La danza delle lame sanguinarie
Titolo:
La danza delle lame
sanguinarie
Titolo del Capitolo: Quella pazza, pazza, cosa dell’amore
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Un po’ tutti
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: giallo
Avvertimenti: What if, ooc
Conteggio Parole: 1416
Note: 1. Pur troppo non è betata
2.
Il titolo si rifà ad una frase
di un film d’animazione che ho visto nelle 15 ore e mezzo di volo Brisbane-Dubai, in cui ho praticamente visto
tutto.
3.
Diciamo che è un capitolo corto,
ma abbastanza utile.
4.
Avevo promesso che sarebbe
emerso Mark e l’ho fatto
5.
Come sempre lo dedico a Piccolalettrice.
(6.
Ringrazio chi legge-segue-preferisce)
Buona
lettura
“I
bambini
giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra”
[B.Brecht]
La festa era
stata tranquilla. John aveva pensato
di invitare a ballare Annabeth Chase, ma questa aveva ballato tutta la
sera con
il suo ragazzo, come era logico, aveva pensato allora di invitare Katie
Gardner
ma questa aveva trovato prioritario litigare con Travis Stoll per un
vecchio
scherzo che non riusciva ancora ad andargli giù, il fatto che
lui avesse
attaccato coniglietti di cioccolata sul tetto della casa di Dementra.
Così alla
fine si era ritrovato a cimentarsi in una danza tradizionale greca con
Amy, sotto
lo sguardo mortificato di Malcom che era seduto accanto a Becky, che
non aveva
scollato neanche una volta gli occhi da un vecchio tronco dove Sherman
e Mark
continuavano a sghignazzare, con loro c’era anche Clarisse che
continuava a
pigiare il suo dito sulle sfumature, ora rosate, dell’eritema del
fratellastro.
Guardami, guardami. Pregava
silenziosa Becky, chiedendosi cosa mancasse in lei, era sempre
così fredda,
probabilmente Mark dopo aver avuto poco successo con lei la prima volta
aveva
pensato che fosse una ragazzetta frigida. “Sbaglio o manca Connor
Stoll?”
chiese Malcom dopo aver dato uno sguardo
a tutti, “In effetti …” biascicò Rebecca che
non era affatto interessata a dove
fosse il figlio di Ermes citato, anche se uno come Connor Stoll era
meglio se
non lo perdevi mai di vista; “Vuoi ballare?” l’invito
poi Malcom quasi per
noia, la figlia di Enio batté i talloni delle scarpe da tenni,
guardò Mark,
stava ridendo con Clarisse mentre prendevano in giro Sherman per
l’eritema, ma
quello sembra più interessato a guardarsi attorno. “Si, si
potrebbe fare …” bisbigliò
alla fine, afferrando la mano che gli aveva allungato il figlio di
Atena.
Mark era il
figlio di Ares più particolare che ci
fosse, per esempio era intelligente e spigliato sebbene tentasse di
nasconderlo
al meglio; Era stato cresciuto da una donna che più che
l’amante di Ares,
sembrava una sosia meno bella di Afrodite, di classe e dolce; e qualche
lezione
di buone maniere al figlio le aveva insegnate, dolente o nolente, ma
quando
Mark era al campo dimenticava tutto volentieri e diventava
l’ennesimo sadico,
guerriero e poco sensibile figlio di Ares. E quella sera si stava dando
alla
pazza gioia nel prendere in giro il suo fratellastro, che considerava
più un
fratello, per il suo eritema causato dalla figlia di Demetra e Clarisse
contribuiva, ma Sherman era più intenzionato a cercare qualcosa. Ma poi mentre elogiava
l’inutilità di
Sherman, si era fermato a metà, “Per le vacanze non
autorizzate di Eris …
Perché questo?” urlò, Clarisse e Sherman lo
guardarono, “D’accordo …” bisbigliò
Clarisse fingendo di aver capito, era normale da parte di Mark
imprecare con
queste bestemmie, c’era chi diceva per L’Ade e chi per
le vacanze non
autorizzate di Eris. Era normale? O forse era solo il fatto che
continuassero a ripeterselo, che l’aveva reso tale.
“Perché?” chiese Sherman,
crucciando le sopraciglia, “C’è troppo amore in
questo posto … Eris dovrebbe
intervenire di più” spiegò Mark, Sherman
indicò Travis e Katie che tra poco si
uccidevano a vicenda, “Quello non ti sembra abbastanza
discordante” biascicò,
Clarisse evitò di dirgli che era palese che tra una gomitata,
una frecciatina e
quant’altro quei due si sarebbero saltati addosso, poi alla fine
enunciò: “Ha
già fatto abbastanza. Dividendo me e Chris … Io sono qui
…” si fermò, regalò
uno sguardo trucido a Sherman, “Mentre lui è infermeria a
causa di certo idiota”
sibilò poi, tirando un buffetto sul collo arrossato del fratello
che gli fece
molto più male del solito. “Sei una figlia di Ares, per il
Tartaro, puoi
smetterla di fare la scema con quell’idiota di Rodriguez!”
