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Autore: PrincesMonica    08/07/2011    7 recensioni
E' una FF che mi è nata dopo i Concerti Italiani. non so da dove sia uscite, comunque è stranamente Tenerosa. Jared si mette in relazione con una ragazza un po' diversa dalle solite e che lavora per loro. Riuscirà a capire che cosa vuole?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ehm... Prima di inziare ci sono un paio di notizie di servizio che devo darvi. 
Innanzi tutto vorrei ringraziare la mia migliore recensitrice (?) che sta passando di qui e soprattutto che mi sostiene e mi da le idee giuste. Sei un Genio. Grazie Rò <3

Poi piccola comunicazione pubblicitaria. Il 10 di Luglio uscirà finalmente il libro che ho scritto con quella santa donna di Shanna_bb, santa e bravissima. Se vi interessa di sapere di cosa si parla, venite a trovarci su questa pagina
http://www.facebook.com/?ref=home#!/pages/Floreat-Salopia/122253984521029

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Grazie!

Capitolo 4
 
Piazza del Campo era baciata dal sole, faceva un caldo di quelli che ti entrano nella carne e non ti lasciano fino a quando non ti butti in una piscina e Jared sorrise nel vedere Zoe alle prese con l’italiano basilare per prendersi una bottiglietta d’acqua in un bar.
Erano rimasti tutti sorpresi, lui per primo in effetti, del fatto che invece di andare a Parigi con Shannon per riposarsi, avesse seguito il consiglio della ragazza di andare in quello sperduto comune italiano.
Lui di Siena non conosceva praticamente niente. Sapeva solo che facevano il Palio una volta l’anno. Solo li aveva scoperto che in realtà il Palio si correva due volte l’anno. Peccato che lo aveva perso per un soffio, visto che la sera prima era ancora in Svezia a cantare. Sul selciato di quel posto incantevole c’erano ancora dei residui di terriccio che evidentemente usavano per “foderare” la pista di corsa.
Si risvegliò quando sentì Zoe sbuffare.
“Ci sei riuscita?”
“Sì... è stata dura, ma ce l’ho fatta. Il mio italiano è decisamente arrugginito. Del resto non parlandolo correntemente, è ovvio che ho problemi. I verbi in questo paese sono un incubo. Mea culpa, dopo l’università l’ho abbandonato. Dovrò ricominciare.”
“Pensi che se fotografo la piazza e la metto su Twitter ci ritroviamo un’orda di Echelon qui?”
“Probabile. Bhe magari un’orda no... quante Echelon ci saranno a Siena?”
“Non ne ho idea, ma meglio che lascio perdere. Dove mi porti, guida?”
“Andiamo al Duomo. Poi torniamo indietro e vediamo se riusciamo a vedere il Palazzo Comunale.”
Camminarono tranquilli come due turisti qualsiasi, chiacchierando di cose inutili in quel momento, quali concerti o programmi per Atene, per poi immergersi nella storia Senese. Jared era francamente stupito delle conoscenze di Zoe, nonostante sapesse perfettamente cosa l’aveva animata a tale conoscenza.
 
Il tour bus si muoveva lento per la lunga e dritta autostrada che collegava Houston ad Atlanta, intorno a loro il buio assoluto. Jared si rigirò per l’ennesima volta nel suo letto sprimacciando il morbido cuscino. Sentiva Shannon russare come un trombone nonostante i tappi nelle orecchie. Aveva sete, stranamente sentiva una leggera morsa nello stomaco e doveva andare in bagno. Con queste premesse capì che l’unica cosa da fare era alzarsi: si prospettava una nuova nottata di insonnia.
Guardò lo schermo del BB che gli rimandava un’ora da vampiro più che da essere umano, una decina di mail, probabilmente spam, e un centinaio almeno di menzioni su Twitter. Quasi quasi poteva mettersi a rispondere a qualcuno: avrebbe passato il tempo in qualche modo e avrebbe fatto divertire i suoi Fans.
Dopo la tappa nel piccolo bagno, si spostò nella zona giorno del Bus dove, sorpresa delle sorprese, trovò Zoe intenta a leggere l’ennesimo Libro. Aveva scoperto da poco il perchè dell’immensa partita a carte con Tim per avere il letto di sotto del loro letto a castello: usava il pavimento del Bus come enorme libreria. Ogni città che toccavano comprava uno o due libri che leggeva vorace con le cuffiette nelle orecchie.
“Cosa fai sveglia?”
