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Autore: usagi_    02/09/2011    2 recensioni
Una storia che racconta di Ace e della sua avventura da ragazzo.
Come ha costruito la sua vita da pirata, subito dopo aver lasciato Rufy per seguire il suo sogno.
Con compagni strani e avventure al limite del normale.
Avverto: non sarà la solita storia -Ace incontra la perfettissima ‘b’ si innamorano e vivono felici e contenti-.
La trama gira principalmente sull’avventura!
I nuovi personaggi sono i Pirati della ciurma di Ace inventati da me.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aggiornamento lampo!
Questo capitolo alla luce per miracolo, durante un pomeriggio afoso e senza internet in cui non avevo altro da fare se non inveire sui tasti del mio povero pc.
Il capitolo sarà un po’ più spensierato, anche perché questi poveri non possono combattere sempre, no?
Con indizi sparsi qua e là sul finale che lascerà sicuramente il dubbio, come sempre ringrazio tutti i miei lettori fedeli, e la mia bellissima triade di bellissime recensionistE (vi adoro)!
Comunque se passiamo dal tre al quattro non mi dispiace eh, ma neanche con i numeri dopo u__u
vabbè, buona lettura xD
Ps: se dopo aver letto vi chiederete “ma è possibile trovarle su un vetro? La mia risposta è sì, l’autunno scorso ne ho trovata una nel vetro del mio salotto (dalla parte di fuori naturalmente) ed ho la foto per i scettici! :O





Erano passate ormai un paio d’ore dalla battaglia nella villa rosa, ed Ace dormiva beatamente nella stanza degli ospiti a casa di Taichi e Shin.
Nella cucina, Isabel chiacchierava con i due fratelli informandosi su come avrebbe potuto attraversare la foresta in poco tempo.
Dalla villa aveva portato via insieme al suo abito da sposa costoso, due quadri ed un porta candele in oro che avevano fruttato il loro bel bottino.
“Mio dolce petalo di ciliegio, perché non lasci quella scimmia e usiamo i soldi rubati  per vivere felici in eternità?” domandò Taichi ammirando la ragazza sorseggiare una camomilla con sguardo assonnato.
La notte prima l’aveva passata malissimo, tra rapimento e matrimonio non era di certo in forma, ma comunque in grado di tirare uno schiaffo al ragazzo che cadde al suolo toccandosi il volto e mormorando frasi d’amore sulle sue mani vellutate, subito prima di svenire.
“ti ho detto di non chiamarmi così!” rispose lei senza distogliere lo sguardo da Shin che gli raccontava qualcosa sul posto.
Si narrava che quest’isola fosse molto vicina alla rotta maggiore e perciò avesse mantenuto la strana vegetazione inabitabile per le persone normali.
Quando Yuu il pirata allucinogeno si stabilì nell’isola capendo che essa era molto insidiosa mise false voci su mostri tremendi che la abitavano, e che invece lui costruiva per raccogliere la gente che si addentrava e schiavizzarli per la costruzione di strani attrezzi meccanici di cui però Shin e Taichi poterono solo vedere per qualche istante prima di fuggire dalla villa in fiamme, questo era tutto quello che avevano capitolo dalla breve comparsa.
“Per fortuna che dopo sviene, è imbarazzante avere un fratello così fissato con le donne” si scusò Shin prendendo la tazza vuota di Isabel e dandogli una veloce lavata.
La ragazza si alzò dalla sedia sistemandosi la lunga camicia gialla che Ace gli aveva prestato per poter vendere il vestito da sposa, o almeno lui ancora non sapeva di questo piccolo prestito.
Nonostante le arrivasse fino alle ginocchia la trovava molto comoda, almeno tanto da resistere fino a domani, dato che non intendeva fermarsi tanto in un posto dove aveva attirato già troppo l’attenzione.
“Io al tuo posto, l’avrei già ucciso” scherzò lei tirando fuori da una delle tante buste un enorme focaccia.
“che ci fai con quella?” chiese Shin perplesso, ormai era quasi mezzanotte e mangiare tutto quel pane non faceva tanto bene.
“E’ per Ace, di notte gli prende a brontolare lo stomaco e se non gli metto qualcosa in bocca rischio di essere divorata” spiegò dirigendosi verso una delle porte, quella in cui si trovava la stanza dove avrebbe dormito.
I due si salutarono augurandosi una buona notte e si diressero nelle loro stanze, Shin trascinando Taichi a peso morto dato che non si era ancora ripreso dalla manata.
“devi sempre farci fare figuracce!” urlò dall’altra parte della stanza Shin, facendo tremare persino i vetri della finestra nella stanza di Isabel e Ace che avrebbero condiviso la stanza, Ace nel pavimento e lei nel letto.
Però in quella finestra che tremava c’era qualcosa di strano, e nel dubbio di andare e spaventarsi, o non andare ma non dormire lo stesso per la paura si diresse verso di essa dove vide attaccato al vetro esterno, una piccola ranocchia.
Aveva paura di tante cose, ed una di quelle erano le rane che fossero vicine, lontane anni luce, piccole, grandi e persino finte lei non poteva averne una sotto gli occhi.
Il loro sguardo fisso e vuoto la poneva in agitazione tante da far cadere il pane tra le mani ed iniziare a fissarla tremolante, mentre la rana sembrava ricambiare tale sguardo ma con uno molto più diabolico.
La rana si mosse, facendola cadere al suolo disperata.
“Ace vieni qua!” esclamò lei tirandolo per il naso e ricevendo come risposta un ‘lasciami dormire’ , così si trovò costretta a ricorrere al peperoncino, un idea di Shin per svegliarlo a distanza.
Si era fatta preparare delle piccole palline su cui fare canestro dentro la bocca di Ace e svegliarlo tra i bruciori.
Aprì il barattolino in vetro, con gli occhi un po’ strizzati per avere una migliore concentrazione tirò una pallina finendo al primo colpo sulla bocca spalancata del ragazzo, che si svegliò iniziando a tossire.
“mi è entrato un ragno in bocca?” domandò lui voltandosi verso Isabel che istintivamente nascose il contenitore del peperoncino.

