Mi svegliai, all’improvviso, a quello che sembrava un
sobbalzo del mondo attorno a me.
Per un momento rimasi semplicemente immobile, fissando il
soffitto di assi che mi sovrastava,senza capire cosa stesse succedendo. La
testa mi doleva, alla base della nuca… quel tipo di dolore che si prova quando
qualcosa di MOLTO duro e MOLTO pesante ci ha sbattuto contro… in più, la mia
vista era come annebbiata. Non fosse
stato che l’ultima cosa che ricordavo era di essere stata in viaggio con Gourry
ed Ainos, avrei pensato di essere vittima dei postumi di una brutta,
bruttissima sbornia…
“Finalmente ti sei svegliata, ragazza… credevo saresti
rimasta nel mondo dei sogni per giorni…” Una voce raschiante risuonò al mio
fianco, facendomi sussultare. Cercai di sollevarmi per fronteggiarne il
proprietario, ma fui ancora più sorpresa nel constatare che questo mi era
impossibile, perché sia i miei polsi che le mie caviglie erano strettamente
tenuti assieme da diversi strati di spessa corda annodata…
‘Cosa pensano che sia un golem??? Bastava un solo giro di
corda dannazione!!!’ Senza capire ancora pienamente quanto mi stava accadendo,
al di là del fatto che ero in trappola, ovviamente, presi ad agitarmi e
divincolarmi con violenza, nel tentativo di allentare quella –dolorosa- morsa.
L’unico risultato che ottenni, tuttavia, fu di allargare le escoriazioni che le
corde avevano provocato ai miei polsi… oltre che, ovviamente, suscitare una
sgarbata risata da copione da parte dell’uomo che mi si parava davanti…
‘Il testosterone ti fa sembrare dignitoso ridere di una
ragazza legata pur essendo un uomo grande, grosso e armato, eh???’ Scoccai la
più minacciosa delle mie occhiate nella direzione da cui proveniva la risata…
‘Se solo non fossi bloccata…’
Ma, un momento…
…io non ero bloccata!!!
Lo realizzai in quel momento… la mia bocca non era
imbavagliata.
Detta in altri termini, potevo usare la magia.
“Non sprecherei tante energie quando ancora non ti sei
ripresa del tutto, ragazza. Soprattutto considerando che è del tutto inutile…”
Una formula già pronta sulle labbra, decisi comunque di
aspettare. Avevo davvero bisogno di capire cosa stava succedendo, prima di far
saltare tutto in aria…
Sollevai lo sguardo. A sovrastarmi era una specie di
gigante. Oh, non una creatura non umana, no… semplicemente un uomo dalla mole
decisamente superiore a qualunque altro avessi mai incontrato. Gourry già mi
sovrastava di più una testa (non che io sia molto alta, suppongo di dover
ammettere anche questo…), ma quest’uomo indubbiamente lo batteva di almeno una
ventina di centimetri… e un suo avambraccio superava la circonferenza delle mie
due cosce messe insieme… D’altra parte, solo una persona delle sue dimensioni
avrebbe potuto maneggiare QUELLA spada. Mi riferisco alla spada che gli pendeva
dalla schiena, ovviamente… la lama era almeno il doppio delle dimensioni
normali per uno spadone a due mani…
Non era questa la sua caratteristica preponderante,
comunque. Oh, no, nella vita devi SEMPRE aspettarti di peggio. Ciò che colpiva
di lui era il suo volto. Al di là del fatto che non vestiva certamente il più
rassicurante degli sguardi, che una grossa cicatrice pareva tranciare in due i
suoi lineamenti, e che avresti potuto pensare di spaccare una noce di cocco
sulla sua mascella, la sua pelle era ciò che saltava immediatamente all’occhio…
butterata, piena di macchie come se fosse colpito da qualche strana malattia…
posso giurarlo, il tipo di persona che mi avrebbe fatto cambiare lato della
strada, se la avessi incontrata in una zona poco frequentata…
“Con chi ho il piacere di conversare?” Chiesi, calma, dopo
che ci fummo squadrati per un po’ in silenzio… non provai nemmeno a nascondere
l’ironia nella mia voce…
Faccia butterata parve ignorarla. “Elmerish Qaghan, capo
della Federazione Occidentale del popolo Turid, a sud della barriera… e fedele
generale del mio signore, Oberon…” Il gigante mi rivolse un lieve inchino,
irritandomi infinitamente…
“Ok, molto carino, tu ed Oberon siete intimi e bevete il tè
delle cinque insieme, davvero toccante…” Sbuffai. “Ma qual è il tuo interesse a
tenermi legata in un carro diretto a… a…?” Tentai, senza troppe speranze, di
ottenere informazioni…
Faccia butterata ignorò pesantemente sia la mia domanda che
l’ironia nella mia voce. “Oberon non ha un particolare amore per chi cerca di
sconvolgere i suoi piani di battaglia, mocciosa…” Oh, ora non ero più
‘ragazza’, ma ‘mocciosa’… non siamo del tutto insensibili all’ironia allora,