“Leggo. E tu?”
“Insonnia.”
“Brutta bestia eh?” lei appoggiò il libro sul tavolino e lo osservò. I capelli mori gli stavano decisamente meglio rispetto al biondiccio che si era tenuto per un po’ di tempo, per non parlare del blue puffo del mese appena passato. Solo che la sua cera da malaticcio non era per nulla cambiata, soprattutto visto che quel pomeriggio aveva fatto tappa all’ospedale per farsi una risonanza magnetica. Attirava i dolori come il miele attirava le api.
E quei cerchi rossi intorno agli occhi non presumevano nulla di buono.
Jared si prese un bicchiere d’acqua dal frigo e optò per sgranocchiare alcune gallette di riso che Zoe osservava con sguardo critico per non dire schifato.
“Guarda che sono buone.”
“Ti prego, sanno di plastica. Mangiati una fetta di torta di mele che è più buona e dà più soddisfazioni.”
“No grazie, preferisco la galletta di Riso. Più leggera.” Zoe roteò gli occhi sbuffando esasperata.
“Come se tu avessi problemi di linea, sei uno scheletro.”
“Dici?” e così facendo si alzò la maglietta fino sotto al mento lasciando in bella vista i pettorali sodi che nonostante la sua magrezza spiccavano per bene. Zoe deglutì pesantmente, per fortuna senza farsi vedere da Jared: quello era un colpo bassissimo, ma lo capiva lui che avrebbe istigato, con quel corpo, anche una santa al peccato? E Zoe non era una santa. Lo aveva assodato in questi ultimi dodici anni di sesso promisquo senza inibizioni.
“Sì... dico. Dovresti... mangiare un po’ di più.” Ringraziò il cielo che la maglietta ritornò al suo posto, anche se per un breve istante sentì la mancanza di quei pettorali. Li salutò a malincuore con un veloce cenno quasi invisibile della mano.
“Lo farò. Per ora twitto un po’.”
Per un po’ rimasero in silenzio, con il solo rumore frenetico dei tasti del BlackBerry di Jared e il rumore del bus che macinava chilometri, poi la natura curiosa del cantante prese il sopravvento.
“Cosa leggi?”
“Un libro storico.”
“Un romanzo?”
“No, un saggio su delle nuove ricerche che stanno facendo in Italia.”vide uno sguardo incuriosito e continuò sorridendo leggermente. “Storia medioevale.”
“Ah però, non è un argomento leggero. E come mai ti piace?”
Zoe chiuse definitivamente il libro lasciandoci una cartolina per ricordarsi dove era arrivata, poi allungò le gambe fino a distenderle del tutto sulla sedia davanti a lei, vicinissima a quella dove era seduto lui. Era la situazione più intima ed amichevole che avevano mai avuto, anche dopo il loro giro per New York.
“Quando ero una ragazzina... fai 15 anni, sono stata in Italia per la prima volta con mia zia, che invece ci va praticamente ogni anno. Mia madre mi obbligò ad andare con lei, perchè non voleva che passassi tutta l’estate tra la spiaggia di Venice Beach e i negozi con le amiche. Fu terribile, una litigata con i fiocchi, ma alla fine vinse lei. Biglietto aereo e pernottamento era già stato pagato... non potevo non andare.”
Zoe si rese conto che in un qualsiasi film, dalla serie A alla serie Z, quello sarebbe stato il momento perfetto per fumare assieme. Ma nessuno dei due avva il vizio, quindi cadeva questo cameratismo. Ci voleva qualcosa che li unisse.
“Non è che ti hanno mandato a fare la volontaria nel Terzo mondo, sei andata in Italia, che sarà il paese che è, ma non è male.”
“Non è Male? NON E’ MALE? Sei Pazzo? L’Italia è il paese più bello del mondo!”
“Quindi non è stata poi tanto brutta la vacanza.” Zoe si alzò, prese due cucchiani dal cassetto e li mise sul tavolo, poi dal congelatore tirò fuori una maxi vaschetta di gelato che aveva comprato per i momenti di sconforto e la mise fra di loro. Si gustò la prima fredda cucchiata di vaniglia, poi decise di rispondergli.
“Ovvio che no. Però sai, avevo quindici anni, a quel tempo la mia massima aspirazione era diventare la campionessa della scuola di pallacanestro, comprare l’ultimo paio di scarpe alla moda e riuscire a limonare con Mark Sheppard.” Rise ricordando i vecchi tempi, mentre Jared la fissava sconvolto. Mangiare il gelato in quella maniera, direttamente dalla vaschetta, era decisamente riprovevole.
