Sasha sedeva fumante di rabbia sul lato passeggero del
fuoristrada che Etienne aveva noleggiato all’aereoporto.
Gli lanciò un’altra occhiataccia furente, mentre lui la
ignorava sistematicamente e continuava a guidare canticchiando insulse
canzoncine natalizie.
Non poteva credere si essere stata incastrata a quel
modo! Per una stupida scommessa persa, ora si ritrovava a passare le feste con
la famiglia di lui, a poco erano servite le sue assicurazioni che lei non
festeggiava il Natale, e il litigio di proporzioni bibliche che avevano avuto
qualche giorno fà.
Non era riuscita a inventare nessuna scusa plausibile per
rifiutare la sua proposta, non aveva potuto uasare il lavoro, perchè anche i
cattivi se ne stavano buoni durante le feste, non aveva potuto dirgli che andava
da Cleo, perchè la piccola traditrice si era rintanata con Jules in un piccolo
alberghetto perso nel nulla della Scozia, e poi c’era stata la stupida scommessa
che lei aveva ingomignosamente perso.
Bella fine per le settimane idilliache che avevano
passato da quando avevano lasciato l’America!
Dopo aver fatto un salto all’ospedale e dopo che Mark gli
ebbe confermato di aver trovato il cadavere di Ramon Ortega, sulla riva del
fiume leggermente più a sud da dove si era svolta la sparatoria, lei ed Etienne
avevano lasciato che Jules tornasse a casa a fare rapporto e si erano rifugiati
in un’isoletta poco abitata dei caraibi.
Era stato meraviglioso, di giorno lei si crogiolava al
sole, mentre lui, per rispetto delle ferite, se ne stava all’ombra a sorseggiare
cocktail dai colori variopinti e pieni di frutta, mentre la sera, raramente
lasciavano il loro bungalow e passavano il tempo a fare l’amore o lunghe
chiaccherate, tanto che ormai pensava che il muscolo più sviluppato che avesse
fosse la lingua.
Avevano anche avuto delle liti magistrali, infatti una
sera, Etienne era finito sul portico a schivare noci di cocco!
Ancora la faceva sorridere il modo in cui dopo avevano
fatto pace.
-Stai sorridendo! A che pensi?- stava iniziando ad averne
abbastanza del suo uomore nero, era Natale insomma!
-A quanto sei idiota e manipolatore!-
-Sei ancora arrabbiata!- esclamò incredulo –se hai
intenzione di tenermi il muso per tutta la durata nel nostro soggiono, non mi
lasci altra scelta...lo vado a dire alla mia mamma!-
Sasha dovette mettersi una mano sulla bocca per non
scoppiare a ridere, le rendeva davvero difficile essere arrabbiata con lui per
lunghi periodi.
-Ma lo sai che sei impossibile!-
-La mia caratteristica migliore!- non l’avrebbe mai
ammesso, ma aveva ragione ad essere arrabbiata con lui, aveva barato
spudoratamente per vincere quella scommessa, ma portarla a casa sua per le
feste, la considerava come una specie di terapia di recupero. Le cose erano due,
o lo mollava su due piedi, sulla scia del trauma di incontrare i suoi, o la
ammorbidiva definitivamente e ciao ciao stronza acida! Anche se dubitava che la
lingua affilata sarebbe scomparsa del tutto.
-Andiamo dolcezza- stava usando il suo tono seduttivo
–sono anni che aspetto di portare a casa una ragazza che sia in grado di tenere
testa a quella virago di mia madre, non rubarmi il mio momento di
gloria!-
A quel punto Sasha scoppiò davvero a ridere, come poteva
tenergli il muso quando usava quel tono di voce con lei!
La loro meta si proffilava all’orizzonte, la fattoria
situata nel sud dell’Irlanda, dove abitava la sorella di Etienne, Shannon, con
il marito iralndese e due bambini, e dove allevavano cavalli.
Sasha provò una fitta di panico nel vedere il numero di
macchine parcheggiate difronte alla casa, che doveva ammettere essere molto
caratteristica.
-Ma quanta gente ha invitato tua sorella?-
-Non tanta, non con il nuovo arrivato- rispose
distratto.
