La piccola Anna
La
Piccola Anna
Il
libro era veramente come Mariagrazia le aveva detto: lo sfondo era
indiscutibilmente triste, ma il racconto era venato di un'ironia
tipica dell'innocenza di un bambino di sette anni.
“Papà
dice che è un onore morire per l'Irlanda quando verrà la chiamata,
il maestro dice che è un onore morire per la fede e io mi chiedo se
a questo mondo ci sia qualcuno a cui farebbe piacere se noi
rimanessimo in vita.” *
La
ragazza ridacchiò, sdraiata sulla sdraio a bordo piscina, allungando
una gamba piegata.
La
lettura andò avanti anche quando il ragazzo svaccato sulla branda
dall'altro lato del piccolo tavolino che si frapponeva tra loro si
alzò e si diresse in direzione della doccia, prima di fare un tuffo
rinfrescante in piscina.
Benché
il suo cervello fosse immerso nelle pagine de “Le ceneri
di Angela”, non poté non
considerare che quel biondino si sarebbe probabilmente lanciato a
bomba di fronte a lei apposta per bagnarla.
“Feh,
uomini.” Fu il suo seccato
commento mentale, mentre piegava l'angolo della pagina a mo' di
segnalibro prima di chiudere il volume e metterlo al riparo dagli
schizzi.
Come
ebbe posato il libro nella borsa, il tonfo di un corpo non
esattamente leggero lanciato a forza nell'acqua raggiunse le sue
orecchie.
Stranamente
nessuna goccia la raggiunse.
Si
stiracchiò e si preparò a guardare con aria indifferente quello che
doveva essere il suo amico riemergere in superficie con aria
compiaciuta.
-
Tutti i tuoi sforzi si sono rivelati vani: gli schizzi sono volati in
alto senza comprendere me nella loro area d'azione. In poche parole
sono ancora tutta asciutta. - affermò lei, sollevando il
sopracciglio sinistro, prima di voltarsi a pancia in giù e bearsi
della piacevole sensazione dei caldi raggi del sole sulla schiena.
Lo
sguardo del ragazzo si rabbuiò, ma non si perse d'animo, cominciando
a schizzare le gambe della ragazza, che dovevano essere molto calde,
dato che l'ultimo bagno risaliva ad almeno tre ore prima.
Come
le goccioline fredde entrarono a contatto con la pelle calda, la
ragazza cacciò un urletto, non riuscendo ad impedirselo, benché si
fosse aspettata anche quello.
“Maledetto
bastardo!”
Nonostante
ciò, trattenne le esclamazioni di fastidio derivanti dalle schizzate
successive; non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di sapere di
averla infastidita abbastanza da alzarsi e cantargliene quattro.
Gli
schizzi si interruppero giusto il tempo necessario per consentirgli
di uscire dalla piscina e andare a gocciolare personalmente sulla
ragazza appoggiando le mani vicino alle sue spalle e piegandosi su di
lei.
Presa
alla sprovvista, la ragazza fece scattare le gambe verso il corpo,
urtando il bacino di lui con i talloni.
-
Ahia! - esclamò il biondo con poca convinzione, mantenendo tuttavia
la sua posizione.
-
Pirla di un Leveghi, ma ti pare il caso di venirmi a sgocciolare
addosso a 'sta maniera?! Che vuoi, che entri in acqua?! - sbottò
lei, oltremodo seccata, battendo una mano sulla sdraio e girando il
busto verso quello scemo che le stava sopra.
Per
nulla toccato dalle gentili
parole dell'amica, il ragazzo sorrise sornione e cominciò a
cantilenare con una vocina infantile – Jackson era gay, Jackson era
gay - sapendo che questo l'avrebbe fatta muovere.
Erano
poche le cose che la indisponevano, ma prendere in giro Michael
Jackson era una di queste.
-
Julian Leveghi, ti consiglio di portare te e la tua capoccia dura
molto lontano da me per qualche tempo se non vuoi stringere una
profonda amicizia con le piastrelle che lastricano la piscina. -
sibilò lei in tono assai minaccioso, scandendo bene le parole
affinché nessuna sillaba andasse persa.
-
Tsé, non riusciresti a buttarmi in piscina e lo sai, Anna. Ti
ricordo che sono un ragazzo, quindi sono più pesante, più forte, ma
soprattutto più alto
di te. - sogghignò Julian, alzandosi in posizione eretta e guardando
la ragazza fare altrettanto.
