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Autore: Hagne    11/09/2011    3 recensioni
Un incontro inaspettato.
Un amore imprevisto .
Una commedia romantica con molti clichè e un pizzico di originalità .
Perchè l'amore è sempre l'amore , e il cattivo , a volte , si può innamorare anche della lettrice di libri o , come in questo caso , di un aspirante pittrice con la testa tra le nuvole .
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You took my hand
You showed me how
You promised me you'd be around


Tu hai preso la mia mano
tu mi hai mostrato come (fare)
tu mi hai promesso che mi saresti stato accanto




Remember when we were such fools
And so convinced and just too cool  ,
I wish I could touch you again …
Still you said forever
And ever
…Who knew


ricordi quando eravamo così stupidi
e così convinti, e così cool
vorrei poterti toccare di nuovo …
ma tu continuavi a dire "per sempre"
...chi poteva sapere

                                                                  
                                                                                              ( Who knew – Pink )




La felicità non è avere quello che si desidera , ma desiderare quello che si ha
 ( Oscar Wilde )
 



 

Quando Ermione aveva informato Cèline  ed Alphonse  di aver trovato un nuovo lavoro non aveva mentito perché , in realtà , un lavoro la pittrice lo aveva trovato davvero , solo che non era il genere di impiego che i suoi amici immaginavano .
Quando il modello ipotizzava una sua visita  , l’artista scartava quell’ipotesi adducendo come scusa  l’inflessibilità del suo datore di lavoro sugli orari  , una mezza bugia .
In fondo , Etienne Baudelaire odiava davvero quando le ragazzine bazzicavano per gioco lungo il Canale , distraendo gli operai con i loro risolini insulsi , e se mai  Etienne avesse visto Alphonse avvicinarsi ad una delle navi attraccate , di sicuro l’uomo si sarebbe giocato le coronarie con quegli scatti d’ira che gli erano valsi il soprannome di * aubergines vieux ,  in onore del viola cupo che assumeva la sua carnagione olivastra quando dava di matto.
Tuttavia ,  il modello sembrava essere rimasto colpito dal nome elegante dell’uomo , immaginando un personaggio distinto e capace di apprezzare una gemma come la sua migliore amica .
Nel mentre che una goccia di sudore le macchiava la bandana legata al collo ,  Ermione si lasciò scappare un risolino divertito a quel pensiero .
Il motivo poi , era quasi banale .
Etienne Baudelaire , nonostante la nomea altisonante , era un uomo barbuto dal forte accento francese , muscoloso e con  due occhi dorati che mettevano la tremarella .
La sua  voce da soprano ti faceva accapponare  la pelle non tanto per l’intensità di quelle corde vocali quanto  per le maledizioni irripetibili che l’uomo ruttava a destra e manca con nonchalance .
A pensarci bene , per la pittrice , Etienne era una sorta di jukebox di bestemmie che facevano crollare dal cielo ogni divinità esistente .
- Tu , razza di * baleine èchouèe , si tu ! Fa attenzione con quel montacarichi , e smettila di muoverti come se avessi un palo ficcato nel culo , mon Dieu !
L’omone chiamato in causa borbottò qualche insulto prima di riprendere il lavoro .
- Ehi , petite amie ! Fa attenzione che è pesante – la avvisò il nerboruto individuo , scaricando l’enorme blocco di casse di legno .
Ermione allungò le braccia per afferrare le funi che tenevano legato il carico , irrigidendo i muscoli e attingendo a tutte le sue forze per accostarle delicatamente al suolo .
Non era la prima volta che lo faceva , in realtà ci stava prendendo anche la mano , ma diventare una scaricatrice di porto non era stata certamente  una delle sue priorità , però aveva bisogno di soldi e di un lavoro stabile , subito .
Nessuno assumeva una ragazzina come lei senza una laurea , perciò , origliando un discorso al Burlesque sulla ricerca di personale giù al Canale della Manica aveva deciso di provare .
Certo , Etienne le aveva riso in faccia , ma Ermione non si era data per vinta .
Aveva bisogno di denaro , e lo avrebbe avuto .
Così  aveva cominciato a lavorare senza rispondere alle prese in giro degli operai , o alle battute acide di Etienne sulla sua corporatura mingherlina .
La pittrice non si era lasciata abbattere .
Aveva sfacchinato per una settimana ad orari assurdi , trovandosi persino a dormire sulle reti da pesca pur di presentarsi prima degli altri al lavoro .
E più il tempo passava , più gli uomini la guardavano con rispetto ,  fino a quando il capo di quel gruppo di omoni non le aveva offerto una birra per rinfrescarsi .
Ed era stata assunta .
Lavorava lì da due mesi , eppure , nonostante fosse l’unica donna , Ermione si sentiva come  in famiglia .
I ragazzoni smentivano con la dolcezza dei loro gesti la violenza dei loro muscoli , trattandola con rispetto e tenerezza  , tanto da darle un nomignolo affettuoso .
Le petit papillon , la piccola farfalla , un soprannome datole in onore della sua bellezza delicata e dal senso di libertà e gioia che assaliva gli operai nel solo guardarla .
Quando il fischio della nave diede loro  il segnale , ognuno dei lavoratori  , abbandonato il lavoro per la pausa pranzo si fiondò dalla piccola pittrice , mettendosi in fila e aspettando il proprio turno .
Ermione soffocò una risata deliziata quando quei ragazzoni presero a spingersi per non farsi superare e prendere in custodia il pranzo che la ragazza aveva preparato loro .
Un pranzo salutare ma abbondante che li aiutava nelle dure ore di lavoro .
Dopo che quella banda di bambinoni troppo cresciuti  si fu dileguata tra schiamazzi euforici  , un sonoro colpo di tosse fece voltare la ragazza .
Etienne osservò con aria saccente gli occhi verde brillante della piccoletta  dietro le lenti degli occhiali , assumendo una posa oltraggiata nel notare la sacca della donna ormai vuota .
L’uomo stava giusto masticando una delle sue eclatanti bestemmie quando tra le piccole mani della pittrice comparve una torta alle mele che mandò in brodo di giuggiole l’enorme ammasso di muscoli dagli occhi d’oro .
-  Bon appètit -   augurò lei prima di raggiungere i colleghi e gustare il proprio pranzo in compagnia .
Un quadretto familiare che avrebbe soddisfatto Etienne se non fosse stato  per l’alta figura maschile che trafficava con il restante della merce da scaricare .
L’uomo lanciò un occhiata in tralice ai propri uomini prima di abbandonare la torta su un container e raggiungere in poche falcate il retro della nave .
Ed eccolo lì quel piccolo sabotatore .
Baudelaire lo aveva visto pattugliare il porto poco dopo l’arrivo della piccola Ermione .
Di solito la  osservava  da dietro i cassoni dell’immondizia  , e molto spesso finiva il  lavoro al posto suo quando la ragazza era distratta o troppo stanca per continuare .
Lo scaricatore lo aveva addirittura sorpreso a dormirle affianco una o due notti , coprendola con il proprio giaccone mentre lui rimaneva all’addiaccio .
Un comportamento strambo , ma che aveva zittito il dubbio sulle intenzioni di quel ragazzo tanto avvenente .
Difatti , l’uomo che si spezzava la schiena era un esemplare di sesso maschile degno dei complimenti più arditi .
Alto , dal fisico prestante , con una massa di capelli ricci neri e due occhi blu che facevano venire i brividi .
Solo che Etienne non capiva perché quel ragazzo perdesse tanto tempo .
Che avesse preso una bella sbandata per la loro petit papillon era ovvio , eppure quando aveva accennato al fatto di voler mettere a conoscenza della sua presenza la diretta interessata ,  l’uomo si era irrigidito e se l’era data a gambe .
Aveva capito che non voleva essere scoperto , solo che l’uomo non capiva il perché .
Che fosse un delinquente ? O qualche riccone impensierito dalle maldicenze ?
Per di più , l’aria da miliardario l’aveva , solo che sembrava fin troppo triste per essere un uomo con ricchezze a volontà .
Quel ragazzo aveva uno sguardo amaro quando fissava la piccola Ermione , uno sguardo così triste e malinconico da smuovere anche un pezzo di cemento come Etienne .
Blaise si asciugò la fronte con la manica della felpa dopo aver scaricato le ultime cose , sentendo alle sue spalle la presenza del capo di Ermione .
- Ehi – lo salutò tranquillo l’uomo dagli occhi d’oro , ricambiato da un cenno del capo .
- Etienne !
La voce trillante di Ermione raggiunse entrambi come una secchiata d’acqua  gelata , facendo impallidire Blaise e portando Baudelaire ad aggrottare le sopracciglia nel vedere la reazione esagitata del poveretto .
Cosa diavolo gli aveva fatto la piccoletta per ridurlo in quello stato ?
Sembrava sul punto di tirare le cuoia quel poveretto !
Spinto da un inaspettato senso di solidarietà maschile , l’uomo ordinò alla ragazza di tornarsene a casa per quel giorno , ricevendo in risposta la solita lamentala sul lavoro ancora in sospeso .
- Avete scaricato tutto , perciò alza quelle tue chiappette ossute e tornatene a casa – tuonò scontroso all’ennesima risposta della pittrice che , seppur non del tutto convinta dalle parole dell’uomo  lo salutò con una pernacchia allegra .
 Nel sentire i passetti goffi della ragazza farsi sempre più lontani Blaise rilasciò un lungo respiro sollevato , tirando sul capo il cappuccio della felpa e dirigendosi velocemente alla moto parcheggiata dietro i secchi dell’immondizia .
Etienne provò a chiamarlo , ma il ragazzo se l’era già data a gambe , come suo solito .
Non sembrava avere cattive intenzioni , ma Baudelaire non riusciva a capire il perché di quel comportamento .
Non sarebbe stato più facile palesare la sua presenza e ricevere gli sguardi che quel piccolo sabotatore anelava nel buio della notte con aria tanto sofferta  ?
Perché soffrire inutilmente a quel modo ?
Al diavolo !
Etienne tirò una bestemmia con voce tonante , arpionando e tirando giù un'altra povera anima santa con il proprio linguaggio colorito , mentre l’uomo rimuginava sul fatto di essere troppo vecchio per capire certe  cose , giungendo alla conclusione  che l’unica cosa che al momento gli premeva veramente era raggiungere con le unghie quel  punto dietro la natica che gli prudeva da matti .











