Cap. 11
XI Capitolo
Il mattino
seguente mi alzai riposato e di buon umore. Dopo una veloce doccia, mi vestì e
scesi per la colazione.
Un buon profumino
di brioches, appena sfornate, solleticò il mio naso e con due falcate raggiunsi
la cucina. Tornai in sala da pranzo con in mano un vassoio stracolmo di
brioches, succo di frutta, caffè, zucchero, cereali, frutta ed un piatto di
uova e bacon fritti ancora fumanti. Mi leccai le labbra al pensiero di tutte quelle
delizie. Poggiai il vassoio sul lungo tavolo e mi accomodai.
Diedi uno
sguardo al grande orologio che decorava la parete di fronte. Era presto, erano
appena le otto.
“Gerard,
tesoro…” cominciò a parlare mia madre.
Lei e Lisa
mi sedevano di fronte.
Alzai la
testa ma non dissi nulla, anche perché avevo la bocca piena e non mi sembrava
una buona idea spargere pezzi di uova nel raggio di un paio di metri.
“Io e Lisa
stavamo pensando di andare a Glasgow. Vorrei andare al cimitero a trovare papà”
“Volete che
vi accompagni?” chiesi loro deglutendo.
L’idea di andare al cimitero non mi entusiasmava.
Avrei preferito aspettare.
“No, caro.
Non è necessario. Farò compagnia io a tua madre” rispose Lisa.
Il suo
volto era sereno e mi sorrideva leggermente. Nonostante l’età era una bella
donna.
“Va
bene”acconsentì annuendo
Mia madre
sorrise e dopo qualche secondo si alzarono entrambe andando a prepararsi.
Sarebbero tornate in tarda serata.
Finì di
fare colazione con calma. Qualche giorno di vacanza ci voleva proprio. Mi sarei
rilassato e riposato. Da tempo non trovavo del tempo da dedicare a me stesso e
ai miei interessi. Amavo leggere, fare sport ed uscire con gli amici. Ma, in
assoluto, amavo dormire.
Avendo
assolto quello, mi avvicinai alla fornita libreria, in salotto, e ne presi un
volume. Mi accomodai sulla poltrona e dando le spalle alla porta concentrai la
mia attenzione sul testo che avevo fra le mani.
“Buon
giorno” una voce mi distrasse e mi fece voltare la testa.
Sophie era
alla porta con una mano sulla maniglia. Indossava una lunga maglietta a maniche
corte che le copriva le gambe fino a metà coscia. Aveva i capelli in disordine
e il viso ancora assonnato, tuttavia la trovai bellissima.
Era
semplice, senza trucco. Molto naturale.
“Ti
disturbo?” chiese notando il libro che ancora tenevo in mano
Probabilmente
avevo ancora la bocca aperta come un baccalà, così cercando di riprendermi la
invitai ad entrare.
“No, certo
che no. Accomodati. Ben svegliata”
Seguì i
suoi passi con lo sguardo finché non si accomodò sul divano. Solo allora notai
che non aveva ciabatte né calze. Era a piedi nudi.
“Scusa, ma
non sopporto le ciabatte e le calze le utilizzo solo in inverno o quando fa
troppo freddo” spiegò con un sorriso.
“Hai fame?”
le chiesi
“Hai visto
mia madre?”
Parlammo
entrambi nello stesso momento e dopo un’occhiata sorridemmo tutti e due.
“Lisa e mia
madre sono uscite circa quaranta minuti fa”
dichiarai guardando l’orologio che avevo al polso “Sono andate a
Glasgow, al cimitero. Torneranno in tarda serata” conclusi.
Lei attenta annuì con la testa e lentamente si
alzò
“Dove vai?”
chiesi senza neanche pensare
“Ho fame.
Vado a fare colazione”
Era seria
ed evitò di guardarmi. Era alla porta quando mi alzai anche io e feci per
seguirla
“Aspetta …
ti accompagno”
“Grazie ma
non è necessario. So dov’è la cucina” aveva usato un tono freddo.
Forse è ancora arrabbiata
per quello che è successo ieri sera.
La seguì
ugualmente mentre un ghigno apparve sul mio viso
Susy aveva ragione … ero
uno scassapalle!
Si muoveva
senza fretta con passi brevi. Aveva la schiena dritta ed un buon portamento.
Ancheggiava leggermente ma non in maniera volgare.
Possibile che qualsiasi
cosa faccia questa ragazza mi tiri a sé come una falena alla sua luce?
Non la
seguì fino in cucina ma rimasi in sala da pranzo apparecchiando un angolino
solo per lei.
La vidi
ritornare con una strana espressione sul viso.
“Cosa c’è?”
domandai candidamente
“Non c’è
nulla da mangiare” rispose sbuffando scocciata “Strano perchè Lisa mi aveva promesso di
preparare le brioches. Sa che le adoro, soprattutto per colazione” continuò
pensierosa.
A quelle
parole un brivido di panico mi attraversò.
Avevo mangiato io tutte le
brioches!
Naturalmente
non ne feci parola e con indifferenza dissi “Beh, poco male. Usciamo! Ti offro
la colazione”
“No,
grazie. Non importa” guardò l’orologio e sbuffò di nuovo.
In pochi
passi raggiunse la porta, ma non gli permisi di uscire perché la bloccai per un
braccio.
“Hai fame …
ed è ancora presto, qui vicino c’è un posticino molto carino dove fanno delle
brioches al cioccolato favolose” tentai di convincerla
“Non
importa. Grazie” provò a liberarsi dalla mia stretta ma io non mollai
“Perché
no?” domandai curioso
“Perché non
mi sei particolarmente simpatico e preferisco non essere in debito con chi mi è
antipatico”
La guardai
negli occhi per qualche istante per poi scoppiare a ridere
“Sei sempre
così esplicita?”
“Sono sincera
e dico sempre quello che penso, si! ” ribatté alzando il mento.
Con uno
strattone liberò il braccio dalla mia presa.
“Potresti
risultare acida e sgradita con questo atteggiamento, lo sai?”
Scrollò le
spalle “Sono fatta così!” si stava accingendo a salire le scale quando la mia
voce la bloccò
“Mi piace
come sei fatta” ribattei accarezzando il suo corpo con lo sguardo
Lei si girò
verso di me. Incrociò lo sguardo con il mio, arrossì ma non proferì parola.
Si girò
nuovamente e s’incamminò su per le scale, probabilmente verso la sua camera.
|