-Quale nuovo arrivato?-
-Non ti avevo deto che mia sorella ha avuto un’altro
bimbo sei settimane fà?-
-No!- non ci poteva credere, tutti sarebbero stati a
sospirare e fare versetti sul miracolo della vita, stava per sentirsi
male!
-Sorridi dolcezza siamo arrivati!- e totalmente ignaro
dell’effetto che quella piccola chicca aveva avuto su Sasha, scese dalla
macchina –ti ricordi la storia vero?-
-Si, ci siamo conosciuti alla centrale di polizia dove
lavori, io sono stata appena trasferita li, e insieme ci dedichiamo allegramente
alla lotta contro il crimine!- ripetè sarcastica, gliel’aveva fatta recitare un
milione di volte da quando si erano messi in viaggio, ma capiva l’importanza di
tenere tutti all’oscuro di cosa lui facesse realmente.
Ogni ulteriore discussione venne bloccata da una donna
che venne fuori dalla porta correndo e investendo Etienne con un fiume di parole
in spagnolo intercalate da abracci, quella doveva per forza essere la madre, la
somiglianza era inequivocabile.
Etienne le aveva raccontato che la madre era spagnola, il
padre inglese e la sorella si era traferita in Irlanda dopo essersi sposata,
finalmente aveva capito da dove provenivano quei coloriti scuri così tipici
degli abitanti delle zone mediterranee.
Sasha si appiccicò un sorriso in faccia e raddrizzando la
schiena si accinse ad entrare nella tane del leone, come se incontrare tutta la
famiglia del tuo ragazzo, tutta in un colpo solo, fosse una cosa normalissima,
il moretto doveva ringraziare che lei possedesse dei nervi d’acciaio!
Riuscì a sopravvivere la prima ora senza spargimento di
sangue, all’ultimo conteggio aveva incontrato: i suoi genitori, la sorella con
tutta la famiglia, due zie con rispettivi mariti, quattro cugini e alcuni
parenti del proprietario di casa, il tutto continuando sempre a sorridere, tra
breve le sarebbe venuta una paresi!
Finalmente si ritrovò in un agolino solitario del
salotto, dove poteva essere beatamente ignorata da tutti, quindi si lasciò
andare contro lo schienale della poltrona chiudendo gli occhi.
-Questa famiglia fà quell’effetto a tutti la prima volta-
disse una voce divertita.
Non si era accorta di Shannon, che sedeva sotto alla
finestra su una sedia a dondolo intenta ad allattare l’ultimo
arrivato.
-Non voleva essere un insulto-
-Nessun insulto- rise lei staccando il bimbo adormentato
e riabbottonandosi la maglia –siamo un gruppo di rumorosi impiccioni, quando ci
riuniamo- era consapevole che la povera ragazza era stata sottoposta al terzo
grado, specialmente dalla loro genitrice Miranda.
Sasha non aveva mai avuto una famiglia numerosa, quindi
non aveva nulla con cui paragonare quella di Etienne, che tutto sommato non era
poi così male.
-Oh no! Jamie ne sta combinando un’altra delle sue!-
disse Shannon all’improvviso alzandosi.
Jamie altri non era che il primogenito di cinque anni,
che apparentemente al momento stava cercando di convincere la sorellina Julia di
tre, ad entrare dentro al forno.
-Ti spiace?- le chiese mettendole tra le braccia il bimbo
addormentato –non ti preoccupare l’istinto materno colpisce tutte prima o
poi!-
E prima che potesse aprir bocca, per rifiutare
naturalmente, si ritrovò tra le braccia un piccolo fagottino caldo.
Quale istinto materno! Pensò spaventata, lei aveva
l’istinto omicida, l’istinto di soppravvivenza, un’istinto al pericolo, ma non
quello materno!
Per quale ragione al mondo le neo mamme avevano
l’irritante abitudine di mollare in braccio i loro pargoli a chiunque avesse
dimostrato il più piccolo interesse!
