intenzione di arrestare il suo monologo, rifletté per qualche istante – Sarebbe bello un nome sempre legato alla luna, tanto per seguire la tradizione. Che ne dici? -.
Se era possibile che un gatto arrossisse, era appena accaduto.





So che il finale è vagamente non-sense, e se davvero per una volta sono riuscita a scriverne uno, ne sono davvero contenta! Scherzi a parte, mi sembrava anche in linea con certe puntate dell'anime, in cui si faceva tanto rumore per nulla e poi si risolveva tutto in un modo un po' folle.
Spero comunque che questa storia vi sia piaciuta.



criss90: bene, qualcuno che come me apprezza Haruka in versione Lady Oscar. XD In effetti, a pensarci bene, come personaggi hanno molto in comune. Spero che anche l'ultimo capitolo ti sia piaciuto!
Cri cri: hai indovinato, Chibiusa si è ritrovata davanti proprio Helios. Sarà che è la mia coppia preferita, ma in un modo o nell'altro questo pairing cerco di infilarlo sempre, ogni volta che scrivo di Sailor Moon. Figurarsi se qui poteva mancare. ^^
Esatto anche sulla seconda, il problema sta tutto nel fatto che Usagi ha rinunciato alla magia e lasciato le altre, cosa non facile da mandare giù. Ma come vedi si è risolto tutto per il meglio.
lulu85: in effetti ho messo un po' di carne al fuoco nello scorso capitolo, ma alla fine è andato tutto bene. Spero che il finale di questa storia ti sia piaciuto, grazie per aver commentato. ^^
Arwen297: anch'io adoro Michiru, e proprio per questo ho trovato opportuno darle il giusto sfondo per il suo duello. Ci hai azzeccato alla perfezione, nel dire che forse "finirà in tutt'altro modo", perché è quello che è successo. ^^
Deep Submerge85: in effetti questa storia è tutta ispirata alle fiabe e al fantasy, perciò se li rievoca in qualche modo ne sono davvero contenta! Spero che anche il finale ti sia piaciuto, fammi sapere. ^^
   
 
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