You
took my hand
You showed me how
You promised me you'd be around
Tu hai preso la
mia mano
tu mi
hai mostrato come (fare)
tu mi
hai promesso che mi saresti stato accanto
Remember when we were such fools
And so convinced and just too cool ,
I wish I could touch you again …
Still you said forever
And ever
…Who knew
ricordi
quando eravamo così stupidi
e
così convinti, e così cool
vorrei
poterti toccare di nuovo …
ma tu
continuavi a dire "per sempre"
...chi
poteva sapere
( Who
knew – Pink )
La
felicità non è avere quello che si desidera , ma
desiderare quello che si ha
( Oscar Wilde )
Quando
Ermione aveva informato Cèline ed
Alphonse di aver trovato un nuovo lavoro non aveva mentito
perché , in realtà , un lavoro la pittrice lo
aveva trovato davvero , solo che non era il genere di impiego che i
suoi amici immaginavano .
Quando
il modello ipotizzava una sua visita , l’artista
scartava quell’ipotesi adducendo come scusa
l’inflessibilità del suo datore di lavoro sugli
orari , una mezza bugia .
In
fondo , Etienne Baudelaire odiava davvero quando le ragazzine
bazzicavano per gioco lungo il Canale , distraendo gli operai con i
loro risolini insulsi , e se mai Etienne avesse visto
Alphonse avvicinarsi ad una delle navi attraccate , di sicuro
l’uomo si sarebbe giocato le coronarie con quegli scatti
d’ira che gli erano valsi il soprannome di * aubergines vieux
, in onore del viola cupo che assumeva la sua carnagione
olivastra quando dava di matto.
Tuttavia
, il modello sembrava essere rimasto colpito dal nome
elegante dell’uomo , immaginando un personaggio distinto e
capace di apprezzare una gemma come la sua migliore amica .
Nel
mentre che una goccia di sudore le macchiava la bandana legata al collo
, Ermione si lasciò scappare un risolino divertito
a quel pensiero .
Il
motivo poi , era quasi banale .
Etienne
Baudelaire , nonostante la nomea altisonante , era un uomo barbuto dal
forte accento francese , muscoloso e con due occhi dorati che
mettevano la tremarella .
La
sua voce da soprano ti faceva accapponare la pelle
non tanto per l’intensità di quelle corde vocali
quanto per le maledizioni irripetibili che l’uomo
ruttava a destra e manca con nonchalance .
A
pensarci bene , per la pittrice , Etienne era una sorta di jukebox di
bestemmie che facevano crollare dal cielo ogni divinità
esistente .
- Tu
, razza di * baleine
èchouèe , si tu ! Fa attenzione con
quel montacarichi , e smettila di muoverti come se avessi un palo
ficcato nel culo , mon Dieu !
L’omone
chiamato in causa borbottò qualche insulto prima di
riprendere il lavoro .
- Ehi
, petite amie ! Fa attenzione che è pesante – la
avvisò il nerboruto individuo , scaricando
l’enorme blocco di casse di legno .
Ermione
allungò le braccia per afferrare le funi che tenevano legato
il carico , irrigidendo i muscoli e attingendo a tutte le sue forze per
accostarle delicatamente al suolo .
Non
era la prima volta che lo faceva , in realtà ci stava
prendendo anche la mano , ma diventare una scaricatrice di porto non
era stata certamente una delle sue priorità ,
però aveva bisogno di soldi e di un lavoro stabile , subito
.
Nessuno
assumeva una ragazzina come lei senza una laurea , perciò ,
origliando un discorso al Burlesque sulla ricerca di personale
giù al Canale della Manica aveva deciso di provare .
Certo
, Etienne le aveva riso in faccia , ma Ermione non si era data per
vinta .
Aveva
bisogno di denaro , e lo avrebbe avuto .
Così
aveva cominciato a lavorare senza rispondere alle prese in giro degli
operai , o alle battute acide di Etienne sulla sua corporatura
mingherlina .
La
pittrice non si era lasciata abbattere .
Aveva
sfacchinato per una settimana ad orari assurdi , trovandosi persino a
dormire sulle reti da pesca pur di presentarsi prima degli altri al
lavoro .
E
più il tempo passava , più gli uomini la
guardavano con rispetto , fino a quando il capo di quel
gruppo di omoni non le aveva offerto una birra per rinfrescarsi .
Ed
era stata assunta .
Lavorava
lì da due mesi , eppure , nonostante fosse l’unica
donna , Ermione si sentiva come in famiglia .
I
ragazzoni smentivano con la dolcezza dei loro gesti la violenza dei
loro muscoli , trattandola con rispetto e tenerezza , tanto
da darle un nomignolo affettuoso .
Le petit papillon , la
piccola farfalla , un soprannome datole in onore della sua bellezza
delicata e dal senso di libertà e gioia che assaliva gli
operai nel solo guardarla .
Quando
il fischio della nave diede loro il segnale , ognuno dei
lavoratori , abbandonato il lavoro per la pausa pranzo si
fiondò dalla piccola pittrice , mettendosi in fila e
aspettando il proprio turno .
Ermione
soffocò una risata deliziata quando quei ragazzoni presero a
spingersi per non farsi superare e prendere in custodia il pranzo che
la ragazza aveva preparato loro .
Un
pranzo salutare ma abbondante che li aiutava nelle dure ore di lavoro .
Dopo
che quella banda di bambinoni troppo cresciuti si fu
dileguata tra schiamazzi euforici , un sonoro colpo di tosse
fece voltare la ragazza .
Etienne
osservò con aria saccente gli occhi verde brillante della
piccoletta dietro le lenti degli occhiali , assumendo una
posa oltraggiata nel notare la sacca della donna ormai vuota .
L’uomo
stava giusto masticando una delle sue eclatanti bestemmie quando tra le
piccole mani della pittrice comparve una torta alle mele che
mandò in brodo di giuggiole l’enorme ammasso di
muscoli dagli occhi d’oro .
-
Bon appètit - augurò lei
prima di raggiungere i colleghi e gustare il proprio pranzo in
compagnia .
Un
quadretto familiare che avrebbe soddisfatto Etienne se non fosse
stato per l’alta figura maschile che trafficava con
il restante della merce da scaricare .
L’uomo
lanciò un occhiata in tralice ai propri uomini prima di
abbandonare la torta su un container e raggiungere in poche falcate il
retro della nave .
Ed
eccolo lì quel piccolo sabotatore .
Baudelaire
lo aveva visto pattugliare il porto poco dopo l’arrivo della
piccola Ermione .
Di
solito la osservava da dietro i cassoni
dell’immondizia , e molto spesso finiva
il lavoro al posto suo quando la ragazza era distratta o
troppo stanca per continuare .
Lo
scaricatore lo aveva addirittura sorpreso a dormirle affianco una o due
notti , coprendola con il proprio giaccone mentre lui rimaneva
all’addiaccio .
Un
comportamento strambo , ma che aveva zittito il dubbio sulle intenzioni
di quel ragazzo tanto avvenente .
Difatti
, l’uomo che si spezzava la schiena era un esemplare di sesso
maschile degno dei complimenti più arditi .
Alto
, dal fisico prestante , con una massa di capelli ricci neri e due
occhi blu che facevano venire i brividi .
Solo
che Etienne non capiva perché quel ragazzo perdesse tanto
tempo .
Che
avesse preso una bella sbandata per la loro petit papillon era ovvio ,
eppure quando aveva accennato al fatto di voler mettere a conoscenza
della sua presenza la diretta interessata , l’uomo
si era irrigidito e se l’era data a gambe .
Aveva
capito che non voleva essere scoperto , solo che l’uomo non
capiva il perché .
Che
fosse un delinquente ? O qualche riccone impensierito dalle maldicenze
?
Per
di più , l’aria da miliardario l’aveva ,
solo che sembrava fin troppo triste per essere un uomo con ricchezze a
volontà .
Quel
ragazzo aveva uno sguardo amaro quando fissava la piccola Ermione , uno
sguardo così triste e malinconico da smuovere anche un pezzo
di cemento come Etienne .
Blaise
si asciugò la fronte con la manica della felpa dopo aver
scaricato le ultime cose , sentendo alle sue spalle la presenza del
capo di Ermione .
- Ehi
– lo salutò tranquillo l’uomo dagli
occhi d’oro , ricambiato da un cenno del capo .
-
Etienne !
La
voce trillante di Ermione raggiunse entrambi come una secchiata
d’acqua gelata , facendo impallidire Blaise e
portando Baudelaire ad aggrottare le sopracciglia nel vedere la
reazione esagitata del poveretto .
Cosa
diavolo gli aveva fatto la piccoletta per ridurlo in quello stato ?
Sembrava
sul punto di tirare le cuoia quel poveretto !
Spinto
da un inaspettato senso di solidarietà maschile ,
l’uomo ordinò alla ragazza di tornarsene a casa
per quel giorno , ricevendo in risposta la solita lamentala sul lavoro
ancora in sospeso .
-
Avete scaricato tutto , perciò alza quelle tue chiappette
ossute e tornatene a casa – tuonò scontroso
all’ennesima risposta della pittrice che , seppur non del
tutto convinta dalle parole dell’uomo lo
salutò con una pernacchia allegra .
Nel
sentire i passetti goffi della ragazza farsi sempre più
lontani Blaise rilasciò un lungo respiro sollevato , tirando
sul capo il cappuccio della felpa e dirigendosi velocemente alla moto
parcheggiata dietro i secchi dell’immondizia .
Etienne
provò a chiamarlo , ma il ragazzo se l’era
già data a gambe , come suo solito .
Non
sembrava avere cattive intenzioni , ma Baudelaire non riusciva a capire
il perché di quel comportamento .
Non
sarebbe stato più facile palesare la sua presenza e ricevere
gli sguardi che quel piccolo sabotatore anelava nel buio della notte
con aria tanto sofferta ?
Perché
soffrire inutilmente a quel modo ?
Al diavolo !