eh, faccia butterata? “Anche Elmekia e Raizerl sono tenute sotto controllo da
un certo numero di forze da quando le trattative con loro sono fallite… ma
quelle truppe sono ancora poche, e per lo più provenienti da regni vicini al di
qua della barriera…” Dannazione, dannazione… allora c’era davvero chi aveva
tradito Sailune… “… finché non arriveranno i rinforzi, non abbiamo alcuna
intenzione di permettere che qualcuno cerchi di coordinare la resistenza al mio
Signore, o tanto meno faccia pressioni sui regni che ancora mantengono la
neutralità…” Faccia butterata sorrise di un sorriso storto. “Anche perché confido
che le nostre altre truppe, appena arriveranno, sapranno… persuaderli… verso la
scelta più giusta…” Rinforzi? Altre truppe? Il suono di quelle parole non mi
piaceva per niente…
“Come diavolo avete fatto a sapere che eravamo in viaggio
verso Raizerl?” Il tono della mia voce era serio, ora… sforzandomi e
divincolandomi, riuscii a raggiungere una posizione seduta, appoggiandomi alla
parete del carro e lo fissai, accigliata…
Elmerish rise, e le macchie scure sul suo volto, agitandosi
ai suoi singulti, gli diedero un aspetto grottesco. “Diciamo che abbiamo avuto
una piccola ‘soffiata’ da qualcuno con più ‘mezzi di informazione’ di noi… un
gruppo di esploratori è partito quasi subito alla vostra ricerca, ed io li ho
raggiunti col cavallo più veloce delle truppe, appena mi è stato possibile…
alla barriera ci riuniremo con altre truppe… ho una missione piuttosto
importante da svolgere…”
Una ‘soffiata’…? Ma da chi…? Forse si trattava semplicemente
di Ainos, ma come poteva essere riuscito a… ah!
“Hai detto che ci stiamo dirigendo verso la barriera???”
Faccia butterata mi guardò storto, come se fosse stata colpa
MIA se lui si era lasciato sfuggire un’informazione… per un lungo momento si
limitò a fissarmi in silenzio, come ponderando la risposta… ma poi semplicemente
si strinse nelle spalle. “Suppongo che nella tua posizione non cambi nulla che
tu lo sappia o meno…” Oh, questo è quello che credi TU… “… è appunto a
raccogliere rinforzi che stiamo andando…ci sono alcuni regni al di là della
barriera che non hanno ancora garantito il loro appoggio ad Oberon… e ad uno in
particolare il mio Signore è interessato… sia per le sue truppe… sia per il
fatto che il mio Signore teme che, mentre lui è impegnato su altri fronti, esso
si faccia strane idee circa i suoi territori al di là della barriera…”
Mi accigliai. “Ed io che c’entro in tutto questo? Perché non
mi avete semplicemente uccisa?”
Faccia butterata sorrise, nuovamente. Un sorriso che dava i
brividi… “Sprecando un oggettino così prezioso?” Si avvicinò, e mi sollevò il mento
con le dita. Mi venne voglia di sputargli in volto. “Inizialmente Oberon
pensava di tenerti in ostaggio per trattare col re Philionel…” Il mio cervello
registrò solo vagamente, in quel momento, che lo aveva chiamato ‘re’ e non
‘principe’… “… ma dato che su quel fronte siamo già ampiamente forniti, al
momento, ha avuto un’altra brillante idea…”
“Vale a dire?” Per qualche motivo, avevo il sospetto che
quell’idea non mi sarebbe piaciuta…
“La tua fama è giunta da tempo anche oltre la barriera, Lina
Inverse… dopo la faccenda di Dark Star, sull’onda del fascino esercitato dalla
Magia e di quanto si diceva del tuo carattere… ‘focoso’… diverse storie hanno
cominciato a circolare su di te…” Sospirai. Quella non era una novità… anche se
perlomeno l’aver contribuito a distruggere Dark Star appariva come qualcosa di
più gratificante dei soliti attributi con cui ci si riferiva a me… “In più…”
Elmerish proseguì, con un sorriso lascivo, e attirò il suo viso più vicino al
mio. “… non sarai quello che si dice un ‘tripudio delle forme’…” Che voleva
dire??? CHE-VOLEVA-DIRE??? Oh, Elmerish, io avrei molta, molta paura a dire una
cosa del genere ad una Lina Inverse non imbavagliata… “… ma i tuoi capelli di
fuoco e la tua pelle candida agli occhi degli uomini del sud appaiono come
portatori di insolita, esotica bellezza… i tuoi capelli faranno in tempo a
ricrescere, nel corso del viaggio… ed io credo che quando saremo giunti a
destinazione tu sarai un offerta più che gradita per l’uomo con cui devo
trattare… tanto per ‘intavolare col piede giusto’ la discussione…” Arrossii
violentemente. Le implicazioni del suo discorso erano più che chiare, e non mi
erano più gradite dei suoi precedenti commenti riguardo al mio fisico…
Elmerish rise, nuovamente. “Non fare quella faccia, mocciosa.