§









L’esterno della clinica era immacolato come al solito , con quella fila di abeti disposti con un ordine maniacale sull’elegante marciapiede  costellato da bianche panchine di cemento , un luogo tranquillo e per bene se non fosse stato per il barbone avvolto nei giornali che sonnecchiava su una di queste .
Ermione aggrottò le sopracciglia nel sentire una sorta di familiarità con quell’individuo   , anche se , a ben pensarci , il fatto di trovarlo tanto ordinario le veniva  naturale dal momento che il barbone occupava quella panchina da quando lei aveva cominciato a lavorare .
Dopo avergli lanciato un ultima occhiata , la pittrice entrò nella clinica con passo svelto , entrando nel territorio del modello di intimo più esaltato dell’intero globo .  
La stanza che Cèline divideva con nonna Makoto era diventata, infatti ,  una nuvola rosa confetto da quando Alphonse si era autonominato madrina della futura bambina , e se mai qualche  infermiera obbiettava sulla scelta di dubbio gusto di quello che avrebbe dovuto essere il padrino , non doveva sorprendere la sparizione di siringhe e lacci emostatici , né la scomparsa improvvisa di alcune collaboratrici mediche che , il più delle volte , venivano ritrovate nei ripostigli delle scope , prive di sensi e con la parola puttana scritta sulla fronte con il pennarello indelebile .
Perché , quando ci si metteva , Alphonse era più vendicativo di un manipolo di banshee e arpie in piena crisi premestruale , specialmente quando qualcuno osava mettere in discussione la sua femminilità .
- Oh eccoti ! Ti prego , cerca di calmarla , mi sta venendo una crisi isterica – si lamentò con una smorfia il modello , seduto sul ciglio del letto di nonna Makoto , piegata verso il ragazzo con in mano un panno bagnato .
Ermione non capì il significato di quella frase fino a quando non incrociò lo sguardo di Cèline , bellissima al suo ottavo mese di gravidanza , ma con lo sguardo confuso e afflitto .
- Che è successo ?
L’amico le indicò l’ennesimo mazzo di rose che Damien mandava quotidianamente  dopo il  loro ultimo incontro all’ospedale , lasciando la pittrice con l’identica espressione di sorpresa .
- E allora ? Non è una novità ! Lin, cosa succede ? Stai forse…
- Lui è ancora lì ? – la interruppe turbata la donna , le mani intrecciate in grembo e gli occhi che settavano dalla finestra alla porta con espressione sempre più sconvolta .
- Lui chi ? Di chi stai parlando ?
Cèline soppresse una maledizione , battendo un pugno contro il comodino per il nervoso .
- Ma Damien ovviamente , lui  è ancora su quella panchina vero ?
Gli sbalzi di umore erano all’ordine del giorno per Ermione, le crisi isteriche dell’amica anche , eppure quella frase ebbe il potere di far arretrare la pittrice con sguardo incredulo .
La panchina ?
Sulla panchina c’era il barbone ,  accampato lì da due mesi , non poteva…
- Damien ? Il barbone è Damien ? – sussurrò con voce strozzata .
Un lampo di felicità saettò per un attimo negli occhi zaffiro della donna prima che questa abbassasse gli occhi per nascondere la sua espressione .
Eppure Ermione l’aveva visto .
Alphonse l’aveva visto .
Quel fiotto di amore incredulo che l’aveva fatta sorridere inconsciamente e che ora sembrava farla vergognare .
Perché Cèline amava ancora Damien , il piccolo e sciocco Damien.
Il ragazzino che le aveva urlato le sue scuse con un megafono fuori dall’ospedale dal momento che il poliziotto non lo lasciava entrare .
Il bulletto che aveva ingaggiato risse su risse ai commenti dei parigini sulla gravidanza della donna .
L’uomo innamorato che le aveva urlato a squarciagola il suo amore prima di venire accerchiato dal gruppo di sorveglianza che Damien aveva malmenato pur di finire la sua dichiarazione .
Il padre pentito che aveva svaligiato mezza Parigi pur di comprare tutto il necessario per la sua bambina .
Il triste e colpevole Damien che , a loro insaputa , sebbene Cèline gli avesse ordinato di non farsi più sentire , si era accampato lì , sulla panchina dell’ospedale , giorno e notte , sperando forse nel suo perdono .
Ed era tenero in quella sua disperazione anche agli occhi di Ermione .
Aveva sbagliato , questo era vero , ma la devozione che mostrava per Cèline e per la bambina in arrivo era genuina . Lo dimostrava il fatto che non si era fatto piegare da due mesi di rifiuti , ma che  , al contrario , continuava testardamente ad aspettare la sua Cèline .
E poi , arrivati a quel punto , la pittrice era sicura che Damien l’avrebbe aspettata per sempre se necessario.
Ermione si lasciò cadere sul ciglio del letto con un respiro sollevato , afferrando l’intreccio di mani che l’amica teneva abbandonato sulle lenzuola candide .
- Sai che non te ne faremmo mai una colpa se decidi di perdonarlo , in fondo è il padre di tua figlia .
La donna emise un gemito stizzito a quelle  parole , aumentando la presa sulle mani dell’amica , come in cerca di consiglio .
- Lo ami ancora Cèline ? – chiese Alphonse dal letto di fianco , accudito da nonna Makoto che gli detergeva la fronte sudata con amorevole cura .
Alla mancata risposta dell’amica , il modello prese a sbraitarle contro con fare  isterico , rimproverandola per la sua cocciutaggine e ammettendo che se davvero lui avesse avuto un uomo folle d’amore come Damien che si era lasciato morire di fame pur di starle accanto , e che aveva voltato le spalle a tutto pur di farsi perdonare , sarebbe  corso giù e se lo sarebbe fatto mettere così in fondo che …
Nonna Makoto ficcò il panno nella bocca del ragazzo per zittire la volgarità  che era lì lì per abbandonare le tenere labbra del modello , offeso per essere stato interrotto e tornato al suo lavoro a maglia che consisteva in due imbarazzanti calzette rosa antico  .
- Ha ragione Alphonse . Tu lo  ami Cèline  ?
A quel punto la donna non potè far altro che annuire a capo chino  , mentre Ermione afferrava la sedia a rotelle e le consigliava con lo sguardo di salirci sopra .
- Allora ? Andiamo a svegliare  quel pover’uomo ?
Dopo un attimo di titubanza Cèline si decise a prendere posto sulla sedia , lasciandosi spingere fuori dalla stanza con un po’ di reticenza  , non prima di aver lanciato un occhiata furiosa alla madrina di suo figlio , tutta gongolante .
Quando Damien sentì qualcuno picchiettargli la spalla ruggì una bestemmia , stringendosi nei giornali più che poteva per combattere il freddo .
Era abituato alle visite dei poliziotti , e ogni qual volta gli ordinavano di sgomberare l’area , il più piccolo dei Duval li mandava al diavolo e li minacciava con il sonaglino che aveva comprato alla bambina e che teneva nascosto nel  giaccone marrone .
Il ragazzo sapeva che Cèline non l’avrebbe perdonato tanto facilmente , eppure l’idea di non poter rivedere  lei , e di non poter assistere alla nascita della loro bambina gli gettava addosso una cupa depressione .
Per quel motivo si era appostato lì , su quella panchina , senza informare la donna o il personale dell’ospedale .
Per tutti loro era il barbone sonaglino , per se stesso era un padre e un compagno che attendeva all’infinito l’arrivo della donna amata .
Un altro colpo , questa volta al braccio destro esaurì la poca pazienza zen che l’uomo stava esercitando su se steso , portandolo a scattare in piedi con occhi spiritati e con il sonaglino stretto nel pugno , come un arma mortale .
Eppure non era stato  lo sguardo annoiato del poliziotto a fissarlo con un accenno di pietà  , bensì due occhi zaffiro che ,  anche volendo  , l’uomo non avrebbe potuto mai dimenticare .
La rabbia ceca che lo aveva fatto saltare in piedi evaporò come neve al sole , lasciandolo tremendamente imbarazzato e  turbato .
Ermione addolcì lo sguardo quando vide un soffuso rossore andare a colorare le guance barbute del ragazzo , trasandato come mai l’aveva visto ma anche immensamente tenero .
Dovette pensarlo anche la sua amica perché Cèline , dopo due mesi passati ad indurire le labbra per non piangere sorrideva .
Un sorriso dolce, tenero , materno , così perfetto su quel viso bellissimo che sembrò mandare in iperventilazione il giovane Duval .
- Io… ecco…io …non…- balbettò l’uomo , senza sapere cosa dire , cosa fare .
Perché Damien aveva sognato tante volte quel momento ma ora , incredulo , si sentiva strappare da terra da una vergogna tale che lo portò a cadere in ginocchio , le mani rigide lungo il busto e la lunga zazzera di ricci neri a coprirgli il volto arrossato .
Non fu necessario guardarlo negli occhi per capire che piangeva , se ne accorsero entrambe quando videro un luccicore sospetto infrangersi sul marciapiede , eppure in quel pianto Damien mostrava una dignità struggente .
Perché non si vergognava di piangere per se stesso, per quello che aveva fatto   di fronte a Cèline , riuscendo a mantenere  il proprio orgoglio maschile nel non mostrare le prove di quella silenziosa disperazione .
Ermione decise di farsi da parte per lasciarli soli , convinta dalla buona fede dell’uomo .
Si sarebbe fatta da parte come era giusto che fosse arrivati a quel punto .
In fondo  , non c’era più pericolo che Damien facesse del male a Cèline e alla bambina , perché così facendo avrebbe ferito anche se stesso .
Entrambi avevano bisogno di tempo , di ricominciare un passo per volta , ma era impossibile non rimanere colpiti dalla devozione di quel ragazzo , dal modo in cui strappava  una margherita dal cespuglio a lui di fianco per porgerla a capo chino alla neo-mamma .
Erano teneri , così dolci  che la pittrice sentì   le lacrime salirle  agli occhi per la commozione .
Dalla finestra della sala operatoria che Alphonse aveva rivendicato per la visione di quella scena tenera si udì giungere un fischio di apprezzamento , seguito dal sorriso dispettoso del modello che Ermione ricambiò   prima di allontanarsi dalla clinica con le mani piantante nelle tasche della salopette di jeans .
Al contrario di Damien , Blaise Duval era come scomparso dalla circolazione dopo il loro ultimo incontro , svanito nel nulla , senza lasciare traccia di ciò che aveva fatto .
Ed anche se Ermione aveva sperato nella rassegnazione dell’uomo , quell’accondiscendenza l’aveva lasciata con l’amaro in bocca .
Si aspettava forse che Blaise lottasse come aveva fatto il fratello minore ?
Si .
In cuor suo la pittrice aveva sperato nella testardaggine del ragazzo , in quella possessività che aveva marcato nei suoi confronti , ma quell’abbandono silenzioso , anche se voluto da lei stessa , era solo la prova di quanto in realtà il  loro  amore fosse stata solo una bugia .
Una bellissima bugia .
Perché Ermione sapeva con certezza che quel lieto fino così dolce , forse , per lei non sarebbe mai giunto .