Etienne
tirò una bestemmia con voce tonante , arpionando e tirando
giù un'altra povera anima santa con il proprio linguaggio
colorito , mentre l’uomo rimuginava sul fatto di essere
troppo vecchio per capire certe cose , giungendo alla
conclusione che l’unica cosa che al momento gli
premeva veramente era raggiungere con le unghie quel punto
dietro la natica che gli prudeva da matti .
§
L’esterno
della clinica era immacolato come al solito , con quella fila di abeti
disposti con un ordine maniacale sull’elegante
marciapiede costellato da bianche panchine di cemento , un
luogo tranquillo e per bene se non fosse stato per il barbone avvolto
nei giornali che sonnecchiava su una di queste .
Ermione
aggrottò le sopracciglia nel sentire una sorta di
familiarità con
quell’individuo , anche se , a ben
pensarci , il fatto di trovarlo tanto ordinario le veniva
naturale dal momento che il barbone occupava quella panchina da quando
lei aveva cominciato a lavorare .
Dopo
avergli lanciato un ultima occhiata , la pittrice entrò
nella clinica con passo svelto , entrando nel territorio del modello di
intimo più esaltato dell’intero globo .
La
stanza che Cèline divideva con nonna Makoto era diventata,
infatti , una nuvola rosa confetto da quando Alphonse si era
autonominato madrina della futura bambina , e se mai qualche
infermiera obbiettava sulla scelta di dubbio gusto di quello che
avrebbe dovuto essere il padrino , non doveva sorprendere la sparizione
di siringhe e lacci emostatici , né la scomparsa improvvisa
di alcune collaboratrici mediche che , il più delle volte ,
venivano ritrovate nei ripostigli delle scope , prive di sensi e con la
parola puttana scritta sulla fronte con il pennarello indelebile .
Perché
, quando ci si metteva , Alphonse era più vendicativo di un
manipolo di banshee e arpie in piena crisi premestruale , specialmente
quando qualcuno osava mettere in discussione la sua
femminilità .
- Oh
eccoti ! Ti prego , cerca di calmarla , mi sta venendo una crisi
isterica – si lamentò con una smorfia il modello ,
seduto sul ciglio del letto di nonna Makoto , piegata verso il ragazzo
con in mano un panno bagnato .
Ermione
non capì il significato di quella frase fino a quando non
incrociò lo sguardo di Cèline , bellissima al suo
ottavo mese di gravidanza , ma con lo sguardo confuso e afflitto .
- Che
è successo ?
L’amico
le indicò l’ennesimo mazzo di rose che Damien
mandava quotidianamente dopo il loro ultimo
incontro all’ospedale , lasciando la pittrice con
l’identica espressione di sorpresa .
- E
allora ? Non è una novità ! Lin, cosa succede ?
Stai forse…
- Lui
è ancora lì ? – la interruppe turbata
la donna , le mani intrecciate in grembo e gli occhi che settavano
dalla finestra alla porta con espressione sempre più
sconvolta .
- Lui
chi ? Di chi stai parlando ?
Cèline
soppresse una maledizione , battendo un pugno contro il comodino per il
nervoso .
- Ma
Damien ovviamente , lui è ancora su quella
panchina vero ?
Gli
sbalzi di umore erano all’ordine del giorno per Ermione, le
crisi isteriche dell’amica anche , eppure quella frase ebbe
il potere di far arretrare la pittrice con sguardo incredulo .
La
panchina ?
Sulla
panchina c’era il barbone , accampato lì
da due mesi , non poteva…
-
Damien ? Il barbone è Damien ? –
sussurrò con voce strozzata .
Un
lampo di felicità saettò per un attimo negli
occhi zaffiro della donna prima che questa abbassasse gli occhi per
nascondere la sua espressione .
Eppure
Ermione l’aveva visto .
Alphonse
l’aveva visto .
Quel
fiotto di amore incredulo che l’aveva fatta sorridere
inconsciamente e che ora sembrava farla vergognare .
Perché
Cèline amava ancora Damien , il piccolo e sciocco Damien.
Il
ragazzino che le aveva urlato le sue scuse con un megafono fuori
dall’ospedale dal momento che il poliziotto non lo lasciava
entrare .
Il
bulletto che aveva ingaggiato risse su risse ai commenti dei parigini
sulla gravidanza della donna .
L’uomo
innamorato che le aveva urlato a squarciagola il suo amore prima di
venire accerchiato dal gruppo di sorveglianza che Damien aveva
malmenato pur di finire la sua dichiarazione .
Il
padre pentito che aveva svaligiato mezza Parigi pur di comprare tutto
il necessario per la sua bambina .
Il
triste e colpevole Damien che , a loro insaputa , sebbene
Cèline gli avesse ordinato di non farsi più
sentire , si era accampato lì , sulla panchina
dell’ospedale , giorno e notte , sperando forse nel suo
perdono .
Ed
era tenero in quella sua disperazione anche agli occhi di Ermione .
Aveva
sbagliato , questo era vero , ma la devozione che mostrava per
Cèline e per la bambina in arrivo era genuina . Lo
dimostrava il fatto che non si era fatto piegare da due mesi di rifiuti
, ma che , al contrario , continuava testardamente ad
aspettare la sua Cèline .
E poi
, arrivati a quel punto , la pittrice era sicura che Damien
l’avrebbe aspettata per sempre se necessario.
Ermione
si lasciò cadere sul ciglio del letto con un respiro
sollevato , afferrando l’intreccio di mani che
l’amica teneva abbandonato sulle lenzuola candide .
- Sai
che non te ne faremmo mai una colpa se decidi di perdonarlo , in fondo
è il padre di tua figlia .
La
donna emise un gemito stizzito a quelle parole , aumentando
la presa sulle mani dell’amica , come in cerca di consiglio .
- Lo
ami ancora Cèline ? – chiese Alphonse dal letto di
fianco , accudito da nonna Makoto che gli detergeva la fronte sudata
con amorevole cura .
Alla
mancata risposta dell’amica , il modello prese a sbraitarle
contro con fare isterico , rimproverandola per la sua
cocciutaggine e ammettendo che se davvero lui avesse avuto un uomo
folle d’amore come Damien che si era lasciato morire di fame
pur di starle accanto , e che aveva voltato le spalle a tutto pur di
farsi perdonare , sarebbe corso giù e se lo
sarebbe fatto mettere così in fondo che …
Nonna
Makoto ficcò il panno nella bocca del ragazzo per zittire la
volgarità che era lì lì per
abbandonare le tenere labbra del modello , offeso per essere stato
interrotto e tornato al suo lavoro a maglia che consisteva in due
imbarazzanti calzette rosa antico .
- Ha
ragione Alphonse . Tu lo ami Cèline ?
A
quel punto la donna non potè far altro che annuire a capo
chino , mentre Ermione afferrava la sedia a rotelle e le
consigliava con lo sguardo di salirci sopra .
-
Allora ? Andiamo a svegliare quel pover’uomo ?
Dopo
un attimo di titubanza Cèline si decise a prendere posto
sulla sedia , lasciandosi spingere fuori dalla stanza con un
po’ di reticenza , non prima di aver lanciato un
occhiata furiosa alla madrina di suo figlio , tutta gongolante .
Quando
Damien sentì qualcuno picchiettargli la spalla
ruggì una bestemmia , stringendosi nei giornali
più che poteva per combattere il freddo .
Era
abituato alle visite dei poliziotti , e ogni qual volta gli ordinavano
di sgomberare l’area , il più piccolo dei Duval li
mandava al diavolo e li minacciava con il sonaglino che aveva comprato
alla bambina e che teneva nascosto nel giaccone marrone .
Il
ragazzo sapeva che Cèline non l’avrebbe perdonato
tanto facilmente , eppure l’idea di non poter
rivedere lei , e di non poter assistere alla nascita della
loro bambina gli gettava addosso una cupa depressione .
Per
quel motivo si era appostato lì , su quella panchina , senza
informare la donna o il personale dell’ospedale .
Per
tutti loro era il barbone sonaglino , per se stesso era un padre e un
compagno che attendeva all’infinito l’arrivo della
donna amata .
Un
altro colpo , questa volta al braccio destro esaurì la poca
pazienza zen che l’uomo stava esercitando su se steso ,
portandolo a scattare in piedi con occhi spiritati e con il sonaglino
stretto nel pugno , come un arma mortale .
Eppure
non era stato lo sguardo annoiato del poliziotto a fissarlo
con un accenno di pietà , bensì due
occhi zaffiro che , anche volendo ,
l’uomo non avrebbe potuto mai dimenticare .
La
rabbia ceca che lo aveva fatto saltare in piedi evaporò come
neve al sole , lasciandolo tremendamente imbarazzato e
turbato .
Ermione
addolcì lo sguardo quando vide un soffuso rossore andare a
colorare le guance barbute del ragazzo , trasandato come mai
l’aveva visto ma anche immensamente tenero .
Dovette
pensarlo anche la sua amica perché Cèline , dopo
due mesi passati ad indurire le labbra per non piangere sorrideva .
Un
sorriso dolce, tenero , materno , così perfetto su quel viso
bellissimo che sembrò mandare in iperventilazione il giovane
Duval .
-
Io… ecco…io …non…-
balbettò l’uomo , senza sapere cosa dire , cosa
fare .
Perché
Damien aveva sognato tante volte quel momento ma ora , incredulo , si
sentiva strappare da terra da una vergogna tale che lo portò
a cadere in ginocchio , le mani rigide lungo il busto e la lunga
zazzera di ricci neri a coprirgli il volto arrossato .
Non
fu necessario guardarlo negli occhi per capire che piangeva , se ne
accorsero entrambe quando videro un luccicore sospetto infrangersi sul
marciapiede , eppure in quel pianto Damien mostrava una
dignità struggente .
Perché
non si vergognava di piangere per se stesso, per quello che aveva
fatto di fronte a Cèline , riuscendo a
mantenere il proprio orgoglio maschile nel non mostrare le
prove di quella silenziosa disperazione .