Ti è andata bene, in fondo… le cortigiane ad Ulan Bator vivono nel lusso… per
chi una vita come questa non è preferibile ad un pugnale piantato in gola?”
‘Per ME non lo è!!!’
Quella conversazione stava davvero per superare il limite…
ma non diedi voce ai miei pensieri. C’erano ancora delle cose che dovevo
sapere, prima di cercare di liberarmi… “E il mio compagno di viaggio? Avete
catturato anche lui?” Soppesai bene le parole, e attesi la risposta col cuore
in gola…
“Il biondino?” Elmerish sbuffò, lasciandomi il mento, e
sollevandosi in piedi. “Ho mandato una squadra di una ventina di uomini sulle
sue tracce, con l’ordine di ucciderlo, tanto per non correre rischi. Confido
che ormai abbiano già portato a termine il loro compito. Sarebbe stato solo un peso
pericoloso in più, se lo avessimo portato con noi…”
Mi morsi il labbro, ma tacqui. Gourry sapeva cavarsela, lo
sapevo. Non era possibile che si fosse fatto catturare. Scommettevo che avesse
eluso e seminato quei novellini in meno di una giornata, e che fosse già sulle
mie tracce. Avrei sistemato quel bellimbusto, sarei scappata da quel carro e
gli sarei andata incontro, e poi insieme avremmo portato a termine la nostra
missione…
Certo, a meno che non avesse agito avventatamente spinto dal
fatto che io ero stata catturata… Improvvisamente, la consapevolezza che Gourry
non aveva ancora una spada degna di questo nome si fece particolarmente viva
nella mia mente. Gourry allo stato attuale poteva tenere testa ad un gruppo
anche vasto di uomini da solo, se si trattava di combattenti comuni… ma le
truppe di un esercito ben addestrato? Se ci fossero stati anche solo due
veterani fra loro, avrebbero potuto impegnarlo mentre gli altri… Scossi la
testa. No, non dovevo pensare a niente del genere. Dovevo avere fiducia in lui.
Essere pessimisti non portava a nulla.
“Capisco…” Mi limitai a scandire, fissandolo scura in volto,
senza dare in eccessive escandescenze… non avevo intenzione di dargli
soddisfazioni…
“Ammirevole sangue freddo…” Elmerish assunse un’aria
divertita… “Meglio così. I piagnistei mi stancano in fretta. Apprezzo un
carattere forte in una donna… quando si trova sotto il mio controllo.” Faccia
butterata scoppiò in una risata sgradevole, e si inginocchiò di fronte a me,
fissandomi in volto con un sorriso amabile. “Patti chiari, amicizia lunga,
mocciosa. Tu non tenti strani scherzi e te ne stai buona buona, e ricevi un
trattamento dignitoso da me e dai signori qua fuori… sai, questi Lord del sud
hanno modi un po’ bruschi, talvolta… rispondono ai miei ordini, ma mi capita
che le loro azioni mi ‘sfuggano di mano’… nessuno di noi due ha interesse a
provocarli, giusto…?” Mi mostrò uno scorcio dei suoi denti ingialliti, in uno
storto sorriso…
‘Oh, ma certo, sarò buonissima e docile mentre mi porti dal
mio schiavista… grazie tante di tenere a bada le bestie al tuo servizio perché
io arrivi integra alla bestia a cui spetto di diritto…’
Lo fissai più torva che mai, ma questo non fece che
aumentare la sua ilarità. “Dei, sono vere le storie su di te, mi trovo di
fronte un personaggio decisamente interessante… difficile da domare, eh,
mocciosa? Ma abbiamo tutto il tempo…” Mi afferrò nuovamente il mento. Dei,
quanto non vedevo l’ora di cancellargli quel sorriso irritante dal volto… “…
sinceramente, non chiedevo di meglio… la principessina è stata un po’ noiosa,
crollando così in fretta…”
Quelle parole furono come un’improvvisa doccia fredda. A che
si riferiva? “Principessina?” La voce mi uscì a fatica dalle labbra…
“La principessa di Sailune. Catturarla è stato molto più semplice
di quanto pensassi. Anche con la città caduta, sinceramente, pensavo che la
figlia del tanto ‘appassionato’ re Philionel avrebbe opposto maggiore
resistenza…”
Improvvisamente, ogni replica ironica mi si bloccò in gola.
