Il
mattino dopo Hermione
si svegliò di buon ora nonostante avesse passato tutta la
notte a piangere e
parlare con Ginny.
La
sua migliore amica si
era mostrata incredula quando le aveva raccontato del comportamento di
Ron e di
come avesse riso di lei, ma poi aveva cominciato a inveire contro di
lui
promettendogli una bella scarica di fatture orcovolanti. Alla fine la
riccia
aveva finto di addormentarsi così Ginny le aveva rimboccato
le coperte e
l’aveva lasciata un po’
sola con i suoi
pensieri.
Dopo
aver pianto tutte le
lacrime che aveva Hermione si era ripromessa che mai più
avrebbe pianto per
Ron, ma era consapevole che all’inizio non sarebbe stato
facile trovarsi negli
stessi posti dove si trovava lui così aveva studiato i piani
per la giornata in
modo da non incrociarlo mai.
Avrebbe
fatto colazione
presto e sarebbe
rimasta tutta la
giornata in biblioteca dove era certa di non trovare persone
indesiderate.
Così
un po’ di malavoglia
si alzò dal letto e si vestì facendo
più in fretta possibile, per poi scendere
a fare colazione.
Quando
Ron aprì gli occhi
il sole era già alto in cielo. Non c’era
più nessuno nel suo dormitorio.
Ricordava vagamente che Harry aveva cercato di svegliarlo, ma non
riuscendoci
lo aveva preceduto a per la colazione.
Si
stiracchiò mentre le
immagine della sera precedente riaffioravano nella sua mente.
Per
un momento aveva
pensato si trattasse di un sogno. Tutta quella assurda situazione nello
spogliatoio con Hermione, le cose stavano andando così bene,
e poi lei lo aveva
colpito. Istintivamente si portò la mano sulla guancia
continuando a pensare a
quello che era successo il giorno prima. Le donne erano davvero un
mistero per
lui, ed Hermione lo era in particolar modo.
Scosse
il capo cercando
di tornare al presente.
“Ho
deciso, ora la trovo
e ci parlò” disse ad alta voce per convincere se
stesso. Così orgoglioso di
quella sua decisione si vesti in fretta e scese in sala comune.
Una
volta sceso trovò la
sala poco affollata, d'altronde era una bella giornata quindi dovevano
essere
tutti fuori.
Stava
dirigendosi verso
il buco del ritratto quando notò due figure di sua
conoscenza sul divano.
Harry
e Ginny erano
seduti a chiacchierare, ma non appena lo videro smisero.
“Ciao
Ron” lo salutò
l’amico.
“Buongiorno
Harry, Ginny”
rispose Ron rivolgendosi ai due.
“Buongiorno
stronzo”
rispose la rossa lanciandogli una delle sue occhiate peggiori.
Ron
rimase per un attimo
sorpreso poi si rivolse alla sorella.
“Si
può sapere cosa ti ho
fatto?”
“A
me niente stupido
troll.”
“Adesso
basta offendere”
“Offendere?
Sto solo
usando dei sinonimi e non sono dei peggiori che mi sono venuti in
mente.”
“Senti
Ginny adesso la
devi smettere altrimenti..”
“Altrimenti
cosa?” disse
la rossa alzandosi in piedi.
“Ok
ora basta” si
intromise Harry alzandosi a sua volta. “Sono sicuro che
c’è una spiegazione a
quello che è successo.”
“Spiegazione?L’unica
spiegazione che può esserci al suo comportamento è che gli hanno sostituito
il cervello con
quello di un troll.” Ribatte Ginny sempre più
irritata.
“Ma
io non ho fatto niente”
urlò Ron esasperato.
“Quindi
per te ridere in
faccia alla tua migliore amica, ferirla, umiliarla, equivale a non fare
niente?” urlò la rossa a sua volta estraendo la
bacchetta. Stava quasi per
scagliare una fattura orco volante al fratello, ma qualcosa nel volto
di
quest’ultimo la fermò.
Ron
era rimasto immobile,
con le braccia lungo i fianchi e l’espressione confusa, quasi
sconvolta dalle
notizie che aveva appena appreso.
Ginny
si girò a guardare
il fidanzato con sguardo interrogativo, ma lui le rispose con un alzata
di
spalle.
