Una sola nota prima di iniziare: Giucci ha avuto e ha ancora grossi problemi
di varia natura (tecnici e non), per cui le è stato impossibile aggiornare il
sito. Per questo motivo mi son decisa a pubblicare, finalmente, l'epilogo della
prima parte qui, in seguito alle vostre numerose richieste... mi scuso per la
lunga attesa, ma fino all'ultimo ho sperato che la cosa potesse risolversi ^^;
appena sarà possibile, comunque, anche il sito di K&K lo metterà online :) voi
spargete pure la voce, ed i vari webmaster dove pubblico la fic prendano pure
l'epilogo per pubblicarlo sul loro sito! Detto questo, ci risentiamo a fine
epilogo...
Per qualunque cosa, scrivetemi a
kris.grover@inwind.it
Leia, 15/2/2004
-
K&K
Epilogo Parte Prima
«...
Do we try or should we just say good-bye?
»
[«…
Dobbiamo provarci o dovremmo solo dirci addio?»]
“Torni in Germania?
Ma… ma perché? Così all’improvviso, poi...”.
Benji rivolse
un sorriso tirato ad uno stupito Bruce, poi riabbassò lo sguardo sull’erba.
“Sono sicuro che continuerete tranquillamente
anche senza di me. E poi si tratterà solo di uno, due mesi al massimo”.
Harper e
tutti i membri della New Team rimasero in silenzio a fissare il numero uno, che
notando le loro facce deluse cercò di sdrammatizzare aprendo le braccia. Alzò le
spalle.
“Su, ragazzi, non fate così… in ogni caso non è
che abbia fatto un granché finora, con questa gamba, per la squadra… ”.
“Non è vero”, lo interruppe Carter. “Hai allenato
Kristian. Senza di te non ce l’avrebbe mai fatta, e questo credo che potrebbe
confermartelo lui stesso, se fosse qui”. Lo guardò speranzoso. “E penso anche
che dovresti restare per lo stesso motivo. Sei un punto di riferimento per lui,
lo sai!”.
Nel sentire il nome di Grover, Benji sussultò.
“Kris… lui, adesso, non ha più bisogno di me.
Credetemi, siete voi la sua forza. Dovrete solo essere una squadra, come lo
siete sempre stati, e andrà tutto alla grande”.
Price sorrise, e spostò gli occhi su ognuno dei
suoi compagni, raccolti a bordo campo per ascoltarlo. C’erano anche Holly e
Mister Gunnell che, sospirando, si avvicinò al portiere.
“Allora a presto, Benji. Non possiamo certo
trattenerti. E poi son convinto che un po’ di riposo ad Amburgo farà bene alla
tua gamba… spero tornerai in gran forma. Se lo vedrai, porta i miei saluti al
signor Marshall ed anche ai tuoi, mi raccomando”.
“Certo. Non ne dubiti”.
Strinse la mano al mister con un sorriso di
circostanza, ma con la coda dell’occhio si accorse che qualcun altro lo stava
fissando. Proprio alle spalle del Signor Gunnell.
Seduto su una delle panchine con i gomiti
appoggiati sulle ginocchia aperte e le dita incrociate sotto ad uno sguardo di
ghiaccio, Tom Becker lo stava osservando in silenzio.
Price non mutò espressione, ma si congedò
velocemente dal mister per avvicinarsi al compagno di squadra. Becker seguì il
suo spostamento senza raddrizzarsi, ed anche quando Price si accostò al muro
degli spogliatoi, di fianco a lui, il ragazzo non si mosse. Ripuntò invece gli
occhi sul rettangolo di gioco, facendo finta di star seguendo, interessato, la
partita di allenamento di una delle piccole squadre locali che alcuni pomeriggi
al mese era solita prendere in prestito il loro campo per un paio d’ore.
“E tu non mi saluti, Becker?”.
Benji piegò
una gamba, appoggiando la suola contro la parete grigia dietro di sé. Sorrideva
ancora.
“Beh, se proprio vuoi, lo faccio”, rispose Tom,
con voce monocorde.
“Buon viaggio, Price”.
L’altro annuì con un lieve cenno del capo.
“Mhh, grazie. Scommetto che sei felice che me ne
vada”.
“Ti sbagli. Personalmente, la cosa mi lascia
piuttosto indifferente. Ciò che invece penso da quando hai annunciato la grande
notizia è molto diverso…”.