“Mark Sheppard?”
“Sì, era il quoterback della scuola. Alto, muscoloso, biondo e occhi azzurri. Era praticamente ovvio che tutte le ragazze della scuola lo volessero. Peccato fosse stupido come una cucuzza.” Ridacchiò. “Senti, mangia con me, questo non è un momento di condivisione. E vedrai che ti piacerà.”
Jared prese titubante il Gelato posato su una gamba di Zoe: erano praticamente uno di fronte all’altra, con lei che si era nuovamente allungata su due sedie per stare più comoda. Prese giusto una puntina di gelato, ma bastò per farglielo apprezzare.
“Alla fine fu il viaggio più bello della mia vita, almeno quello che ricordo con più affetto. Andammo a Venezia prima di tutto e rimasi incantata da quella città sull’acqua. E poi Firenze. Non so se ci sei mai stato, ma fu li, davanti al David di Michelangelo, che sentii che sarei dovuta tornare, che avrei dovuto saperne di più.”
“Io non l’ho mai visto.*”
“Male, un giorno ti devo portare in Toscana.” E un altro cucchiaino di gelato scomparve tra le labbra. “Comunque sono andata all’università, mi sono Laureata in storia Medioevale e per festeggiare ho fatto un giro in Centro Italia di un Mese tra i comuni più antichi. Peccato che poi non ci sono più tornata fino a quando non sono stata a Bologna con voi. Ah... Bologna. Sai come viene chiamata?”
Lui scosse il capo con il cucchiaino in bocca.
“La Dotta, perchè in essa è nata la prima Università del mondo. La Grassa, per la sua cultura culinaria. La Rossa, per le tantissime case di mattoni rossi e per una tendenza politica verso sinistra.”
“Sai un sacco di cose.”
“Leto, mi sfidi su un terreno fertilissimo e a me congeniale. Non puoi battermi.”
“Non sfidarmi!”
“Pfiu. Lo sai che ho fatto la mia Tesi di Laurea sulla figura di Niccolò Macchiavelli alla corte di Lorenzo de Medici e sul comune di Firenze? Ti straccio in storia. Potrai essere il più grande filosofo qui, ma la storia la faccio io.”
Jared alzò le mani in simbolo di resa e risero assieme.
“Lo sai che ho un libro del 1643 di Niccolò Macchiavelli? Me lo hanno regalato delle Echelon Italiane. Lo tengo a casa con religiosa cura.**” L’espressione sul volto di Zoe gli fece chiaramente capire che aveva c’entrato l’obiettivo.
“Stai scherzando vero? Sarà costato un patrimonio.”
“Bhe sì. Comunque non l’ho letto, è in latino, ma è uno di quei libri che si contemplano per la bellezza, non va sfogliato.” Zoe era senza parole, con uno sguardo luccicante. Si capiva lontano un miglio che avrebbe voluto vederlo, ma non glielo chiedeva, forse per pudore o vergogna. “Quando siamo a Los Angeles te lo mostro ok?”
“Oddio sì!” Squittì cercando di mantenere un tono basso di voce. Ora il sorriso della ragazza era ancora più splendente e pure Jared sentì quella strana sensazione di cameratismo.
“Quindi alla fine hai baciato Mark Sheppard?”
“No, ero troppo in basso nella scala gerarchica. Uno come lui andava solo con le Cheerleader. Io mi sono rifatta con Steve... non ricordo il cognome. Era più grande di me di un anno. Baciava anche piuttosto bene.” Posò il cucchiaino prima di esplodere e rannicchiò le gambe al petto, mettendo i talloni sulla sedia. Poi appoggiò la testa sulle ginocchia.
“E il tuo primo bacio? A chi?”
“Mary Applagate. Era nella mia stessa classe di scienza. Capelli rossi, occhi verdi e tristezza perenne. Era difficile gestirla per più di dieci minuti, aveva una terribile tendenza a farsi del male.” Zoe notò gli occhi grigi dell’uomo diventare ancora più grandi e forse leggermente umidi di commozione.
“Era goffa?”
“No, era depressa. L’ho trovata nel retro della scuola svenuta dopo aver ingerito una boccetta di pillole. È così che abbiamo iniziato ad uscire assieme.***”
“Cavoli, mi spiace.” Lui fece spallucce.