Sailune… caduta? No… no, non poteva essere…
Elmerish si strinse nelle spalle, alzandosi. “Philionel
purtroppo è stato molto più furbo… ma con sua figlia nelle nostre mani cederà.
Presto cederà.” Mi fissò intensamente, e alla mia espressione sgomenta non
trovò di meglio da fare che sorridere. “Oh, povera piccola, la notizia che
tutti i tuoi sforzi sono stati inutili e ti sei fatta catturare per nulla ti ha
shockata? Non potevo proprio immaginarlo…”
Lo fissai, con odio. Per la prima volta con vero, profondo
odio. Sì, mi aveva shockata. Mi aveva DECISAMENTE shockata. Tanto che avevo
voglia di gridare. Ma questo non avrebbe portato ad alcun risultato positivo,
per lui.
“Credo che ci siano fin troppe cose che non hai immaginato,
Elmerish…” Il tono della mia voce era gelido. Non potevo più perdere tempo in
quel luogo. Dovevo tornare indietro immediatamente, accertarmi che Gourry fosse
sano e salvo, e trovare il modo di aiutare Amelia. Dovevo farlo ORA.
“Ma davvero, mocciosa? E cosa, per esempio?” Faccia
butterata pareva essere al massimo del divertimento, ora…
Lo fissai, impassibile. “Ad esempio… QUESTO!” Dalla mia
posizione seduta, calciai in avanti, con tutta la violenza di cui ero capace.
Faccia butterata, colpito alle gambe dall’impeto del mio attacco, fu colto
totalmente alla sprovvista e barcollò, indietreggiando. La mia forza non era
sufficiente nemmeno a fargli perdere del tutto l’equilibrio… ma bastò a farmi
guadagnare il tempo sufficiente a completare una formula.
“Flare Arrow!!!”
Non potevo rischiare un incantesimo troppo potente in un
luogo come quello, o avrei corso il pericolo di rimanere coinvolta anch’io
nell’esplosione. Ma confidavo che colpendolo così da vicino le mie frecce
infuocate sarebbero state sufficienti a metterlo fuori gioco temporaneamente…
…purtroppo, solo una vana speranza.
“Cosa… diavolo…?”
Elmerish, riacquistato l’equilibrio, fissò la mia
espressione sconcertata e scoppiò in una sonora risata. Non ebbi modo di
irritarmi per questo, però. Ero troppo impegnata a fissare, sconvolta, lo
spazio di fronte a me… spazio che non era stato infiammato dalla minima ombra
di magia…
“Non… non…” Senza capire, sollevai gli occhi per incontrare
quelli di Elmerish. E allora mi fu chiaro. Lui comprendeva perfettamente quanto
stava accadendo, e sapeva anche in precedenza cosa avrei tentato. Non aveva
fatto che aspettare quel momento per tutta la nostra conversazione, solo per
godersi la mia espressione…
“Cosa mi avete fatto?” Tentai disperatamente di mantenere la
mia voce ferma, con scarsissimi risultati…
Elmerish si limitò a rispondermi con un sorriso sornione,
levando dalla tasca della tunica un piccolo sacchetto colmo di foglie
verdognole… “La vostra magia suscita timore, al sud… ma d’altra parte le scarse
conoscenze in questo campo, in quelle regioni, hanno promosso lo sviluppo di
altre scienze… fra gli anziani del mio popolo ci sono alcuni degli erboristi
più esperti di questa parte di mondo, lo avresti mai detto, mocciosa? Tutto
nato dall’esigenza di curare le ferite riportate in battaglia…” Sventolò la
sconosciuta sostanza di fronte ai miei occhi. “Questa droga l’ha creata un uomo
appartenente al mio stesso clan… inibisce le capacità magiche… forse
semplicemente perché confonde la mente, che non è più in grado di concentrarsi
a sufficienza sulla formula da riprodurre, mi hanno detto… ma nemmeno io sono
realmente certo del motivo… in realtà, se le dosi non sono massicce, chi la
assume rimane piuttosto lucido… ma gli effetti sono comunque più che
soddisfacenti, come il nostro simpatico esperimento ha appena dimostrato…”
Digrignai i denti. Ecco cos’era quello strano senso di
confusione che avevo provato al mio risveglio…
“Putroppo…” Elmerish proseguì, nascondendo la droga fra le
pieghe della tunica, e avvicinandosi nuovamente a me… “…ci sono alcune
