3_Richiesta d'aiuto
Capitolo 3: Richiesta d’aiuto
Seguirono Elliot attraverso
diversi lunghissimi e stretti corridoi, finché non lo videro
sparire entro una porta, che almeno si era preso il disturbo di
lasciare aperta.
All’interno
c’era un grande tavolo rotondo al quale Rufus e la nuova venuta,
Miranda, avevano già preso posto.
Alle spalle dell’uomo
stava in piedi Break, che osservava la donna con quel suo consueto
sguardo un po’ malizioso e infantile.
La sua iride mutata dalla sua trasformazione scintillava, carica di sinistro interesse.
Il padrone di casa fece
cenno agli altri vampiri di sedersi, quindi, una volta che furono tutti
accomodati, prese un gran respiro ed esordì: «Miranda
è una licantropa».
A quella rivelazione, gli
occhi di Ada si fissarono sull’ospite con innocente
curiosità. Non si poteva che comprendere: fino a quel giorno la
più giovane dei Bezarius aveva solamente sentito parlare della
razza dei mannari. Ne aveva letto in qualche libro, anche, ma mai ne
aveva vista una dal vivo. Per lei era un incontro fuori del comune,
straordinario.
Si diceva che i mannari
fossero la razza nemica per eccellenza dei vampiri, quella che si era
scontrata con la loro specie per la supremazia notturna fin dagli
esordi del mondo. Era un nemico, eppure era venuta fin lì per
chiedere loro aiuto.
Be’, ora che ci
pensava meglio, il fatto che fosse una mannara non solo giustificava
l’odore a dir poco nauseabondo che percepiva, ma anche il fatto
che, al di sotto del mantello, fosse completamente nuda:
nell’assumere la forma animale - aveva letto - i vestiti si
laceravano e quando giungeva il momento di ritornare in forma umana
rimanevano completamente nudi.
«E allora che cosa ci
fa qui?!» sbottò Elliot incrociando le braccia al petto,
il tono “candido” di chi sa essere sempre comprensivo e
disposto a dare una mano al prossimo.
«Siamo qui per scoprirlo, signor Nightray».
La particolare inflessione
che Rufus diede a quel “signor Nightray” avrebbe fatto
impallidire anche il più cocciuto, il più coraggioso e il
più ribelle, ma Elliot non era tipo da lasciarsi intimorire da
un semplice richiamo.
Facendo finta che non avesse mai parlato, focalizzò tutta la sua attenzione sulla mannara.
«Allora
l’ascoltiamo, signorina Miranda...» disse Oz, cercando di
essere cortese e di spezzare in qualche modo l’atmosfera
indubbiamente tesa che si era venuta a creare nella stanza.
«Tsk! Quanto mi fa schifo essere qui a chiedere aiuto a degli infidi
succhiasangue! È una vergogna per la mia specie»
sputò con rabbia «Però...»
s’interruppe, e il suo sguardo duro e disgustato, carico del
più nero disprezzo, si raddolcì, divenendo melanconico e
distante.
«... però non
voglio che altri ne vadano in mezzo...» concluse, gli occhi
spenti da un dolore che pareva dannatamente profondo.
A quel punto, più
d’uno si domandò se Miranda Barma non fosse vittima di
sbalzi d’umore o - nel peggiore dei casi - affetta da
personalità multipla: tali cambi d’atteggiamento erano un
po’ spiazzanti, oltre che estremamente insoliti in persone comuni.
Nemmeno Xerxes Break
riusciva a passare da provocatorio a prettamente serio e quasi omicida
in un battito di ciglia, e questo era tutto dire.
«Spiegati Miranda» la esortò in tono spiccio il duca Barma.
«Da qualche settimana
nel nostro territorio hanno luogo degli omicidi. Membri del branco,
sempre in maggior numero, vengono ritrovati quasi ogni notte smembrati
nella foresta...» esordì tristemente, catturando
l’attenzione di tutti gli astanti.
«Non avete nessun
indizio sul possibile colpevole?» domandò immediatamente
Gilbert, guardandola con serietà: poteva anche essere una
mannara o quel che voleva, ma non desiderava certo che persone a lei
vicine venissero fatte a pezzi.
Ricordava benissimo il
senso d’impotenza che aveva provato quando avevano iniziato ad
aver luogo gli assassinii di Glen Baskerville, mesi addietro. Per
questo poteva ipotizzare che, se la cosa non fosse cessata, il dolore
l’avrebbe spinta a commettere qualche pazzia.
«No, niente»
rispose la licantropa in tono secco «Altrimenti avrei già
strappato a morsi la testa di quel bastardo da tempo!» aggiunse,
digrignando i denti.
«Perché reputi necessario il nostro intervento?» s’intromise Rufus.
«Perché... noi
siamo impotenti. Non riusciamo a scovarli e chi ci riesce non fa
ritorno. Rufus, devi aiutarmi anche per via del Patto d’Acciaio.
