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Autore: PrincesMonica    21/07/2011    9 recensioni
E' una FF che mi è nata dopo i Concerti Italiani. non so da dove sia uscite, comunque è stranamente Tenerosa. Jared si mette in relazione con una ragazza un po' diversa dalle solite e che lavora per loro. Riuscirà a capire che cosa vuole?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9
 
Zoe girò l’ennesima pagina del libro, mentre le sue studentesse ridacchiavano tra loro. Era l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale e aveva permesso loro di portare un po’ di cibarie per fare una piccola festicciola. Non aveva assolutamente voglia di iniziare un nuovo argomento del programma per poi interromperlo a metà, quindi meglio divertirsi un pochino. E poi quei biscotti al cioccolato erano la fine del mondo, avrebbe dovuto assolutamente farsi dare la ricetta dalla madre di Amanda.
Per la centesima volta nella sua vita stava leggendo Orgoglio e Pregiudizio, romanzo sommo dell’immensa Jane Austen che lei amava e venerava. Avesse potuto sarebbe diventata lei stessa Elizabeth Bennet, o magari perfino Jane Bennet, anche se troppo buona e smielosa per assomigliarle.
 
Jared era appena salito sul bus dopo essere andato a salutare i Fans che erano ad aspettarlo fuori dall’Olympiahalle di Innsbruck e Zoe si stupì di vederlo con in mano uno stupido cappello di paglia e un sacco di regali.
“E quelli da dove spuntano?”
“Dalle Italiane che c’erano qui fuori. To, tieni che mi spoglio intanto.”
Zoe vide un plico di fogli che pubblicizzavano una radio*, un sachettino con la carta rossa e un libro che la fece sobbalzare. Una ragazza gli aveva regalato Orgoglio e Pregiudizio. Come al solito quando aveva una copia in mano, non riusciva a non sfogliarlo, andando diretta a colpo sicura alla scena della prima dichiarazione del Signor Darcy. Lesse velocemente, muovendo le labbra come una macchinetta, fino a quando Jared non si sedette davanti a lei lasciandole un leggero bacio sul collo.
“Che fai?”
“Guardo i tuoi regali. Sono perfettamente d’accordo con quello che ha scritto questa ragazza. Un grande libro, una grande autrice per una grande persona. Brava Monica**.”
“Bha, è solo una storia d’amore romantica.”
“Eretico! Orgoglio e Pregiudizio, come tutti i romanzi della Austen, è uno spaccato del suo tempo. È uno sguardo disincantato, lucido, razionale e anche cinico a volte, del mondo Inglese della metà del ‘700. Non lo si può relegare ad una storia romantica e basta. È molto di più.”
“Ok, ho capito, lo leggerò per farti piacere, così poi potrò criticarlo con coscienza.”
“Secondo me finisce per piacerti. Scommetto che ti rivedrai come perfetto lord Inglese.”
“Io sono perfetto sempre.”
Non vide neanche la cuscinata che gli arrivò mentre rideva come un pazzo.
 
Zoe chiuse di botto il libro.
Non andava bene se ora Jared gli rovinava pure la lettura del suo adorato Romanzo. Adesso ogni volta che avrebbe letto di Darcy, i suoi occhi grigi sarebbero tornati a tormentarla, un po’ come succedeva sempre durante il giorno. C’erano troppe cose ormai che glielo facevano ricordare, cazzate oppure cose serie. Tutto, era una tortura in realtà qualcosa che faceva veramente del male fisico.
“Mangerò un altro biscotto alla facciazza tua!”
Fuori dalla finestra splendeva un bel sole rendendo la giornata più simile ad una del mese di aprile che di dicembre, ma dopo le piogge dei giorni precedenti ci stava a meraviglia. Los angeles era tornata ad essere la città degli Angeli e soprattutto la città dell’eterna primavera, cosa che a Zoe piaceva da morire, visto che era la sua stagione preferita.
 