§










 Il lavoro nobilita l’uomo , ma l’eccesivo esercizio fisico e mentale portava , il più delle volte , a problemi di salute piuttosto seri .
Una lezione che Ermione aveva imparato a proprie  spese , ritrovandosi a un passo del collasso dopo che Alexandre l’aveva presa in tempo prima che la pittrice si accasciasse priva di sensi  nel retro del locale .
Ed ora si trovava distesa sul divano dell’appartamento sopra il Burlesque, con un panno bagnato a coprirle gli occhi e l’orrendo sapore amarognolo della medicina  a inacidirle il palato .
 Ermione odiava avere la febbre , odiava avere anche  un banalissimo raffreddore se questo la costringeva al riposo forzato , lei che di cose da fare ne aveva anche troppe , e non accettava di lasciarsi soffocare da chissà quale malessere momentaneo .
Ma c’era una cosa in particolare che la pittrice odiava più di ogni altra , la figura maschile che , pensando di non esser vista , continuava a tallonarla da due mesi a quella parte .
Perché era vero che Ermione non vedeva fisicamente  Blaise dal giorno dell’ospedale , ma quello non sembrava aver impedito al ragazzo di spiarla al lavoro giù al canale , o di seguirla fino alla clinica privata ogni giorno  .
La ragazza , in fondo , poteva anche avere un aria tonta , poteva essere irrimediabilmente goffa e distratta , ma non stupida , Ermione Ogawa era tutto fuorché stupida.
E il profumo di fresco che la attorniava costantemente , la sensazione di avere quei globi blu puntati addosso non poteva essere ignorato dalla ragazza , né , tanto meno , il rumore di passi sulla  scaletta antincendio del retro poteva essere in qualche modo occultato .
Un gatto non avrebbe potuto far scricchiolare il ferro delle scale con il suo peso , né avrebbe potuto aprire la finestra , perciò o si trattava di Blaise ,o un ladro stava tentando di arraffare qualcosa in attesa di giorni migliori .
In verità , Ermione avrebbe preferito si trattasse della seconda opzione , ma quando una mano gelida le scostò il panno dal viso , non fu un uomo in passamontagna a fissarla con occhi increduli nell’essere stato colto in fallo , ma due iridi blu che si dilatarono per l’orrore nel notare la fine del suo dormiveglia .
Blaise indietreggiò con un balzo che lo fece scontrare contro il tavolo di legno che occupava la cucina mentre la pittrice portava i piedi nudi a contatto con il gelido pavimento nel rimettersi in piedi .
Un movimento che le costò un rinnovato dolore alla testa che la costrinse invece  ad appoggiarsi contro lo schienale del divano .
Era debole , debilitata dal troppo lavoro e dal poco tempo che riservava per la cura della propria salute, ma era ancora in forze per affrontare un discorso che rimandava ormai da tempo .
E quando gli occhi verdi della ragazza si puntarono sull’alta figura dell’uomo , Blaise sentì uno strappo violento allo stomaco nel cogliere il rimprovero di quello sguardo , rigido come il sorriso stanco che la donna gli rivolse .
- Blaise .
La scarsa emotività di quel sussurro , la stanchezza di quelle corde vocali portò il maggiore dei Duval ad irrigidire la mascella in un moto di tensione , come tesi erano i suoi muscoli , ghiacciati in una staticità che doleva e lo metteva in agitazione .
Perché la certezza di riuscire a starle vicino nell’ombra , la fiducia nella disattenzione della pittrice non lo aveva mai posto davanti alla possibilità di essere scoperto , di essere beccato .
In fondo , il suo continuo vegliare su di lei non era stato dettato  dall’egoismo , ma dal desiderio di proteggerla , di starle accanto in qualche modo , di sentirla sua anche in minima parte .
Eppure lui sapeva , aveva sempre saputo che lei non era più sua , che quegli occhi avevano realmente smesso di guardarlo da tempo , che i suoi errori avevano rovinato ciò che di più bello avesse mai avuto nella sua vita .
L’errore che gli era costato l’amore dell’unica donna che avesse mai amato in quella vuota e noiosa esistenza .
- Siediti per favore .
Sebbene Ermione avesse tentato di usare un tono di voce pacato , lo scatto con cui l’uomo rovesciò la sedia le squassò il petto come il rombo di un tuono , facendole fischiare le orecchie per lo stridere del tavolo che quasi si rovesciò sotto il calcio che Blaise caricò contro il mobilio della cucina .
Non perché lui fosse stato colpito dal tono accondiscendete di lei , ma perché c’era la fine in quelle semplice tre parole , un arrendevolezza che la pittrice mostrava inconsciamente nell’arricciamento inconsueto delle labbra e l’intreccio fremente delle dita .
Lui lo sapeva , lui sapeva riconoscere quei piccoli segnali perché lui aveva amato quel corpo , aveva esplorato ogni anfratto di quel piccolo corpicino adagiato mollemente sul divano , sapeva quali corde toccare per farla tremare dal piacere , sapeva quale punto sfiorare per farla ridere .
Lei era stata sua , completamente sua , nell’anima , nel cuore e nel corpo , ma ora lei lo stava allontanando , gli stava chiedendo cortesemente di farsi da parte , di sedersi per ascoltare ed accettare la conclusione di quella storia .
Una conclusione che Blaise , nella sua per quanto inutile e patetica speranza , aveva sperato di non dover ancora affrontare .