spiacevoli controindicazioni… l’effetto di questa roba non è permanente, e ciò
significa che deve essere somministrata ad intervalli regolari… inoltre, alla
lunga da assuefazione, e sono necessarie dosi sempre più consistenti perché
continui ad essere efficace nel tempo…” Mi sorrise, quasi amabilmente. “… ma
l’eccessiva somministrazione può avere alcuni sgraditi effetti sulla salute…
pazzia, a lungo andare… e alla fine la morte, temo proprio…” Finse un tono
dispiaciuto, che nonostante tutto riuscì ad irritarmi. “Ovviamente, ci vogliono
anni perché si giunga a risultati così estremi… e l’uomo che ti avrà potrebbe
anche decidere di essere clemente, e risparmiarteli… tagliandoti la lingua, e
risolvendo il problema magia alla radice, ad esempio…” Mi accarezzò ruvidamente
la guancia, e sorrise. “… il mio Signore Oberon ha ritenuto che un
provvedimento del genere da parte nostra sarebbe stato un po’… estremo… In
fondo, il nostro caro futuro alleato ha tutto il diritto di avere il suo
ostaggio integro…” La mia rabbia ovviamente non fu che incrementata da quella
frase… “Ma nell’attesa della sua decisione, faremo le brave e prenderemo senza
storie la medicina che ci da papà, mmm?” Appoggiò la fronte alla mia, così
vicino che avvertii il suo respiro all’alcol sulle mie labbra… “Perché la
signorina ha capito perfettamente, ora, che non è nella condizione di opporre
nessuna resistenza, giusto?”
“Certo…” Sussurrai, in tono così basso che quasi non mi udii
io stessa…
Faccia butterata sorrise, protendendosi maggiormente verso
di me. “Non credo di avere capito bene, mocciosa… ripetilo più chiaramente…”
“Certo…” Ripetei, in tono di voce più convinto… “… che
NO!!!” Mi aggrappai al suo orecchio destro con i denti e morsi, morsi più forte
che potevo. Colto di sorpresa, Elmerish poté solo urlare di dolore, cercando di
divincolarsi. Sperai con tutte le mie forze di riuscire a staccarglielo.
“Ah!”
Assestandomi un violento colpo in viso, Elmerish riuscì a
staccarmi da lui, e a scaraventarmi nuovamente contro la parete. Umiliato ed
irato, si sollevò in piedi, reggendosi l’orecchio sanguinante, e fissandomi con
occhi iniettati d’odio.
Il sapore amaro del sangue in bocca, a causa del colpo
ricevuto, riuscii comunque a rivolgergli un sorriso insolente… “Questo conta
come resistenza, faccia butterata…?”
Non ebbi modo di aggiungere altro. Prima che potessi anche
solo riprendere fiato, un calcio mi venne assestato con violenza nello stomaco.
Boccheggiai, incapace per qualche momento di respirare, la
vista oscurata da una molteplicità di macchie rosse. E prima che potessi minimamente
riprendermi, una mano mi sollevò, afferrandomi dalla veste, e un’altra scese a
riservarmi un sonoro schiaffo, che per poco non mi spezzò il collo.
Per qualche istante, smisi persino di rendermi conto di
quanto accadeva attorno a me. La prima cosa di cui fui consapevole fu di essere
bloccata fra la parete di assi del carro e un corpo gigantesco.
“Stammi a sentire, mocciosa!!!” Il volto di Elmerish si parò
di fronte al mio, una maschera terrificante di rabbia. “Oberon mi ha ordinato
di farti arrivare integra ed in salute ad Ulan Bator…” Mi premette contro la
parete con tale forza da rischiare di soffocarmi. “…ma se tenti scherzi, se ti
comporti come quella mocciosa insolente che sei, allora deciderò di
infischiarmene degli ordini… ti lascerò in mano ad i miei uomini, e lascerò
loro carta bianca con te… ed è bene che tu sappia c’è più di una persona, fra
loro, che in meno di due ore sarebbe in grado di farti pentire di essere VIVA…”
Potei solo balbettare gemiti sconnessi in risposta. Ora ero
terrorizzata. Ora ero davvero terrorizzata. Un uomo che faceva minacce con
QUELLA espressione non era un uomo che stava scherzando…
“Hai capito quello che ti ho detto, mocciosa???”
