Stralci
di vita - mezzo&mezzo
Avete
presente quando siete talmente confusi da non riuscire a fare niente?
Ecco,
io mi sento proprio così in questo momento. Sono nella
confusione più totale e non riesco a fare niente di niente.
Prima ho fatto quasi fatica ad alzarmi dal letto per andare in bagno.
Non
so cosa fare né cosa pensare.
Ma
perché nella mia vita ci deve essere sempre un gran casino?
Perché
devo sempre avere dei problemi?
Mica
sono Bella Swan che attiro ogni secondo disgrazie!
Per
carità! Piuttosto avrei tentato il suicidio.
Ma
davvero, della mia vita… cosa devo fare? O meglio, devo
essere io a fare qualcosa?
Sono
gli uomini a fare il primo passo non le donne. Funziona
così, no?
Sì,
ma intanto lui non si è ancora deciso a fare un cazzo!
Che
poi, perché sono ancora qui alla riserva ad aspettarlo
quando dovrei essere già a New York?
Cosa
spero? Che corra da me? Se mi avesse voluto davvero, sarebbe
già venuto.
Dio,
che stupida che sono! E sono solo una povera illusa, che crede che la
sua vita possa cambiare o migliorare…
Penso
davvero di poter essere finalmente felice?
Sbuffo
e mi giro su un lato abbracciando il cuscino.
Sono
una pazza. Se resto qui ancora per secondo di più rischio di
avere una crisi isterica.
Devo
tornare a New York… no. Io torno a New York.
Finalmente
mi sono decisa. E non avrò ripensamenti.
In
questi ultimi anni New York è stata casa mia e mi sono
abituata alla vita frenetica della città, anche volendo non
riuscirei mai a ritornare a vivere qui.
Mi
alzo dal letto, scalciando il lenzuolo, e mi sbarazzo del pigiama.
Sì, beh, della cannottiera e dei pantaloncini.
Vado
in bagno e mi do una sistemata veloce, poi scendo in cucina dove trovo
la mamma ai fornelli.
Si
volta a guardarmi. Sono scesa talmente in fretta che ho fatto un gran
casino.
Mi
guarda con aria di rimprovero.
“Ti
sei alzata da quel letto finalmente” dice con un tono quasi
canzonatorio.
Sospiro
pesantemente ma intanto le sorrido, non ho voglia di litigare con lei,
soprattutto per un motivo del genere.
Sono
grande e vaccinata, non ho più bisogno della mamma che
controlla quel che faccio, a che ora mi alzo, a che ora vado a dormire
o cosa mangio, anche se… in un angolino della mia testa so
che nonostante io sia una donna fatta e finita, lei sarà
sempre la mia mamma, quella che si preoccupa.
“Ehm…
ho deciso di ritornare a New York” le dico andando dritta al
sodo. Meglio essere diretti su questa cosa, se solo sapesse quanto ci
ho pensato mi farebbe un predicozzo e so che, in qualche modo,
riuscirebbe a convincermi a stare qui ancora qualche giorno. E pensare
di stare qui anche solo un altro giorno mi manda fuori di testa. Meglio
mettere chilometri e chilometri di distanza: lontano
dagli occhi, lontano dal cuore.
Giusto, no?
Si
volta a guardarmi e sul volto ha un’espressione
amareggiata. Scuote la testa e fa per dirmi qualcosa, ma
prima che cominci sollevo le mani e la blocco, facendole capire che non
sono disposta a starla a sentire, a contrattare o a farmi convincere
del contrario. Ho preso la mia decisione. Ed è la cosa
giusta da fare.
Sospira
debolmente e dice solo “Fai come vuoi.”
So
che le piacerebbe se io tornassi a vivere qui, alla riserva,
specialmente ora che mio fratello è lontano, ma io ho
bisogno di allontanarmi da qui al più presto.
È
in piedi di fronte a me, con le mani ingarbugliate nello strofinaccio,
guarda il pavimento e la conosco troppo bene per non sapere che sta
covando qualcosa e infatti non ci mette molto ad aggiungere
“Prima però… vai almeno a salutare tuo
padre.”
La
fisso per qualche secondo poi abbasso il capo ed annuisco. Su questo ha
ragione, non posso tornarmene a New York senza prima passare da
papà.
