One-shot - Uragano Iris!
TITOLO: "Uragano
Iris!".
AUTORE: Katia
R.
DATA FINE: 24 agosto 2011.
PERSONAGGI: Luca\...
Premessa: Mi
secco a fare un'altra premessa quindi ricopio quella del forum xD ahahah
Ed eccomi ancora qui, pronta a postarvi un'altra shot! xD
Beh, ce ne ho messo di tempo visto che l'ho iniziata tempo fa xD ma la
mancanza di ispirazione è bruttissima!
L'ho finita ieri sera ed è un pochetto lunghetta [e la
novità? xD], spero comunque che la leggerete.
Non riguarda Distretto 11 e vi assicuro che Luca è vivo e
vegeto! xD
Un grazie particolare a tutti quelli che mi seguono sempre e...
Dedico questa one-shot a quattro persone in particolare:
- Daniela -
che ieri sera si è sorbita la lettura in anteprima della
shot e ha controllato che non ci fossero errori e... le risate che mi
sono fatta con certi errori! Grazie ancora, tesoro! Ti -
voglio bene! E spero tu abbia trovato il soprannome come 'informatrice
personale di Luca' xD
- Arbina -
lei è la mia fan numero 1, da sempre, per cui è
quella che sa tutto in anteprima e che mi sostiene sempre! TE DUA
SHUME, my sweetie! <3
- Barbara -
la mia 'odiosa'. La dedica va a lei perché... beh, 'lei
è l'unica che amo odiare!' <3
- Martina -
Cosa c'è da dire? Lei è la mia sorellona! La
sorella maggiore che non ho mai avuto ma che ho sempre voluto! E io
l'ho trovata *-*
Ah, è un'eccezione per EFP... Una dedica anche a Eliessa che mi segue
sempre! :D Grazie!
BUONA LETTURA!
Uragano Iris!
-Gab, cerco di capire se il
mio informatore ha scoperto qualcosa su Castellani, poi vado a casa-
dico affacciandomi negli uffici comuni.
-Va bene, Luca! A
domani- dice sorridente.
Si, sono proprio io,
Luca Benvenuto. Ancora richiuso in questo commissariato. Ho i capelli
brizzolati e tra qualche anno me ne andrò in pensione. Beh,
veramente tra un paio di anni. Mi sto facendo vecchio, e più
avanzo con l’età e più mi accorgo di
avere mille rimpianti.
Salgo in auto, diretto
verso il mio informatore. Mi avvicino in una zona malfamata, dove
praticamente ne muore uno al giorno, quando sei fortunato, altrimenti
ne muoiono di più.
Scendo
dall’auto e inserisco l’allarme. Qui mi rispettano,
ma la prudenza non è mai troppa. Mi avvicino al capannone
d’Er Gabibbo, così chiamato perché non
c’ha più il fisico e quando si arrabbia diventa
rosso. Ahò, fa morire dal ridere!
-Chi è?-
urla con voce grossa.
-So’ Luca,
Gabì!- esclamo aspettando che venga ad aprire. La porta si
spalanca ed esce lui -Me spieghi come fai a mantené
‘sta forma fisica?- mi chiede mentre inizio a ridere
-Gabì, t’o ricordi che lavoro faccio, vero!?- dico
mentre lui sospira -Va beh, dimme de che c’hai bisogno- dice
sconsolato.
-Volevo sapere se hai
notizie su Castellani- dico diretto.
-Guarda, ieri ho
mannato Er Ginnico in perlustrazione, quindi mò
t’o chiamo n’attimo!- esclama per poi guardarsi in
giro -A GINNICO!- urla per farsi sentire.
-Oh, grazie! Ancora
nun me l’avevo sturate l’ orecchie stamattina!-
esclamo scuotendo la testa.
-Che voi?- chiede Er
Ginnico, corpo palestrato, magliette sempre attillate per fare colpo
sulle ragazze e una gomma da masticare sempre in bocca.
-Ieri sei annato a
cercà informazioni su Castellani?- chiede Er Gabibbo.
-Certo- dice
masticando -Ah Lù, quello me sembra fin troppo pulito
pe’ i me gusti!- esclama guardandomi. Sbuffo e mi gratto la
testa -Ce deve esse’ qualcosa!- esclamo non capacitandomene.
-Senti Lù,
io me faccio n’artro giretto stasera! Magari viè
fori qualcosa!- esclama dandomi una pacca sulla spalla.
-Va beh, discrezione,
me raccomanno!- esclamo puntandogli il dito.
-Ma manco a dillo,
Lù! Sarò discretissimo!- esclama dandomi
un’altra pacca sulla spalla, stavolta però a
momenti me la sta per fratturare.
-Se vedemo, allora!-
esclamo allontanandomi.
-A presto
Luchì!- mi salutano in coro.
Sto per salire in
auto, ma una ragazza seduta ai margini della strada, continua a
lamentarsi. Mi avvicino -Ehi, hai bisogno di aiuto?- chiedo
preoccupato. Lei alza lo sguardo e mi fissa con i suoi occhi profondi,
un misto di nocciola e cioccolato fondente. Ha le lacrime agli occhi e
si tocca il ventre, rotondo. Rimango stupito per un attimo e subito
capisco che quella rotondità non è dovuta ad una
birra o al troppo cibo. Ma come è possibile, sembra
così piccola. I miei pensieri vengono interrotti da un suo
lamento, più acuto rispetto agli altri.
-Ascolta, ti
accompagno all’ospedale!- esclamo avvicinandomi.
-NON MI TOCCARE!- urla
facendomi sobbalzare.
-Che succede,
Lù?- chiede Er Gabibbo, seguito da Er Ginnico.
-’Sta
ragazzina sta male! C’ha bisogno di un dottore!- esclamo
preoccupato -Solo che non vole!- esclamo spaesato.
-C’ha
diciassette anni! E se chiama Iris! Questo è tutto
ciò che sappiamo di lei!- esclama Er Gabibbo.
Diciassette anni.
Rimango spiazzato da quella notizia. Sono sempre stato abituato a
vedere persone ai lati della strada, strafatti, morti e tutto. Ma non
so perché stavolta sentivo qualcosa di strano dentro.
-Iris! Daje
piccolè! Vai all’ospedale!- esclama Er Ginnico
accarezzandola -Luca è n’amico! Fidate!- esclama
tranquillizzandola un po’. La ragazza annuisce e sto per
prenderla in braccio ma Er Gin mi blocca -Ah Lù! Senza
offesa ma se la pigli in braccio te poi ve devo accompagnà
io all’ospedale!- esclama prendendola in braccio facendomi
ridere. E giurerei di aver visto un sorriso sulla faccia della ragazza.
Nel tragitto fino
all’ospedale, in auto c’è un
silenzio assurdo, interrotto di tanto in tanto dai lamenti della
ragazza. Cerco di rassicurarla in qualche modo, ma è decisa
a non parlare.
Quando arriviamo
davanti all’ospedale, caricano la ragazza su una sedia a
rotelle e mi dicono di aspettare nel frattempo che la dottoressa la
visita. Mi siedo e sospiro. Cosa ci fa una ragazza di diciassette anni
in un quartiere così malfamato?
Aspetto qualche
minuto, fino a quando non esce la dottoressa.
-Oh, dottoressa. Mi
dica- dico preoccupato.
-Benvenuto, la ragazza
non è messa bene. Rischiano tanto, sia lei che il bambino.
Mi ha detto che è da poco entrata nel quarto mese. Si
rifiuta di dirmi altro- sospiro e mi passo una mano tra i capelli.
-Mi ascolti Benvenuto,
la ragazza ha bisogno di assoluto riposo. E di certo dove
l’ha trovata non è un luogo adatto per riposarsi-
dice mestamente.
-Lo so, dottoressa.-
-Per il momento
l’ho convinta a rimanere in ospedale- dice sorridente la
dottoressa -Ma dovrà cercare una sistemazione per dopo!-
esclama infine. Annuisco e la saluto, mentre busso per entrare nella
stanza.
-Ehi, ciao. Ti senti
meglio?- chiedo, anche se è una domanda idiota.
-Si, grazie- dice con
un tono pacato -Scusa per prima- dice all’improvviso,
attirando la mia attenzione -Non volevo urlarti contro, è
che non ti conosco e…-
-Stai tranquilla,
è normale- dico sorridente -Ascolta, quando uscirai da qui,
devi stare in assoluto riposo. E di certo in quel quartiere non ci puoi
stare- dico mentre la vedo irrigidirsi.
-Quel quartiere va
benissimo!- esclama nervosa -Non voglio andare in istituti o cose
simili!- esclama iniziando ad agitarsi.
-Ehi, ehi. Tranquilla!
Ascolta, ricominciamo tutto da capo. Io sono Luca Benvenuto, ho
cinquantaquattro anni e sono il vice questore del Decimo tuscolano!-
dico sorridente porgendole la mano. Lei me la stringe -Io sono Iris, ho
diciassette anni e sono una fuggitiva!- esclama con una smorfia
sull’ultima parola.
-Fuggitiva?- chiedo
spaesato.
-Sono scappata di casa
quando ho scoperto di essere incinta. Avevo paura della reazione di mia
madre. Lei mi ha cresciuta da sola perché mio padre non
sapeva manco che lei fosse incinta!- esclama mentre vedo una lacrima
rigarle il volto -Mia madre è due mesi che mi cerca.
Sarà distrutta. Ma non riesco a guardarla in faccia! Lei ha
sempre avuto fiducia in me, mi ha sempre amata, protetta, tutto! E io
l’ho ripagata così! Rimanendo incinta del mio
ragazzo come una puttanella qualsiasi!- esclama quasi urlando. Mi
avvicino e le prendo le mani tra le mie -Ma che stai a dì?
Non sei una puttanella, ok!? Lui come si chiama?- chiedo.
-Michael- dice
sorridente -Probabilmente adesso starà con
qualcun’altra. Stavamo insieme da due anni. Lui fra tre mesi
ne compie 19!-
-Se ti ama veramente,
ti starà ancora aspettando- dico sorridente.
-Se mi vede
così, cambierà di certo idea- dice ritornando
cupa.
-Ascolta, se mi dai
l’indirizzo…-
-No!- esclama decisa
-Non voglio che ti metta in mezzo! Io me la caverò da sola-
dice deglutendo.
-Va bene.
Però non sarai comunque sola- dico accarezzandola -Ci sono
io, adesso. Ti fidi di me?- chiedo dolcemente. Lei mi fissa per qualche
secondo, poi mi sorride e annuisce.
---
Quattro giorni dopo.
-Ecco. Questa
è casa mia!- esclamo entrando in casa, seguito da Iris.
-Carina- dice
sorridendomi. Ricambio il sorriso e la faccio sedere sul divano
-Ascolta, io adesso devo andare al Decimo. Non ti muovere dal divano,
tranne per andare in bagno. Nel digitale trovi parecchi film, quindi
tieni il telecomando- dico porgendoglielo -E… buona visione!
Ci vediamo più tardi!- esclamo sorridente uscendo.
Arrivo dopo qualche
minuto al Decimo e subito si avvicina Gabriele.
-Sei sicuro di aver
fatto la cosa giusta?- chiede.
-Certo, Gab.
È una ragazzina che ha bisogno di aiuto!- esclamo.
-Si, ma visto il
quartiere che frequentava io ci penserei più di due volte
prima di mettermela dentro casa!-
-Gabriele,
è una ragazza di diciassette anni, è incinta,
è scappata di casa e l’unica cosa che so adesso
è che ha tanta paura!- esclamo deciso.
-Lo spero per te,
Luca. Spero per te che non ti ritroverai con la casa sottosopra- dice
allontanandosi.
-Ma perché
reagisce così?- chiedo a Vittoria.
-Luca, è
normale. Sua madre frequentando certi quartieri è finita
male- improvvisamente mi sento uno stupido. Non ho ricordato questo
particolare della vita di Gabriele. Sospiro e mi passo una mano tra i
capelli. Con un cenno saluto Vittoria e vado in ufficio. Inizio a
firmare delle pratiche e all’improvviso il cellulare suona
-Pronto?- rispondo stranito, non riconoscendo il numero.
-Pronto, Luca! Sono
Iris- la sua voce squillante mi costringe a spostare leggermente il
cellulare -Ah, ehm… Iris! È successo qualcosa?-
chiedo preoccupato.
-No, no. È
che vorrei preparare la cena per stasera, ma non
c’è molto. Conosci un posto dove fare un
po’ di spesa?- chiede.
-Tu non ti muovi di
casa, eh!- la ammonisco -Al massimo tra qualche ora ti faccio portare
la spesa da Vittoria, una mia collega, ok?-
-Va bene! Prendi carta
e penna che ti dico cosa comprare!- esclama e faccio come richiesto,
mentre un sorriso nasce spontaneo: è un vulcano in eruzione,
questa ragazza!
-Hai scritto tutto?-
chiede infine.
-Si, tranquilla! Tu
cerca di riposare!- esclamo.
-Comandi vice
questore!- esclama lei chiudendo la chiamata. Scuoto la testa e faccio
chiamare Vittoria nel mio ufficio.
-Dimmi Luca- dice la
donna entrando.
-Senti, il tuo turno
quando finisce?- chiedo.
-Tra due ore,
perché?- chiede stranita.
-Ti dispiacerebbe fare
la spesa e portarla a casa a Iris? Lo so, ti sto chiedendo tanto, ma
purtroppo aspetto il procuratore e non posso muovermi da qui- dico
giustificandomi.
-Non
c’è problema, Luca- risponde sorridente, con il
suo solito accento toscano e quell’aria così
materna. Le porgo il foglietto con la lista e i soldi -Grazie ancora
Vittoria- dico sorridendole dolcemente, lei fa lo stesso e ritorna al
suo lavoro.
…
-Va bene, procuratore!
Appena abbiamo qualche informazione in più lei
sarà il primo ad essere informato!- esclamo stringendo la
mano all’uomo cinquantenne davanti a me.
-Ci conto Benvenuto!-
esclama lui stringendola vigorosamente -A presto, allora- ed esce,
mentre io rimango in piedi. Guardo l’orologio. È
quasi ora di cena. Afferro la giacca e chiudo la porta
dell’ufficio alle mie spalle, incamminandomi -Buona serata,
Ugo!- esclamo sorridente.
-Grazie! Anche a te
Luca- dice lui salutandomi con un cenno.
Salgo in auto e mi
inserisco nel traffico. Sono stanchissimo e in questo momento vorrei
solo un letto, per addormentarmi e risvegliarmi tra qualche giorno. Ma
mi accontento anche di poche ore.
Dopo qualche minuto
finalmente arrivo sotto casa e parcheggio per poi salire stancamente le
scale. La serratura scatta e subito vengo invaso da un odore nuovo.
Sorrido sentendo Iris canticchiare dalla cucina.
-Sono a casa!-
esclamo, non volendo spaventarla comparendo all’improvviso.
Lei si affaccia dalla cucina e con un sorriso mi dice -Ti piacciono le
cotolette? Le ho preparate in un modo speciale- e ritorna ai fornelli,
mentre la guardo e scuoto la testa. La conosco da solo quattro giorni,
ma già dal secondo giorno si era instaurato un rapporto
fantastico.
-Tra qualche minuto
è pronto!- esclama continuando a preparare.
-Va bene, io vado a
lavarmi le mani e a mettermi una tuta, per stare più
comodo!- e mi allontano con un sorriso stampato in faccia.
_______________
Da quel giorno sono
passate quattro settimane, Iris continua a vivere da me e le ho
promesso di non farle più domande.