Ermione
decise di farsi da parte per lasciarli soli , convinta dalla buona fede
dell’uomo .
Si
sarebbe fatta da parte come era giusto che fosse arrivati a quel punto
.
In
fondo , non c’era più pericolo che
Damien facesse del male a Cèline e alla bambina ,
perché così facendo avrebbe ferito anche se
stesso .
Entrambi
avevano bisogno di tempo , di ricominciare un passo per volta , ma era
impossibile non rimanere colpiti dalla devozione di quel ragazzo , dal
modo in cui strappava una margherita dal cespuglio a lui di
fianco per porgerla a capo chino alla neo-mamma .
Erano
teneri , così dolci che la pittrice
sentì le lacrime salirle agli
occhi per la commozione .
Dalla
finestra della sala operatoria che Alphonse aveva rivendicato per la
visione di quella scena tenera si udì giungere un fischio di
apprezzamento , seguito dal sorriso dispettoso del modello che Ermione
ricambiò prima di allontanarsi dalla
clinica con le mani piantante nelle tasche della salopette di jeans .
Al
contrario di Damien , Blaise Duval era come scomparso dalla
circolazione dopo il loro ultimo incontro , svanito nel nulla , senza
lasciare traccia di ciò che aveva fatto .
Ed
anche se Ermione aveva sperato nella rassegnazione dell’uomo
, quell’accondiscendenza l’aveva lasciata con
l’amaro in bocca .
Si
aspettava forse che Blaise lottasse come aveva fatto il fratello minore
?
Si .
In
cuor suo la pittrice aveva sperato nella testardaggine del ragazzo , in
quella possessività che aveva marcato nei suoi confronti ,
ma quell’abbandono silenzioso , anche se voluto da lei stessa
, era solo la prova di quanto in realtà il
loro amore fosse stata solo una bugia .
Una
bellissima bugia .
Perché
Ermione sapeva con certezza che quel lieto fino così dolce ,
forse , per lei non sarebbe mai giunto .
§
Il
lavoro nobilita l’uomo , ma l’eccesivo esercizio
fisico e mentale portava , il più delle volte , a problemi
di salute piuttosto seri .
Una
lezione che Ermione aveva imparato a proprie spese ,
ritrovandosi a un passo del collasso dopo che Alexandre
l’aveva presa in tempo prima che la pittrice si accasciasse
priva di sensi nel retro del locale .
Ed
ora si trovava distesa sul divano dell’appartamento sopra il
Burlesque, con un panno bagnato a coprirle gli occhi e
l’orrendo sapore amarognolo della medicina a
inacidirle il palato .
Ermione
odiava avere la febbre , odiava avere anche un banalissimo
raffreddore se questo la costringeva al riposo forzato , lei che di
cose da fare ne aveva anche troppe , e non accettava di lasciarsi
soffocare da chissà quale malessere momentaneo .
Ma
c’era una cosa in particolare che la pittrice odiava
più di ogni altra , la figura maschile che , pensando di non
esser vista , continuava a tallonarla da due mesi a quella parte .
Perché
era vero che Ermione non vedeva fisicamente Blaise dal giorno
dell’ospedale , ma quello non sembrava aver impedito al
ragazzo di spiarla al lavoro giù al canale , o di seguirla
fino alla clinica privata ogni giorno .
La
ragazza , in fondo , poteva anche avere un aria tonta , poteva essere
irrimediabilmente goffa e distratta , ma non stupida , Ermione Ogawa
era tutto fuorché stupida.
E il
profumo di fresco che la attorniava costantemente , la sensazione di
avere quei globi blu puntati addosso non poteva essere ignorato dalla
ragazza , né , tanto meno , il rumore di passi
sulla scaletta antincendio del retro poteva essere in qualche
modo occultato .
Un
gatto non avrebbe potuto far scricchiolare il ferro delle scale con il
suo peso , né avrebbe potuto aprire la finestra ,
perciò o si trattava di Blaise ,o un ladro stava tentando di
arraffare qualcosa in attesa di giorni migliori .
In
verità , Ermione avrebbe preferito si trattasse della
seconda opzione , ma quando una mano gelida le scostò il
panno dal viso , non fu un uomo in passamontagna a fissarla con occhi
increduli nell’essere stato colto in fallo , ma due iridi blu
che si dilatarono per l’orrore nel notare la fine del suo
dormiveglia .
Blaise
indietreggiò con un balzo che lo fece scontrare contro il
tavolo di legno che occupava la cucina mentre la pittrice portava i
piedi nudi a contatto con il gelido pavimento nel rimettersi in piedi .
Un
movimento che le costò un rinnovato dolore alla testa che la
costrinse invece ad appoggiarsi contro lo schienale del
divano .
Era
debole , debilitata dal troppo lavoro e dal poco tempo che riservava
per la cura della propria salute, ma era ancora in forze per affrontare
un discorso che rimandava ormai da tempo .
E
quando gli occhi verdi della ragazza si puntarono sull’alta
figura dell’uomo , Blaise sentì uno strappo
violento allo stomaco nel cogliere il rimprovero di quello sguardo ,
rigido come il sorriso stanco che la donna gli rivolse .
-
Blaise .
La
scarsa emotività di quel sussurro , la stanchezza di quelle
corde vocali portò il maggiore dei Duval ad irrigidire la
mascella in un moto di tensione , come tesi erano i suoi muscoli ,
ghiacciati in una staticità che doleva e lo metteva in
agitazione .
Perché
la certezza di riuscire a starle vicino nell’ombra , la
fiducia nella disattenzione della pittrice non lo aveva mai posto
davanti alla possibilità di essere scoperto , di essere
beccato .
In
fondo , il suo continuo vegliare su di lei non era stato
dettato dall’egoismo , ma dal desiderio di
proteggerla , di starle accanto in qualche modo , di sentirla sua anche
in minima parte .
Eppure
lui sapeva , aveva sempre saputo che lei non era più sua ,
che quegli occhi avevano realmente smesso di guardarlo da tempo , che i
suoi errori avevano rovinato ciò che di più bello
avesse mai avuto nella sua vita .
L’errore
che gli era costato l’amore dell’unica donna che
avesse mai amato in quella vuota e noiosa esistenza .
-
Siediti per favore .
Sebbene
Ermione avesse tentato di usare un tono di voce pacato , lo scatto con
cui l’uomo rovesciò la sedia le squassò
il petto come il rombo di un tuono , facendole fischiare le orecchie
per lo stridere del tavolo che quasi si rovesciò sotto il
calcio che Blaise caricò contro il mobilio della cucina .
Non
perché lui fosse stato colpito dal tono accondiscendete di
lei , ma perché c’era la fine in quelle
semplice tre parole , un arrendevolezza che la pittrice mostrava
inconsciamente nell’arricciamento inconsueto delle labbra e
l’intreccio fremente delle dita .
Lui
lo sapeva , lui sapeva riconoscere quei piccoli segnali
perché lui aveva amato quel corpo , aveva esplorato ogni
anfratto di quel piccolo corpicino adagiato mollemente sul divano ,
sapeva quali corde toccare per farla tremare dal piacere , sapeva quale
punto sfiorare per farla ridere .
Lei
era stata sua , completamente sua , nell’anima , nel cuore e
nel corpo , ma ora lei lo stava allontanando , gli stava chiedendo cortesemente di
farsi da parte , di sedersi per ascoltare ed accettare la conclusione
di quella storia .
Una conclusione che Blaise , nella sua per quanto inutile e patetica
speranza , aveva sperato di non dover ancora affrontare .
Invece
lei era lì , lontana da lui , con quello sguardo sfuggente e
l’espressione di chi sa già cosa fare dopo la
rottura , chi sa già di riuscire a sollevarsi dopo la fine
di quella storia .
E lui ?
Non pensava lui ?
- No
– sibilò infatti Blaise con espressione
strafottente , sbattendo le nocche contro la parete per richiamare
l’attenzione di quelle iridi verdi che cominciavano
già a farsi vacue .
Ermione
indurì la piega della labbra con aria risentita ,
raccogliendo le gambe al petto per distanziarsi dal corpo fremente del
ragazzo , alto e minaccioso , con quegli occhi blu che baluginavano di
minacce e future rappresaglie .
Solo
che la pittrice voleva davvero concludere quella storia , chiuderla con
un lucchetto e sigillarla nella parte più remota del suo
cuore , non solo perché era giusto , ma perché
l’ossessione che nutrivano l’uno per
l’altra avrebbe distrutto entrambi .
E se
avesse dovuto usare la forza per mettere la parola fine , lo avrebbe
fatto .
-
Bene – riprese piccata , agguantando il cellulare che aveva
deposto su un comodino per essere pronta a chiamare aiuto –
fa come meglio credi , ma dobbiamo finirla una volta per tutte
. Non puoi andare avanti così , spiarmi ,
pedinarmi e addirittura intrometterti nella mia vita , non ne hai
più il diritto .
Un
pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male , ma Blaise
incassò il colpo con un ringhio di protesta ,
indurendo lo sguardo e facendo schioccare la lingua contro il palato .
-
Ciò che faccio è affar mio , tu sei affar mio !
– tuonò con voce grossa , richiamando
l’attenzione dei clienti del locale che sobbalzarono a quel
rumore , alzando gli occhi al soffitto quando udirono
l’infrangersi di vetro sulle loro teste .
E
mentre Alexandre correva al piano di sopra con sguardo minaccioso ,
Ermione ritirava la mano in grembo , il respiro pesante e le dita
irrigidite dallo sforzo .
Blaise
osservò il portacenere di cristallo che la pittrice gli
aveva scaraventato contro con sguardo allucinato , sfiorando il taglio
alla guancia che aveva riportato nello scoppio di frammenti sul suo
volto .
