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Autore: eia    09/08/2011    6 recensioni
Carissime, non è una nuova storia, ma saranno piccole one-shot legate a mezzo&mezzo, con i nostri personaggi preferiti, brevi storie che raccontano situazioni partorite dalla mia mente malata...
Spero vogliate seguirmi anche in questa..
Per chi non ha letto la serie mezzo&mezzo.. bè vi consiglio di leggerla, specialmente se adorate Jacob Black, ma se volete farvi una lettura veloce e volete capire di chi parla questo capitolo fatevi un salto su mezzo&mezzo3 appendice, una presentazione dei miei personaggi.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'mezzo&mezzo '
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Stralci di vita - mezzo&mezzo




Avete presente quando siete talmente confusi da non riuscire a fare niente?
Ecco, io mi sento proprio così in questo momento. Sono nella confusione più totale e non riesco a fare niente di niente. Prima ho fatto quasi fatica ad alzarmi dal letto per andare in bagno.
Non so cosa fare né cosa pensare.
Ma perché nella mia vita ci deve essere sempre un gran casino?
Perché devo sempre avere dei problemi?
Mica sono Bella Swan che attiro ogni secondo disgrazie!
Per carità! Piuttosto avrei tentato il suicidio.
Ma davvero, della mia vita… cosa devo fare? O meglio, devo essere io a fare qualcosa?
Sono gli uomini a fare il primo passo non le donne. Funziona così, no?
Sì, ma intanto lui non si è ancora deciso a fare un cazzo!
Che poi, perché sono ancora qui alla riserva ad aspettarlo quando dovrei essere già a New York?
Cosa spero? Che corra da me? Se mi avesse voluto davvero, sarebbe già venuto.
Dio, che stupida che sono! E sono solo una povera illusa, che crede che la sua vita possa cambiare o migliorare…
Penso davvero di poter essere finalmente felice?
Sbuffo e mi giro su un lato abbracciando il cuscino.
Sono una pazza. Se resto qui ancora per secondo di più rischio di avere una crisi isterica.
Devo tornare a New York… no. Io torno a New York.
Finalmente mi sono decisa. E non avrò ripensamenti.
In questi ultimi anni New York è stata casa mia e mi sono abituata alla vita frenetica della città, anche volendo non riuscirei mai a ritornare a vivere qui.
Mi alzo dal letto, scalciando il lenzuolo, e mi sbarazzo del pigiama. Sì, beh, della cannottiera e dei pantaloncini.
Vado in bagno e mi do una sistemata veloce, poi scendo in cucina dove trovo la mamma ai fornelli.
Si volta a guardarmi. Sono scesa talmente in fretta che ho fatto un gran casino.
Mi guarda con aria di rimprovero.
“Ti sei alzata da quel letto finalmente” dice con un tono quasi canzonatorio.
Sospiro pesantemente ma intanto le sorrido, non ho voglia di litigare con lei, soprattutto per un motivo del genere.
Sono grande e vaccinata, non ho più bisogno della mamma che controlla quel che faccio, a che ora mi alzo, a che ora vado a dormire o cosa mangio, anche se… in un angolino della mia testa so che nonostante io sia una donna fatta e finita, lei sarà sempre la mia mamma, quella che si preoccupa.
“Ehm… ho deciso di ritornare a New York” le dico andando dritta al sodo. Meglio essere diretti su questa cosa, se solo sapesse quanto ci ho pensato mi farebbe un predicozzo e so che, in qualche modo, riuscirebbe a convincermi a stare qui ancora qualche giorno. E pensare di stare qui anche solo un altro giorno mi manda fuori di testa. Meglio mettere chilometri e chilometri di distanza: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Giusto, no?
Si volta a guardarmi e sul volto ha un’espressione amareggiata.  Scuote la testa e fa per dirmi qualcosa, ma prima che cominci sollevo le mani e la blocco, facendole capire che non sono disposta a starla a sentire, a contrattare o a farmi convincere del contrario. Ho preso la mia decisione. Ed è la cosa giusta da fare.
Sospira debolmente  e dice solo “Fai come vuoi.”
So che le piacerebbe se io tornassi a vivere qui, alla riserva, specialmente ora che mio fratello è lontano, ma io ho bisogno di allontanarmi da qui al più presto.