Adesso sono in
commissariato, mentre lei è rimasta a casa, con
l’intenzione di guardare qualche cartone. Si, insomma, quei
cartoni che fanno sempre la mattina, prima che i bambini vadano a
scuola. Beh, a quanto pare l’istinto materno sta prevalendo
sul carattere tosto della ragazza!
Vittoria mi mette una
mano sul braccio -Luca, quello che sto per dirti non è per
niente facile- mi dice con sguardo triste misto a preoccupazione.
-Che succede,
Vittò?- chiedo iniziando a preoccuparmi anche io.
-Abbiamo fatto come ci
hai detto tu. Abbiamo cercato informazioni ed è venuto fuori
che la ragazza…- aspetto impaziente che continua -Allora?-
-Si chiama Iris Gori-
dice mestamente. Trattengo il respiro incassando il duro colpo. Non
è possibile. Non può essere.
Iris
è…
-È la
figlia di Anna!- esclama infine. Mi allento la cravatta
perché mi sento soffocare. Cerco di trovare un ritmo normale
per il mio respiro, ma l’unica cosa che riesco a fare
è uscire fuori e appoggiarmi al portone.
-Dottore, si sente
bene?- chiede uno degli agenti, visibilmente preoccupato. Faccio un
cenno per dire che è tutto ok, anche se sto iniziando a
sudare freddo. Gabriele mi raggiunge e gli basta un solo sguardo per
capire che mi sento morire. Si avvicina e fa l’unica cosa che
un amico può fare in questi casi: abbracciarmi.
Mi riprendo un
po’ e rientriamo dentro.
-Cos’hai
intenzione di fare?- mi chiede amorevolmente Vittoria.
-Non lo so- dico
sospirando.
-Anna la sta cercando
da più di due mesi. Sarà distrutta, Luca- mi dice
stringendomi una mano.
-Si, questo lo so-
dico per poi deglutire. Mi sento un groppo in gola e non riesco a farlo
scendere -Però non posso dirglielo adesso. Sto acquistando a
poco a poco la fiducia di Iris, e se dico tutto ad Anna mi posso
dimenticare tutto questo- dico.
-Luca, Anna la sta
cercando da due mesi! E ora che l’abbiamo ritrovata non
dobbiamo dire nulla?- chiede Vittoria spaesata.
-Ascolta Vittoria,
Iris ha bisogno di assoluto riposo, altrimenti rischia. Non deve subire
stress o altro, quindi portarle Anna a casa non credo sia
l’idea migliore in questo momento! Devo gestire bene la cosa-
mi passo una mano sul viso -Vado a farmi un giro. Chiamami solo se
è urgente. Ho bisogno di schiarirmi le idee- dico per poi
incamminarmi verso l’uscita.
Mi sembra di vivere un
incubo. Un incubo di quelli dove non riesci a trovare via di fuga e
rimani intrappolato in un punto. Dio mio! Tra tutte le persone che ci
sono al mondo Iris doveva essere proprio figlia di Anna?
Anna. Sospiro e mi
passo una mano tra i capelli. Non la vedo da… diciassette
anni? No, forse di più! Boh. Ricordo il giorno in cui
è andata via come se fosse ieri. E ricordo anche il giorno
in cui ha deciso di tenermi fuori dalla sua vita, con una misera
lettera. Da quel momento sono uscito dalla vita di Anna. Peccato che
lei è sempre rimasta nella mia! Ho cercato di odiarla con
tutto me stesso. Ma è sempre stata un pensiero fisso. Poi
pian, piano il tutto è andato sfumando e ci pensavo
raramente. Di tanto in tanto guardo i nostri album di foto e mi chiedo
come sia diventata, che cosa fa; mi chiedo come ha fatto a dimenticarmi
così in fretta. L’ho sempre voluto sapere
perché il dolore non mi faceva neanche respirare a volte.
Come avrà fatto lei a dimenticarsi di me?
Giro ancora per
qualche minuto nei pressi del Decimo, poi salgo in macchina e mi decido
a tornare a casa. Apro la porta e mi avvio nel salone, non trovando
Iris seduta al solito posto mi preoccupo. Poi sento un odorino
provenire dalla cucina, mi avvicino e mi appoggio allo stipite della
porta, sorridendo.
-Ehi, bentornato!-
esclama lei venendo a stamparmi un bacio sulla guancia. E solo adesso
mi rendo conto quanto è simile ad Anna. I lineamenti del
viso, il sorriso, il carattere deciso.
-Che stai cucinando di
buono?- chiedo interrompendo il flusso dei miei pensieri.
-Specialità
che mi ha insegnato la mamma! Hamburger e patatine…- dice
facendomi ridere.
-Un piatto
impegnativo!- esclamo mentre lei fa spallucce e torna a cucinare. Mi
sento un nodo alla gola. Era la specialità di Anna, quando
ha finalmente imparato a non mandare a fuoco la cucina.
-E’ pronto,
lavati le mani e siediti!- esclama Iris distogliendomi dai pensieri.
-Va bene, mamma-
scherzo dirigendomi in bagno.
Quando torno lei
è già seduta e ha messo i piatti in tavola.
-Lo so che abbiamo
detto niente domande ma…- mi schiarisco la voce sedendomi
-Spiegami che tipo è!- esclamo sorridente.
-Mamma? È
dolcissima. Ma un po’ troppo apprensiva! Io e Abel- un
sussulto al cuore -Abel?- chiedo facendo finta di nulla.
-Si, è il
mio fratellone! Mamma l’ha adottato dopo aver smesso di fare
la poliziotta!- deglutisco -Ah, mamma era una poliziotta!? Guarda un
po’ le coincidenze!- esclamo per poi prendere
un’altra forchettata.
-Sai perché
mi chiamo Iris?- chiede. La guardo e scuoto la testa in segno di
negazione.
-Mamma mi ha
raccontato inizialmente che uno dei tanti significati è
“arcobaleno”. Perché per lei sono stata
come un arcobaleno dopo un periodo di tempesta! Ma non mi sono mai
definita arcobaleno! A me piace di più essere paragonata ad
un uragano!- esclama pulendosi gli angoli della bocca.
-Come mai?-
-Perché mi
piaceva pensare che entrando nella vita delle persone gliela avrei
stravolta!- esclama sorridente.
-Beh, in effetti
è vero- dico regalandole il mio sorriso migliore. Mi aveva
stravolto la vita, neanche lei immaginava quanto.
-Però il
vero motivo per cui mi ha dato questo nome è
perché stava ascoltando “Iris” dei Goo
Goo Dolls la sera del mio concepimento!- e nel momento in cui lo dice
blocco la forchetta a mezz’aria. Rimango immobile, incapace
di muovere un muscolo.
-Luca!?- mi richiama
Iris, risvegliandomi dallo stato di trans -Scusa, io…-
deglutisco -Mi sono dimenticato una cosa importante in ufficio! Devo
andare a prenderla, non aspettarmi alzata!- esclamo alzandomi di corsa
sotto lo sguardo perplesso di Iris.
Chiudo il portone alle
mie spalle e corro alla macchina, per poi raggiungere casa di Vittoria
e Giuseppe. Suono al campanello e mi viene ad aprire lei in vestaglia
-Luca!- esclama sorpresa. Da come mi guarda non devo avere un bel
aspetto -Che è successo?-
-Iris- dico
riprendendo il fiato.
-Cosa? Sta male?-
chiede preoccupata facendomi entrare. Scuoto la testa per poi sedermi
-Lei si chiama Iris perché Anna l’ha concepita
ascoltando la canzone dei Goo Goo Dolls!- esclamo passandomi le mani
sul viso.
-I Gu-gu che?- chiede
perplessa.
-Diciassette anni,
Vittoria!- esclamo.
-Oddio, Luca, mi puoi
spiegare?-
-È mia
figlia!- esclamo e nel momento in cui lo faccio mi sento prendere dal
panico -Vittoria non mi sento bene, credo mi stia arrivando un attacco
di panico- dico affannosamente.
-Come tua figlia?
Oddio!- esclama lei a bocca aperta -Ma come?- si scuote e torna a
ragionare -Aspetta, vado a prenderti delle gocce! Tu respira!- esclama
lei allontanandosi.
-Wè, Luca!
Che è successo?- mi chiede Giuseppe sopraggiungendo, ma non
ho neanche la forza per rispondere. Fortunatamente arriva Vittoria con
le gocce -Giuseppe, ha un attacco di panico. Non credo possa
risponderti- spiega velocemente Vittoria porgendomi la tazzina. Bevo
tutto d’un sorso per poi riprendere a fare dei gran respiri.
-Adesso mi spiegate?-
chiede Giuseppe.
-Iris è la
figlia di Luca- dice Vittoria incerta. Giuseppe schiude la bocca
stupito -Ma come? Non era figlia di Anna!?- sembra confuso.
-Eh, fai due
più due, Giusè!- esclama Vittoria sedendosi
accanto a me -Mi spieghi quella cosa dei Gu-gu qualcosa?- chiede mentre
io accenno un debole sorriso -La notte del concepimento,
beh…- sospiro -È stata prima della partenza di
Anna. Sai, era l’ultima serata insieme e… un
bicchierino di troppo, tra una canzone e l’altra, siamo
finiti a letto. E in sottofondo c’era la canzone dei Goo Goo
Dolls: “Iris”- mi passo una mano sul viso -Non
posso crederci. Giuro, sto vivendo un incubo! È mia figlia,
Vittoria!- esclamo nuovamente -E non avevo la minima idea della sua
esistenza! E tra poco divento pure nonno!- mi passo le mani sul viso.
-Ma lei lo sa?- chiede
Vittoria.
-No, no. Le ho detto
che avevo dimenticato una cosa importante in ufficio. Ero troppo
sconvolto per rimanere a casa. Scusate l’ora- dico sospirando.
-Ma che scherzi!? Stai
tranquillo! Piuttosto, se preferisci puoi dormire qua- dice lei
sorridente.
-No, non mi va di
lasciarla sola- mi alzo -Anzi, forse mi conviene tornare. Magari ci
dormo su- dico anche se so che non avrei preso sonno tanto facilmente.
-Va bene, Luca.
Qualsiasi cosa chiama, ok!?- dice Giuseppe dandomi una pacca. Annuisco
in silenzio mentre mi accompagnano alla porta e scendo di corsa le
scale.
…
-Ehi! Credevo non
tornassi più- dice sorridente Iris, seduta sul divano.
-E invece sono qui!-
esclamo accennando un sorriso.
-Vai a letto o ti
guardi un bel film con me?- chiede guardandomi.
Lì per
lì sono tentato di andare a letto visto l’ora, ma
pensandoci bene mi sono già perso parecchie serate
“padre-figlia” e non ho voglia di perdere ancora
tempo.
-Va bene! Basta che
non sia troppo smielato!- esclamo sedendomi vicino a lei.
-No! È un
cartone della Disney! Li amo, decisamente!- esclama premendo il tasto
‘play’. E io che pensavo che avesse un carattere
“tosto”! Bah, saranno gli ormoni.
-Titolo?- chiedo.
-“La
principessa e il ranocchio”- dice raggomitolandosi.
-Che si trasforma in
principe?- chiedo -Questi cartoni sono tutti uguali- e rido.
-Ehi, non rovinarmi i
cartoni!- esclama lei dandomi una manata scherzosa sul braccio.
Il film inizia e ci
immergiamo nella visione.
-Io non bacerei mai un
ranocchio!- esclama schifata.
-Neanche se
trasformato diventasse un bel ragazzo?-
-Un bel ragazzo per
essere bello deve essere anche intelligente e se è stato
trasformato in ranocchio, evidentemente non lo è!-
Devo dire che il suo
discorso fila.
-Oh Dio! Ha la stanza
piena di abiti rosa! Come si chiama? Principessa Confetto?- chiedo
corrugando la fronte.
-Ma piantala!- e
inizia a ridere -E comunque quella è la migliore amica della
protagonista!-
-E la protagonista
sarebbe?- chiedo.
-Quella!- esclama
indicandola -E si chiama Tiara- dice tornando a concentrarsi sul film.
La vedo ridere di
gusto in qualche altra scena per poi tornare seria. E quando mi accorgo
il motivo della sua serietà, quasi tristezza, mi si stringe
il cuore. Tiara con la sua famiglia. Con la madre e il padre.
-Sai quante volte ho
desiderato conoscere mio padre!?- dice lei facendomi girare
all’istante. Fa una risata nervosa, scuotendo la testa
-È assurdo, sai!?- e mi guarda -Ti conosco da pochissimo
tempo ma con te mi sento al sicuro. Mi sento protetta. E stasera mi
stai facendo capire cosa significa guardare un film con…-
sospira -Con una figura paterna al mio fianco- e deglutisce. La guardo
negli occhi e ci ritrovo tanta paura. Non dico nulla. Accenno appena un
sorriso e con un braccio l’avvolgo dentro un abbraccio. E poi
rimane lì, accoccolata sul mio petto, continuando a guardare
il film.
-Oddio, ma quella
principessa lì, l’amica di Tiara è
completamente matta!- Iris ride di gusto alla mia esclamazione.
-Ora capisco
perché parecchi bambini crescono con dei problemi.
Cioè, chi diamine sposerebbe mai una pazza come quella?-
continuo i miei commenti.
-Ma dai! È
divertentissimo il suo personaggio!- esclama ridendo.
-Si, su questo sono
d’accordo- dico per poi godermi un altro minuto di silenzio.
La serata è
continuata tra i miei commenti, le risate, e un po’ di
commozione. Che volete farci, la vecchiaia che avanza!
Dopo quel film decido
di guardare qualche notiziario, mentre Iris commenta con un -I
notiziari sono deprimenti! Non c’è mai una notizia
bella! Morto quello, morto quell’altro. Guerra di
lì, guerra di qua. Insomma ti rovinano la giornata!-
esclama. E sorrido apertamente perché non posso darle torto.
Decide di rimanere comunque lì, ancora tra le mie braccia.
Forse quel calore lo cercava da tempo, e io non ho nessuna intenzione
di mandarla via.
Finisco di guardare il
notiziario e mi giro verso di lei. Mi mordo il labbro. Ero talmente
attento alla tv che non ho fatto caso a Iris che si è
addormentata tra le mie braccia. Sorrido. Dorme talmente beata che
svegliarla sarebbe un sacrilegio. Sospiro, ancora con un leggero
sorriso increspato sulle labbra, e decido che per questa notte
farò a meno del letto.
…
Una luce fastidiosa mi
costringe ad aprire gli occhi. Mi accorgo subito dell’assenza
accanto a me. Mi sollevo e sbadiglio, sgranchendomi un po’ le
ossa.
-Buongiorno!- esclama
Iris, affacciandosi dalla cucina.
-Buongiorno- rispondo
ancora insonnolito.
-Oggi ti ho preparato
una colazione che ho imparato a fare a Londra!- esclama sorridente.
-Del tipo?- chiedo
alzandomi.
-Uova e bacon!-
esclama.
Uova? Bacon? Alle
sette di mattina?
-Tranquillo, per te ho
preparato dei pancake che puoi provare sia con lo sciroppo
d’acero e sia con la Nutella!- esclama ridendo tornando tra i
fornelli.
Ok, adesso decisamente
ho l’acquolina in bocca. Fortuna che sotto
l’aspetto di abilità culinaria Iris abbia preso da
me!
Sorrido
involontariamente e mi siedo al tavolo con lei, iniziando a mangiare.