Invece lei era lì , lontana da lui , con quello sguardo sfuggente e l’espressione di chi sa già cosa fare dopo la rottura , chi sa già di riuscire a sollevarsi dopo la fine di quella storia .
E lui ?
Non pensava lui ?
- No – sibilò infatti Blaise con espressione strafottente , sbattendo le nocche contro la parete per richiamare l’attenzione di quelle iridi verdi che cominciavano già a farsi vacue .
Ermione indurì la piega della labbra con aria risentita , raccogliendo le gambe al petto per distanziarsi dal corpo fremente del ragazzo , alto e minaccioso , con quegli occhi blu che baluginavano di minacce e future rappresaglie .
Solo che la pittrice voleva davvero concludere quella storia , chiuderla con un lucchetto e sigillarla nella parte più remota del suo cuore , non solo perché era giusto , ma perché l’ossessione che nutrivano l’uno per l’altra avrebbe distrutto entrambi .
E se avesse dovuto usare la forza per mettere la parola fine , lo avrebbe fatto .
- Bene – riprese piccata , agguantando il cellulare che aveva deposto su un comodino per essere pronta a chiamare aiuto – fa come meglio credi , ma dobbiamo finirla una volta per tutte .  Non puoi andare avanti così , spiarmi , pedinarmi e addirittura intrometterti nella mia vita , non ne hai più il diritto .
Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male , ma Blaise incassò il colpo con un ringhio di protesta ,  indurendo lo sguardo e facendo schioccare la lingua contro il palato .
- Ciò che faccio è affar mio , tu sei affar mio ! – tuonò con voce grossa , richiamando l’attenzione dei clienti del locale che sobbalzarono a quel rumore , alzando gli occhi al soffitto quando udirono l’infrangersi di vetro sulle loro teste  .
E mentre Alexandre correva al piano di sopra con sguardo minaccioso , Ermione ritirava la mano in grembo , il respiro pesante e le dita irrigidite dallo sforzo .
Blaise osservò il portacenere di cristallo che la pittrice gli aveva scaraventato contro con sguardo allucinato , sfiorando il taglio alla guancia che aveva riportato nello scoppio di frammenti sul suo volto .
- Cosa …
- Sono affar tuo ? E da quando ? Io ti avevo chiesto solo una cosa , una  soltanto ! E tu cosa hai fatto ? Hai tradito la parola data ! Hai quasi ucciso Cèline per questo tuo stupido odio per le donne che hai riversato anche su di me – Ermione riprese fiato con gli occhi lucidi di lacrime prima di ricominciare ad urlare – ma sai che ti dico ? Io non sono tua madre ! Non lo sono ! Non puoi sempre addossarmi le sue colpe , non puoi sempre aspettare che io commetta un errore per paragonarmi a lei ! Non puoi perché io non sono lei !
Un colpo di tosse le portò via il respiro quando la gola cominciò a bruciarle per il troppo urlare , lasciando che il silenzio scivolasse tra di loro , un silenzio denso di rancore , vergogna e disprezzo .
Il bussare frenetico alla porta attirò lo sguardo di entrambi , ma mentre Ermione sentiva il sollievo assalirla nel capire chi vi fosse al di fuori dell’uscio , Blaise non potè far altro che stringere i pugni lungo il fianco prima di tornare a fissarla .
Perché era la prima volta che lei urlava a quel modo , era la prima volta che la pittrice lasciava trasparire tante emozioni , era la prima volta che coglieva il disprezzo nella voce di lei , e quella volta gli bastava , gli sarebbe bastata per una vita .
Il furore che lo aveva portato fino a quel punto scomparve , l’ardore che lo aveva spinto a seguirla si cristallizzò , la consapevolezza di essere nel giusto crollò e la ragione divenne chiara .
Lui odiava sua madre , l’aveva sempre odiata per non averlo mai amato , e aveva sfogato il suo odio su di lei , aveva esorcizzato il suo dolore testando le reazioni di Ermione , ma la cosa che più di ogni altro lo lasciava con l’amore in bocca era un'altra .
Lui aveva sperato che la donna commettesse qualche errore , lui aveva disperatamente cercato di farla sbagliare per soddisfare la sua visione del genere femminile , per nutrire il suo odio per le donne come sua madre .
Ermione però non era stata come sua madre , non lo aveva mai tradito , lo aveva amato fino alla fine , fino a quando il suo odio verso se stesso e verso la sua genitrice non aveva corroso il loro rapporto .
Fino a quando il suo odio non aveva ucciso l’amore che entrambi nutrivano per l’altro .
L’espressione straziata di Blaise bastò per far debordare le lacrime dagli occhi della donna , colpita dallo sguardo spento dell’uomo e dalla curva improvvisa  delle spalle .
Ora le appariva così piccolo , così fragile che i suoi piedi si mossero da soli , le sue mani raggiunsero il suo volto nel disperato tentativo di poter incanalare tutto il dolore che quel giovane uomo portava dentro di sé tra i palmi .
Il dolore di non essere mai stato amato .
Sotto le sue dita Ermione poteva percepire la freddezza di quelle membra , la fragilità di quei lineamenti che accarezzava con i pollici , il tremore di quelle labbra che accostò alle proprie .
Erano amare le sue labbra , salate per delle lacrime non sue , le lacrime che le bagnarono le ciglia tremanti quando gli sfiorò le guance .
Fu come baciare una statua , fredda e senza vita , un pezzo di marmo inanimato tra le sue braccia troppo piccole per poterlo affogare nel suo calore .
Un suo sussurro e il furore del vento le frustò il viso quando la finestra venne spalancata , in contemporanea con la porta che Alexandre buttò giù con una spallata prima di avventarsi sull’ombra appena uscita .
Eppure l’uomo si sarebbe aspettato di tutto , avrebbe accettato tutto ma non quello .
Perché Ermione era crollata in ginocchio , senza l’ombra di una ferita o di percosse , ma quando quegli occhi verdi si puntarono su di lui , il dolore che vi lesse all’interno lo sconvolse .
Puro strazio , un dolore così pulsante che gli parve di vederla sanguinare a morte .
La pittrice non guardò più la finestra , si coprì le orecchie quando percepì un urlo nelle strade , come il ruggito di una bestia ferita mentre quell’amore malato veniva cancellato dall’ultima parola che aveva riservato ad entrambi .
Un saluto che le era costato tutto il suo coraggio e il suo amor proprio .
*Adieu.










§












Ricominciare non era mai facile per nessuno , specialmente se vi erano fantasmi del passato che tornavano periodicamente a causare notti insonni e crolli nervosi , eppure Ermione stava facendo del suo meglio per andare avanti .
Da quella notte erano passate poco più di due settimane , e l’ormai prossima nascita della bambina aveva assorbito la pittrice per tutto il tempo , riuscendo a distrarla da quella tristezza che riversava anche sui suoi quadri , nel nero che usava sempre più spesso per ritrarre i paesaggi .
Eppure tutto quello non era stato sufficiente  , aveva persino aumentato la mole di lavoro per tenersi occupata , ma fatta eccezione per un altro collasso nulla le aveva impedito di pensare a Blaise .
Era stata lei a mettere la parola fine ,  ma ciò non significava che i suoi sentimenti si sarebbero eclissati così in fretta.
La ferita che la pittrice portava dentro era ancora fresca e troppo grande per poter cicatrizzarsi in così poco tempo , ma la speranza era l’ultima a morire .
E neanche il pensiero che Blaise stesse probabilmente soffrendo come lei riusciva a risollevarle il morale , tutto il contrario .
- Entri o no ?
La voce canzonatoria di Alphonse la fece sobbalzare per la sorpresa mentre il modello osservava l’amica con cipiglio preoccupato , cogliendo il tremore della mano poggiata sul pomello della porta della stanza di Cèline .
Ermione  era cambiata , era diventata più cupa , più assente , più distante , questo lo avevano notato tutti , eppure Alphonse era l’unico che  trattava la pittrice con modi bruschi e voce ruvida .
Non perché lui volesse farle del male , ma perché voleva che lei reagisse , che tornasse a sorridere , che riprendesse ad avvolgerlo con il calore di quegli occhi verdi che avevano perso lucentezza e splendore .
- Scusami – soffiò lei con voce dispiaciuta , aprendo uno spiraglio della porta prima di irrigidirsi nell’udire la voce ansiosa di Damien .
- Tu non capisci !  Non lo riconosco più ! Non torna mai a casa , salta da un letto ad un altro ed è sempre ubriaco . Sono riuscito a rintracciarlo solo ieri e mi ha lanciato contro una bottiglia di wisky . Non so più cosa fare !
Cèline indurì lo sguardo nel notare come il proprio compagno fosse piegato dall’angoscia e dalla preoccupazione per il fratello maggiore , ma ciò che preoccupava di più la donna era la sua migliore amica .
Sicuramente Ermione non avrebbe retto anche quello , non quel comportamento disinteressato e autodistruttivo che Blaise aveva adottato , e stava giusto per proibire a Damien di mettere al corrente la pittrice quando i suoi occhi zaffiro notarono il tremore della porta .
E tutto si sarebbe aspettata , ma non di incrociare lo sguardo furioso di Ermione che aveva appena sbattuto la porta con tutta la forza che aveva prima di percorrere i corridoi di corsa , inseguita da un preoccupato Alphonse e dalla voce disperata di Cèline .
Quando il modello riuscì ad agguantarla l’infermiera alla reception lanciò loro un lungo sguardo di rimprovero quando la donna si strattonò dalla presa , gettando all’aria il carrello di detersivi che una povera inserviente aveva lasciato incustodito all’entrata .
Alphonse indietreggiò con sguardo allucinato , notando come la donna avesse preso a mordersi l’unghia del pollice così forte da farlo sanguinare .
- Ma sei impazzita ! – sbottò lui prima di fermarle i polsi e sbatterla contro la parete , intravedendo sotto il ciuffo di capelli le iridi chiare della migliore amica  lucide di rabbia e di disprezzo .
Perché Ermione continuava a risentire nella sua mente solo una parte della confessione di Damien , la frase che le aveva annebbiato la vista e mandato il sangue al cervello .
Salta da un letto ad un altro .
Non che lei avesse sperato che Blaise si rinchiudesse nella sua villa per sfogare il suo dolore in solitudine , ma non era concepibile che lui avesse ripreso la vita di sempre mentre lei soffriva con dignità e in silenzio .
Nulla le proibiva di buttarsi nelle braccia di un altro uomo , ma era passato troppo poco tempo per fare un tale passo avanti  , mentre lui si sollazzava con donne diverse ogni notte , quasi volesse urlarle che  con  o senza di lei poteva ancora sopravvivere .
Che lei non era l’unica vergine che si portava a letto e che aveva macchiato per la prima volta .
- Va bene , ora ascoltami – Alphonse si passò una mano tra i capelli con sguardo minaccioso , puntandole un dito contro il naso – ora tu vai a casa , ti fai una doccia e andiamo a ballare stasera , con o senza il tuo consenso .
   Hai bisogno di svagarti ,  non fai altro che lavorare e preoccuparti per gli altri , ora lascia che sia io a prendermi cura di te .
La pittrice ascoltò lo sfogo dell’amico con sguardo turbato , afferrando la mano che il modello agitava con sguardo frustrato davanti al volto per stringersela al petto .
- Ma non hai Louis ? è da un po’ che non vi vedo insieme !
L’espressione disgustata di Alphonse bastò per far incupire lo sguardo della donna , per nulla sorpresa nello scoprire che i due si erano lasciati , e lei sapeva che era colpa sua e del modo in cui il modello correva al suo capezzale ogni giorno senza curarsi di altri .
Stava giusto per chiedergli scusa quando l’uomo le tappò la bocca con occhi severi per zittirla .
- Se quel barbone non accetta che tu vieni prima di lui e di tutti gli altri  allora non fa per me tesoro ! La mia priorità sarai    sempre e solo tu ! Di uomini ne posso trovare a  bizzeffe , tu invece sei l’unica per me , quindi non scusarti per colpe che non hai !
Era da tanto che Ermione non provava una simile commozione , ma l’affetto incondizionato di Alphonse le inondò gli occhi di lacrime , riaccendendo il suo sguardo di quella luce particolare che aveva da sempre fatto innamorare di lei chiunque la incrociasse anche solo per caso .
Alphonse soffocò una risata nel ritrovarsi con quella cosina stretta tra le braccia , respirando il profumo dei capelli di lei e pregando di riuscire finalmente a farle voltare pagina con una serata diversa dalle altre .
Perché era vero che la pittrice non aveva mai pensato a se stessa , aveva sempre messo gli altri prima di lei , anche con lui , lo aveva sempre capito , ascoltato , confortato anche per la minima sciocchezza .
Perciò il sentirla di nuovo così vicina , tanto nel corpo quanto nel cuore lo inorgoglì .
- Ti voglio bene .
Un infermiera squittì per la paura quando il modello le indirizzò un occhiata omicida con occhi umidi di lacrime , tirando su con il naso e adducendo quella sua palese emotività ad un allergia passeggera .    
- E comunque – iniziò lei nello scostarsi un po’ da quell’abbraccio – mi sento ugualmente in colpa , perciò ti presenterò il tuo futuro partner , e sono sicura che ti piacerà !
Non che Alphonse fosse entusiasta di conoscere un nuovo uomo , ma vedere la sua migliore amica di nuovo piena di vita gli bastava .
Sperava solo che il nuovo pretendente non fosse un palle mosce come il suo ex , anche se qualcosa nello sguardo divertito di Ermione gli diceva che avrebbe avuto più di un grattacapo quella sera , specialmente se il suo accompagnatore era un orgoglioso francese dagli occhi d’oro , dalla lingua affilata e dalla bestemmia facile .









