Di carta, d'inchiostro, di pioggia di Juu_Nana (/viewuser.php?uid=41273)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
“…
possiamo quindi dedurre che non si è trattato né
di un errore né di un incidente. E quindi, lettori miei,
questo è un inequivocabile caso di…”
- Comito! -
Sollevo di scatto la testa.
- Dica -
La prof di italiano mi sta fissando torva da dietro la cattedra.
- Cosa stai facendo? - sibila.
Cavolo, non ho smesso di scrivere durante la lettura dei versi.
- Sto scrivendo un appunto che mi era sfuggito prof -
Lancio un’ occhiata veloce al libro accanto al mio.
- Comunque sto seguendo: siamo alla quarta ottava, terzo verso -
aggiungo, tranquillissimo.
La professoressa non sembra troppo convinta, ma riprende a leggere.
- Stai scrivendo un articolo per il prossimo mese? - bisbiglia il mio
compagno di banco. Annuisco.
- La consegna è tra una settimana, e tu hai detto che ne
avresti scritti tre da due pagine questo mese. Hai già
iniziato, vero? - mormoro in risposta.
- Sì, non preoccuparti. Comunque, nel caso avessi bisogno
potresti darmi una mano vero? -
Soffoco un gemito, mentre il mio sopracciglio destro ha uno scatto
verso l’alto.
- Solo se assolutamente necessario. Cerca di non far slittare
l’ uscita, per favore - cerco di non suonare troppo seccato,
ma mi riesce parecchio male. Anche perché è una
settimana che non riesco più a parlarci senza che mi vengano
i nervi a fior di pelle.
- Ricevuto, capo. Non mancherò le tue aspettative - mi
sorride.
Vedo la prof interrompersi e setacciare con gli occhi la nostra area, a
caccia della fonte del brusio.
Aspetto che si rituffi in una discutibile lettura recitata
dell’Infinito di Leopardi, prima di ricominciare a parlare.
- E potresti evitare di chiamarmi capo? Lo trovo abbastanza
fastidioso… -
- Ma Diana lo fa -
- Ma non è che devi fare tutto quello che fa lei solo
perché adesso è la tua ragazza. E ho
già detto anche a lei di piantarla - la mano abbandonata
sulle pagine del libro si stringe a pugno.
Michele sorride.
- D’accordo Fabio -
- Volete finirla di chiacchierare voi due?! -
- Ci scusi professoressa -
- … scusi - mugugno.
La prof riprende a spiegare, Michele a riempire ogni angolo bianco del
libro con ogni sua parola, evidenziando le parti lette con colori
diversi di cui, a parte orientarmi quando mi distraggo, francamente non
vedo l’utilità.
Mi è passata completamente la voglia di scrivere.
Molto discretamente infilo l’agenda arancione che uso come
quaderno delle bozze per il giornale al sicuro nel mio zaino, giusto un
secondo prima che suoni la campanella di fine lezione.
L’insegnante ci tiene in classe altri cinque minuti
abbondanti, come da prassi, prima di lasciarci finalmente fare la
cartella. Con molta calma preparo le mie cose e conto i soldi per il
pranzo.
Ho appena spento le luci e messo un piede fuori dall’aula che
sento Michele che mi chiama.
- Fabio, aspettami! -
Trattengo un sospiro.
Mi raggiunge trotterellando.
- Ti va se mangiamo assieme? - mi chiede tutto allegro.
Ma anche no!
- Guarda che hai una ragazza fissa adesso. Perché non stai
con lei in pausa pranzo e ci vediamo dopo al giornale? -
Lui sembra esitare.
- Mh… forse hai anche ragione… - abbassa un
attimo gli occhi.
- Però… speravo potessi darmi una mano con i miei
articoli. Effettivamente sono un po’ incasinato a gestirne
tre - confessa, con un sorrisetto imbarazzato, grattandosi la nuca.
- Ti do una mano più tardi. Se proprio proprio sei messo
così male ci vedremo una volta dopo scuola, che ti devo
dire? -
Michele scatta sull’ attenti.
- Sissignore, caporedattore Comito! - esclama ridendo.
- Allora ci vediamo più tardi - sbuffo.
- Ho dimenticato una cosa in classe - invento poi, tentando di troncare
finalmente la conversazione.
Torno sui miei passi.
- Fabio? -
Mi volto. Michele aveva sceso solo un paio di scalini ed è
girato a guardarmi.
Che cosa vuoi adesso?
- A te Diana piace, vero? -
- Ma neanche per idea! - strillo.
Lui mi fissa spiazzato. Tossicchio imbarazzato, sforzandomi di
riassumere un contegno. Affondo le mani nelle tasche prima di
ripetermi, senza riuscire a guardarlo.
- Ok, ho capito - risponde. Percepisco il gelo nella sua voce e sbircio
nella sua direzione: il suo onnipresente sorriso si è
ristretto di un paio di denti.
- Ehi, ho detto che non mi piace, sta tranquillo. Non ho la minima
intenzione di portartela via - ribadisco, sforzandomi di suonare
convincente.
Davvero non ho intenzione di provarci. Michele ride.
- Sì sì, nessuno mette in dubbio la tua buona
fede, capo - risponde, prima di riprendere a scendere. Lascio correre
sul “capo”. In realtà non è
che mi dia fastidio in senso assoluto, solo che non mi va che sia lui a
chiamarmi così.
- Permesso -
Mi scosto, per far passare due ragazzine di quarta.
- Guarda che io ci sono rimasta malissimo. Non dico che avessi
speranze, però bastava sognare. Com’è
che si chiama? -
- Marcato mi pare, è di seconda -
- Ieri la Stevanella li ha beccati che si limonavano in corridoio. Gli
ha fatto un caziatone che non finiva più -
Risate.
- Però io non penso che stiano male assieme. Secondo te
hanno già fatto tutto? -
- Ma stanno assieme da otto giorni! -
- Beh, non è mica indicativo… se si
piacciono… -
Porta che sbatte. Silenzio.
Oh sì, che delizia. Se adesso vogliamo condire con un paio
di scudisciate sulla schiena questa goduria raggiungerebbe
l’apice!
Mi accingo a scendere e andare a mangiare qualcosa, ma mi rendo conto
che mi è passata la fame. Giro i tacchi e mi avvio verso la
nostra sgangherata aula computer adibita a redazione del giornale.
Questa giornata non sta andando tanto bene. Prego solo che non vada
peggio di così.
***
Grazie mille a tutti voi che state seguendo questo piccolo esperimento,
mi hanno fatto molto piacere le vostre recensioni ^^
Vi ringazierò come si deve quanto prima, ma sto pubblicando
al volo, perdonatemi! A presto con il prossimo capitolo!
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=819496 |