“Amo stare a letto quando fuori c’è freddo e Neve.”
“Quindi quasi mai, dato a a Los Angeles non nevica da secoli.” Zoe strisciò sopra Jared, lasciandogli una scia di baci dall’ombelico fino al collo, dove rimase a lungo per stuzzicarlo.
“È vero, ma quando sono in tour o quando vado ad Aspen, amo sapere che fuori sta nevicando mentre io sono al calduccio sotto le coperte o davanti al camino. Anche se non sono in dolce compagnia come adesso.”
“Una compagnia come le altre, Jared.”
“No, una delle migliori da molto tempo a questa parte.”
“É strano per te riuscire a palpare qualche cosa, vero?” e rise rotalando via da lui.
“Ammetto che non ci sono tante donne a cui posso toccare le tette come a te.” Lei scosse il capo e andò verso il piccolo bagno, mentre Jared la fissava da dietro. Nonostante i suoi difetti fisici, le piaceva parecchio. Non importavano le smagliature chiare, oppure quei nei sulla schiena, le piaceva poterla toccare e sentire della sostanza sotto le mani.
Quando Zoe uscì dal bagno, non potè non sorridere soddisfatto vedendola nuda e chiaramente eccitata.
“Del resto mi pare che anche tu apprezzi questa situazione.” Le disse indicando i capezzoli induriti.
“Sono qui con l’umo più desiderato del mondo, o quasi... direi che mi va di lusso.” Gli si sedette sopra passandogli le mani sui pettorali rilassati. “Sarà bella la neve... ma è fredda. Mi scaldi?”
 
Era incredibile, la sua mente si rifiutava categoricamente di pensare a qualcosa di diverso da Jared. Ma si poteva torturare in quella maniera?
“Prof, biscotto?”
“No basta, altrimenti a breve mi metterò a rotolare, altro che camminare.” Guardò l’orologio del telefono che segnava quasi l’ora di pranzo. Con tutto il cioccolato che aveva ingurgitato quella mattina, poteva tranquillamente stare a digiuno fino al giorno dopo. Non poteva permettersi di aumentare di peso con tutta la fatica che aveva fatto per calare mentre era in tour. La verità, e lo sapeva benissimo, era che le mancava tutta la ginnastica da letto che aveva fatto in quei tempi.
“Ohhhhh adesso basta!” si urlò nella testa, mentre iniziava a sistemare i suoi libri nella borsa. La campanella stava per suonare per la felicità di tutte e lei voleva correre in mensa a chiacchierare con le sue amiche immaginando cosa fare per l’ultimo dell’anno. Lei probabilmente sarebbe rimasta a Los Angeles, magari con sua mamma, oppure in catarsi da sola a casa. Aveva una mezza intenzione di fare piazza pulita di roba vecchia e di far entrare il nuovo. Senza pensare a Londra, possibilmente.
Poi un urlo isterico.
“Oh Mio Dio!”
“Nancy, per favore, non serve che urli come una scimmia.”
“Ma professoressa, c’è Jared Leto!!!”
Zoe si rese conto inizialmente di essere impallidita di colpo, fino a diventare rossa come un peperone, sentì le gambe non reggerla e il cervello azzerato. Non poteva essere, di certo Nancy si stava sbagliando.
Si fiondò alla finestra che dava sull’enorme giardino e lo vide. Stava salendo gli scalini che portavano alla hall dell’edificio in perfetta tenuto stupro: un paio di pantaloni a sigaretta neri, una maglietta con lo scollo a V che faceva intravedere il tatuaggio sulla clavicola, un giubbotto lggero di Jeans, rayban sulla testa, capello lungo fino alle spalle e la barba non troppo lunga. Stranamente ai piedi aveva un paio di scarpe da ginnastica sobrie. Sembrava incredibilmente a suo agio in quel posto come se non fosse una scuola privata tra le più costose a Los Angeles, bensì il backstage di un concerto dei suoi.
Suonò la campana e tutte le ragazze schizzarono in corridoio per raggiungerlo e farsi fare almeno un autografo. Zoe deglutì pesantemente e le seguì: lui era li per lei, non era una sciocca, sapeva che non si sarebbe presentato così fresco come un quarto di pollo per fare un giretto dei suoi. Voleva qualcosa da lei, il problema era cosa.
Camminò per quasi tutto il corridoio prima di trovarlo accerchiato dalle ragazze in brodo di giuggiole. Non lo vedeva così da vicino da mesi e si ritrovò ubriaca forte. Nonostante fosse troppo magro, era bellissimo.
E quando Jared la vide le scoccò un sorriso che la fece sciogliere definitivamente.
 
