Era così: da quando l’aveva conosciuta, non aveva più capito
niente. Amore a prima vista, lo chiamano. I suoi compagni la definivano
fatalità. D’altronde, come biasimarli, quell’amore lo stava letteralmente
distruggendo. Non che non fosse ricambiato, no: lei amava pazzamente Sid, ma lo
stava trascinando lentamente nel suo pericolosissimo mondo. Il ragazzo non
poteva resistere alla dolce tentazione di viaggiare con il suo amore in quei luoghi
inesplorati, quei luoghi sempre diversi, sempre migliori, sempre più colorati e
indispensabili. Ma quei posti fantastici lo stavano uccidendo. Gli succhiavano
la linfa vitale, sporcavano il suo sangue, conducendolo ogni volta più vicino
alla morte. Lei non se ne curava, troppo presa dall’estasi, e lui, che si era
lasciato condurre lì per amore, ora non se ne sarebbe andato più. Era dentro
fino al collo, quel collo sempre adorno del suo lucchetto, quello che proprio
lei le aveva regalato, e che ora iniziava a pesare tirandolo sempre più in
basso Destava la preoccupazione dei suoi amici, che lo vedevano peggiorare ogni
giorno. Si scavava la fossa ogni volta più in profondità, e già vi era dentro
con un piede. Si stava lasciando cadere, senza paura, guidato dall’incoscienza,
sua compagna. Come vittima di una sonno eterno, come se davvero i suoi occhi
fossero chiusi. Era accecato dal piacere, dal vizio, da Nancy. Quella passione
così intensa che lo rendeva schiavo di lei. E la donna lo trascinava giù con
sé, in un profondissimo abisso, nero come la notte, dal quale non sarebbe
emerso più.