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Autore: Ella_Sella_Lella    06/08/2011    1 recensioni
Una storia di Guerra e d'Amore ...
Che parla dell'amore che provano i figli della guerra.
E non si parla solo di Ares, perchè lui non è l'unico.
*
Dall'ultimo capitolo postato:
Becky, che non aveva scollato neanche una volta gli occhi da un vecchio tronco dove Sherman e Mark continuavano a sghignazzare, con loro c’era anche Clarisse che continuava a pigiare il suo dito sulle sfumature, ora rosate, dell’eritema del fratellastro. Guardami, guardami. Pregava silenziosa Becky, chiedendosi cosa mancasse in lei
Buona lettura
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La danza delle lame sanguinarie

Titolo:   La danza delle lame sanguinarie
Titolo del Capitolo: Quella pazza, pazza, cosa dell’amore
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Un po’ tutti
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: giallo
Avvertimenti:  What if, ooc
Conteggio Parole: 1416
Note: 1. Pur troppo non è betata

2. Il titolo si rifà ad una frase di un film d’animazione che ho visto nelle 15 ore e mezzo di volo  Brisbane-Dubai, in cui ho praticamente visto tutto.

3. Diciamo che è un capitolo corto, ma abbastanza utile.

4. Avevo promesso che sarebbe emerso Mark e l’ho fatto

5. Come sempre lo dedico a Piccolalettrice.

(6. Ringrazio chi legge-segue-preferisce)

Buona lettura

I bambini giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra

[B.Brecht]

La festa era stata tranquilla. John aveva pensato di invitare a ballare Annabeth Chase, ma questa aveva ballato tutta la sera con il suo ragazzo, come era logico, aveva pensato allora di invitare Katie Gardner ma questa aveva trovato prioritario litigare con Travis Stoll per un vecchio scherzo che non riusciva ancora ad andargli giù, il fatto che lui avesse attaccato coniglietti di cioccolata sul tetto della casa di Dementra. Così alla fine si era ritrovato a cimentarsi in una danza tradizionale greca con Amy, sotto lo sguardo mortificato di Malcom che era seduto accanto a Becky, che non aveva scollato neanche una volta gli occhi da un vecchio tronco dove Sherman e Mark continuavano a sghignazzare, con loro c’era anche Clarisse che continuava a pigiare il suo dito sulle sfumature, ora rosate, dell’eritema del fratellastro.  Guardami, guardami. Pregava silenziosa Becky, chiedendosi cosa mancasse in lei, era sempre così fredda, probabilmente Mark dopo aver avuto poco successo con lei la prima volta aveva pensato che fosse una ragazzetta frigida. “Sbaglio o manca Connor Stoll?” chiese  Malcom dopo aver dato uno sguardo a tutti, “In effetti …” biascicò Rebecca che non era affatto interessata a dove fosse il figlio di Ermes citato, anche se uno come Connor Stoll era meglio se non lo perdevi mai di vista; “Vuoi ballare?” l’invito poi Malcom quasi per noia, la figlia di Enio batté i talloni delle scarpe da tenni, guardò Mark, stava ridendo con Clarisse mentre prendevano in giro Sherman per l’eritema, ma quello sembra più interessato a guardarsi attorno. “Si, si potrebbe fare …” bisbigliò alla fine, afferrando la mano che gli aveva allungato il figlio di Atena.

Mark era il figlio di Ares più particolare che ci fosse, per esempio era intelligente e spigliato sebbene tentasse di nasconderlo al meglio; Era stato cresciuto da una donna che più che l’amante di Ares, sembrava una sosia meno bella di Afrodite, di classe e dolce; e qualche lezione di buone maniere al figlio le aveva insegnate, dolente o nolente, ma quando Mark era al campo dimenticava tutto volentieri e diventava l’ennesimo sadico, guerriero e poco sensibile figlio di Ares. E quella sera si stava dando alla pazza gioia nel prendere in giro il suo fratellastro, che considerava più un fratello, per il suo eritema causato dalla figlia di Demetra e Clarisse contribuiva, ma Sherman era più intenzionato a cercare qualcosa.  Ma poi mentre elogiava l’inutilità di Sherman, si era fermato a metà, “Per le vacanze non autorizzate di Eris … Perché questo?” urlò, Clarisse e Sherman lo guardarono, “D’accordo …” bisbigliò Clarisse fingendo di aver capito, era normale da parte di Mark imprecare con queste bestemmie, c’era chi diceva per L’Ade e chi per le vacanze non autorizzate di Eris. Era normale? O forse era solo il fatto che continuassero a ripeterselo, che l’aveva reso tale. “Perché?” chiese Sherman, crucciando le sopraciglia, “C’è troppo amore in questo posto … Eris dovrebbe intervenire di più” spiegò Mark, Sherman indicò Travis e Katie che tra poco si uccidevano a vicenda, “Quello non ti sembra abbastanza discordante” biascicò, Clarisse evitò di dirgli che era palese che tra una gomitata, una frecciatina e quant’altro quei due si sarebbero saltati addosso, poi alla fine enunciò: “Ha già fatto abbastanza. Dividendo me e Chris … Io sono qui …” si fermò, regalò uno sguardo trucido a Sherman, “Mentre lui è infermeria a causa di certo idiota” sibilò poi, tirando un buffetto sul collo arrossato del fratello che gli fece molto più male del solito. “Sei una figlia di Ares, per il Tartaro, puoi smetterla di fare la scema con quell’idiota di Rodriguez!” urlò Sherman, con gli occhi ridotti a fessure e le narici dilatate, non poteva davvero sopportare che un qualunque figlio di Ermes, che era stato anche servo di Crono, uscisse con sua sorella, Clarisse ringhiò, “Signora Polifema  aggiunse Sherman, se Mark avesse avuto un po’ di buon senso avrebbe immobilizzato la sorellastra prima che si lanciasse sul collo del fratello, ma da bravo figlio di Ares qual’era represse i riflessi e non fermò Clarisse. Sherman se l’era cercata, chiamarla Signora Polifema, era equivalente a morte certa. Dunque non fermò la sua sorellastra quando si lanciò contrò il fratellastro ed entrambi caddero giù dal tronco, rotolandosi per terra, Mark  aveva ignorato i due riconcentrandosi sul motivo per cui aveva esclamato una delle sue buffe imprecazioni, una coppia che ballava in modo impacciato sull’erba fresca, Malcom figlio di Atena e Rebecca figlia di Enio. Perché una così perdeva tempo con un sapientone? Perché aveva concesso a lui uno  sguardo scarno la prima volta e qualche frecciatina durante la caccia alla bandiera, mentre a quel figlio di Atena regalava sorrisi squisiti e passi incerti.  Era carina. Snella, con un volto da ninfa, una caratteristica che non credeva potesse appartenere ai figli di Enio, visto il fratello, che di certo non era una gran bellezza.

