Fanfic su attori > Gerard Butler
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Autore: irene862    01/07/2011    3 recensioni
2015 --> REVISIONATA E CORRETTA!
Dal IX capitolo..
“Hai perfettamente ragione, sei stato uno stronzo. Un emerito, grandissimo stronzo! Non ti permettere mai più di rifare o ridire quello che hai detto e fatto. Perché te ne pentiresti! “ Non so dove presi il coraggio di minacciarlo. Ma fui contenta di avercelo ficcato da qualche parte.
“Non so con chi hai a che fare quotidianamente, nel tuo mondo patinato di super divi miliardari, ma qui è diverso. Siamo nel mondo reale bello! La gente merita rispetto!” Eravamo talmente vicini che i nostri abiti si sfioravano. Gli puntai un dito sul petto e lo pungolai. ” E non mi importa un fico secco se sei un attore Hollywodiano o che altro. Non credo ad una sola parola delle tue scuse di poco fa quindi non starmi tra i piedi ed andremo d’accordo! Non sono venuta fin qui da casa mia per farmi insultare da un maledetto idiota borioso, come te!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Cap. 11

XI Capitolo

 

Il mattino seguente mi alzai riposato e di buon umore. Dopo una veloce doccia, mi vestì e scesi per la colazione.

Un buon profumino di brioches, appena sfornate, solleticò il mio naso e con due falcate raggiunsi la cucina. Tornai in sala da pranzo con in mano un vassoio stracolmo di brioches, succo di frutta, caffè, zucchero, cereali, frutta ed un piatto di uova e bacon fritti ancora fumanti. Mi leccai le labbra al pensiero di tutte quelle delizie. Poggiai il vassoio sul lungo tavolo e mi accomodai.

Diedi uno sguardo al grande orologio che decorava la parete di fronte. Era presto, erano appena le otto.

“Gerard, tesoro…” cominciò a parlare mia madre.

Lei e Lisa mi sedevano di fronte.

Alzai la testa ma non dissi nulla, anche perché avevo la bocca piena e non mi sembrava una buona idea spargere pezzi di uova nel raggio di un paio di metri.

“Io e Lisa stavamo pensando di andare a Glasgow. Vorrei andare al cimitero a trovare papà”

“Volete che vi accompagni?” chiesi loro deglutendo.

L’idea di andare al cimitero non mi entusiasmava. Avrei preferito aspettare.

“No, caro. Non è necessario. Farò compagnia io a tua madre” rispose Lisa.

Il suo volto era sereno e mi sorrideva leggermente. Nonostante l’età era una bella donna.

“Va bene”acconsentì annuendo

Mia madre sorrise e dopo qualche secondo si alzarono entrambe andando a prepararsi. Sarebbero tornate in tarda serata.

Finì di fare colazione con calma. Qualche giorno di vacanza ci voleva proprio. Mi sarei rilassato e riposato. Da tempo non trovavo del tempo da dedicare a me stesso e ai miei interessi. Amavo leggere, fare sport ed uscire con gli amici. Ma, in assoluto, amavo dormire.

Avendo assolto quello, mi avvicinai alla fornita libreria, in salotto, e ne presi un volume. Mi accomodai sulla poltrona e dando le spalle alla porta concentrai la mia attenzione sul testo che avevo fra le mani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Buon giorno” una voce mi distrasse e mi fece voltare la testa.

Sophie era alla porta con una mano sulla maniglia. Indossava una lunga maglietta a maniche corte che le copriva le gambe fino a metà coscia. Aveva i capelli in disordine e il viso ancora assonnato, tuttavia la trovai bellissima.

Era semplice, senza trucco. Molto naturale.

“Ti disturbo?” chiese notando il libro che ancora tenevo in mano

Probabilmente avevo ancora la bocca aperta come un baccalà, così cercando di riprendermi la invitai ad entrare.

“No, certo che no. Accomodati. Ben svegliata”

Seguì i suoi passi con lo sguardo finché non si accomodò sul divano. Solo allora notai che non aveva ciabatte né calze. Era a piedi nudi.

“Scusa, ma non sopporto le ciabatte e le calze le utilizzo solo in inverno o quando fa troppo freddo” spiegò con un sorriso.

“Hai fame?” le chiesi

“Hai visto mia madre?”

Parlammo entrambi nello stesso momento e dopo un’occhiata sorridemmo tutti e due.

“Lisa e mia madre sono uscite circa quaranta minuti fa”  dichiarai guardando l’orologio che avevo al polso “Sono andate a Glasgow, al cimitero. Torneranno in tarda serata” conclusi.

 Lei attenta annuì con la testa e lentamente si alzò

“Dove vai?” chiesi senza neanche pensare

“Ho fame. Vado a fare colazione”

Era seria ed evitò di guardarmi. Era alla porta quando mi alzai anche io e feci per seguirla

“Aspetta … ti accompagno”

“Grazie ma non è necessario. So dov’è la cucina” aveva usato un tono freddo.

Forse è ancora arrabbiata per quello che è successo ieri sera.

La seguì ugualmente mentre un ghigno apparve sul mio viso

Susy aveva ragione … ero uno scassapalle!

Si muoveva senza fretta con passi brevi. Aveva la schiena dritta ed un buon portamento. Ancheggiava leggermente ma non in maniera volgare.

Possibile che qualsiasi cosa faccia questa ragazza mi tiri a sé come una falena alla sua luce?

Non la seguì fino in cucina ma rimasi in sala da pranzo apparecchiando un angolino solo per lei.

La vidi ritornare con una strana espressione sul viso.

“Cosa c’è?” domandai candidamente

“Non c’è nulla da mangiare” rispose sbuffando scocciata  “Strano perchè Lisa mi aveva promesso di preparare le brioches. Sa che le adoro, soprattutto per colazione” continuò pensierosa. 

A quelle parole un brivido di panico mi attraversò.

Avevo mangiato io tutte le brioches!

Naturalmente non ne feci parola e con indifferenza dissi “Beh, poco male. Usciamo! Ti offro la colazione”

“No, grazie. Non importa” guardò l’orologio e sbuffò di nuovo.

In pochi passi raggiunse la porta, ma non gli permisi di uscire perché la bloccai per un braccio.

“Hai fame … ed è ancora presto, qui vicino c’è un posticino molto carino dove fanno delle brioches al cioccolato favolose” tentai di convincerla

“Non importa. Grazie” provò a liberarsi dalla mia stretta ma io non mollai

“Perché no?” domandai curioso

“Perché non mi sei particolarmente simpatico e preferisco non essere in debito con chi mi è antipatico”

La guardai negli occhi per qualche istante per poi scoppiare a ridere

“Sei sempre così esplicita?”

“Sono sincera e dico sempre quello che penso, si! ” ribatté alzando il mento.

Con uno strattone liberò il braccio dalla mia presa.

“Potresti risultare acida e sgradita con questo atteggiamento, lo sai?”

Scrollò le spalle “Sono fatta così!” si stava accingendo a salire le scale quando la mia voce la bloccò

“Mi piace come sei fatta” ribattei accarezzando il suo corpo con lo sguardo

Lei si girò verso di me. Incrociò lo sguardo con il mio, arrossì ma non proferì parola.

Si girò nuovamente e s’incamminò su per le scale, probabilmente verso la sua camera.

  
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