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Harry intanto era arrivato; si ritrovò nel giardino della
Tana, ancora spaesato.
“Harry!”
Ginny lo guardava dalla panchina lì vicino. Aveva il naso
fasciato, ma doveva stare meglio perché si alzò, pur lentamente, e gli si
avvicinò “Che ci fai qui? Dove sono Ron, Hermione e Bill?”
“Ginny! Stai meglio…è successo un casino, poi ti spiego. Ron
e Hermione dovrebbero arrivare da un attimo all’altro”
Silenziosamente si guardò intorno indagatorio; intanto la
porta di casa si aprì e uscì la signora Weasley:
“Harry caro! Benarrivato! Fred, George, c’è Harry! Ma… dove sono gli altri?”
“Io non capisco…-disse Harry mentre anche i gemelli
arrivavano “Dovevano essere già qua…ci siamo materializzati…”
“Materializzati? Che diavolo è venuto in mente a Bill? Non
ce n’era bisogno. Anzi, un pericolo inutile, non siete ancora pratici sulle
lunghe distanze…”
“Abbiamo dovuto fare così…ci sono stati alcuni…problemi…poi
le spiego…”
“Problemi? Che problemi?” si allarmò la signora Weasley
“Aspetti un attimo, le spiegherò…io, ora….devo andare
indietro a cercarli!”
“Chi?” chiese George.
“Ron e Hermione! Dovevano essere già qui!”
“Non per fare il guastafeste Harry, ma non sembri in grado
di materializzarti ancora…sembri stanco. Dimmi dove sono, vado io!” si offrì
Fred.
“No, è troppo difficile da spiegare…vado io…”
“No, Harry, tu non vai da nessuna parte!” Lo fermò la
signora Weasley.
“Ma io devo! E’ passato troppo tempo, deve essere successo
qualcosa per f…-
“Zitto!!!”
Nell’aria si era appena udito un forte crac e Ginny lo aveva
zittito mettendosi in ascolto. Non si vedeva nessuno oltre loro in ogni
direzione e non riuscivano a capire da dove fosse venuto il rumore.
“io vado” ripetè Harry
“no aspetta!- urlò Ginny, indicando l’albero oltre la
staccionata a qualche centinaio dalla loro postazione. -Non sentite…?”
Tutti aguzzarono gli orecchi: nell’aria si libravano alcune
voci confuse, di tono sempre crescente, che presero via via a divenire
comprensibili…
“…l’avevo detto che era pericoloso! Cavoli, l’unico albero
nel raggio di 2 chilometri, neanche prendendo la mira ci saresti riuscito!!!”
“Hai qualche problema? Preferivi restare là per caso?”
“No di certo, ma è anche vero sai Ron che sono un pochino
sconvolta dagli ultimi avvenimenti e…”
“…e certo io non ho migliorato la situazione, vero Herm? Ho
fatto casino come al solito! Avanti dillo!!!”
“Cosa ???”
“Cosa pensi di me veramente! Che sono solo uno stupido
cretino scansafatiche, che non è capace di legarsi le scarpe come di sollevare
una piuma! Avanti urlami quanto mi disprezzi, così magari mi convinco anch’io
una buona volta che parli sul serio e riesco a mandarti al diavolo invece di
volerti bene..”
Ron si interruppe bruscamente e distolse lo sguardo da
Hermione; con le orecchie rosse paonazze fece per scendere dall’albero, ma lei
lo trattenne per un braccio: sul suo viso era dipinta l’incredulità:
“Come hai detto?”
“Senti lascia perdere, io…
“Io non penso che tu sia un cretino scansafatiche, Ron.
Penso solo che…oh, beh, insomma, io…
“Cosa? – Ron la guardò dubbioso.
“Io… - Hermione alzò il capo di scatto e disse d’un fiato
-sono innamorata di Te, Ron, e quando litigo con te senza una ragione e do di
matto è solo perché sono convinta che di me non ti importi nulla e l’idea mi fa
star male da morire…Mi dispiace di averti trattato male, scusami.”
Ron spalancò la bocca e gli occhi: non poteva essere vero!
“E non fare questa faccia adesso!- disse Hermione, mentre
cominciava a piangere – Dimentica quello che ho detto e fammi il piacere di
scendere da quest’alb..”
Non finì la frase: Ron l’aveva afferrata per le braccia e
l’aveva avvicinata a sé per baciarla.