-
Cosa …
-
Sono affar tuo ? E da quando ? Io ti avevo chiesto solo una cosa ,
una soltanto ! E tu cosa hai fatto ? Hai tradito la parola
data ! Hai quasi ucciso Cèline per questo tuo stupido odio
per le donne che hai riversato anche su di me – Ermione
riprese fiato con gli occhi lucidi di lacrime prima di ricominciare ad
urlare – ma sai che ti dico ? Io non sono tua madre ! Non lo
sono ! Non puoi sempre addossarmi le sue colpe , non puoi sempre
aspettare che io commetta un errore per paragonarmi a lei ! Non puoi
perché io non sono lei !
Un
colpo di tosse le portò via il respiro quando la gola
cominciò a bruciarle per il troppo urlare , lasciando che il
silenzio scivolasse tra di loro , un silenzio denso di rancore ,
vergogna e disprezzo .
Il
bussare frenetico alla porta attirò lo sguardo di entrambi ,
ma mentre Ermione sentiva il sollievo assalirla nel capire chi vi fosse
al di fuori dell’uscio , Blaise non potè far altro
che stringere i pugni lungo il fianco prima di tornare a fissarla .
Perché
era la prima volta che lei urlava a quel modo , era la prima volta che
la pittrice lasciava trasparire tante emozioni , era la prima volta che
coglieva il disprezzo nella voce di lei , e quella volta gli bastava ,
gli sarebbe bastata per una vita .
Il
furore che lo aveva portato fino a quel punto scomparve ,
l’ardore che lo aveva spinto a seguirla si
cristallizzò , la consapevolezza di essere nel giusto
crollò e la ragione divenne chiara .
Lui
odiava sua madre , l’aveva sempre odiata per non averlo mai
amato , e aveva sfogato il suo odio su di lei , aveva esorcizzato il
suo dolore testando le reazioni di Ermione , ma la cosa che
più di ogni altro lo lasciava con l’amore in bocca
era un'altra .
Lui
aveva sperato che la
donna commettesse qualche errore , lui aveva disperatamente cercato
di farla sbagliare per soddisfare la sua visione del genere femminile ,
per nutrire il suo odio per le donne come sua madre .
Ermione
però non era stata come sua madre , non lo aveva mai tradito
, lo aveva amato fino alla fine , fino a quando il suo odio verso se
stesso e verso la sua genitrice non aveva corroso il loro rapporto .
Fino a quando il suo odio non aveva ucciso
l’amore che entrambi nutrivano per l’altro .
L’espressione
straziata di Blaise bastò per far debordare le lacrime dagli
occhi della donna , colpita dallo sguardo spento dell’uomo e
dalla curva improvvisa delle spalle .
Ora
le appariva così piccolo , così fragile che i
suoi piedi si mossero da soli , le sue mani raggiunsero il suo volto
nel disperato tentativo di poter incanalare tutto il dolore che quel
giovane uomo portava dentro di sé tra i palmi .
Il dolore di non essere mai stato amato .
Sotto
le sue dita Ermione poteva percepire la freddezza di quelle membra , la
fragilità di quei lineamenti che accarezzava con i pollici ,
il tremore di quelle labbra che accostò alle proprie .
Erano
amare le sue labbra , salate per delle lacrime non sue , le lacrime che
le bagnarono le ciglia tremanti quando gli sfiorò le guance
.
Fu
come baciare una statua , fredda e senza vita , un pezzo di marmo
inanimato tra le sue braccia troppo piccole per poterlo affogare nel
suo calore .
Un
suo sussurro e il furore del vento le frustò il viso quando
la finestra venne spalancata , in contemporanea con la porta che
Alexandre buttò giù con una spallata prima di
avventarsi sull’ombra appena uscita .
Eppure
l’uomo si sarebbe aspettato di tutto , avrebbe accettato
tutto ma non quello .
Perché
Ermione era crollata in ginocchio , senza l’ombra di una
ferita o di percosse , ma quando quegli occhi verdi si puntarono su di
lui , il dolore che vi lesse all’interno lo sconvolse .
Puro
strazio , un dolore così pulsante che gli parve di vederla
sanguinare a morte .
La
pittrice non guardò più la finestra , si
coprì le orecchie quando percepì un urlo nelle
strade , come il ruggito di una bestia ferita mentre
quell’amore malato veniva cancellato dall’ultima
parola che aveva riservato ad entrambi .
Un
saluto che le era costato tutto il suo coraggio e il suo amor proprio .
*Adieu.
§
Ricominciare
non era mai facile per nessuno , specialmente se vi erano fantasmi del
passato che tornavano periodicamente a causare notti insonni e crolli
nervosi , eppure Ermione stava facendo del suo meglio per andare avanti
.
Da
quella notte erano passate poco più di due settimane , e
l’ormai prossima nascita della bambina aveva assorbito la
pittrice per tutto il tempo , riuscendo a distrarla da quella tristezza
che riversava anche sui suoi quadri , nel nero che usava sempre
più spesso per ritrarre i paesaggi .
Eppure
tutto quello non era stato sufficiente , aveva persino
aumentato la mole di lavoro per tenersi occupata , ma fatta eccezione
per un altro collasso nulla le aveva impedito di pensare a Blaise .
Era
stata lei a mettere la parola fine , ma ciò non
significava che i suoi sentimenti si sarebbero eclissati
così in fretta.
La
ferita che la pittrice portava dentro era ancora fresca e troppo grande
per poter cicatrizzarsi in così poco tempo , ma la speranza
era l’ultima a morire .
E
neanche il pensiero che Blaise stesse probabilmente soffrendo come lei
riusciva a risollevarle il morale , tutto il contrario .
-
Entri o no ?
La
voce canzonatoria di Alphonse la fece sobbalzare per la sorpresa mentre
il modello osservava l’amica con cipiglio preoccupato ,
cogliendo il tremore della mano poggiata sul pomello della porta della
stanza di Cèline .
Ermione
era cambiata , era diventata più cupa , più
assente , più distante , questo lo avevano notato tutti ,
eppure Alphonse era l’unico che trattava la
pittrice con modi bruschi e voce ruvida .
Non
perché lui volesse farle del male , ma perché
voleva che lei reagisse , che tornasse a sorridere , che riprendesse ad
avvolgerlo con il calore di quegli occhi verdi che avevano perso
lucentezza e splendore .
-
Scusami – soffiò lei con voce dispiaciuta ,
aprendo uno spiraglio della porta prima di irrigidirsi
nell’udire la voce ansiosa di Damien .
- Tu
non capisci ! Non lo riconosco più ! Non torna mai
a casa , salta da un letto ad un altro ed è sempre ubriaco .
Sono riuscito a rintracciarlo solo ieri e mi ha lanciato contro una
bottiglia di wisky . Non so più cosa fare !
Cèline
indurì lo sguardo nel notare come il proprio compagno fosse
piegato dall’angoscia e dalla preoccupazione per il fratello
maggiore , ma ciò che preoccupava di più la donna
era la sua migliore amica .
Sicuramente
Ermione non avrebbe retto anche quello , non quel comportamento
disinteressato e autodistruttivo che Blaise aveva adottato , e stava
giusto per proibire a Damien di mettere al corrente la pittrice quando
i suoi occhi zaffiro notarono il tremore della porta .
E
tutto si sarebbe aspettata , ma non di incrociare lo sguardo furioso di
Ermione che aveva appena sbattuto la porta con tutta la forza che aveva
prima di percorrere i corridoi di corsa , inseguita da un preoccupato
Alphonse e dalla voce disperata di Cèline .
Quando
il modello riuscì ad agguantarla l’infermiera alla
reception lanciò loro un lungo sguardo di rimprovero quando
la donna si strattonò dalla presa , gettando
all’aria il carrello di detersivi che una povera inserviente
aveva lasciato incustodito all’entrata .
Alphonse
indietreggiò con sguardo allucinato , notando come la donna
avesse preso a mordersi l’unghia del pollice così
forte da farlo sanguinare .
- Ma
sei impazzita ! – sbottò lui prima di fermarle i
polsi e sbatterla contro la parete , intravedendo sotto il ciuffo di
capelli le iridi chiare della migliore amica lucide di rabbia
e di disprezzo .
Perché
Ermione continuava a risentire nella sua mente solo una parte della
confessione di Damien , la frase che le aveva annebbiato la vista e
mandato il sangue al cervello .
Salta da un letto ad un altro .
Non
che lei avesse sperato che Blaise si rinchiudesse nella sua villa per
sfogare il suo dolore in solitudine , ma non era concepibile che lui
avesse ripreso la vita di sempre mentre lei soffriva con
dignità e in silenzio .
Nulla
le proibiva di buttarsi nelle braccia di un altro uomo , ma era passato
troppo poco tempo per fare un tale passo avanti , mentre lui
si sollazzava con donne diverse ogni notte , quasi volesse urlarle
che con o senza di lei poteva ancora sopravvivere .
Che lei non era l’unica vergine che si
portava a letto e che aveva macchiato per la prima volta .
- Va
bene , ora ascoltami – Alphonse si passò una mano
tra i capelli con sguardo minaccioso , puntandole un dito contro il
naso – ora tu vai a casa , ti fai una doccia e andiamo a
ballare stasera , con o senza il tuo consenso .
Hai bisogno di svagarti , non fai altro che
lavorare e preoccuparti per gli altri , ora lascia che sia io a
prendermi cura di te .
La
pittrice ascoltò lo sfogo dell’amico con sguardo
turbato , afferrando la mano che il modello agitava con sguardo
frustrato davanti al volto per stringersela al petto .
- Ma
non hai Louis ? è da un po’ che non vi vedo
insieme !
L’espressione
disgustata di Alphonse bastò per far incupire lo sguardo
della donna , per nulla sorpresa nello scoprire che i due si erano
lasciati , e lei sapeva che era colpa sua e del modo in cui il modello
correva al suo capezzale ogni giorno senza curarsi di altri .
Stava
giusto per chiedergli scusa quando l’uomo le tappò
la bocca con occhi severi per zittirla .