Velocemente
apro il frigo e mi verso un bicchiere di spremuta, e mentre
lo bevo mi stupisco che lei stia rispettando il silenzio che ho
richiesto. Poi mi infilo le scarpe, prendo le chiavi della macchina e
mi avvio verso la porta, la apro ma mi fermo un secondo sulla soglia,
sbuffo e poi mi volto e la saluto con un ciao forse un po’
troppo freddo, ma se mi fermassi per salutarla in un modo
più appropriato, so che non riuscirebbe più a
trattenersi e mi renderebbe partecipe del suo pensiero. No grazie.
Il
viaggio in macchina è estenuante, da casa al cimitero ci
sono solo cinque minuti, ma sembra che il tempo abbia rallentato il suo
corso.
Penso
a mio padre e tutti i bei ricordi legati a lui affiorano velocemente ma
sono taglienti come lame. Sono al contempo dolci e amari. Sono ricordi
splendidi e nitidi nella mia mente, ma pensare a lui mi fa sempre male,
anche se sono passati parecchi anni. Non c’è
più, e non ci sarà mai più. E ora,
più che mai, sento il bisogno di parlare con lui, di
confidarmi, di chiedere il suo consiglio. Con le dita mi asciugo quelle
due lacrime che mi offuscano la vista e parcheggio davanti al fiorista,
ma prima di scendere, resto impalata a guardare il volante, come se
potesse darmi lui, una risposta.
Ma
di risposte non ce ne sono. Mi asciugo meglio e mi guardo nello
specchietto retrovisore, e dico a me stessa che non ho bisogno di
risposte, perché io ho già deciso.
Ma
ancora non riesco a scendere. Non è solo mio padre, o questa
situazione assurda con Billy… il problema è molto
più grande.
Ho
perso quasi tutti gli uomini della mia vita e fra un po’
perderò pure l’ultimo. Anzi no, l’ho
già perso. Ormai Seth, da quando ha auto
l’imprinting con quella… bambina,
è lontano e non ha più tempo per la sua
sorellina. Non verrà più a trovarmi a New York,
come ha fatto in questi anni, non avremo più le nostre
serate e io… sarò sola. E’ mio
fratello, anzi, il mio fratellino, ma… era anche il mio
migliore amico, era quella persona che mi ascoltava in quelle notti in
cui lo sconforto mi faceva sua prigioniera, cercava di farmi ridere,
prima, ma poi mi ascoltava e cercava di capire il mio dolore.
E
in questi ultimi anni il nostro rapporto si era rafforzato, con quella
cotta per Nessie non riusciva più a darmi troppo contro
quando maledivo i vampiri: era triste anche lui per colpa di una
vampira, o di quel che è… ma ora… non
sarà più così. Quella bambina me lo ha
portato via.
E
indovinate di chi è la colpa?
Dell’imprinting!
Di quel maledettissimo imprinting!! La rovina della mia vita.
Digrigno
i denti e mi guardo per un’ultima volta nello specchietto e
tra i denti mando tutto a fanculo, i vampiri, i lupi e
l’imprinting.
Scendo
dall’auto e con un sorriso smagliante entro a comprare i
fiori per mio padre, un bel mazzo di rose, i miei fiori preferiti,
alcune di un bel colore giallo orlate di rosso e altre di un giallo
pallido e poi mi avvio verso il cimitero, cercando di non pensare
più a tutto quel che ho perso per colpa dei vampiri.
Scendo
dall’auto facendo attenzione a non rovinare i fiori e quando
arrivo sulla tomba di papà la prima cosa che faccio
è accarezzare la sua foto.
“Ciao
papà” lo saluto sussurrando sentendo una fitta al
cuore. Mi manca, ogni giorno mi manca sempre di più. Sento
gli occhi pungermi, ma trattengo il respiro e le rimando indietro.
M’inginocchio
e poso i miei fiori a terra, tolgo quelli vecchi dal vaso che mia
madre, con Charlie, continua a portagli ogni settimana. Sono un
po’ sciupati, ho fatto bene a non venire a mani vuote. Ci
metto le mie rose , aggiustandole un pochino in modo da farle stare
ordinate.
E
resto lì, di fronte a papà, e fisso la sua foto.
Oh,
papà… mi manchi da morire… e
le lacrime che prima ho trattenuto sgorgano libere.
