Capitolo
9
Zoe
girò l’ennesima pagina del libro, mentre le sue
studentesse ridacchiavano tra
loro. Era l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale e
aveva permesso loro
di portare un po’ di cibarie per fare una piccola
festicciola. Non aveva
assolutamente voglia di iniziare un nuovo argomento del programma per
poi
interromperlo a metà, quindi meglio divertirsi un pochino. E
poi quei biscotti
al cioccolato erano la fine del mondo, avrebbe dovuto assolutamente
farsi dare
la ricetta dalla madre di Amanda.
Per
la centesima volta nella sua vita stava leggendo Orgoglio e
Pregiudizio, romanzo
sommo dell’immensa Jane Austen che lei amava e venerava.
Avesse potuto sarebbe
diventata lei stessa Elizabeth Bennet, o magari perfino Jane Bennet,
anche se
troppo buona e smielosa per assomigliarle.
Jared
era appena salito sul bus dopo essere
andato a salutare i Fans che erano ad aspettarlo fuori
dall’Olympiahalle di
Innsbruck e Zoe si stupì di vederlo con in mano uno stupido
cappello di paglia
e un sacco di regali.
“E
quelli da dove spuntano?”
“Dalle
Italiane che c’erano qui fuori. To,
tieni che mi spoglio intanto.”
Zoe
vide un plico di fogli che
pubblicizzavano una radio*, un sachettino con la carta rossa e un libro
che la
fece sobbalzare. Una ragazza gli aveva regalato Orgoglio e Pregiudizio.
Come al
solito quando aveva una copia in mano, non riusciva a non sfogliarlo,
andando
diretta a colpo sicura alla scena della prima dichiarazione del Signor
Darcy.
Lesse velocemente, muovendo le labbra come una macchinetta, fino a
quando Jared
non si sedette davanti a lei lasciandole un leggero bacio sul collo.
“Che
fai?”
“Guardo
i tuoi regali. Sono perfettamente
d’accordo con quello che ha scritto questa ragazza. Un grande
libro, una grande
autrice per una grande persona. Brava Monica**.”
“Bha,
è solo una storia d’amore romantica.”
“Eretico!
Orgoglio e Pregiudizio, come
tutti i romanzi della Austen, è uno spaccato del suo tempo.
È uno sguardo
disincantato, lucido, razionale e anche cinico a volte, del mondo
Inglese della
metà del ‘700. Non lo si può relegare
ad una storia romantica e basta. È molto
di più.”
“Ok,
ho capito, lo leggerò per farti
piacere, così poi potrò criticarlo con
coscienza.”
“Secondo
me finisce per piacerti. Scommetto
che ti rivedrai come perfetto lord Inglese.”
“Io
sono perfetto sempre.”
Non
vide neanche la cuscinata che gli
arrivò mentre rideva come un pazzo.
Zoe
chiuse di botto il libro.
Non
andava bene se ora Jared gli rovinava pure la lettura del suo adorato
Romanzo.
Adesso ogni volta che avrebbe letto di Darcy, i suoi occhi grigi
sarebbero
tornati a tormentarla, un po’ come succedeva sempre durante
il giorno. C’erano
troppe cose ormai che glielo facevano ricordare, cazzate oppure cose
serie.
Tutto, era una tortura in realtà qualcosa che faceva
veramente del male fisico.
“Mangerò
un altro biscotto alla facciazza tua!”
Fuori
dalla finestra splendeva un bel sole rendendo la giornata
più simile ad una del
mese di aprile che di dicembre, ma dopo le piogge dei giorni precedenti
ci
stava a meraviglia. Los angeles era tornata ad essere la
città degli Angeli e
soprattutto la città dell’eterna primavera, cosa
che a Zoe piaceva da morire,
visto che era la sua stagione preferita.
“Amo
stare a letto quando fuori c’è freddo
e Neve.”
“Quindi
quasi mai, dato a a Los Angeles non
nevica da secoli.” Zoe strisciò sopra Jared,
lasciandogli una scia di baci
dall’ombelico fino al collo, dove rimase a lungo per
stuzzicarlo.
“È
vero, ma quando sono in tour o quando
vado ad Aspen, amo sapere che fuori sta nevicando mentre io sono al
calduccio
sotto le coperte o davanti al camino. Anche se non sono in dolce
compagnia come
adesso.”
