Aggiornamento
lampo!
Questo capitolo alla luce per miracolo, durante un pomeriggio afoso e
senza internet in cui non avevo altro da fare se non inveire sui tasti
del mio povero pc.
Il capitolo sarà un po’ più
spensierato, anche perché questi poveri non possono
combattere sempre, no?
Con indizi sparsi qua e là sul finale che lascerà
sicuramente il dubbio, come sempre ringrazio tutti i miei lettori
fedeli, e la mia bellissima triade di bellissime recensionistE (vi
adoro)!
Comunque se passiamo dal tre al quattro non mi dispiace eh, ma neanche
con i numeri dopo u__u
vabbè, buona lettura xD
Ps: se dopo aver letto vi chiederete “ma è
possibile trovarle su un vetro? La mia risposta è
sì, l’autunno scorso ne ho trovata una nel vetro
del mio salotto (dalla parte di fuori naturalmente) ed ho la foto per i
scettici! :O
Erano
passate ormai un paio d’ore dalla battaglia nella villa rosa,
ed Ace dormiva beatamente nella stanza degli ospiti a casa di Taichi e
Shin.
Nella cucina, Isabel
chiacchierava con i due fratelli informandosi su come avrebbe potuto
attraversare la foresta in poco tempo.
Dalla villa aveva
portato via insieme al suo abito da sposa costoso, due quadri ed un
porta candele in oro che avevano fruttato il loro bel bottino.
“Mio dolce
petalo di ciliegio, perché non lasci quella scimmia e usiamo
i soldi rubati per vivere felici in
eternità?” domandò Taichi ammirando la
ragazza sorseggiare una camomilla con sguardo assonnato.
La notte prima
l’aveva passata malissimo, tra rapimento e matrimonio non era
di certo in forma, ma comunque in grado di tirare uno schiaffo al
ragazzo che cadde al suolo toccandosi il volto e mormorando frasi
d’amore sulle sue mani vellutate, subito prima di svenire.
“ti ho detto
di non chiamarmi così!” rispose lei senza
distogliere lo sguardo da Shin che gli raccontava qualcosa sul posto.
Si narrava che
quest’isola fosse molto vicina alla rotta maggiore e
perciò avesse mantenuto la strana vegetazione inabitabile
per le persone normali.
Quando Yuu il pirata
allucinogeno si stabilì nell’isola capendo che
essa era molto insidiosa mise false voci su mostri tremendi che la
abitavano, e che invece lui costruiva per raccogliere la gente che si
addentrava e schiavizzarli per la costruzione di strani attrezzi
meccanici di cui però Shin e Taichi poterono solo vedere per
qualche istante prima di fuggire dalla villa in fiamme, questo era
tutto quello che avevano capitolo dalla breve comparsa.
“Per fortuna
che dopo sviene, è imbarazzante avere un fratello
così fissato con le donne” si scusò
Shin prendendo la tazza vuota di Isabel e dandogli una veloce lavata.
La ragazza si
alzò dalla sedia sistemandosi la lunga camicia gialla che
Ace gli aveva prestato per poter vendere il vestito da sposa, o almeno
lui ancora non sapeva di questo piccolo prestito.
Nonostante le
arrivasse fino alle ginocchia la trovava molto comoda, almeno tanto da
resistere fino a domani, dato che non intendeva fermarsi tanto in un
posto dove aveva attirato già troppo l’attenzione.
“Io al tuo
posto, l’avrei già ucciso”
scherzò lei tirando fuori da una delle tante buste un enorme
focaccia.
“che ci fai
con quella?” chiese Shin perplesso, ormai era quasi
mezzanotte e mangiare tutto quel pane non faceva tanto bene.
“E’
per Ace, di notte gli prende a brontolare lo stomaco e se non gli metto
qualcosa in bocca rischio di essere divorata”
spiegò dirigendosi verso una delle porte, quella in cui si
trovava la stanza dove avrebbe dormito.
I due si salutarono
augurandosi una buona notte e si diressero nelle loro stanze, Shin
trascinando Taichi a peso morto dato che non si era ancora ripreso
dalla manata.
“devi sempre
farci fare figuracce!” urlò dall’altra
parte della stanza Shin, facendo tremare persino i vetri della finestra
nella stanza di Isabel e Ace che avrebbero condiviso la stanza, Ace nel
pavimento e lei nel letto.
Però in
quella finestra che tremava c’era qualcosa di strano, e nel
dubbio di andare e spaventarsi, o non andare ma non dormire lo stesso
per la paura si diresse verso di essa dove vide attaccato al vetro
esterno, una piccola ranocchia.