Chino
la testa e mi scopro a chiedergli in silenzio cosa devo fare. Mi do
della stupida, mica
avevo già deciso?
Con
una scrollata cerco di riprendere il controllo e mi asciugo gli occhi
passandoci sopra il braccio. Sono forte io, e sono decisa. Io ho
già deciso…. e poi sono stanca di tutta questa
merda.
Mi
schiarisco la voce e incomincio a parlare con lui, come se mi potesse
sentire.
“Spero
che ovunque tu sia, tu stia bene papà. Qui va tutto bene. La
mamma sta bene, Seth sta bene e pure io.” Rido e accarezzo al
sua foto “Non sono mai stata capace di mentire, vero? Faccio
proprio schifo come bugiarda. Cosa vuoi che ti dica,
papà? È tutto uno schifo, la mia vita sta andando
sempre più a rotoli. Non passa giorno che non mi chieda il
perché di tutto questo? Perché proprio a me, eh?
Cos’ho fatto di male per meritarmi tutto
ciò?” dalla mia bocca esce un singhiozzo, oggi
è proprio giornata da lacrime, che schifo!!
Mi
asciugo gli occhi con il dorso delle mani e poi mi alzo. Non ce la
faccio a rimanere qui. Mi fa troppo male.
Do
un’ultima carezza alla sua foto, poi mi bacio due dita e
gliele appoggio contro. La superficie è fredda e dura,
niente a che fare con mio padre… poi mi volto per
andarmene, ma non vado da nessuna parte. Anzi devo fare anche
un passo indietro per non finirgli contro.
Ci
fissiamo per vari secondi, poi lui arretra di qualche passo e abbassa
lo sguardo.
Bene.
Perfetto.
Penso ironica. Mette
le distanze.
Solleva
ancora lo sguardo e mi guarda in modo insistente, poi incomincia a
parlare.
“Non
hai fatto niente di male Leah.”
“Ah
no?” rispondo sarcastica. “Allora,
perché mi va tutto storto? Perché non riesco a
trovare un po’ di felicità e di
tranquillità? Perché le cose non vanno mai come
voglio io?”
Non
ribatte e abbassa il capo, afflitto. Rimaniamo così, uno di
fronte all’altro, senza fare niente. E senza dire
più niente.
Cos’è
venuto a fare qui, perché mi ha rivolto la parola se non ha
risposte da darmi?
Perché
cerca di tirarmi su il morale se non ha nulla da dirmi?
Ma
quello che mi manda in bestia è che… sta
lì, fermo. Non
fa niente.
Cos’è
venuto qui a fare?
E
ancora mi sorprendo perché i miei pensieri non vertono
più sui miei recenti pensieri, sulla perdita di mio padre e
su quel dolore che mi affligge ogni giorno ma sono ancora su di lui, su
quel che si dice lui abbia avuto con me.
Perché
non fa niente?
E’
vero, ci sono varie cose che potrebbero ostacolarci e arrestare una
nostra presunta relazione, però tentar
non nuoce,
no?
Almeno
dicono così… poi volendo vedere… tra
le varie leggi del branco c’è una che dice che le
compagne dei lupi sono intoccabili.
Quindi se avesse davvero avuto l’imprinting con me, nessuno
potrebbe ostacolarci.
Ma
guardalo… non
fa niente,
è lì, a pochi passi da me, ma sta per i fatti
suoi. In questi giorni non mi ha cercata, o non ci siamo incontrati ma
ora sono qui… eppure lui… non fa niente!!
Evidentemente
non vuole stare con me. O forse…
c’è qualcosa che lo blocca.
Ma
cosa potrebbe fermarlo?
I
suoi figli? Ci sono rimasti di sasso quando lo hanno saputo, ma
entrambi sono vittime dell’imprinting e sanno
com’è… sanno cosa vuol dire.
Mia
madre? Non so… ma se tra noi ci fosse qualcosa.. io resterei
qui o tornerei a casa più spesso e avremmo più
tempo per restare insieme io e lei.
O
il fatto che il suo migliore amico era mio padre? Forse sono
tutti gli anni di differenza che ci sono tra noi…
O
forse… il suo essere vampiro interferisce con il lupo? Forse
teme di non resistere e mordermi? Eppure vive in mezzo agli umani da un
po’ e non ha mai dato segno di aver debolezze… o
per me è un discorso a parte?