“S… sì…” Balbettai, incapace di reagire in qualsiasi altro
modo…
“NON HO SENTITO BENE!!!!!!”
“S… SI’!
SI’! SI’!” Ripetei, con tutto il fiato che mi rimaneva in gola. Fui
scossa da un tremito, ma feci il possibile per non abbassare lo sguardo.
La stretta sul mio corpo improvvisamente si rilasciò. Priva
di sostegno, le gambe ora incapaci di sorreggermi, mi accasciai sul pavimento
di assi, continuando a fissare in volto il mio terrificante interlocutore. Il
sorriso. Sul suo volto ora era tornato il sorriso.
“Brava ragazza…” Sibilò, ripulendosi il sangue dalla guancia
destra con una manica. “… d’ora in poi, per te, sarò il tuo Signore Elmerish…”
Si avvicinò, mi sollevò bruscamente a sedere tirandomi per la veste, e mi slegò
mani e piedi. “Per oggi rimarrai sul carro. Da domani, quando ti sarai ripresa,
marcerai anche tu, o viaggerai in sella con me.” Il suo volto era di nuovo
vicinissimo al mio, come a sfidarmi a tentare nuovamente un attacco. “Il carro
è circondato da guardie… non tentare altri scherzi, perché ti assicuro che sono
uno che mantiene la parola data…” Staccò bruscamente il volto dal mio, e sputò
al suolo, vicino ai miei piedi, infastidito da un grumo di sudore arrossato
colatogli sulle labbra. “Odio il sapore del sangue.”
Mi lasciò ricadere sul pavimento, e uscì dal carro, senza
aggiungere un’altra parola.
Rimasi immobile per un momento a fissare il velo di tessuto
grezzo attraverso cui era sparito… quindi, incapace di dare un corso logico ai
miei pensieri ed elaborare un piano, arrancai verso un angolo del piccolo
ambiente, cercando freneticamente la calma necessaria per pensare.
Di cosa ero realmente capace, senza magia? Persino il mio
cervello, la mia principale risorsa, ora era solo un appoggio lontano, perso in
immagini nebulose e terrificanti, risvegliate probabilmente dalla droga, e in
parte dall’angoscia. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentivo impotente,
realmente impotente.
Strinsi le mie ginocchia, affondandovi il volto, e cercando
disperatamente di riflettere, ma il dolore fisico e la paura mi annebbiavano la
mente… solo una speranza in quel momento mi dava conforto, e cercai di
focalizzarla, al di là dei miei timori…
“Gourry…”
Quel nome però, in quel momento, si perdeva nelle nebbie
della lontananza…
***
“Gourry…”
‘Lina!’
Aprì gli occhi, in cerca di un volto che aveva
disperatamente bisogno di vedere. Era la sua voce che aveva sentito, ne era
certo. E lo stava chiamando, aveva bisogno di lui.
La sua vista era stranamente offuscata. Un sapore amaro gli
riempiva la bocca, e la sua gola si stringeva e gli occhi gli dolevano. Fu
costretto a richiuderli, nuovamente. Di chi era la voce che aveva sentito? Un
nome gli era apparso così chiaramente alla mente, solo un attimo prima, ma ora
non riusciva a ricordare…
“Gourry, avanti… ricorda che sei un uomo…”
Si costrinse ad affrontare il mondo, nuovamente. Passò una
mano sugli occhi gonfi e arrossati, per ripulirli dalle lacrime…
“Non devi piangere.” La voce era quella dolce e allo stesso
tempo ferma di Lady Catelyn. Sollevò lo sguardo a incontrare quello stanco di
sua nonna, i capelli color crema, ormai incanutiti, lasciati cadere stranamente
in disordine sulle sue spalle, e lo sguardo vacuo. “Hai undici anni, ormai sei
troppo grande perché questo ti sia permesso. Tuo padre si irriterà se ti
presenterai davanti a lui in questo modo. E se si irritasse poco prima dei
funerali l’estremo saluto a tua madre finirebbe per essere solo un’ultima
offesa verso di lei. E’ questo che vuoi?”