Era troppo emozionata: da li a poco si sarebbe incontrata con lo staff del The Hive e i Mars stessi per definire come si sarebbe svolto il suo nuovo lavoro in giro per il mondo. Per fortuna sarebbe stata con Diana e quindi sarebbe riuscita a rimanere abbastanza ancorata alla realtà.
Stava camminando di fretta verso il luogo dell’appuntamento, quando vide arrivare verso di lei Jared e Shannon che chiacchieravano. Probabilmente stavano andando verso lo Starbucks o il Costa più vicini a prendersi qualcosa da bere.
Lei si era bloccata come un sasso: li conosceva da anni e da anni loro conoscevano lei, eppure dopo la fine del tour di ABL non avevano più fatto nulla e quindi neanche lei li aveva più rivisti, dato che non era da lei mettersi alla ricerca di loro per la città. E rivederli le faceva sempre una strana sensazione di calore in fondo allo stomaco.
Loro arrivarono praticamente davanti a lei e fu Jared ad accorgersi dell’enorme Fenice bianca stampata sulla sua borsetta nera. E le sorrise felice e soddisfatto come un bambino.
Un sorriso che l’aveva sciolta.
 
Jared l’aveva trovata. Oddio, in realtà era stata lei ad arrivare da lui a seguito di quelle ragazzine, ma il succo non cambiava. Lei era li davanti a lui che la fissava come se fosse un passero spaurito. Faceva questo effetto alle donne? Quasi gli veniva da ridere. In fondo era lui quello che si sarebbe dovuto emozionare. Essere li in quel momento non era certo una cosa da lui, con tutti quei testimoni scomodi, ma in fondo era quello che doveva fare.
Era vestita proprio come ci si aspettava da una profesoressa, un paio di pantaloni dal taglio elegante e un maglioncino dall’aria soffice. Perfino i capelli erano diligentemente racchiusi in una coda bassa. Non era proprio la sua Zoe, eppure era sempre lei, con quei suoi enormi occhi castani e lo sguardo da cucciolo abbandonato.
Abbandonando le sue fans, si avvicinò a lei, quasi fino a toccarla. Sentiva la voglia di colmare quei pochi centimetri aumentare di istante in istante, ma si fece violenza e resistette.
“Ciao Zoe, come va?”
“Bene, grazie.” Sussurrò. Vedere Jared così da vicino non le faceva bene. Sapeva che appena se ne sarebbe andato, lei sarebbe crollata in un pianto difficilmente spiegabile a qualche estraneo. “Che ci fai qui?”
“Ovviamente sono qui per iscrivere una delle mie ipotetiche figlie al prossimo anno di corso.”
“Le tue ipotetiche figlie sono troppo grandi per venire a studiare qui.” Rispose lei “E credo che non siano neanche abbastanza intelligenti per farlo.” La stoccata acida le era venuta fuori senza volerlo, aveva seguito le storielle di letto di Jared incazzandosi non poco, anche se sapeva che aveva tutti i diritti di farsi chi voleva.  Però era gelosa e questo non lo poteva cambiare.
“Noto una punta di disapprovazione.”
“Figurati, sei libero di fare ciò che preferisci della tua vita.”
“Ed è proprio per questo motivo che sono qui. Andiamo.” E la prese per mano trascinandola verso la porta, tra decine di occhi sgranati e sognanti.
“Jared cosa fai? Io ho lezione!”
“Tranquilla, ho parlato con la tua amica Maggie spiegandole la situazione. Ti dà il resto della giornata libera.”
“NO! Mollami! Ti prego, ci guardano tutti.” Cercava di fare ostruzionismo e anche ci riusciva, visto che lui non era questo peso massimo.
“E lascia che guardino.”
“Jared smettila.” Diede uno strattone e si liberò, mettendo tra loro mezzo metro, quanto le bastava per potergli dire quello che pensava. “Sei scemo? Con che diritto vieni qui e cerchi di portarmi via? Ma che siamo, in qualche paese dove il rapimento è normale routine? Guarda che io sto lavorando non sono qui a divertirmi. Si può sapere che vuoi fare?”
Bella domanda pensò Jared. Lui voleva parlarle, spiegarle tutto, sperando che si sarebbe lasciata convincere senza troppe storie, invece stava lottando anche in quel momento. Sospirò: non era facile e non era preparato. Era andato li quasi con la certezza che lei sarebbe caduta ai suoi piedi come gli succedeva con chiunque, non che dovesse dimostrare ancora qualcosa. Diamine.
Si guardò attorno e vide che praticamente il corridoio era ibernato: tutti i presenti, inclusi i docenti, erano ad osservarli curiosi. Vide che c’era qualcuno che filmava con il telefonino e scosse il capo. Se era quello che Zoe voleva, glielo avrebbe dato.
Con uno scatto andò da lei, la prese per le guancie e la attirò a sè.
Quanto gli erano mancate quelle labbra? Tanto, troppo, non riusciva a quantificarlo. Qualsiasi altro bacio che lui aveva dato e ricevuto in quei mesi erano solo un pallido palliativo a quello che si stavano scambiando in quel momento. Aveva sentito che lei si era irrigidita all’inizio, soprattutto perchè non si aspettava una cosa simile da lui, ma pian piano stava sciogliendosi e partecipando al bacio. Jared sorrise dentro di sè vittorioso: non lo aveva dimenticato, questo era palese.
Neanche si stavano accorgendo che intorno a loro si erano alzati gli applausi di tutti i presenti.
“Oh...” Fu l’unico commento di Zoe quando si staccarono.
Jared le accarezzò una guancia lentamente, poi appoggiò la fronte alla sua e le sussurrò all’orecchio:
“Ti amo.”
 