Lei decide di mangiare le uova con il bacon. Dice che ne ha voglia. E
io di certo non posso permettere che mio nipote, o mia nipote, nasca
con la voglia di uova e bacon. Poi però mangia pure i
pancake. Ho notato che negli ultimi giorni mangia di più,
sicuramente a causa della gravidanza.
Finisco di fare
colazione e aiuto Iris a sparecchiare. Improvvisamente Iris emette un
lamento e si tocca la pancia, ormai diventata rotondetta.
-Oh! Che succede?-
chiedo avvicinandomi a lei.
-Oddio, Luca!- esclama
con un ampio sorriso, mentre le lacrime le bagnano il viso. Adesso mi
sto decisamente preoccupando.
-Andiamo in ospedale?
Ti senti male?- chiedo ormai preso dal panico.
-No- dice scuotendo la
testa -Solo…- sospira e mi prende la mano
-Senti…- e in un attimo lo sento. Sento qualcosa muoversi.
Ed è quel esserino dentro la pancia di Iris. Sorrido
emozionato e guardo Iris negli occhi, poi la stringo a me. Lei mi
abbraccia forte e sento il suo cuore battere all’impazzata. O
forse è il mio. Non riesco a capirlo. So solo che ho appena
sentito mio nipote e sto abbracciando mia figlia. Le accarezzo i
capelli mentre un sorriso emozionato mi si dipinge in volto.
---
Sono passate altre due
settimane, Iris ha deciso di partecipare ad un corso pre-parto e ho
gentilmente chiesto a Vittoria di accompagnarla. Inizialmente
è stata titubante, ma al ritorno era tutta allegra e
sorridente. Ha iniziato a raccontarmi tutto e mi ha detto che Vittoria
è una donna dolcissima e che in poche ore ha imparato ad
adorarla. Ho sorriso quando me l’ha detto. Non che avevo
dubbi: Vittoria è una donna fantastica.
Adesso sono seduto in
cucina, mentre mangio una sana e salutare colazione, pronto per andare
a lavoro. Iris è sotto la doccia, busso alla porta -Iris,
sto andando a lavoro!- urlo appena per farmi sentire.
-Va bene!- esclama la
sua voce squillante.
Afferro la giacca,
anche se credo non ne avrò bisogno visto la splendida
giornata, e scendo le scale velocemente.
Arrivo al Decimo dopo
qualche minuto e dopo aver salutato tutti mi rifugio nel mio ufficio.
Una pila di scartoffie varie mi aspetta sulla scrivania. Sospiro e
inizio a prendere il primo fascicolo dandogli un’occhiata.
Saranno passate circa
due ore, quando nell’atrio sento un vociferare strano. Mi
alzo e raggiungo l’ammasso di agenti attorno a qualcosa,
anzi, a qualcuno.
-Beh, allora?- chiedo
alzando un po’ la voce. Tutti si girano verso di me. E anche
lei. Il mio cuore ha un sussulto e il mio corpo viene scosso da un
brivido. Rimango a fissarla in silenzio mentre il vociferare si
è interrotto e gli sguardi vanno da me ad Anna come se
stessero guardando una partita da tennis. I suoi occhi sono ancora
incatenati ai miei. Ha qualche ruga in più, i capelli poco
più lunghi di quando se ne è andata ed ha
l’aria distrutta. Abbasso lo sguardo massaggiandomi il palato
con la lingua. Mi sento quasi in imbarazzo perché non riesco
a dire nulla.
-Ciao Luca- sento la
sua voce e rialzo lentamente lo sguardo. Faccio un sorriso forzato,
amaro -Ciao Anna- dico schiarendomi la voce -Continuate il vostro
lavoro, per favore. Abbiamo un commissariato da mandare avanti- dico
serio guardando gli altri, che si volatilizzano subito -Vittoria, tu
resta- dico -Sei stata tu a chiamarla?- chiedo serrando la mascella. Fa
cenno di no con la testa e annuisco.
-Mi è
arrivata una voce esterna. Ho assunto un investigatore per ritrovare
mia figlia. Ed è arrivato fin qui con gli indizi. Sono
dovuta venire a sapere da un uomo sconosciuto che mia figlia
è incinta e vive a casa con te!- esclama lei quasi furiosa.
-E da chi avresti
voluto scoprirlo? Da me? Sono anche io uno sconosciuto da un bel
po’!- esclamo acido e mi sembra che lei incassi il colpo.
Vittoria abbassa lo sguardo.
-Ho il diritto di
sapere che fine ha fatto mia figlia dopo averla attesa per interi
mesi!- esclama, stavolta realmente arrabbiata.
-E io avevo il diritto
di sapere che Iris è anche mia figlia!- quasi lo urlo,
facendo voltare tutti. La vedo quasi barcollare dallo stupore -Che
diamine stai dicendo?- chiede, ma è quasi un sussurro.
-La verità.
So ancora fare due conti. E le notizie che mi ha dato Iris non hanno
fatto altro che darmi la certezza- dico tranquillamente, anche se il
nervosismo si è preso possesso del mio corpo.
-Fammi andare da lei!-
esclama continuando a sostenere il mio sguardo.
-No!- esclamo -Prima
vado a dirle che sei qui. Poi potrete incontrarvi- mi guarda in
cagnesco. Poi mi afferra il braccio con prepotenza e mi costringe a
seguirla nel mio ufficio.
-Ma dico sei
impazzita?- chiedo furioso.
-Io? Non vedo mia
figlia da mesi e l’unica cosa che riesci a fare è
sputarmi addosso del veleno?- chiede nervosa.
-Ah! Scusa! La
prossima volta magari mi avvisi, sempre se conosci ancora il mio
numero, e io preparerò un’entrata con il tappeto
rosso e mi farò trovare in smoking, con un mazzo gigante di
rose rosse, pronto ad abbracciarti, eh, che dici?- chiedo sarcastico
-Ma come diamine ragioni, Anna! Come? Mi hai lasciato con una misera
lettera, come se non contassi un cazzo! Non mi hai più
chiamato. Non hai fatto nulla e mi hai scritto quelle stronzate! Poi
dopo diciassette anni trovo una ragazzina malandata, per strada, e
vengo a scoprire che è la figlia della mia ex migliore
amica! E puff… cosa scopro pian piano? Che è pure
mia figlia!- esclamo ormai urlando -Cosa cazzo pretendevi? Che ti
accogliessi a braccia aperte? Ma non ti fai schifo?- chiedo ad un palmo
dal suo viso, ormai completamente fuori di me.
-Da diciassette anni-
mi dice lei continuando a mantenere lo sguardo ben fermo nel mio -Mi
faccio schifo da diciassette anni. Da quando sono partita e ho fatto
quel dannato test e ti ho scritto quella lettera. Ma non posso farci
nulla- e sorrido amareggiato abbassando lo sguardo e scuotendo la testa
-Certo…- commento sarcastico.
-Tu non puoi capire
quello che ho passato, Luca!- esclama.
-Probabilmente questo
casino lo avremmo affrontato insieme, adesso!- esclamo rammaricato
-Fammi andare da Iris, per favore- e la oltrepasso aprendo la porta.
Improvvisamente entra un ragazzo, alto, moro, occhi chiari. Troppo
giovane per essere il compagno di Anna.
-Lui è
Michael- dice Anna comparsa dietro di me -Il…-
-Il ragazzo di Iris-
la interrompo stringendo la mano al ragazzo -Lo so- e le lancio un
ultimo sguardo di sfida. Poi mi allontano a passo veloce. Salgo in auto
e mi dirigo verso casa, mentre con entrambi le mani stringo il volante,
nervoso.
---
E
poi c’è lei che corre. Corre veloce, come il
battito del suo cuore. Le lacrime le bagnano il viso. Si butta tra le
braccia di un uomo che la stringe forte -Ti prego, fammi rimanere qui-
dice in un sussurro. ‘Er Ginnico’ la stringe ancora
più forte -Puoi rimanere tutto il tempo che vuoi, piccola.
Vieni dentro e raccontami tutto- dice facendola sedere sul divano,
prendendo una tazza di cioccolata calda -Tieni- dice dolcemente
-Allora? Che succede? Sapevo che stavi a casa con Luca…-
-Si,
proprio lui! Lurido pezzo di merda, bugiardo!- esclama quasi sputando
quelle parole come veleno.
-Luca?
Cosa ti ha fatto? È sempre stato un uomo in gamba
e…-
-È
mio padre- e immediatamente riprende a piangere -Capisci? Mi ha preso
in giro per tutto questo tempo! Non l’ho mai conosciuto mio
padre. E avrei desiderato fosse lui. Ma non volevo scoprirlo
così!- esclama mentre l’uomo la circonda per le
spalle -Stavo facendo le pulizie a casa e…- prende un
respiro -C’era un vecchio scatolone. L’ho aperto e
ho visto varie foto. E in queste foto c’erano Luca e mia
madre. E il cd dei Goo Goo Dolls, quello che contiene la canzone
“Iris” e lettere, bigliettini di auguri, regali e
altre cose- scuote la testa piangendo -Perché mi ha
mentito?- chiede, ma non è una domanda vera e propria -Poi
sono corsa al Decimo per discuterne con lui, ma arrivata in quei pressi
ho visto entrare mia madre al Decimo. E allora sono tornata a casa, gli
ho scritto su un foglio un bel “Vaffanculo” e
gliel’ho attaccato allo scatolone- dice chiudendo gli occhi e
appoggiando la testa sulla spalliera del divano.
-Anna
Gori- dice l’uomo assorto nei suoi pensieri -Tu sei figlia di
Anna Gori. La poliziotta che c’era qui anni fa! Me la
ricordo- sorride -In effetti assomigli un po’ a tua madre-
dice.
-La
conoscevi?- chiede lei sorpresa.
-Certo!
Sono uno degli informatori personali di Luca, e veniva spesso con lei.
Erano affiatati ma ai tempi Luca aveva gusti… diversi- dice
lui sorridente.
-In
che senso?- chiede.
-Era
gay. Me lo ha confidato durante una sbronza dopo la sua partenza-
spiega l’uomo.
-Era
gay?- e rimane incredula.
-Beh,
adesso riposati. Non ti devi affaticare- dice sorridente alzandosi per
andare a cucinare.
---
Entro in casa
lentamente e sospiro. Inizio a chiamare Iris, ma non risponde nessuno.
Cerco nelle varie stanze e poi noto uno scatolone in cucina. Lo
riconosco subito e mi blocco all’istante leggendo un foglio
attaccato di sopra con una parola poco carina che mi indica la strada
da fare per andare a “quel paese”. Mi avvicino e
chiudo gli occhi sospirando. È scappata. E adesso
è ancora più difficile.
Corro di nuovo al
Decimo e si girano tutti guardando la mia espressione agitata.
-Dov’è?-
chiede Anna. La guardo negli occhi e poi abbasso subito lo sguardo
-È scappata- dico passandomi una mano sul viso, mentre Anna
crolla davanti a me e viene subito sorretta da alcuni agenti -Portatela
nel mio ufficio e sdraiatela sul divanetto!- esclamo rivolto ai miei
uomini.
Passano ore
interminabili, e di Iris nessuna notizia. Poi vedo scattare Michael
davanti a me.
-Tu dove vai?- chiedo.
-Non me ne
starò con le mani in mano mentre la ragazza che amo
è chissà dove, incinta!- esclama varcando il
portone mentre cerco, invano, di farlo rimanere lì.
Poi mi giro verso il
resto della squadra -Voglio delle volanti in giro a cercarla! La foto
ce l’avete già!- tutti vanno a svolgere il proprio
compito mentre io mi sento soffocare a causa dell’ansia. Un
altro attacco di panico non posso concedermelo.
-Luca? Tieni un
bicchiere d’acqua- dice Vittoria porgendomi un bicchiere
pieno di acqua.
-Grazie- dico in un
sussurro mentre mi sbottono un altro bottone della camicia -Dobbiamo
trovarla, Vittoria. Dobbiamo!- esclamo ansimando.
-La troveremo, Luca-
dice stringendomi il braccio -Vado da Anna- e si allontana.
-Luca? Come stai?-
chiede Gabriele dolcemente.
-Sto da schifo, Gab-
dico con tutta sincerità. Lui mi da una pacca sulla spalla e
mi stringe a sé in un altro abbraccio amichevole
-Andrà tutto bene, Luca- dice cercando di rassicurarmi. Ma
non serve a molto. Si allontana pure lui mentre io vado nel mio
ufficio. I miei occhi si incontrano di nuovo con quelli di Anna, rossi
e pieni di lacrime.
-Perché
è scappata?- chiede Vittoria formulando la domanda che
avrebbe voluto esporre Anna.
-Oggi si è
messa a fare le pulizie e… ha trovato un vecchio scatolone.
Era pieno di foto, lettere, e il cd dei Goo Goo Dolls. Quello con la
canzone “Iris”. Io credo che abbia capito tutto e
che sia scappata perché si è sentita ferita da
me- sospiro e mi accorgo che quasi non riesco a parlare -Io non riesco
a stare qui! Michael è corso fuori a cercarla, e io devo
fare lo stesso!- e apro la porta di scatto.
-Vengo
anch’io!- esclama Anna. Sento una fitta quando la guardo di
nuovo. Dopo qualche secondo di silenzio annuisco -Va bene- ed esco,
mentre sento i suoi passi dietro di me.
Saliamo in auto, in
religioso silenzio, e parto. Rimaniamo così per minuti
interminabili, fino a quando non squilla il mio cellulare. Aziono il
vivavoce -Pronto?-
-Luca, sono Gab- dice
con una strana voce -Ci è arrivato l’avviso di un
incidente. Sembra sia rimasta coinvolta una ragazza. Non aveva
documenti con sé e ho chiesto se fosse incinta ma non mi
hanno saputo dire nulla. Ci vuole il riconoscimento dei genitori- dice
affievolendo il tono.
-Cosa? Che significa?-
chiedo, ma so benissimo cosa significa.
-Oh mio Dio!- esclama
Anna portandosi le mani sulla bocca e scoppiando a piangere. La guardo
negli occhi e deglutisco -Stiamo andando all’ospedale, Gab- e
chiudo il cellulare. Schiaccio il piede sull’acceleratore,
mentre cerco di trattenere le lacrime e di non guardare Anna. Non
può essere la nostra Iris.
Arriviamo in ospedale
e ci dicono di attendere. Ma che diamine! Mia figlia potrebbe essere
morta e mi chiedono anche di attendere!?
Il pianto di Anna si
fa sempre più intenso e il suo corpo è scosso da
singhiozzi che sembrano quasi degli spasmi. Faccio l’ultima
cosa che avrei voluto fare, ma anche la cosa più naturale
che mi riesce. Mi avvicino a lei e la stringo tra le mie braccia
-Calmati- dico semplicemente -Non è detto che sia
lei. Non fare così, altrimenti stai nuovamente male- dico
strofinando una mano sulla sua schiena. Sospiro e rimango sorpreso
quando mi sento stringere dalle sue braccia. Stringe la mia camicia tra
i pugni mentre cerca di placare il pianto. Poggio il viso alla sua
testa e chiudo gli occhi fino a quando non la sento rilassarsi. Si
stacca e si asciuga le lacrime.
-Potete entrare- dice
un uomo indicandoci la stanza. Guardo Anna e lei guarda me. Faccio per
entrare e mi sento afferrare la mano. Intrecciamo le nostre dita e
stringiamo forte, come per farci forza, come facevamo anni fa.
Scoprono il lenzuolo
lentamente e chiudo gli occhi mentre Anna riprende a piangere e si
stringe a me.
