capitolo 16
Capitolo 16
Edward
Perché? Perché Samantha aveva fatto una cosa simile?
Fuggire, senza lasciare null'altro che un biglietto privo d'
informazioni per Seth. E per dove, poi? Naturalmente aveva già
un'idea più che chiara. Se Laura era sparita, sicuramente lei
aveva tentato di non perderne le tracce, ma non era nemmeno questo il
problema, no. Il problema stava nel fatto che noi non potessimo seguire
i suoi spostamenti. Alice era cieca, quando si parlava di imprinting.
Ostacolo che Sam sapeva avrebbe potuto concederle un netto vantaggio.
La conoscevo abbastanza da pensare che fosse partita con la certezza di tornare presto a casa o almeno di far tornare Laura.
Laura. Era questo che mi rendeva nervoso, mentre ci pensavo. L'idea che
Samantha stesse andando a farsi ammazzare per proteggere una simile
traditrice. Non era da me provare tanto fastidio verso qualcuno, e
ammetto che perfino per Rosalie o per Jacob
c'era stata più simpatia che per quella ragazzina -oramai donna-
che aveva stravolto la vita di due “famiglie”.
Sia noi Cullen che il branco eravamo in ansia, e non sapevamo spiegarci
cosa le avesse spinte entrambe ad andarsene. E ad affliggerci c'erano
anche la scomparsa di mia figlia, di Gabriel e dei tre figli di Embry e
sua moglie.
Esme aveva per così dire “i nervi a pezzi”, con la
sua tendenza a preoccuparsi per tutti. Anche per chi non se lo meritava.
Carlisle discuteva spesso con Jacob, cercando di farlo ragionare, visto
che la scomparsa di Renesmèe lo aveva reso ancora più
fastidioso del solito e -terrei ad aggiungere- anche leggermente
suscettibile. Embry sembrava finito in una specie di trance;
partecipava solo un minimo a tutto quel che avveniva intorno a lui e
ascoltava poco e niente quel che dicevamo durante tutte le riunioni tra
noi vampiri e il branco di La Push.
-Laura deve essere partita per raggiungere Aro in Italia, non potrebbe
essere altrimenti- dissi, cercando di non mostrare quanto la sola idea
potesse mandarmi fuori di testa, mentre Bella mi stringeva con forza
una mano, sentendo nuovamente il nome di Aro.
-Non può essere. Laura non andrebbe mai a casa di un
succhiasangue! E' ridicolo!- Paul scrollò le spalle, seccato
-Non può essere- ripetè.
-Paul, non possiamo dare nulla per scontato- la voce pacata di Carlisle
era sempre in grado stupirmi. Non sarei mai riuscito ad essere come
lui, neanche continuando a impegnarmi per riuscirci.
-Ma allora...se Laura non ha seguito Aro, Sam non ha seguito Laura e i
ragazzini non hanno seguito Sam...cos'altro potrebbe averle portati
tutti ad andarsene?- Emmett mi guardò un attimo, poi
fissò Carlile, sicuro di aver fatto una buona osservazione.
Carlisle tese le labbra, affranto, poi sospirando mormorò
-Potrebbe essere la soluzione più logica, ma non abbiamo
certezze. Prima di fare qualunque cosa dobbiamo essere sicuri di aver ragione-.
-Certo. Non potremmo presentarci a Volterra accusando Aro di
chissà quale mossa meschina, anche se sarebbe da lui- Seth
strinse i pugni, ricordando un giorno di tanti anni prima, quando era
in corso una battaglia.
Ci ritrovammo tutti ad annuire, sapendo che era nella natura di Aro
fare qualunque cosa per avere ciò che voleva. Il punto era
capire se la sua attenzione era rivolta a Laura o a Sam, e speravamo
che Renesmèe e gli altri non fossero diretti in Italia,
perché se i giovani Queleute potevano salvarsi, non sapevo
quante possibilità avesse mia figlia.