Gourry fece segno di no con la testa, e cercò di frenare i
singhiozzi. Era confuso. Gli pareva tutto terribilmente innaturale. Era un anno,
ormai, che sua madre era malata… ma gli pareva comunque accaduto tutto troppo
in fretta. Non aveva nemmeno realizzato appieno la notizia, quando sua nonna
gliela aveva comunicata… ma poi quando era entrato nella sua stanza, quando la
aveva vista giacere nel suo letto, così, come se fosse addormentata… era
fuggito fuori, e non ce l’aveva fatta a trattenersi…
“Dove… dov’è mio padre, ora?” Chiese, cercando di mantenere
ferma la voce. Sua nonna aveva ragione. Era un uomo, fra pochi mesi avrebbe
affrontato la cerimonia dei dodici anni, che lo avrebbe reso ufficialmente
adulto, ed erede ufficiale, per quanto secondo in linea di successione, del
titolo di suo padre. E gli uomini non piangono, suo padre non faceva che
ripeterglielo. Senza contare che sua madre si sarebbe rattristata se lo avesse
visto abbandonarsi così… E lei era già sempre così terribilmente triste… aveva
sperato che il suo accesso al mondo degli adulti la avrebbe resa orgogliosa, la
avrebbe fatta finalmente sorridere…
Catelyn sospirò, e Gourry ebbe l’impressione di cogliere un
barlume di amarezza nel suo sguardo, anche se esso fu immediatamente mascherato
dalla consueta calma fermezza. “E’ impegnato con i postulanti. E ha portato
Derek con lui, perché faccia esperienza. La notizia gli è stata comunicata, ma
visiterà tua madre più tardi, quando avrà finito di sbrigare i suoi doveri, e
non permetterà a Derek di fare diversamente. E’ un barone, in fondo, e il suo
ruolo viene prima di tutto…” Come poteva il dovere venire prima dello stare al
fianco della propria moglie malata? Gourry questo non riusciva a capirlo… i
postulanti, la gente della città, non avrebbero forse capito se in circostanze
simili suo padre avesse inviato un suo rappresentante a sbrigare le solite
faccende al suo posto? Tre o quattro fra i cavalieri più fidati di suo padre
non aspettavano che di offrirsi per quel compito… cosa rappresentava sua moglie
per lui se riusciva a svolgere lucidamente il proprio compito nel giorno della
sua morte?
Ma non riuscì a rivolgere quelle domande a sua nonna. Lady
Catelyn era troppo stanca in quel momento per rispondergli. Non aveva
abbandonato il capezzale di sua figlia nemmeno per un momento da quando, tre
giorni prima, le sue condizioni si erano aggravate. Dubitava che anche lei non
avesse già notato il contrasto fra il proprio atteggiamento e quello del padre
di Gourry, pur senza che lui glielo facesse notare…
Un ultimo singhiozzo scosse il suo corpo. Deglutì, e si
costrinse a parlare… “Lady Catelyn…” Non era abituato a chiamarla nonna, suo
padre lo rimproverava sempre quando lo faceva, dicendogli che era troppo
familiare, e irrispettoso… in realtà si sentiva molto vicino a quella donna,
per lui era stata una specie di ancora, specie nell’ultimo anno… ma undici anni
gli erano bastati per capire che non era il caso di contraddire le opinioni di
suo padre… “… pe… perché non vai a riposare? Io… credo che tu abbia già fatto
per mia madre tutto quello che era possibile fare…”
La nonna sospirò, ed un sorriso stanco le si disegnò sulle
labbra. “Sei un buon ragazzo, Gourry. Il sangue del tuo bisnonno Raudy è ancora
vivo in te, come speravo lo fosse in tuo padre quando ho scoperto che mia
figlia gli sarebbe stata data in moglie…” Parve essere sul punto di aggiungere
qualcosa, ma poi strinse le labbra, e tacque. “Apprezzo la tua preoccupazione
per me…” Il tono della sua voce era più neutro quando riprese. “… ma non
riuscirò a riposare tranquilla finché tutto non sarà predisposto affinché mia
figlia riceva gli onori che le spettano…”
Gourry abbassò lo sguardo. Sapeva che sua nonna amava sua
madre, la amava di quello strano amore viscerale che si instaura fra genitori e
figli, e che a volte anche sua madre dimostrava, a tratti in forma eccessiva,
nei suoi confronti… doveva essere affranta, in quel momento, e poco desiderosa
di discutere dei fatti dolorosi che la avevano appena colpita… ma, allo stesso
tempo, non trovava nessun altro che ai suoi occhi apparisse altrettanto fermo
in quel momento, a cui rivolgere quella domanda… “Lady Catelyn…” La sua voce
minacciò di abbandonarlo… “Perché… perché è successo…?” Lottò per non scoppiare
a piangere nuovamente. “Sei mesi fa… sei mesi fa i medici avevano detto che
avrebbe potuto farcela… perché è successo, allora?”
