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Autore: rose07    15/07/2011    1 recensioni
Matt è sempre più geloso di Sora. Un ragazzo tamarro e cafone corteggia insistentemente Mimi facendo innervosire Tai.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Stay together in the end ( ? )'
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Passarono tre giorni dalla partita. Tai, Matt e Sora erano impegnati con lo studio per gli esami.
Tai chiuse il libro stufato. Non riusciva proprio a studiarla biologia, era impossibile. E poi pensava a lei... Si erano lasciati da quattro giorni, non si erano più sentiti. Tutto per quella gelosia.

«Sei un’idiota anche tu» gli aveva detto Sora «Non capite che così ci fate allontanare da voi?»
Pensò molto a queste parole. Scese da casa sua e raggiunse il fioraio più vicino. Acquistò un mazzo di rose e si diresse verso casa sua. Doveva tentare di farsi perdonare.
Suonò più volte, ma nessuno gli rispose. Stava perdendo le speranze, quando la voce di Mimi rispose dal citofono.
«Sono Tai. Puoi aprirmi?»
Lei indugiò qualche secondo.
«Cosa vuoi?»
«Solo parlarti»
«C’è mia madre»
«Smettila, Mims, lo so che non c’è di martedì»
Mimi sospirò ed aprì. Lui salì le scale speranzoso. Arrivato sul pianerottolo fece un grande respiro, poi entrò. Lei lo aspettava in salotto, bellissima come sempre. Non sapeva come dirle che l’amava e che non voleva offenderla l’altra sera.
Le porse le rose, che lei accettò. Le annusò e lo guardò aspettandosi qualcosa.
«Mimi, davvero, io...Non so come sia potuto accadere. Sono uno stupido!»
«Stronzo rende l’idea» Lui annuì, perché sapeva che aveva ragione.
«Sappi che se ti ho trattato in quel modo non l’ho fatto mica per ferirti»
«Ah, no? E per cosa allora, sentiamo? Dato che te lo sei ricordato dopo quattro giorni!»
Tai si sentì in difficoltà. Lei se ne accorse e smise di essere rigida.
«Mims, ti amo troppo e lo sai... Sono geloso, ho perso la ragione. Ma non volevo, non volevo prendermela con te perché so che tu mi ami... o almeno, lo spero»
Mimi annuì, sospirando. «Sì che ti amo, testone, ma tu devi sempre rovinare tutto»
Si alzò e posò le rose dentro un piccolo vaso pieno d’acqua. Lui la seguì e le circondò la schiena con un abbraccio. Lei sentì il cuore accelerare e socchiuse gli occhi. Non poteva chiudere con Tai per quella sciocchezza, era stata troppo avventata pure lei.
«Voglio stare con te e basta» sussurrò la ragazza «Mi avevi promesso che non saresti stato geloso e non hai mantenuto la promessa»
«Lo so, scusami sono fatto così. Sono fatto male»
«No, non è vero, sciocchino» Lei si voltò verso di lui con un sorriso radioso «Mi piaci così come sei. E sai una cosa?»
«Che cosa?» chiese lui, incantato a guardarla.
«Mi è venuta voglia di fare l’amore» Lo baciò piano. Lui le mise una mano dietro la nuca, l’attirò maggiormente a sé e finirono sul divano. Le slacciò la camicetta, continuò a baciarla sul collo. Lei ansimava, moriva di piacere. Poi lo fermò.
«Che-?»
«Sssh, voglio fare una cosa»
Si abbassò all’altezza del basso ventre del ragazzo. Tai spalancò gli occhi. Mimi non era tipo da prendere iniziativa in quelle cose. Non su due piedi. Stava forse sognando? Gli slacciò i pantaloni, poi gli scese i boxer.
Vide il suo membro e lo volle prendere in mano andando su e giù, come non aveva mai fatto, provocatrice. Tai gemette e lei sorrise. Continuarono un po' fino a quando non sostituì la mano con la sua bocca. Il castano boccheggiò, preso alla sprovvista. Chiuse gli occhi. Gli piaceva da morire. Poi la fermò per evitare di venire subito.
La prese dalle braccia e la posizionò nuovamente sotto di sé. Le slacciò il reggiseno, le baciò i seni e in fine le tolse i pantaloncini con le mutandine. Piano entrò in lei, spinse profondamente, procurando piacere a tutti e due. Cos’è che avevano pensato entrambi? Non poteva finire per una sciocchezza.
 
 
Matt finì dalle prove tardi. Non sentiva Sora da tre giorni ed aveva bisogno di vederla, di toccarla. Passò da casa sua e si fermò. Forse era troppo tardi per suonare. Vide l’orologio, erano le 21.oo. La madre di Sora non c’era, e lei stava sicuramente studiando per l’esame. Senza pensarci suonò il citofono.
«Chi è?» la voce di Sora lo faceva stare bene.
«Io» Lei aprì. Salì le scale ed i due si ritrovarono faccia a faccia sul pianerottolo.
«Matt» sussurrò lei «Come mai sei passato?»
Lui posò la sua chitarra sul divano e fece spallucce, tentando di fare l’indifferente.
«Così...»
«Non dire sciocchezze»
«Ho detto così»
Sora lo guardò arrabbiata, dopodiché entrò in cucina. Non aveva voglia di litigare di nuovo per il suo caratteraccio.
«D’accordo, fa come se fossi a casa tua»
Matt alzò gli occhi al cielo e la prese per mano. Non voleva star lontano da lei nemmeno un minuto.
«Sono venuto per fare pace»
«Era ora!»
«Smettila, Sora»
«No, smettila tu!» esclamò quella «Io ti amo da morire, non ti sostituirei mai con nessun altro! Perché continui a essere geloso di Narciso? E di quel tamarro? Basta sono stanca...»
Matt la strinse a sé. «Non voglio perderti... Ti amo anche io, Sora, ma voglio che mi capisci...»
«Cosa, Matt? Cosa c’è da capire?!»
«Non voglio che parli con lui. Non voglio! Lui vuole provarci con te, ne sono sicuro...»
Sora sbuffò. «Sempre la stessa storia, basta Matt!»
«Basta niente!» sbottò quello. Poi si avvicinò di più a lei «Promettimi che non lo baderai. Promettimelo, Sora!»
«Tu devi fidarti di me! Se non ti fidi di me, come facciamo a stare insieme?!»
«Io mi fido di te!» esclamò Matt, arrabbiato «E’ di quel coglione che non mi fido!»
Sora pensò di diventare pazza. «Ma io ti ho detto che ti amo! Io ti amo! Ti amo!»
Lo spinse contro il muro, lo baciò prepotentemente senza dargli il tempo di parlare. Poi gli sbottonò la camicia e gli baciò i pettorali. Scese più giù fino a scendergli i boxer e prenderlo tutto in bocca, quasi senza respirare. Matt godeva da morire. La tirò leggermente dai capelli come per dominarla. Le venne in bocca, ma lei se ne fregò. Anzi si fece prendere in tutti i modi per dimostrargli ancora una volta che lei era di sua proprietà. Lui leccò la sua femminilità, facendola gemere dal piacere.
«Mia e di nessun’altro»
«Tua e basta»






   
 
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