Le parole che disse una volta Laura mi tornarono in mente. Qualcosa come “Tua figlia e il suo potere avrebbero per lui un'utilità pari a zero, e se ne stancherebbe presto”.
Scoprii per un secondo i denti, colto da un'improvviso senso
d'inquietudine. La mia Nessie, forse, stava andando incontro alla morte.
Seth
Non c'era tortura più grande di sapere Sam lontana da me e dalle
mie cure (anche se, ne ero al corrente, sarebbe stata in grado di
sopravvivere senza il minimo controllo da parte mia). La distanza mi
faceva sentir male, eppure mi ero ripromesso di non reagire nello
stesso modo in cui aveva reagito Embry, che sembrava così
sconvolto dall'aver perso moglie e figli in un solo giorno da non
riuscire più nemmeno a ragionare.
Noi tutti continuavamo a discutere sui come e sui perché, eppure
c'era una persona che per tutto il tempo era rimasta in silenzio, e non
sto parlando del mio amico ma bensì di mia sorella Leah. La
guardai in viso e capii subito che stava tenendo nascosto qualcosa a
tutti noi, e lo stava facendo con così tanta cura, forse
aspettando il momento giusto, da non rendere la cosa nota nemmeno a
Edward, forse a sua volta troppo impegnato a riflettere per permettersi
di entrare nelle teste altrui.
Le andai vicino, lentamente, mettendomi accanto a lei, e dissi, a voce
bassa -Cosa nascondi, Leah?-. Lei sussultò, fissandomi, tese le
labbra e mi rispose come avrebbe fatto quand'ero ancora un ragazzino
-Fatti gli affari tuoi, Seth-. Si torceva le mani, fissando un punto
imprecisato nel vuoto davanti a lei, per evitare di guardarmi. Le presi
il mento tra le mani, costringendola a voltarsi -Guardami-.
Obbedì, seppur controvoglia, mordendosi con forza un labbro,
mentre tutti gli altri si erano voltati a fissarci e Edward, in
quell'attimo di lucidità, si era soffermato sui pensieri di mia
sorella, perdendo -se possibile- colorito, prima di ringhiare -CHE
COSA?!-.
Bella gli stringe un braccio, osservandolo -Che succede?-.
Sam e gli altri del branco fissarono Leah attenti. Erano giorni che
durante i nostri turni di guardia Jared, Paul o Quil si lamentavano
dello stranissimo fatto che la donna non pensasse assolutamente niente
durante le ronde di guardia attorno alla riserva.
Leah mi fulminò, come incolpandomi di aver fatto spostare
l'attenzione di tutti su di lei, poi sospirò e iniziò a
dire, passandosi una mano sui capelli tenuti come sempre corti e
disordinati -Qualche tempo fa un vampiro è entrato in casa mia,
dicendomi che non era venuti da voi Cullen per non rischiare di
mettervi ancora nei guai, e che aveva preferito parlare con me che ero
una “parente di Sam, il nuovo membro della loro famiglia”,
cioè vostra- guardò Carlisle, cupa, poi proseguì
-Lo ricordai dopo qualche attimo. Aveva partecipato alla battaglia
contro i vampiri italiani. Si chiama Eleazar, mi pare-.
Il padre di Edward sussultò, mentre ripeteva, tra sé -Eleazar?-.
Leah annuì velocemente -Rimase tutto il tempo immobile al centro
del mio salotto, aveva l'aria distrutta. Mi spiegò che avrei
dovuto mantenere il segreto di quel che stava per dirmi fino a che non
si fosse presentato il momento giusto-.
-Di che accidenti parli, Leah?!- Paul la guardò seccato, ma Sam,
con la mascella contratta, alzò un braccio come per dirgli di
fare silenzio. Jacob la fissava come se stesse pensando ucciderla, e lo
stesso valeva per Edward, che sicuramente aveva già letto ogni
cosa che stava per dirci dalla sua mente.