“Una
compagnia come le altre, Jared.”
“No,
una delle migliori da molto tempo a
questa parte.”
“É
strano per te riuscire a palpare qualche
cosa, vero?” e rise rotalando via da lui.
“Ammetto
che non ci sono tante donne a cui
posso toccare le tette come a te.” Lei scosse il capo e
andò verso il piccolo
bagno, mentre Jared la fissava da dietro. Nonostante i suoi difetti
fisici, le
piaceva parecchio. Non importavano le smagliature chiare, oppure quei
nei sulla
schiena, le piaceva poterla toccare e sentire della sostanza sotto le
mani.
Quando
Zoe uscì dal bagno, non potè non
sorridere soddisfatto vedendola nuda e chiaramente eccitata.
“Del
resto mi pare che anche tu apprezzi
questa situazione.” Le disse indicando i capezzoli induriti.
“Sono
qui con l’umo più desiderato del
mondo, o quasi... direi che mi va di lusso.” Gli si sedette
sopra passandogli
le mani sui pettorali rilassati. “Sarà bella la
neve... ma è fredda. Mi
scaldi?”
Era
incredibile, la sua mente si rifiutava categoricamente di pensare a
qualcosa di
diverso da Jared. Ma si poteva torturare in quella maniera?
“Prof,
biscotto?”
“No
basta, altrimenti a breve mi metterò a rotolare, altro che
camminare.” Guardò
l’orologio del telefono che segnava quasi l’ora di
pranzo. Con tutto il
cioccolato che aveva ingurgitato quella mattina, poteva tranquillamente
stare a
digiuno fino al giorno dopo. Non poteva permettersi di aumentare di
peso con
tutta la fatica che aveva fatto per calare mentre era in tour. La
verità, e lo
sapeva benissimo, era che le mancava tutta la ginnastica da letto che
aveva
fatto in quei tempi.
“Ohhhhh
adesso basta!” si urlò nella testa, mentre
iniziava a sistemare i suoi libri
nella borsa. La campanella stava per suonare per la felicità
di tutte e lei
voleva correre in mensa a chiacchierare con le sue amiche immaginando
cosa fare
per l’ultimo dell’anno. Lei probabilmente sarebbe
rimasta a Los Angeles, magari
con sua mamma, oppure in catarsi da sola a casa. Aveva una mezza
intenzione di
fare piazza pulita di roba vecchia e di far entrare il nuovo. Senza
pensare a
Londra, possibilmente.
Poi
un urlo isterico.
“Oh
Mio Dio!”
“Nancy,
per favore, non serve che urli come una scimmia.”
“Ma
professoressa, c’è Jared Leto!!!”
Zoe
si rese conto inizialmente di essere impallidita di colpo, fino a
diventare
rossa come un peperone, sentì le gambe non reggerla e il
cervello azzerato. Non
poteva essere, di certo Nancy si stava sbagliando.
Si
fiondò alla finestra che dava sull’enorme giardino
e lo vide. Stava salendo gli
scalini che portavano alla hall dell’edificio in perfetta
tenuto stupro: un
paio di pantaloni a sigaretta neri, una maglietta con lo scollo a V che
faceva
intravedere il tatuaggio sulla clavicola, un giubbotto lggero di Jeans,
rayban
sulla testa, capello lungo fino alle spalle e la barba non troppo
lunga.
Stranamente ai piedi aveva un paio di scarpe da ginnastica sobrie.
Sembrava
incredibilmente a suo agio in quel posto come se non fosse una scuola
privata
tra le più costose a Los Angeles, bensì il
backstage di un concerto dei suoi.
Suonò
la campana e tutte le ragazze schizzarono in corridoio per raggiungerlo
e farsi
fare almeno un autografo. Zoe deglutì pesantemente e le
seguì: lui era li per
lei, non era una sciocca, sapeva che non si sarebbe presentato
così fresco come
un quarto di pollo per fare un giretto dei suoi. Voleva qualcosa da
lei, il
problema era cosa.
Camminò
per quasi tutto il corridoio prima di trovarlo accerchiato dalle
ragazze in
brodo di giuggiole. Non lo vedeva così da vicino da mesi e
si ritrovò ubriaca
forte. Nonostante fosse troppo magro, era bellissimo.