urlò Sherman, con
gli occhi ridotti a fessure e le narici dilatate, non poteva davvero
sopportare
che un qualunque figlio di Ermes, che era stato anche servo di Crono,
uscisse
con sua sorella, Clarisse ringhiò, “Signora Polifema” aggiunse Sherman, se Mark avesse avuto un
po’
di buon senso avrebbe immobilizzato la sorellastra prima che si
lanciasse sul
collo del fratello, ma da bravo figlio di Ares qual’era represse
i riflessi e
non fermò Clarisse. Sherman se l’era cercata, chiamarla
Signora Polifema, era
equivalente a morte certa. Dunque non fermò la sua sorellastra
quando si lanciò
contrò il fratellastro ed entrambi caddero giù dal
tronco, rotolandosi per
terra, Mark aveva ignorato i due
riconcentrandosi sul motivo per cui aveva esclamato una delle sue buffe
imprecazioni, una coppia che ballava in modo impacciato sull’erba
fresca,
Malcom figlio di Atena e Rebecca figlia di Enio. Perché una
così perdeva tempo
con un sapientone? Perché aveva concesso a lui uno
sguardo scarno la prima volta e qualche
frecciatina durante la caccia alla bandiera, mentre a quel figlio di
Atena
regalava sorrisi squisiti e passi incerti.
Era carina. Snella, con un volto da ninfa, una caratteristica
che non
credeva potesse appartenere ai figli di Enio, visto il fratello, che di
certo
non era una gran bellezza.
*
Connor Stoll
sorrideva malizioso, mentre
accidentalmente lasciava che le sue dita sfiorassero la pelle di Sire,
lei
rideva viziosa, giocando lo stesso gioco, ogni tanto gli pizzicava le
guancie o
l’attaccatura tra il collo e la clavicola. Non erano andati alla
festa nella
pianura, avevano pensato di andarci, ma poi Sire dopo aver visto
Sherman
dirigersi versi quella direzione con un espressione turpe in volto
aveva
cambiato idea. Se era vero che lui aveva una cotta per lei, con il
carattere
violento che si ritrovava, certamente avrebbe ridotto Connor ad un
purè, ed era
un peccato. Quindi erano andati nella foresta. Più si
addentravano nella
foresta, il buio si incrementavano perché le luci erano sempre
più lontane, come
la musica tradizionale greca e le risate dei ragazzi, e forse anche
l’incitamento, o la richiesta di placarsi, di uno scontro. Sire
si era
aggrappata al braccio di Connor, giustificandosi come spaventata dalla
foresta
di sera, ma Connor si era accorto che non era logica una paura del
genere da
una figlia di Eris, capì il gioco e decise di sfruttarlo anche
lui. “Ti
proteggo io” esclamò Connor, posando una mano sul fianco
abbondante di lei,
Sire assottigliò lo sguardo, sembrava una vipera pronta ad
addentare la preda
che incurante si avvicina, il figlio di Ermes colse lo sguardo al volo
e lasciò
scivolare via la mano, lasciandola a penzoloni lungo le gambe, Sire
ridacchiò,
prima di intrecciare in modo fintamente innocente le due dita
con quelle
del ragazzo, “Non spingerti troppo” l’ammonì
comunque, senza lasciare la mano
di lui.
Era
divertente girare soli nel buio della selva,
scambiandosi i vari scherzi che avevano fatto, Connor le
raccontò di quando lui
e suo fratello aveva fatto indossare alla cacciatrice Phoebe una
maglietta
impregnata di sangue di centauro e Sire di quando da ragazzina aveva
sostituito
la cipria di una ragazzetta che si atteggiava da gran diva con la
polvere
orticante. “Sei cattiva” bisbigliò lui, con un
sorriso radioso, “Un po’” rispose
divertita lei, accompagnando il tutto
con il gesto di piccolezza con le dita, il ragazzo le accarezzò
i capelli neri,
le ragazze cattive gli piacevano, ed anche tanto. Non lo capiva suo
fratello
che perdeva tempo con le figlie di Afrodite, anche se ogni suo pensiero
si
canalizzava su Katie Gardner, per cui aveva una palese cotta. “Mi
piacciono le
ragazze maligne” bisbigliò lui, avvicinandosi al volto di
Sire, “Cosa ti ho
detto?” l’ammonì la mezzatedesca,
il
giovane Stoll annuì mortificato.
Le labbra di
Connor erano invitanti e lei sapeva di
essere una ragazza abbastanza facile quando voleva, ma non avrebbe
baciato quel
ragazzo quella sera, prima di tutto perché voleva tenere per la
prima volta
qualcuno sulle spine, comprendetela, le venivano i brividi lungo tutta
la spina
dorsale, aveva finalmente trovato un ragazzo sarcastico e burlone, come
lei,
dunque si sarebbe impegnata a non essere la classica tacca incisa sullo
schienale e poi c’era la questione Sherman, sarebbe stato davvero
un peccato se
delle belle labbra di Connor non fosse rimasto niente. Doveva
trovare una
soluzione. Si morse le labbra. Ma quale? Gli occhi si
illuminarono. Eccola.
“Hai avuto una divina illuminazione?” domandò
Connor, la figlia della dea del
caos lasciò fiorirle sul volto un sorriso sadico, in cui
scoprì anche i denti
di perla, “Che sia lodata Polimnia!” esclamò, prima
di sciogliere l’intreccio
delle dita, “Ho trovato la soluzione” esclamò,
“Di cosa?” chiese il figlio di
Ermes. “Devo scappare Connor … Ma ci vediamo
presto!” lo rassicurò lei, prima
di scappare verso la festa sulla pianura. Aveva la soluzione. Doveva
trovare
una ragazza a Sherman. Non c’era altra soluzione, ma chi?
Quando gli
elefanti
combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata
[Proverbio]
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