uri 5
Capitolo 5: Le parole che non ti ho
detto mai
Andarono a dormire, Howard
non riusciva a prendere sonno, si rigirava continuamente nel letto,
tormentato dalle parole dette dal figlio. Aveva cercato di
proteggerlo andandosene dalla sua vita e invece aveva solo peggiorato
le cose, mettendolo sul mirino di tutti.
Decise di andare a fare 4
passi in giro per la casa, perchè non riusciva a dormire.
Arrivò in salotto, le
luci erano accese e notò la presenza di Anthony seduto sul divano.
Non riuscì a credere ai propri occhi quando vide ciò che il bambino
stava facendo: era seduto lì come se niente fosse e in mano teneva
un aggeggio, che stava sistemando con la chiave inglese e altri
attrezzi.
-Cosa stai facendo lì?-
domandò Howard, facendo sobbalzare Anthony, che non si era accorto
della sua presenza.
-Non riesco a dormire,
allora sono venuto qui a fare qualcosa...- rispose il bimbo.
-Ma cosa stai facendo?-
gli chiese l'uomo nuovamente, avvicinandosi a lui.
-Niente di che... sto solo
sistemando un pezzo del mio robot... era un po' messo male- disse
semplicemente il piccolo, mentre finiva di stringere viti.
-Ah! Quanti anni hai?-
domandò cercando di attaccare discorso.
-Ho 3 anni...- rispose il
bimbo senza aggiungere nient'altro, intimorito dallo sguardo
dell'uomo.
-Solo 3 anni e riesci a
sistemare un pezzo di robot da solo?!- chiese stupito dalla
rivelazione.
-Sì, ma sono capace di
fare molte altre cose! Papà me le ha insegnate quando ero ancora più
piccolo, però io non capisco perchè tutte le persone che mi vedono
fare queste cose, reagiscono nello stesso modo che hai appena
fatto...- enunciò il bimbo, avendo notato che Howard era rimasto
magnificamente sorpreso.
-Bhè... forse perchè i
bambini della tua età si limitano a giocare con le automobiline o
altre cose!- esclamò Howard.
Anthony stava cominciando
a prendere più confidenza con l'uomo, allora cominciò a parlare un
po' di più.
-Anche io gioco! Ho tanti
giocattoli, ma a me piace fare quello che fa il mio papà! Molti
dicono che ho preso la sua intelligenza e che gli somiglio molto! E
ne sono felice perchè lui è il mio eroe!- esclamò Anthony
sorridendogli.
Howard solo con quelle
parole capì quanto Tony adorasse la sua famiglia. Non era stato un
padre presente per Tony, che quando era bambino ne aveva sofferto e
lui non aveva visto crescere suo figlio.
Anthony vide che l'uomo
non parlava ed era assorto nei suoi pensieri. Concentrò la sua
attenzione su di lui, lasciando da parte il pezzo di robot a cui
stava lavorando, somigliava un po' a suo padre: i lineamenti del
viso, il colore degli occhi... Sotto certi versi gli somigliava, ma
non in tutti. Caratterialmente erano totalmente diversi!
-Quindi tu sei mio nonno?-
domandò il bimbo, interrompendo i pensieri di Howard, che a quella
domanda rispose con un cenno del capo.
Anthony continuò a
fissarlo negli occhi, mentre Howard faceva lo stesso. Il bambino
fremeva dalla voglia di chiedergli un'altra cosa... Dopo qualche
secondo parlò.
-Posso chiamarti: nonno?-
disse con un filo di voce, quanto bastava per farsi sentire.
Howard abbozzò un primo
sorriso. Finalmente Anthony era riuscito a smuovere quell'uomo duro e
impassibile.
-Certo!- gli rispose, poi.
-Anthony! Che ci fai
alzato a quest'ora?- domandò Tony entrando nella stanza e vedendo il
figlio sveglio a quell'orario assurdo.
-Non riuscivo a dormire,
allora sono venuto qui e mi sono messo a sistemare un pezzo del mio
robot!- esclamò mostrandogli il pezzo di metallo.