E
quando Jared la vide le scoccò un sorriso che la fece
sciogliere
definitivamente.
Era
troppo emozionata: da li a poco si
sarebbe incontrata con lo staff del The Hive e i Mars stessi per
definire come
si sarebbe svolto il suo nuovo lavoro in giro per il mondo. Per fortuna
sarebbe
stata con Diana e quindi sarebbe riuscita a rimanere abbastanza
ancorata alla
realtà.
Stava
camminando di fretta verso il luogo
dell’appuntamento, quando vide arrivare verso di lei Jared e
Shannon che
chiacchieravano. Probabilmente stavano andando verso lo Starbucks o il
Costa
più vicini a prendersi qualcosa da bere.
Lei
si era bloccata come un sasso: li
conosceva da anni e da anni loro conoscevano lei, eppure dopo la fine
del tour
di ABL non avevano più fatto nulla e quindi neanche lei li
aveva più rivisti,
dato che non era da lei mettersi alla ricerca di loro per la
città. E rivederli
le faceva sempre una strana sensazione di calore in fondo allo stomaco.
Loro
arrivarono praticamente davanti a lei
e fu Jared ad accorgersi dell’enorme Fenice bianca stampata
sulla sua borsetta
nera. E le sorrise felice e soddisfatto come un bambino.
Un
sorriso che l’aveva sciolta.
Jared
l’aveva trovata. Oddio, in realtà era stata lei ad
arrivare da lui a seguito di
quelle ragazzine, ma il succo non cambiava. Lei era li davanti a lui
che la fissava
come se fosse un passero spaurito. Faceva questo effetto alle donne?
Quasi gli
veniva da ridere. In fondo era lui quello che si sarebbe dovuto
emozionare.
Essere li in quel momento non era certo una cosa da lui, con tutti quei
testimoni scomodi, ma in fondo era quello che doveva fare.
Era
vestita proprio come ci si aspettava da una profesoressa, un paio di
pantaloni
dal taglio elegante e un maglioncino dall’aria soffice.
Perfino i capelli erano
diligentemente racchiusi in una coda bassa. Non era proprio la sua Zoe,
eppure
era sempre lei, con quei suoi enormi occhi castani e lo sguardo da
cucciolo
abbandonato.
Abbandonando
le sue fans, si avvicinò a lei, quasi fino a toccarla.
Sentiva la voglia di
colmare quei pochi centimetri aumentare di istante in istante, ma si
fece
violenza e resistette.
“Ciao
Zoe, come va?”
“Bene,
grazie.” Sussurrò. Vedere Jared così da
vicino non le faceva bene. Sapeva che
appena se ne sarebbe andato, lei sarebbe crollata in un pianto
difficilmente
spiegabile a qualche estraneo. “Che ci fai qui?”
“Ovviamente
sono qui per iscrivere una delle mie ipotetiche figlie al prossimo anno
di
corso.”
“Le
tue ipotetiche figlie sono troppo grandi per venire a studiare
qui.” Rispose
lei “E credo che non siano neanche abbastanza intelligenti
per farlo.” La
stoccata acida le era venuta fuori senza volerlo, aveva seguito le
storielle di
letto di Jared incazzandosi non poco, anche se sapeva che aveva tutti i
diritti
di farsi chi voleva. Però
era gelosa e
questo non lo poteva cambiare.
“Noto
una punta di disapprovazione.”
“Figurati,
sei libero di fare ciò che preferisci della tua
vita.”
“Ed
è
proprio per questo motivo che sono qui. Andiamo.” E la prese
per mano
trascinandola verso la porta, tra decine di occhi sgranati e sognanti.
“Jared
cosa fai? Io ho lezione!”
“Tranquilla,
ho parlato con la tua amica Maggie spiegandole la situazione. Ti
dà il resto
della giornata libera.”
“NO!
Mollami! Ti prego, ci guardano tutti.” Cercava di fare
ostruzionismo e anche ci
riusciva, visto che lui non era questo peso massimo.
“E
lascia che guardino.”
“Jared
smettila.” Diede uno strattone e si liberò,
mettendo tra loro mezzo metro,
quanto le bastava per potergli dire quello che pensava. “Sei
scemo? Con che
diritto vieni qui e cerchi di portarmi via? Ma che siamo, in qualche
paese dove
il rapimento è normale routine? Guarda che io sto lavorando
non sono qui a
divertirmi. Si può sapere che vuoi fare?”