Aveva paura di tante
cose, ed una di quelle erano le rane che fossero vicine, lontane anni
luce, piccole, grandi e persino finte lei non poteva averne una sotto
gli occhi.
Il loro sguardo fisso
e vuoto la poneva in agitazione tante da far cadere il pane tra le mani
ed iniziare a fissarla tremolante, mentre la rana sembrava ricambiare
tale sguardo ma con uno molto più diabolico.
La rana si mosse,
facendola cadere al suolo disperata.
“Ace vieni
qua!” esclamò lei tirandolo per il naso e
ricevendo come risposta un ‘lasciami dormire’ ,
così si trovò costretta a ricorrere al
peperoncino, un idea di Shin per svegliarlo a distanza.
Si era fatta preparare
delle piccole palline su cui fare canestro dentro la bocca di Ace e
svegliarlo tra i bruciori.
Aprì il
barattolino in vetro, con gli occhi un po’ strizzati per
avere una migliore concentrazione tirò una pallina finendo
al primo colpo sulla bocca spalancata del ragazzo, che si
svegliò iniziando a tossire.
“mi
è entrato un ragno in bocca?” domandò
lui voltandosi verso Isabel che istintivamente nascose il contenitore
del peperoncino.
Si
stava strozzando ma non gli bruciava? Maledetto fuoco! O
chissà quante schifezze avrà mangiato! Ormai non
deve fargli più effetto neanche il fiele!
“Chissà..
Chi lo vedrebbe con questo buio?!? Comunque vieni qua, Ace mi devi
aiutare contro Paquito” affermò lei rialzandosi e
indicando la finestra.
Ace si
avvicinò dubbioso, come se non capisse quale fosse il
problema.
“la
rana!” spiegò lei intuendo la confusione del
ragazzo, ma poi accorgendosi che ora le rane erano due.
“che nome
è Paquito?”
domandò lui mettendo l’indice destro sul vetro
come a voler toccare le due rane.
“bisogna
sempre dare un nome al nemico sprovvisto di ciò!”
sostenne lei accompagnando il gesto con un’espressione mezza
seria come a volersi proclamare grande guerriera dai monumentali
principi morali.
“ma non un
nome così brutto, è crudele!”
inveì lui, facendosi poi prendere dalla visione due
ranocchie sul vetro.
Isabel non rispose ma
gli diede un pugno sulla testa, facendolo inginocchiare per
l’impatto violento della mano.
Si sentiva un
po’ come una fisarmonica compressa, tanto era la forza delle
sue braccia che ogni giorno gli parevano sempre più pesanti.
“guarda come
giocano!” cambiò discorso tornando in piedi e
ridacchiando alla vista delle due rane una sopra l’altra.
Isabel
sbiancò capendo che probabilmente quello non era proprio un
modo di giocare delle rane.
“levale,
separale, mandale via ti supplico!” pregò lei
scuotendolo per le spalle nude e calde e proprio per questo staccandosi
subito, sentendosi già troppo in imbarazzo per le rane.
“perché
non vuoi che giochino?” domandò lui guardando a
scatti le rane, e poi la compagna.
Lei scosse la testa
disperata, non poteva dirgli cosa stavano facendo quindi doveva sperare
solo che la sua paura bastasse a fargli compiere quel favore.
“ho paura
delle rane che si acc..
Volevo dire delle rane che si.. Accoltellano!
Sì Ace si stanno uccidendo, l’ho visto in un
documentario delle rane killer con i loro pugnali tanto piccoli da
essere invisibili all’occhio umano! Salva Paquito!”
esclamò lei che si sentiva soddisfatta della sua perfetta
correzione del verbo accoppiare che le stava per uscire dalla bocca.
Ace aprì
subito la finestra prendendo per le mani le rane e staccandole, poi
buttandole in due direzioni diverse.
Isabel tirò
un sospiro di sollievo mentre Ace ancora con la finestra aperta mandava
una piccola preghiera al povero Paquito.
“E pensare
che sembravano tanto divertite!” esclamò lui
chiudendo la finestra e girando lo sguardo verso la ragazza, che tra
rane, accoppiamenti ed imbarazzo era pallida e tremolante come se fosse
dentro ad una cella frigorifera.
“tranquilla
Paquito è vivo, secondo me era lui sopra che spingeva col
pugnale” Ace cercò di consolare la compagna
tenendola in un piccolo abbraccio che la fece sussultare ancora di
più.