La linea delle labbra di Benji si accorciò
leggermente.
“E sarebbe?”.
“Che stai solo scappando da una grossa,
insostenibile delusione. E anche da un bel po’ di vergogna”.
Trascorse qualche secondo. Immobili nell’ombra
fredda offerta dal bordo campo, mentre gli altri ragazzi, fermi poco più in là,
scherzavano distesi producendo un piacevole brusio, Benji e Tom parevano
decisamente fuori posto. Il loro dialogo privato e duro, anche se mascherato da
una facciata di distacco, creava una tensione facilmente percepibile. Tom sperò
che Oliver non li stesse guardando.
“Oggi non ho voglia di dare spettacolo…”, mormorò
però d’un tratto l’SGGK, sillabando le parole con tono apparentemente calmo. “…
altrimenti stai certo che a quest’ora ti avrei già sbattuto un’altra volta
contro il muro, senza troppi complimenti”.
“Ho colpito nel segno, eh?”. Finalmente, Becker
distese le braccia lungo i fianchi, appoggiandosi allo schienale della panca.
Non poté trattenersi dal sorridere, sarcastico. “Perché non ammetti le tue
debolezze, Price? Non sei capace di affrontare Kris, anche e soprattutto per ciò
che le hai fatto. Sei troppo, schifosamente orgoglioso per chiederle scusa, ed
oltretutto la lasci da sola in un momento del genere. Ha l’intero peso della
squadra addosso, e tu vigliaccamente… ”.
“Piantala!”.
Tom si bloccò.
Voltò lentamente la testa.
“Se c’è qualcuno che deve vergognarsi, non sono…
di certo io”.
Price lo stava fissando. Aveva il respiro
accelerato. Era chiaro che stava tentando di contenere la rabbia con enorme
difficoltà, ma Becker non si sorprese.
“Stai dicendo un palla colossale, Benji. E lo sai
benissimo”.
Si alzò. Questa volta lo guardò negli occhi.
“Ma se lo stare lontano per un po’ potrà aiutarti
a riflettere su Kristine e sulle tue azioni, vattene. Parti, prendi quel cazzo
di aereo e fatti coccolare per almeno quattro settimane dalla comoda
indifferenza asettica di Amburgo. Dove nessuno ti può giudicare”.
Le iridi nocciola di Tom lo stavano trafiggendo. E
da quelle parole, pronunciate tra i denti con un filo di disprezzo, Price non fu
capace di difendersi.
“… ritorna solo quando sarai capace di non fare
più del male alle persone… ”.
Di dire anche una sola sillaba.
“… e a te stesso”.
Benji
dischiuse le labbra, ma spostò lo sguardo a lato. Proprio in quel momento, però,
la voce di Bruce si alzò nell’aria per richiamare i due giocatori che,
scuotendosi dalla dimensione in cui si erano rinchiusi, si voltarono verso
l’amico con un piccolo, forzato sorriso.
“Forza, venite qui, asocialiii! Benji, sto
parlando ai ragazzi delle mie innumerevoli fans, non puoi assolutamente
perdertelo visto che stasera parti e torni a dicembre!!”, gridò Harper ai due
compagni e circondandosi la bocca con le mani, mentre gli altri, raccolti
intorno a lui, scoppiavano in una grande risata. “Anche se per allora,
tranquillo… avrò molte altre chicche da raccontarti sulla mia vita
sentimentale!”.
Becker rise.
Alzò un braccio.
“Eh eh, ok Bruce… arriviamo!”.
Fece per incamminarsi verso gli amici, ma Benji si
voltò dalla parte opposta.
“No, io non vengo”.
Tom gli
lanciò un’occhiata contrariata.
“Scappi anche da loro?”.
L’altro non rispose. Sfuggì però dallo sguardo di
Becker voltando la testa e tenendola bassa, gli occhi verso il terreno.
“Dimentica… ”, riprese allora il portiere,
ignorando l’ultima domanda del compagno e fermandosi, poi, per qualche secondo.
“… dimentica ciò che ho detto quella sera, a proposito di Kris”.
Il numero undici aggrottò le sopracciglia.
“… eh?”.
“Quella sera… a casa mia. Quando sei venuto a
chiedermi spiegazioni dopo la partita con la Artic”.
