3_They simply hate each other
Tra Vincent Nightray e
Xerxes Break non correva affatto buon sangue: l'unica parola che
riusciva a definire compiutamente il loro rapporto era "odio".
Non c'era mai stato un
legame positivo tra i due: semplicemente, si odiavano fin dal loro
primo incontro, avvenuto nell'Abisso in condizioni tutt'altro che
felici.
Adesso, la situazione non
era molto migliorata: Vincent e Xerxes si stavano squadrando
reciprocamente, l'uno seduto innanzi all'altro, su due poltroncine
poste ai due lati opposti di una scacchiera.
Come se non bastasse, tra i
due "litiganti" era seduto il povero Reim, che sembrava voler sparire
sottoterra tanto si sentiva schiacciato dall'opprimente tensione che
permeava l'aria.
Vincent sollevò un pedone e lo fece avanzare di una casella.
Xerxes schiuse le labbra in
un mezzo sorriso sghembo e leccò il grosso lecca-lecca che
teneva in mano, mordendolo e spezzandone un pezzo.
«È il tuo
turno, Cappellaio. Perché non muovi...?» gli fece notare
Vincent con una calma forzata che appariva per contro molto naturale:
era abituato a fingere, dopotutto.
L'albino socchiuse l'occhio, stirando le labbra in un sorriso sornione, deliberatamente provocatorio.
«Perché stavo mangiando» replicò mellifluo.
Soltanto a quel punto si decise a fare la sua mossa.
Nella mente di Vincent quell'uomo era da eliminare. Era troppo furbo e sapeva troppe cose su di lui.
E poi... lui lo odiava. Non
gli piaceva affatto il suo modo di fare: riusciva a mentire con una
facilità ed una spontaneità troppo sviluppate
perché non costituisse un problema per lui e i suoi.
Vedendo l'espressione
velatamente scocciata apparsa in viso al Nightray, Reim pregò
con tutto il cuore che Gilbert facesse presto ritorno, ovunque fosse
andato: era stato proprio lui a chiamare Vincent e Break alla sede
della Pandora, per discutere circa qualcosa che non aveva rivelato loro.
Aveva poi dovuto assentarsi
per un po', affidando al povero Lunettes l'incarico di tenere d'occhio
i due, "per evitare che si scannino a vicenda" gli aveva detto.
Lui scioccamente aveva
accettato, incapace di dire di no a Gilbert, ma era totalmente ignaro
del livello d'astio che correva tra i due. Se ne fosse stato a
conoscenza, probabilmente ci avrebbe pensato due volte prima di
accettare.
Vincent mosse, poi fu il turno di Xerxes.
«Tu sai quando Gil dovrebbe tornare...?» chiese Break con noncuranza assoluta.
Il suo tono di voce diede
palesemente sui nervi al biondo, che rispose con voce minata da un velo
d'irritazione: «Non so cosa stia facendo mio fratello. Non sono
la sua ombra».
«Che peccato... e io che credevo che ti dicesse sempre tutto, il tuo fratellone ~ ♪»
«Non è tenuto a dirmi tutto quel che fa...»
«Così come tu non sei tenuto a dirgli tutto quel che fai».
Era chiaro come il sole
l'intento di Xerxes d'infastidirlo, di scatenare in lui una qualche
reazione violenta cui Reim potesse fare da testimone.
Vincent affilò lo sguardo, puntandolo su di lui con un'intensità a dir poco perforante.
«Oh, quell'espressione mi ricorda tanto quella di Gilbert...» commentò con frivola sfacciataggine Break.
Vincent, in cuor suo,
voleva ucciderlo: era così fastidioso, irritante ed il suo modo
insinuante d'offendere era qualcosa di frustrante oltremodo.
Il suo odio nei suoi confronti cresceva minuto dopo minuto.
«Si uccideranno...!» pensò terrorizzato Reim, avvertendo la tensione nell'aria raggiungere livelli critici.
E invece continuarono la
partita a scacchi, quasi fosse una via per incanalare l'odio reciproco
in maniera costruttiva - e non distruttiva, anche se il biondo sarebbe
stato ben felice di distruggere il suo nemico anche fisicamente.
Mentre procedevano nella
partita, Vincent s'immaginava cosa avrebbe fatto ad un peluche che
avesse avuto le sembianze di Break e che gli fosse erroneamente finito
tra le mani: si vedeva mutilarlo col suo bravo paio di forbici, aprirlo
a metà, estrarne l'imbottitura e spargerla sul pavimento,
cavargli quell'unico occhio rimastogli.
Dopotutto, lui era a conoscenza della sua visita all'Abisso e probabilmente non se n'era mai dimenticato.
Quel genere di pensieri lo
facevano sentire meglio e gli permettevano di mitigare lo sguardo,
apparire più rilassato, meno irritato.
Xerxes sembrava non voler
minimamente cambiare atteggiamento. Era come se provasse una specie di
sordido piacere nel dargli fastidio, ed effettivamente, considerato il
loro rapporto, era anche plausibile.
L'albino aveva preso a
muovere a caso le sue pedine, infischiandosene dell'andamento della
partita. Annoiato, dondolava le gambe, reggendosi con una mano il capo,
la palpebra a mezz'asta sull'unico occhio rimastogli.
Nel silenzio che s'era
creato tra di loro, all'improvviso la voce dell'albino
riecheggiò: «Che noia questo gioco...!».
Vincent, che tanto aveva
sopportato senza fare un fiato, pazientemente subendo le sue uscite
fuori del comune, cercando di dissimulare l'odio profondo che nutriva
nei suoi confronti, a quel commento esplose tutto in una volta: con uno
scatto repentino fu in piedi e la sedia rovesciata sul pavimento.
L'espressione che portava dipinta in viso poteva essere simile soltanto
a quella che avrebbe potuto avere un assassino nell'osservare una
vittima che riusciva a sfuggirgli in ogni occasione e modo; era lo
sguardo di chi avrebbe dato qualsiasi cosa pur di uccidere chi aveva
innanzi.
E Vincent Nightray, in quel momento, avrebbe voluto ammazzare Xerxes Break.
In quel momento la porta
della stanza si aprì e comparve Gilbert, che rimase impalato
sull'uscio al trovarsi innanzi a quella scena: Vincent proteso verso
Break con il chiaro intento di nuocere all'albino, il quale per contro
sorrideva compiaciuto.
«Ah, Gilbert!» esclamò Reim, palesemente sollevato dal suo ritorno.
«Gil...?» fece
il più giovane dei due Nightray, voltandosi con sguardo stupito
e sconvolto a un tempo al suo indirizzo.
Al moro ricordava
l'espressione di un bambino colto con le mani nel vaso di marmellata -
invece quella di Xerxes era quella del bambino dispettoso che l'aveva
fatto scoprire.
«Neh, sei tornato,
Gil!» esclamò allegramente l'albino, sorridendogli in modo
inquietante e fanciullesco insieme; tuttavia, l'attenzione del nuovo
venuto era tutta concentrata sul biondo.
«Vince... che stai facendo?».
Vincent rimase zitto, immobile: quello era troppo persino per Break.
Fargli fare brutta figura addirittura con suo fratello era troppo.
«Xerxes Break... io ti odio...!».
Angolino autrice
Ecco finalmente il terzo capitolo. Finalmente il tempo di fare tutto *^*
Era da tanto che cercavo un modo di infilare anche Break da qualche parte qui e finalmente ce l'ho fatta *W* *happy*
Ringrazio GMadHattressFromUnderground per la recensione allo scorso capitolo e quanti hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
|