Normalmente
le dava fastidio che qualcuno le ricordasse la sua altezza, 1.58 m,
ma ultimamente ci scherzava su anche lei.
-
Feh, faresti meglio a portare rispetto per le mie vecchie ossa
stanche, invece di continuare a vantarti di una cosa della quale non
hai meriti, cipollino.
- lo riprese lei acida, purtuttavia non guardandolo negli occhi.
Senza
prestare attenzione a quello che il ragazzo le stava rispondendo, si
avvicinò con circospezione al bordo della piscina, studiando
attentamente i movimenti dell'ombra di Julian, affinché non la
trovasse impreparata e la scaraventasse in acqua.
Neanche
si stupì quando scorse la sua sagoma avvicinarsi convinto di non
essere stato scoperto.
“Povero
illuso.” Sogghignò lei
malignamente, pronta a sfruttare l'impeto del compagno per far
cascare lui in
piscina.
Attendendo
che Julian fosse in posizione ottimale per essere preso e lanciato,
si spostò di lato all'ultimo secondo, gli mise una mano sulla
schiena – in modo che lui non potesse allungare quelle sue
stramaledettissime lunghe braccia
per farla affondare con lui – e lo spinse in piscina.
Fu
una soddisfazione immensa vederlo riemergere sputacchiando acqua, che
chiaramente appagò il suo ego.
Abbassando
la testa per guardarlo vittoriosa gli rifilò un irritante sorrisino
di superiorità.
-
Mai sfidare le persone con più esperienza di te, pivello. - lo
apostrofò – E rimangiati quello che hai detto su Michael. -
aggiunse assottigliando gli occhi verdi.
-
Sai che non lo farò. - annaspò lui, alzando il volto per guardarla
con espressione di sfida – E poi capirai, hai sette mesi più di
me, mica sette anni. -
Anna
lo liquidò con un noncurante gesto della mano, notando troppo tardi
l'occhiata perplessa che Julian aveva rivolto alle sue spalle...
...prima
di sentire una mano delicata poggiarsi sulla sua schiena e spingerla
in acqua.
Nonostante
la sorpresa, il suo orgoglio riuscì a farle fare un elegante tuffo
di testa, giusto per non dare troppa soddisfazione a quel miserabile
– chiunque egli fosse – che l'aveva colta alla sprovvista.
“Chi
diavolo può essere?” si
domandò Anna, facendo emergere la testa con la nuca rivolta sia a
Julian che al misterioso assalitore.
-
Hallo, kleine Anna. - proruppe una voce sconosciuta.
(Trad:
Ciao, piccola Anna.)
La
ragazza spalancò gli occhi verdi e rimase un secondo a pensare a
quelle parole.
Ovviamente
quella era l'unica
persona che avrebbe potuto chiamarla così.
Si
girò per fronteggiare dignitosamente – Dignitosamente un
corno!, pensò, dato che non
toccava e quindi doveva galleggiare – quell'elemento.
-
Toh guarda chi si vede – proruppe con un tono fintamente sorpreso –
Hallo Semelen. -lo salutò a sua volta, sfoderando un sorrisino
compiaciuto.
(Trad:
Ciao panino.)
Johannes
era un ragazzo tedesco di media statura, capelli biondo scuro dello
stesso colore di Anna e occhi verdi.
I
lati positivi del suo carattere erano l'affabilità e la simpatia,
nonché il carisma e una certa dose di fascino.
Quelli
negativi...
-
Also, ist die Wasser warm? -
… il
senso dello humor nero.
Anna
lo aveva mandato elegantemente a 'fanculo, perché la prendeva sempre
in giro, tante di quelle volte, che ormai aveva perso il conto.
Dopo
che si fu avvicinata abbastanza al bordo, senza sorridere per non far
intendere le sue intenzioni, la ragazza fece un movimento fulmineo
con la mano, sollevando una considerevole quantità d'acqua e
arrivando a bagnare il ragazzo in maniera soddisfacente.
-
Was denkst du? - lo canzonò in tono fintamente innocente.
(Trad:
Tu che ne pensi?)
***
10
minuti dopo...
- YOU DAMNED BASTARD! - urlò
per la diciassettesima volta la ragazza, cercando di afferrare il
tubo – quello di polistirolo colorato che galleggia in acqua –
dalle mani di Johannes, per evitare che lo lanciasse a Julian.