-Non è
nostra figlia- dico rivolto all’uomo. E per un attimo mi
sento una merda ad essere felice perché davanti a me ho il
corpo di una ragazza tra i 17 e i 19 anni. Andiamo fuori da quel posto,
faccio sedere Anna in macchina e avviso subito il Decimo che non si
tratta di Iris.
Mi metto in macchina e
poggio la testa sul volante, pregando di non ricevere altre notizie
così.
-Se fosse stato in un
altro contesto avrei sorriso alla parole “nostra
figlia”- dice Anna asciugandosi le lacrime con un
fazzolettino. Mi giro a guardarla e accenno un sorriso. Poi torno serio
-La ritroveremo. Iris non è un’incosciente. Ha
solo paura- dico mentre lei annuisce. Poi allungo la mano e la poso sul
suo braccio, stringendoglielo appena -Quando la rivedi, non urlarle
addosso, non farle mille domande. Lei ha solo bisogno di affetto in
questo momento- e tolgo immediatamente la mano, mettendo in moto.
---
Sono ormai le undici e
mezza di sera e di Iris nessuna notizia. Nessun’altra
segnalazione.
Anna è
seduta su una sedia e ha la testa poggiata al muro con
un’espressione distrutta in viso. Michael è seduto
accanto alla macchinetta. Vittoria è accanto ad Anna, mentre
io vado avanti e indietro in cerca di nuove notizie.
-Diamine! È
una ragazzina di 17 anni ed è incinta! Non può
essersi volatilizzata!- esclamo dando un calcio al muro. Ho provato
anche a chiedere ‘Er Ginnico’, ma non mi ha saputo
dire nulla.
Gli sguardi di tutti
si posano su di me, ma cerco di non farci caso. Gabriele mi viene
vicino -Luca, calmati. Facendo così non tornerà
prima- mi dice. E, pur volendo obiettare, rimango in silenzio e sospiro.
Mi siedo. E passano i
secondi, i minuti, le ore. E di Iris non c’è
traccia. Anna ha ripreso a piangere da qualche minuto e come se mi
sentissi ancora il dovere di proteggerla e farla star bene, mi alzo e
le prendo un bicchiere d’acqua. Glielo porgo e mi guarda un
po’ sorpresa -Grazie- dice quasi in un sussurro, con la voce
rauca.
-Smettila di piangere.
Altrimenti sarò costretto a farti andare a riposare- dico
serio, allontanandomi. Credo di aver usato un tono duro, autorevole.
Come ai tempi in cui c’era stata la missione dei russi.
-Sentite, andate a
riposare voi- dico rivolto a Vittoria, Giuseppe, Ugo e il resto della
squadra.
-Non se ne parla,
Luca. Io rimango qui!- esclama Vittoria stringendo la mano di Anna.
-La stessa cosa vale
per me- dice Giuseppe appoggiato al muretto degli uffici.
-Io ho già
avvisato Sofia che non sarei tornato- dice Ugo dalla guardiola.
-Io non ci penso
nemmeno di andare a casa- dice Gabriele -Mi sentirei soltanto inutile!-
-La stessa cosa vale
per me- dice Maurizio, uno dei nuovi.
-Ragazzi, domani
sarete tutti distrutti. Non posso permettere che la mia squadra stia a
pezzi- dico sospirando.
-Allora facciamo dei
turni- propone Gabriele -Ugo tu hai iniziato presto stamattina, quindi
direi che tocca a te andartene per primo a casa. E anche a te- dice per
poi indicare Giuseppe.
-Dai, vai Giuseppe- lo
sprona Vittoria -Io rimango qui con Anna. Oggi ho fatto il turno di
pomeriggio, quindi sono più riposata- dice sorridendogli.
I due, anche se
controvoglia, vanno via.
-Sei un ottimo
sostituto. Quasi, quasi lascio il posto a te- dico accennando un
flebile sorriso.
-No, grazie. Lo
manderei in fallimento nel giro di un anno- dice riuscendo a strapparmi
un vero e proprio sorriso. Poi torno serio sentendomi gli occhi di Anna
addosso. Mi giro e infatti è proprio me che sta guardando.
Sospiro e torno a sedermi in attesa di avere qualche notizia.
…
Sono ormai le tre e il
commissariato sembra dormire. Non ci sono novità e
l’unica cosa che si nota in giro sono le nostre facce
dall’aria distrutta. Mi sento a pezzi. Mi passo una mano sul
viso e penso che solo ora riesco a capire cosa provano quei genitori
che vengono a denunciare la scomparsa della propria figlia. Mi volto a
guardare nella direzione di Anna e vedo che ha la testa girata da un
lato. Ci metto poco a capire che si è addormentata. Ci
credo, era distrutta. Mi alzo e mi avvicino a lei, abbassandomi e
prendendola in braccio sotto lo sguardo amorevole di Vittoria.
Lei si muove un
po’, ma non si sveglia. La porto nel mio ufficio e la sdraio
sul divanetto mettendole una copertina addosso, visto che la
temperatura si è abbassata. La guardo dormire e le sposto
una ciocca ribelle che le cade sul viso. Dio, è sempre
dannatamente bella. Chiudo gli occhi e sospiro, rialzandomi e tornando
nell’atrio.
…
Sei e quaranta. Sono
nel mio ufficio, seduto sulla mia poltroncina, rivolto verso la
finestra. Fuori sta spuntando l’alba e la luce mi da quasi
fastidio agli occhi. Sono rossi e gonfi e portano i segni della
stanchezza.
Non sono arrivate
nuove notizie. Mi giro di colpo roteando con la sedia e mi ritrovo lo
sguardo di Anna nuovamente addosso. Sta per parlare, ma capisco subito
ciò che vuole dirmi.
-No, non ci sono
ancora notizie- dico flebilmente. Lei abbassa lo sguardo e si passa una
mano tra i capelli, sbuffando appena.
Lo squillo del
cellulare ci fa sobbalzare. Lo afferro e rispondo -Pronto?-
-
-Ciao
Luca- dice l’uomo dall’altro capo del telefono
-Sono Er Ginnico!-
-Oh!
Hai novità di Iris?- chiede Luca speranzoso.
-In
effetti si- dice sospirando -Ecco…-
Iris
afferra il cellulare e lo spegne -Fai il doppio gioco?- chiede
arrabbiata.
-No.
Faccio la cosa che mi sembra più giusta! E lo faccio
soprattutto per te e il bambino!- esclama seriamente.
-Adesso
verranno a cercami qui!- esclama sospirando -Vado via- e fa per
andarsene, ma l’uomo la ferma.
-Basta
scappà, Iris!- esclama -C’hai ‘na certa
maturità mò e stai pe’
diventà madre! Pensa a come se possa sentì
mò la tua- dice serio, scrutando la sua espressione che
cambia immediatamente. Quelle parole erano maledettamente dure da
digerire. Stava facendo del male a sua madre. Come si sarebbe sentita
se fosse stata al suo posto?
Sospira
e va via.
-Pensace!
Potresti avere tutto ciò che vuoi, adesso. Una famiglia-
continua lui -Ricordati che la vita non è fatta sempre di
cose belle. E quando queste accadono, non dovremmo mai lasciarcele
sfuggire- e dal viso di Iris scende una lacrima.
-
-Pronto? Pronto?-
continuo a ripetere. Ma non risponde nessuno tranne quel
fastidiosissimo “tututu”. Riprovo a chiamarlo e
risulta staccato.
-Vado da lui!- esclamo
afferrando la giacca.
-Vengo con te- dice
Anna alzandosi immediatamente e raggomitolando la coperta in un angolo
del divanetto. Usciamo a passo spedito mentre do una breve spiegazione
agli altri. Salgo in auto diretto dal mio informatore. Anna si strofina
gli occhi, mentre l’ansia cresce sempre di più.
Arrivo lì
dopo circa dieci minuti, scendo dall’auto seguito da Anna e
subito Er Ginnico ci viene incontro.
-Allora?- chiedo
speranzoso.
-Era qui,
Lù. Ieri sera è arrivata da me, disperata e
l’ho fatta rimanere a dormire. Mi ha raccontato la storia in
poche parole e poco fa mentre eravamo al telefono mi ha staccato la
chiamata. Ho cercato di fermarla, ma non ho potuto fare niente- dice
sospirando.
-Perché non
hai chiamato ieri?- chiedo, quasi con tono severo.
-Te l’ho
già detto. Era disperata. Sei stato tu a dirmi che la
dottoressa le ha detto di non sottoporla a stress e altro. E io ho
preferito lasciarla stare- sospira -Lù, ci teniamo tutti a
Iris in questo quartiere. Non permetterei a nessuno di farle del male.
È andata via poco fa. Probabilmente non si è
allontanata parecchio, stamattina il bambino continuava ad essere
irrequieto dentro la pancia- dice accennando un sorriso. Poi si volta
verso Anna -Certo che guardandoti sembra che il tempo non sia mai
passato. Sei sempre stupenda!- esclama facendole
l’occhiolino, come era solito fare anni fa. Lei sorride -Non
credo proprio. Poi con questa faccia- commenta lei abbassando lo
sguardo.
-Sei comunque
stupenda- dice lui sorridente -Vero, Lù?- mi chiede
facendomi irrigidire e facendo irrigidire anche Anna. Deglutisco
-Già- e mi giro verso di lei -Lo è…-
dico mentre i nostri sguardi si incontrano e vengo scosso da un lungo
brivido. Fortunatamente il cellulare riprende a squillare. Rispondo
velocemente -Pronto?- aspetto che Gab finisca di parlare e poi inizio a
sorridere come un cretino -Arriviamo subito!- esclamo euforico. Spengo
e mi giro verso Anna -È al Decimo- dico mentre il suo viso
viene illuminato da un meraviglioso sorriso che, a parer mio,
è molto più bello dell’alba che ho
visto stamattina. Er Ginnico sorride apertamente e ci guarda andare via
dopo averlo salutato.
Anna si muove sul
sedile, ormai in preda alla più completa euforia. Tra poco
riabbraccerà sua figlia. Nostra figlia.
Arriviamo in
pochissimo tempo, parcheggio l’auto e scendo, seguito a ruota
da Anna. Arrivati all’entrata, Anna si blocca. La guardo e
vedo le lacrime che iniziano a scendere e il tremolio impercettibile
del suo corpo. Allungo istintivamente la mano e afferro la sua. Lei
abbassa lo sguardo sulle nostre mani intrecciate, poi lo alza
incrociando il mio. Mi sorride dolcemente e io le stringo le mani.
Entriamo dentro e tutti si voltano verso di noi. Iris è
lì, seduta sulla sedia, accanto a Vittoria. Si alza
immediatamente e ci corre incontro. Si catapulta in mezzo a noi. Un
braccio attorno il mio collo e l’altro intorno a quello di
Anna. La stringiamo in un caloroso abbraccio. Le do un bacio sulla
testa e con l’altro braccio stringo Anna. Poi mi stacco e
lascio che si godano il momento da sole. Piangono tutte e due. Vorrei
stringerle ancora più forte a me, ma mi limito a sorridere
emozionato.
Si staccano e Anna le
sussurra qualcosa di dolce, cercando di tranquillizzarla. È
stupenda nel ruolo di madre.
In quel momento entra
Michael che era andato in hotel a dormire.
-Amore- dice quasi in
un sussurro, emozionato. Si avvicina a lei a grandi passi e
la stringe forte, quasi sollevandola da terra -Perché non mi
hai detto niente? Dio! Sono stato in pensiero per te tutti questi mesi.
Tra poco impazzivo!- esclama mentre lei continua a piangere
silenziosamente, e con un sorriso sulle labbra. Si avvicina e lo bacia
dolcemente -Mi sei mancato. Pensavo ti fossi già fatto
un’altra vita- dice lei.
-Ma come avrei potuto?
Lo sai che ti amo da impazzire, Iris!- esclama il ragazzo stringendola
ancora a sé. Iris appoggia la testa al suo petto e si lascia
andare a quel abbraccio.
Poi si gira verso di
noi.
-Mamma, io non voglio
tornare a Trieste- dice mordendosi il labbro inferiore. Anna la guarda,
e Iris si scambia uno sguardo con Michael -Io voglio continuare la
gravidanza qui a Roma e…- si gira verso di me e sorride
-Voglio continuare a stare con…- mi guarda intensamente
-Papà- dice con un pizzico di emozione ben visibile.
Deglutisco e non ho neanche il tempo di pensare perché mi
ritrovo avvolto dalle sue piccole braccia. Sorrido involontariamente e
la stringo forte a me -Tesoro mio…- dico in un sussurro tra
i suoi cappelli. Chiudo gli occhi e mi abbandono in quel abbraccio. Poi
si stacca e mi guarda negli occhi -In cuor mio ci ho sempre sperato-
dice emozionata.
Ridacchio e le
accarezzo una guancia -Neanche il tempo di abituarmi ad essere padre
che devo abituarmi ad essere anche nonno!- lei inizia a ridere e vedo
anche un sorriso emozionato da parte di Anna.
Iris si volta verso di
lei -Però voglio anche te durante questo periodo- dice
dolcemente e speranzosa. Anna la guarda sorpresa -Amore,
io…- dice lei.
-Ti prego, mamma. Io
ho bisogno anche di te. Lo so che in questi mesi ti ho fatto capire il
contrario, ma è così!- esclama prendendomi la
mano continuando a fissare Anna.
-Senti,
perché non vai a casa a riposare?- chiedo porgendole le
chiavi. Poi guardo Anna -E fai riposare anche mamma- sorrido
leggermente.
-Va bene
vice-questore. Lei non faccia tardi stasera! Ho intenzione di cucinare
qualcosa di buono per festeggiare- dice sorridente.
-Oh, non vedo
l’ora!- esclamo.
-E dopo ci guardiamo
tutti insieme un bel film, ok?- chiede.
-Basta che non sia un
altro cartone con un personaggio pazzo come quello dell’altra
sera!- esclamo speranzoso.
-No! Questo
è molto più divertente!- esclama e io inizio a
ridere. Poi il mio sguardo si posa su Anna che continua a guardarci.
-A stasera- dice Iris
trascinandosi dietro Michael e Anna.
-
-Eccoci!
Questa è casa di Luca- dice Iris chiudendo la porta alle sue
spalle. Anna si guarda intorno, spaesata. Di certo quella casa non le
apparteneva. Non era la loro vecchia casa. Era un’altra.
Arredata in un altro modo. In un’altra zona.
-Che
c’è mamma?- chiede Iris guardandola. Anna
deglutisce e accenna un sorriso -Niente- dice togliendosi la giacca
appoggiandola sull’attaccapanni all’entrata.
Poi
entrano in cucina. Anna nota lo scatolone.
-Ehm,
quello è il messaggio che ho lasciato a Luca- vedendo il
foglio scritto prima di uscire.
-Però,
gentile- commenta Anna sorridente facendola ridere. Iris si avvicina a
Michael e si fa coccolare un po’. Anna invece rimane a
fissare quello scatolone. Si avvicina di più e inizia a
guardarne il contenuto. Foto, bigliettini, regali, tutto. Tutto
ciò che apparteneva a lei e Luca. Tutto ciò che
appartiene al passato.
Scoppia
a piangere facendo voltare immediatamente Iris e Michael. Lei si
avvicina -Mamma!?- e le mette una mano sulla spalla.
-Non
è niente tesoro, tranquilla- dice singhiozzando. Iris guarda
dentro lo scatolone e prende delle piccole videocassette tra cui
“Primo giorno nella nuova casa” e
“Matrimonio-non matrimonio di Anna”.