§










Quella sera il Burlesque era sorprendentemente pieno , tanto affollato da non permettere a molti di respirare liberamente senza essere spintonati o colpiti da qualche gomitata .
La pista da ballo era gremita di gente , illuminata dalle luci psichedeliche che colpivano ad intermittenza le cubiste che  si dimenavano sui loro palchetti rialzati .
Gli odori che predominavano in quell’accozzaglia di corpi erano il forte profumo degli alcolici che Alexandre passava sul bancone come fossero caramelle , la lieve scia di fumo delle sigarette e un profumo particolare che teneva gli occhi di Blaise Duval incollati alla pista da ballo .
Era un profumo conosciuto , per nulla influenzato dagli odori della sala , una scia incontaminata che  accerchiava un gruppo di ragazzi accostati al bancone .
Il ragazzo  assottigliò gli occhi per mettere a fuoco l’uomo più alto della combriccola , lasciando che la cameriera seduta sulla sue gambe si strusciasse sul suo torace come meglio credeva .
Era frastornato dalla musica e dalle due bottiglie di rum che si era scolato in un ora , non capiva molto di quello che gli stava intorno , non riconosceva volti , non sentiva molti rumori , ma quel gruppetto lo attraeva in modo inspiegabile .
Passò in rassegna il volto sbarbato dell’uomo , percependo una strana familiarità con i lineamenti di lui e la sua stazza , una familiarità che crebbe nel riconoscere gli inconfondibili occhi d’oro di Etienne Baudelaire , il capo di Ermione .
La sorpresa di trovarlo lì fu soppiantata però dalla curiosità di sapere come mai si fosse tirato a lucido , rendendo la sua figura più attraente e meno minacciosa sebbene quello sguardo fosse costantemente accompagnato dalle sopracciglia aggrottate .
Etienne stava parlando o per meglio dire litigando con un altro ragazzo che Blaise conosceva , un biondo che difficilmente passava inosservato per la bellezza dei lineamenti e del fisico .
Ora Blaise era davvero sorpreso di vedere insieme Alphonse ed Etienne , di notare come le mani di entrambi , nonostante l’espressione rabbiosa dei due  , esprimessero una tensione sessuale che veniva soddisfatta da continui sfioramenti di spalle , fianchi e braccia .
Tuttavia , il perché si trovassero lì non era ciò che gli premeva  maggiormente sapere ,  perché solo una persona avrebbe potuto creare un simile incontro , la ragazza che Duval prese a cercare con il respiro ingolfato e il cuore che pian piano accelerava i battiti .
Enora si ritrovò a terra quando Blaise scattò in piedi con occhi spiritati , traballando sulle proprie gambe e allungando il collo per intravedere tra folla accalcata il vestiario trasandato di Ermione , la sua treccia ordinata e severa , lo sguardo occhialuto di lei .
Eppure non c’era traccia della pittrice , solo nell’intercettare il gesto rabbioso con cui Etienne e Alphonse terrorizzarono un ragazzo nella pista Blaise riuscì a riconoscere la chioma infuocata di Evelyne e la ragazza con cui stava ballando .
La donna dall’attillato vestito nero di pailette che si muoveva sinuosa , oscillando sui tacchi vertiginosi e muovendo la folta cascata di ricci bruni che le cingeva la vita .
Il rosso acceso delle labbra fu il primo particolare che Duval colse sul viso pallido di Ermione , irrigidendosi nel notare il trucco nero  che metteva in risalto il verde degli occhi a mandorla , intriganti e accesi dal luccicore dell’alcol che scorreva nelle vene della donna .
Era brilla , questo lo capì dal modo soffice con cui sorrideva , alzando le braccia e muovendosi a ritmo delle note della musica house del locale , il ritmo che i suoi fianchi seguivano come l’oscillare ipnotico di un pendolo .
Le luci la illuminavano ad intermittenza , si insinuavano nello scollo profondo sul petto , accarezzavano il biancore delle gambe affusolate scoperte dalla gonna corta  , penetravano nella chioma lucente che le copriva lo spacco profondo alla schiena .
E ballava , danzava con la leggiadria di una fata ,  la malizia di una sirena e ondeggiava i fianchi con la naturalezza di una ballerina del ventre .
Bella e seducente , tanto intrigante in quella bellezza che sbocciava nelle sue labbra rosse e brillava negli occhi di cristallo , la donna spensierata che Blaise non aveva mai visto .
Perché Ermione lo era in quel momento , spensierata , libera dal peso delle responsabilità che si era sempre accollata , trasportata dall’età che non aveva mai potuto dimostrare e che ora si godeva appieno con qualche bicchiere in più .
Si stava divertendo , era stranamente euforica e divertita dal modo in cui tutti la fissavano , lusingata dalle occhiate interessate di quasi tutto il locale .
Non c’era più nessun Blaise , nessuna bambina in arrivo , nessun bisogno  di denaro per sfamare la sua nuova famiglia , era solo una giovane donna che si divertiva a ballare e a stuzzicare la fauna maschile della sala .
Per la prima volta la pittrice riusciva davvero a vivere appieno la sua giovinezza , senza pensieri , senza limitazioni  , accettò anche di salire su un cubo quando una delle ballerine la invitò su , spinta anche da una sorridente Evelyne che raggiunse il proprio compagno con occhi ridenti , rasserenata dall’atteggiamento dell’amica .
Alexandre si lasciò scappare un sospiro di sollievo nel vedere la piccola Ermione dimenarsi sul cubo con un aria che mai le aveva visto ,così allegra e divertita che anche lui  prese a canticchiare per il sollievo .
Persino Alphonse smise di malmenare Etienne quando sentì la risata squillante dell’amica sopra la musica , permettendo a quel buzzurro dell’accompagnatore di cingergli il fianco con un braccio , osservando a sua volta la danza sinuosa della donna .
- Non ci speravo più !
L’esclamazione sollevata del modello catturò nuovamente  l’attenzione del francesce dagli occhi d’oro ,  preso dal controllare che nessuno attentasse alla virtù della petite papillon .
- è più forte di quel che sembra – si intromise allora Etienne , le dita fredde che si insinuavano sotto la camicia attillata del modello .
Alphonse si lasciò scappare un mugolio di piacere , socchiudendo gli occhi da gatto per quella carezza , facendo le fusa contro il petto muscoloso del capo della sua migliore amica che avrebbe davvero dovuto ringraziare .
Perché davvero il ragazzo si aspettava di conoscere un anonimo bell’imbusto ,  e non quella bellezza rude che gli aveva fatto correre un brivido di eccitazione nell’incrociare quegli occhi d’oro .
Etienne era un uomo orgoglioso , impulsivo e permaloso , ma l’affetto  che accendeva il suo sguardo ogni qualvolta osservava Ermione aveva portato il modello a concedergli una possibilità .
Il ragazzo stava già ricambiando la carezza con un bacio sul collo quando sentì il compagno irrigidirsi sotto le sue labbra , attirando il suo sguardo scocciato .
- Cosa c’è ora ? – si lamentò infatti , disturbato dalla piega confusa delle labbra dell’uomo che fissava davanti a sé con aria sempre più minacciosa .
- Cosa ci fa lui qui ?
Fu il tono caustico dell’uomo ad invitare il modello a seguirne lo sguardo , solo che quando lo fece , Alphonse si sentì sommergere dall’angoscia e dal furore nel riconoscere l’alta figura di Blaise Duval poco distante dal cubo sul quale ballava l’amica .
Alexandre ed Evelyne furono richiamati dal sibilo minaccioso del biondo , troppo impegnato a masticare maledizioni tra i denti per far caso a loro .
Eppure tutti si misero sull’attenti nel notare l’ombra minacciosa di Duval , gli occhi puntati sulla figura oscillante di Ermione .
Un orribile dèjà-vu li fece irrigidire sul posto , tanto che quando Blaise caricò il cubo sul quale la pittrice ballava  nel notare alcuni ragazzi ballarle attorno , Alphonse si lasciò scappare un grido sorpreso che fu più acuto della musica stessa .
Ermione fece appena in tempo a voltarsi verso l’amico che qualcosa di non ben definito le falciò le gambe , facendola crollare su  un corpo  duro che la trascinò fuori dal locale senza che la sua bocca potesse invocare aiuto .
La testa le girava , e quando qualcuno le infilò quello che al tatto le sembrava un casco ,  non potè far altro che ancorarsi alla schiena dello sconosciuto motociclista.
Il giaccone del suo rapitore era profumato , morbido e familiare , e anche se il suo cervello faticava a registrare odori e suoni , quando le sue narici entrarono in contatto con un familiare odore di fresco , la pittrice si ritrovò a dilatare le pupille per la sorpresa .
Quando le piccole mani di Ermione presero a tempestargli il petto di pugni Blaise capì che la ragazza lo aveva finalmente riconosciuto , ma lui ora non aveva più intenzione di starla a sentire , non più .
Perché lei era sua , lo sarebbe stata fino alla fine dei suoi giorni , e anche se il loro era un rapporto malato , anche se lui aveva commesso degli errori , non l’avrebbe lasciata andare .
L’avrebbe rinchiusa nella sua stanza anche a costo di venire arrestato per rapimento , avrebbe fatto le valigie e l’avrebbe portata con sé lì dove nessuno li avrebbe seguiti , dove nessuno si sarebbe messo in mezzo per strappargliela dalle braccia .
Un piano di fuga che il ragazzo si ritrovò a interrompere quando sentì il corpo della donna staccarsi dalla sua schiena , e il terrore che lei provasse a gettarsi in strada come era accaduto molto tempo prima lo spinse a frenare in prossimità di una campagna .
Nel percepire il rallentamento del veicolo la pittrice si districò dalla presa dell’uomo e zoppicò via , inciampando e finendo a terra poco prima di riuscire a correre via da lì .
Blaise le fu subito sopra senza darle neanche il tempo di rialzarsi e scappare , la prese in braccio senza minimamente curarsi dei tentativi peraltro inutili di farsi lasciare e le tappò la bocca con una mano per evitare che lei gridasse in cerca di aiuto .
- Ora devi ascoltarmi !
Quel tono perentorio la zittì quasi subito , lasciandola incapace di ribattere o anche solo di riprendere a muoversi.
 Nel  buio della notte gli occhi blu di Blaise erano ancora più scuri , sfumati in un nero cupo che la fece irrigidire per l’inquietudine .
Perché erano seri come mai li aveva visti , freddi e implacabili come poteva esserla una stilettata in pieno petto .
- Il nostro può essere anche un rapporto malato ma io ti amo , e nulla potrà cambiare questo .
Ho commesso degli errori , e forse ne compirò altri , ma tutto ciò che ti chiedo è di amarmi . Lascerò la villa , ripudierò anche il mio nome  se necessario , ma non voglio altro che te .
Se non posso avere te , allora non voglio avere niente .
Erano parole pesanti anche per la loro età , eppure la serietà di quello sguardo fece tentennare la pittrice per qualche secondo man mano che l’espressione di Blaise ,  da convinta  , mutava in un incertezza che doleva al cuore .
Avevano provato entrambi a ricominciare da capo , a dimenticare , ma non c’erano riusciti , perché quell’amore non poteva essere cancellato o dimenticato .
- Ho bisogno di tempo per pensare . Potrò darti una risposta dopo la nascita della bambina .
Blaise allora si limitò a sorridere debolmente prima di rimetterla a terra e abbracciarla con una delicatezza che con lei non aveva mai usato , una tenera stretta nella quale Ermione affondò con occhi lucidi e il cuore accelerato .
Forse avevano bisogno entrambi di tempo per pensare , per leccare le ferite e guardare avanti insieme .
In fondo , Cèline e Damien c’erano riusciti , perché per loro sarebbe dovuto essere diverso ?