Intanto Ginny, Harry e i gemelli, riconosciute le voci dei
dispersi, correvano verso l’albero; Ginny che era scattata per prima lo aveva
quasi raggiunto quando le voci che già erano andate diminuendo cessarono del
tutto. Incuriosita rallentò l’andatura e si affacciò con cautela sotto
l’albero, in tempo per vedere il suo scarmigliato fratello che afferrava
Hermione e la baciava. Elettrizzata, si tirò subito indietro e girandosi impose
silenziosamente l’alt agli altri 3. Questi la guardarono dubbiosi, ma non
appena ella trasse fuori la bacchetta cominciarono ad indietreggiare. Avevano
fatto solo qualche passo quando preceduti da uno schiocco di ramo spezzato e da
urla, Ron e Hermione atterrarono a sull’erba! Un ramo aveva ceduto e i due
erano volati di sotto ancora abbracciati, con Ron che era riuscito a girarsi
come un gatto (ma i gatti atterrano sui piedi! Non torna! Ndsorelladell'autrice! e chi se ne frega, il concetto è quello!NdA) per evitare che
Hermione toccasse terra. Harry e gli altri corsero subito verso di loro, mentre
Hermione si rialzava e sollevava Ron a sedere:
“Oddio, Ron, ti sei fatto male? Scusa, è colpa mia mi sono
sbilanciata!”
“Non ti preoccupare, non è niente, ho solo battuto un poco
il fondoschiena…”
E Hermione si chinò ad abbracciarlo e a baciarlo,
sommergendogli la testa di capelli.
“Ora capisco, tutto! Ah, ci sarà da divertirsi…”ridacchiò
Fred mentre si avvicinavano.
“Ron, ti sei fatto male?” chiese Harry, abbassandosi su di
lui
“niente Harry, tranquillo, aiutami a tirarmi su..”
Harry ed Hermione presero Ron sulle spalle e dopo aver
constato che era intero e poteva muoversi si avviarono verso la casa. Dietro i
gemelli erano in preda ad attacchi convulsi di risa, mentre Ginny li picchiava
e sgomitava perché la piantassero.
A metà strada trovarono la Signora Weasley, che pur non
dando in escandescenze visto che era ben più interessata a sapere di quali
problemi parlava Harry prima, intimò a Ron di ficcarsi a letto immobile e di
prendere una tisana.
“Accompagnatelo di sopra ragazzi! E poi vieni a spiegarmi
cos’è successo Harry!”
Il gruppetto salì fino alla stanza di Ron dalle pareti
arancione accecante e qui Harry lo aiutò a stendersi con due cuscini dietro la
schiena. Ron aveva un’aria insolitamente beata per essere appena caduto da un
albero di tre metri e guardava Hermione rapito…. Ginny se ne accorse e spinse
fuori i gemelli, aiutata da Harry.
Ron e Hermione rimasero soli. Lei guardava in basso, senza
osare alzare la testa.
“Adesso- disse Ron- prova a dirmi che non è vero quello che
hai detto prima e io inforco la finestra e mi butto giù dall’ultimo piano…poi
mi avrai sulla coscienza!”
Hermione sorrise di gioia e corse ad abbracciarlo.
“Era vero, era vero…e non immagini da quanto tempo…”
“Quanto?”
“Cavolo Ron! Da sempre …o quasi!”
“E Krum? Davvero non contava niente?”
“Certo che sei proprio scemo!” rise Hermione baciandolo.
Quella sera la tavola era stata apparecchiata velocemente e
la cena non si prospettava luculliana, perché la signora Weasley aveva voluto
spiegazioni precise da Harry e si era lanciata in una ramanzina tremenda verso
Bill, quando questo era arrivato, per aver lasciato quei tre da soli a
materializzarsi! Bill cercò di giustificarsi, spiegando che Silente aveva
subito mandato Fanny ad assicurarsi che i ragazzi fossero arrivati a
destinazione, ma nulla lo salvò dalla furia materna, con grande gioia dei
gemelli che si godevano la scena estasiati, facendo sbellicare Harry e Ginny
dalle risate.
Ron ed Hermione non erano ancora scesi quando tornò il
signor Weasley e tutti si mettevano a tavola e Ginny corse su ad avvertirli,
per evitare che lo facessero i gemelli: quei due avevano cercato di usare le
orecchie oblunghe nella stanza di Ron senza risultato (probabilmente Hermione
aveva reso imperturbabile la porta) e ora morivano dalla curiosità e
soprattutto dalla voglia di canzonare i due piccioncini. Ma quando quelli
scesero insieme a Ginny non dettero loro il minimo appiglio di canzonatura e,
soprattutto, la signora Weasley che evidentemente vedeva MOLTO lontano li
fulminò con lo sguardo perché si zittissero.