È in piedi di fronte a me, con le mani ingarbugliate nello strofinaccio, guarda il pavimento e la conosco troppo bene per non sapere che sta covando qualcosa e infatti non ci mette molto ad aggiungere “Prima però… vai almeno a salutare tuo padre.”
La fisso per qualche secondo poi abbasso il capo ed annuisco. Su questo ha ragione, non posso tornarmene a New York senza prima passare da papà.
Velocemente apro il frigo e mi verso un bicchiere di spremuta,  e mentre lo bevo mi stupisco che lei stia rispettando il silenzio che ho richiesto. Poi mi infilo le scarpe, prendo le chiavi della macchina e mi avvio verso la porta, la apro ma mi fermo un secondo sulla soglia, sbuffo e poi mi volto e la saluto con un ciao forse un po’ troppo freddo, ma se mi fermassi per salutarla in un modo più appropriato, so che non riuscirebbe più a trattenersi e mi renderebbe partecipe del suo pensiero. No grazie.
Il viaggio in macchina è estenuante, da casa al cimitero ci sono solo cinque minuti, ma sembra che il tempo abbia rallentato il suo corso.
Penso a mio padre e tutti i bei ricordi legati a lui affiorano velocemente ma sono taglienti come lame. Sono al contempo dolci e amari. Sono ricordi splendidi e nitidi nella mia mente, ma pensare a lui mi fa sempre male, anche se sono passati parecchi anni. Non c’è più, e non ci sarà mai più. E ora, più che mai, sento il bisogno di parlare con lui, di confidarmi, di chiedere il suo consiglio. Con le dita mi asciugo quelle due lacrime che mi offuscano la vista e parcheggio davanti al fiorista, ma prima di scendere, resto impalata a guardare il volante, come se potesse darmi lui, una risposta.
Ma di risposte non ce ne sono. Mi asciugo meglio e mi guardo nello specchietto retrovisore, e dico a me stessa che non ho bisogno di risposte, perché io ho già deciso.
Ma ancora non riesco a scendere. Non è solo mio padre, o questa situazione assurda con Billy… il problema è molto più grande.
Ho perso quasi tutti gli uomini della mia vita e fra un po’ perderò pure l’ultimo. Anzi no, l’ho già perso. Ormai Seth, da quando ha auto l’imprinting con quella… bambina, è lontano e non ha più tempo per la sua sorellina. Non verrà più a trovarmi a New York, come ha fatto in questi anni, non avremo più le nostre serate e io… sarò sola. E’ mio fratello, anzi, il mio fratellino, ma… era anche il mio migliore amico, era quella persona che mi ascoltava in quelle notti in cui lo sconforto mi faceva sua prigioniera, cercava di farmi ridere, prima, ma poi mi ascoltava e cercava di capire il mio dolore.
E in questi ultimi anni il nostro rapporto si era rafforzato, con quella cotta per Nessie non riusciva più a darmi troppo contro quando maledivo i vampiri: era triste anche lui per colpa di una vampira, o di quel che è… ma ora… non sarà più così. Quella bambina me lo ha portato via.
E indovinate di chi è la colpa?
Dell’imprinting! Di quel maledettissimo imprinting!! La rovina della mia vita.
Digrigno i denti e mi guardo per un’ultima volta nello specchietto e tra i denti mando tutto a fanculo, i vampiri, i lupi  e l’imprinting.
Scendo dall’auto e con un sorriso smagliante entro a comprare i fiori per mio padre, un bel mazzo di rose, i miei fiori preferiti, alcune di un bel colore giallo orlate di rosso e altre di un giallo pallido e poi mi avvio verso il cimitero, cercando di non pensare più a tutto quel che ho perso per colpa dei vampiri.
Scendo dall’auto facendo attenzione a non rovinare i fiori e quando arrivo sulla tomba di papà la prima cosa che faccio è accarezzare la sua foto.
“Ciao papà” lo saluto sussurrando sentendo una fitta al cuore. Mi manca, ogni giorno mi manca sempre di più. Sento gli occhi pungermi, ma trattengo il respiro e le rimando indietro.
M’inginocchio e poso i miei fiori a terra, tolgo quelli vecchi dal vaso che mia madre, con Charlie, continua a portagli ogni settimana. Sono un po’ sciupati, ho fatto bene a non venire a mani vuote. Ci metto le mie rose , aggiustandole un pochino in modo da farle stare ordinate.
E resto lì, di fronte a papà, e fisso la sua foto.
Oh, papà… mi manchi da morire… e le lacrime che prima ho trattenuto sgorgano libere.
Chino la testa e mi scopro a chiedergli in silenzio cosa devo fare. Mi do della stupida, mica avevo già deciso?
