Ehm...
Prima di inziare ci sono un paio di notizie di servizio che devo
darvi.
Innanzi
tutto vorrei ringraziare la mia migliore recensitrice (?) che sta
passando di qui e soprattutto che mi sostiene e mi da le idee giuste.
Sei un Genio. Grazie Rò <3
Poi
piccola comunicazione pubblicitaria. Il 10 di Luglio uscirà
finalmente il libro che ho scritto con quella santa donna di Shanna_bb,
santa e bravissima. Se vi interessa di sapere di cosa si parla, venite
a trovarci su questa pagina
http://www.facebook.com/?ref=home#!/pages/Floreat-Salopia/122253984521029
Seguiteci
per avere tutte le News ^_^
Grazie!
Capitolo
4
Piazza
del Campo era baciata dal sole, faceva un caldo di quelli che ti
entrano nella
carne e non ti lasciano fino a quando non ti butti in una piscina e
Jared
sorrise nel vedere Zoe alle prese con l’italiano basilare per
prendersi una
bottiglietta d’acqua in un bar.
Erano
rimasti tutti sorpresi, lui per primo in effetti, del fatto che invece
di
andare a Parigi con Shannon per riposarsi, avesse seguito il consiglio
della
ragazza di andare in quello sperduto comune italiano.
Lui
di Siena non conosceva praticamente niente. Sapeva solo che facevano il
Palio
una volta l’anno. Solo li aveva scoperto che in
realtà il Palio si correva due
volte l’anno. Peccato che lo aveva perso per un soffio, visto
che la sera prima
era ancora in Svezia a cantare. Sul selciato di quel posto incantevole
c’erano
ancora dei residui di terriccio che evidentemente usavano per
“foderare” la
pista di corsa.
Si
risvegliò quando sentì Zoe sbuffare.
“Ci
sei riuscita?”
“Sì...
è stata dura, ma ce l’ho fatta. Il mio italiano
è decisamente arrugginito. Del
resto non parlandolo correntemente, è ovvio che ho problemi.
I verbi in questo
paese sono un incubo. Mea culpa, dopo l’università
l’ho abbandonato. Dovrò
ricominciare.”
“Pensi
che se fotografo la piazza e la metto su Twitter ci ritroviamo
un’orda di
Echelon qui?”
“Probabile.
Bhe magari un’orda no... quante Echelon ci saranno a
Siena?”
“Non
ne ho idea, ma meglio che lascio perdere. Dove mi porti,
guida?”
“Andiamo
al Duomo. Poi torniamo indietro e vediamo se riusciamo a vedere il
Palazzo
Comunale.”
Camminarono
tranquilli come due turisti qualsiasi, chiacchierando di cose inutili
in quel
momento, quali concerti o programmi per Atene, per poi immergersi nella
storia
Senese. Jared era francamente stupito delle conoscenze di Zoe,
nonostante
sapesse perfettamente cosa l’aveva animata a tale conoscenza.
Il
tour bus si muoveva lento per la lunga e
dritta autostrada che collegava Houston ad Atlanta, intorno a loro il
buio
assoluto. Jared si rigirò per l’ennesima volta nel
suo letto sprimacciando il
morbido cuscino. Sentiva Shannon russare come un trombone nonostante i
tappi
nelle orecchie. Aveva sete, stranamente sentiva una leggera morsa nello
stomaco
e doveva andare in bagno. Con queste premesse capì che
l’unica cosa da fare era
alzarsi: si prospettava una nuova nottata di insonnia.
Guardò
lo schermo del BB che gli rimandava
un’ora da vampiro più che da essere umano, una
decina di mail, probabilmente
spam, e un centinaio almeno di menzioni su Twitter. Quasi quasi poteva
mettersi
a rispondere a qualcuno: avrebbe passato il tempo in qualche modo e
avrebbe fatto
divertire i suoi Fans.
Dopo
la tappa nel piccolo bagno, si spostò
nella zona giorno del Bus dove, sorpresa delle sorprese,
trovò Zoe intenta a
leggere l’ennesimo Libro. Aveva scoperto da poco il
perchè dell’immensa partita
a carte con Tim per avere il letto di sotto del loro letto a castello:
usava il
pavimento del Bus come enorme libreria. Ogni città che
toccavano comprava uno o
due libri che leggeva vorace con le cuffiette nelle orecchie.
“Cosa
fai sveglia?”
“Leggo.
E tu?”
“Insonnia.”