-Lo sai che non ti
impedirei mai di fare il piccolo inventore, ma ad un'ora simile credo
che tu debba dormire!-
-Vado subito! Prima
riporto questo in laboratorio!- disse Anthony, mostrando il senso
dell'ordine preso sicuramente dalla madre. Prese tutti gli oggetti e
si diresse verso il laboratorio.
-Fermo lì! Dà qua, che
faccio io! Tu fila a letto, perchè se la mamma ti vede alzato, dopo
se la prende anche con me!- Tony si abbassò all'altezza del figlio:
-Non vorrai mica che succeda?!- disse sorridendogli.
-No, no! Mamma non saprà
niente, non farò rumore! Lo prometto!- esclamò il bimbo, per poi
dare al padre tutti gli attrezzi che aveva usato.
-Bravo, mostriciattolo! E
ora fila sotto le coperte! Ci vediamo domandi mattina!- disse Tony,
scherzando e accarezzandogli la testolina.
-Buonanotte! E non sono un
mostriciattolo!- esclamò Anthony, salutando il padre e il nonno.
Tony rimase qualche
secondo a guardare il figlio che si allontanava, poi si tirò su in
piedi, dirigendosi verso il laboratorio.
-Vorrei parlarti...- disse
Howard al figlio.
-Seguimi, intanto ti
ascolto- enunciò sempre voltandogli le spalle e camminando verso le
scale del laboratorio.
Howard lo seguì. Giunti
nel laboratorio, Tony accese le luci per vederci meglio e mise al
loro posto i vari attrezzi.
-Davvero un bel posto...-
disse Howard rompendo il silenzio.
-Già... Comunque cosa
devi dirmi?- chiese voltandosi e finalmente guardandolo in faccia.
-Io ho sbagliato tutto
nella mia vita. Non sono stato un buon padre, non passavo tanto tempo
con te e non ti ho visto crescere... me ne sono pentito. Io non
credevo che il mio distacco, ti avrebbe fatto soffrire... ti chiedo
scusa- disse Howard non riuscendo a guardare negli occhi il figlio.
-Quella è acqua passata,
ma non pensavo che avresti avuto il coraggio di lasciarmi solo a
dirigere un'azienda a soli 20 anni...-
-Credevo di aver fatto la
cosa giusta, togliendomi dalla circolazione... Ma da quello che mi
hai detto, ho solo messo la tua vita in pericolo... e non ho potuto
starti vicino...-
-Già... Ho avuto dei
problemi in questi anni, avrei avuto bisogno di un consiglio o un
parere, ma tu non c'eri...- disse Tony un po' dispiaciuto.
-Volevo chiederti scusa
anche per quello che ho detto prima, hai ragione non devo giudicarti.
Non avrei mai pensato che tu avessi messo su famiglia, tutti ti
descrivono come uno indipendente. Invece sei l'opposto...- enunciò
Howard.
-Mi fa piacere che tu
l'abbia notato... Da quando sei scomparso sono sempre stato
paragonato a te e credimi io non lo sopportavo perchè tutti
conoscevano mio padre e invece io no!- esclamò Tony con tono
dispiaciuto. -Mi sarebbe piaciuto conoscerti di più, per farmi
un'idea sulla persona che eri e ho sempre vissuto con una tua
immagine lontana e ignota...-
-Ti chiedo scusa per tutto
quello che ti ho fatto passare e hai tutto il diritto di odiarmi!-
-Io non ti odio! Come puoi
pensare una cosa simile! Anche se non sei stato sempre presente, hai
tentato di farmi diventare qualcuno e per questo ti ringrazio! Di
sicuro ti devo ringraziare per il video che mi hai lasciato, con
quello mi hai salvato la vita, perchè sono riuscito a scoprire un
nuovo elemento sostituibile al palladio!- esclamò Tony pieno di
gratitudine.
-La chiave del futuro...-
mormorò Howard ricordandosi del filmato.