Con una scrollata cerco di riprendere il controllo e mi asciugo gli occhi passandoci sopra il braccio. Sono forte io, e sono decisa. Io ho già deciso…. e poi sono stanca di tutta questa merda.
Mi schiarisco la voce e incomincio a parlare con lui, come se mi potesse sentire.
“Spero che ovunque tu sia, tu stia bene papà. Qui va tutto bene. La mamma sta bene, Seth sta bene e pure io.” Rido e accarezzo al sua foto “Non sono mai stata capace di mentire, vero? Faccio proprio schifo come bugiarda.  Cosa vuoi che ti dica, papà? È tutto uno schifo, la mia vita sta andando sempre più a rotoli. Non passa giorno che non mi chieda il perché di tutto questo? Perché proprio a me, eh? Cos’ho fatto di male per meritarmi tutto ciò?” dalla mia bocca esce un singhiozzo, oggi è proprio giornata da lacrime, che schifo!!
Mi asciugo gli occhi con il dorso delle mani e poi mi alzo. Non ce la faccio a rimanere qui. Mi fa troppo male.
Do un’ultima carezza alla sua foto, poi mi bacio due dita e gliele appoggio contro. La superficie è fredda e dura, niente a che fare con mio padre…  poi mi volto per andarmene, ma non vado da nessuna parte.  Anzi devo fare anche un passo indietro per non finirgli contro.
Ci fissiamo per vari secondi, poi lui arretra di qualche passo e abbassa lo sguardo.
Bene. Perfetto. Penso ironica. Mette le distanze.
Solleva ancora lo sguardo e mi guarda in modo insistente, poi incomincia a parlare.
“Non hai fatto niente di male Leah.”
“Ah no?” rispondo sarcastica. “Allora, perché mi va tutto storto? Perché non riesco a trovare un po’ di felicità e di tranquillità? Perché le cose non vanno mai come voglio io?”
Non ribatte e abbassa il capo, afflitto. Rimaniamo così, uno di fronte all’altro, senza fare niente. E senza dire più niente.
Cos’è venuto a fare qui, perché mi ha rivolto la parola se non ha risposte da darmi?
Perché cerca di tirarmi su il morale se non ha nulla da dirmi?
Ma quello che mi manda in bestia è che… sta lì, fermo. Non fa niente.
Cos’è venuto qui a fare?
E ancora mi sorprendo perché i miei pensieri non vertono più sui miei recenti pensieri, sulla perdita di mio padre e su quel dolore che mi affligge ogni giorno ma sono ancora su di lui, su quel che si dice lui abbia avuto con me.
Perché non fa niente?
E’ vero, ci sono varie cose che potrebbero ostacolarci e arrestare una nostra presunta relazione, però tentar non nuoce, no?
Almeno dicono così… poi volendo vedere… tra le varie leggi del branco c’è una che dice che le compagne dei lupi sono intoccabili. Quindi se avesse davvero avuto l’imprinting con me, nessuno potrebbe ostacolarci.
Ma guardalo… non fa niente, è lì, a pochi passi da me, ma sta per i fatti suoi. In questi giorni non mi ha cercata, o non ci siamo incontrati ma ora sono qui… eppure lui… non fa niente!!
Evidentemente non vuole stare con me. O forse… c’è  qualcosa che lo blocca.
Ma cosa potrebbe fermarlo?
I suoi figli? Ci sono rimasti di sasso quando lo hanno saputo, ma entrambi sono vittime dell’imprinting e sanno com’è… sanno cosa vuol dire.
Mia madre? Non so… ma se tra noi ci fosse qualcosa.. io resterei qui o tornerei a casa più spesso e avremmo più tempo per restare insieme io e lei.
O il fatto che il suo migliore amico era mio padre?  Forse sono tutti gli anni di differenza che ci sono tra noi…
O forse… il suo essere vampiro interferisce con il lupo? Forse teme di non resistere e mordermi? Eppure vive in mezzo agli umani da un po’ e non ha mai dato segno di aver debolezze… o per me è un discorso a parte?
Mi è sempre sembrato un uomo combattivo, uno che decide il suo cammino con la propria testa,  proprio come Jacob.
E allora cosa gli prende ora? Perché non combatte?
E se… oddio e se amasse ancora sua moglie? Se Sarah fosse ancora nel suo cuore…
D’un tratto mi sento triste, più triste di prima. Come se avessi subito un’altra perdita.
So quanto amasse sua moglie. Quando ero piccola, e ci capitava di passare le serate insieme, li guardavo con adorazione, sognavo anche io un futuro così. Il loro era un’unione perfetta, anche quella dei miei, ma la differenza d’età tra mamma e papà si è sempre vista, spesso erano in disaccordo, mentre Sarah e Billy erano perfetti insieme. Lui sempre attento e lei sempre molto amorevole. Ricordo gli sguardi  e quei discorsi muti che intercorrevano tra loro..