Passarono
pochi secondi,
poi Ron sembrò tornare in se.
“Io
non ho mai riso di
Hermione, non lo farei mai.” Disse tutto d’un fiato.
“Vuoi
dire che Hermione
si è immaginata tutto?” chiese Ginny ancora acida.
“No..beh,
ecco..ho riso..
ma non stavo ridendo di lei.”
“E
perché stavi ridendo
allora’” chiese Harry.
“Io..veramente..ecco..”
balbettò il rosso.
“Allora?”
lo esortò la
sorella spazientita.
“Ero
contento” disse Ron
arrossendo vistosamente.
Harry
e Ginny si
guardarono nuovamente, poi la ragazza si avvicinò al
fratello e lo prese per
mano.
“Vieni
con me, dobbiamo
parlare” disse trascinandolo verso il dormitorio dei ragazzi.
“Su
Harry, vieni con noi”
esortò il fidanzato “abbiamo bisogno di te e della
mappa del malandrino.”
Il
ragazzi la seguirono
senza fare domande, sapevano entrambi che quando Ginny era
così determinata era
inutile cercare di dissuaderla.
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Hermione
era in
biblioteca già da diverse ore , ma la pergamena davanti a
lei era ancora bianca
fatta eccezione per il titolo della traduzione di antiche rune.
Nonostante
la materia
fosse una delle sue preferite quel giorno non riusciva proprio a concentrarsi. Di solito
le traduzioni le
occupavano completamente il cervello impedendole di pensare a qualunque
altra
cosa, ma quella mattina la sua mente era troppo piena di immagini della
sera
precedente e in nessun modo era riuscita a mandarle via.
Era
da quando si era
seduta a quel tavolo quella mattina che un ricordo in particolare la
ossessionava, una risata: la risata di Ron.
La
sentiva nelle orecchie
ogni qualvolta cercava di iniziare la traduzione. Ormai aveva letto
centinaia
di volta la prima frase, l’aveva mandata a
memoria,punteggiatura compresa, ma
la traduzione non le veniva proprio in mente.
Questa
situazione la
faceva sentire terribilmente frustrata. Per lei lo studio era sempre
stato una
valvola di sfogo. Anche se tutto nella vita le andava storto lei poteva
sempre
cercare riparo nello studio e nei suoi libri che non
l’avrebbero mai tradita.
Ora Ron le aveva rovinato anche questo.
Ripensare
a lui,
riportare alla mente anche solo il suo nome
le faceva troppo male. Aveva rischiato già
più volte di scoppiare in
lacrime. Ma si era trattenuta dal farlo ripensando alla sua promessa.
“Maledizione”
urlò non
riuscendo a trattenersi.
“Shhhh”
fece subito
Madama Pince sbalordita dal comportamento di una delle sue allieve
preferite.
“Mi
scusi” rispose
Hermione imbarazzata pensando che anche quella era colpa di Ron.
“Ora
basta pensare a lui”
bisbigliò tra se e se. Così dicendo riprese tra
le mani il libro di antiche
rune decisa a cominciare la traduzione.
Rimase
ad osservare il libro,
,a qualcosa non andava. Si accorse solo dopo un po’ che stava
tentando di
leggerlo al rovescio.
“Povera
me”
pensò “guarda
come mi sono ridotta!”
e nel farlo appoggiò la testa sul tavolo e chiuse gli occhi.
“Hermione,
allora sei
qui?!” chiese una voce familiare. Quando alzò il
capo vide Ginny a pochi passi
da lei che la guardava.
“Ciao
Gin” la salutò “
che ci fai qui? Pensavo che fossi fuori a goderti questa splendida
giornata di
sole.”
“Sono
qui appunto per
questo” rispose la rossa allegra “ sono venuta a
chiederti se volevi venire con
me.”
“Mi
piacerebbe, ma ho
questa traduzione da finire” rispose mostrandole la pergamena.
“Vorrai
dire iniziare.”
“Hai
ragione, ma
stamattina non riesco proprio a
concentrarmi..”
“Immagino”
disse Ginny
poggiandole una mano sulla spalla “Mio fratello è
un idiota, ma non credi che
ti farebbe bene distrarti un po’
e non
pensare più a lui?”