“Ci sono persone che non riescono ad affrontare il dolore. Lei era una di queste, ma le ho voluto bene.” Poi si mise a ridere di gusto sotto lo sguardo perplesso di Zoe “Io e lei in quel periodo abbiamo fatto tante di quelle bigiate da scuola. Andavamo in giro come se la vita fosse tutta li.”
“Non andavi a scuola?”
“Ci andavo tra i ritagli di tempo.**** Non ho mai sopportato le imposizioni nello studiare. Non ho mai perso anni, piuttosto studiavo in solitario, ma odiavo perdere tempo in una stanza chiusa, con dei compagni che non capivano nulla, delle insegnanti vecchie e rintronate. Perchè quella faccia?”
Zoe scosse la testa.
“Vedi ero convinta che fossi un secchione tutto precisino, una sorta di nerd che veniva malmenato da chiunque.”
“C’è stato anche quel periodo, ma avere Shannon come fratello ha aiutato a stare bene. Lui era veramente un bullo e faceva a pugni come un professionista. Quando scoprì che ero sotto tiro di una banda di idioti, fece una strage. Fu esilarante. Solo ora mi rendo conto che era semplicemente squallido. La violenza non aiuta, bisognava parlare, discutere etc. Peccato che quando sei giovane hai la patente per essere stupido.”
“Che fine ha fatto Mary?”
“Non lo so. Di sicuro rimarrà Eterna nella nostra canzone, ma fisicamente non ho idea se sia ancora viva o si sia distrutta definitivamente.”
Scese il silenzio. In lontananza si vedevano le luci di Atlanta. Sapevano che si sarebbero fermati in un parcheggio per poi andare, la mattina in Hotel a sistemarsi e a fare colazione. Zoe sbadiglio sommessamente: finalmente la stanchezza stava iniziando a scendere su di lei. Quella giornata, passata tra GT e ospedale, con una certa apprensione per lui, era stata infinita e l’adrenalina l’aveva tenuta su fino a quel momento. Voleva ancora rimanere li a parlare con lui, quando le sarebbe capitato di nuovo che si aprisse in quella maniera.
“L’amavi?”
“No.” Sospirò e si corresse “Cioè, all’epoca ero completamente cotto di lei, ero sicuro che lei sarebbe diventata mia moglie.” Lei lo guardò a bocca aperta “Ebbene sì, sognavo di sposarmi. Poi con gli anni ho capito che non amavo Mary, anche se le volevo bene. L’amore, quello vero, è diverso, fa più male e ti cambia radicalmente, ma a diciassette anni percepisci le cose in maniera diversa.” Zoe era li li per chiedergli del suo vero grande amore, ma evitò: lo avrebbe fatto incazzare e non voleva che succedesse. “Paradossalmente mi manca quella sensazione.”
“Quale?”
“Quella dell’essere innamorato. Quel sentimento straziante che ti fa venir voglia di ucciderti, ma che allo stesso tempo ti rende euforico e felice. Quel sentimento che ti fa pensare di poter fare qualquasi stronzata, tanto tutto andrà bene. Quel sentimento che ti fa vedere l’altra persone come se fosse perfetta in tutto, completa delle sue imperfezioni e difetti.”
Si fermò consapevole di essersi esposto forse un po’ troppo. Deglutì, leggermente commosso, ma apprezzò il fatto che Zoe non avesse aperto bocca, ma continuava a guardarlo con comprensione.
“Che ne dici Zoe, andiamo a letto?” e si complimentò per non aver dato alla frase una pericolosa connotazione perversa.
“Sì, credo che si stia facendo tardi per entrambi.”
Entrarono insieme nella zona notte, dove Shannon stava dando il meglio di sè.
“Mamma mia, neanche con la batteria fa così casino.” Sussurrò Zoe.
“Hai i tappi?”
“Sì.”
“Bene. Buonanotte Zoe.
“Notte Jared.” Scivolarono sotto le coperte, Jared Sprimacciò il cuscino per sistemarsi al meglio e poco prima di mettersi i tappo nelle orecchie, sentì un leggero “Grazie.”
Sorrise al buio.
 
Dopo aver ammirato il Duomo tornarono di nuovo a Piazza del Campo: Zoe voleva assolutamente visitare il museo del Palazzo del Comune e sperava che in quel momento ci fossero meno turisti, visto che si avvicinava l’ora di chiusura. Jared, faceva foto con il suo telefono e si godeva l’incessante parlare della ragazza, su discorsi che variavano da cosa voleva mangiare quella sera, alla storia di Siena a partire dal tempo dei Romani.