“Brutta
bestia eh?” lei appoggiò il libro
sul tavolino e lo osservò. I capelli mori gli stavano
decisamente meglio
rispetto al biondiccio che si era tenuto per un po’ di tempo,
per non parlare
del blue puffo del mese appena passato. Solo che la sua cera da
malaticcio non
era per nulla cambiata, soprattutto visto che quel pomeriggio aveva
fatto tappa
all’ospedale per farsi una risonanza magnetica. Attirava i
dolori come il miele
attirava le api.
E
quei cerchi rossi intorno agli occhi non
presumevano nulla di buono.
Jared
si prese un bicchiere d’acqua dal
frigo e optò per sgranocchiare alcune gallette di riso che
Zoe osservava con
sguardo critico per non dire schifato.
“Guarda
che sono buone.”
“Ti
prego, sanno di plastica. Mangiati una
fetta di torta di mele che è più buona e
dà più soddisfazioni.”
“No
grazie, preferisco la galletta di Riso.
Più leggera.” Zoe roteò gli occhi
sbuffando esasperata.
“Come
se tu avessi problemi di linea, sei
uno scheletro.”
“Dici?”
e così facendo si alzò la maglietta
fino sotto al mento lasciando in bella vista i pettorali sodi che
nonostante la
sua magrezza spiccavano per bene. Zoe deglutì pesantmente,
per fortuna senza
farsi vedere da Jared: quello era un colpo bassissimo, ma lo capiva lui
che
avrebbe istigato, con quel corpo, anche una santa al peccato? E Zoe non
era una
santa. Lo aveva assodato in questi ultimi dodici anni di sesso
promisquo senza
inibizioni.
“Sì...
dico. Dovresti... mangiare un po’ di
più.” Ringraziò il cielo che la
maglietta ritornò al suo posto, anche se per un
breve istante sentì la mancanza di quei pettorali. Li
salutò a malincuore con
un veloce cenno quasi invisibile della mano.
“Lo
farò. Per ora twitto un po’.”
Per
un po’ rimasero in silenzio, con il
solo rumore frenetico dei tasti del BlackBerry di Jared e il rumore del
bus che
macinava chilometri, poi la natura curiosa del cantante prese il
sopravvento.
“Cosa
leggi?”
“Un
libro storico.”
“Un
romanzo?”
“No,
un saggio su delle nuove ricerche che
stanno facendo in Italia.”vide uno sguardo incuriosito e
continuò sorridendo
leggermente. “Storia medioevale.”
“Ah
però, non è un argomento leggero. E
come mai ti piace?”
Zoe
chiuse definitivamente il libro
lasciandoci una cartolina per ricordarsi dove era arrivata, poi
allungò le
gambe fino a distenderle del tutto sulla sedia davanti a lei,
vicinissima a
quella dove era seduto lui. Era la situazione più intima ed
amichevole che
avevano mai avuto, anche dopo il loro giro per New York.
“Quando
ero una ragazzina... fai 15 anni,
sono stata in Italia per la prima volta con mia zia, che invece ci va
praticamente ogni anno. Mia madre mi obbligò ad andare con
lei, perchè non
voleva che passassi tutta l’estate tra la spiaggia di Venice
Beach e i negozi
con le amiche. Fu terribile, una litigata con i fiocchi, ma alla fine
vinse
lei. Biglietto aereo e pernottamento era già stato pagato...
non potevo non
andare.”
Zoe
si rese conto che in un qualsiasi film,
dalla serie A alla serie Z, quello sarebbe stato il momento perfetto
per fumare
assieme. Ma nessuno dei due avva il vizio, quindi cadeva questo
cameratismo. Ci
voleva qualcosa che li unisse.
“Non
è che ti hanno mandato a fare la volontaria
nel Terzo mondo, sei andata in Italia, che sarà il paese che
è, ma non è male.”
“Non
è Male? NON E’ MALE? Sei Pazzo?
L’Italia è il paese più bello del
mondo!”
“Quindi
non è stata poi tanto brutta la
vacanza.” Zoe si alzò, prese due cucchiani dal
cassetto e li mise sul tavolo,
poi dal congelatore tirò fuori una maxi vaschetta di gelato
che aveva comprato
per i momenti di sconforto e la mise fra di loro. Si gustò
la prima fredda
cucchiata di vaniglia, poi decise di rispondergli.
“Ovvio
che no. Però sai, avevo quindici
anni, a quel tempo la mia massima aspirazione era diventare la
campionessa
della scuola di pallacanestro, comprare l’ultimo paio di
scarpe alla moda e
riuscire a limonare con Mark Sheppard.” Rise ricordando i
vecchi tempi, mentre
Jared la fissava sconvolto. Mangiare il gelato in quella maniera,
direttamente
dalla vaschetta, era decisamente riprovevole.
“Mark
Sheppard?”