-Mamma…-
prova a dire qualcosa mentre Anna continua a guardare alcune foto, in
lacrime.
-È
tutto ok- dice lei riprendendo fiato per poi sospirare.
-Posso
vedere questa?- chiede Iris prendendo in mano una videocassetta. Anna
annuisce -Io però vorrei andare a fare una doccia se posso-
dice.
-Ma
certo, mamma! Vai pure. Gli asciugamani li trovi
nell’armadietto- dice sorridente.
Anna
si allontana mentre Iris inserisce la videocassetta.
L’immagine
di Luca e Anna, giovanissimi, di fronte al portone.
‘Salve,
oggi siamo qui per mostrarvi la nostra casa! L’abbiamo
arredata con cura e adesso siamo pronti per andare a
viverci!’ - esclama un giovanissimo Luca nel video.
E
si susseguono varie scene divertenti.
-Oddio
quanto era giovane qui mamma!- esclama Iris accoccolandosi a Michael.
Anna
guarda tutto da dietro lo stipite della porta. Rivedere quelle scene
l’ha fatta ricominciare a piangere, silenziosamente. Si volta
e va in bagno a farsi una doccia.
Passano
i minuti, Iris cambia videocassetta e compare il video del compleanno a
sorpresa per Anna. Poi passa ad un’altra, quella del
matrimonio-non matrimonio, curiosa.
-Sembravano
loro gli sposi- commenta emozionata, e in quel momento dietro compare
Anna.
-Si,
lo sembravamo- dice anche lei emozionata.
-E
quella canzone poi…- sospira Iris -L’ha scelta
lui. Che tenero che è stato- dice per poi staccare e riporre
il contenuto nello scatolone. Iniziò a sfogliare degli album
di foto.
-Diamine,
eravate così affiatati. Cosa è cambiato?- chiede
triste.
-Tutto.
Sono cambiate tante cose- dice Anna malinconica.
-
Sono appena uscito dal
Decimo. Ormai il giorno ha lasciato spazio alla notte. Salgo in auto e
mi accorgo di essere in perfetto orario per la cena. Non ho poi molta
voglia di andare a casa e rivedere Anna gironzolare per le stanze come
faceva nella nostra vecchia casa.
Arrivo a casa dopo
qualche minuto, salgo le scale e apro il portone. Nessuno si
è accorto di me, c’è lo stereo acceso e
Iris che canta. No, questa canzone no!
-Io voglio te, adesso!
Io voglio te e nessun’altra!- neanche ho il tempo di parlare
perché arriva Anna, spegne lo stereo e si volta verso Iris
facendola smettere -Ascoltati tutte le dannatissime canzoni che vuoi,
ma non usare i vecchi cd di Luca! Ok?- sembra davvero arrabbiata. Poi
lo sguardo di Iris si sposta su di me, e così anche quello
di Michael e di Anna. Lei rimane immobile a fissarmi, poi abbassa lo
sguardo e torna di là.
-Scusa,
io…- accenno un sorriso -Tranquilla. Ti serve da lezione per
la prossima volta- dico prendendo il cd e mettendone un altro -Meglio
ascoltare qualcosa di più recente!- esclamo mentre lei
sorride e viene ad abbracciarmi.
Mi levo la giacca e
vado in bagno per farmi una doccia. Subito dopo mi infilo i pantaloni
della tuta e una maglietta grigia. Esco dal bagno e Iris inizia a
chiamarmi per dirmi che è ora di cena. Raggiungo la cucina e
trovo già tutti a tavola. Mi siedo mentre Iris mi mette un
po’ del polpettone che ha preparato.
-Cos’è,
Natale?- chiedo sorridente. Ma cambio subito espressione ricordando che
una frase simile, in passato, l’avevo detta ad Anna.
-Dai, assaggia!-
esclama Iris iniziando a mangiare.
Prendo la prima
forchettata e mastico. Poi aspetto un po’ mentre Iris mi
guarda speranzosa in attesa di un mio parere. Sorrido -È
ottimo!- esclamo e lei saltella sulla sedia.
-Ehi, piano. Non ti
muovere tanto, altrimenti il bambino ti prenderà sul serio a
calci- dice Michael sorridente. Io inizio a ridere -Ho come il sospetto
che prenderà dalla madre in quanto vitalità- dico
mentre Michael annuisce, e si aggiunge alla mia risata.
Anna invece ha lo
sguardo basso e mastica lentamente, in completo silenzio. Si sente a
disagio. Questo riesco ancora a capirlo a distanza di tempo.
Faccio
un’altra cosa che non dovrei fare.
-In quanto
vitalità hai preso da tua madre- dico subito, e vedo lei
rialzare di colpo lo sguardo e fissarmi. Io evito accuratamente di
incontrare i suoi occhi.
-Davvero?- chiede Iris.
-Oh, si! Non sai che
tipino tosto che era!- esclamo facendo ridere Iris.
-Davo del filo da
torcere al vice questore qui presente- dice lei, sorridente.
-Già,
soprattutto durante l’ultima missione da poliziotta!- esclamo
un po’ afflitto. Nella stanza cala un silenzio imbarazzante e
Anna torna a guardare il suo piatto.
-Forse è
meglio andare a letto, amore- dice Michael rivolto a Iris. Lei annuisce
e da un bacio prima a me e poi a sua madre. Vanno via e io rimango con
le braccia sul tavolo, giocando con un tovagliolo.
Anna si alza e inizia
a sparecchiare. Non ho il coraggio di alzare lo sguardo. Smetto di
giocare con il tovagliolo e mi alzo anche io per riporre il mio piatto
sul ripiano della cucina.
-Sei stato tu a darmi
del filo da torcere durante l’ultima missione da poliziotta.
Eri tu il motivo principale della mia voglia di cambiare vita- dice
tristemente.
-Ecco
perché sei andata via- sospiro -Perché non hai
avuto il coraggio di dirmi che stavi andando via per colpa mia?- chiedo
amareggiato.
-Perché non
ero pronta per un addio- dice abbassando lo sguardo.
-Oh! E quattro mesi
dopo sei stata pronta!- esclamo rabbioso -Dio! Abbiamo fatto
l’amore la sera prima che tu te ne andassi! Avrei voluto
chiederti di rimanere ma tu stavi seguendo un sogno e io avevo deciso
di tenere da parte i sentimenti. Poi, quando finalmente trovo il
coraggio di parlarti, mi arriva quella lettera- scuoto la testa -Tu non
hai la minima idea di come mi sono sentito! Mi hai voluto fuori dalla
tua vita. A me, Anna! A me! Io che ti ho aiutato SEMPRE, io che mi
sarei preso una pallottola PER TE. Per te, Anna! Per la donna
più importante della mia vita! Tu hai rovinato tutto! Hai
rovinato quello che ci poteva essere dopo! Tutto quello che avevamo
costruito!- inizio ad ansimare -E hai rovinato la mia vita!- esclamo
con gli occhi pieni di lacrime, mentre lei piange già da
qualche secondo.
-Domani me ne ritorno
a Trieste. E giuro che non sentirai più parlare di me. Iris
farà ciò che vuole- sospira -Io ti amavo, Luca- e
rialza lo sguardo. Vedo i segni del dolore sul suo viso, nei suoi
occhi. Deglutisco e sono io stavolta ad abbassare lo sguardo -Ti amavo
anche io. Ma non hai saputo aspettare- sospiro mentre una lacrima solca
la mia guancia. Tiro su il naso e la lascio in cucina, da sola, mentre
io mi rifugio in camera mia.
-
Anna
rimane lì. Immobile. Fissa un punto qualunque. Vede sfocato
per via delle lacrime. Vorrebbe urlare e singhiozzare fino a quando non
ne ha più la forza, ma non può farlo. Non
può farlo perché non ci sarebbe nessuno in grado
di aiutarla a stare bene. Non ci sarebbe Luca a far cessare il suo
pianto e il suo dolore.
Ripone
i piatti nel lavandino, poi se ne va in camera sua. Si butta sul letto
e continua il suo pianto. Soffoca i singhiozzi nel cuscino. Sta
così per momenti interminabili.
Sono
le tre e lei continua a girarsi e rigirarsi nel letto. Sbuffa e va in
salotto. Prende delle videocassette e decide di vederle.
-
Mi sveglio di
soprassalto e guardo la sveglia sul comodino. Sono le tre e mezza.
Sbuffo e mi alzo per andare in cucina. Nel farlo noto una luce fievole
provenire dal salotto e un vociferare. Mi avvicino lentamente e vedo
Anna con le ginocchia strette al petto che guarda una vecchia
videocassetta. Una festa a sorpresa che avevamo organizzato per il suo
ventinovesimo compleanno. Decido di andare via, ma nel farlo sbatto
accidentalmente il braccio sullo stipite della porta e oltre a farmi
male faccio sobbalzare Anna.
-Ehm, scusa- dico
impacciatamente -Volevo prendermi un bicchiere d’acqua e ho
visto una luce così sono venuto a controllare. Torno in
camera- dico per poi guardare la tv -Non riesci a dormire?- chiedo. Lei
si asciuga le lacrime -Attacco di nostalgia- dice con la voce un
po’ roca. Annuisco e mi giro per andare via. Ma
improvvisamente mi blocco. Chiudo gli occhi e sospiro. Mi giro e
incontro i suoi occhi, di nuovo -Non c’è bisogno
che tu vada via- lei sbatte le palpebre un po’ sorpresa -Vedi
Anna, la verità è che potresti andartene anche
dall’altra parte del mondo ma tu rimani sempre dentro di me.
Nella mia vita. È una verità che fa schifo
perché ho voglia di odiarti. Ma non ce la faccio.
Perché più ti guardo e più spero di
trovare in te un residuo di ciò che era realmente la MIA
Anna Gori- dico con un velo di malinconia. Stringo le labbra fino a
farle diventare una piccola fessura. Abbasso lo sguardo e mi volto di
nuovo per andare via.
-Io in te vedo sempre
il mio Luca. L’uomo che ho amato e amerò per
sempre- dice in un sussurro. Ma quel sussurro arriva fino a me. Mi giro
di scatto e solo in quel momento si accorge di averlo detto troppo
forte. Mi guarda con terrore, come un cucciolo smarrito. Inizia
un’altra guerra dentro di me. Da un lato il cervello,
dall’altro il cuore. E l’unico che
crollerà in questa guerra sarò io. Schiudo la
bocca per dire qualcosa, ma lei mi blocca -Aspetta- si alza -Prima che
tu possa dire qualcosa, io…- abbassa lo sguardo -Io voglio
che tu sappia che sei stato l’unico- e la vedo deglutire
-L’unico che è riuscito ad entrare dentro il mio
cuore e a non uscirne più- rialza lo sguardo -Lo so che ti
faccio schifo. Lo so. Ma ho avuto paura, Luca. Quella notte per me
aveva significato tutto. Ma per te? Per te cos’ era? Io non
lo sapevo! E quando sono partita ero convinta che tu non mi volessi.
Che ero stata tua solo per una notte. La più bella della mia
vita, probabilmente- deglutisce di nuovo e poi continua -Quando ho
scoperto di aspettare Iris sono entrata nel panico. Mi trovavo sola, in
una città che non conoscevo, e tu non c’eri.
Allora ho avuto paura che tu venissi a scoprire tutto e che ti sentissi
costretto a fare il padre. E ti ho scritto quella lettera- abbassa lo
sguardo -Sapevo che così facendo ti avrei allontanato da me.
Sapevo che saresti stato troppo male ma che non mi avresti cercata
perché nonostante tutto volevi il mio bene- una lacrima le
solca il viso, e poi un’altra aggiungendosi a quelle
precedenti.
-Io avevo deciso di
dichiararti ciò che provavo realmente- dico quasi in un
sussurro -Ma proprio quel giorno mi è arrivata la lettera. E
hai ragione tu: volevo che tu fossi felice. La cosa che più
mi ha lasciato amareggiato, se così posso dire, è
stata che in mezzo a tutta questa felicità, io non
c’ero. Io sono stato per diciassette anni a pensarti accanto
ad un uomo che non ero io. Sono stato tutto questo tempo ad aspettare
una tua fottutissima chiamata che non è mai arrivata! E se
non fosse stato per Iris, per l’incontro casuale, io e te non
ci saremmo rivisti!- esclamo serrando la mascella.
-È stato
ancora una volta il destino!- esclama lei.
-Stronzate!- esclamo
subito io -Sai quanta gente mi ha detto che io e te eravamo destinati a
stare insieme? Lo sai quante? Tantissime. E si sbagliavano. Io e te non
siamo mai stati insieme veramente. Quindi non parlarmi di destino- e la
guardo negli occhi. Sto ansimando. Sembro un toro inferocito. Riprendo
a respirare normalmente mentre lei si accascia sul divano. Come se
fosse esausta. Come se fosse la vittima di quella battaglia. Ma mi
sbaglio.
-Luca, decidi ora-
dice lei rialzandosi. Fa il giro del divano e si para a qualche passo
da me -O decidi di odiarmi o decidi di amarmi. E intendo per sempre-
dice titubante, come se fosse impaurita. La guardo negli occhi,
intensamente, come non ho fatto mai in questi giorni. Deglutisco e
sento il cuore battermi forte. Abbasso lo sguardo
-L’indifferenza in questi casi è la cosa migliore-
dico voltandomi e lasciandola nuovamente sola.
…
È trascorsa
circa una settimana e io e Anna non ci parliamo da quella notte.
Alla fine ho usato
davvero la tattica dell’indifferenza. Fare finta di non
conoscerla mi costa caro, ma io ho fatto la parte dello sconosciuto per
diciassette anni. Tocca un po’ anche lei, no!?
Oggi è
l’anniversario di Iris e Michael. Hanno deciso di festeggiare
a casa nostra con tutti i nostri amici. Lei e Anna stanno preparando
gli addobbi a casa, Michael è in giro a comprare le varie
cose, mentre io sono chiuso in ufficio a firmare dei documenti.
La festa è
tra un’ora e quindi devo sbrigarmi. Vittoria è
già a casa a prepararsi, la stessa cosa Gabriele.
Firmo altri documenti
che mi porta Ugo e controllo nuovamente l’orologio. Ok, mi sa
che è ora di andare.
Arrivo a casa dopo
qualche minuto, dico un ‘ciao’ generale, ma mi
risponde solo Iris perché gli altri due non ci sono. Anna
è sotto la doccia. Magnifico, vorrà dire che
aspetterò che esca per entrarci io. Michael invece
è andato di corsa al supermercato perché ha
dimenticato di prendere una cosa. Quel ragazzo lo faranno santo! Con
Iris non avrà vita facile. Sorrido inconsciamente. Uragano
Iris. Così si è definita lei.
-Mamma,
pàpà, venite!- esclama euforica. Corro subito
verso di lei. In quel momento sento anche altri passi. Vedo spuntare
Anna avvolta soltanto da un asciugamano. Rimango a fissarla per un
attimo e penso subito alle parole di “Er Ginnico”:
guardandola il tempo sembra non sia mai passato. È sempre
bellissima. Lei abbassa lo sguardo imbarazzata e io mi scuoto subito.
Iris ci prende le mani e le poggia sul suo pancione -Lo sentite?-
chiede emozionata. Sorrido e stampo un bacio in testa alla mia giovane
ragazza-madre. Anna sorride commossa. Iris l’abbraccia e io
faccio qualche passo indietro. Accenno un altro sorriso e vado a fare
la doccia.