Etienne per poco non si strozzò con la birra che stava
bevendo quando, cercando con lo sguardo Sasha, la vide seduta su una poltrona
con in braccio il suo nipotino, e l’espressione più terrorrizzata che le avesse
mai visto, forse era meglio andare a salvarla.
-Questo lo prendo io- le disse togliendole di mano il
neonato.
-Grazie al cielo!-
-Aspetta qui, torno subito!- ridendo recapitò il piccolo
sano e salvo tra le braccia del padre e poi tornò a prenderla –andiamo ti
accompagno di sopra, così puoi riposarti e farti una doccia se ti va-
Allora Dio esisteva davvero!
La loro stanza era piccola ma accogliente, con una
visuale molto pittoresca della valle sottostante.
Finalmente soli e lontani da sguardi indiscreti, Etienne
la prese tra le braccia per baciarla appassionatamente per diversi minuti, con
il fatto di averla arrabbiata per diversi giorni, le loro effusioni amorose si
erano ridotte a zero.
-Grazie- le sospirò a fior di labbra.
-E di che?- ancora tremava per quel bacio da
capogiro.
-Per non aver ammazzato nessuno di sotto!-
Lei rise colpendolo scerzosamente sulla nuca.
-Ti ricordo che non mi hai permesso di portare nessun
tipo di arma!-
-Non con i bambini in casa. Il che mi ricorda- continuò
baciandola velocemente sulle labbra –che gli ho promesso di portarli a fare una
cavalcata, tu puoi rimanere rintanata qui fino all’ora di cena se ti
va-
Una volta sola Sasha si lascio cadere sul letto
abbracciando uno dei morbidi e gonfi cuscini, odorava di pino e
limone.
Natale non era mai stata la sua festa preferita, dopo la
scomparsa di sua madre quando era bambina, suo padre aveva fatto di tutto
per farglielo passare nel modo migliore, ma c’era sempre quell’aria di tristezza
tra loro due che era difficile da ignorare, quelli con Mark erano stati
abbastanza carini, e dopo la Colombia...a quel punto aveva semplicemente smesso
di curarsene.
Con decisione scosse la testa, ai tropici lei ed Etienne
avevano deciso di vivere la loro relazione nel presente e lontano dal mondo in
cui lavoravano, come due persone normali, e in genere le persone normali
passavano le feste con la famiglia, si disse, forse aveva esagerato a
prendersela così tanto, ma le brutte abitudini erano dure a morire, aveva
imparato a pensare solo a se stessa, ed ora le cose dovevano nuovamente
cambiare.
Chissà, magari dopo altre due birre avrebbe anche potuto
iniziare a divertirsi...facciamo tre, vista la moltitudine di
parentela.
Un paio d’ore dopo, ritornò al piano di sotto, dopo
essersi lavata e cambiata, e si mise alla ricerca di Etienne, dopo la cavalcata
era tornato in camera a lavarsi e cambiarsi velocemente, a quanto pareva i
bambini lo stavano braccando, richiedendo ogni secondo della sua
attenzione.
Quando lo vide dovette sbattere più volte le palpebre per
accertarsi di non avere le visioni, la scena sembrava appena uscita da una delle
sue fantasie più recondite.
Lui era seduto sul pavimento davanti al camino, con Julia
comodamente sistemata in braccio che contenta si succhiava il pollice, mentre la
voce profonda e quieta dello zio le leggeva una storia di natale e il riverbero
della fiamma illuminava entrambi di una morbida luce dorata. Il cuore le si
strinse in maniera quasi dolorosa, bisognava essere davvero cinici per rimanere
impassibili davanti ad un quadretto così tenero.
Lui la vide e le sorrise, a quel punto sussurrò
qualcosa nell’orecchio di Julia, che acchiappò il libro e corse via.
-Che lei hai detto?- chiese una volta che gli fù
vicino.
-Che era arrivato il tuo turno di giocare con me!- le
bisbigliò allusivo in un’orecchio abbracciandola.
-Etienne!-
-Andiamo, voglio mostrarti una cosa!-
Afferrando al volo le loro giacche la guidò attraverso la
cucina e fuori dalla porta che dava sul portico nel retro e poi nel giardino,
facendola fermare in un angolo poco visibile dalle finestre della
casa.