§









   
Nessuno avrebbe pensato che un solo mese avrebbe potuto risanare tante cicatrici .
Nessuno avrebbe scommesso sulla buona riuscita di quel rapporto , eppure Ermione e Blaise erano riusciti ad appianare le proprie differenze per stare insieme , per amarsi .
C’era voluto tempo e fatica per fare in modo che la pittrice potesse tornare a fidarsi di Duval , e Blaise , a sua volta , aveva dovuto compiere molti sacrifici per riavvicinarsi a lei .
Aveva abbandonato la villa e aveva ricominciato a frequentare il conservatorio , convinto da suo fratello a riprendere a suonare il violino che aveva abbandonato e poi  bruciato dopo l’abbandono della madre .
Ermione , inoltre , aveva promesso che poco dopo la nascita della bimba sarebbe tornata all’accademia dal momento che nonna Makoto si era ristabilita e si era autonominata futura responsabile delle necessità di Cèline e della bambina .
Sembrava tutto perfetto , tutto sorprendentemente giusto , e l’ormai prossima nascita della piccola Gisèle rendeva tutti elettrizzati ed euforici .
Euforica come la risata che Cèline si lasciò sfuggire poco dopo essere uscita dal negozio di abbigliamento infantile che aveva appena svaligiato in compagnia della sua migliore amica .
- Che ne dici ? Erano meglio i vestitini con l’orlo di pizzo ?
Ermione sorrise benevola alla donna , offrendosi di portare le due buste che la neo-mamma faceva ruotare tra le mani pallide nel mentre che Cèline dava qualche piccola pacca affettuosa sul pancione di nove mesi .
- Sono perfetti quelli che tu hai scelto Lin , ora , per favore , torniamo all’ospedale , sono sicura che a Damien starà venendo un infarto per questo tuo ritardo .
L’espressione indifferente che la  donna aveva messo sù tradiva l’eccitazione che le illuminava lo sguardo al pensiero del suo compagno , ma erano davvero in ritardo , ed era ora di rientrare .
- Tu invece – iniziò Cèline con aria civettuola – non mi dici niente ? Hai deciso di accettare la corte di Blaise o sbaglio ? Persino io mi sento dispiaciuta per lui e per tutte le volte che lo ignori appositamente !
Non vi fu una vera e propria risposta da parte dell’artista perché Ermione si limitò a sorridere e ad accarezzare il ciondolo che Blaise le aveva regalato , gemello di quello che l’uomo nascondeva sotto i maglioni .
In verità aveva già accettato la corte di lui , ma nessuno ne era a conoscenza .
I loro erano incontri clandestini , serate romantiche e notti insonni passata tra baci e carezze .
Si comportavano come due ragazzini innamorati , e in fondo lo erano .
Il tempo guariva le ferite , e sebbene le loro non fossero del tutto cicatrizzate , entrambi avevano deciso di provarci ancora una volta .
Il suo ultimatum sarebbe scaduto presto , e lo avrebbe accettato completamente , con difetti e pregi , avrebbe amato l’ombra di dolore che gli scuriva lo sguardo , avrebbe amato quelle labbra che continuamente gli sussurravano dolci ‘ti amo .
- Aspetta !
La voce stizzita di Cèline la fece bloccare poco prima di scendere la lunga scalinata che portava al centro mentre la donna rovistava nelle buste con sguardo sempre più indispettito .
- Cosa c’è Lin ?
- Non c’è ! Il capellino non c’è più ! Devo averlo dimenticato sulla cassa ! Ed ora ? Un completo non può definirsi tale senza il cappellino ! Coma farò ? Non potrò farglielo indossare , non…
- Ehi ! – la riprese la pittrice con sguardo severo , toccandole una spalla per attirarne l’attenzione – facciamo così. Ora torno al negozio , prendo il cappello e torniamo all’ospedale . Non c’è bisogno di allarmarsi .
Aspettami qui , e non ti muovere !
Cèline tirò su con il naso , annuendo come una bambina prima di accarezzarle la mano e appoggiarsi al corrimano di metallo della scalinata .
Solo a quel punto Ermione tornò indietro di corsa , entrando nella piccola boutique per afferrare il cappellino rosa confetto e scusarsi per l’intrusione con il commesso .
Ci mise circa cinque minuti , ma quando tornò sui propri passi si ritrovò a sgranare gli occhi quando vide Cèline strattonare la borsetta dalla presa ferrea di un brutto ceffo .
Un trillo di allarme portò la pittrice ad accelerare il passo , non tanto per paura che lo scippatore potesse rubare la borsa all’amica , ma per il terrore che la sommerse nel vedere come la neo-mamma indietreggiasse sempre di più verso il limitare della scalinata .
Accadde tutto in una manciata di secondi .
Poco prima Cèline stava dando del filo da torcere al ladro , poco dopo  Ermione si aggrappava alle spalle dello scippatore per fargli mollare la presa e allontanarlo dalla donna .
L’uomo ringhiò nel sentirsi strattonare , gettando a terra la ragazza con uno spintone e facendo scattare la chiusura del coltello con il quale si avvicinò ad una tremante Cèline .
Ed avvenne l’irreparabile .
In un moto di disperazione la pittrice tornò in piedi con un salto , fiondandosi sul ladro e spingendolo all’indietro , verso la scalinata .
L’uomo abbandonò la presa sull’arma per la sorpresa , aggrappandosi alla casacca marrone della piccoletta che trascinò con sé nella caduta , sotto lo sguardo orripilato della donna e dei passanti .
I due rotolarono per tutta la scalinata , finendo uno sopra l’altro sullo spiazzo che portava al marciapiede bianco .
Una chiazza rossastra si aprì sotto i loro corpi , mentre Cèline lanciava un urlo disumano nel vedere tutto quel sangue sgorgare da sotto la testa della sua migliore amica ,  con le sirene dell’ambulanza che qualche spettatore aveva chiamato a inondarle i timpani e spezzarle il cuore .
E quel nome  tanto amato incastrato nella gola che sentiva bruciare per il troppo urlare .  