Bella
domanda pensò Jared. Lui voleva parlarle, spiegarle tutto,
sperando che si
sarebbe lasciata convincere senza troppe storie, invece stava lottando
anche in
quel momento. Sospirò: non era facile e non era preparato.
Era andato li quasi
con la certezza che lei sarebbe caduta ai suoi piedi come gli succedeva
con
chiunque, non che dovesse dimostrare ancora qualcosa. Diamine.
Si
guardò attorno e vide che praticamente il corridoio era
ibernato: tutti i
presenti, inclusi i docenti, erano ad osservarli curiosi. Vide che
c’era
qualcuno che filmava con il telefonino e scosse il capo. Se era quello
che Zoe
voleva, glielo avrebbe dato.
Con
uno scatto andò da lei, la prese per le guancie e la
attirò a sè.
Quanto
gli erano mancate quelle labbra? Tanto, troppo, non riusciva a
quantificarlo. Qualsiasi
altro bacio che lui aveva dato e ricevuto in quei mesi erano solo un
pallido
palliativo a quello che si stavano scambiando in quel momento. Aveva
sentito
che lei si era irrigidita all’inizio, soprattutto
perchè non si aspettava una
cosa simile da lui, ma pian piano stava sciogliendosi e partecipando al
bacio.
Jared sorrise dentro di sè vittorioso: non lo aveva
dimenticato, questo era
palese.
Neanche
si stavano accorgendo che intorno a loro si erano alzati gli applausi
di tutti
i presenti.
“Oh...”
Fu l’unico commento di Zoe quando si staccarono.
Jared
le accarezzò una guancia lentamente, poi appoggiò
la fronte alla sua e le
sussurrò all’orecchio:
“Ti
amo.”
Zoe
stava per andarsene da casa sua. Pochi
minuti e avrebbe varcato la sua soglia per non tornare più.
Avevano
passato la notte più bella della
sua vita. Aveva dormito stretta a lei, sapendo che non
l’avrebbe fatto mai più.
Aveva voluto imprimersi il suo corpo nella mente, così da
poter ricordare
perfettamente quelle sensazioni quando si sarebbe sentito solo. Aveva
fatto di
tutto per donarsi completamente anima e corpo. Per la prima volta in
assoluto
da quando aveva avevano iniziato la loro relazione, aveva sentito
veramente di
amarla in toto. Aveva capito che la sua infatuazione fisica era andata
ben
oltre. E si era maledetto per non averlo capito prima. E quindi aveva
cercato
di rimediare, anche solo per poter vivere di quel ricordo.
“Vado.
Grazie di tutto, Jared e in bocca al
lupo per il nuovo tour.”
“E
tu fai la brava maestrina.” Lei sorrise
e se ne andò. “Ah, Zoe...”
“Dimmi.”
“No,
niente.” La vide prendere il taxi e
deglutì. “Ti amo, Zoe.”
Zoe
era scioccata.
Tutto
si aspettava tranne una dichiarazione d’amore da parte di
Jared.
“Wow,
è fantastico!” sentì urlare da una
ragazza. “Prof che invidia.”
“Pensi
che adesso possiamo andare fuori a parlare. Va bene fare qualcosa di
stravagante, ma stiamo iniziando a dare troppo spettacolo anche per una
Divah
come me.” Lei si limitò ad annuire e si
lasciò portare nel grande giardino
della scuola. Il sole era deliziosamente tiepido e gli uccellini che
cantavano
rendevano l’ambiente decisamente particolare.
“È
un
gran bel posto questo, sai? Capisco che ti piaccia insegnare qui. Come
mai non
parli? Mi fai paura.”
“Non
so cosa dire.”
Jared
perse il sorriso e la lasciò andare.
“Mi
par di capire che non ho nessuna speranza con te.”
Sospirò. “Va bene, ti lascio
stare allora. Scusami, non volevo metterti a disagio.”
Dannazione, pensò, non
di nuovo! Non credeva sul serio di sentire di nuovo il suo cuore fare
crack.
“No
aspetta...io... oddio Jared è tutto così
incredibile.”