Si stava strozzando ma non gli bruciava? Maledetto fuoco! O chissà quante schifezze avrà mangiato! Ormai non deve fargli più effetto neanche il fiele!


“Chissà.. Chi lo vedrebbe con questo buio?!? Comunque vieni qua, Ace mi devi aiutare contro Paquito” affermò lei rialzandosi e indicando la finestra.
Ace si avvicinò dubbioso, come se non capisse quale fosse il problema.
“la rana!” spiegò lei intuendo la confusione del ragazzo, ma poi accorgendosi che ora le rane erano due.
“che nome è Paquito?” domandò lui mettendo l’indice destro sul vetro come a voler toccare le due rane.
“bisogna sempre dare un nome al nemico sprovvisto di ciò!” sostenne lei accompagnando il gesto con un’espressione mezza seria come a volersi proclamare grande guerriera dai monumentali principi morali.
“ma non un nome così brutto, è crudele!” inveì lui, facendosi poi prendere dalla visione due ranocchie sul vetro.
Isabel non rispose ma gli diede un pugno sulla testa, facendolo inginocchiare per l’impatto violento della mano.
Si sentiva un po’ come una fisarmonica compressa, tanto era la forza delle sue braccia che ogni giorno gli parevano sempre più pesanti.
“guarda come giocano!” cambiò discorso tornando in piedi e ridacchiando alla vista delle due rane una sopra l’altra.
Isabel sbiancò capendo che probabilmente quello non era proprio un modo di giocare delle rane.
“levale, separale, mandale via ti supplico!” pregò lei scuotendolo per le spalle nude e calde e proprio per questo staccandosi subito, sentendosi già troppo in imbarazzo per le rane.
“perché non vuoi che giochino?” domandò lui guardando a scatti le rane, e poi la compagna.
Lei scosse la testa disperata, non poteva dirgli cosa stavano facendo quindi doveva sperare solo che la sua paura bastasse a fargli compiere quel favore.
“ho paura delle rane che si acc.. Volevo dire delle rane che si.. Accoltellano! Sì Ace si stanno uccidendo, l’ho visto in un documentario delle rane killer con i loro pugnali tanto piccoli da essere invisibili all’occhio umano! Salva Paquito!” esclamò lei che si sentiva soddisfatta della sua perfetta correzione del verbo accoppiare che le stava per uscire dalla bocca.
Ace aprì subito la finestra prendendo per le mani le rane e staccandole, poi buttandole in due direzioni diverse.
Isabel tirò un sospiro di sollievo mentre Ace ancora con la finestra aperta mandava una piccola preghiera al povero Paquito.
“E pensare che sembravano tanto divertite!” esclamò lui chiudendo la finestra e girando lo sguardo verso la ragazza, che tra rane, accoppiamenti ed imbarazzo era pallida e tremolante come se fosse dentro ad una cella frigorifera.
“tranquilla Paquito è vivo, secondo me era lui sopra che spingeva col pugnale” Ace cercò di consolare la compagna tenendola in un piccolo abbraccio che la fece sussultare ancora di più.