Rammenti?».
Uno strano silenzio s’impadronì totalmente della stanza.
Tutti i presenti
focalizzarono la loro attenzione sul duca Barma, il quale si
limitò semplicemente a rimanere a propria volta in assoluto
silenzio.
Dopo alcuni minuti
d’irreale calma e paziente attesa da parte di tutti, Elliot si
decise ad interrompere quell’inutile prolungarsi della faccenda:
«Che cos’è il Patto d’Acciaio?».
Il tono con cui
formulò la domanda era quello tipico di chi, persa ogni stilla
di pazienza, pretendeva di ottenere la risposta che oramai sentiva
quasi come se gli fosse dovuta.
Rufus rimase in silenzio
per qualche altro istante, prima di prendere finalmente la parola:
«Il Patto d’Acciaio è un accordo che venne stipulato
secoli fa tra vampiri e mannari che prevedeva la cessazione di ogni
ostilità da parte di ambedue le razze a patto che non
invadessero il territorio nemico, ma allo stesso tempo imponeva
l’aiuto reciproco in casi di pericolo estremo».
La spiegazione fu data in
tono estremamente pacato e con una punta d’ovvietà, come
se fosse la cosa più banale del mondo sapere in che cosa
consistesse il Patto.
La rivelazione parve
scuotere la “platea”, che venne percorsa da scambi di
sguardi ambigui e da piccoli movimenti nervosi, ma il duca parve non
esserne minimamente toccato né sorpreso.
Elliot increspò le
labbra in una smorfia di totale disapprovazione: già il solo
fatto di avere lì una mannara ancora viva
- per di più imparentata con il vampiro più rigido e
attento alle regole - lo infastidiva oltremodo. Aggiungervi anche la
storia del Patto e di una qualche promessa d’aiuto scambiata
secoli prima era troppo da sopportare per lui.
«Non intendo star qui
ad ascoltare queste assurdità un minuto di più!»
sbottò, alzandosi di scatto, sbattendo con forza le mani sul
tavolo, rovesciando addirittura la sedia.
Gli occhi dei fratelli
scattarono verso di lui più o meno nel medesimo istante. In essi
era percepibile la stessa perplessità e lo stesso rimprovero
verso l’atteggiamento del più piccolo, ma
quest’ultimo parve ignorarli completamente.
«Se ha qualcosa da
contestare riguardo il Patto, signor Nightray, allora può anche
andarsene» replicò Rufus, impassibile: non sembrava molto
impressionato dalla reazione di Elliot. Con ogni probabilità si
aspettava una risposta del genere da parte sua.
Il vampiro rimase fermo
dov’era, le guance tinte d’un vaghissimo rossore appena
accennato dovuto all’imbarazzo della situazione e
all’indignazione che portava dipinta in viso: pareva proprio che
la pronta risposta del duca l’avesse colto di sorpresa.
Break si decise, dopo
svariati minuti, a rompere il disagiato silenzio che era piombato
all’improvviso: «Su, su signor Nightray, si sieda ♥!
Non vorrà rimanere qui fino al sorgere del sole, neh?».
L’affermazione dell’albino, come sempre, fu accompagnata dal suo più tipico sorrisino lezioso ed inquietante.
Elliot, decisamente
contrario al rimanere là per più di qualche ora,
optò in via eccezionale per seguire il suo consiglio,
perciò si risedette.
Se con lui ci fosse stato
Reo, probabilmente si sarebbe stupito non poco che il suo padrone
avesse obbedito a qualcun altro al di fuori di se stesso o di lui.
«Che cosa dobbiamo fare, quindi?».
Gilbert si rivolse al duca Barma, il quale non mutò affatto espressione.
«Dovete aiutarmi» intervenne prontamente Miranda.
«È esattamente
ciò che faremo» rispose Rufus, deciso, con un tono che non
ammetteva repliche di alcun genere «Dobbiamo onorare il
Patto» continuò, passando in rassegna con gli occhi tutti
i presenti.
Sembrava che all’improvviso fosse lui il capo di tutta la sala, l’unico cui spettava decidere anche per gli altri.
Nel suo sguardo si
intravedeva distintamente una nota di risolutezza e di fredda calma che
gli dava un’aria fin troppo pacata.
«Andremo nel
territorio dei mannari ed offriremo il nostro aiuto per risolvere il
loro problema» sentenziò «Non voglio che vengano
tutti, ma solo i giovani Bezarius e i tre fratelli Nightray»
decise, passando lo sguardo sugli interessati, che annuirono con
lievissimi cenni del capo.
«Partiremo al prossimo tramonto».
La decisione fu accolta da un mormorio soffuso e cenni di solenne assenso.
Angolino autrice
Finalmente torno ad aggiornare anche questa *O* *excited* viva l'estate! *^*
Ringrazio Gloglo_96 e GMadHattressFromUnderground per le recensioni allo scorso capitolo e quanti hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
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