“E
la
cosa è un bene o un male?”
“È
stupendo, ma...”
“Ma
cosa?”
Zoe
era appoggiata al tronco dell’albero, con Jared che le si
avvicinava
lentamente. Da lontano sembravano la classica coppietta innamorata.
“Non
cambia niente. Io lavoro qui, tu in giro per il mondo.”
“Dimmi
solo una cosa e sii onesta come sempre. Mi ami?”
Zoe
rimase spiazzata. Che domanda era? Bhe, lecita visto che lui stesso
glielo
aveva detto poco prima.
“Sì,
certo.”
“E
allora
basta, tutto il resto viene dopo.”
“Credo
che non ti sto capendo.” Jared sorrise.
“Ho
letto Orgoglio e Pregiudizio sai? Hai ragione, non è male. E
ho capito anche
perchè Darcy ti piace. Lui aveva sempre pensato ai rapporti
interpersonali in
una determinata maniera, ma qundo ha conosciuto Elizabeth ha dovuto,
pian
piano, fare i conti con il suo cuore e ammettere di essere innamorato.
E lo è
così tanto che va contro a tutto, gli amici, i parenti, la
classe sociale.
Ebbene, a debita distanza, mi sento come lui.” Prese un
respiro profondo. Zoe
vedeva che era emozionato, gli occhi grigi erano limpidi e commossi.
“Ti amo
così tanto che sono disposto a fare di tutto per stare con
te, perfino ad
essere così terribilmente sdolcinato.”
“Jared...
come? Cosa? Non...”
“Questo
tuo delizioso balbettio mi fa capire che o sei troppo emozionata oppure
sei
rintronata.”
“Fai
la seconda.”
“Lo
immaginavo. Senti, forse è meglio se mi spiego. Tu hai il
tuo lavoro ed ovvio
che devi manterlo, come io continuerò a tenere il mio. Ma
faremo in modo di
trovarci e di portare avanti la nostra storia.”
“É
impossibile e lo sai anche tu.”
“Cazzate,
non è impossibile. Niente lo è se si lavora per
far funzionare le cose. Ci sono
un sacco di coppie che portano avanti storie a distanza soprattutto nel
mondo
della musica, eppure funzionano. Sei la seconda relazione seria che ho
da
quando ho cominciato a fare il cantante e posso dirti che durante la
prima non
ho mai tradito la mia compagna. E sono fermamente convinto a non
tradirti mai.
Semplicemente quando staremo assieme, recupereremo il tempo perso e ci
divertiremo parecchio. Hai ancora qualche dubbio?”
Zoe
lo guardò fissandolo a lungo. Non le stava mentendo, la
volveva veramente come
fidanzata seria, come compagna di vita.
“Non
lo so.”
“Ah,
ovviamente
ti voglio a Londra altrimenti rischio di non avere il bassista per
suonare. E
ti riporterò in tempo per l’inizio della scuola a
gennaio. Inoltre non
dimenticarti che nel 2012 noi staremo fermi, quindi ti
toccherà passare un
sacco di tempo con me.”
Finalmente
Zoe sorrise felice e gli si gettò addosso, quasi facendolo
barcollare. Lo
stinse a se con forza, lasciando andare un paio di lacrime di
felicità, mentre
lui le accarezzava i capelli e la sussurrava parole dolci.
“Ti
amo da stare male. Sono stato male. Scusa se ci ho messo tutto questo
tempo.”
“Chi
se ne frega, l’importante è che adesso siamo qui.
Ma sei sicuro che Maggie mi
ha dato la giornata libera?”
“Certo,
ti dico mai bugie?”
“A
parte quando mi hai detto di essere stato sulla Luna?”
“A
parte
quello.”
“No,
sei sempre sincero ai limiti del nervoso. Allora andiamo, non ho voglia
di
essere arrestata per atti osceni in luogo pubblico.”
Si
avviarono verso la macchina mano nella mano, sempre scortati da una
serie di
sguardi sognanti che arrivavano dalle varie finestre.
“Lo
sai vero che entro questa sera il mondo saprà che sei venuto
qui a fare sta
sceneggiata?”
“Certo
e la cosa non mi interessa per nulla.”
*La
TFD_Radio per l’esattezza u.u
**Non
credo che vi serva sapere chi sia la
Monica in questione.
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