- Se
quel barbone non accetta che tu vieni prima di lui e di tutti gli
altri allora non fa per me tesoro ! La mia
priorità sarai sempre e solo tu ! Di
uomini ne posso trovare a bizzeffe , tu invece sei
l’unica per me , quindi non scusarti per colpe che non hai !
Era
da tanto che Ermione non provava una simile commozione , ma
l’affetto incondizionato di Alphonse le inondò gli
occhi di lacrime , riaccendendo il suo sguardo di quella luce
particolare che aveva da sempre fatto innamorare di lei chiunque la
incrociasse anche solo per caso .
Alphonse
soffocò una risata nel ritrovarsi con quella cosina stretta
tra le braccia , respirando il profumo dei capelli di lei e pregando di
riuscire finalmente a farle voltare pagina con una serata diversa dalle
altre .
Perché
era vero che la pittrice non aveva mai pensato a se stessa , aveva
sempre messo gli altri prima di lei , anche con lui , lo aveva sempre
capito , ascoltato , confortato anche per la minima sciocchezza .
Perciò
il sentirla di nuovo così vicina , tanto nel corpo quanto
nel cuore lo inorgoglì .
- Ti
voglio bene .
Un
infermiera squittì per la paura quando il modello le
indirizzò un occhiata omicida con occhi umidi di lacrime ,
tirando su con il naso e adducendo quella sua palese
emotività ad un allergia passeggera .
- E
comunque – iniziò lei nello scostarsi un
po’ da quell’abbraccio – mi sento
ugualmente in colpa , perciò ti presenterò il tuo
futuro partner , e sono sicura che ti piacerà !
Non
che Alphonse fosse entusiasta di conoscere un nuovo uomo , ma vedere la
sua migliore amica di nuovo piena di vita gli bastava .
Sperava
solo che il nuovo pretendente non fosse un palle mosce come il suo ex ,
anche se qualcosa nello sguardo divertito di Ermione gli diceva che
avrebbe avuto più di un grattacapo quella sera ,
specialmente se il suo accompagnatore era un orgoglioso francese dagli
occhi d’oro , dalla lingua affilata e dalla bestemmia facile
.
§
Quella
sera il Burlesque era sorprendentemente pieno , tanto affollato da non
permettere a molti di respirare liberamente senza essere spintonati o
colpiti da qualche gomitata .
La
pista da ballo era gremita di gente , illuminata dalle luci
psichedeliche che colpivano ad intermittenza le cubiste che
si dimenavano sui loro palchetti rialzati .
Gli
odori che predominavano in quell’accozzaglia di corpi erano
il forte profumo degli alcolici che Alexandre passava sul bancone come
fossero caramelle , la lieve scia di fumo delle sigarette e un profumo
particolare che teneva gli occhi di Blaise Duval incollati alla pista
da ballo .
Era
un profumo conosciuto , per nulla influenzato dagli odori della sala ,
una scia incontaminata che accerchiava un gruppo di ragazzi
accostati al bancone .
Il
ragazzo assottigliò gli occhi per mettere a fuoco
l’uomo più alto della combriccola , lasciando che
la cameriera seduta sulla sue gambe si strusciasse sul suo torace come
meglio credeva .
Era
frastornato dalla musica e dalle due bottiglie di rum che si era
scolato in un ora , non capiva molto di quello che gli stava intorno ,
non riconosceva volti , non sentiva molti rumori , ma quel gruppetto lo
attraeva in modo inspiegabile .
Passò
in rassegna il volto sbarbato dell’uomo , percependo una
strana familiarità con i lineamenti di lui e la sua stazza ,
una familiarità che crebbe nel riconoscere gli
inconfondibili occhi d’oro di Etienne Baudelaire , il capo di
Ermione .
La
sorpresa di trovarlo lì fu soppiantata però dalla
curiosità di sapere come mai si fosse tirato a lucido ,
rendendo la sua figura più attraente e meno minacciosa
sebbene quello sguardo fosse costantemente accompagnato dalle
sopracciglia aggrottate .
Etienne
stava parlando o per meglio dire litigando con un altro ragazzo che
Blaise conosceva , un biondo che difficilmente passava
inosservato per la bellezza dei lineamenti e del fisico .
Ora
Blaise era davvero sorpreso di vedere insieme Alphonse ed Etienne , di
notare come le mani di entrambi , nonostante l’espressione
rabbiosa dei due , esprimessero una tensione sessuale che
veniva soddisfatta da continui sfioramenti di spalle , fianchi e
braccia .
Tuttavia
, il perché si trovassero lì non era
ciò che gli premeva maggiormente sapere
, perché solo una persona avrebbe potuto creare un
simile incontro , la ragazza che Duval prese a cercare con il respiro
ingolfato e il cuore che pian piano accelerava i battiti .
Enora
si ritrovò a terra quando Blaise scattò in piedi
con occhi spiritati , traballando sulle proprie gambe e allungando il
collo per intravedere tra folla accalcata il vestiario trasandato di
Ermione , la sua treccia ordinata e severa , lo sguardo occhialuto di
lei .
Eppure
non c’era traccia della pittrice , solo
nell’intercettare il gesto rabbioso con cui Etienne e
Alphonse terrorizzarono un ragazzo nella pista Blaise riuscì
a riconoscere la chioma infuocata di Evelyne e la ragazza con cui stava
ballando .
La
donna dall’attillato vestito nero di pailette che si muoveva
sinuosa , oscillando sui tacchi vertiginosi e muovendo la folta cascata
di ricci bruni che le cingeva la vita .
Il
rosso acceso delle labbra fu il primo particolare che Duval colse sul
viso pallido di Ermione , irrigidendosi nel notare il trucco
nero che metteva in risalto il verde degli occhi a mandorla ,
intriganti e accesi dal luccicore dell’alcol che scorreva
nelle vene della donna .
Era
brilla , questo lo capì dal modo soffice con cui sorrideva ,
alzando le braccia e muovendosi a ritmo delle note della musica house
del locale , il ritmo che i suoi fianchi seguivano come
l’oscillare ipnotico di un pendolo .
Le
luci la illuminavano ad intermittenza , si insinuavano nello scollo
profondo sul petto , accarezzavano il biancore delle gambe affusolate
scoperte dalla gonna corta , penetravano nella chioma lucente
che le copriva lo spacco profondo alla schiena .
E
ballava , danzava con la leggiadria di una fata , la malizia
di una sirena e ondeggiava i fianchi con la naturalezza di una
ballerina del ventre .
Bella
e seducente , tanto intrigante in quella bellezza che sbocciava nelle
sue labbra rosse e brillava negli occhi di cristallo , la donna
spensierata che Blaise non aveva mai visto .
Perché
Ermione lo era in quel momento , spensierata , libera dal peso delle
responsabilità che si era sempre accollata , trasportata
dall’età che non aveva mai potuto dimostrare e che
ora si godeva appieno con qualche bicchiere in più .
Si
stava divertendo , era stranamente euforica e divertita dal modo in cui
tutti la fissavano , lusingata dalle occhiate interessate di quasi
tutto il locale .
Non
c’era più nessun Blaise , nessuna bambina in
arrivo , nessun bisogno di denaro per sfamare la sua nuova
famiglia , era solo una giovane donna che si divertiva a ballare e a
stuzzicare la fauna maschile della sala .
Per
la prima volta la pittrice riusciva davvero a vivere appieno la sua
giovinezza , senza pensieri , senza limitazioni ,
accettò anche di salire su un cubo quando una delle
ballerine la invitò su , spinta anche da una sorridente
Evelyne che raggiunse il proprio compagno con occhi ridenti ,
rasserenata dall’atteggiamento dell’amica .
Alexandre
si lasciò scappare un sospiro di sollievo nel vedere la
piccola Ermione dimenarsi sul cubo con un aria che mai le aveva visto
,così allegra e divertita che anche lui prese a
canticchiare per il sollievo .
Persino
Alphonse smise di malmenare Etienne quando sentì la risata
squillante dell’amica sopra la musica , permettendo a quel
buzzurro dell’accompagnatore di cingergli il fianco con un
braccio , osservando a sua volta la danza sinuosa della donna .
- Non
ci speravo più !
L’esclamazione
sollevata del modello catturò nuovamente
l’attenzione del francesce dagli occhi d’oro
, preso dal controllare che nessuno attentasse alla
virtù della petite papillon .
-
è più forte di quel che sembra – si
intromise allora Etienne , le dita fredde che si insinuavano sotto la
camicia attillata del modello .
Alphonse
si lasciò scappare un mugolio di piacere , socchiudendo gli
occhi da gatto per quella carezza , facendo le fusa contro il petto
muscoloso del capo della sua migliore amica che avrebbe davvero dovuto
ringraziare .
Perché
davvero il ragazzo si aspettava di conoscere un anonimo
bell’imbusto , e non quella bellezza rude che gli
aveva fatto correre un brivido di eccitazione nell’incrociare
quegli occhi d’oro .
Etienne
era un uomo orgoglioso , impulsivo e permaloso , ma
l’affetto che accendeva il suo sguardo ogni
qualvolta osservava Ermione aveva portato il modello a concedergli una
possibilità .
Il
ragazzo stava già ricambiando la carezza con un bacio sul
collo quando sentì il compagno irrigidirsi sotto le sue
labbra , attirando il suo sguardo scocciato .
-
Cosa c’è ora ? – si lamentò
infatti , disturbato dalla piega confusa delle labbra
dell’uomo che fissava davanti a sé con aria sempre
più minacciosa .
-
Cosa ci fa lui qui ?
Fu il
tono caustico dell’uomo ad invitare il modello a seguirne lo
sguardo , solo che quando lo fece , Alphonse si sentì
sommergere dall’angoscia e dal furore nel riconoscere
l’alta figura di Blaise Duval poco distante dal cubo sul
quale ballava l’amica .
Alexandre
ed Evelyne furono richiamati dal sibilo minaccioso del biondo , troppo
impegnato a masticare maledizioni tra i denti per far caso a loro .
Eppure
tutti si misero sull’attenti nel notare l’ombra
minacciosa di Duval , gli occhi puntati sulla figura oscillante di
Ermione .