Zoe stava per andarsene da casa sua. Pochi minuti e avrebbe varcato la sua soglia per non tornare più.
Avevano passato la notte più bella della sua vita. Aveva dormito stretta a lei, sapendo che non l’avrebbe fatto mai più. Aveva voluto imprimersi il suo corpo nella mente, così da poter ricordare perfettamente quelle sensazioni quando si sarebbe sentito solo. Aveva fatto di tutto per donarsi completamente anima e corpo. Per la prima volta in assoluto da quando aveva avevano iniziato la loro relazione, aveva sentito veramente di amarla in toto. Aveva capito che la sua infatuazione fisica era andata ben oltre. E si era maledetto per non averlo capito prima. E quindi aveva cercato di rimediare, anche solo per poter vivere di quel ricordo.
“Vado. Grazie di tutto, Jared e in bocca al lupo per il nuovo tour.”
“E tu fai la brava maestrina.” Lei sorrise e se ne andò. “Ah, Zoe...”
“Dimmi.”
“No, niente.” La vide prendere il taxi e deglutì. “Ti amo, Zoe.”
 
Zoe era scioccata.
Tutto si aspettava tranne una dichiarazione d’amore da parte di Jared.
“Wow, è fantastico!” sentì urlare da una ragazza. “Prof che invidia.”
“Pensi che adesso possiamo andare fuori a parlare. Va bene fare qualcosa di stravagante, ma stiamo iniziando a dare troppo spettacolo anche per una Divah come me.” Lei si limitò ad annuire e si lasciò portare nel grande giardino della scuola. Il sole era deliziosamente tiepido e gli uccellini che cantavano rendevano l’ambiente decisamente particolare.
“È un gran bel posto questo, sai? Capisco che ti piaccia insegnare qui. Come mai non parli? Mi fai paura.”
“Non so cosa dire.”
Jared perse il sorriso e la lasciò andare.
“Mi par di capire che non ho nessuna speranza con te.” Sospirò. “Va bene, ti lascio stare allora. Scusami, non volevo metterti a disagio.” Dannazione, pensò, non di nuovo! Non credeva sul serio di sentire di nuovo il suo cuore fare crack.
“No aspetta...io... oddio Jared è tutto così incredibile.”
“E la cosa è un bene o un male?”
“È stupendo, ma...”
“Ma cosa?”
Zoe era appoggiata al tronco dell’albero, con Jared che le si avvicinava lentamente. Da lontano sembravano la classica coppietta innamorata.
“Non cambia niente. Io lavoro qui, tu in giro per il mondo.”
“Dimmi solo una cosa e sii onesta come sempre. Mi ami?”
Zoe rimase spiazzata. Che domanda era? Bhe, lecita visto che lui stesso glielo aveva detto poco prima.
“Sì, certo.”
“E allora basta, tutto il resto viene dopo.”
“Credo che non ti sto capendo.” Jared sorrise.