…
Ok, Iris mi ha detto
che non c’è bisogno di vestirsi eleganti quindi ho
optato per un jeans scuro e una camicia azzurrina. Sento il campanello
e qualche secondo dopo sento un vociferare lontano. Finisco di
prepararmi ed esco dalla stanza, raggiungendo il salotto.
-Salve!- esclamo
sorridente.
-Ehi! Ciao padre della
sposa!- esclama Gabriele mentre si guadagna una mia occhiataccia.
-Papà non
dargli ascolto. Per quello ci vorrà ancora qualche anno-
dice Iris mentre Michael ride.
-Pensavo di essermi
perso qualche passaggio- dico per poi salutare il resto dei presenti
-Me ne sono già persi parecchi, non credi?- chiedo
guardandola negli occhi. Poi il mio sguardo si sposta su quello di Anna
che deglutisce spostando la sua attenzione verso altro. Questo mi da il
modo per ammirarla. Ha una maglietta grigia, lunga, un cinturone che le
circonda la vita e un paio di leggins neri accompagnati da degli
stivaletti.
Ha delle gambe
bellissime, come sempre. Quel leggero trucco risalta perfettamente la
bellezza del suo viso. I capelli sono sciolti. Mi ripeto che non devo
guardarla, ma come al solito c’è una guerra in
corso tra cervello e cuore. Alla fine vince il cervello e inizio a
dedicarmi ad altro, come ad assaggiare gli squisiti manicaretti che
hanno fatto Iris e Anna.
La serata trascorre
tranquillamente, tra una risata e l’altra. La musica ci
accompagna durante le nostre conversazioni.
Vado a cercare una
cosa ad Iris, ma nel farlo trovo un biglietto aereo. Trieste. Il
borsone in cui l’ho trovato è di Anna. Se ne vuole
andare. Ha deciso.
Ripongo di nuovo il
biglietto al suo posto e torno in sala.
-Papà, mi
daresti l’onore del primo ballo padre-figlia?- chiede Iris
con gli occhi lucidi. Sorrido flebilmente, emozionato. Afferro al sua
mano e la porto al centro della stanza. Iniziamo a muoverci sotto le
note di una graziosa melodia. Michael invita Anna ed è
quando decidono di fare il “cambio di dama” che mi
verrebbe voglia di uccidere mia figlia. Ha architettato tutto, visto
come ci guarda. Mi avvicino titubante e le metto una mano sul fianco,
mentre con l’altra stringo la sua. Lei ne incatena una con la
mia e l’altra la poggia sulla mia spalla.
D’altronde cosa c’è di male? Stanno
ballando tutti. Gabriele con la sua fidanzata, Nina con suo fratello,
Vittoria con Giuseppe, Ugo con Sofia, Maurizio con sua moglie. Stanno
ballando tutti. E anche se questo dovrebbe consolarmi… non
lo fa. Abbasso lo sguardo su di Anna, ma lei ha la testa china. Fa di
tutto per non incrociare il mio sguardo. Due estranei. È
questo quello che sembriamo.
-Hai deciso di andare
via. Quando avevi intenzione di dirlo?- le chiedo con tono duro.
-Parto domani sera.
Non volevo rovinare la festa ai ragazzi. Non credo sia un problema che
ti riguarda comunque- dice guardandomi negli occhi -Hai deciso di
essere indifferente. Quindi se mi levo di torno ti levi solo un peso- e
abbassa nuovamente lo sguardo, deglutendo.
-Iris ti vuole qua-
dico semplicemente e vorrei aggiungere dell’altro, ma non ci
riesco.
-Iris
capirà. È una ragazza intelligente- dice
accennando un sorriso.
-Sei sua madre e lei
tra qualche mese metterà al mondo un figlio. Il suo primo
figlio. Vuole te vicino più di chiunque altro. Quindi non
abbandonarla- e lei torna a fissarmi. Ci guardiamo per un lungo istante
-Mi dispiace- dice e si allontana rapidamente. I presenti la guardano
andare via e poi sento i loro sguardi su di me. Mi avvicino al tavolo e
butto giù un bicchiere di spumante. Mi allontano e mi siedo
sul divano. Gli altri hanno capito che voglio rimanere solo. In
realtà vorrei urlare e sfogarmi con qualcuno.
-Che succede, Luca?-
chiede Vittoria. Beh, lei ha capito. Come sempre.
-Anna va via. Non ha
ancora detto niente, ma parte domani sera. Ho trovato per sbaglio il
suo biglietto aereo- dico mentre afferro la bottiglia di scotch
versandomene un bicchiere e buttarlo giù come se fosse acqua
fresca.
-Luca, piantala di
bere- dice con il suo tono da mamma apprensiva.
-Sua figlia ha bisogno
di lei! Cristo, è incinta e tra qualche mese
partorirà! Iris ha bisogno di sua madre!- esclamo disperato.
-Solo lei?- chiede
Vittoria spiazzandomi. Mi giro a guardarla. I miei occhi si tuffano
nell’oceano dei suoi occhi, amorevoli come sempre. Distolgo
lo sguardo e deglutisco -Lei per me è come
un’estranea- mento. Mento a lei, a me stesso. Mento
spudoratamente.
-Se fosse stata
un’estranea adesso non saresti qui a cercare di affogare il
dolore nell’alcool e non te ne fregherebbe nulla se ha deciso
di andare via. E non dirmi che lo fai per Iris, perché
quella è solo una parte. Io lo so che per te non
sarà mai un’estranea. Perché non lo
è mai stata!- esclama con convinzione. Poi sospira e chiude
gli occhi -Ascolta Luca…- mi guarda -Vuoi lasciarla andare
ancora una volta? Hai già sbagliato in passato. Questa
potrebbe essere la tua ultima chance- e rimango di nuovo spiazzato. Lei
ha già capito tutto. Come sempre -Pensaci- dice per poi
allontanarsi.
Rimango ancora qualche
secondo seduto su quel divano. Rivolgo lo sguardo verso la finestra e
mi metto a guardare il cielo. Stasera è pieno di stelle.
Abbasso lo sguardo e mi alzo. Senza farmi accorgere da nessuno mi
incammino lungo il corridoio. La musica inizia a sentirsi ovattata.
Busso alla porta di Anna.
-Avanti- dice lei
piano.
Apro lentamente la
porta e avanzo nella stanza. Lei alza lo sguardo di colpo e rimane
stupita nel vedermi. Ci fissiamo per qualche secondo poi, con il cuore
a mille, deglutisco -Rimani- dico in un sussurro. La vedo tentennare
anche se seduta. Sposta lo sguardo su vari punti per poi riportarlo su
di me -Iris ha bisogno di te. E io voglio che tu rimanga- dico sincero,
con un groppo in gola -Ti ho lasciata andare via già una
volta. Non voglio fare lo stesso errore di diciassette anni fa. Adesso
ho il coraggio di dirti ‘rimani’!- esclamo con la
voce un po’ rotta dall’emozione.
-Luca, io…-
-Ascolta, tu mi hai
detto di prendere una decisione: odiarti oppure amarti- prendo un
respiro -Io non ho la forza di odiarti. Ma non so neanche se ho quella
di amarti. Ma tra le due preferisco scegliere di provare ad amarti.
Perché per odiarti ho avuto tempo, ma non ci sono mai
riuscito del tutto. Quindi quella rimane la mia unica scelta- Anna mi
guarda sorpresa. La stanza viene avvolta da un silenzio innaturale. La
vedo alzarsi e, a piedi scalzi, si avvicina al suo borsone. Prende il
biglietto e il silenzio viene interrotto da un improvviso strappo. Fa
il biglietto in tanti piccoli pezzettini e li butta nel cestino
lì accanto. Poi si gira verso di me. Si avvicina e
più lo fa e più il mio cuore aumenta il ritmo dei
battiti. Me la ritrovo ad un palmo dal viso. Deglutisco mentre con fare
titubante alza la mano verso il mio viso. Trova un po’ di
coraggio e sento le sue dita sfiorare la mia guancia. Dio, quanto mi
è mancato questo tocco.
http://www.youtube.com/watch?v=NdYWuo9OFAw&ob=av2e
È in questo
momento che dal salotto arrivano lontane le note di
‘Iris’, la canzone con la quale abbiamo concepito
Iris.
Chiudo gli occhi e mi
rilasso. Quando li riapro lei è a pochi centimetri da me. Si
alza sulle punte e avvicina le labbra alle mie. Io annullo quella
piccola distanza e la bacio. Un semplice schiocco. Poi un altro. E poi
un altro ancora. Le metto le mani sui fianchi mentre lei afferra il mio
colletto. Schiude le labbra e ne approfitto per approfondire il bacio.
Iniziamo ad indietreggiare verso il letto. La faccio sdraiare e subito
mi sdraio sopra di lei.
Il bacio si fa sempre
più appassionato. È un misto tra odio, amore,
dolore, passione e tutti i sentimenti contrastanti che ci sono dentro
noi due. Continuo a baciarla. Sa di sale. Colpa delle lacrime che
continuano a scenderle copiose dal viso.
Passa poco tempo, il
tempo di abituare i corpi al nostro contatto, e ci disfiamo di tutti
gli indumenti.
La stanza diventa
teatro dei nostri respiri affannati e dei nostri gemiti, a tratti
strozzati.
Tra le sue lacrime e
il mio desiderio di possederla, ci amiamo tutta la notte.
-
È
mattina. Michael raggiunge Iris in cucina e dopo averle stampato un
bacio si siede.
-Ma
come mai non si sono ancora alzati i tuoi?- chiede perplesso.
-Magari
non hanno sentito la sveglia- dice Iris poi sorride -Oppure sono troppo
stanchi per alzarsi, i due piccioncini- e Michael ride.
-Beh,
dovevano pur sempre recuperare diciassette anni, amore- dice lui
spalmandosi la marmellata su una fetta biscottata.
-Già.
Ed è stato il regalo più bello che potessero
farmi nel giorno del nostro anniversario!- esclama sorridente.
-Ma
tuo fratello Abel?- chiede ad un tratto Michael.
-Per
adesso è impegnato con una cooperativa in Francia. Ieri sera
ha chiamato mamma e sono riuscita a parlarci. Mi ha detto che
verrà il prossimo mese- dice per poi prendere un vassoio
pieno di cose e incamminarsi lungo il corridoio -Ma dove vai?- chiede
Michael.
Ma
non riceve nessuna risposta.
Iris
apre la porta ed entra nella stanza di Anna. Vede i genitori ancora
aggrovigliati, fortunatamente coperti, e poggia il vassoio sul comodino
mentre alza la tapparella.
Anna
schiude gli occhi lentamente e appena si accorge di Iris sobbalza,
svegliando Luca.
-
-Ma che…-
dico aprendo gli occhi lentamente. Mi ritrovo seduto e guardo subito
Anna che cerca di coprirsi con il lenzuolo.
-Ti prego
papà, copriti! Non voglio vedere il colpevole del mio
concepimento!- esclama Iris sorridente versando il caffé
nelle tazzine.
-Iris, non
è come sembra!- esclama Anna mentre io inarco un
sopracciglio guardandola. Non è come sembra? Dio, tesoro,
siamo nudi a letto insieme, cosa c’è da
fraintendere?
-Ah no? E cosa avete
fatto allora? Giocato a Twister senza vestiti? Oppure vi siete fatti
uno bello strip-poker?- chiede mentre Anna abbassa lo sguardo, e io
noto palesemente che Iris si sta divertendo a sfotterci.
-Signorina, non credo
siano affari suoi quello che succede tra i suoi genitori- dico
sorridente. Anna si gira verso di me, è un po’
rossa in viso.
-Ha ragione. Ma sa,
sono troppo felice! Mi deve capire!- esclama lei guardandoci
sorridente, quasi emozionata -Mi avete fatto il regalo più
bello della mia vita- dice poi si tocca il ventre -Ok, ok! Il secondo
regalo più bello della mia vita! Però non tirarmi
calci- e scoppiamo a ridere -Vi lascio fare colazione, piccioncini-
dice uscendo dalla stanza.
Prendo il vassoio e lo
posiziono al centro del letto. Anna mi guarda negli occhi -Lo sai che
se avessi avuto questo coraggio diciassette anni fa, a
quest’ora saremmo sposati, con Iris e chissà
quanti altri bambini, e non avremmo perso tutto questo tempo!?- dice
addentando la brioche. Sorrido -Si, hai ragione- sospiro
-Però c’è sempre tempo, no?- chiedo
guardandola intensamente.
-Per cosa?- chiede lei
masticando.
-Per essere davvero
una famiglia. Per sposarci- dico mentre lei smette di masticare e mi
guarda sorpresa -Beh, magari non ora, ma tra un po’ di tempo.
Quando vedremo che le cose tra di noi stanno tornando ad essere come
prima- bevo il caffé -E poi posso anche riconoscere Iris,
così. Rendendola una Benvenuto a tutti gli effetti!- esclamo
sorridente. Lei non dice nulla, si sporge in avanti e mi stampa un
dolcissimo bacio -Tu sei l’uomo perfetto- mi dice ad un palmo
dal viso.
-Non sono perfetto, lo
sai- dico accennando un sorriso e spostando il vassoio. Ritorno a
guardarla, è ancora vicina al mio viso.
-Sei perfetto per me-
dice in un sussurro. Non le do neanche il tempo di finire e sono
già sulle sue labbra. La faccio distendere nuovamente e
riprendiamo ad amarci come la sera prima.
EPILOGO.
Mi sto annodando la
cravatta. Ok, è una cosa che faccio spesso ma oggi proprio
non ne vuole sapere! Sbuffo e l’allento di nuovo.
-Lascia fare a me-
dice Vittoria sorridente -Sei agitato, eh!?- e non posso fare a meno di
annuire.
Chi non lo sarebbe il
giorno del proprio matrimonio!?
Si, esatto. Oggi mi
sposo con Anna.
È passato
circa un anno e mezzo da quel giorno di riappacificazione, e il motivo
per cui abbiamo aspettato così tanto è stato per
Iris, Michael e il bambino. Il mio dolce nipotino Thomas! Hanno deciso
di chiamarlo così in onore del nonno paterno di Michael, con
cui il ragazzo è cresciuto.
In poche parole,
dovevano trovare una sistemazione e trovare un lavoro. Poi Iris doveva
finire gli studi. E quindi io ed Anna abbiamo deciso prima di sposarci
di sistemare le cose. Anche se gliel’ho chiesto mesi prima.
Più che altro avendo una certa età, non volevo
aspettare ancora a lungo!
-Ecco fatto!- esclama
Vittoria sistemandomi la giacca e il colletto.
-Nogno!-
esclama il mio nipotino venendomi incontro a passi incerti.
-Thomas, non correre!-
urla Iris andandogli dietro. Sorrido e lo prendo in braccio -Ciao
ometto!- esclamo stampandogli un bacio.
-Avanti Thomas, devi
andare da papà che ti deve sistemare i capelli- Iris sorride
e si riprende il piccolo.
-Ci vediamo dopo,
campione!- esclamo io mentre Iris lo rimette a terra e corre verso il
padre.
Mia figlia si gira,
splendida in quel suo vestitino turchese. Alla fine sono riuscito a
riconoscerla prima dei suoi diciotto anni, anche se non ancora sposato.
Mi sorride e mi
abbraccia -Dio, papà!- esclama staccandosi e guardandomi
-Sei bellissimo. Non posso ancora crederci che tu e mamma vi stiate per
sposare!- e continua a sorridere apertamente, con gli occhi lucidi,
visibilmente emozionata.