Finalmente, con un movimento lento, Benji si
voltò. I suoi occhi scuri non tradivano alcuna emozione, così come i lineamenti
del viso, che disegnavano una compostezza apparentemente imperturbabile. La
gelida calma che aveva sempre caratterizzato il calcolatore ed introverso Price
sembrava, adesso, essere tornata. Come se non l’avesse mai lasciato.
“Non provo nulla”, sentenziò, senza inflessioni
nella voce. “Per Kris… non sento più niente”.
Nicole posò
piano il vassoio con due tazze di the sul tavolo del soggiorno, poi sprofondò
fra i cuscini del divano.
“Almeno bevi qualcosa…”, mormorò dolcemente
guardando preoccupata Kris, seduta accanto a lei. “Alex… mi ha detto che è da
ieri sera che non mangi”.
Kristine
Grover teneva lo sguardo fisso a mezz’aria, le braccia conserte. Sbatté gli
occhi una volta, ma non si voltò a guardare l’amica.
“No, grazie. Sto bene così”.
“Ne sei sicura?”.
L’altra abbassò di poco la testa per poi girarsi,
con un sorriso sconsolato, verso la ragazza dai lunghi capelli rossi.
“Voi vi preoccupate tutti troppo. Comunque… grazie
per essere venuta a farmi compagnia. Davvero”.
Nicole si
sporse a prendere le tazze, offrendone quindi una a Kris che la tenne per un po’
fra le mani, assaporandone il calore. Rimase a fissare il liquido fumante, al
profumo di gelsomino, mentre l’amica si accomodava meglio al suo fianco.
“Kris… Alex ha tutte le ragioni
per preoccuparsi. E anch’io le ho”,
disse Nicole. Sospirò. “Mi ha detto ogni cosa, ma credo che questo tu l’avessi
già intuito”.
“Già”.
“E probabilmente immaginerai anche perché adesso
ci sono qui io, e non lui”.
“Credo… di sì”.
“Si sente in colpa.
Non voleva essere così impulsivo, l’altro
giorno. Spera… che potrai perdonarlo”.
Kris scosse la testa, sorridendo stancamente.
“Ma certo che lo perdono. Di sicuro non è Alex
quello che deve scusarsi…”.
Bevve un sorso di the, per poi riposarlo sul
ripiano davanti a sé. Quindi raccolse le ginocchia contro il petto, appoggiando
il mento sulle gambe piegate. Nicole credette che fosse sul punto di scoppiare a
piangere ma invece, inaspettatamente, Kristine chiuse gli occhi, sorridendo
ancora.
“Forse… hai ragione. E’ ora che gli dica come
stanno le cose. A lui, e a te”. Risollevò le ciglia. “Non avevo intenzione di
farvi soffrire, ma vedi, è che…”.
Lo squillo acuto del telefono interruppe Kris. Sia
lei che Nicole spostarono gli occhi sul tavolino dell’ingresso sul quale era
posato il cordless, ma nel momento in cui la ragazza dai corti capelli castani
fece per alzarsi, l’altra la invitò a restare dov’era.
“Lascia, vado io”.
“Ok. Grazie”.
Nicole si
avvicinò al telefono. Prima che lo potesse prendere in mano, però, Kristine la
richiamò.
“Senti…”. Guardò l’amica. “… non… ci sono per
nessuno, ok?”.
Lei annuì con un sospiro, e rispose. Ascoltò la
richiesta dell’interlocutore, poi riprese a parlare.
“No... no, non c’è, mi dispiace, forse…”. Venne
però interrotta, riuscendo a continuare solo dopo qualche istante. “Davvero,
non… può rispondere... ”.
Si bloccò ancora, ma nonostante lo sguardo
implorante di Kristine che la scongiurava di non tradirla, la giovane spostò il
cordless dall’orecchio premendolo contro il petto.
“Kris... è un certo Tom Becker. Dice che è davvero
molto importante, e che sa che sei in casa”, disse quindi Nicole, con tono
piuttosto perentorio. “Secondo me devi parlargli. Mi sembra molto agitato”.
Kris rimase a fissare l’amica, indecisa sul da
farsi. Poi, facendo forza sulle ginocchia si mise in piedi, raggiungendo Nicole
e prendendo senza troppa convinzione il telefono dalla sua mano.
“Pronto…?”.
“Kris! Ma perché oggi non ti sei fatta vedere?”.