Mia sorella sembrò ignorare gli sguardo più severi -Mi
disse che quel vampiro italiano...Aro, lo aveva richiamato a Volterra
per un incontro amichevole, e che lui non se l'era sentita di rischiare
che mandasse qualcuno fino a Denali per mettere in pericolo tutto il
resto della sua famiglia, così era partito da solo per arrivare
fin lì. Questo Eleazar...ve lo dico sinceramente...sembrava
afflitto. Sono certa che deve essergli costato parecchio andare da
quell'altra sanguisuga, ma queste sono cose che sapete voi Cullen e in
cui non voglio immischiarmi. Comunque, mi spiegò che Aro aveva
voluto sapere da lui di quale potere fosse provvista Sam e che era
stato costretto a rispondergli in tutta sincerità, sempre per
non recare possibili danni a...com'è che si chiamava...-
-Carmen- notai l'espressione tesa di Esme, mentre diceva il nome della vampira.
Mia sorella fece di nuovo un cenno di assenso con la testa, poi si
passò una mano sul viso e disse -Questo
Eleazar...continuò a ripetermi che non avrei dovuto parlare
della sua visita con nessuno di voi, e che non dovevo assolutamente
avvertirvi di quel che Aro aveva in mente se non se ne fosse presentato
il bisogno. Aro lo ha mandato via apparentemente senza problemi, ma lui
sapeva che se lo aveva richiamato per chiedergli un'informazione
simile, voleva dire che desiderava averla, e che avrebbe trovato il
modo di farla arrivare fino al suo palazzo. “Ottima per la sua collezione” mi disse, poi arrivò Gabriel e lui si agitò, dicendo che non poteva restare oltre-.
Smise di parlare, lasciando che un profondo silenzio avvolgesse il
salone dei Cullen. I miei occhi dovevano essere spalancati, mentre la
guardavo come se mi avesse appena fatto il più grande torto di
tutti i tempi (e forse era davvero quel che pensai in quel momento).
Carlisle si passò stancamente le mani sul viso, sospirando, poi
disse, lento -Capisco cosa lo ha spinto a non venire da noi subito, ma
ora dobbiamo pensare a come comportarci. Almeno sappiamo che Sam deve
essere in Italia-.
-E anche Laura- Embry ringhiò, come risvegliandosi dal suo
strano stato di trance. Lo vidi scostarsi dalla parete su cui era
poggiato e tremare, teso. Quil gli mise una mano sulla spalla -Embry,
risolveremo la cosa-.
L'entusiasmo di Emmett di fece subito sentire -Si va in Italia?-.
Aro
Le sue labbra erano al cosa più deliziosa del mondo, ed il suo
sangue, quando mi aveva inondato la bocca, mi era parso più
dolce dell'ambrosia tanto amata dagli dei pagani che millenni prima
avevo pregato e lodato.
Gliele mordicchiai, compiacendomi della fedeltà che mi
dimostrava e dell'attenzione che metteva in tutto ciò che le
mostravo in ogni attimo che passavamo assieme.
Laura era una piccola fonte di sapere che a sua volta si sentiva in
bisogno di conoscere il doppio delle cose che già aveva
assimilato coi pochi anni di vita umana, ed io -quasi mi viene da
ridere, combattendo contro quella parte di me che ancora adesso cerca
di non ammetterlo- la amavo.
La amavo come non avrei mai potuto amare mia moglie, così ottusa
e viziata; come non avrei potuto amare il carattere irascibile di Caius
o gli occhi sonnolenti di Marcus. Lei era la luce in mezzo a tutto il
buio che mi avvolgeva, e sapevo di non potermene separare, per motivi
ovvi.