Dietro alla porta di quella stanza, più precisamente con una cannuccia infilata nella serratura, Shin e Taichi osservavano la scena, allarmati dal primo urlo della ragazza.
“ora lo fanno!” sussurrò Taichi che per poco non versava lacrimoni vedendo svanire dalle sue mani l’ennesima ragazza, affianco a lui, il fratello gli tirava pacche sulla spalla per consolarlo.


“Ace..” bisbigliò lei con voce debole e agitata, alzando il volto che prima sbatteva contro i pettorali caldi di lui, ed incrociando gli occhi del ragazzo, un po’ lucidi per la povera rana che aveva fortunatamente salvato.
Anche lei aveva gli occhi brillanti accompagnato dal suo piccolo labbro inferiore tremolante come il resto del corpo.
“Io ti.. Io ti am..” non riusciva a pronunciare quelle parole che anche se sentiva dentro di se fortissime, le parevano quasi imbarazzanti per l’ora e soprattutto per la gente nella stessa casa che poteva udirle, ma sentendosi sempre più strette le mani di lui contro la sua schiena, non resistette più urlando con la voce più sforzata possibile un “io ti ammazzo” seguito da una mano che afferrò con forza l’orecchio destro di Ace che subito cadde a terra terrorizzato dalla sua compagna, ma non capendo cosa avesse sbagliato in tutto ciò.
“come osi toccarmi con le stesse mani con cui hai preso quelle cose viscide?” inveì lei aprendo la porta per sbatterlo fuori, ma notando che gli altri due ragazzi erano davanti alla porta con due cannucce infilate nella serratura ed un occhio concentrato su quel buco.
“mi correggo, io vi ammazzo” sbraitò tirando via Ace che andò a sbattere su i due fratelli che a loro volta incapparono sul muro.
“ora ho solo questa maglietta schifosa, la dovrò togliere almeno la notte per essere sicura di non metterci le mani!” spiegò lei chiudendo la porta, e dopo accompagnandoci qualche mobile pesante per essere sicura di non avere disturbi.
“si toglie la maglia!” mormorò Taichi svenendo anche se appiccicato al muro che portava una crepa proprio all’altezza della sua testa.
Ace si grattò la testa un’altra volta, non aveva capito perché prima lei fosse preoccupata per quella rana, e subito dopo la odiasse.


______


I quattro partiti all’alba verso la foresta, erano ormai vicini al mare da cui scorgevano già la vela piegata della loro imbarcazione.
I ragazzi viaggiavano con il veicolo dei due fratelli che si erano decisi ad accompagnare i due per ringraziarli dell’aiuto con Yuu.
Dietro il motore su cui erano seduti Ace e Isabel, venivano trascinati altri tre pezzi incatenati tra di loro come una sorta di treno, e che portavano tutte le provviste ed i soldi che si erano guadagnati.
“guarda Isabel, c’è un gabbiano dei giornali!” esclamò Ace puntando un dito verso il cielo che più ci si avvicinava al mare e più era luminoso e senza foglie di enormi alberi a coprirlo.
Isabel sollevò il braccio attirando l’attenzione dell’uccello che scese per farsi prendere un giornale e l‘incasso.
Lei gli mise le monete sul taschino blu nel collo e lo accarezzò prima che riprendesse il volo.
“guardala com’è magnifica quando è gentile!” esclamò Taichi alla guida, prima di cadere vittima di uno dei suoi svenimenti, che prontamente fu intuito da Shin che prese il suo posto a guidare.
Isabel aprì il giornale leggendo le varie notizie, in prima pagina c’era una delle tante imprese di Barbabianca che stava facendo come al solito impazzire la marina con tutti i giovani che stava facendo crescere.
Qualche pagina più in là lesse dell’incidente avvenuto in quest’isola.
Rilesse tutto più volte non credendo ai propri occhi.

La divina Yuu -così conosciuta da tutti- la più grande nobile e benefattrice dell’isola sfortunata era stata sconfitta da quattro ragazzi il cui nome era tutt’ora sconosciuto ma che andavano subito catturati per la violenza usata sul nobile.
Dei ragazzi sappiamo solo che due sono fratelli, e gli altri due probabilmente amanti.