“Tom… oh, non… non so.
Non mi andava, e…”.
“Si… si, scusa. Immagino.
Però vedi, è successa... una cosa
che... ”. Dall’altro capo del telefono la voce di Becker si fece
impercettibilmente più bassa, quasi timorosa.
“Che... credo sia il caso che tu sappia…”.
Kris si irrigidì.
“Cosa…?”.
“Ecco… Benji… è partito… improvvisamente…”.
A quella frase, gli occhi della ragazza si fecero
improvvisamente vacui.
Nicole, ferma
davanti a lei con le braccia incrociate sul seno nel tentativo di capire che
cosa fosse successo di così tanto grave, si accorse immediatamente del
cambiamento sul suo viso.
Kristine era
impallidita.
“…
è partito per la Germania. Starà via un mese. O
forse… di più”.
Tom si fermò,
poi riprese.
“Kris, lo so che adesso ti sembra che le cose
vadano sempre peggio, però… ”.
Un’altra pausa.
“Kris…?
Kris, ci sei? Risp- ”.
Ma Becker non poté continuare, perché Kristine
schiacciò improvvisamente il tasto rosso che terminava la chiamata. Senza che
nemmeno Nicole avesse il tempo di dirle qualcosa, la ragazza abbandonò malamente
il cordless sul tavolino, per poi correre verso le scale che portavano al primo
piano.
Raggiunse il corridoio, e l’ultimo suono che
l’amica riuscì a sentire fu il rumore di una porta che sbatteva violentemente.
“Kris!”, urlò Nicole una volta salite le scale,
battendo ripetutamente i pugni sulla superficie in legno chiaro che separava il
corridoio dalla stanza di Kristine.
“Aprimi! Che cos’è successo? Kris!
Ti prego, non fare così... aprimi, per l’amor del
cielo!”.
Gli occhi castani della bellissima giovane
originaria dei Paesi Bassi si velarono di lacrime di preoccupazione. Era
arrivata tardi… troppo tardi. Avrebbe dovuto cercare di aiutarla prima… di stare
più vicina a Kris da subito, nonostante i suoi continui rifiuti a confidarsi…
Tutti avrebbero dovuto cercare di aiutarla prima.
Come avevano potuto permettere che si lasciasse ridurre così?
Posò debolmente il capo contro la porta. Kristine
non rispondeva, ma qualcosa si udiva comunque al di là della barriera di legno.
Singhiozzi. Disperati.
Il mio sogno è finito qui.
E’ finito.
Kris liberò la fronte dalle
braccia bagnate di lacrime. Aprì gli
occhi annebbiati, fissando un punto invisibile davanti a sé.
Era proprio quello a cui aveva pensato la sera
prima. Ciò che aveva detto a Tom. Anche se Benji ormai la odiava, anche se era
rimasto completamente deluso da lei scoprendo la sua reale identità, avrebbe in
ogni caso potuto continuare a giocare.
Perché era lei a sostituire ancora Price.
Alla fine, lui non l’aveva buttata fuori dalla
squadra.
Le aveva detto di restare.
Non ne aveva capito subito il motivo, ma… le aveva
detto che poteva rimanere. E quello… quello le aveva, nonostante tutto, fatto
conservare ancora delle speranze…
Alle quali, come sempre e scioccamente, si era
appigliata.
“E’ stata... solo una mossa… per punirmi…”,
sussurrò, premendosi violentemente il palmo della mano contro gli occhi
arrossati. “Te ne sei andato... senza dirmi nulla... ”.
Si mise lentamente seduta, chiedendosi con quali
forze e con quale volontà riuscisse ancora a fare il benché minimo movimento. Il
viso scavato dal pianto e da quei giorni terribili rimase immobile. Fermo, a
fissare la parete in fondo alla stanza.
“Allora non te ne frega davvero più nulla di me.
Adesso... lo so.
Lo so davvero. Non mi è rimasto più niente…
”.
Rivoli caldi tornarono a rigarle le guance, più
copiosi di quelli di prima.
“… nemmeno il calcio”, bisbigliò infine, con un
filo di voce incrinata.
Non passò che qualche istante, che Kris scoppiò
nuovamente in singhiozzi.
No… non ce la faceva…
Non riusciva a contenerlo.
Ormai, il dolore era insopportabile.