-Non riusciamo a
crederci in tanti, tesoro- dice Vittoria divertita mentre io inizio a
ridacchiare -Meglio tardi che mai, dai- dico grattandomi la testa.
-Ah si, guarda! Questo
si! Altrimenti mi saresti diventato un vecchio zitellone scorbutico!-
esclama Vittoria ancora divertita, facendoci ridere.
-Papà, io
vado da mamma. Mi raccomando, sii puntuale!- esclama Iris facendomi
l’occhiolino.
-Chi sarebbe il
vecchio zitellone scorbutico?- dico abbracciando Vittoria da dietro,
come un figlio farebbe con la propria madre. E poi è
talmente bassina che mi viene pure facile stringerla.
-Tu! Ammettilo, senza
Anna la tua vita si stava sgretolando!- esclama amorevolmente.
-Si, è
vero- ammetto -Lei è stata l’unica donna che
è riuscita a farmi cambiare- dico mentre i miei occhi
fissano un punto impreciso della stanza. Vittoria scuote la testa
divertita -Sei proprio cotto!- esclama mentre io scoppio a ridere -Si,
ammetto anche questo!-
-Beh, sposo, andiamo?-
chiede lei sorridente.
-Si, mamma dello
sposo!- esclamo mettendogli un braccio intorno al collo e uscendo dalla
stanza. Scendiamo le scale e l’aiuto per non farla cadere.
Saliamo in auto, guidata da uno dei miei agenti, e iniziamo a muoverci.
-Anna!?-
la richiama Luca dalla cucina. Lei si affaccia -Che
c’è?- chiede perplessa.
-Vieni
qui- dice lui allungando una mano che lei afferra -Visto che abbiamo
sistemato tutto e Iris, Michael e Thomas si sono trasferiti
nell’appartamento al piano di sopra, direi che io e te
possiamo pensare un po’ a… noi- dice guardandola
negli occhi. Improvvisamente accesi da una nuova speranza -Anna, lo sai
che non sono bravo a fare dichiarazioni, perciò ho deciso di
usare le parole più semplici che esistano- sospira -Ti amo.
E sarei felicissimo se tu volessi diventare mia moglie- Anna inizia a
piangere, e nel mentre sorride -Lo voglio- dice lei mentre Luca
l’attira a sé e si scambiano un bacio per
suggellare quella nuova promessa.
Sorrido a quel
ricordo, e poi mi concentro su altri ricordi, tra cui quello
più divertente: quando i nostri amici hanno scoperto della
nostra riappacificazione.
-Oh
no! Adesso sono scintille!- esclama Ugo vedendo arrivare Anna. Accanto
a lui, seduto, un divertito Luca cercava di rimanere serio.
-Luca,
cerca di mantenere la calma- dice Giuseppe guardandolo.
-Sono
calmissimo- dice lui.
-Salve!-
esclama Anna, sorridente, quasi raggiante.
-Ciao
tesoro- dice Vittoria. E stranamente è l’unica che
non si sorprende dell’assoluta calma di Luca e della
vitalità che sprizza Anna.
Dopo
aver salutato tutti si siede vicino a Luca. Lui fa di tutto per non
scoppiare a ridere, visto le facce preoccupate di Ugo, Giuseppe e
Gabriele.
-Che
sono quelle facce?- chiede Anna perplessa, anche se un po’
divertita.
-Nulla-
dicono quasi in coro.
-Gli
fa effetto vedermi così tranquillo accanto a te- dice Luca
facendosi scappare un mezzo sorriso.
-Ah-
dice Anna mordendosi il labbro inferiore per bloccare una risata. Luca
si ricompone appena e le mette un braccio intorno al collo -Sapete,
infondo abbiamo una figlia. Ed è incinta. Quindi non
possiamo di certo dichiarare l’odio che proviamo
l’uno per l’altro- spiega Luca sorridente. Gli
altri lo guardano come se fosse un pazzo uscito da qualche manicomio.
-Si,
perché noi ci odiamo tanto- dice Anna girandosi a guardarlo.
Lui fa la stessa cosa -Già. E poi un po’ ci
amiamo- continua lui.
-Si,
ma poco, poco- dice Anna facendo scappare un sorriso a Luca che non
resiste più e la bacia. Solo quando si staccano scoppiano a
ridere vedendo le loro facce. Tranne quella di Vittoria, che era la
meno sorpresa di tutti. Lei sapeva che Luca non l’avrebbe
fatta andare via.
Mi giro verso la donna
seduta accanto a me. A lei devo tantissimo. Credo non saprà
mai quanto le voglio bene. Anche se ci sono andato vicino qualche mese
fa. Lei è stata la madre che ho sempre desiderato visto che,
se devo proprio dirla tutta, una madre non l’ho mai avuta.
La osservo e vedo che
è emozionata. Si tortura le mani, senza farsi accorgere.
Deve essere una cosa normale. Sorrido e la mia mente ripesca un altro
ricordo.
-Ciao
Vittoria!- esclama Luca dandole un bacio sulla guancia.
-Ciao,
caro- dice lei sorridente -Che ci fai qua?- chiede.
-Beh,
come ben sai io e Anna ci sposiamo, quindi sono qui per chiederti un
favore- dice accennando un sorriso, un po’ timido.
-Dimmi!-
esclama lei sorridente -Lo sai che se si tratta di te e Anna puoi
chiedermi tutto- dice dolcemente.
-Ecco,
io…- Luca sospira -In poche parole: io non ho una madre e
sarei onorato se fossi tu a sostenermi in un giorno così
importante per me. Sei stata sempre una madre per me e ci sei sempre
stata. Per cui ti voglio accanto a me nel giorno del mio matrimonio.
Della coronazione di un mio sogno!- esclama Luca con estrema dolcezza.
Vittoria, davanti a lui, serra le labbra mentre le lacrime iniziano a
scendere copiose, una dietro l’altra.
-Ehi-
dice Luca avvicinandosi e prendendole il viso tra le mani, spazzando
via quelle lacrime.
-No,
no, tranquillo. È tutto ok- dice lei per poi prendere un
gran respiro -È che mi sono emozionata. Ti ho sempre
considerato come un figlio e adesso che so che anche per te
è così mi sono emozionata- dice con la voce un
po’ spezzata. Luca sorride e l’abbraccia,
stringendola forte al suo petto -Lo prendo come un si- dice mentre lei
annuisce contro il suo petto -Ti voglio bene… mamma- dice
per poi sorridere divertito, ma anche un po’ emozionato.
-Anche
io… figlio- dice Vittoria per poi iniziare a ridacchiare
insieme a lui.
Sorrido ancora una
volta e mi sento stringere la mano -Tutto ok?- chiede Vittoria.
-Si. Tutto ok. Sono un
po’ nervoso- dico schiarendomi la voce. Lei sorride
amorevolmente e mi sistema il fiore all’occhiello. Ho un
semplice completo nero, sotto la giacca porto un gilet poco
più chiaro e una camicia bianca. Sulle maniche ho i
‘gemelli’ che mi ha regalato Antonio. Sorrido e
ripenso anche a quel momento.
-Avanti!-
esclama Luca dopo aver sentito bussare.
-È
permesso?- chiede Antonio sorridente, entrando.
-Antonio!-
esclama alzandosi -Ma neanche a chiederlo. È un piacere!-
esclama Luca andandolo ad abbracciare.
-Come
stai?- chiede l’uomo.
-Eh,
sono un po’ nervoso. Sai, i preparativi, le varie cose- dice
lui accennando un sorriso.
-Capisco.
Beh, ti ruberò poco tempo- dice Antonio sorridente cercando
qualcosa in tasca.
-Tutto
il tempo che vuoi, Antò. Non ti creare nessun problema- dice
Luca dolcemente.
-Tieni!-
esclama Antonio porgendogli una scatolina di velluto un po’
consumata -Lo so, forse sono un po’ vecchiotti,
però volevo che comunque li tenessi- dice dolcemente. Luca
apre la scatolina ritrovandosi un paio di ‘gemelli’
di madreperla -Oh mio Dio- dice sorpreso.
-Me
l’ha regalati mio padre- dice lui.
-No,
Antonio. Non posso accettarli. Erano di tuo padre e lui li ha dati a
te- dice Luca.
-Luca,
l’ho sempre custoditi gelosamente, lo ammetto. Ma voglio che
li tenga tu. Non ho mai avuto figli, lo sai. Ma tu per me lo sei sempre
stato, per cui sarei felicissimo se li tenessi tu!- esclama Antonio
dolcemente. Luca deglutisce e lo abbraccia -Li custodirò
gelosamente, anche io- dice con voce emozionata.
-Siamo arrivati!-
annuncia Vittoria sorridente. Le stringo un’ultima volta la
mano e guardo fuori. Sorrido notando già i primi invitati.
Sulla destra c’è Roberto con in braccio una
splendida bambina ricciolina. Beh, anche lui è diventato
nonno! Poi ci sono Mauretta… oddio, più che altro
Maurona, visto che avrà ormai 27, 28 anni, con il suo
rispettivo compagno, Michele e la sua fidanzata e infine il
più giovane di tutti, Francesco. E poi Francesca persa in
una discussione con Germana. Ettore si sta facendo aiutare
da… umh, credo sia Paolo, a portare il povero Tiberio, ormai
novantenne e su una sedia rotelle, oltre quei quattro scalini. Dalla
chiesa vedo uscire Giulia con Sabina e Daniele. Poi in gruppo vedo
Veronica, la moglie di Parmesan, Giuseppe, Ugo, Sofia e Francesco
Guerra con la moglie e la bambina. Poco più in là
vedo Nina che parla con Luigi, il figlio di Ugo e Sofia. Marcello
Fontana con la moglie e il figlio che parlano con Boni, della
scientifica e la moglie.
Poi improvvisamente mi
ritrovo a pensare a chi non ci sarà. Dio, ho un groppo in
gola. Vorrei tanto che Mauro fosse qui.
-Ehi, che succede,
Luca? Ripensamenti?- mi chiede Vittoria.
-No!- esclamo,
talmente in fretta che lei inizia a ridacchiare. Sospiro e sorrido
-Niente, stavo solo pensando- e torno serio.
-A cosa?- chiede
accarezzandomi la mano.
-Vorrei che Mauro
fosse qui- dico in un sospiro. Lei sorride dolcemente e mi stringe la
mano -E ci sarà. Come c’è sempre stato
nel corso della tua vita. Pensi che si perderebbe mai il tuo
matrimonio? Con Anna poi!- esclama divertita facendomi ridere. No,
conoscendolo sarà già in prima fila e mi
starà sfottendo in un modo assurdo!
-Dai, scendiamo!
Oppure hai deciso di fare la muffa qui dentro?- chiede aprendo lo
sportello.
-Andiamo- dico
scendendo dallo stesso lato.
-Eccolo!- esclama Ugo
sorridente. Mi sembra di avere una paralisi facciale visto che non
smetto di sorridere mentre mi avvicino a loro. Mi abbasso poco, poco
all’orecchio di Vittoria -Non vorrei allarmarti, ma credo che
Luigi e tua figlia stiano flirtando- e lei si gira verso loro due. Poi
mi prende sottobraccio e sospira -Neanche il tempo di portarne uno
all’altare che mi toccherà aprire gli occhi con
l’altra!- esclama facendomi ridere.
-Giuro, ho detto a
Francesca che se non ti avessi visto arrivare prima, non ci avrei
creduto!- esclama Roberto abbracciandomi mentre io continuo a sorridere
come un cretino -Certo, è stata una sorpresa! Una bellissima
sorpresa!- continua Roberto.
-Oh, si! Questo
è certo! Dovevi vedere la faccia di Roberto quando ha visto
l’invito!- esclama Francesca sorridente mentre vado a
salutare lei e Germana.
-Menomale che non hai
aspettato ancora: sono troppo vecchio ormai!- esclama Tiberio
sorridente. Lo abbraccio -Ma che vecchio! Sei il novantenne
più vispo che abbia mai visto!- esclamo facendogli
l’occhiolino.
-Ah, Luca.
Viè qui, abbassati- dice. Faccio come mi dice e sorride
-Stanotte ho sognato Mauro- e sussulto a quelle parole -Ha sorriso per
tutto il tempo e mi ha detto di farti gli auguri!- esclama sorridente
-Non se lo aspettava neanche lui!-
Deglutisco
-Tibè, quanto me manca!- esclamo per poi tirare un sospiro
sconsolato. Lui mi da una leggera pacca sulla spalla -Manca a tutti. Ma
oggi è qui, e vuole vederti sorridente! Stai sposando la
donna della tua vita!- esclama di nuovo sorridente. E riprendo a
sorridere anche io.
-Dopo tutto questo
tempo, quando mi è arrivato l’invito tra poco non
ci rimanevo secca!- esclama divertita Giulia. Vado ad abbracciare anche
lei e poi a turno saluto tutti. Devo sembrare un cretino, totalmente
partito per un lungo viaggio di non ritorno.
Mi giro e vedo
parcheggiare un’auto. No, non è Anna. È
Raffaele!
Scendono Antonella
insieme a Alessio, loro figlio, e subito dopo Elena che tiene per mano
uno splendido bambino di sette anni. Mi ha detto che è
diventata una mamma single, tempo fa. E di non volerne sapere per un
bel po’ di uomini.
-Commissario Capo
Marchetti!- esclamo autorevolmente.
-Vice questore
Benvenuto!- esclama lui per poi stringermi in uno abbraccio caloroso.
-Come stai?- chiedo e
nel mentre saluto Alessio, alto quasi quanto il padre.
-Tutto bene. A te
manco lo chiedo!- esclama Raffaele facendomi ridere. Saluto Antonella e
subito dopo abbraccio Elena, sollevandola da terra -Ciao
sostituto-commissario Argenti!- esclamo.
-Dio quanto mi siete
mancati! Finalmente riesco a fare da testimone al matrimonio di Anna e
sono così felice che lo sposo sia tu!- e la rimetto a terra.
-Ah, lui è
Marco- dice indicando il piccolo.
-Ehi, ciao! Che
piacere conoscerti!- esclamo stringendogli la mano.
-Ditemi che non siamo
in ritardo!- esclama Gabriele arrivando trafelato mano nella mano con
la fidanzata e a seguito Maurizio con la moglie e il figlioletto. Poi
vedono me e si rilassano.
-Tranquilli, sono
arrivato da qualche minuto- dico sorridente. E ormai chi lo spegne
più questo sorriso, oggi!
-Ancora deve arrivare
il mio testimone!- esclamo guardandomi intorno.
-Eccolo!- esclama
Alessandro sorridente -Purtroppo l’aereo ha portato ritardo-
dice venendomi ad abbracciare. Il nostro abbraccio dura di
più visto che non ci vediamo da una vita, circa.
È solo, si
è lasciato da poco con la sua tipa americana. Troppa
distanza.
Lo vedo andare verso
Vittoria e poi dedicarsi al resto del gruppo. Inizio ad agitarmi
perché tra poco arriverà Anna. Cambio
continuamente posizione da alzato e Vittoria mi guarda divertita -Luca,
cerca di stare calmo!- esclama accarezzandomi un braccio -La fai facile
te! Sono totalmente nel panico!- esclamo mordicchiandomi il labbro
nervosamente. Vittoria mi da una manata -Smettila di mangiarti il
labbro! Quello servirà durante la cerimonia e anche dopo!-
esclama facendomi ridere e distendere i nervi.
-Sei più
teso tu che una corda di violino!- esclama Raffaele.