“Ho letto Orgoglio e Pregiudizio sai? Hai ragione, non è male. E ho capito anche perchè Darcy ti piace. Lui aveva sempre pensato ai rapporti interpersonali in una determinata maniera, ma qundo ha conosciuto Elizabeth ha dovuto, pian piano, fare i conti con il suo cuore e ammettere di essere innamorato. E lo è così tanto che va contro a tutto, gli amici, i parenti, la classe sociale. Ebbene, a debita distanza, mi sento come lui.” Prese un respiro profondo. Zoe vedeva che era emozionato, gli occhi grigi erano limpidi e commossi. “Ti amo così tanto che sono disposto a fare di tutto per stare con te, perfino ad essere così terribilmente sdolcinato.”
“Jared... come? Cosa? Non...”
“Questo tuo delizioso balbettio mi fa capire che o sei troppo emozionata oppure sei rintronata.”
“Fai la seconda.”
“Lo immaginavo. Senti, forse è meglio se mi spiego. Tu hai il tuo lavoro ed ovvio che devi manterlo, come io continuerò a tenere il mio. Ma faremo in modo di trovarci e di portare avanti la nostra storia.”
“É impossibile e lo sai anche tu.”
“Cazzate, non è impossibile. Niente lo è se si lavora per far funzionare le cose. Ci sono un sacco di coppie che portano avanti storie a distanza soprattutto nel mondo della musica, eppure funzionano. Sei la seconda relazione seria che ho da quando ho cominciato a fare il cantante e posso dirti che durante la prima non ho mai tradito la mia compagna. E sono fermamente convinto a non tradirti mai. Semplicemente quando staremo assieme, recupereremo il tempo perso e ci divertiremo parecchio. Hai ancora qualche dubbio?”
Zoe lo guardò fissandolo a lungo. Non le stava mentendo, la volveva veramente come fidanzata seria, come compagna di vita.
“Non lo so.”
“Ah, ovviamente ti voglio a Londra altrimenti rischio di non avere il bassista per suonare. E ti riporterò in tempo per l’inizio della scuola a gennaio. Inoltre non dimenticarti che nel 2012 noi staremo fermi, quindi ti toccherà passare un sacco di tempo con me.”
Finalmente Zoe sorrise felice e gli si gettò addosso, quasi facendolo barcollare. Lo stinse a se con forza, lasciando andare un paio di lacrime di felicità, mentre lui le accarezzava i capelli e la sussurrava parole dolci.
“Ti amo da stare male. Sono stato male. Scusa se ci ho messo tutto questo tempo.”
“Chi se ne frega, l’importante è che adesso siamo qui. Ma sei sicuro che Maggie mi ha dato la giornata libera?”
“Certo, ti dico mai bugie?”
“A parte quando mi hai detto di essere stato sulla Luna?”
“A parte quello.”
“No, sei sempre sincero ai limiti del nervoso. Allora andiamo, non ho voglia di essere arrestata per atti osceni in luogo pubblico.”
Si avviarono verso la macchina mano nella mano, sempre scortati da una serie di sguardi sognanti che arrivavano dalle varie finestre.
“Lo sai vero che entro questa sera il mondo saprà che sei venuto qui a fare sta sceneggiata?”
“Certo e la cosa non mi interessa per nulla.”
 
 
 
*La TFD_Radio per l’esattezza u.u
**Non credo che vi serva sapere chi sia la Monica in questione.

   
 
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