Il petto le faceva male. La testa, gli occhi… il
corpo intero…
Dio… basta…
Non voleva più soffrire.
Non avrebbe più voluto, ma purtroppo sapeva
che la terribile sensazione che ora le stava dilaniando il cuore non sarebbe
scomparsa presto. E la decisione che aveva appena preso, se da una parte forse
l’avrebbe aiutata a dimenticare ogni cosa, sarebbe anche stata la causa del
dolore più grande.
“Le scelte esistono… le scelte sono
necessarie…”, pensò Kris, nascondendo il viso nelle gambe. “… ed il
cuore, Nicole… non serve a niente… e nemmeno i miei sogni valgono poi tanto, se
ogni volta devono portarmi a questo…”.
Altri singhiozzi le morirono in gola. Fuori, il
cielo era tornato nuvoloso.
Si accasciò sul materasso, senza accorgersi della
leggera ma fitta pioggia che, battendo sui vetri, cominciò a produrre un
crepitio sommesso. Riempì la stanza come una musica ipnotica, accompagnando la
voce rotta e disperata di Kristine.
Era un grigio pomeriggio di fine novembre, e
pochissimi giorni separavano la New Team dalla partita con la Flynet.
Benji Price
aveva improvvisamente deciso di allontanarsi dal Giappone per un mese, partendo
per Amburgo, mentre Kristine Grover, il solo portiere disponibile della
leggendaria squadra di Fujisawa, aveva appena deciso di lasciarla.
Lei, il calcio, e tutti i suoi sogni.
Per sempre.
VECTOR
Maaya
Sakamoto
Scelto come
tema per K & K – prima parte
--
Told myself for a long
time
Don't go there
You will only be sorry
Told myself so many times
I just had to take a look
In those faraway eyes
[Mi sono detta per lungo tempo
Di non andarci,
Tu sarai solo dispiaciuto
Me lo sono detta così tante volte
Ho solo gettato uno sguardo
A quegli occhi lontani]
In them I saw a longing
For something
Maybe I couldn't give you
Said it's all in my mind
"It ain't nothing"
[In essi ho visto il desiderio
Per qualcosa
Che forse non ti ho potuto dare
E' stato detto tutto nella mia mente
"Non è niente"]
Don't say that
Don't say that
Darling no
Don't say anything at all
Because I've seen it now
Can't pretend anymore
"It ain't nothing”
[Non dirlo
Non dirlo
Tesoro no,
Non dire nulla
Perché l' ho visto adesso
E non posso pretendere ancora che
“Non sia niente”]
Do you know what I mean?
And have you seen it too?
Do you know what I mean?
Do you know?
And I'll do anything
Just tell me what it means
Cause I can't live in doubt anymore
Do we try or should we
Just say good-bye?
[Capisci cosa voglio dire?
E l' hai visto anche tu?
Capisci cosa voglio dire?
Lo sai?
E farò qualsiasi cosa
Dimmi solo cosa significa
Perché non posso vivere ancora nel dubbio
Dobbiamo provarci, o dovremmo
Solo dirci addio?]
If you'd rather be somewhere
That's not here
Then you just gotta tell me
Cause there's so much more to life
Than pretending
[Se tu fossi ancora da qualche parte
Che non è qui
Dovresti solo dirmelo
Perché c’è molto più da vivere
Che da pretendere]
Don't you know
Don't you know
Darling for you
I'd do anything at all
I wanna be with you
But that look in your eyes
Tells me something
[Non lo sai
Non lo sai
Tesoro per te
Farei di tutto
Voglio stare con te
Ma quello sguardo nei tuoi occhi
Mi dice qualcosa]
Do you know what I mean?
And have you seen it too?
Do you know what I mean?
Do you know?
And I'll do anything
Just tell me what it means
Cause I can't live in doubt anymore
Do we try or should we
Just say good-bye?
[Capisci cosa voglio dire?
E l' hai visto anche tu?
Capisci cosa voglio dire?
Lo sai?
E farò qualsiasi cosa
Dimmi solo cosa significa
Perché non posso vivere ancora nel dubbio
Dobbiamo provarci, o dovremmo
Solo dirci addio?]
I wanna know
Can you tell me?
I wanna know
Will you tell me?
Is it hello
Is it good-bye?
[Voglio saperlo
Puoi dirmelo?
Voglio saperlo
Me lo dirai?
E' un addio
O è un arrivederci?]