-Volevo che vedessi questo- disse indicando il
panorama.
Il sole stava tramontando nella piccola valle, dove il
fitto bosco veniva diviso in due dal fiume, che scorreva pigro verso la sfera
arancione che scompariva lenta, il cielo era tinto di diverse sfumature di
violetto, mentre le prime stelle della sera facevano capolino nella volta
celeste, l’aria frizzante era carica dei profumi dell’inverno, mentre tutto
intorno a loro diventava immobile e silenzioso.
-Come fai a trovare sempre panoramidel genere, da
togliere il fiato? Lo fai con una frequenza quasi allarmante!-
-Che ci vuoi fare, i romantici seri hanno tutte le
fortune, e poi con quello che mi è costato averti, devo lavorare sodo se voglio
convincerti a restare!-
Se continuava a produrre sorprese di questo tipo non se
ne sarebbe andata tanto facilmente, soddisfatta rimase in silenzio ad ascoltare
i rumori della notte e le risate attutite che ogni tanto arrivavano dalla
casa.
-Oh guarda quella povera piantina gelata!- esclamò lui
all’improvviso.
Sorpresa diede un’occhiata al giardino sottostante,
credendo che avesse visto qualche fiorellino scampato al gelo invernale, ma si
rese conto che lo sguardo di lui era rivolto da tutt’altra parte, verso l’alto,
verso...una piantina di vischio appesa ad una trave, che solitaria oscillava
piano alla brezza gelida.
-Lo sai no, che le tradizioni vanno rispettate?-
-Da quanto stai architettando questa cosa?- chiese
sospettosa.
-Da diverse ore devo dire!-
E finalmente la pianticella potè adempire al suo
destino.
-Buon Natale dolcezza- le augurò, con gli occhi scuri che
brillavano solo per lei, sotto la luce delle stelle notturne.
Dalla casa le giunse il suono di altre risate e
finalmente Sasha comprese, lì in quell’istante, in cui riusciva a vedergli fin
dentro l’anima.
Comprese come mai il tipo di lavoro che faceva, non
l’aveva trasformato in un bastardo disilluso, comprese cosa lo spingeva a
compiere quello stesso lavoro senza gettare la spugna, come mai si fosse
talmente accanito nel voler scavare nel suo passato e ad essere disposto a non
giudicarla così duramente come aveva fatto lei con se stessa, si rense conto
anche di qualcosa che avrebbe dovuto accettare diverso tempo fà, cioè di essersi
innamorata di Etienne e di non averglielo mai detto.
Anche dopo la loro vacanza, nonostante si fosse aperta
con lui e gli avesse confidato cose molto intime, non aveva mai pronunciato
quelle parole, aveva tentato un paio di volte, ma i dubbi e le incertezza che
ancora non l’avevano abbandonata, gliele facevano bloccare in gola. Basta! Non
più!
Non aveva fatto abbastanza per lei? Non aveva dimostrato
in tutti i modi di essere sincero e di volerla accanto nonostante tutto? Di che
altro aveva bisogno?
-Io ti amo lo sai!- disse tutto d’un fiato, prima di
perdere il coraggio e fù ricompensata da un sorriso talmente tenero, che la fece
sciogliere dentro come un cioccolatino.
-Mi chiedevo quando avresti finalmente trovato il
coraggio di dirlo- stringedola la baciò dolcemente –niente più
fantasmi?-
-Niente più fantasmi- affermò con sicurezza, rendendosi
conto che era la verità, oramai era libera, si sentiva improvvisamente leggera
come una piume, dove prima c’era solo buio ora era tornato il sole.
Lui chinò il capo e le diede un bacio che esprimeva
quello che semplici parole non avrebbero mai potuto descrivere.
-Torniamo dentro, inizia a fare freddo-
Quella sera Etienne si ritenne l’uomo più fortunato di
questa terra, aveva corso dei rischi, ed alla fine aveva vinto, non c’erano più
ombre scure nelllo sguardo di lei e giurò che finchè fosse dipeso da lui, non
c’è ne sarebbero più state.
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