Era un nobile? Ormai anche la marina si fa corrompere per due soldi’  pensò lei riflettendo sull’articolo.
ehi, aspetta.. c'è scritto amanti!

Staccata dalla pagina, c’erano quattro volantini dalla carta gialla quasi vecchia ed un po’ stropicciata.


Pugno di Fuoco; 35 milioni di berry.

I due fratelli: il sanguinolento e l’ esamine; 15 milioni di berry

La principessa impetuosa; 10 milioni di berry.


“ma che cazzo!” esclamò lei rileggendo più volte i nomi e la frase "amanti"
Era infuriata anchedal fatto che la sua foto fosse una inquadratura imbarazzante di lei a penzoloni sopra le spalle di Ace, dove la scollatura sembrava il doppio di quella che in realtà era, e che il nome fosse così stupido e privo di fantasia.


“fammi vedere!” rispose Ace guardando i volantini felice come non mai.
Finalmente avrebbe dato un segno al fratello di come stava procedendo la sua avventura.
“non è possibile che tu abbia una taglia del genere! Nell’articolo c’è scritto persino che oltre ad un potente frutto del diavolo probabilmente utilizzi l’haki! Questi vogliono farci fuori prima che arriviamo sulla red line!” si infuriò Isabel buttando il giornale dietro di se, dove c’erano le provviste, e pregando che nessun'altro lo legga.
E’ vero che Ace era riuscito a vedere oltre le illusioni, ma che persino utilizzasse l’haki era assurdo, non ne aveva mai dato prova, ma sperava fosse vero almeno per avere vita più longeva.
“che cos’è l’haki?” domandò Ace passando i volantini a Shin che ribolliva dalla rabbia per il suo soprannome che rimarcava i suoi attacchi d’ira.

Bene, e lui dovrebbe possedere qualcosa che neanche conosce..

“l’haki è l’abilità più rara e potente che un uomo possa avere. E’ persino capace di fermare i frutti del diavolo rogia come il tuo, o di prevedere gli attacchi come mio nonno. È una cosa che richiede anni di allenamento oltre naturalmente averlo nel sangue. Tutti i pirati più forti lo posseggono, ed ora che la marina ha il dubbio che tu lo utilizzi faranno di tutto per fermarti il prima possibile” spiegò Isabel mentre il motore si spegneva.
Erano appena arrivati nella spiaggia, dove la loro piccola imbarcazione li aspettava.
“noi due dobbiamo scappare, o nostro padre verrà ad ucciderci, sapete è un costruttore di navi della marina” ammise triste Shin, poggiandosi con la schiena alla nave.
“venite con noi, tanto Isabel ha perso la scommessa e deve restare con me! E poi abbiamo una cosa in comune, anche i nostri nonni lavorano per la marina” propose Ace facendo innervosire la ragazza che sperava si fosse scordato di quella maledetta scommessa, ed in più si era ricordata di suo nonno che sicuramente si era già messo a cercarla e perciò doveva sbrigarsi perché conoscendolo ci avrebbe messo la metà del tempo impiegato da lei ed Ace per arrivare sull’isola.
“sì ci avevi raccontato di quella scommessa! Hai trovato una buona compagna grazie alla fortuna, eh? Comunque io..” Shin fu fermato da una strana scossa che invase la spiaggia, facendo cadere Isabel dalle scale che portavano al mare.
Si sentiva pesante e affaticata, come se le stessero levando l’ossigeno intorno a lei.
Ace la prese di scatto per le braccia prima che svenisse, probabilmente il poco sonno mischiato alla scossa l’aveva traumatizzata un po’, ma quando vide anche Shin al suolo debole, e Taichi ancora svenuto, dedusse che c’era qualcosa che non andava.
Isabel era mezza cosciente, tossiva e cercava di parlare ad Ace che gli mise una mano sulle labbra per non farla faticare.
“c’è qualcosa che non va, dobbiamo fuggire! Tranquilla ti ho promesso che sarei stato sempre a difenderti e così sarà!” affermò lui poggiando la ragazza a terra per accertarsi che anche Shin non fosse proprio svenuto, ma purtroppo lo era.
“Come ti sei permesso, Ace!” urlò una voce, accompagnata da un’altra scossa.
Dall’oceano il ragazzo vide una piccola nave avvicinarsi, a bordo sembrava esserci solo una persona.

   
 
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