Lei è stata il suo primo amore. E il primo amore non si scorda mai.
Anch'io non dimenticherò mai Sam, e lui non dimenticherà mai Sarah, anche se sono passati tanti anni, oramai. Ma l’amore vero è anche questo. Sam e Sarah sono state due persone fondamentali per noi. Certo le nostre storie sono diverse, lei era sua moglie e gli ha dato tre figli, tra me e Sam la storia era intensa, ma rispetto alla loro, era solo agli inizi. Ma io con lui sono cresciuta. È stato il mio amico e il mio compagno per gli anni più importanti della mia vita. E anche i più felici. Come posso dimenticarlo?
E poi dopo sua moglie, Billy non ha avuto nessun'altra donna che io sappia. L'ho sempre visto solo, senza nessuno al suo fianco. Sempre solo  o con i suoi figli e i suoi amici.
O forse… è proprio questo il problema? Forse non sa come comportarsi con me... sarà per questo che  è lì, fermo, senza fare niente?
In fondo sono anni che non ha una compagna. Si sentirà insicuro? Magari crede di non essere più capace a conquistare una donna? E poi c’è tutto il resto, dalla differenza d’età, al fatto che sia anche un vampiro e tutti lo sanno che io odio i vampiri, non ne ho mai fatto segreto con nessuno. Pure i vampiri sanno che li odio!
Oddio, si! Dev’essere così!! Non sa come muoversi con me, ha paura di fare qualcosa di sbagliato.
E ora, ai miei occhi, appare come un uomo diverso. Strano come cambi l’opinione che si ha di una persona in base a quel che si sa sul suo conto.
“Come sta tua madre?” mi domanda interrompendo quell’ insopportabile silenzio che si è creato.
“Bene. Mi sembra felice con Charlie” penso davvero che la mamma stia bene. È da un po' che non la vedevo sorridere così facilmente. Charlie è l’uomo giusto per lei, non è un chiacchierone e sa rispettare i silenzi di mia madre, capisce quando lei ha bisogno dei suoi spazi.
Mi guarda e mi sorride leggermente.
“Ti posso assicurare che non la farebbe mai soffrire.”
“Sì, lo credo anch’ io. E’ davvero innamorato e io sono felice per loro, stanno bene insieme.”
Annuisce e tra di noi cala nuovamente il silenzio, ma stavolta sono io a romperlo.
“Come stanno Joshua e Sarah?” mi fingo interessata per i figli della mezza vampira, ma è anche vero che sono i figli di Jacob e io a lui devo molto, quindi gli sorrido sembrando un po’ più interessata di quel che sono per davvero.
“Bene, stanno bene. Joshua è un po’ triste per la lontananza di Emily, mentre Sarah Lee mi han detto che è uno spettacolo, e adora Seth, sai? Mi sembra che lui abbia preso bene il suo l'imprinting. "
Ahia, Billy. Hai toccato un tasto dolente.
Mi giro per dare ancora una sistemata al mazzo di fiori e lo sento mormorare “Qualcun'altro invece no.”
Mi sento tratta in causa, sospiro e torno a guardarlo. Meglio affrontare subito il discorso, è inutile tirarlo per le lunghe, almeno parto sapendo di non aver rimpianti.
"Ti riferisci a qualcuno in particolare?”
Abbassa lo sguardo e sussurra il nome dell’uomo che mi ha fatto soffrire tanto in questi anni, non ultimo proprio qualche giorno fa.
“Ah, già… L'altro giorno Sam è venuto a farmi una scenata. Come se fossi io quella che ha avuto l'imprinting.”
Mi guarda e nel suo sguardo leggo che è dispiaciuto. Sospira. Una, due, tre volte. Ha paura a lasciarsi andare, mi sembra evidente ormai.
Vorrei poter fare qualcosa, vorrei capire… ma qualcosa mi trattiene.
Sono gli uomini a fare il primo passo non le donne, no?
Questo pensiero mi ferma ma solo dopo pochi secondi mi rendo conto di quanto sia stupido vivere ancora di luoghi comuni, se non faccio qualcosa io, finisce che parto con un dubbio atroce che mi gira in testa, e a dirla tutta preferisco soffrire ora piuttosto che avere dei rimpianti dopo.
Mi chino sulla tomba di papà e sfilo una rosa gialla dal mazzo, una di quelle più chiare, poi gliela porgo.
Guarda il fiore, la mia mano e poi solleva lo sguardo su di me, non capendo le mie intenzioni, ma l’afferra comunque, stando ben attento però a non toccarmi.