“Il
modo migliore che
conosco per distrarmi è qui, in biblioteca, con i miei
libri.”
“Senza
offesa Hermione,
ma non penso che oggi i tuoi libri ti serviranno a molto.”
“D’accordo,
sono un po’
indietro, ma questo non vuol dire che non riuscirò a
farcela.”
“In
situazioni normali
sarei d’accordo con te, ma oggi credo che faresti meglio a
cercare distrazioni
altrove.”
“Perché
dici questo?”
chiese Hermione.
“Non
volevo dirtelo, ma
credo che Ron e Harry verranno qui.”
“Cosa?” fece la riccia agitandosi “Come?
Quando? Perche?”
“Centro”
pensò Ginny, poi si affrettò a
rispondere “Harry ha detto che la professoressa Cooman gli ha
assegnato una
punizione e hanno bisogno di certi libri per farla.”
“Ok,
dobbiamo andare via
di qui, immediatamente!” disse Hermione iniziando a
raccogliere tutte le sue
cose. “Possiamo andare nel dormitorio.”
“No,
dai, vieni con me al
parco” la pregò Ginny”
“Io
veramente vorrei”
iniziò la riccia.
“E
dai, sono sicura che
non li incontreremo li, e poi se andiamo di sopra corriamo il rischio
di
incrociarli.”
Hermione
che era ancora
indecisa si lasciò convincere da quell’ultima
frase.
“Va
bene andiamo, però
facciamo in fretta.
“La
mia parte l’ho fatta”
pensò Ginny aiutando l’amica a sistemare le sue
cose “ora sta tutto a lui.”
Il
parco era affollato
come non mai. Il sole quella mattina aveva attirato tutti gli studenti
fuori
dalle mura del castello. I ragazzi erano impegnati nelle più
disparate
attività. C’era ci studiava, anche se erano in
pochi , alcuni chiacchieravano
con gli amici, altri prendevano semplicemente il sole e quelli
più attivi
giocavano con gobbiglie e freesbe zannuti.
Appena
oltrepassata la
porta del castello Hermione si portò una mano agli occhi per
coprirli dal sole.
Non appena abituata alla luce non
poté
fare a meno di pensare che sarebbe stato proprio uno spreco non uscire
a godere
di quella bella giornata.
Il
sole splendeva alto
nel cielo e una leggera brezza spirava di tanto in tanto dando sollievo
alle
guancie arrossate dei ragazzi.
“Allora,
non si sta
proprio bene qui?” chiese Ginny.
“Già”
rispose l’amica
“credo proprio che qui riuscirò a
studiare.”
“Possibile
che tu abbia
ancora voglia di studiare” rise la rossa “con
questo tempo è l’ultima cosa
sulla mia lista.”
“D’accordo
penso di poter
dedicare un po’ di tempo anche a te. Dai andiamo a
sederci.” E così dicendo si
avviarono verso la loro quercia preferita.
Vi
si sedettero e
cominciarono a chiacchierare del più e del meno. Hermione
voleva sapere come
andavano le cose tra lei ed Harry, ma Ginny rispondeva in maniera
frettolosa e
continuava a guardare l’orologio.
“C’è
qualcosa che non
va?” chiese la riccia notando il comportamento
dell’amica.
“Beh,
veramente mi sono
appena ricordata di aver dato un appuntamento a Luna e sono in
ritardo” rispose
alzandosi.
“Dove
avete questo
appuntamento?”
“Di
la, dentro, vicino
alle scale.”
“ok,
allora andiamo.”
“No,
non preoccuparti,
vado io e la porto qui.”
“Non
c’è problema”
ribatté la riccia” ti faccio compagnia
volentieri.”
“No
insisto” disse Ginny
“e poi è tardi e devo andare di corsa.”
“Ma..”iniziò
Hermione.
Però
Ginny era già
partita senza aspettare la risposta dell’amica.
Rimasta
sola Hermione
cominciò a guardarsi intorno. Un gruppetto di persone appena
attivate si stava
dirigendo verso le serre abbandonate.
Con
suo enorme disgusto
si accorse che in testa al gruppo c’era Lavanda Brown seguita
da Calì che
reggeva in mano un foulard dall’aspetto familiare.