“Sì,
era il quoterback della scuola. Alto,
muscoloso, biondo e occhi azzurri. Era praticamente ovvio che tutte le
ragazze
della scuola lo volessero. Peccato fosse stupido come una
cucuzza.” Ridacchiò.
“Senti, mangia con me, questo non è un momento di
condivisione. E vedrai che ti
piacerà.”
Jared
prese titubante il Gelato posato su
una gamba di Zoe: erano praticamente uno di fronte all’altra,
con lei che si
era nuovamente allungata su due sedie per stare più comoda.
Prese giusto una
puntina di gelato, ma bastò per farglielo apprezzare.
“Alla
fine fu il viaggio più bello della
mia vita, almeno quello che ricordo con più affetto. Andammo
a Venezia prima di
tutto e rimasi incantata da quella città
sull’acqua. E poi Firenze. Non so se
ci sei mai stato, ma fu li, davanti al David di Michelangelo, che
sentii che
sarei dovuta tornare, che avrei dovuto saperne di
più.”
“Io
non l’ho mai visto.*”
“Male,
un giorno ti devo portare in
Toscana.” E un altro cucchiaino di gelato scomparve tra le
labbra. “Comunque
sono andata all’università, mi sono Laureata in
storia Medioevale e per
festeggiare ho fatto un giro in Centro Italia di un Mese tra i comuni
più
antichi. Peccato che poi non ci sono più tornata fino a
quando non sono stata a
Bologna con voi. Ah... Bologna. Sai come viene chiamata?”
Lui
scosse il capo con il cucchiaino in
bocca.
“La
Dotta, perchè in essa è nata la prima
Università del mondo. La Grassa, per la sua cultura
culinaria. La Rossa, per le
tantissime case di mattoni rossi e per una tendenza politica verso
sinistra.”
“Sai
un sacco di cose.”
“Leto,
mi sfidi su un terreno fertilissimo
e a me congeniale. Non puoi battermi.”
“Non
sfidarmi!”
“Pfiu.
Lo sai che ho fatto la mia Tesi di
Laurea sulla figura di Niccolò Macchiavelli alla corte di
Lorenzo de Medici e
sul comune di Firenze? Ti straccio in storia. Potrai essere il
più grande
filosofo qui, ma la storia la faccio io.”
Jared
alzò le mani in simbolo di resa e
risero assieme.
“Lo
sai che ho un libro del 1643 di Niccolò
Macchiavelli? Me lo hanno regalato delle Echelon Italiane. Lo tengo a
casa con
religiosa cura.**” L’espressione sul volto di Zoe
gli fece chiaramente capire
che aveva c’entrato l’obiettivo.
“Stai
scherzando vero? Sarà costato un
patrimonio.”
“Bhe
sì. Comunque non l’ho letto, è in
latino, ma è uno di quei libri che si contemplano per la
bellezza, non va
sfogliato.” Zoe era senza parole, con uno sguardo luccicante.
Si capiva lontano
un miglio che avrebbe voluto vederlo, ma non glielo chiedeva, forse per
pudore
o vergogna. “Quando siamo a Los Angeles te lo mostro
ok?”
“Oddio
sì!” Squittì cercando di mantenere
un tono basso di voce. Ora il sorriso della ragazza era ancora
più splendente e
pure Jared sentì quella strana sensazione di cameratismo.
“Quindi
alla fine hai baciato Mark
Sheppard?”
“No,
ero troppo in basso nella scala
gerarchica. Uno come lui andava solo con le Cheerleader. Io mi sono
rifatta con
Steve... non ricordo il cognome. Era più grande di me di un
anno. Baciava anche
piuttosto bene.” Posò il cucchiaino prima di
esplodere e rannicchiò le gambe al
petto, mettendo i talloni sulla sedia. Poi appoggiò la testa
sulle ginocchia.
“E
il tuo primo bacio? A chi?”
“Mary
Applagate. Era nella mia stessa
classe di scienza. Capelli rossi, occhi verdi e tristezza perenne. Era
difficile gestirla per più di dieci minuti, aveva una
terribile tendenza a
farsi del male.” Zoe notò gli occhi grigi
dell’uomo diventare ancora più grandi
e forse leggermente umidi di commozione.
“Era
goffa?”
“No,
era depressa. L’ho trovata nel retro
della scuola svenuta dopo aver ingerito una boccetta di pillole.
È così che
abbiamo iniziato ad uscire assieme.***”
“Cavoli,
mi spiace.” Lui fece spallucce.