"Nel linguaggio dei fiori, la rosa gialla pallida esprime la titubanza in amore e richiede conferma.” Gli spiego, cercando di restare il più neutrale possibile. “Domani parto, Billy. Ritorno a New York " gli dico, dandogli così anche un ultimatum. Non posso aspettare lui per tutta la vita, devo andare avanti.
"Ciao Billy" lo saluto e lo sorpasso, andandomene. Spero che capisca e si decida. O si o no. Non c’è molta scelta.
Faccio al massimo qualche metro, quando sento la sua mano prendere la mia per fermarmi. Una scossa mi attraversa e il mio cuore prende il volo. Era da un po' che non provavo una sensazione del genere, è come se mi fosse stata iniettata una dose di energia.
Lui non molla la presa, anzi la rafforza leggermente  e mi tira verso di sé, per farmi girare.
“Io… non sono bravo con le parole… non so dire le cose giuste, non in questo caso, ma se tu mi vuoi… io sarei molto onorato di stare con te, Leah.” Dice in un fil di voce, come se temesse che le parole stesse potessero rivoltarsi contro di lui.
Mi volto a guardarlo è ha un’espressione buffa sul viso, sembra un bambino, impacciato, insicuro, timoroso di rovinare tutto solo dicendo una parola sbagliata. Non riesco a trattenermi e sorrido. A suo modo è molto dolce, anche se le parole che ha usato sono di un altro tempo, mi ricordano dei racconti medievali che ho letto tempo fa…
Con la mia mano nella sua, a mezz’aria, aspetta una risposta, tenendo lo sguardo basso.
Mi scopro a guardarlo con gli occhi di una donna e non più di quella ragazza che lui ha visto crescere. In questo momento lui è un uomo che si interessa a me e io sono la donna che gli piace.
Mi piace questa sensazione. Mi piace tanto.
Ora sono più sicura e sorridente gli domando se è sicuro di quel che vuole.
"Tu lo vuoi?" rimanda a me la decisione finale.
Io lo voglio?
In un lampo rivedo la mia vita di questi ultimi anni, ripenso a quel che è successo, a quel che ho visto, a quel che ho perso e alla sofferenza da cui mi sono lasciata travolgere.
Voglio provare ad essere felice? Voglio provare a stare finalmente bene?
“Si…” sussurro, quasi intimorita pure io da questa piccola parola che vale quanto un sigillo.
Si avvicina cauto, ancora intimorito, guardandomi negli occhi e poggia le dita sulla mia guancia, mi tocca come se fosse un cieco che cerca di “vedere” il mio volto, mi carezza la guancia, il naso, la fronte ed io chiudo gli occhi.
Mi sta toccando solo con i polpastrelli, ma è un contatto intenso, ed è passato parecchio tempo dall’ultima volta che un uomo mi ha toccata in questo modo. Certo, in questi anni ho avuto delle storie, a New York, ma nessuno di loro mi ha fatto provare le emozioni che mi sta facendo provare lui con questo semplice tocco.
E' da tanto che qualcuno non mi tocca così. La sua mano passa nei miei capelli, mi sposta una ciocca dietro l’orecchio e poi si ferma sulla nuca, e lo sento avvicinarsi.  Un poco alla volta fin quando i nostri corpi quasi si sfiorano.
Ho gli occhi ancora chiusi, ma lo sento vicino, mi sento i suoi occhi addosso, mi annusa, mi respira e lo sento così vicino… troppo ma non ancora abbastanza. Spinta dalla voglia di sentirlo, copro la distanza che c’è tra noi e gli poggio le mani sul petto. Respiro il suo odore e fremo. Mi piace. Mi piace…
“Leah…” dice il mio nome con una dolcezza infinita, quasi sulle mie labbra, come a chiedere per l’ultima volta il mio permesso.
Non gli rispondo ma schiudo le labbra e lui mi bacia. Un bacio leggero, a fior di labbra, il più dolce che io abbia mai ricevuto.
Si stacca da me, e apro gli occhi, mi guarda e mi sorride. Poi mi si allontana di qualche passo e io vado in panico… cosa sta facendo?
Seguo tutta la scena trattenendo il fiato, e lo vedo chinarsi sopra la tomba di mio padre, infilare nel mazzo la rosa che io gli avevo dato e prenderne un’altra, una di quelle gialle orlate di rosso. Si volta e torna accanto a me. Mi porge le rosa e mi sorride. E mentre io cerco di capire il significato di quello scambio lui mi stringe tra le braccia e mi bacia e poi ancora e ogni volta con più ardore.