Subito
Hermione tornò con
la mente ai ricordi dell’ultima volta che era stata in quel
parco. Anche quel
giorno c’era il sole e anche quel giorno Lavanda era
lì con un foulard per
iniziare uno stupido gioco. Quel giorno però li
c’era anche Ron; Ron che
l’aveva baciata dando il via ad una serie di eventi che erano
finiti in maniera
tragica.
“Devo
andare via di qui”
pensò la riccia con le lacrime agli occhi. Si
alzò, raccolse la sua borsa e si
avviò verso il castello. Fece solo pochi passi prima di
sentire una voce che la
chiamava.
“Hermione,
vai già via?”
Si
voltò e si trovò di
fronte Luna Lovegood vestita, se è possibile, in maniera
più strana del solito.
Aveva
un vestito
completamente giallo con delle margherite appuntate qua e la, in testa
portava
uno strano cerchietto con una specie di antennina e inforcava degli
occhiali da
sole con doppie lenti in tinta.
La
riccia decise di
sorvolare sullo strano abbigliamento dell’amica; con Luna era
meglio non fare
domande.
“Che
ci fai qui?” le
chiese invece “Non avevi appuntamento con Ginny?”
“Non
avevo nessun
appuntamento” rispose Luna con voce trasognata
“stamattina sono uscita presto
per cercare dei sole spilli acrobati. Durante le giornate di sole ci
sono più
possibilità di trovarli, sai?”
“No,
non ne avevo idea”
disse Hermione trattenendosi a stento dal dirle cosa ne pensava di
quelle
creature. “Quindi sei sicura che non dovevi vederti con
Ginny?”
“Sicurissima,
a meno che
non siano passati dei Gervasi scordanti” rise da sola.
“Allora
dove diavolo è
andata Ginny?” chiese più a se stessa che
all’amica.
“Beh,
non lo so, perché
non provi a chiederlo a Ron” rispose però lei
indicando un punto alle spalle di
Hermione, poi si voltò probabilmente per ricominciare le sue
ricerche.
Una
sensazione di panico
si impadronì istantaneamente di Hermione. Senza riuscire a
trattenersi si girò
verso il punto indicatole dall’amica e si sentì
quasi svenire non appena i suoi
occhi si posarono su una chioma rossa.
Lui
era li ad una
trentina di metri di distanza, ma si avvicinava velocemente.
La
riccia rimase per un
attimo a guardarlo, poi si girò dandogli nuovamente le
spalle.
Il
cuore ormai aveva
raggiunto i mille battiti al minuto, si sentiva bruciare tanto si era
fatta
rossa per la rabbia e la vergogna.
“Stai
calma, si impose
facendo un lungo respiro “ce la puoi fare, ormai di lui non
ti importa niente.”
“Ma
che dico, devo andare
subito via di qui. Non sono ancora pronta per vederlo.”
Pensò subito dopo. Le
sue gambe però non volevano saperne di muoversi.
Impegnata com’era a
cercare di controllare l’attività
motoria, si accorse dei passi alle se spalle solo quando furono molto
vicini.
Trattenne
il fiato quando
sentì l’ultimo passo posarsi a terra poco
distante. La ragazza rimase immobile,
in ascolto, non sapendo cosa aspettarsi. Fino all’ultimo
aveva sperato che Ron
non fosse li per vedere lei, ma ora non c’erano
più dubbi.
“Ciao”disse
all’improvviso una voce alle sue spalle; era più
vicino di quanto si era
immaginata.
“Hermione
posso parlarti?”
Un brivido le percorse la schiena. Le parole di Ron erano state un
sussurro nel
suo orecchio tanto si era avvicinato.
“Va
via” ruggì Hermione
stringendo i pugni e facendo un passo in avanti per allontanarsi da lui.
“Ti
prego, voglio
spiegarti” disse lui avvicinandosi nuovamente e afferrandole
dolcemente il
braccio.
“Non
mi toccare” quasi
urlò lei e nel farlo tirò via il braccio e si
girò per fronteggiarlo. Era
ardente di rabbia, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di Ron
per un
attimo si intenerì.
“Ascoltami,
ti prego.
L’altra sera..non è come pensi tu..” le
disse.