Un
orribile dèjà-vu li fece irrigidire sul posto ,
tanto che quando Blaise caricò il cubo sul quale la pittrice
ballava nel notare alcuni ragazzi ballarle attorno , Alphonse
si lasciò scappare un grido sorpreso che fu più
acuto della musica stessa .
Ermione
fece appena in tempo a voltarsi verso l’amico che qualcosa di
non ben definito le falciò le gambe , facendola crollare
su un corpo duro che la trascinò fuori
dal locale senza che la sua bocca potesse invocare aiuto .
La
testa le girava , e quando qualcuno le infilò quello che al
tatto le sembrava un casco , non potè far altro
che ancorarsi alla schiena dello sconosciuto motociclista.
Il
giaccone del suo rapitore era profumato , morbido e familiare , e anche
se il suo cervello faticava a registrare odori e suoni , quando le sue
narici entrarono in contatto con un familiare odore di fresco , la
pittrice si ritrovò a dilatare le pupille per la sorpresa .
Quando
le piccole mani di Ermione presero a tempestargli il petto di pugni
Blaise capì che la ragazza lo aveva finalmente riconosciuto
, ma lui ora non aveva più intenzione di starla a sentire ,
non più .
Perché
lei era sua , lo sarebbe stata fino alla fine dei suoi giorni , e anche
se il loro era un rapporto malato , anche se lui aveva commesso degli
errori , non l’avrebbe lasciata andare .
L’avrebbe
rinchiusa nella sua stanza anche a costo di venire arrestato per
rapimento , avrebbe fatto le valigie e l’avrebbe portata con
sé lì dove nessuno li avrebbe seguiti , dove
nessuno si sarebbe messo in mezzo per strappargliela dalle braccia .
Un
piano di fuga che il ragazzo si ritrovò a interrompere
quando sentì il corpo della donna staccarsi dalla sua
schiena , e il terrore che lei provasse a gettarsi in strada come era
accaduto molto tempo prima lo spinse a frenare in prossimità
di una campagna .
Nel
percepire il rallentamento del veicolo la pittrice si
districò dalla presa dell’uomo e
zoppicò via , inciampando e finendo a terra poco prima di
riuscire a correre via da lì .
Blaise
le fu subito sopra senza darle neanche il tempo di rialzarsi e scappare
, la prese in braccio senza minimamente curarsi dei tentativi peraltro
inutili di farsi lasciare e le tappò la bocca con una mano
per evitare che lei gridasse in cerca di aiuto .
- Ora
devi ascoltarmi !
Quel
tono perentorio la zittì quasi subito , lasciandola incapace
di ribattere o anche solo di riprendere a muoversi.
Nel
buio della notte gli occhi blu di Blaise erano ancora più
scuri , sfumati in un nero cupo che la fece irrigidire per
l’inquietudine .
Perché
erano seri come mai li aveva visti , freddi e implacabili come poteva
esserla una stilettata in pieno petto .
- Il
nostro può essere anche un rapporto malato ma io ti amo , e
nulla potrà cambiare questo .
Ho
commesso degli errori , e forse ne compirò altri , ma tutto
ciò che ti chiedo è di amarmi .
Lascerò la villa , ripudierò anche il mio
nome se necessario , ma non voglio altro che te .
Se
non posso avere te , allora non voglio avere niente .
Erano
parole pesanti anche per la loro età , eppure la
serietà di quello sguardo fece tentennare la pittrice per
qualche secondo man mano che l’espressione di Blaise
, da convinta , mutava in un incertezza che doleva
al cuore .
Avevano
provato entrambi a ricominciare da capo , a dimenticare , ma non
c’erano riusciti , perché quell’amore
non poteva essere cancellato o dimenticato .
- Ho
bisogno di tempo per pensare . Potrò darti una risposta dopo
la nascita della bambina .
Blaise
allora si limitò a sorridere debolmente prima di rimetterla
a terra e abbracciarla con una delicatezza che con lei non aveva mai
usato , una tenera stretta nella quale Ermione affondò con
occhi lucidi e il cuore accelerato .
Forse
avevano bisogno entrambi di tempo per pensare , per leccare le ferite e
guardare avanti insieme .
In
fondo , Cèline e Damien c’erano riusciti ,
perché per loro sarebbe dovuto essere diverso ?
§
Nessuno
avrebbe pensato che un solo mese avrebbe potuto risanare tante
cicatrici .
Nessuno
avrebbe scommesso sulla buona riuscita di quel rapporto , eppure
Ermione e Blaise erano riusciti ad appianare le proprie differenze per
stare insieme , per amarsi .
C’era
voluto tempo e fatica per fare in modo che la pittrice potesse tornare
a fidarsi di Duval , e Blaise , a sua volta , aveva dovuto compiere
molti sacrifici per riavvicinarsi a lei .
Aveva
abbandonato la villa e aveva ricominciato a frequentare il
conservatorio , convinto da suo fratello a riprendere a suonare il
violino che aveva abbandonato e poi bruciato dopo
l’abbandono della madre .
Ermione
, inoltre , aveva promesso che poco dopo la nascita della bimba sarebbe
tornata all’accademia dal momento che nonna Makoto si era
ristabilita e si era autonominata futura responsabile delle
necessità di Cèline e della bambina .
Sembrava
tutto perfetto , tutto sorprendentemente giusto , e l’ormai
prossima nascita della piccola Gisèle rendeva tutti
elettrizzati ed euforici .
Euforica
come la risata che Cèline si lasciò sfuggire poco
dopo essere uscita dal negozio di abbigliamento infantile che aveva
appena svaligiato in compagnia della sua migliore amica .
- Che
ne dici ? Erano meglio i vestitini con l’orlo di pizzo ?
Ermione
sorrise benevola alla donna , offrendosi di portare le due buste che la
neo-mamma faceva ruotare tra le mani pallide nel mentre che
Cèline dava qualche piccola pacca affettuosa sul pancione di
nove mesi .
-
Sono perfetti quelli che tu hai scelto Lin , ora , per favore ,
torniamo all’ospedale , sono sicura che a Damien
starà venendo un infarto per questo tuo ritardo .
L’espressione
indifferente che la donna aveva messo sù tradiva
l’eccitazione che le illuminava lo sguardo al pensiero del
suo compagno , ma erano davvero in ritardo , ed era ora di rientrare .
- Tu
invece – iniziò Cèline con aria
civettuola – non mi dici niente ? Hai deciso di accettare la
corte di Blaise o sbaglio ? Persino io mi sento dispiaciuta per lui e
per tutte le volte che lo ignori appositamente !
Non
vi fu una vera e propria risposta da parte dell’artista
perché Ermione si limitò a sorridere e ad
accarezzare il ciondolo che Blaise le aveva regalato , gemello di
quello che l’uomo nascondeva sotto i maglioni .
In
verità aveva già accettato la corte di lui , ma
nessuno ne era a conoscenza .
I
loro erano incontri clandestini , serate romantiche e notti insonni
passata tra baci e carezze .
Si
comportavano come due ragazzini innamorati , e in fondo lo erano .
Il
tempo guariva le ferite , e sebbene le loro non fossero del tutto
cicatrizzate , entrambi avevano deciso di provarci ancora una volta .
Il
suo ultimatum sarebbe scaduto presto , e lo avrebbe accettato
completamente , con difetti e pregi , avrebbe amato l’ombra
di dolore che gli scuriva lo sguardo , avrebbe amato quelle labbra che
continuamente gli sussurravano dolci
‘ti amo .
-
Aspetta !
La
voce stizzita di Cèline la fece bloccare poco prima di
scendere la lunga scalinata che portava al centro mentre la donna
rovistava nelle buste con sguardo sempre più indispettito .
-
Cosa c’è Lin ?
- Non
c’è ! Il capellino non c’è
più ! Devo averlo dimenticato sulla cassa ! Ed ora ? Un
completo non può definirsi tale senza il cappellino ! Coma
farò ? Non potrò farglielo indossare ,
non…
- Ehi
! – la riprese la pittrice con sguardo severo , toccandole
una spalla per attirarne l’attenzione – facciamo
così. Ora torno al negozio , prendo il cappello e torniamo
all’ospedale . Non c’è bisogno di
allarmarsi .
Aspettami
qui , e non ti muovere !
Cèline
tirò su con il naso , annuendo come una bambina prima di
accarezzarle la mano e appoggiarsi al corrimano di metallo della
scalinata .
Solo
a quel punto Ermione tornò indietro di corsa , entrando
nella piccola boutique per afferrare il cappellino rosa confetto e
scusarsi per l’intrusione con il commesso .
Ci
mise circa cinque minuti , ma quando tornò sui propri passi
si ritrovò a sgranare gli occhi quando vide
Cèline strattonare la borsetta dalla presa ferrea di un
brutto ceffo .
Un
trillo di allarme portò la pittrice ad accelerare il passo ,
non tanto per paura che lo scippatore potesse rubare la borsa
all’amica , ma per il terrore che la sommerse nel vedere come
la neo-mamma indietreggiasse sempre di più verso il limitare
della scalinata .
Accadde
tutto in una manciata di secondi .
Poco
prima Cèline stava dando del filo da torcere al ladro , poco
dopo Ermione si aggrappava alle spalle dello scippatore per
fargli mollare la presa e allontanarlo dalla donna .
L’uomo
ringhiò nel sentirsi strattonare , gettando a terra la
ragazza con uno spintone e facendo scattare la chiusura del coltello
con il quale si avvicinò ad una tremante Cèline .
Ed
avvenne l’irreparabile .
In un
moto di disperazione la pittrice tornò in piedi con un salto
, fiondandosi sul ladro e spingendolo all’indietro , verso la
scalinata .
L’uomo
abbandonò la presa sull’arma per la sorpresa ,
aggrappandosi alla casacca marrone della piccoletta che
trascinò con sé nella caduta , sotto lo sguardo
orripilato della donna e dei passanti .
