Passarono
tre giorni dalla partita. Tai, Matt e Sora erano impegnati con lo
studio per gli esami.
Tai chiuse il libro stufato. Non riusciva proprio a studiarla biologia,
era impossibile. E poi pensava a lei... Si erano lasciati da quattro
giorni, non si erano più sentiti. Tutto per quella gelosia.
«Sei
un’idiota anche tu» gli aveva detto Sora
«Non capite che così ci fate allontanare da
voi?»
Pensò
molto a queste parole. Scese da casa sua e raggiunse il fioraio
più vicino. Acquistò un mazzo di rose e si
diresse verso casa sua. Doveva tentare di farsi perdonare.
Suonò
più volte, ma nessuno gli rispose. Stava perdendo le
speranze, quando la voce di Mimi rispose dal citofono.
«Sono
Tai. Puoi aprirmi?»
Lei
indugiò qualche secondo.
«Cosa
vuoi?»
«Solo
parlarti»
«C’è
mia madre»
«Smettila,
Mims, lo so che non c’è di
martedì»
Mimi
sospirò ed aprì. Lui salì le scale
speranzoso. Arrivato sul pianerottolo fece un grande respiro, poi
entrò. Lei lo aspettava in salotto, bellissima come sempre.
Non sapeva come dirle che l’amava e che non voleva offenderla
l’altra sera.
Le porse le
rose, che lei accettò. Le annusò e lo
guardò aspettandosi qualcosa.
«Mimi,
davvero, io...Non so come sia potuto accadere. Sono uno
stupido!»
«Stronzo rende
l’idea» Lui annuì, perché
sapeva che aveva ragione.
«Sappi
che se ti ho trattato in quel modo non l’ho fatto mica per
ferirti»
«Ah,
no? E per cosa allora, sentiamo? Dato che te lo sei ricordato dopo
quattro giorni!»
Tai si
sentì in difficoltà. Lei se ne accorse e smise di
essere rigida.
«Mims,
ti amo troppo e lo sai... Sono geloso, ho perso la ragione. Ma non
volevo, non volevo prendermela con te perché so che tu mi
ami... o almeno, lo spero»
Mimi
annuì, sospirando. «Sì che ti amo,
testone, ma tu devi sempre rovinare tutto»
Si
alzò e posò le rose dentro un piccolo vaso pieno
d’acqua. Lui la seguì e le circondò la
schiena con un abbraccio. Lei sentì il cuore accelerare e
socchiuse gli occhi. Non poteva chiudere con Tai per quella
sciocchezza, era stata troppo avventata pure lei.
«Voglio
stare con te e basta» sussurrò la ragazza
«Mi avevi promesso che non saresti stato geloso e non hai
mantenuto la promessa»
«Lo
so, scusami sono fatto così. Sono fatto male»
«No,
non è vero, sciocchino» Lei si voltò
verso di lui con un sorriso radioso «Mi piaci così
come sei. E sai una cosa?»
«Che
cosa?» chiese lui, incantato a guardarla.
«Mi
è venuta voglia di fare l’amore» Lo
baciò piano. Lui le mise una mano dietro la nuca,
l’attirò maggiormente a sé e finirono
sul divano. Le slacciò la camicetta, continuò a
baciarla sul collo. Lei ansimava, moriva di piacere. Poi lo
fermò.
«Che-?»
«Sssh,
voglio fare una cosa»
Si
abbassò all’altezza del basso ventre del ragazzo.
Tai spalancò gli occhi. Mimi non era tipo da prendere
iniziativa in quelle cose. Non su due piedi. Stava forse sognando? Gli
slacciò i pantaloni, poi gli scese i boxer.
Vide il suo
membro e lo volle prendere in mano andando su e giù, come
non aveva mai fatto, provocatrice. Tai gemette e lei sorrise.
Continuarono un po' fino a quando non sostituì la mano con
la sua bocca. Il castano boccheggiò, preso alla sprovvista.
Chiuse gli occhi. Gli piaceva da morire. Poi la fermò per
evitare di venire subito.
La prese
dalle braccia e la posizionò nuovamente sotto di
sé. Le slacciò il reggiseno, le baciò
i seni e in fine le tolse i pantaloncini con le mutandine. Piano
entrò in lei, spinse profondamente, procurando piacere a
tutti e due. Cos’è che avevano pensato entrambi?
Non poteva finire per una sciocchezza.
Matt
finì dalle prove tardi. Non sentiva Sora da tre giorni ed
aveva bisogno di vederla, di toccarla. Passò da casa sua e
si fermò. Forse era troppo tardi per suonare. Vide
l’orologio, erano le 21.oo. La madre di Sora non
c’era, e lei stava sicuramente studiando per
l’esame. Senza pensarci suonò il citofono.
«Chi
è?» la voce di Sora lo faceva stare bene.
«Io»
Lei aprì. Salì le scale ed i due si ritrovarono
faccia a faccia sul pianerottolo.
«Matt»
sussurrò lei «Come mai sei passato?»
Lui
posò la sua chitarra sul divano e fece spallucce, tentando
di fare l’indifferente.
«Così...»
«Non
dire sciocchezze»
«Ho
detto così»
Sora lo
guardò arrabbiata, dopodiché entrò in
cucina. Non aveva voglia di litigare di nuovo per il suo caratteraccio.
«D’accordo,
fa come se fossi a casa tua»
Matt
alzò gli occhi al cielo e la prese per mano. Non voleva star
lontano da lei nemmeno un minuto.
«Sono
venuto per fare pace»
«Era
ora!»
«Smettila,
Sora»
«No,
smettila tu!» esclamò quella «Io ti amo
da morire, non ti sostituirei mai con nessun altro! Perché
continui a essere geloso di Narciso? E di quel tamarro? Basta sono
stanca...»
Matt la
strinse a sé. «Non voglio perderti... Ti amo anche
io, Sora, ma voglio che mi capisci...»
«Cosa,
Matt? Cosa c’è da capire?!»
«Non
voglio che parli con lui. Non voglio! Lui vuole provarci con te, ne
sono sicuro...»
Sora
sbuffò. «Sempre la stessa storia, basta
Matt!»
«Basta
niente!» sbottò quello. Poi si avvicinò
di più a lei «Promettimi che non lo baderai.
Promettimelo, Sora!»
«Tu
devi fidarti di me! Se non ti fidi di me, come facciamo a stare
insieme?!»
«Io
mi fido di te!» esclamò Matt, arrabbiato
«E’ di quel coglione che non mi fido!»
Sora
pensò di diventare pazza. «Ma io ti ho detto che
ti amo! Io ti amo! Ti amo!»
Lo spinse
contro il muro, lo baciò prepotentemente senza dargli il
tempo di parlare. Poi gli sbottonò la camicia e gli
baciò i pettorali. Scese più giù fino
a scendergli i boxer e prenderlo tutto in bocca, quasi senza respirare.
Matt godeva da morire. La tirò leggermente dai capelli come
per dominarla. Le venne in bocca, ma lei se ne fregò. Anzi
si fece prendere in tutti i modi per dimostrargli ancora una volta che
lei era di sua proprietà. Lui leccò la sua
femminilità, facendola gemere dal piacere.
«Mia e
di nessun’altro»
«Tua e
basta»
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