Mi
è sempre sembrato un uomo combattivo, uno che decide il suo
cammino con la propria testa, proprio come Jacob.
E
allora cosa gli prende ora? Perché non combatte?
E
se… oddio e se amasse ancora sua moglie? Se Sarah fosse
ancora nel suo cuore…
D’un
tratto mi sento triste, più triste di prima. Come se avessi
subito un’altra perdita.
So
quanto amasse sua moglie. Quando ero piccola, e ci capitava di passare
le serate insieme, li guardavo con adorazione, sognavo anche io un
futuro così. Il loro era un’unione perfetta, anche
quella dei miei, ma la differenza d’età tra mamma
e papà si è sempre vista, spesso erano in
disaccordo, mentre Sarah e Billy erano perfetti insieme. Lui sempre
attento e lei sempre molto amorevole. Ricordo gli sguardi e
quei discorsi muti che intercorrevano tra loro..
Lei
è stata il suo primo amore. E il primo amore non si scorda
mai.
Anch'io
non dimenticherò mai Sam, e lui non dimenticherà
mai Sarah, anche se sono passati tanti anni, oramai. Ma
l’amore vero è anche questo. Sam e Sarah sono
state due persone fondamentali per noi. Certo le nostre storie sono
diverse, lei era sua moglie e gli ha dato tre figli, tra me e Sam la
storia era intensa, ma rispetto alla loro, era solo agli inizi. Ma io
con lui sono cresciuta. È stato il mio amico e il mio
compagno per gli anni più importanti della mia vita. E anche
i più felici. Come posso dimenticarlo?
E
poi dopo sua moglie, Billy non ha avuto nessun'altra donna che io
sappia. L'ho sempre visto solo, senza nessuno al suo fianco. Sempre
solo o con i suoi figli e i suoi amici.
O
forse… è proprio questo il problema? Forse non sa
come comportarsi con me... sarà per questo che
è lì, fermo, senza fare niente?
In
fondo sono anni che non ha una compagna. Si sentirà
insicuro? Magari crede di non essere più capace a
conquistare una donna? E poi c’è tutto il resto,
dalla differenza d’età, al fatto che sia anche un
vampiro e tutti lo sanno che io odio i vampiri, non ne ho mai fatto
segreto con nessuno. Pure i vampiri sanno che li odio!
Oddio,
si! Dev’essere così!! Non sa come muoversi con me,
ha paura di fare qualcosa di sbagliato.
E
ora, ai miei occhi, appare come un uomo diverso. Strano come cambi
l’opinione che si ha di una persona in base a quel che si sa
sul suo conto.
“Come
sta tua madre?” mi domanda interrompendo quell’
insopportabile silenzio che si è creato.
“Bene.
Mi sembra felice con Charlie” penso davvero che la mamma stia
bene. È da un po' che non la vedevo sorridere
così facilmente. Charlie è l’uomo
giusto per lei, non è un chiacchierone e sa rispettare i
silenzi di mia madre, capisce quando lei ha bisogno dei suoi spazi.
Mi
guarda e mi sorride leggermente.
“Ti
posso assicurare che non la farebbe mai soffrire.”
“Sì,
lo credo anch’ io. E’ davvero innamorato e io sono
felice per loro, stanno bene insieme.”
Annuisce
e tra di noi cala nuovamente il silenzio, ma stavolta sono io a
romperlo.
“Come
stanno Joshua e Sarah?” mi fingo interessata per i figli
della mezza vampira, ma è anche vero che sono i figli di
Jacob e io a lui devo molto, quindi gli sorrido sembrando un
po’ più interessata di quel che sono per davvero.
“Bene,
stanno bene. Joshua è un po’ triste per la
lontananza di Emily, mentre Sarah Lee mi han detto che è uno
spettacolo, e adora Seth, sai? Mi sembra che lui abbia preso bene il
suo l'imprinting. "
Ahia,
Billy. Hai toccato un tasto dolente.
Mi
giro per dare ancora una sistemata al mazzo di fiori e lo sento
mormorare “Qualcun'altro invece no.”
Mi
sento tratta in causa, sospiro e torno a guardarlo. Meglio affrontare
subito il discorso, è inutile tirarlo per le lunghe, almeno
parto sapendo di non aver rimpianti.
"Ti
riferisci a qualcuno in particolare?”