Avevano appena finito di cenare, quando all’improvviso
Silente si materializzò in salotto. La signora Weasley scattò subito in piedi
con fare cerimonioso:
“Professor Silente, che piacere! Venga, si sieda! O cielo,
poteva avvertirci che sarebbe passato, l’avremmo aspettata per cena!”
Silente sorrise:
“Grazie Molly cara, ma purtroppo non mi è stato possibile!
Avevo troppo da fare a scuola, domani cominciano le vacanze, c’è un gran
viavai! Posso quindi trattenermi molto poco…”
“A cosa dobbiamo questa visita, preside?” chiese la signora
“Beh, credo di avere due paroline da dire ad Harry…”
Harry si sentì improvvisamente a disagio: aveva un’idea
abbastanza precisa di cosa volesse dirgli Silente. Rassegnato e con la
coscienza che per la prima volta in tutta la giornata faceva capolino nella sua
mente, rendendogli chiaro cosa era successo, si avviò dietro al preside, in
giardino.
Fuori non era troppo freddo, per essere vicini a Natale, e
la serata era serena; Harry, avvolto in un mantello preso in casa, sedette sul
muretto, mentre Silente rimase in piedi davanti a lui.
“Beh, Harry, perlomeno su una cosa sono soddisfatto: sei
migliorato molto con l’occlumanzia! Ho qualche difficoltà a scrutare i tuoi
pensieri in questo momento!”
Harry sorrise fra sé: al sesto anno aveva deciso che se
proprio doveva subire quella tortura tanto valeva impegnarcisi (ovviamente il
concetto gli era stato inculcato in testa da Hermione!)! E in ogni caso non
aveva nessuna voglia di permettere a Piton di frugare nella sua testa più del
dovuto!
“Tuttavia, qualcosa lo posso vedere –riprese Silente –e in
ogni caso non serve la magia per capire cosa tu stia pensando adesso.”
Harry lo guardò, mentre il senso di colpa gli attanagliava
lo stomaco. Avrebbe quasi preferito una sfuriata…
“Dimmi Harry, qual è stato il tuo sbaglio oggi?”
Harry sospirò:
“Ho agito d’impulso e ho cercato di regolare la faccenda da
solo, senza chiedere aiuto a lei.”
“A me o a chiunque altro. Harry…- stavolta si sentiva un
certo rimprovero nella voce del mago – mi spieghi a cosa serve che noi tutti
cerchiamo di proteggerti quando poi tu ti vai a ficcare da solo nelle
situazioni più pericolose che ti capitano sotto mano?”
“Non lo so cosa mi è preso…mi dispiace! Ho resistito alle
provocazioni di Draco per mesi, ma l’altro giorno quando mi ha detto che
attaccava i miei amici per ottenere una mia reazione…è stato come se ogni
briciolo di ragione mi abbandonasse!” si scusò Harry.
“Da un certo punto di vista, posso capirlo, d’altra parte
eri sconvolto per ciò che è successo a Ginny, ma Harry…devi controllarti! Fallo
almeno per il mio povero cuore malandato – implorò Silente preoccupato; poi
ridacchiò e disse - Anche se c’è di mezzo un affascinante signorina dai capelli
rossi che sta diventando sempre più carina…e penso di non essere l’unico ad
essermene accorto…”
Harry arrossì e sobbalzò:
“No, ma che…, cosa c’entra adesso? Chi s’è accorto di
cosa?…Me lo ha letto nella mente, vero? Oppure si vede così tanto?”
Silente rise:
“Si vede Harry, si vede…un altro po’ e lo capirà anche
lei…forse ti conviene giocare d’anticipo!”
“Fosse facile…” sospirò Harry.
“In effetti non lo è molto! Harry – disse poi tornando serio
–non posso trattenermi molto. Mi sembra che tu abbia capito cosa volevo farti
notare e spero che ci farai più attenzione in futuro. Per quanto riguarda il
signor Malfoy, -Harry spalancò gli occhi, si era completamente scordato di lui
- Draco Malfoy, adesso sta bene. Non ho ancora deciso cosa fare con lui, se
rimandarlo definitivamente dai suoi o se cercare di trattenerlo a hogwarts in
qualche maniera. Non mi sembra che sia molto desideroso di unirsi a nessuno dei
due fronti di guerra…”
Harry rise: Draco come mangiamorte lo preoccupava ben poco,
conoscendo il suo coraggio da coniglio, ma non l’avrebbero certo convinto a
entrare nell’ordine della fenice, ammesso che ne valesse la pena…!