“Che
cosa dovrei
ascoltare? Non ci sono spiegazioni per quello che hai fatto. Tu mi hai
ferita e
umiliata” rispose mentre le lacrime le salivano agli occhi.
“Mi
dispiace Hermione, io
non volevo assolutamente offenderti io..”
“Beh
l’hai fatto!” urlò
lei.
“No,
non era per
offenderti, è solo che tu non hai mai baciato nessuno e
io..”
“Allora? E’ un buon motivo per ridere di me?
E’ un problema? Bene, non
preoccuparti per me, non sarà così ancora per
molto.” Detto questo si girò e
iniziò a correre verso le serre.
Ron
rimase immobile non
aspettandosi quella fuga. Chiamò la ragazza un paio di volte
e la seguì con lo
sguardo chiedendosi quali fossero le sue intenzioni.
Hermione
intanto era
arrivata alle serre e si era portata al centro del cerchio dove i
ragazzi
stavano scegliendo il prossimo giocatore da bendare.
“Dammi
quel foulard, ora
entro io.” Disse con tono deciso rivolgendosi a Lavanda.
“Qui
nessuno ti ha
invitata..”iniziò Calì che fu
però interrotta da Lavanda stessa.
“No,
lasciala andare”
disse lei passando il foulard alla riccia.
“Hermione
fermati” gridò
Ron da lontano. Aveva appena capito cosa voleva fare la ragazza e si
stava
avviando verso le serre.
La
ragazza non gli prestò
la minima attenzione. Era già davanti alla porta dello
stanzino, si bendò
velocemente ed entrò nello stanzino chiudendosi la porta
alle spalle.
La
prima cosa che notò
non appena la porta si chiuse fu l’incredibile silenzio. Il
vociare dei ragazzi
e i rumori del campo erano spariti, qualcuno doveva aver fatto un
incantesimo
insonorizzante.
Cercò
a tentoni il muro e
vi si appoggiò ripensando alla conversazione appena
sostenuta. Quello stupido
l’aveva respinta solo perché non aveva esperienza?
Più andava avanti quella
storia più Ron si dimostrava diverso da come
l’aveva sempre creduto. E ora per colpa
sua si trovava in quella assurda sensazione.
“Cazzo”
disse ad alta
voce. “Ora devo baciare qualcuno.”
Solo
in quel momento si
rese conto di quello che effettivamente implicava l’essere
entrata in quello
sgabuzzino e di quanto non le andasse.
“Ok
Hermione che vuoi che
sia” si fece coraggio “sette minuti passano in
fretta.”
Proprio
in quel momento
sentì la porta aprirsi. Ascoltò i passi di
qualcuno che entrava e poi il rumore
della porta che si richiudeva lentamente.
“Sono
pronta” pensò la
riccia, ma nemmeno un secondo dopo sentì la riccia che la
contraddiceva.
“Ascolta,
non so chi tu
sia, ma non me la sento. Se vuoi quando usciamo puoi dire quello che
vuoi però”
disse tutto d’un fiato. “Mi dispiace”
aggiunse poi.
“A
me non dispiace
affatto e non ho intenzione di dire niente a nessuno.”
Rispose il ragazzo.
Il
cuore di Hermione
perse un battito; conosceva bene quella voce.
“Ron?
Che ci fai qui?”
“Non
avrei permesso a
nessun altro di entrare.”
“E
Lavanda ti ha lasciato
entrare senza fare storie?” disse con tono acido.
“Diciamo
che Ginny è
arrivata al momento giusto.”
“Credo
che sia arrivato
il momento di andare, a meno che tu non voglia ridere ancora di
me.” Disse
Hermione cercando a tentoni la porta.
“Ferma”
fece il ragazzo
afferrandole la mano che aveva quasi trovato la maniglia.
“Basta
lasciami
andare”disse la riccia tentando di levarsi la benda con la
mano libera.
Il
rosso però le bloccò
anche l’altro braccio.
“Si
può sapere che cosa
vuoi da me? Non ho già sofferto abbastanza?!”
gridò cercando di divincolarsi.
“Voglio
solo che mi
ascolti un attimo,d’accordo? Devo solo dirti una cosa e poi
potrai decidere di
non parlarmi mai più e io non ti darò
più fastidio.”
