Note: la canzone
citata è "Non, je ne regrette rien" di Edith Piaf (tra
l'altro fa parte della colonna sonora di Inception <3). Il
sottofondo musicale francese durante i momenti di intimità
è decisamente da Kurt, quella parte della 1x18 mi ha fatto
morire :D
In questo capitolo c'è un riferimento alla fanfic "So, what
about the future?" di RobyLupin, che consiglio di leggere <3
Spero questa storia continui a piacervi :)
4.
Le luci soffuse
delle candele, i calici riempiti di vino rosso da cui era stato bevuto
soltanto un sorso – i ventuno anni li avevano raggiunti da
tempo, ma l’alcool ricordava loro troppe brutte sensazioni
–, un mazzo di rose rosse che Kurt si era ostinato a voler
comprare, e dei cioccolatini che Blaine
si era ostinato a voler comprare. Ma le note delicate cantate in
francese dalla melodica voce di Edith Piaf che uscivano dal lettore CD
e si diffondevano nella stanza silenziosa erano la ciliegina sulla
torta.
Kurt
rilassò le spalle, lasciandosi sprofondare sul divano, e
spostò la testa da un lato, permettendo a Blaine di baciarlo
più facilmente sul collo. Gli passò le mani sulle
braccia, accarezzandolo fino alle spalle in movimenti lenti e misurati,
mentre intuiva le labbra dell’altro risalire dolcemente fino
al suo mento. Avvertì un brivido quando percepì
il respiro di Blaine sul suo orecchio, e gli strinse i capelli per
tenerlo lì e avere qualche altra attenzione - come se gliene
avesse mai fatte mancare.
“C’est payé,
balayé, oublié”
mormorò Kurt, cantando sopra le parole della canzone con la
sua voce chiara. “Je
me fous du passé” sorrise.
Sentì
Blaine sorridere contro la sua tempia, prima di tornare a guardarlo
dritto negli occhi. Gli aveva poggiato la fronte contro la sua, facendo
aderire meglio i loro corpi; sapeva che per Kurt quella vicinanza non
era mai troppa, ormai aveva imparato le cose che gli piacevano di
più – e soprattutto il modo
più veloce di fare pace.
“Non
ti importa più del passato?” gli
sussurrò, scendendo a baciargli piano uno zigomo e poi una
guancia, mentre con la mano gli accarezzava i capelli. “Amo
quando parli in francese, è talmente sexy”.
E lo sapeva,
eccome se Kurt lo sapeva.
Si
limitò però a sorridere, facendo scorrere una
gamba contro quella di Blaine, lasciandosi sfuggire un sospiro quando
l’altro gli baciò l’angolo della bocca.
“Pensavo di essere sexy sempre” gli disse, beandosi
del mugolio di assenso che l’altro aveva soffocato contro il
suo collo. “Blaine, gradirei una risposta
intelligibile”.
“Sei
bellissimo” chiarì quindi, rialzandosi a
guardarlo, non curandosi di quanto i suoi capelli ricci fossero
spettinati. E nonostante tutto i suoi occhi non mentivano, per questo
quando Kurt se ne accorse decise che poteva considerarlo perdonato
– anche perché sarebbe stato difficile
nascondergli di essere arrossito. “Sei bellissimo, Kurt, e
non riesco a smettere di pensare che presto
sarai…” ma si bloccò, mentre un
pensiero gli increspava la pelle della fronte.
“Perché quello era un sì,
giusto? Intendo, quello di oggi pomeriggio al Lima
Bean…”
L’altro
roteò gli occhi e per quanto gli dispiacque si
spostò, sciogliendosi dall’abbraccio e tornando
seduto composto sul divano della sua stanza.
“Dove
vai?” chiese preoccupato Blaine, sedendosi subito accanto a
lui e prendendogli la mano. “Preferivo quello che stavamo
facendo prima” gli fece sapere dolcemente, riavvicinandosi al
suo viso.
Ma Kurt fu
più veloce e si allontanò, fintamente
scandalizzato. “Blaine! Ci sono mio padre e Carole al piano
di sotto, non mi sembra il momento adatto per certe cose!”
L’altro
sbuffò alzando gli occhi al cielo, in un modo
così lontano dal suo comportamento sempre impeccabile ma
così stranamente vicino al gesto che vedeva fare
quotidianamente a Kurt. Evitò tuttavia di fargli notare che certe cose le
aveva volute cominciare proprio lui
come valido metodo per farsi perdonare l’uscita di quel
pomeriggio.
Continuò
a tenere la mano nella sua, stringendola leggermente, e alla fine gli
disse con un sorriso smagliante: “E allora?
Perdonato?”