Abbassa
lo sguardo e sussurra il nome dell’uomo che mi ha fatto
soffrire tanto in questi anni, non ultimo proprio qualche giorno fa.
“Ah,
già… L'altro giorno Sam è venuto a
farmi una scenata. Come se fossi io quella che ha avuto
l'imprinting.”
Mi
guarda e nel suo sguardo leggo che è dispiaciuto. Sospira.
Una, due, tre volte. Ha paura a lasciarsi andare, mi sembra evidente
ormai.
Vorrei
poter fare qualcosa, vorrei capire… ma qualcosa mi trattiene.
Sono
gli uomini a fare il primo passo non le donne, no?
Questo
pensiero mi ferma ma solo dopo pochi secondi mi rendo conto di quanto
sia stupido vivere ancora di luoghi comuni, se non faccio qualcosa io,
finisce che parto con un dubbio atroce che mi gira in testa, e a dirla
tutta preferisco soffrire ora piuttosto che avere dei rimpianti dopo.
Mi
chino sulla tomba di papà e sfilo una rosa gialla dal mazzo,
una di quelle più chiare, poi gliela porgo.
Guarda
il fiore, la mia mano e poi solleva lo sguardo su di me, non capendo le
mie intenzioni, ma l’afferra comunque, stando ben attento
però a non toccarmi.
"Nel
linguaggio dei fiori, la rosa gialla pallida esprime la titubanza in
amore e richiede conferma.” Gli spiego, cercando di restare
il più neutrale possibile. “Domani parto, Billy.
Ritorno a New York " gli dico, dandogli così anche un
ultimatum. Non posso aspettare lui per tutta la vita, devo andare
avanti.
"Ciao
Billy" lo saluto e lo sorpasso, andandomene. Spero che capisca e si
decida. O si o no. Non c’è molta scelta.
Faccio
al massimo qualche metro, quando sento la sua mano prendere la mia per
fermarmi. Una scossa mi attraversa e il mio cuore prende il volo. Era
da un po' che non provavo una sensazione del genere, è come
se mi fosse stata iniettata una dose di energia.
Lui
non molla la presa, anzi la rafforza leggermente e mi tira
verso di sé, per farmi girare.
“Io…
non sono bravo con le parole… non so dire le cose giuste,
non in questo caso, ma se tu mi vuoi… io sarei molto onorato
di stare con te, Leah.” Dice in un fil di voce, come se
temesse che le parole stesse potessero rivoltarsi contro di lui.
Mi
volto a guardarlo è ha un’espressione buffa sul
viso, sembra un bambino, impacciato, insicuro, timoroso di rovinare
tutto solo dicendo una parola sbagliata. Non riesco a trattenermi e
sorrido. A suo modo è molto dolce, anche se le parole che ha
usato sono di un altro tempo, mi ricordano dei racconti medievali che
ho letto tempo fa…
Con
la mia mano nella sua, a mezz’aria, aspetta una risposta,
tenendo lo sguardo basso.
Mi
scopro a guardarlo con gli occhi di una donna e non più di
quella ragazza che lui ha visto crescere. In questo momento lui
è un uomo che si interessa a me e io sono la donna che gli
piace.
Mi
piace questa sensazione. Mi piace tanto.
Ora
sono più sicura e sorridente gli domando se è
sicuro di quel che vuole.
"Tu
lo vuoi?" rimanda a me la decisione finale.
Io
lo voglio?
In
un lampo rivedo la mia vita di questi ultimi anni, ripenso a quel che
è successo, a quel che ho visto, a quel che ho perso e alla
sofferenza da cui mi sono lasciata travolgere.
Voglio
provare ad essere felice? Voglio provare a stare finalmente bene?
“Si…”
sussurro, quasi intimorita pure io da questa piccola parola che vale
quanto un sigillo.
Si
avvicina cauto, ancora intimorito, guardandomi negli occhi e poggia le
dita sulla mia guancia, mi tocca come se fosse un cieco che cerca di
“vedere” il mio volto, mi carezza la guancia, il
naso, la fronte ed io chiudo gli occhi.
Mi
sta toccando solo con i polpastrelli, ma è un contatto
intenso, ed è passato parecchio tempo dall’ultima
volta che un uomo mi ha toccata in questo modo. Certo, in questi anni
ho avuto delle storie, a New York, ma nessuno di loro mi ha fatto
provare le emozioni che mi sta facendo provare lui con questo semplice
tocco.