Punto primo, era dotata di un inestimabile e assolutamente letale
potere e, secondo, la sua allegria ed il suo aspetto mi aiutavano a non
scordare di quali peccati mi ero macchiato nel corso del tempo. Era
l'unica persona al mondo che riuscisse a rendermi felice e al tempo
stesso torturarmi col ricordo di mia sorella Didyme.
Anche Marcus, girovagando come uno spettro per i corridoi, a volte si
fermava davanti alla soglia della camera che avevo fatto sistemare per
Laura, osservandola quando capitava che lei lasciasse la porta aperta o
anche solo socchiusa.
Lei mi raccontava tutto ciò con estrema calma, osservandomi
senza incolparmi di nulla, senza farmi sentire un mostro, regalandomi
piccoli baci veloci o intere notti d'amore.
Il nostro era e sarebbe sempre stato un rapporto equilibrato, fatto di
cultura, sesso e sangue. Proprio ciò che serviva, non trovate?
-Sai, oggi ho osservato la reazione di Sam nella Sala Maggiore...- si
strinse a me, stuzzicandomi uno dei capezzoli con la punta della lingua
-Continua...-. Non saprei dire se quella richiesta fosse diretta alle
sue parole o al suo perfido giochino.
La vidi sorridere, mentre sussurrava -Il nostro spettacolino l'ha fatta
agitare molto-. Arricciai il naso. Mettendomi seduto e facendola
scostare delicatamente -Agitazione, agitazione, agitazione! Non si
parla di nient'altro! Dovrà abituarsi, Laura! Sono sicuro che
quando sarà costretta a bere da un uomo, o da una donna, il
sangue le farà tornare la ragione! Nessun vampiro ha la stessa
forza di volontà di Carlisle, ne sono più che certo. Lui
è l'unico ad essere davvero convinto di ciò che fa, a non
avere mai tentennamenti...- avrei continuato a parlare, per scaricare
la tensione e il nervosismo, ma sentii le mani sicure di Laura
massaggiarmi le spalle e le sue labbra morbide andarono a posarsi sulle
mia pelle. I seni candidi e prosperosi premuti alla mia schiena.
Socchiusi gli occhi, sospirando -Sei sempre così astuta...-.
Rise -So soltanto cosa ti piace, è diverso-. Mi lasciai sfuggire
un sorrisino malizioso e voltai la testa, per cercare la sua bocca. Lei
mi accontentò, baciandomi, ed io velocemente mi morsi la lingua,
donandole un piccolo assaggio del mio sangue. Lei ci si aggrappò
con tutto il suo bisogno, lasciandosi rapire dal dolce sapore di quel
liquido rosso, poi ridacchiò, buttandosi all'indietro di peso,
sul materasso con le sfatte lenzuola color porpora.
Diedi il permesso ai miei occhi di vagare sul suo corpo morbido e
tiepido, con estrema soddisfazione, poi, sempre con un'estrema
sensazione di “relax”, mi rimisi al suo fianco, baciandola
dolcemente perché, al contrario di quel che si possa pensare del
sottoscritto, sapevo tirar fuori anche un lato tenero...con chi volevo,
chiaro.
Laura strofinò il suo viso contro il mio torace, facendo le fusa -Con te...mi sento libera-.
Sorrisi, stringendola con forza -Con te mi sento vivo-.
Come potete vedere, l'ospite
misterioso in casa di Leah non era Nahuel (qualcuna di voi lo aveva
ipotizzato, me lo ricordo bene -w-) ma in realtà è il
povero Eleazar, preso di mira dal suo ex padrone per sapere se Sam
fosse stata provvista o no di qualche potere. Altrimenti come faceva
Aro a venirlo a sapere? xD Laura non gli parlava mica dell'amica, sulle
sue lettere, eh ù.ù
Ma, comunque! passo a ringraziare chi continua a seguire la nostra -mia e ormai anche di Laura- storia.
Apprezziamo i commenti, seppure pochi, visto il periodo di vacanze :)
A presto, quindi, con un altro capitolo!
Tanti baci.
Sam
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