§§§§§§§    §§§§§§§

Angolo Autrice:
Prima di tutto Grazie mille Leaena !!! Hai fatto un lavoro fantastico, sei riuscita ad entrare nella mia testa e a capire come volevo fosse questo momento.
E poi ancora grazie a voi, care, che mi seguite anche in quest'avventura, che aspettate i miei aggiornamenti e mi sostenete con le vostre parole!!

Qui dovrebbe concludersi questo capitolo anche se già mi girano in testa altre situazioni e non è detto che la storia di Billy e Leah non abbia altri racconti, ma per ora Vi saluto e vi auguro Buone Vacanze!!

Ps: qui sotto troverete i significati dei vari colori delle rose e quindi scoprirete cosa ha voluto dire Billy donandole quella rosa.


LE ROSE :

Nel linguaggio dei fiori è simbolo per eccellenza della grazia e della bellezza.
È il fiore che ha ispirato i poeti di tutto il mondo e che nel corso dei secoli l'hanno definita in tanti modi, come ad esempio: la "regina dei fiori", la "figlia del cielo" e la "gloria della primavera".
Si dice che "ogni rosa ha la sua spina", poiché ogni cosa, anche quella più bella, ha necessariamente i suoi lati spiacevoli, e lo stesso significato ha il detto "non c'è rosa senza spine".
Si usa dire che "se sono rose fioriranno", se le cose andranno come si spera..

È una pianta antica e molto rustica, coltivata e incrociata in numerose varietà, che portano nomi a volte bizzarri e colori fantasiosi.
A seconda del colore la rosa assume diversi significati.

ROSA BIANCA
Nel linguaggio dei fiori rappresenta la purezza.

ROSA GIALLA ACCESA
Nel linguaggio dei fiori la rosa gialla è il vessillo della gelosia.

ROSA ROSSA
Nel linguaggio dei fiori è senza dubbio la messaggera di un amore passionale e travolgente. Il rosso rappresenta il colore dell'amore, della vita, del sangue e del fuoco. Era considerato anche il colore del Dio della Felicità, che dispensava la ricchezza agli uomini.

ROSA GIALLA PALLIDA
Nel linguaggio dei fiori esprime la titubanza in amore e richiede conferma.

ROSA GIALLA ORLATA DI ROSSO
Nel linguaggio dei fiori indica l'amore tenero ed eterno.

ROSELLINA SELVATICA
Nel linguaggio dei fiori simboleggia l'innocenza.
   
 
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