E'
da tanto che qualcuno non mi tocca così. La sua mano passa
nei miei capelli, mi sposta una ciocca dietro l’orecchio e
poi si ferma sulla nuca, e lo sento avvicinarsi. Un poco alla
volta fin quando i nostri corpi quasi si sfiorano.
Ho
gli occhi ancora chiusi, ma lo sento vicino, mi sento i suoi occhi
addosso, mi annusa, mi respira e lo sento così
vicino… troppo ma non ancora abbastanza. Spinta dalla voglia
di sentirlo, copro la distanza che c’è tra noi e
gli poggio le mani sul petto. Respiro il suo odore e fremo. Mi piace.
Mi piace…
“Leah…”
dice il mio nome con una dolcezza infinita, quasi sulle mie labbra,
come a chiedere per l’ultima volta il mio permesso.
Non
gli rispondo ma schiudo le labbra e lui mi bacia. Un bacio leggero, a
fior di labbra, il più dolce che io abbia mai ricevuto.
Si
stacca da me, e apro gli occhi, mi guarda e mi sorride. Poi mi si
allontana di qualche passo e io vado in panico… cosa sta
facendo?
Seguo
tutta la scena trattenendo il fiato, e lo vedo chinarsi sopra la tomba
di mio padre, infilare nel mazzo la rosa che io gli avevo dato e
prenderne un’altra, una di quelle gialle orlate di rosso. Si
volta e torna accanto a me. Mi porge le rosa e mi sorride. E mentre io
cerco di capire il significato di quello scambio lui mi stringe tra le
braccia e mi bacia e poi ancora e ogni volta con più ardore.
§§§§§§§
§§§§§§§
Angolo Autrice:
Prima di tutto Grazie mille Leaena
!!! Hai fatto un lavoro fantastico, sei riuscita ad entrare nella mia
testa e a capire come volevo fosse questo momento.
E poi ancora grazie a voi, care, che mi seguite anche in
quest'avventura, che aspettate i miei aggiornamenti e mi sostenete con
le vostre parole!!
Qui
dovrebbe concludersi questo capitolo anche se già mi girano
in testa altre situazioni e non è detto che la storia di
Billy e Leah non abbia altri racconti, ma per ora Vi saluto e vi auguro
Buone Vacanze!!
Ps: qui sotto
troverete i significati dei vari colori delle rose e quindi scoprirete
cosa ha voluto dire Billy donandole quella rosa.
LE
ROSE :
Nel
linguaggio dei fiori è simbolo per eccellenza della grazia e
della bellezza.
È
il fiore che ha ispirato i poeti di tutto il mondo e che nel corso dei
secoli l'hanno definita in tanti modi, come ad esempio: la "regina dei
fiori", la "figlia del cielo" e la "gloria della primavera".
Si
dice che "ogni rosa ha la sua spina", poiché ogni cosa,
anche quella più bella, ha necessariamente i suoi lati
spiacevoli, e lo stesso significato ha il detto "non c'è
rosa senza spine".
Si
usa dire che "se sono rose fioriranno", se le cose andranno come si
spera..
È
una pianta antica e molto rustica, coltivata e incrociata in numerose
varietà, che portano nomi a volte bizzarri e colori
fantasiosi.
A
seconda del colore la rosa assume diversi significati.
ROSA
BIANCA
Nel
linguaggio dei fiori rappresenta la purezza.
ROSA
GIALLA ACCESA
Nel
linguaggio dei fiori la rosa gialla è il vessillo della
gelosia.
ROSA
ROSSA
Nel
linguaggio dei fiori è senza dubbio la messaggera di un
amore passionale e travolgente. Il rosso rappresenta il colore
dell'amore, della vita, del sangue e del fuoco. Era considerato anche
il colore del Dio della Felicità, che dispensava la
ricchezza agli uomini.
ROSA
GIALLA PALLIDA
Nel
linguaggio dei fiori esprime la titubanza in amore e richiede conferma.
ROSA
GIALLA ORLATA DI ROSSO
Nel
linguaggio dei fiori indica l'amore tenero ed eterno.
ROSELLINA
SELVATICA
Nel
linguaggio dei fiori simboleggia l'innocenza.
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