“D’accordo,
parla.” Disse
la ragazza dopo un po’ di esitazione.
Hermione
smise di
agitarsi e pia piano la presa di Hermione si fece più
leggera.
“Ti
devo chiedere scusa”
cominciò il ragazzo
“mi sono comportato
come un vero stupido e non solo nello spogliatoio, ma anche quando ti
ho
baciata nel parco e probabilmente ho cominciato a fare lo stupido molto
prima
di allora. Perdonami”la pregò.
Gli
occhi di Hermione si
riempirono di lacrime ed emise un singhiozzo. Ron si era pentito di
tutto e ora
pensava di risolvere la situazione con delle semplici scuse.
Cercò nuovamente
di dirigersi verso la porta, ma il ragazzo fu più veloce di
lei e la blocco tra
il muro e il suo corpo.
“Aspetta”
disse “è vero
che ti devo delle scuse, ma non è per quello che pensi
tu.”
A
Hermione tremavano le
gambe. Ron era tanto vicino da poterne percepire l’odore. Fu
contenta di avere
una benda sugli occhi e ne fu ancora più contenta quando il
ragazzo continuò.
“Io
non ho riso di te, ho
riso perché ero felice, ed ero terribilmente felice
perché avevo scoperto che
Krum non ti aveva avuta, che non lo avevi mai baciato. Io sono geloso
di te,
come non lo sono mai stato di nessuno. Quindi ti chiedo scusa per la
mia
gelosia.” Concluse prima di sfiorarle la guancia.
La
ragazza fu percossa da
un nuovo brivido. Non poteva ancora credere alle parole che aveva
appena udito.
Non sapeva bene cosa dire, sapeva solo che le sembrava di avere il
petto più
leggero, era come se l’avessero appena liberata da un enorme
macigno. Era stato
tutto un malinteso, non aveva mai perso il suo amico, Ron era quello di
sempre.
Fece
per aprir bocca
anche se non sapeva ancora cosa avrebbe detto, ma Ron la interruppe
poggiandole
una mano sulla bocca.
“Ascoltami
ancora un
attimo” le disse “ho quasi finito. Ti voglio
chiedere scusa anche per il bacio.
Ti ho già detto perché l’ho fatto. Io
mi sento molto protettivo nei tuoi
confronti e quindi faccio cose che non spetterebbe ad un amico fare.
Per questo
ti chiedo scusa se in passato qualche mio atteggiamento ti ha dato
fastidio.”
“Mi
puoi perdonare per
queste due cose Hermione? Mi perdonerai mai?” le chiese
asciugandole qualche
lacrima dalle guancie. “dimmi solo se lo farai.”
La
riccia era sempre più
incredula. Ron non era mai stato così sincero e maturo.
Rispose alla sua
domanda con un debole si perché la sua voce era resa roca
dal pianto.
“Bene”
disse il rosso
“perché ora devo chiederti scusa per la cosa
più importante. Sono stato
veramente stupido negli ultimi anni e mi sono comportato male con te.
Ti chiedo
scusa per questo, per i nostri continui battibecchi; per non averti
invitato al
ballo del ceppo; per aver anteposto il mio orgoglio ai miei sentimenti;
e per
non aver capito dal primo momento in cui ti ho vista sul treno che eri
quella
giusta per me. Io ti amo Hermione. Ti amo da non so più
quanto tempo e ti amerò
per sempre, qualunque cosa accada. Scusami se ho aspettato tanto a
dirtelo.”
Il
ragazzo smise di
parlare lasciando lo stanzino nel silenzio.
Anche
Hermione rimaneva
in silenzio mentre le lacrime continuavano a rigarle il volto, stavolta
però
erano lacrime di gioia. Il cuore le batteva all’impazzata
mentre cercava di
organizzare i migliaia di pensieri che aveva nella mente.
“Ora
come promesso vado
via e ti lascio in pace.”
Disse Ron
all’improvviso. Si era allontanato da lei, la sua voce non
era più così vicina.
La
riccia sentì il rumore
di una mano che afferrava la maniglia.