(Trad: Dannati bastardi!)
Chiaramente le sue imprecazioni
non toccarono i due ragazzi – i quali avevano stipulato un'alleanza
contro l'unica femmina - che anzi, si misero a ridere ancora più
forte.
Julian parlava italiano e
Johannes tedesco, quindi, affinché gli insulti risultassero chiari
ad entrambi senza il bisogno di ripeterli due volte – considerando
poi che i Tedeschi non hanno un corrispettivo di tutte le parolacce
italiane – Anna li diceva – urlava - in inglese.
- Hai esaurito la tua scorta di
insulti, per caso? Sai com'è continui a ripetere sempre la stessa
cosa! - la beffò Julian sbottando a ridere vedendo Johannes alzare
il braccio con cui reggeva il tubo, dove lei non arrivava.
- TACI ESSERE PROCARIOTE!!** -
ululò lei incazzata nera, carbonizzando con lo sguardo il biondino
davanti a lei.
- Siehst, du bist wirklich eine
kleine Anna. - le disse l'altro con un sorriso ebete, battendo
affettuosamente la mano sulla sua testolina.
(Trad: Vedi, sei proprio una
piccola Anna.)
- Fuck you, freaky boy. - lo
insultò lei, portandosi dietro di lui, circondandogli la vita con le
gambe e protendendosi in avanti verso il tubo dopo aver posato una
mano sulla sua spalla.
(Trad: Fottiti, mostriciattolo.)
Urlò, si dibatté, si
arrampicò, minacciò di morte, ma nulla di tutto ciò funzionava
contro quei due.
Si ritrovò a dover ammettere
che era impossibile battere due ragazzi diciassettenni più alti e
forti di lei, per questo decise di giocare il fattore sorpresa.
Si appropinquò dunque con non
chalance al bordo della vasca vicino a dove stavano le sue prede,
aspettando il momento propizio per mettere in atto il suo piano di
conquista.
Uscì velocemente dalla piscina
e si lanciò addosso al Tedesco, che in quel momento aveva il tubo,
atterrandogli quasi sopra e aggrappandosi al trofeo.
- MIO!! - abbaiò quando, a
furia di piantare i piedi sui petti dei due ragazzi e tirare il tubo
a viva forza, riuscì a sfilarlo di mano a Johannes, assicurandosi la
vittoria.
Lo sventolò sotto i nasi degli
sconfitti, prima di bearsi della sua vincita, rilassandosi e stando a
mollo a galleggiare.
Per i dieci minuti successivi
andò berciando che aveva fregato non uno, bensì due ragazzi da
sola.
- Tks, we let you win. You
looked painful. - disse Julian in maniera altezzosa, cercando di
recuperare un po' di orgoglio.
(Trad: Tks, ti abbiamo lasciata
vincere. Ci facevi pena.)
- Pff. - fu l'unico commento che
ottenne in risposta.
Avevano deciso di andare a
mangiare in un locale fuori paese e l'unica diciottenne con la
patente era Anna, quindi avrebbe guidato lei.
Entrambi i ragazzi si fidavano
di lei, anche se non avevano intenzione di perdere nessuna occasione
per punzecchiarla.
- You are the dangerous
girl, did you know? - le fece notare Johannes, sorridendo.
(Trad: Tu sei la ragazza
pericolosa, lo sai?)
Dietro
di lui Julian fece un gesto decisamente eloquente con la mano.
Prima di voltarsi a fronteggiare
l'amico, la cinerea ghignò.
- Oh nein, ich bin nur die
kleine Anna. -
(Trad: Oh no, io sono solo la
piccola Anna.)
The End
* Il libro è appunto “Le
ceneri di Angela” di Frank McCourt.
** Gli organismi procarioti sono
quelli formati da una sola cellula di struttura antica e semplice.
Addirittura meno delle amebe.
Allora, questa è la prima volta
che mi cimento in fic originali, in genere seguo altre sezioni, ma mi
è venuta in mente questa idea e volevo pubblicarla.
Alcune vicende della narrazione,
come per esempio l'inizio e i soprannomi, sono realmente accaduti
alla sottoscritta, che non ha perso l'occasione di ficcarli in questa
shot.
Spero che l'abbiate trovata
carina o magari divertente e spero che commenterete!
Saluti a
tutti
annina94
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