“Ci
sono persone che non riescono ad
affrontare il dolore. Lei era una di queste, ma le ho voluto
bene.” Poi si mise
a ridere di gusto sotto lo sguardo perplesso di Zoe “Io e lei
in quel periodo
abbiamo fatto tante di quelle bigiate da scuola. Andavamo in giro come
se la
vita fosse tutta li.”
“Non
andavi a scuola?”
“Ci
andavo tra i ritagli di tempo.**** Non
ho mai sopportato le imposizioni nello studiare. Non ho mai perso anni,
piuttosto studiavo in solitario, ma odiavo perdere tempo in una stanza
chiusa,
con dei compagni che non capivano nulla, delle insegnanti vecchie e
rintronate.
Perchè quella faccia?”
Zoe
scosse la testa.
“Vedi
ero convinta che fossi un secchione
tutto precisino, una sorta di nerd che veniva malmenato da
chiunque.”
“C’è
stato anche quel periodo, ma avere
Shannon come fratello ha aiutato a stare bene. Lui era veramente un
bullo e
faceva a pugni come un professionista. Quando scoprì che ero
sotto tiro di una
banda di idioti, fece una strage. Fu esilarante. Solo ora mi rendo
conto che
era semplicemente squallido. La violenza non aiuta, bisognava parlare,
discutere etc. Peccato che quando sei giovane hai la patente per essere
stupido.”
“Che
fine ha fatto Mary?”
“Non
lo so. Di sicuro rimarrà Eterna nella
nostra canzone, ma fisicamente non ho idea se sia ancora viva o si sia
distrutta definitivamente.”
Scese
il silenzio. In lontananza si
vedevano le luci di Atlanta. Sapevano che si sarebbero fermati in un
parcheggio
per poi andare, la mattina in Hotel a sistemarsi e a fare colazione.
Zoe
sbadiglio sommessamente: finalmente la stanchezza stava iniziando a
scendere su
di lei. Quella giornata, passata tra GT e ospedale, con una certa
apprensione
per lui, era stata infinita e l’adrenalina l’aveva
tenuta su fino a quel momento.
Voleva ancora rimanere li a parlare con lui, quando le sarebbe capitato
di
nuovo che si aprisse in quella maniera.
“L’amavi?”
“No.”
Sospirò e si corresse “Cioè,
all’epoca ero completamente cotto di lei, ero sicuro che lei
sarebbe diventata
mia moglie.” Lei lo guardò a bocca aperta
“Ebbene sì, sognavo di sposarmi. Poi
con gli anni ho capito che non amavo Mary, anche se le volevo bene.
L’amore,
quello vero, è diverso, fa più male e ti cambia
radicalmente, ma a diciassette
anni percepisci le cose in maniera diversa.” Zoe era li li
per chiedergli del
suo vero grande amore, ma evitò: lo avrebbe fatto incazzare
e non voleva che
succedesse. “Paradossalmente mi manca quella
sensazione.”
“Quale?”
“Quella
dell’essere innamorato. Quel
sentimento straziante che ti fa venir voglia di ucciderti, ma che allo
stesso
tempo ti rende euforico e felice. Quel sentimento che ti fa pensare di
poter
fare qualquasi stronzata, tanto tutto andrà bene. Quel
sentimento che ti fa
vedere l’altra persone come se fosse perfetta in tutto,
completa delle sue
imperfezioni e difetti.”
Si
fermò consapevole di essersi esposto
forse un po’ troppo. Deglutì, leggermente
commosso, ma apprezzò il fatto che
Zoe non avesse aperto bocca, ma continuava a guardarlo con
comprensione.
“Che
ne dici Zoe, andiamo a letto?” e si
complimentò per non aver dato alla frase una pericolosa
connotazione perversa.
“Sì,
credo che si stia facendo tardi per
entrambi.”
Entrarono
insieme nella zona notte, dove
Shannon stava dando il meglio di sè.
“Mamma
mia, neanche con la batteria fa così
casino.” Sussurrò Zoe.
“Hai
i tappi?”
“Sì.”
“Bene.
Buonanotte Zoe.
“Notte
Jared.” Scivolarono sotto le
coperte, Jared Sprimacciò il cuscino per sistemarsi al
meglio e poco prima di
mettersi i tappo nelle orecchie, sentì un leggero
“Grazie.”
Sorrise
al buio.
Dopo
aver ammirato il Duomo tornarono di nuovo a Piazza del Campo: Zoe
voleva
assolutamente visitare il museo del Palazzo del Comune e sperava che in
quel
momento ci fossero meno turisti, visto che si avvicinava
l’ora di chiusura.
Jared, faceva foto con il suo telefono e si godeva
l’incessante parlare della
ragazza, su discorsi che variavano da cosa voleva mangiare quella sera,
alla
storia di Siena a partire dal tempo dei Romani.