Stranamente non gli dava fastidio: era abituato a parlare sempre, ad essere al centro dell’attenzione ventiquattro ore al giorno e non gli piaceva essere interrotto, invece la voce di Zoe gli entrava dentro e li ci rimaneva molto volentieri. Lo faceva sentire così bene ed incredibilmente così normale, una sensazione che provava di rado. A girare come una trottola per tutto il mondo, essere riconosciuto ed osannato, si era un attimo esaltato. Il suo normale egocentrismo era lievitato a dismisura e stare con Zoe riusciva a fargli rimettere il mondo nella giusta prospettiva. Era una cosa importante, lo aveva capito da un paio di giorni.
“Jared ti sto annoiando, vero?”
“No, anzi, è molto interessante. Sai un sacco di cose ed è molto bello ascoltare chi conosce veramente un argomento perchè fa capire che ti piace. Diventi raggiante quando parli. Diventi ancora più bella.”
Zoe si bloccò diventando paonazza. Da dove uscivano tutte quelle gentilezze? Le fu risparmiato di dover rispondere quando due ragazze, eccitatissime, si avvicinarono a Jared chiedendo di farsi fare una foto.
Zoe lo fissò normalmente: capelli lasciati giù, una maglia verde scuro, i pantaloni neri e i classici Ray Ban sugli occhi. Bellissimo, non c’erano altri aggettivi per definirlo meglio. E soprattutto stava bene. Aveva ripreso un po’ di colore, la voce stava tornando e negli occhi non aveva più quella stanchezza cronica che si portava dietro fin dall’inizio del tour. Andare in giro per vecchi Comuni gli faceva bene, avrebbe duvuto riportarcelo appena possibile. Certo, aveva ancora delle belle occhiaie, ma ammise con se stessa che era anche colpa sua, visto che la notte facevano di tutto piuttosto che dormire. Ebbe un fremito al pensiero del livido che lui le aveva lasciato sul seno quella notte e andò a sfiorarselo inconsciamente. No, con quei ritmi notturni col cavolo che le occhiaie di entrambi sarebbero sparite.
Vide che le ragazze lo stavano ringraziando e cercò di darsi un contegno mentre andava da lei. “Tranquilla Zoe” pensò tra sè “Non è successo nulla. Torna in te. A lui piace quando sei in te. Ma che sto pensando?” scosse il capo: anche il suo cervello remava contro.
“Tutto ok Zoe? Andiamo al museo?”
“Certo, come no.” Voce leggermente acuta. Si maledì e se ne accorse anche lui che sorrise.
“Perchè sei arrossita?”
“Perchè ho caldo.” Lui rise di gusto, in una maniera che fece girare un po’ tutti, soprattutto le ragazze che ancora in brodo di giuggiole guardavano la foto appena scattata.
“Non sai dire le bugie.” Le si avvicinò e la prese per le braccia facendole fare una mezza giravolta “E ti adoro per questo.”
Il bacio fece ammutolire chiunque. Zoe sentì un certo formicolio in tutto il corpo partire esattamente dalle lingue intrecciate fino ad arrivare alle dita che lo stavano letteralmente ghermendolo alle braccia, come se non volesse farlo andare via. In quel momento tutti i pensieri tipo, c’è gente, che succede se ci vedono, verranno fuori casini enormi, stavano passando in secondo piano. Anzi terzo. Prima di tutto c’era la bocca famelica di Jared che la stava letteralmente mangiando e questo pensiero era quello che annullava tutto il resto. Poi, in secondo luogo, sentiva proprio tutto il corpo dell’uomo che la stava amando, come se fossero da soli, come se il mondo non ci fosse. Come se fossero un uomo e una donna normali, non il cantante di una band internazionale e la sua collaboratrice.
Come due innamorati.
Quel pensiero la fece decisamente rinsavire e si staccò leggermente ansante.
“Museo?”
“Dopo di te.”
 
 
*Ovviamente non ne sono così sicura.
** Il libro esiste ed è stato regalato a Jared a Milano nel 2008. Uno dei migliori regali di sempre e sono decisamente orgogliosa di averne fatto parte.
*** Tutto inventato!!!
****Questo è vero. In una conferenza in una scuola femminile in Nuova Zelanda ha risposto alla domanda di una ragazza dicendole che lui a scuola ci andava molto poco perchè bigiava.
   
 
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