I due
rotolarono per tutta la scalinata , finendo uno sopra l’altro
sullo spiazzo che portava al marciapiede bianco .
Una
chiazza rossastra si aprì sotto i loro corpi , mentre
Cèline lanciava un urlo disumano nel vedere tutto quel
sangue sgorgare da sotto la testa della sua migliore amica ,
con le sirene dell’ambulanza che qualche spettatore aveva
chiamato a inondarle i timpani e spezzarle il cuore .
E
quel nome tanto amato incastrato nella gola che sentiva
bruciare per il troppo urlare .
§
Il
frantumarsi del bicchiere con il quale Blaise stava giocherellando
attirò l’attenzione di Alexandre , occupato a
risistemare il bancone prima di raggiungere l’ospedale dove
avevano appuntamento per l’ultimo controllo della piccola
Gisèle .
-
Tutto bene ?
Il
maggiore dei Duval tornò in sé con un sussulto ,
annuendo e osservando ciò che rimaneva del suo Martini con
occhi straniti .
Era
stato un attimo , un brivido freddo gli aveva attraversato la colonna
vertebrale e lo aveva portato ad allentare la presa sul bicchiere ,
troppo preso da quell’orribile sensazione di gelo che gli
aveva intorpidito anche la punta delle dita .
Si
massaggiò le braccia e il collo in cerca di calore ,
sfiorando la collana nascosta dai vestiti che strinse attraverso la
camicia , abbandonando la presa subito dopo l’urlo furioso di
Evelyne .
-
Fuori di qui se non vuoi che ti prenda a calci , brutta
puttana !
Persino
Alexandre sobbalzò nel vedere la sua tenera e dolce compagna
rincorrere con un diavolo per capello Enora , tirandole dietro un
portacenere prima che la poveretta potesse raggiungere la porta .
Con
il fiatone e gli occhi dilatati per la rabbia la rossa rispose con un
ringhio al richiamo del suo ragazzo , stringendo gli occhi quel tanto
che bastava per fulminare la cameriera e lanciarle una maledizione che
fece accapponare la pelle anche a Blaise .
- Ehi
! Si può sapere cosa succede ?
Alexandre
ricevette come risposta un grugnito infastidito prima che la piccola
diciottenne tornasse nel retro del locale , emettendo un chiasso
infernale , come un trafficare di oggetti e vetri .
-
Guarda che nascondeva quella puttana nel suo armadietto ! –
strillò con voce isterica quando tornò da loro ,
trascinandosi dietro un oggetto rettangolare coperto da un
lenzuolo bianco .
- Che
cos’è ? – si volle informare il
proprietario del Burlesque , ancora intimidito dal comportamento della
sua tenera compagna mentre quella posava con delicatezza
l’oggetto sul bancone del bar .
-
è un quadro di Ermione . Mi aveva confessato di averlo
dimenticato da qualche parte e che era un regalo .
Quella stronza di Enora lo aveva nascosto nel suo armadietto
senza dire nulla , mentre la mia povera Ermione si dannava
l’anima per cercarlo .
Con
una smorfia dispiaciuta Evelyne scostò dolcemente il telo ,
sgranando gli occhi in concomitanza con Alexandre e un sorpreso Blaise
che si allungò verso la donna con sguardo incredulo .
- Wow
!
L’esclamazione
del barman fu seguita dal sorriso dolce della donna e la mano tremante
che il maggiore dei Duval allungò nell’accarezzare
il sorriso materno della donna ritratta .
La
donna tanto simile a sua madre ma decisamente differente .
Perché
, nonostante i tratti somatici fossero identici , quel sorriso
gentile e la luce morbida dello sguardo erano pura invenzione
, una fantasia che Blaise aveva avuto fin da bambino , nella speranza
che lei lo guardasse in quel modo .
Sotto
lo sguardo raggelato del violinista Evelyne ruotò il
ritratto , sussurrando le poche righe scritte dietro la tela per poi
allungare il quadro verso Blaise .
-
è per te .
Le
mani dell’uomo tremarono leggermente nello sfiorare gli
angoli ruvidi della tela , osservando quell’insolito regalo
con la gola asciutta e la lingua incollata al palato .
Il suo sogno .
Ermione
gli aveva regalato il sogno di una vita , il sogno che lo aveva tenuto
sveglio nelle notti della sua triste infanzia e solitaria adolescenza .
Il
sogno di essere amato da un sorriso di sua madre , da un suo sguardo ,
da una dolcezza che non aveva mai ricevuto .
L’emozione
rischiò di cancellare quel minimo di autocontrollo che stava
esercitando su di sé nel mentre che Alexandre correva al
telefono che aveva preso a squillare con fare quasi isterico .
-
Pronto ?
Evelyne
si accostò all’uomo dagli occhi blu con un sorriso
dolce , posandogli una mano sulla spalla con sguardo materno .
- Non
credo che tu possa più mettere in discussione il suo amore
per te ora .
Blaise
si lasciò sfuggire un sorriso a mezze labbra quando
l’urlo sconvolto del barman attirò la sua
attenzione e quella della rossa .
-
Quale ospedale ? Va bene , arriviamo subito .
L’uomo
chiuse la telefonata bianco come un cencio , la mano che reggeva la
cornetta che tremava in modo vistoso sotto lo sguardo preoccupato della
donna .
-
Cosa…
- Un
uomo ha tentato di rapinare Cèline , ma Ermione si
è messa in mezzo ed è caduta da una scalinata .
Ora sono all’ospedale .
Lo
stridere della sedia accompagnò la corsa disperata di Blaise
verso la propria moto parcheggiata nel retro del locale mentre il
quadro che aveva poco prima lanciato collideva con la caffettiera che
Alexandre aveva riempito e che si rovesciò su tutto il
ritratto .
Solo
che Blaise Duval poteva accettare che sua madre non lo avesse mai amato
, poteva accettare tutto ma non la morte di Ermione .
Aveva
retto all’abbandono di sua madre , aveva sopportato il
rancore di suo padre , ma non avrebbe mai superato la perdita di lei ,
non avrebbe retto quella volta .
E
pregò , supplicò qualunque divinità
esistente di salvarla , pregò sua madre di aiutarlo , almeno
per una volta , almeno per quel giorno .
Poi
l’avrebbe perdonata e avrebbe accettato la sua scomparsa .
Avrebbe
accettato tutto pur di avere Ermione al suo fianco .
Tutto
affinché lei non lo lasciasse , senza
aver avuto neanche la possibilità di sentire un
‘ti amo uscire da quelle labbra che pregava di non sentire
gelide contro le proprie .
§
Gli
ospedali non erano certamente luoghi in cui sorridere o lasciarsi
sollevare dall’euforia , la maggior parte dei pazienti e dei
loro familiari , il più delle volte , si
sentivano sommergere dalla tristezza per le condizioni in cui vertevano
le persone a loro care .
Eppure
, benché il personale dell’ospedale fosse ormai
avvezzo al pianto di madri per la malattia dei propri figli e al dolore
delle persone lì ospitate , la visione di una simile
disperazione li lasciò comunque basiti .
La
prima a correre alla chiamata di Cèline era stata nonna
Makoto , distesa da alcuni inservienti sulle scomode poltroncine della
sala di attesa quando la povera anziana aveva capito che
c’era sua nipote chiusa nella sala operatoria .
Il
secondo giunto al capezzale di Ermione fu Alphonse , accompagnato da
Etienne che fece appena in tempo a reggere il biondo prima che questo
crollasse in ginocchio dopo le poche parole smozzicate dalla neomamma
piangente .
Damien
corse ad abbracciare la propria amata con sguardo lucido e un lieve
tremore nelle mani , rivolto con il pensiero a colui il quale
arrivò nell’ospedale con lo stridere di ruote
sull’asfalto bruciato .
Alexandre
ed Evelyne arrivarono poco dopo , ultimi di una corsa contro il tempo
che nessuno di loro era riuscito a vincere .
Blaise
non proferì parola , si lasciò cadere davanti a
Cèline con il capo basso e gli occhi nascosti dai riccioli
neri , le braccia abbandonate lungo i fianchi in una posa stanca e
rassegnata .
La
donna si asciugò le lacrime con la manica
dell’abito a fiori che Ermione le aveva consigliato di
indossare quella mattina , districando tra le dita appiccicose e
insanguinate il ciondolo che la migliore amica aveva perduto durante la
caduta .
E fu
un attimo .
Il
tempo di uno sguardo e gli occhi blu dell’uomo si riempirono
di lacrime mentre le sue dita si chiudevano su quel piccolo oggetto
macchiato di rosso che strinse contro il petto .
Un
pianto silenzioso il suo , ma Blaise sembrava gridare nel suo mutismo ,
sembrava voler buttare giù quella porta con quelle iridi
chiare che non vedevano altro che ombre indistinte nel velo delle
lacrime .
Quando
la porta della sala si aprì l’uomo non
alzò il volto , continuò a rimanere a capo chino
anche quando il medico si scostò la mascherina per guardare
la donna incinta che si disperava davanti ai suoi occhi .
- Lei
deve essere la…- e fissò con sguardo
significativo il ventre rigonfio con sguardo dispiaciuto .
Cèline
non lo degnò di uno sguardo , continuò a tenersi
aggrappata a Damien anche quando il dottore li avvisò
dell’impossibilità della sua equipe di salvare il
paziente , mentre alle loro spalle si avvicinava il cigolio
di una sedie a rotelle .
Nessuno
osò emettere fiato , solo il rumoroso mangiucchiare di un
paziente smuoveva il silenzio pesante appena calato
dopo la notizia di quella tragica perdita .
- Che
è successo ?
Alphonse
si limitò a storcere la bocca quando una voce femminile ,
rauca e bassa , chiese spiegazioni per
quell’insolito gruppo di persone piegate dal dolore .
La
ragazza sulla sedia a rotelle si ficcò allora
un'altra manciata di caramelle gommose in bocca , sistemando la benda
che le copriva l’occhio sinistro e che le impediva di
guardare in viso il suo interlocutore .