*

Connor Stoll sorrideva malizioso, mentre accidentalmente lasciava che le sue dita sfiorassero la pelle di Sire, lei rideva viziosa, giocando lo stesso gioco, ogni tanto gli pizzicava le guancie o l’attaccatura tra il collo e la clavicola. Non erano andati alla festa nella pianura, avevano pensato di andarci, ma poi Sire dopo aver visto Sherman dirigersi versi quella direzione con un espressione turpe in volto aveva cambiato idea. Se era vero che lui aveva una cotta per lei, con il carattere violento che si ritrovava, certamente avrebbe ridotto Connor ad un purè, ed era un peccato. Quindi erano andati nella foresta. Più si addentravano nella foresta, il buio si incrementavano perché le luci erano sempre più lontane, come la musica tradizionale greca e le risate dei ragazzi, e forse anche l’incitamento, o la richiesta di placarsi, di uno scontro. Sire si era aggrappata al braccio di Connor, giustificandosi come spaventata dalla foresta di sera, ma Connor si era accorto che non era logica una paura del genere da una figlia di Eris, capì il gioco e decise di sfruttarlo anche lui. “Ti proteggo io” esclamò Connor, posando una mano sul fianco abbondante di lei, Sire assottigliò lo sguardo, sembrava una vipera pronta ad addentare la preda che incurante si avvicina, il figlio di Ermes colse lo sguardo al volo e lasciò scivolare via la mano, lasciandola a penzoloni lungo le gambe, Sire ridacchiò, prima di intrecciare in modo fintamente innocente le due dita con quelle del ragazzo, “Non spingerti troppo” l’ammonì comunque, senza lasciare la mano di lui.

Era divertente girare soli nel buio della selva, scambiandosi i vari scherzi che avevano fatto, Connor le raccontò di quando lui e suo fratello aveva fatto indossare alla cacciatrice Phoebe una maglietta impregnata di sangue di centauro e Sire di quando da ragazzina aveva sostituito la cipria di una ragazzetta che si atteggiava da gran diva con la polvere orticante. “Sei cattiva” bisbigliò lui, con un sorriso radioso, “Un po’”  rispose divertita lei, accompagnando il tutto con il gesto di piccolezza con le dita, il ragazzo le accarezzò i capelli neri, le ragazze cattive gli piacevano, ed anche tanto. Non lo capiva suo fratello che perdeva tempo con le figlie di Afrodite, anche se ogni suo pensiero si canalizzava su Katie Gardner, per cui aveva una palese cotta. “Mi piacciono le ragazze maligne” bisbigliò lui, avvicinandosi al volto di Sire, “Cosa ti ho detto?” l’ammonì la mezzatedesca,   il giovane Stoll annuì mortificato.

Le labbra di Connor erano invitanti e lei sapeva di essere una ragazza abbastanza facile quando voleva, ma non avrebbe baciato quel ragazzo quella sera, prima di tutto perché voleva tenere per la prima volta qualcuno sulle spine, comprendetela, le venivano i brividi lungo tutta la spina dorsale, aveva finalmente trovato un ragazzo sarcastico e burlone, come lei, dunque si sarebbe impegnata a non essere la classica tacca incisa sullo schienale e poi c’era la questione Sherman, sarebbe stato davvero un peccato se delle belle labbra di Connor non fosse rimasto niente. Doveva trovare una soluzione. Si morse le labbra. Ma quale? Gli occhi si illuminarono. Eccola. “Hai avuto una divina illuminazione?” domandò Connor, la figlia della dea del caos lasciò fiorirle sul volto un sorriso sadico, in cui scoprì anche i denti di perla, “Che sia lodata Polimnia!” esclamò, prima di sciogliere l’intreccio delle dita, “Ho trovato la soluzione” esclamò, “Di cosa?” chiese il figlio di Ermes. “Devo scappare Connor … Ma ci vediamo presto!” lo rassicurò lei, prima di scappare verso la festa sulla pianura. Aveva la soluzione. Doveva trovare una ragazza a Sherman. Non c’era altra soluzione, ma chi?

Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata

[Proverbio]

   
 
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