I gotta know
Won't you tell me?
I gotta know
You can tell me
Is it hello
Or just good-bye?
[Devo saperlo
Non me lo dirai?
Devo saperlo
Mi puoi dire
Se è un addio
O solo un arrivederci?]
I gotta know
Can you tell me?
I gotta know
Will you tell me?
Is it hello is it good-bye?
[Devo saperlo
Puoi dirmelo?
Devo saperlo
Me lo dirai?
E' un addio o è un arrivederci?]
I gotta know
Won't you tell me?
I gotta know
You can tell me?
Is it hello
Is it good-bye?
[Devo saperlo
Non me lo dirai?
Devo saperlo
Mi puoi dire
se è un addio
o un arrivederci?]
Lyrics:
Maaya Sakamoto
Testo:
Tim Jensen
Composto e Arrangiato da:
Kanno Youko
-
QUALCHE PAROLA…
E
alla fine ci siamo arrivati. La prima parte di K&K è giunta finalmente alla sua
conclusione ^.^
Mi
sembrava però doveroso concludere questo epilogo con qualche parola. Doveroso, e
soprattutto necessario…
Per iniziare da argomenti meno felici, mi sono state innanzitutto mosse
insinuazioni che non mi hanno resa troppo contenta, per cui vorrei specificare
subito un paio di punti.
Primo, K&K continuerà (a me sembra tanto ovvio, chi l’ha seguita fin qui e ha
capito quanto di me c’è in questa storia e quanto vale non ha certo bisogno di
mie conferme… ma io dico ^^’ solo perché non pubblico ogni tot mi si deve
accusare - o solo pensarla, una cosa simile - di prendere per il c**o la gente?
Ma per favore…). Secondo, non ho però ancora scritto nessun capitolo della
seconda parte, se non qualche scena messa giù a mano su fogli di carta volanti
(come quella che ho trascritto qui sotto come anticipazione). Proprio per quest’ultimo
motivo devo purtroppo annunciarvi che io e Miki saremo costrette a fare una
lunga pausa per progettare bene i prossimi capitoli… la trama c’è già, c’è
sempre stata fin dall’inizio, ma se vorrete che la seconda parte sia all’altezza
di quella che avete appena finito di leggere, dovrete pazientare.
Inoltre, oltre a pensare ai prossimi capitoli, in questo periodo mi metterò
anche a correggere e revisionare tutta la prima parte ^^’ in questi anni il mio
stile è cambiato e si è evoluto, quindi vorrei rivedere alcuni passaggi che ora
non mi convincono più. Senza contare che poi rileggendo certi pezzi ho notato
errori (per me sono errori ^^’’) che mi hanno fatto alquanto rabbrividire :D a
questo proposito invito tutti i webmaster/webmistress che pubblicano la fic sul
loro sito di scrivermi, segnalandomi anche l’URL relativo (nel corso degli anni
ho perso il conto delle pagine, sorry ^^’) così, non appena la nuova versione
della prima parte sarà pronta, potrò mandare loro tutto quanto :)
Anche se dovrete aspettare un po’, però, non disperate ^.^ perché io e Miki
prevediamo di preparare, in questo periodo d’attesa (che potrebbe anche durare
un anno… o più :P tanto ormai siete abituati!! ^o^’), dei capitoli “bonus” e di
approfondimento su Kris&co.! ^_- per cui, come dice Giuccina… stay tuned :P
Che altro dire… potrei fare il punto di questi quattro anni, ma non voglio
dilungarmi. Ringrazio solamente tutti/e coloro che mi son stati vicini e
ovviamente i lettori più affezionati che si proclamano addirittura fan
(esagerati :P però ammetto che mi diverte sta cosa ^o^). Sia io che Miki siamo
commosse da tanto affetto, e più volte leggendo le mille mail che mi mandate mi
sono venuti gli occhietti lucidi :°) quindi grazie davvero, di cuore. Perché è
grazie a questo genere di lettori se continuo a scrivere con entusiasmo, anche
se ammetto che altre volte, invece, a causa di mail piuttosto diverse, la mia
voglia di continuare K&K è finita (e mi finisce ^^’) sotto le scarpe, per non
dire peggio…
Passando all’epilogo, ve l’aspettavate che si concludesse così? ^_- con Benji
cicci (cicci, oddio… in questo momento lo odio pure io :D) che se ne va? *_* e
ora che succederà? Qualcosina credo che potrete già intuirla leggendo la piccola
anticipazione che troverete di seguito… vi dico solo che più o meno la scena
(che comunque non è ancora messa giù nella sua versione definitiva, questo è un
abbozzo ^^) sarà situata verso il capitolo 4 o 5 della seconda parte!