“No”
quasi gridò mentre
si levava la benda dagli occhi. Ron era in piedi, fermo, con una mano
sulla
maniglia. Buttò la benda in terra e senza neanche aspettare
di riabituarsi alla
luce si fiondò verso la porta e si gettò tra le
braccia del ragazzo. Lo
abbracciò stretto e senza nemmeno dargli il tempo di parlare
poggiò le labbra
sulla sue. Il rosso rimase fermo per alcuni secondi, poi
lasciò la maniglia e
cinse la ragazza con entrambe le braccia. Il
bacio, che dapprima era stato quasi casto,
cambiò di intensità. I due
ragazzi si cercavo famelici, non potendo fare a meno l’uno
dell’altra dopo
tutti quegli anni.
Dopo
un tempo
indeterminato si staccarono, entrambi affannati. A Hermione girava la
testa, ma
non era mai stata così felice in vita sua. Alzò
il viso per incontrare gli
occhi di Ron desiderosa di perdersi ancora in quel blu. Il ragazzo le
stava
sorridendo e lei gli sorrise di rimando.
“Per
caso con questo
bacio hai cercato di dirmi che mi perdoni?” chiese Ron
prendendola in giro.
“Scemo”
fece Hermione
scherzosamente tirandogli un buffetto sul braccio.
Ron
le afferrò il braccio
e la attirò a lei abbracciandola nuovamente.
La
ragazza affondò il
viso nel suo petto respirando il suo odore. Le sarebbe piaciuto
rimanere lì in
eterno, ma si ricordò che aveva ancora una cosa da fare.
A
malincuore sciolse
l’abbraccio e tornò a guardare il rosso.
“Ron,
anche io ti amo.”
Le disse seria guardandolo negli occhi. “Non
c’è mai stato nessun altro per me”
“E
mai ci sarà se dipende
da me” disse Ron cercando ancora di avvicinarla a lui.
La
ragazza fece un po’ di
resistenza, ma poi si lasciò trascinare nuovamente tra le
sue braccia. Dopo
pochi minuti furono interrotti da un rumore che li fece voltare. La
porta si
spalancò rivelando Harry e Ginny che se la ridevano di
gusto. Hermione si
allontanò da Ron leggermente imbarazzata, ma Ron le prese la
mano per non farla
allontanare.
“Mi
dispiace
interrompervi ragazzi” disse Ginny continuando a ridere
“ma qui fuori c’è la
fila. Reclamano lo stanzino, ormai lo state occupando da più
di mezz’ora.”
“Mezz’ora?”
fece Hermione
“così tanto?”
“Eh
già, il tempo vola
quando ci si diverte.” S’intromise Harry guardando
gli amici.
“E
io che pensavo che non
ti piacessero questi giochi Hermione” continuò
Ginny.
“Si
cambia idea” rispose
Hermione arrossendo mentre Ron le posava un bacio sulla guancia.
“Su
andiamo” aggiunse
subito la riccia “Credo che sia quasi ora di
pranzo.” E così dicendo trascinò
il ragazzo, il suo ragazzo verso l’uscita.
“Cos’è
tutta questa
attività fisica ti ha messo fame?” chiese Ginny
non appena i due li
raggiunsero.
“Ginny,
smettila”
l’ammoni Hermione.
“E
dai si scherzava un
po’.” Disse Ginny prima di allontanarsi con Harry
alla volta del castello.
“Allora
ora ti piace
questo gioco eh?” la stuzzicò Ron non appena la
sorella fu abbastanza lontana.
“Diciamo
di si”
“Bene,
perché credo che
si potrebbe attrezzare la stanza delle necessitò come
sgabuzzino e continuare a
giocare.”
“Allora
credo che
diventerà il mio gioco preferito.” Disse Hermione
arrossendo.
I
due continuarono a
stuzzicarsi per tutta la strada fino al castello, continuando a
baciarsi e
tenersi per mano.
Ormai
i malintesi e le
liti degli ultimi giorni erano acqua passata, da oggi in poi ci
sarebbero stati
solo loro e nessuno li avrebbe più separati.
Ciao
a tutti! Finalmente dopo tanti anni sono riuscita a
finire la storia. Vi chiedo scusa per averci messo tanto a finirla, ma
spero
che vi piaccia leggerla come a
me è
piaciuto scriverla.
Se
vi va lasciatemi una recensione e ditemi che ne pensate.
Un
saluto a tutti. Alla prossima.
Annaclaudia
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