Dietro
alla porta di quella stanza, più precisamente con una
cannuccia infilata nella serratura, Shin e Taichi osservavano la scena,
allarmati dal primo urlo della ragazza.
“ora
lo fanno!” sussurrò Taichi che per poco non
versava lacrimoni vedendo svanire dalle sue mani l’ennesima
ragazza, affianco a lui, il fratello gli tirava pacche sulla spalla per
consolarlo.
“Ace..”
bisbigliò lei con voce debole e agitata, alzando il volto
che prima sbatteva contro i pettorali caldi di lui, ed incrociando gli
occhi del ragazzo, un po’ lucidi per la povera rana che aveva
fortunatamente salvato.
Anche lei aveva gli
occhi brillanti accompagnato dal suo piccolo labbro inferiore
tremolante come il resto del corpo.
“Io ti.. Io
ti am..”
non riusciva a pronunciare quelle parole che anche se sentiva dentro di
se fortissime, le parevano quasi imbarazzanti per l’ora e
soprattutto per la gente nella stessa casa che poteva udirle, ma
sentendosi sempre più strette le mani di lui contro la sua
schiena, non resistette più urlando con la voce
più sforzata possibile un “io ti
ammazzo” seguito da una mano che afferrò con forza
l’orecchio destro di Ace che subito cadde a terra
terrorizzato dalla sua compagna, ma non capendo cosa avesse sbagliato
in tutto ciò.
“come osi
toccarmi con le stesse mani con cui hai preso quelle cose
viscide?” inveì lei aprendo la porta per sbatterlo
fuori, ma notando che gli altri due ragazzi erano davanti alla porta
con due cannucce infilate nella serratura ed un occhio concentrato su
quel buco.
“mi
correggo, io vi
ammazzo” sbraitò tirando via Ace che
andò a sbattere su i due fratelli che a loro volta
incapparono sul muro.
“ora ho solo
questa maglietta schifosa, la dovrò togliere almeno la notte
per essere sicura di non metterci le mani!” spiegò
lei chiudendo la porta, e dopo accompagnandoci qualche mobile pesante
per essere sicura di non avere disturbi.
“si toglie
la maglia!” mormorò Taichi svenendo anche se
appiccicato al muro che portava una crepa proprio all’altezza
della sua testa.
Ace si
grattò la testa un’altra volta, non aveva capito
perché prima lei fosse preoccupata per quella rana, e subito
dopo la odiasse.
______
I quattro partiti
all’alba verso la foresta, erano ormai vicini al mare da cui
scorgevano già la vela piegata della loro imbarcazione.
I ragazzi viaggiavano
con il veicolo dei due fratelli che si erano decisi ad accompagnare i
due per ringraziarli dell’aiuto con Yuu.
Dietro il motore su
cui erano seduti Ace e Isabel, venivano trascinati altri tre pezzi
incatenati tra di loro come una sorta di treno, e che portavano tutte
le provviste ed i soldi che si erano guadagnati.
“guarda
Isabel, c’è un gabbiano dei giornali!”
esclamò Ace puntando un dito verso il cielo che
più ci si avvicinava al mare e più era luminoso e
senza foglie di enormi alberi a coprirlo.
Isabel
sollevò il braccio attirando l’attenzione
dell’uccello che scese per farsi prendere un giornale e
l‘incasso.
Lei gli mise le monete
sul taschino blu nel collo e lo accarezzò prima che
riprendesse il volo.
“guardala
com’è magnifica quando è
gentile!” esclamò Taichi alla guida, prima di
cadere vittima di uno dei suoi svenimenti, che prontamente fu intuito
da Shin che prese il suo posto a guidare.
Isabel aprì
il giornale leggendo le varie notizie, in prima pagina c’era
una delle tante imprese di Barbabianca che stava facendo come al solito
impazzire la marina con tutti i giovani che stava facendo crescere.
Qualche pagina
più in là lesse dell’incidente avvenuto
in quest’isola.
Rilesse tutto
più volte non credendo ai propri occhi.
La
divina Yuu -così conosciuta da tutti- la più
grande nobile e benefattrice dell’isola sfortunata era stata
sconfitta da quattro ragazzi il cui nome era tutt’ora
sconosciuto ma che andavano subito catturati per la violenza usata sul
nobile.
Dei
ragazzi sappiamo solo che due sono fratelli, e gli altri due
probabilmente amanti.