Se
invece vi state chiedendo quanti capitoli ci saranno ancora (miih potrei aprire
lo spazio FAQ :D), potrei calcolarne per adesso da una decina fino ad un massimo
di quindici… ma come sempre non prendete per oro colato quello che dico ^^’
Ok,
credo di aver finito… mi dileguo, sperando di tornare molto presto a scrivere di
Kris ^-^ devo ringraziare soprattutto lei (e Miki, che prima di me l’ha creata
^_-) se oggi sono arrivata fin qui (in tutti i sensi, sia come scrittrice che
come persona… eccetera eccetera ^^) e se voi tutti amate tanto questa storia. E’
un personaggio che ormai è entrato dentro di me, e che non posso fare a meno di
amare come una sorella. Per cui… grazie Kris ;P (ok, son molto idiota… hihihi).
Uh, ultima cosa… scaricatevi “Vector”, se potete ^.^ è una canzone che mi ha
stregata. La adoro, e l’ho trovata perfetta per K&K… mi è sembrato quasi che
fosse stata scritta apposta ^-^ è stata la mia colonna sonora durante tutta la
stesura degli ultimi capitoli della fic, ed era inevitabile che la inserissi a
fine epilogo ^_-
Ok…
vado davvero!!
Buon 2004,
Leia e - ovviamente - Miki ^.^ (invisibile
ma onnipresente °_° Miki osserva e SA!! ndMiki)
--
COMING SOON:
K&K – PARTE SECONDA
*Spoiler/Anticipazione*
«
… detto questo con estrema calma si girò, avvicinandosi ad una delle porte del
lato sinistro del corridoio. Sfilò da una tasca invisibile situata in
corrispondenza di una delle cuciture del vestito una card magnetica, che infilò
poi in una fessura all’altezza della serratura. Con un clack la porta si
aprì, e Kristine girò la maniglia dorata dell’anta.
“E ora lasciami stare… smettila di assillarmi.
Torna dalla tua amica tedesca, sono certa che ti starà cercando. Buonanotte, e
goditi la festa”.
La ragazza entrò nella stanza. Fece per richiudere
la porta, ma proprio in quel momento Benji la bloccò con una mano, costringendo
Grover a lasciare la presa. L’anta si spalancò, sbattendo contro il muro, mentre
Kris, impietrita, fissava Benji avanzare verso di lei con uno sguardo
indecifrabile.
“Ma cos-”, fece per dire, ma la bocca le fu subito
chiusa dalle labbra del ragazzo che, spingendola verso la parete della stanza,
le bloccò le spalle, impedendole di muoversi.
Troppo shockata per poter reagire, Kris rimase
immobile con gli occhi spalancati. Il bacio di Price l’aveva totalmente colta di
sorpresa.
Già, Benji…
Benji la
stava baciando.
Quante… quante volte l’aveva sognato?
Quante, quando poteva essere solo Kristian, per
lui?
Ed ora…
Quel sogno si era realizzato.
Era reale.
Kristine si
impose di non lasciarsi trasportare. Non doveva.
Tom. Lei… amava Tom. Ma…
Price la strinse di più. Sollevò un braccio,
posando una mano sulla guancia di Kris che, senza nemmeno rendersene conto,
aveva chiuso gli occhi.
No, no…
Smettila, Kris. Respingilo.
Respingilo,
dannazione…
Mosse lentamente una mano. Poi l’altra. Le alzò.
Si ritrovò, così, abbandonata a lui. Stretta a
lui.
Cosa… stava facendo?
Cosa… stava provando?
Benji… si
stava approfittando di lei…
Ma come poteva… opporsi ad un bacio simile?
Credette di
perdere il controllo di se stessa. Per un momento, solo per poco, un unico
pensiero le attraversò la mente.
Qualunque cosa Price le avesse fatto, qualunque
cose avrebbe iniziato a farle… lei non si sarebbe opposta.
Gli avrebbe lasciato fare tutto.
Tutto…
».
… To be continued. |