Stranamente
non gli dava fastidio: era abituato a parlare sempre, ad essere al
centro
dell’attenzione ventiquattro ore al giorno e non gli piaceva
essere interrotto,
invece la voce di Zoe gli entrava dentro e li ci rimaneva molto
volentieri. Lo
faceva sentire così bene ed incredibilmente così
normale, una sensazione che
provava di rado. A girare come una trottola per tutto il mondo, essere
riconosciuto ed osannato, si era un attimo esaltato. Il suo normale
egocentrismo era lievitato a dismisura e stare con Zoe riusciva a
fargli
rimettere il mondo nella giusta prospettiva. Era una cosa importante,
lo aveva
capito da un paio di giorni.
“Jared
ti sto annoiando, vero?”
“No,
anzi, è molto interessante. Sai un sacco di cose ed
è molto bello ascoltare chi
conosce veramente un argomento perchè fa capire che ti
piace. Diventi raggiante
quando parli. Diventi ancora più bella.”
Zoe
si bloccò diventando paonazza. Da dove uscivano tutte quelle
gentilezze? Le fu
risparmiato di dover rispondere quando due ragazze, eccitatissime, si
avvicinarono a Jared chiedendo di farsi fare una foto.
Zoe
lo fissò normalmente: capelli lasciati giù, una
maglia verde scuro, i pantaloni
neri e i classici Ray Ban sugli occhi. Bellissimo, non
c’erano altri aggettivi
per definirlo meglio. E soprattutto stava bene. Aveva ripreso un
po’ di colore,
la voce stava tornando e negli occhi non aveva più quella
stanchezza cronica
che si portava dietro fin dall’inizio del tour. Andare in
giro per vecchi
Comuni gli faceva bene, avrebbe duvuto riportarcelo appena possibile.
Certo,
aveva ancora delle belle occhiaie, ma ammise con se stessa che era
anche colpa
sua, visto che la notte facevano di tutto piuttosto che dormire. Ebbe
un
fremito al pensiero del livido che lui le aveva lasciato sul seno
quella notte
e andò a sfiorarselo inconsciamente. No, con quei ritmi
notturni col cavolo che
le occhiaie di entrambi sarebbero sparite.
Vide
che le ragazze lo stavano ringraziando e cercò di darsi un
contegno mentre
andava da lei. “Tranquilla Zoe” pensò
tra sè “Non è successo nulla. Torna in
te. A lui piace quando sei in te. Ma che sto pensando?”
scosse il capo: anche
il suo cervello remava contro.
“Tutto
ok Zoe? Andiamo al museo?”
“Certo,
come no.” Voce leggermente acuta. Si maledì e se
ne accorse anche lui che
sorrise.
“Perchè
sei arrossita?”
“Perchè
ho caldo.” Lui rise di gusto, in una maniera che fece girare
un po’ tutti,
soprattutto le ragazze che ancora in brodo di giuggiole guardavano la
foto
appena scattata.
“Non
sai dire le bugie.” Le si avvicinò e la prese per
le braccia facendole fare una
mezza giravolta “E ti adoro per questo.”
Il
bacio fece ammutolire chiunque. Zoe sentì un certo
formicolio in tutto il corpo
partire esattamente dalle lingue intrecciate fino ad arrivare alle dita
che lo
stavano letteralmente ghermendolo alle braccia, come se non volesse
farlo
andare via. In quel momento tutti i pensieri tipo,
c’è gente, che succede se ci
vedono, verranno fuori casini enormi, stavano passando in secondo
piano. Anzi
terzo. Prima di tutto c’era la bocca famelica di Jared che la
stava
letteralmente mangiando e questo pensiero era quello che annullava
tutto il
resto. Poi, in secondo luogo, sentiva proprio tutto il corpo
dell’uomo che la
stava amando, come se fossero da soli, come se il mondo non ci fosse.
Come se
fossero un uomo e una donna normali, non il cantante di una band
internazionale
e la sua collaboratrice.
Come
due innamorati.
Quel
pensiero la fece decisamente rinsavire e si staccò
leggermente ansante.
“Museo?”
“Dopo
di te.”
*Ovviamente
non ne sono così sicura.
**
Il libro esiste ed è stato regalato a
Jared a Milano nel 2008. Uno dei migliori regali di sempre e sono
decisamente
orgogliosa di averne fatto parte.
***
Tutto inventato!!!
****Questo
è vero. In una conferenza in una
scuola femminile in Nuova Zelanda ha risposto alla domanda di una
ragazza
dicendole che lui a scuola ci andava molto poco perchè
bigiava.
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