Kurt
sospirò in quel modo teatrale che amava tanto fare, per
l’appunto, come a pensarci ancora un attimo anche se aveva
preso una decisione ore prima. “Mi hai chiesto di sposarti
così all’improvviso... In un bar. Ok, era
il nostro bar, ma era sempre e comunque un- Blaine!”
“Mh?”
domandò l’altro, riemergendo pigramente dal collo
di Kurt. “Era un sì, vero?”
evidenziò con un sorriso sornione.
“Mh.
Domani comunque torniamo a New York, dovremmo finire di preparare le
valigie” disse con fare pratico, solo per togliersi certe
idee dalla testa ed evitare di arrossire più di quanto
già non fosse, ignorando con difficoltà i fiori,
i cioccolatini, i calici di vino e la musica che ancora faceva loro da
sottofondo.
“Possiamo
farlo dopo” decise per lui, passando un braccio attorno alla
vita di Kurt e attirandolo a sé. “E per dopo
intendo domani” precisò, spingendolo di nuovo sui
cuscini del divano e riprendendo a baciarlo da dove si era fermato.
“Immagino…”
rispose divertito, lasciandosi andare a tutte quelle dolci coccole. Il
suo ragazzo - e da quel pomeriggio futuro marito - era davvero bravo in
questo. Futuro marito… suonava proprio bene, si disse,
ridendo compiaciuto tra sé e sé.
“Però devi smetterla, la prossima volta cosa
farai? Mi dirai di aspettare un bambino mentre bevi tranquillamente il
tuo caffè al Lima Bean?”
Blaine si
limitò a mordergli il collo, facendolo sussultare, sorpreso.
“Troverò il modo di curare questo trauma da
bar” gli disse, sussurrando al suo orecchio con quel suo tono
profondo che faceva impazzire Kurt nel giro di un nanosecondo.
“Anzi, credo di averlo già
trovato…” e lasciò in sospeso la
frase, risalendo con le labbra fino al mento, sempre
più vicino alla bocca, con lentezza esasperante, mentre con
le dita gli accarezzava una guancia e l’altra mano scendeva
sulla sua pancia e scivolava sul divano.
“E
sarebbe…?” si ritrovò a chiedere,
notando quanto la sua voce si fosse abbassata.
“Cioccolata”
esultò, prendendo rapidamente un cioccolatino dal tavolino
accanto a loro e infilandolo nella bocca aperta per lo stupore di Kurt.
Kurt,
sì. Che rischiò di morire soffocato in quel
momento. “Sei impazzito?” sbottò,
tentando di sollevarsi. “Non la mangio questa
roba!” finì con voce stridula.
L’altro
si limitò a ridacchiare, soprattutto notando che quel
cioccolatino il suo ragazzo lo aveva ingoiato senza fare troppe storie.
Gli passò le dita sulle labbra, guardandolo poi seriamente
negli occhi azzurri, e Kurt si ritrovò senza fiato, di
nuovo.
“Le
tue dita sanno di cioccolato” pigolò, cercando un
contatto maggiore con il corpo di Blaine, portando una mano alla sua
nuca e avvicinandolo al suo viso.
Blaine gli
baciò una guancia, indugiando più a lungo del
dovuto sulla sua pelle delicata, chiudendo gli occhi e riaprendoli
l’attimo dopo, per guardarlo di nuovo.
“Non, rien de rien. Non, je ne
regrette rien” cantò Kurt, sottovoce,
sulle note finali della canzone, mentre l’altro ora gli
baciava delicatamente il lato della bocca. Si ritrovò a
fissarlo, perdendosi in quegli occhi scuri e innamorati che fin troppo
spesso, anche dopo tutti quegli anni, gli facevano mancare un battito.
“E comunque era un sì”.
E Kurt
pensò che al mondo non poteva esistere nulla di
più bello del suo ragazzo – futuro marito
– a pochi centimetri dal suo viso, che gli
sorrideva in quel modo, e che lo amava
in quel modo.
Poi Blaine si
chinò quel poco che bastava per arrivare alla sua bocca.
“Car ma vie,
car mes joies, aujurd’hui ça commence avec toi”
gli sussurrò prima di baciargli le labbra.
E
capì che niente, niente,
sarebbe mai stato più bello di quel bacio, anche se aveva
ancora il sapore di cioccolato impastato nella sua bocca.
Traduzione:
C’est payé,
balayé, oublié. Je me fous du passé
“E’
stato pagato, spazzato via, dimenticato, non mi importa del
passato.”
Non, rien de rien. Non, je ne
regrette rien
“No,
niente di niente, non rimpiango niente”
Car ma vie, car mes joies,
aujurd’hui ça commence avec toi
“Perché
la mia vita, la mia gioia, oggi comincia con te”
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