“Devo andare adesso, a scuola mi attendono. Saluto i Waesley
e parto. Vieni dentro Harry?” chiese Silente.
“Resto qui un altro po’. Grazie per essere venuto fin qua,
professore. E per non avermi rimproverato quanto meritavo…”
Silente rise:
“Di niente, Harry. Buon Natale.” e si avviò in casa.
Harry rimase sul muretto a guardare il cielo. Si sarebbe
dato dei cazzotti per la propria stupidità! Maledetto orgoglio! Perché doveva
sempre essere così testone?
Un rumore di passi lo fece girare di scatto. Era Ginny che
veniva verso di lui.
“Ehi, ti disturbo?” gli chiese lei quando fu vicina.
“Niente affato, siediti.” rispose lui facendo spazio sul
muretto. Harry la guardò e sembrò ricordarsi all’improvviso di qualcosa:
“E così…alla fine sei riuscita a evitare il ballo!
Contenta?”
“Il ballo? Ah, già era stasera…!” rispose Ginny, ma qualcosa
nella sua voce fece pensare ad Harry che in realtà non se n’era ricordata in
quel momento.
“Ma davvero non ti interessava diventare la reginetta di
Hogwarts? E’ pur sempre una carica…”
“Capirai! Come se ci fosse da essere orgogliose per aver
vinto qualcosa grazie al proprio aspetto…Non voglio certo esser ricordata ad
Hogwarts come un’oca qualsiasi…senza offesa, Harry!”
“Offesa per cosa?”
“Io non volevo…offendere Cho, con questo…”
“Ma figurati! –rise Harry- Comunque, se vuoi il mio
parere…io non penso che ti ha votato lo abbia fatto solo per il tuo aspetto…per
quanto a mio parere tu…ehm, tu ne sia in ogni caso meritevole, perché sei
molto…carina…”
“Davvero?…” Ginny ridacchiava vedendo come si era incartato.
“Oh, insomma, io volevo solo farti capire che anche la tua
personalità è degna di una vera reginetta di Hogwarts, perché sei simpatica,
alla mano, eccezionale negli incantesimi, sveglia e coraggiosa! Senza
dimenticare che sei però anche…ehm…”
Harry aveva parlato con tanta foga da dimenticare fino a che
punto si stava spingendo! Si zittì subito.
“Come, come? Non ho capito l’ultima parola…”
“…meritevole dal punto di vista… dell’aspetto…bella,
insomma…” sospirò Harry, rassegnato a vuotare il sacco.
Ginny lo guardò sorridendo.
“Grazie per gli apprezzamenti, mio capitano, li ho molto graditi.
Ma, vede, a me non importa molto del titolo di reginetta, perché di tutti
quelli che stanno ad Hogwarts, mi interessa l’opinione di uno solo…come dire,
mi interesserebbe soltanto essere la sua reginetta…”
“Ah, si? –balbettò Harry sorpreso – e… chi è? Io…lo
conosco?”
Ginny lo guardò sconsolata:
“Beh..si, è della nostra casa, è molto popolare, coraggioso,
mi ha salvato la vita un paio di volte…”
Harry sorrise confuso: lo prendeva in giro? Poi vide Ginny
arrossire, come non accadeva da…da quando era innamorata persa di lui.
“Facciamo così – disse lei –Io darò a questa persona il
tempo di pensarci ancora un po’…” Lentamente gli prese una mano e gliela
strinse e Harry si sentì attratto magneticamente verso di lei…si avvicinarono
sempre di più, finchè le loro labbra non si toccarono…
“Ahi!”
Ginny urlò improvvisamente e si girò. Harry, spaventato, la
fece volgere nuovamente verso di lui e vide che stava strizzando gli occhi
mentre una lacrima le solcava la guancia.
“Oh, no! –pensò –anche lei!!!”
“Cosa…che ti ho fatto?” chiese a voce alta.
“Oh cavolo, Harry, scusami! E’ stato bellissimo, non
aspettavo altro…ma mi hai toccato il naso con la mano!!! E ora mi fa
malissimo!!!”
Harry, che era stato vicino alla disperazione in quei pochi
attimi, la guardò negli occhi e prese a ridere; Ginny prima lo picchio
blandamente e poi si unì a lui, abbracciandolo.
“Dopo tutto forse una cosa buona in tutta la giornata l’ho
fatta!” pensò Harry fra sé.
THE END
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