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Autore: Fiamma Drakon    16/06/2011    3 recensioni
[Seguito di "Bloody Roses - Petali d'Argento e Sangue"]
«È da tanto che non ci vediamo, Rufus...» esclamò in tono mellifluo, avvicinandoglisi a passi lenti e calcolati, quasi da predatore, lasciando che il mantello le si aprisse in parte a rivelare una coscia ed un fianco completamente nudi.
Poco mancò che Elliot, arretrando a quella visione per lui oscena, cadesse a terra.
Rufus sbuffò, accingendosi a ricoprirla con un gesto spiccio, quindi la fissò intensamente con cipiglio severo, per poi chiedere: «Non sei venuta per una visita di piacere, non è così?».
Lo sguardo della donna subì una modifica istantanea che la rese improvvisamente una minaccia non solo agli occhi del duca, ma anche del resto della “platea”.
«Per quanto mi scocci chiedertelo... ho bisogno del tuo aiuto, cugino».

[Probabile cambio di rating]
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Shadows in the Darkest Hours'
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3_Richiesta d'aiuto
Ancient Enemies - Patto d'Acciaio
Capitolo 3: Richiesta d’aiuto


Seguirono Elliot attraverso diversi lunghissimi e stretti corridoi, finché non lo videro sparire entro una porta, che almeno si era preso il disturbo di lasciare aperta.
All’interno c’era un grande tavolo rotondo al quale Rufus e la nuova venuta, Miranda, avevano già preso posto.
Alle spalle dell’uomo stava in piedi Break, che osservava la donna con quel suo consueto sguardo un po’ malizioso e infantile.
La sua iride mutata dalla sua trasformazione scintillava, carica di sinistro interesse.
Il padrone di casa fece cenno agli altri vampiri di sedersi, quindi, una volta che furono tutti accomodati, prese un gran respiro ed esordì: «Miranda è una licantropa».
A quella rivelazione, gli occhi di Ada si fissarono sull’ospite con innocente curiosità. Non si poteva che comprendere: fino a quel giorno la più giovane dei Bezarius aveva solamente sentito parlare della razza dei mannari. Ne aveva letto in qualche libro, anche, ma mai ne aveva vista una dal vivo. Per lei era un incontro fuori del comune, straordinario.
Si diceva che i mannari fossero la razza nemica per eccellenza dei vampiri, quella che si era scontrata con la loro specie per la supremazia notturna fin dagli esordi del mondo. Era un nemico, eppure era venuta fin lì per chiedere loro aiuto.
Be’, ora che ci pensava meglio, il fatto che fosse una mannara non solo giustificava l’odore a dir poco nauseabondo che percepiva, ma anche il fatto che, al di sotto del mantello, fosse completamente nuda: nell’assumere la forma animale - aveva letto - i vestiti si laceravano e quando giungeva il momento di ritornare in forma umana rimanevano completamente nudi.
«E allora che cosa ci fa qui?!» sbottò Elliot incrociando le braccia al petto, il tono “candido” di chi sa essere sempre comprensivo e disposto a dare una mano al prossimo.
«Siamo qui per scoprirlo, signor Nightray».
La particolare inflessione che Rufus diede a quel “signor Nightray” avrebbe fatto impallidire anche il più cocciuto, il più coraggioso e il più ribelle, ma Elliot non era tipo da lasciarsi intimorire da un semplice richiamo.
Facendo finta che non avesse mai parlato, focalizzò tutta la sua attenzione sulla mannara.
«Allora l’ascoltiamo, signorina Miranda...» disse Oz, cercando di essere cortese e di spezzare in qualche modo l’atmosfera indubbiamente tesa che si era venuta a creare nella stanza.
«Tsk! Quanto mi fa schifo essere qui a chiedere aiuto a degli infidi succhiasangue! È una vergogna per la mia specie» sputò con rabbia «Però...» s’interruppe, e il suo sguardo duro e disgustato, carico del più nero disprezzo, si raddolcì, divenendo melanconico e distante.
«... però non voglio che altri ne vadano in mezzo...» concluse, gli occhi spenti da un dolore che pareva dannatamente profondo.
A quel punto, più d’uno si domandò se Miranda Barma non fosse vittima di sbalzi d’umore o - nel peggiore dei casi - affetta da personalità multipla: tali cambi d’atteggiamento erano un po’ spiazzanti, oltre che estremamente insoliti in persone comuni.
Nemmeno Xerxes Break riusciva a passare da provocatorio a prettamente serio e quasi omicida in un battito di ciglia, e questo era tutto dire.
«Spiegati Miranda» la esortò in tono spiccio il duca Barma.
«Da qualche settimana nel nostro territorio hanno luogo degli omicidi. Membri del branco, sempre in maggior numero, vengono ritrovati quasi ogni notte smembrati nella foresta...» esordì tristemente, catturando l’attenzione di tutti gli astanti.
«Non avete nessun indizio sul possibile colpevole?» domandò immediatamente Gilbert, guardandola con serietà: poteva anche essere una mannara o quel che voleva, ma non desiderava certo che persone a lei vicine venissero fatte a pezzi.
Ricordava benissimo il senso d’impotenza che aveva provato quando avevano iniziato ad aver luogo gli assassinii di Glen Baskerville, mesi addietro. Per questo poteva ipotizzare che, se la cosa non fosse cessata, il dolore l’avrebbe spinta a commettere qualche pazzia.