§










Il frantumarsi del bicchiere con il quale Blaise stava giocherellando attirò l’attenzione di Alexandre , occupato a risistemare il bancone prima di raggiungere l’ospedale dove avevano appuntamento per l’ultimo controllo della piccola Gisèle .
- Tutto bene ?
Il maggiore dei Duval tornò in sé con un sussulto , annuendo e osservando ciò che rimaneva del suo Martini con occhi straniti  .
Era stato un attimo , un brivido freddo gli aveva attraversato la colonna vertebrale e lo aveva portato ad allentare la presa sul bicchiere , troppo preso da quell’orribile sensazione di gelo che gli aveva intorpidito anche la punta delle dita .
Si massaggiò le braccia e il collo in cerca di calore , sfiorando la collana nascosta dai vestiti che strinse attraverso la camicia , abbandonando la presa subito dopo l’urlo furioso di Evelyne .
- Fuori di qui se non vuoi che ti prenda a calci ,  brutta puttana !
Persino Alexandre sobbalzò nel vedere la sua tenera e dolce compagna rincorrere con un diavolo per capello Enora , tirandole dietro un portacenere prima che la poveretta potesse raggiungere la porta .
Con il fiatone e gli occhi dilatati per la rabbia la rossa rispose con un ringhio al richiamo del suo ragazzo , stringendo gli occhi quel tanto che bastava per fulminare la cameriera e lanciarle una maledizione che fece accapponare la pelle anche a Blaise .
- Ehi ! Si può sapere cosa succede ?
Alexandre ricevette come risposta un grugnito infastidito prima che la piccola diciottenne tornasse nel retro del locale , emettendo un chiasso infernale , come un trafficare di oggetti e vetri .
- Guarda che nascondeva quella puttana nel suo armadietto ! – strillò con voce isterica quando tornò da loro , trascinandosi  dietro un oggetto rettangolare coperto da un lenzuolo bianco .
- Che cos’è ? – si volle informare il proprietario del Burlesque , ancora intimidito dal comportamento della sua tenera compagna mentre quella posava con delicatezza l’oggetto sul bancone del bar .
- è un quadro di Ermione . Mi aveva confessato di averlo dimenticato da qualche parte e che era un regalo .
   Quella stronza di Enora lo aveva nascosto nel suo armadietto senza dire nulla , mentre la mia povera Ermione si dannava        l’anima per cercarlo .
Con una smorfia dispiaciuta Evelyne scostò dolcemente il telo , sgranando gli occhi in concomitanza con Alexandre e un sorpreso Blaise che si allungò verso la donna con sguardo incredulo .
- Wow !
L’esclamazione del barman fu seguita dal sorriso dolce della donna e la mano tremante che il maggiore dei Duval allungò nell’accarezzare il sorriso materno della donna ritratta .
La donna tanto simile a sua madre ma decisamente differente .
Perché , nonostante i tratti somatici fossero identici , quel sorriso gentile  e la luce morbida dello sguardo erano pura invenzione , una fantasia che Blaise aveva avuto fin da bambino , nella speranza che lei lo guardasse in quel modo .
Sotto lo sguardo raggelato del violinista Evelyne ruotò il ritratto , sussurrando le poche righe scritte dietro la tela per poi allungare il quadro verso Blaise .
- è per te .
Le mani dell’uomo tremarono leggermente nello sfiorare gli angoli ruvidi della tela , osservando quell’insolito regalo con la gola asciutta e  la lingua incollata al palato .
Il suo sogno .
Ermione gli aveva regalato il sogno di una vita , il sogno che lo aveva tenuto sveglio nelle notti della sua triste infanzia e solitaria adolescenza .
Il sogno di essere amato da un sorriso di sua madre , da un suo sguardo , da una dolcezza che non aveva mai ricevuto .
L’emozione rischiò di cancellare quel minimo di autocontrollo che stava esercitando su di sé nel mentre che Alexandre correva al telefono che aveva preso a squillare con fare quasi isterico .
- Pronto ?
Evelyne si accostò all’uomo dagli occhi blu con un sorriso dolce , posandogli una mano sulla spalla con sguardo materno .
- Non credo che tu possa più mettere in discussione il suo amore per te ora .
Blaise si lasciò sfuggire un sorriso a mezze labbra quando l’urlo sconvolto del barman attirò la sua attenzione e quella della rossa .
- Quale ospedale ? Va bene , arriviamo subito .
L’uomo chiuse la telefonata bianco come un cencio , la mano che reggeva la cornetta che tremava in modo vistoso sotto lo sguardo preoccupato della donna .
- Cosa…
- Un uomo ha tentato di rapinare Cèline , ma Ermione si è messa in mezzo ed è caduta da una scalinata . Ora sono all’ospedale .
Lo stridere della sedia accompagnò la corsa disperata di Blaise verso la propria moto parcheggiata nel retro del locale mentre il quadro che aveva poco prima lanciato collideva con la caffettiera che Alexandre aveva riempito e che si rovesciò su tutto il ritratto .
Solo che Blaise Duval poteva accettare che sua madre non lo avesse mai amato , poteva accettare tutto ma non la morte di Ermione .
Aveva retto all’abbandono di sua madre , aveva sopportato il rancore di suo padre , ma non avrebbe mai superato la perdita di lei , non avrebbe retto quella volta .
E pregò , supplicò qualunque divinità esistente di salvarla , pregò sua madre di aiutarlo , almeno per una volta , almeno per quel giorno .
Poi l’avrebbe perdonata e avrebbe accettato la sua scomparsa .
Avrebbe accettato tutto pur di avere Ermione al suo fianco .
Tutto affinché  lei non lo lasciasse  , senza aver avuto neanche  la possibilità di sentire un ‘ti amo uscire da quelle labbra che pregava di non sentire gelide contro le proprie .