Nell’attesa
di ricevere una risposta , la donna notò troppo tardi
l’occhiata di rimprovero che il medico le inviò ,
indurendo la linea delle labbra e risistemandosi gli occhi sul naso
aquilino .
-
Signorina ! Non le avevo forse detto di rimanere nella sua camera ?
La
paziente si mosse nervosamente sulla sedia , osservando il gesso alla
gamba con sguardo crucciato prima di schiarirsi la voce e scusarsi con
voce mortificata .
Una
voce che , nonostante la tonalità bassa e graffiata fece
irrigidire Blaise , tanto che le ossa della mascella gli
scricchiolarono per quanto indurì la mandibola .
Fu a
quel punto che la donna riuscì ad affinare lo sguardo ,
riconoscendo quella schiena ricurva alla quale tante notti si era
aggrappata in preda al piacere .
-
Blaise ?
L’incredulità
si cristallizzò sul viso dei presenti quando la sua voce
sussurrò il nome dell’uomo , gli occhi blu
attirati dalla piccola figura sulla sedia a rotelle che lo fissava con
la bocca appena dischiusa e ricolma di caramelle gommose .
Ed
eccola lì Ermione Ogawa, con il capo e l’occhio
sinistro bendato , una gamba ingessata e qualche graffio sulle braccia
e sulla guancia , ferita ma
viva .
- TU
! – tuonò Blaise ancor prima che qualcuno di loro
potesse emettere fiato , terrorizzando a morte la povera pittrice che
sobbalzò sulla sedia per lo spavento .
Accanto
al maggiore dei Duval , Cèline lanciò un occhiata
incredula al medico , balbettando qualche parola sconnessa che
l’uomo capì a stento .
-
Morta ? O no , la signorina Ogawa sta benissimo , ma credevo che lei
parlasse di Monsieur Blanc che
è arrivato con la signorina poco fa . Lei non è
forse sua moglie ?
La
donna si concesse allora di mandare a quel paese il dottore ,
ringhiandogli contro tutte le maledizioni possibili prima di lasciarsi
andare ad un pianto liberatorio e più tranquillo che la
lasciò spossata ma felice .
Intanto
però , Ermione , che di quella faccenda continuava a capirci
poco riuscì a capire il malinteso che si era creato con
l’uomo che l’aveva trascinata sulle scale , solo
che lo sguardo minaccioso dei presenti non era rincuorante , men che
meno quello di Blaise che aveva cominciato a emettere anelli di fumo
dalle narici .
-
Ecco , è meglio che vada ora che è tutto risolto
. Credo che …- ma la pittrice non ebbe il tempo di finire
che le sue mani furono più veloci della sua lingua ,
spingendo la carrozzella lontano dal violinista che prese a rincorrerla
per tutto l’ospedale .
Con
uno slalom considerevole la ragazza svoltò
l’angolo , aumentando l’andatura ma sentendo il
fiato dell’uomo sul collo , una sensazione che le
costò qualche centimetro di distanza che Blaise
divorò con poche falcate .
Lo
sfracellarsi della sedia contro la parete fece sobbalzare qualche
infermiera , ma ciò che più attirò
l’attenzione dei presenti nel piano fu l’alta
figura maschile che stritolava una piccola figuretta vestita di un
sottile telo verde mela che a stento le copriva il posteriore .
Quelle
braccia sembravano volerla fare a pezzi , ed Ermione glielo fece notare
con un gemito soffocato dal momento che Blaise aveva il viso affondato
nei suoi ricci e la teneva premuta sul suo petto con una mano fredda .
Eppure
l’uomo non allentò la presa , anzi ,
aumentò la pressione delle sue mani sul corpo minuto di lei
, respirando il suo profumo per tranquillizzare il suo respiro
accelerato e i battiti furiosi del suo cuore .
Rimasero
abbracciati per ore , con la pittrice che si rilassava pian piano nella
sua presa , cingendogli il collo e sfogando la sua paura con un pianto
silenzioso e con il violinista che continuava a ripetersi che lei era
viva , lì , tra le sue braccia , e che sarebbe andato tutto
bene per una volta .
-
Blaise ?
Il
tono solenne con cui Ermione richiamò la sua attenzione fece
capire all’uomo che forse la pittrice avrebbe
finalmente espresso liberamente i suoi sentimenti , o almeno , lo
avrebbe rassicurato con qualche parola dolce .
E
sebbene la donna non avesse avuto alcuna intenzione di rovinare quel
momento tanto toccante , quando la natura prese a chiamarla a gran voce
, l’unica cosa che potè fare fu accucciarsi sul
petto del suo compagno con le gambe strette l’una
all’altra e le mani ancorate sul suo torace .
-
Cosa c’è ?
Una
lacrima sfuggì dagli occhi di lei quando il bisogno divenne
insopportabile , portandola anche ad aumentare la presa sul corpo
dell’uomo .
-
Devo fare la pipì – pigolò imbarazzata
, percependo a stento la bestemmia che Blaise aveva cominciato a
masticare tra i denti mentre marciava con passo deciso verso i bagni
dell’ospedale .
Frustrato dalla confessione più
orribile che avesse mai ricevuto in tutti i suoi sudati anni
.
§
Due settimane dopo …
I
matrimoni , generalmente , erano difficili da
dimenticare , quello lo sarebbe stato in particolar modo dal momento
che nessuno avrebbe potuto affittare l’intera Torre Eiffel
per il ricevimento .
E non
era stato il maggiore dei Duval a convolare a nozze come molti si
aspettavano , ma il più giovane , così
terrorizzato dalla possibilità che la sua futura potesse
darsela a gambe da affittare dei soldati scelti per evitare che la
bellissima Cèline Roux potesse utilizzare un lenzuolo
annodato per fuggire via con la sua dolce Gisèle .
Ma la
bambina si trovava tra le braccia amorevoli di Ermione , affiancata da
un affascinante Blaise che teneva lontano dalla propria fidanzata gli
sguardi ammirati degli invitati .
Dopo
quel terribile incidente entrambi si erano decisi ad esprimere i propri
sentimenti senza giochi di parole , accettando i pregi e i difetti del
proprio compagno con animo leggero e cuore innamorato .
La
pittrice aveva perso la vista all’occhio sinistro dopo la
caduta , un sacrificio minimo se paragonato alla possibilità
di perdere la vita , per questo il violinista ringraziava ogni giorno
per quel miracolo .
La
cerimonia fu un vero capolavoro , e Cèline non si
dileguò come molti credevano , si divertì solo a
ritardare il suo arrivo per far penare un po’ il suo povero
sposo che ebbe bisogno di un sonoro schiaffo del padre per riprendere
conoscenza dopo essere svenuto per lo spavento .
Gisèle
era nata forte e bella come la mamma , ma con gli occhi blu dei Duval e
i ciuffi chiari dei Roux , un connubio che aveva fatto innamorare il
papà e aveva inorgoglito la mamma .
La
stessa Gisèle che Ermione coccolava dolcemente , declinando
l’invito di Alpshonse a cedergli la bambina per afferrare il
bouque che Cèline stava per lanciare .
-
Invece di pensare a me dovresti controllare Etienne . Io ho
già deciso di sposarmi l’anno prossimo in Giappone
, nella casa di mio padre . Perciò ti conviene gettare un
occhio alla pretendenti per la mano del tuo uomo .
Il
modello snobbò l’ultima frase della sua
migliore amica con una smorfia altezzosa prima di assottigliare gli
occhi azzurri nel captare un movimento sospetto alle sue spalle .
Il
conto alla rovescia per il lancio era appena iniziato e tutte le donne
single erano pronte a placcare l’avversaria pur di afferrare
il bouque , mentre Etienne si trovava a passare di
lì per puro caso .
Il
mazzo di fiori saltò la prima fila , sfuggendo agli artigli
di alcune trentenni prima di finire dritto dritto tra le braccia
incrociate del francese dagli occhi d’oro , sorpreso di
trovarsi improvvisamente con gli occhi di tutta la fauna femminile
puntati sulla propria imponente figura .
L’uomo
deglutì a vuoto , raggiungendo una tonalità di
viola che richiamò immediatamente l’attenzione di
Alphonse , già pronto a mietere vittime con la forbice da
cucito che portava sempre in tasca e con la quale tagliuzzò
qualche ciocca pur di raggiungere il suo compagno .
Un
ondata di gemiti femminili fecero voltare la sposa e lo sposo ,
attirando l’attenzione di tutta la sala nel mentre che il
biondo modello brandiva un pennarello indelebile puntando minaccioso le
fronti spaziose delle sue rivali , anche se Etienne sembrava
decisamente disgustato dalla possibilità di farsi avvicinare
da quelle pazze disperate .
Una
risata divertita scosse Ermione quando il suo migliore amico si
caricò sulla spalla
il suo uomo , con un certo sforzo vista la differenza di
stazza , caracollando per il giardino con la leggiadria di un ballerino
della scala che mandò in bestia la maggior parte delle
invitate .
Gisèle
allora gorgogliò divertita , contagiata dalla pittrice e
dall’espressione scanzonata dello zio , osservando la sua
famiglia allargata con occhi innocenti e curiosi , gli occhi di chi
sapeva di essere stata amata ancor prima di venire al mondo .
“Fin”
*Adieu- "Addio"
*Baleine èchouèe- " Balena arenata "
*Aubergines vieux -
"Vecchio melanzana "
Ed eccoci qui , l'ultimo capitolo che sono riuscita a concludere
, finalmente
.
Confesso che ho una mezza idea su una continuazione ma non si sa , per
il momento è finita .
Ringrazio tutti per la pazienza e l'attesa , ma in particolar
modo ringrazio laura88
che mi ha seguito fin dall'inizio e alla quale dedico quest'ultimo
capitolo .
Grazie davvero per i commenti bellissimi e lunghiiiiiiii che ho amato
leggere :)
Alla prossima storia , un bacio , Gold eyes
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