E poi mi giro e
riconosco Lorenzo Monti con un nuovo inseparabile cappello e con a
seguito la figlia Chiara e il fidanzato. Gli vado incontro e li saluto.
-Finalmente mi
è arrivato questo invito che attendevo da anni!- esclama lui
divertito.
-Meglio tardi che
mai!- esclamo facendogli l’occhiolino.
-Ho incontrato la
Donati e la Ferretti, arriveranno tra poco- dice per poi allontanarsi e
salutare calorosamente Gabriele.
-NOGNO!- sento urlare
Thomas e mi giro. Lo afferro prontamente e lo prendo in braccio -Ma tu
sempre che scappi dalla mamma sei?- chiedo divertito. Poi mi giro di
scatto verso Iris -Aspetta un momento! Se tu sei qui vuol dire che Anna
è arrivata!- esclamo deglutendo, ancora più
nervoso di prima.
-No, papà.
Mamma arriverà tra qualche minuto! Io sono dovuta venire con
Michael e il bambino perché Thomas mi reclamava!- esclama
riprendendosi il piccolo. Mi volto verso gli altri -Ragazzi, questa
è Iris, la figlia mia e di Anna. L’uragano che mi
ha completamente cambiato la vita. E questo birbantone è
Thomas, il mio nipotino!- esclamo. Poi vedo arrivare Michael -E quello
è mio genero!- e scoppiano le risatine divertite.
Il cellulare di Iris
inizia a squillare -Pronto?- risponde. La vedo annuire e ripetere dei
‘si’. Poi chiude.
-Era la mamma. Dice
che stanno arrivando, il tempo di girare l’angolo
e…- mi giro e si gira anche lei. Ed ecco arrivare
l’auto -… sono qui- dice Iris completando la
frase. La decappottabile non mi permette di vedere bene dentro. Mi
devono lasciare nel mistero ancora per molto?
Entriamo dentro. Anzi,
gli altri entrano dentro mentre io vengo quasi trascinato via da
Vittoria -Avanti, Luca! La vedrai tra qualche minuto in chiesa!-
esclama divertita. Mi riprendo e decido che un altro paio di
minuti posso resistere.
Vedo gli invitati che
prendono posto mentre io mi reco all’altare con la paura di
cadere o di svenire dall’emozione. No, Luca! Tu non sei un
pappamolle! Prendo un grosso respiro e mi metto ad aspettare. Accanto a
me Alessandro e Roberto. Dall’altro lato Elena e Vittoria.
E poi vedo entrare
Thomas, il nostro paggetto e a seguito Iris, la damigella. Ed ecco
subito dopo che entra lei. Sottobraccio con Antonio. Nel pacchetto
famiglia io e Anna abbiamo decisamente risparmiato. Sorrido. Si, tanto
ormai sono partito che mi frega se sembro un povero deficiente con una
paralisi!
È
bellissima. L’abito mette in risalto tutte le sue forme che
sono tutte al punto giusto. Ha un corpetto con qualche brillantino qua
e là e poi l’abito ricade leggero fino a terra con
una piccola coda dietro.
Anna avanza, punta gli
occhi dentro i miei e inizia la marcia. Di tanto in tanto sorride ai
nostri invitati ma poi torna a guardare me. Sinceramente il cuore tra
poco penso mi esploderà. Non essendo poi così
giovincello qualche problema me lo creo. Sospiro e quando la vedo a
pochi passi da me mi avvicino. Siamo occhi negli occhi. Antonio mette
la mia mano su quella di Anna e ci giriamo a guardarlo. Poi da un bacio
in fronte ad Anna e si gira verso di me, emozionato -Amatevi come avete
sempre fatto- dice dolcemente, quasi in un sussurro. Annuisco e lo
abbraccio. Lui va a sedersi mentre si asciuga le lacrime e io prendo
Anna per mano facendo quel ultimo passo insieme.
La cerimonia inizia e
stringo più forte la mano di Anna che mi sorride emozionata.
…
-I nostri cari Luca e
Anna hanno deciso di dire qualcosa prima delle promesse. Prego- dice il
sacerdote lasciandoci la parola. Ci mettiamo l’uno di fronte
all’altro e lei mi sorride incoraggiante. Ma chi diamine me
l’ha fatto fare di dire qualcosa prima delle promesse!?
Prendo un respiro e inizio -Credo di essermi preparato un discorso per
mesi e mesi ma adesso non riesco più a ricordare nulla. Ogni
volta che mi perdo dentro i tuoi occhi è come se tutto il
mondo intorno non esistesse- vedo lei con gli occhi già
lucidi -La verità è che non
c’è qualcosa di veramente sensato da dire in
questo momento perché credo di essere impazzito per la gioia
o ancora perché penso che tutto questo sia un sogno! Ci
siamo conosciuti circa ventuno anni fa e sono stati gli anni migliori
della mia vita quelli passati con te. Tu sei riuscita a farmi capire
tante cose. Sei riuscita a farmi cambiare. A farmi tentennare anche sui
miei sentimenti. E Dio solo sa quanto ho sofferto quando tu sei andata
via dalla mia vita- prendo un altro respiro e sento gli occhi pungermi.
No, Luca. Non piangere. Ritorno a guardarla negli occhi. Le lacrime
hanno preso a scendere lente sul suo viso -Però poi
è arrivata Iris. Il frutto del nostro amore che non era mai
riuscito a scoppiare. E l’ho presa sotto la mia protezione
per poi venire a sapere che era nostra figlia. Diciassette anni di
bugie. Diciassette anni in cui non ci siamo più sentiti. E
poi sei ricomparsa, all’improvviso. E avrei voluto odiarti e
farti uscire per sempre dalla mia vita- altro respiro -Ma poi ho
capito. Anzi, una persona mi ha fatto capire che non avrei potuto
perderti di nuovo. E allora ti ho chiesto di restare. E in quel
‘resta’ c’ho messo tutto il cuore, Anna e
non me ne pentirò mai. Ti amo. E sono felice di passare il
resto della vita con te!- esclamo deglutendo, e cercando di trattenere
ancora le lacrime. Lei ancora piange. Vorrei abbracciarla e spazzare
via quelle lacrime, ma non credo faccia parte della cerimonia, per cui
mi limito a stringerle le mani più forte -Tocca a te,
tesoro- dico sottovoce sorridendole dolcemente. Lei prende un respiro e
poi inizia…
-Hai ragione.
Probabilmente avresti dovuto odiarmi. Ti ho mentito per così
tanto tempo che non me lo perdonerò mai! E invece hai deciso
di amarmi- sospira -Io non sono mai stata brava con le parole, lo sai.
Specialmente quando ci siamo conosciuti. Dio, ero insopportabile! E tu
sei stato l’unico a non lasciarmi mai. A sostenermi anche
quando avevo tutti e tutto contro. Tu sei stato il mio tutto. E poi ti
ho cacciato via come se fossi stato il mio niente. È stata
la cosa più sbagliata di tutta la mia vita,
perché senza di te il mio cuore non ha trovato pace!-
esclama sempre in lacrime, e senza essermene accorto, anche le mie
hanno iniziato a scendere -Luca Benvenuto, sono felicissima oggi di
essere qua e poter urlare a tutti i nostri amici che ti amo e che lo
farò per il resto della mia vita e per
l’eternità, se esiste!- esclama sorridente e anche
io sorrido tra le lacrime. Con la coda dell’occhio vedo tutti
e quattro i nostri testimoni commossi. Di più Vittoria ed
Elena, ma questo era scontato!
Il sacerdote ci
sorride -Bene. Se dunque è vostra intenzione di unirvi in
matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti a Dio e alla sua
Chiesa il vostro consenso- dice.
Ci asciughiamo le
lacrime e dopo un lungo sospiro e un sorriso prendo la mano destra di
Anna. Il sacerdote mi dice la formula e io ripeto dopo di lui - Io,
Luca Benvenuto, accolgo te Anna Gori, come mia sposa. Con la grazia di
Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni
della mia vita- dico mentre lei prende la mia mano destra -Io, Anna
Gori, accolgo te Luca Benvenuto, come mio sposo. Con la grazia di
Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni
della mia vita- dice ancora visibilmente emozionata.
Dopo altre parole,
arriva il momento dello scambio degli anelli. Iris da il cuscinetto con
le fedi a Thomas e gli indica noi due.
-Nogna, nogno!-
esclama avvicinandosi, mentre tutti gli invitati sorridono, compresi
noi due.
Thomas ci porta il
cuscinetto ed entrambi gli stampiamo un bacio sulla guancia. Poi torna
da Iris e Michael.
-Il Signore benedica
questi anelli che vi donate scambievolmente in segno di amore e di
fedeltà. Per Cristo nostro Signore- e dopo un
‘amen’ corale, tocca di nuovo a me.
-Anna, ricevi questo
anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo- e infilo la fede nel suo
anulare sinistro.
-Luca, ricevi questo
anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo- e infila la fede nel mio
anulare, con qualche difficoltà visto che ho la mano un
po’ sudata per il nervosismo. Quando ci riesce mi guarda e
sorride divertita.
…
Ok, i nostri testimoni
apportano le firme necessarie e tornano al loro posto.
Alla fine della
liturgia, il sacerdote mi sorride -Figliolo, rilassati. Adesso puoi
baciare la sposa!- esclama e sorridente mi avvicino ad Anna premendo le
mie labbra sulle sue sotto lo scroscio incessante degli applausi dei
nostri invitati. Ad un tratto parte anche un urlo entusiasta di
Gabriele, che riceve subito una gomitata dalla fidanzata mentre io e
Anna scoppiamo a ridere.
Dopo aver salutato il
sacerdote e aver ricevuto gli auguri, gli invitati si accomodano fuori
mentre il fotografo inizia farci le foto. Anna si è dovuta
dare, innanzitutto una sistemata al trucco. E Iris mi ha pure
rimproverato, in modo alquanto scherzoso. Ci facciamo parecchie foto,
alcune con Iris, altre con lei e Michael e il bambino, e altre con solo
il nostro piccolo e adorato nipotino e poi a tutti noi si aggiunge
anche Abel che è arrivato appena ha avuto inizio la
cerimonia. Giusto in tempo, in pratica!
Vanno fuori anche loro
mentre io intreccio la mia mano con quella di Anna -Pronta?- chiedo.
-Con te sono pronta ad
andare ovunque- dice dolcemente guadagnandosi un altro bacio. Poi
raggianti ci avviciniamo all’uscita e subito veniamo colpiti
da una pioggia di riso.
-A Lù! Io
te lo volevo fa ‘al dente’!- esclama Raffaele
facendoci ridere.
Poi dopo qualche altra
foto e un paio di cori che urlano ‘bacio’, e pure
il ‘bis’, ci avviciniamo all’auto.
Antonio ci farà da autista. Ancora carico di emozione si
avvicina e ci stringe in un unico abbraccio e noi ricambiamo
sorridenti. Saliamo in auto e ci porta nel luogo scelto per fare altre
foto. Spero che il mio sorriso da ebete non sia stato ripreso a lungo
durante la cerimonia!
…
La giornata
è stata parecchio lunga. Durante il ricevimento ci sono
stati momenti romantici, momenti esilaranti, momenti emozionanti.
Insomma, un misto!
Ho ballato per ore con
Anna. Poi con Vittoria, con Elena, con Nina, con Giulia e poi di nuovo
Anna che nel frattempo aveva ballato con Antonio, Alessandro, Ugo,
Giuseppe, Raffaele, Gabriele. Beh, si insomma, la sua lista
è stato un po’ più lunga e quindi ho
dovuto aspettare un po’ prima che mi concedessero un altro
ballo con mia moglie. Mia moglie. Dio come suona bene!
Adesso siamo in auto.
Stavolta guido io, Antonio è andato via con Veronica.
Anna non sa dove
esattamente dove dobbiamo andare. Lei pensava che saremmo rimasti a
dormire in hotel, ma così non è. È per
questo che decido di bendarla.
-Ehi, non è
giusto!- esclama divertita.
-Shh! È una
sorpresa- sussurro al suo orecchio e la sento rabbrividire.
In poco tempo
arriviamo a destinazione. Apro lo sportello ad Anna, e la faccio
scendere dicendole dove mettere i piedi.
Arriviamo di fronte ad
un portone, molto familiare.
-Sei pronta?- chiedo.
Lei annuisce e io le tolgo la benda. Lei sbarra gli occhi e porta le
mani sulla bocca, visibilmente emozionata e senza parole -Oddio, Luca!
Ma questa è…- la sua voce trema -Si, è
la nostra vecchia casa- dico dolcemente girando la chiave nella
serratura -Ed è come l’avevi lasciata tu. Il
proprietario del palazzo è stato felice di accontentarmi.
Appunto per questo ricordati che dobbiamo dargli i confetti!- esclamo
mentre lei ride, ormai preda dell’emozione, guardandosi
intorno. Caspita. Ci sono rientrato qualche giorno fa ma è
sempre una grande emozione.
-È qui che
è avvenuto l’inizio di tutto- e detto questo
accendo lo stereo e subito veniamo avvolti dalle note della nostra
canzone. Mi avvicino e l’afferro dolcemente per i fianchi per
poi abbassarmi di qualche centimetro e iniziarla a baciare -Bentornata
a casa, amore- dico in un sussurro sulle sue labbra. Lei sorride in
mezzo ai baci e finalmente consumiamo la nostra prima notte di nozze.
FINE
-E
così questa è la nostra ultima sera insieme- dice
Luca con tono triste.
-Beh,
non essere così pessimista! Ne faremo altre cene
così! Anzi, a proposito, devo dire che stavolta è
stata davvero ottima!- esclama Anna sorridente bevendo un goccio di
vino.
-Non
hai un déjà vu?- chiede lui guardandola. Lei
sorride appena -Si. Ultima sera prima del mio matrimonio fallito- dice.
-Già.
Ma all’ora era tutto diverso- dice Luca.
-Infatti.
Quando mi sono avvicinata avrei voluto baciarti ma non mi sembrava il
caso!- esclama divertita facendo ridere anche Luca -Mentre
adesso…- e si avvicinano. Anna gli cinge le braccia intorno
al collo e preme le labbra contro le sue. Luca, quasi con irruenza,
approfondisce il bacio e fa mettere Anna a cavalcioni su di lui e i
loro respiri iniziano a diventare pesanti mentre i vestiti iniziano ad
essere di troppo. Senza staccarsi dal bacio, iniziano a togliersi i
vari indumenti. Si staccano soltanto per togliere la maglietta di Anna.
Si guardano per un lungo istante negli occhi e capiscono che stavolta
è diverso. Stavolta non si fermeranno. Dentro ai loro occhi
c’è il desiderio puro. Quel desiderio di possesso
che aumenta sempre di più in quella notte di aprile. Lo
stereo trasmette sempre lo stesso disco. Luca la priva dei pantaloni e
poi degli slip e con una dolcezza inebriante entra dentro di lei mentre
un gemito scappa dalla gola di entrambi, divenendo un unico respiro.
Luca muove il bacino con movimenti lenti mentre Anna, ancora a
cavalcioni, tiene le mani tra i suoi capelli, quasi aggrappandosi al
suo collo. E mentre dallo stereo escono le note di
‘Iris’ Luca aumenta il ritmo e tra un bacio e
l’altro si sentono solo i loro respiri smorzati. Quella
canzone avrebbe significato tanto nelle loro vite, ma loro ancora non
ne erano consapevoli. E quando Luca decide di far sdraiare Anna e dare
le ultime spinte concise, si abbandonano al totale piacere, sudati,
stringendo tra le mani le lenzuola fresche.
|