-Esatto, proprio quello!-
disse Tony sorridendogli.
Era piombato il silenzio,
Howard non sapeva cosa dire, si sentiva un po' a disagio e si sentiva
tremendamente in colpa per quello che aveva fatto passare al figlio.
-Prima... non volevo dire
quelle cose... Io ho fatto soffrire te e tua madre per la mia
mancanza... non ve lo meritavate e tu hai ragione a non prendermi
come esempio. Tua moglie e tuo figlio meritano tutte le tue
attenzioni...- disse Howard, facendo molta fatica a dire ciò che
pensava.
-Qui c'è poco da dire,
senza di loro non riuscirei a vivere! Lo hai visto anche tu quello
che quel mostriciattolo e in grado di fare! Non potrei essere più
felice di così!-
-Mi ha detto che glielo
hai insegnato tu, quel bambino ti ammira tantissimo! Ed ha anche una
buona capacità di persuasione... prima abbiamo parlato per pochi
minuti e il mondo mi è sembrato migliore!- esclamò l'uomo, non
capendo neanche lui come fosse successo.
-Uguale a sua madre!-
esclamò Tony, non riuscendo a smettere di sorridere.
-Ero amico del padre di
Pepper, mi è capitato più volte di vederla quando era ragazza e mi
è sembrata una persona meravigliosa, era sempre gentile, rispettosa
e ricordo che suo padre mi diceva che era una ragazza precisa! Da
quanto ho visto prima è la persona adatta a te!-
-Lei è unica! E pensare
che l'ho avuta come segretaria per tantissimi anni e mi sono accorto
di cosa provavo appena 6 anni fa!-
-A volte quello che
cerchiamo è proprio quello che già abbiamo!- disse Howard.
Tony non aveva mai parlato
così a lungo con suo padre, non aveva alcun ricordo di un gesto
affettuoso nei suoi confronti, né di una conversazione che non fosse
stata sull'azienda.
-Lo so che è un po' tardi
per farti da guida, anche perchè ho già visto che te la cavi
perfettamente in qualsiasi caso, ma spero che un giorno riuscirai a
perdonarmi... ed ad accettarmi nella tua vita, sempre se lo
vorrai...- disse Howard, con le lacrime agli occhi.
Tony non si aspettava una
reazione del genere da parte di suo padre: stava piangendo!
Quell'uomo da sempre duro e severo, ora stava piangendo davanti ai
suoi occhi, chiedendo perdono!
Tony si avvicinò al
padre, che teneva lo sguardo basso per nascondere le lacrime, gli
poggiò una mano sulla spalla e disse:- Io ti ho già perdonato da
tempo e tu e mamma farete sempre parte della mia vita!-
Howard alzò lo sguardo
per vedere gli occhi del figlio... erano felici e sinceri.
-Grazie, figliolo!-
esclamò Howard, abbracciando Tony.
Tony, ricordando suo padre
in momenti difficili, pensava ad una frase che lo aiutava a
continuare e che gli svelava il bene che quell'uomo aveva fatto per
lui: “Anche se non mi ha detto come vivere: ha semplicemente
vissuto e ha lasciato che lo osservassi...” (*)
Adesso avrebbe conosciuto
suo padre come tutti lo vedevano, un uomo che aveva cambiato il
mondo!
FINE
(*) Questa frase è opera dello scrittore americano Clarence Budington Kelland
NdA:
Questa parte è stata sicuramente la più difficile da
scrivere! Nel momento in cui Tony e Howard parlavano, era una
circostanza difficile dove padre e figlio dovevano chiarirsi. Il loro
rapporto non è normale perchè Howard non è mai
stato presente nella vita di Tony, dedicandosi solamente al lavoro...
Ma fortunatamente il piccolo Anthony Jr gli fa aprire gli occhi, per
vedere la vita da un'altra prospettiva.
Ora ringrazio di cuore lisa_res e mirianaval per aver recensito e anche tutti i lettori che hanno letto questa storia! Grazie!
Saluti by Sic!
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