‘Era
un nobile? Ormai anche la marina si fa corrompere per due
soldi’ pensò lei riflettendo
sull’articolo.
ehi, aspetta.. c'è scritto amanti!
Staccata dalla pagina,
c’erano quattro volantini dalla carta gialla quasi vecchia ed
un po’ stropicciata.
Pugno
di Fuoco; 35 milioni di berry.
I
due fratelli: il sanguinolento e l’ esamine; 15 milioni di
berry
La
principessa impetuosa; 10 milioni di berry.
“ma che
cazzo!” esclamò lei rileggendo più
volte i nomi e la frase "amanti"
Era infuriata anchedal fatto che la sua foto fosse una inquadratura
imbarazzante di lei a penzoloni sopra le spalle di Ace, dove la
scollatura sembrava il doppio di quella che in realtà era, e
che il nome fosse così stupido e privo di fantasia.
“fammi
vedere!” rispose Ace guardando i volantini felice come non
mai.
Finalmente avrebbe
dato un segno al fratello di come stava procedendo la sua avventura.
“non
è possibile che tu abbia una taglia del genere!
Nell’articolo c’è scritto persino che
oltre ad un potente frutto del diavolo probabilmente utilizzi
l’haki! Questi vogliono farci fuori prima che arriviamo sulla
red line!” si infuriò Isabel buttando il giornale
dietro di se, dove c’erano le provviste, e pregando che
nessun'altro lo legga.
E’ vero che
Ace era riuscito a vedere oltre le illusioni, ma che persino
utilizzasse l’haki era assurdo, non ne aveva mai dato prova,
ma sperava fosse vero almeno per avere vita più longeva.
“che
cos’è l’haki?”
domandò Ace passando i volantini a Shin che ribolliva dalla
rabbia per il suo soprannome che rimarcava i suoi attacchi
d’ira.
Bene, e lui dovrebbe
possedere qualcosa che neanche conosce..
“l’haki
è l’abilità più rara e
potente che un uomo possa avere. E’ persino capace di fermare
i frutti del diavolo rogia come il tuo, o di prevedere gli attacchi
come mio nonno. È una cosa che richiede anni di allenamento
oltre naturalmente averlo nel sangue. Tutti i pirati più
forti lo posseggono, ed ora che la marina ha il dubbio che tu lo
utilizzi faranno di tutto per fermarti il prima possibile”
spiegò Isabel mentre il motore si spegneva.
Erano appena arrivati
nella spiaggia, dove la loro piccola imbarcazione li aspettava.
“noi due
dobbiamo scappare, o nostro padre verrà ad ucciderci, sapete
è un costruttore di navi della marina” ammise
triste Shin, poggiandosi con la schiena alla nave.
“venite con
noi, tanto Isabel ha perso la scommessa e deve restare con me! E poi
abbiamo una cosa in comune, anche i nostri nonni lavorano per la
marina” propose Ace facendo innervosire la ragazza che
sperava si fosse scordato di quella maledetta scommessa, ed in
più si era ricordata di suo nonno che sicuramente si era
già messo a cercarla e perciò doveva sbrigarsi
perché conoscendolo ci avrebbe messo la metà del
tempo impiegato da lei ed Ace per arrivare sull’isola.
“sì
ci avevi raccontato di quella scommessa! Hai trovato una buona compagna
grazie alla fortuna, eh? Comunque io..”
Shin fu fermato da una strana scossa che invase la spiaggia, facendo
cadere Isabel dalle scale che portavano al mare.
Si sentiva pesante e
affaticata, come se le stessero levando l’ossigeno intorno a
lei.
Ace la prese di scatto
per le braccia prima che svenisse, probabilmente il poco sonno
mischiato alla scossa l’aveva traumatizzata un po’,
ma quando vide anche Shin al suolo debole, e Taichi ancora svenuto,
dedusse che c’era qualcosa che non andava.
Isabel era mezza
cosciente, tossiva e cercava di parlare ad Ace che gli mise una mano
sulle labbra per non farla faticare.
“c’è
qualcosa che non va, dobbiamo fuggire! Tranquilla ti ho promesso che
sarei stato sempre a difenderti e così
sarà!” affermò lui poggiando la ragazza
a terra per accertarsi che anche Shin non fosse proprio svenuto, ma
purtroppo lo era.
“Come ti sei
permesso, Ace!” urlò una voce, accompagnata da
un’altra scossa.
Dall’oceano
il ragazzo vide una piccola nave avvicinarsi, a bordo sembrava esserci
solo una
persona.
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