«No, niente» rispose la licantropa in tono secco «Altrimenti avrei già strappato a morsi la testa di quel bastardo da tempo!» aggiunse, digrignando i denti.
«Perché reputi necessario il nostro intervento?» s’intromise Rufus.
«Perché... noi siamo impotenti. Non riusciamo a scovarli e chi ci riesce non fa ritorno. Rufus, devi aiutarmi anche per via del Patto d’Acciaio. Rammenti?».
Uno strano silenzio s’impadronì totalmente della stanza.
Tutti i presenti focalizzarono la loro attenzione sul duca Barma, il quale si limitò semplicemente a rimanere a propria volta in assoluto silenzio.
Dopo alcuni minuti d’irreale calma e paziente attesa da parte di tutti, Elliot si decise ad interrompere quell’inutile prolungarsi della faccenda: «Che cos’è il Patto d’Acciaio?».
Il tono con cui formulò la domanda era quello tipico di chi, persa ogni stilla di pazienza, pretendeva di ottenere la risposta che oramai sentiva quasi come se gli fosse dovuta.
Rufus rimase in silenzio per qualche altro istante, prima di prendere finalmente la parola: «Il Patto d’Acciaio è un accordo che venne stipulato secoli fa tra vampiri e mannari che prevedeva la cessazione di ogni ostilità da parte di ambedue le razze a patto che non invadessero il territorio nemico, ma allo stesso tempo imponeva l’aiuto reciproco in casi di pericolo estremo».
La spiegazione fu data in tono estremamente pacato e con una punta d’ovvietà, come se fosse la cosa più banale del mondo sapere in che cosa consistesse il Patto.
La rivelazione parve scuotere la “platea”, che venne percorsa da scambi di sguardi ambigui e da piccoli movimenti nervosi, ma il duca parve non esserne minimamente toccato né sorpreso.
Elliot increspò le labbra in una smorfia di totale disapprovazione: già il solo fatto di avere lì una mannara ancora viva - per di più imparentata con il vampiro più rigido e attento alle regole - lo infastidiva oltremodo. Aggiungervi anche la storia del Patto e di una qualche promessa d’aiuto scambiata secoli prima era troppo da sopportare per lui.
«Non intendo star qui ad ascoltare queste assurdità un minuto di più!» sbottò, alzandosi di scatto, sbattendo con forza le mani sul tavolo, rovesciando addirittura la sedia.
Gli occhi dei fratelli scattarono verso di lui più o meno nel medesimo istante. In essi era percepibile la stessa perplessità e lo stesso rimprovero verso l’atteggiamento del più piccolo, ma quest’ultimo parve ignorarli completamente.
«Se ha qualcosa da contestare riguardo il Patto, signor Nightray, allora può anche andarsene» replicò Rufus, impassibile: non sembrava molto impressionato dalla reazione di Elliot. Con ogni probabilità si aspettava una risposta del genere da parte sua.
Il vampiro rimase fermo dov’era, le guance tinte d’un vaghissimo rossore appena accennato dovuto all’imbarazzo della situazione e all’indignazione che portava dipinta in viso: pareva proprio che la pronta risposta del duca l’avesse colto di sorpresa.
Break si decise, dopo svariati minuti, a rompere il disagiato silenzio che era piombato all’improvviso: «Su, su signor Nightray, si sieda ♥! Non vorrà rimanere qui fino al sorgere del sole, neh?».
L’affermazione dell’albino, come sempre, fu accompagnata dal suo più tipico sorrisino lezioso ed inquietante.
Elliot, decisamente contrario al rimanere là per più di qualche ora, optò in via eccezionale per seguire il suo consiglio, perciò si risedette.
Se con lui ci fosse stato Reo, probabilmente si sarebbe stupito non poco che il suo padrone avesse obbedito a qualcun altro al di fuori di se stesso o di lui.
«Che cosa dobbiamo fare, quindi?».
Gilbert si rivolse al duca Barma, il quale non mutò affatto espressione.
«Dovete aiutarmi» intervenne prontamente Miranda.
«È esattamente ciò che faremo» rispose Rufus, deciso, con un tono che non ammetteva repliche di alcun genere «Dobbiamo onorare il Patto» continuò, passando in rassegna con gli occhi tutti i presenti.
Sembrava che all’improvviso fosse lui il capo di tutta la sala, l’unico cui spettava decidere anche per gli altri.
Nel suo sguardo si intravedeva distintamente una nota di risolutezza e di fredda calma che gli dava un’aria fin troppo pacata.
«Andremo nel territorio dei mannari ed offriremo il nostro aiuto per risolvere il loro problema» sentenziò «Non voglio che vengano tutti, ma solo i giovani Bezarius e i tre fratelli Nightray» decise, passando lo sguardo sugli interessati, che annuirono con lievissimi cenni del capo.
«Partiremo al prossimo tramonto».
La decisione fu accolta da un mormorio soffuso e cenni di solenne assenso.





Angolino autrice
Finalmente torno ad aggiornare anche questa *O* *excited* viva l'estate! *^*
Ringrazio Gloglo_96 e GMadHattressFromUnderground per le recensioni allo scorso capitolo e quanti hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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