§









Gli ospedali non erano certamente luoghi in cui sorridere o lasciarsi sollevare dall’euforia , la maggior parte dei pazienti e dei loro familiari  , il più delle volte ,  si sentivano sommergere dalla tristezza per le condizioni in cui vertevano le persone a loro care .
Eppure , benché il personale dell’ospedale fosse ormai avvezzo al pianto di madri per la malattia dei propri figli e al dolore delle persone lì ospitate , la visione di una simile disperazione li lasciò comunque basiti .
La prima a correre alla chiamata di Cèline era stata nonna Makoto , distesa da alcuni inservienti sulle scomode poltroncine della sala di attesa quando la povera anziana aveva capito che c’era sua nipote chiusa nella sala operatoria .
Il secondo giunto al capezzale di Ermione fu Alphonse , accompagnato da Etienne che fece appena in tempo a reggere il biondo prima che questo crollasse in ginocchio dopo le poche parole smozzicate dalla neomamma piangente .
Damien corse ad abbracciare la propria amata con sguardo lucido e un lieve tremore nelle mani , rivolto con il pensiero a colui il quale arrivò nell’ospedale con lo stridere di ruote sull’asfalto bruciato .
Alexandre ed Evelyne arrivarono poco dopo , ultimi di una corsa contro il tempo che nessuno di loro era riuscito a vincere .
Blaise non proferì parola , si lasciò cadere davanti a Cèline con il capo basso e gli occhi nascosti dai riccioli neri , le braccia abbandonate lungo i fianchi in una posa stanca e rassegnata .
La donna si asciugò le lacrime con la manica dell’abito a fiori che Ermione le aveva consigliato di indossare quella mattina , districando tra le dita appiccicose e insanguinate il ciondolo che la migliore amica aveva perduto durante la caduta .
E fu un attimo .
Il tempo di uno sguardo e gli occhi blu dell’uomo si riempirono di lacrime mentre le sue dita si chiudevano su quel piccolo oggetto macchiato di rosso che strinse contro il petto .
Un pianto silenzioso il suo , ma Blaise sembrava gridare nel suo mutismo , sembrava voler buttare giù quella porta con quelle iridi chiare che non vedevano altro che ombre indistinte nel velo delle lacrime .
Quando la porta della sala si aprì l’uomo non alzò il volto , continuò a rimanere a capo chino anche quando il medico si scostò la mascherina per guardare la donna incinta che si disperava davanti ai suoi occhi .
- Lei deve essere la…- e fissò con sguardo significativo il ventre rigonfio con sguardo dispiaciuto .
Cèline non lo degnò di uno sguardo , continuò a tenersi aggrappata a Damien anche quando il dottore li avvisò dell’impossibilità della sua equipe di salvare il paziente ,  mentre alle loro spalle si avvicinava il cigolio di una sedie a rotelle .
Nessuno osò emettere fiato , solo il rumoroso mangiucchiare di un paziente  smuoveva il silenzio pesante appena  calato dopo la notizia di quella tragica perdita .
- Che è successo ?
Alphonse si limitò a storcere la bocca quando una voce femminile , rauca e bassa  , chiese spiegazioni per quell’insolito gruppo di persone piegate dal dolore .
La ragazza sulla sedia a rotelle si ficcò allora  un'altra manciata di caramelle gommose in bocca , sistemando la benda che le copriva l’occhio sinistro e che le impediva di guardare in viso il suo interlocutore .
Nell’attesa di ricevere una risposta , la donna notò troppo tardi l’occhiata di rimprovero che il medico le inviò , indurendo la linea delle labbra e risistemandosi gli occhi sul naso aquilino .
- Signorina ! Non le avevo forse detto di rimanere nella sua camera ?
La paziente si mosse nervosamente sulla sedia , osservando il gesso alla gamba con sguardo crucciato prima di schiarirsi la voce e scusarsi con voce mortificata .
Una voce che , nonostante la tonalità bassa e graffiata fece irrigidire Blaise ,  tanto che le ossa della mascella gli scricchiolarono per quanto indurì la mandibola .
Fu a quel punto che la donna riuscì ad affinare lo sguardo , riconoscendo quella schiena ricurva alla quale tante notti si era aggrappata in preda al piacere .
- Blaise ?
L’incredulità si cristallizzò sul viso dei presenti quando la sua voce sussurrò il nome dell’uomo , gli occhi blu attirati dalla piccola figura sulla sedia a rotelle che lo fissava con la bocca appena dischiusa e ricolma di caramelle gommose .
Ed eccola lì Ermione Ogawa, con il capo e l’occhio sinistro bendato , una gamba ingessata e qualche graffio sulle braccia e sulla guancia , ferita ma viva .
- TU ! – tuonò Blaise ancor prima che qualcuno di loro potesse emettere fiato , terrorizzando a morte la povera pittrice che sobbalzò sulla sedia per lo spavento .
 Accanto al maggiore dei Duval , Cèline lanciò un occhiata incredula al medico , balbettando qualche parola sconnessa che l’uomo capì a stento .
- Morta ? O no , la signorina Ogawa sta benissimo , ma credevo che lei parlasse di Monsieur Blanc    che è arrivato con la signorina poco fa . Lei non è forse sua moglie ?
La donna si concesse allora di mandare a quel paese il dottore , ringhiandogli contro tutte le maledizioni possibili prima di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio e più tranquillo che la lasciò spossata ma felice .
Intanto però , Ermione , che di quella faccenda continuava a capirci poco riuscì a capire il malinteso che si era creato con l’uomo che l’aveva trascinata sulle scale , solo che lo sguardo minaccioso dei presenti non era rincuorante , men che meno quello di Blaise che aveva cominciato a emettere anelli di fumo dalle narici .
 - Ecco , è meglio che vada ora che è tutto risolto . Credo che …- ma la pittrice non ebbe il tempo di finire che le sue mani furono più veloci della sua lingua , spingendo la carrozzella lontano dal violinista che prese a rincorrerla per tutto l’ospedale .
Con uno slalom considerevole la ragazza svoltò l’angolo , aumentando l’andatura ma sentendo il fiato dell’uomo sul collo , una sensazione che le costò qualche centimetro di distanza che Blaise divorò con poche falcate .
Lo sfracellarsi della sedia contro la parete fece sobbalzare qualche infermiera , ma ciò che più attirò l’attenzione dei presenti nel piano fu l’alta figura maschile che stritolava una piccola figuretta vestita di un sottile telo verde mela che a stento le copriva il posteriore .
Quelle braccia sembravano volerla fare a pezzi , ed Ermione glielo fece notare con un gemito soffocato dal momento che Blaise aveva il viso affondato nei suoi ricci e la teneva premuta sul suo petto con una mano fredda .
Eppure l’uomo non allentò la presa , anzi , aumentò la pressione delle sue mani sul corpo minuto di lei , respirando il suo profumo per tranquillizzare il suo respiro accelerato e i battiti furiosi del suo cuore .
Rimasero abbracciati per ore , con la pittrice che si rilassava pian piano nella sua presa , cingendogli il collo e sfogando la sua paura con un pianto silenzioso e con il violinista che continuava a ripetersi che lei era viva , lì , tra le sue braccia , e che sarebbe andato tutto bene per una volta .
- Blaise  ?
Il tono solenne con cui Ermione richiamò la sua attenzione fece capire all’uomo che forse la pittrice  avrebbe finalmente espresso liberamente i suoi sentimenti , o almeno , lo avrebbe rassicurato con qualche parola dolce .
E sebbene la donna non avesse avuto alcuna intenzione di rovinare quel momento tanto toccante , quando la natura prese a chiamarla a gran voce , l’unica cosa che potè fare fu accucciarsi sul petto del suo compagno con le gambe strette l’una all’altra e le mani ancorate sul suo torace .
- Cosa c’è ?
Una lacrima sfuggì dagli occhi di lei quando il bisogno divenne insopportabile , portandola anche ad aumentare la presa sul corpo dell’uomo .
- Devo fare la pipì – pigolò imbarazzata , percependo a stento la bestemmia che Blaise aveva cominciato a masticare tra i denti mentre marciava con passo deciso verso i bagni dell’ospedale .
Frustrato dalla  confessione più orribile  che avesse mai ricevuto in tutti i suoi sudati anni .










§









Due settimane dopo …



I matrimoni , generalmente ,   erano difficili da dimenticare , quello lo sarebbe stato in particolar modo dal momento che nessuno avrebbe potuto affittare l’intera Torre Eiffel per il ricevimento  .
E non era stato il maggiore dei Duval a convolare a nozze come molti si aspettavano , ma il più giovane , così terrorizzato dalla possibilità che la sua futura potesse darsela a gambe da affittare dei soldati scelti per evitare che la bellissima Cèline Roux potesse utilizzare un lenzuolo annodato per fuggire via con la sua dolce Gisèle .
Ma la bambina si trovava tra le braccia amorevoli di Ermione , affiancata da un affascinante Blaise che teneva lontano dalla propria fidanzata gli sguardi ammirati degli invitati .
Dopo quel terribile incidente entrambi si erano decisi ad esprimere i propri sentimenti senza giochi di parole , accettando i pregi e i difetti del proprio compagno con animo leggero e cuore innamorato .
La pittrice aveva perso la vista all’occhio sinistro dopo la caduta , un sacrificio minimo se paragonato alla possibilità di perdere la vita , per questo il violinista ringraziava ogni giorno per quel miracolo .
La cerimonia fu un vero capolavoro , e Cèline non si dileguò come molti credevano , si divertì solo a ritardare il suo arrivo per far penare un po’ il suo povero sposo che ebbe bisogno di un sonoro schiaffo del padre per riprendere conoscenza dopo essere svenuto per lo spavento .
Gisèle era nata forte e bella come la mamma , ma con gli occhi blu dei Duval e i ciuffi chiari dei Roux , un connubio che aveva fatto innamorare il papà e aveva inorgoglito la mamma .
La stessa Gisèle che Ermione coccolava dolcemente , declinando l’invito di Alpshonse a cedergli la bambina per afferrare il bouque che Cèline stava per lanciare .
- Invece di pensare a me dovresti controllare Etienne . Io ho già deciso di sposarmi l’anno prossimo in Giappone , nella casa di mio padre . Perciò ti conviene gettare un occhio alla pretendenti per la mano del tuo uomo .
Il modello snobbò l’ultima frase della sua  migliore amica con una smorfia altezzosa prima di assottigliare gli occhi azzurri nel captare un movimento sospetto alle sue spalle .
Il conto alla rovescia per il lancio era appena iniziato e tutte le donne single erano pronte a placcare l’avversaria pur di afferrare il bouque  , mentre Etienne si trovava a passare di lì per puro caso .
Il mazzo di fiori saltò la prima fila , sfuggendo agli artigli di alcune trentenni prima di finire dritto dritto tra le braccia incrociate del francese dagli occhi d’oro , sorpreso di trovarsi improvvisamente con gli occhi di tutta la fauna femminile puntati sulla propria imponente figura .
L’uomo deglutì a vuoto , raggiungendo una tonalità di viola che richiamò immediatamente l’attenzione di Alphonse , già pronto a mietere vittime con la forbice da cucito che portava sempre in tasca e con la quale tagliuzzò qualche ciocca pur di raggiungere il suo compagno .
Un ondata di gemiti femminili fecero voltare la sposa e lo sposo , attirando l’attenzione di tutta la sala nel mentre che il biondo modello brandiva un pennarello indelebile puntando minaccioso le fronti spaziose delle sue rivali , anche se Etienne sembrava decisamente disgustato dalla possibilità di farsi avvicinare da quelle pazze disperate .
Una risata divertita scosse Ermione quando il suo migliore amico si caricò sulla spalla il suo uomo , con un certo sforzo vista la differenza di stazza , caracollando per il giardino con la leggiadria di un ballerino della scala che mandò in bestia la maggior parte delle invitate .
Gisèle allora gorgogliò divertita , contagiata dalla pittrice e dall’espressione scanzonata dello zio , osservando la sua famiglia allargata con occhi innocenti e curiosi , gli occhi di chi sapeva di essere stata amata ancor prima di venire al mondo .












“Fin”
                                       
                              


                                *Adieu- "Addio
"
                                *Baleine èchouèe- " Balena arenata "
*Aubergines vieux - "Vecchio melanzana "



Ed eccoci qui , l'ultimo capitolo che sono riuscita a concludere   , finalmente .
Confesso che ho una mezza idea su una continuazione ma non si sa , per il momento è finita .
Ringrazio tutti per la pazienza  e l'attesa , ma in particolar modo ringrazio  laura88 che mi ha seguito fin dall'inizio e alla quale dedico quest'ultimo capitolo .
Grazie davvero per i commenti bellissimi e lunghiiiiiiii che ho amato leggere :)


Alla prossima storia , un bacio , Gold eyes
  
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