Lady Catelyn sospirò, e allungò una mano ad accarezzare la
testa del nipote, un gesto d’affetto che raramente dispensava, soprattutto in
pubblico… “Perché… tua madre non era una persona forte, Gourry… lei… ha
preferito lasciarsi andare…”
Le labbra di Gourry tremolarono. “Non era una persona
forte…?”
Catelyn lo fissò, e i suoi occhi ancora una volta lasciarono
trapelare amarezza. “No, Gourry. Ricordi cosa ti ho spiegati… ricordi qual è il
primo compito di un cavaliere? A parte proteggere il proprio signore?”
“Non… approfittare di chi è più debole… difendere donne,
bambini, e tutti coloro che non sanno proteggere se stessi, anche a prezzo
della propria vita…” Gourry lo ripeté, quasi meccanicamente…
“Esattamente. Ma non necessariamente per essere forti è
necessario divenire cavalieri, o saper combattere, Gourry…” Catelyn lo fissò,
un’occhiata profonda. “… … io credo che essere in grado di avere tale controllo
di sé da non approfittare di una posizione di forza… e l’essere capaci di
proteggere qualcuno, anche senza combattere, anche solo col proprio
incoraggiamento, solo per il piacere di farlo, e senza desiderare nulla in
cambio… siano sintomi di una grande forza… una forza che sta qui, nella mente,
e non nei muscoli e nel fisico…” Si sfiorò la tempia, con una delle sue mani
pallide. “.. e questo, a prescindere
che si portino o meno insegne sulla propria armatura…” Sui suoi occhi calò un
velo di tristezza. “Ma il presupposto per proteggere gli altri è saper usare
quella forza in primo luogo per sé. Mantenere l’amor proprio e l’equilibrio,
saper proteggere se stessi. E questo tua madre non era in grado di farlo. Non è
una colpa che le si possa addossare, semplicemente non aveva i mezzi per
sopravvivere nella vita che le è capitata. Forse è stata solo sfortunata. Forse
se fosse vissuta in altre circostanze anche lei nonostante tutto sarebbe
vissuta, e sarebbe stata felice…” La stanchezza parve investire Lady Catelyn
all’improvviso. Sua nonna si appoggiò al muro e si portò per un momento la mano
alla fronte. Gourry rimase fermo a fissarla, impotente, la mente in preda alla
confusione più totale… non era certo di aver capito quanto la nonna gli aveva
detto, e forse la nonna aveva parlato più per se stessa che per lui… ma non
fece domande, stavolta. Attese semplicemente mentre Catelyn prendeva qualche
profondo respiro, e pareva costringersi a scuotersi. Alla luce debole del
corridoio rischiarato solo da candele e sottili feritoie il suo volto appariva
mortalmente pallido. “Io… ho ancora molte faccende da sbrigare, ora. Va’ da tuo
padre, Gourry, e portagli le tue condoglianze. Da questo momento sei tu a dover
essere ‘forte’. Non permetterò che avvenga diversamente.” Senza aggiungere
altro, Catelyn si allontanò lungo i corridoi.
Gourry non comprendeva pienamente il senso delle parole di
sua nonna. Ma avrebbe fatto ciò che lei gli aveva chiesto…
Gourry aprì gli occhi, intontito. Il chiarore dell’alba
aveva già inondato l’orizzonte, ma quella luce appariva fredda, incapace di
dare calore e vita a quella terra dimenticata dagli dei… le sue membra erano
completamente catturate dal gelo. Dovette muovere un po’ alla volta le gambe,
affinché il sangue riprendesse a circolarvi… e appena riprese la sensibilità,
così fu per il senso di indolenzimento che le stringeva, dopo quei giorni di
lunga marcia… la prima notte erano fuggiti dalle truppe di Oberon abbandonando
i cavalli, una decisione di cui Gourry aveva continuato a pentirsi nei giorni
successivi, per quanto essa avesse permesso loro di evitare di combattere in
condizioni sfavorevoli, stanchi a fradici di pioggia, sul fianco di quella
montagna…
Gourry si sollevò a sedere e attizzò il fuoco, quindi rimase
in silenzio, avvolto nella spessa coperta che lo aveva protetto dal gelo della
notte, e masticò frutta secca e noci, nell’attesa che Ainos si svegliasse. Non
era possibile farlo sollevare se non era lui stesso a desiderarlo, ormai Gourry
lo aveva capito perfettamente, e aveva smesso di farci caso. In realtà, in
generale cercava di ignorare il suo compagno di viaggio quanto più gli era
possibile… ogni volta che lo sentiva parlare, ogni volta che si concentrava su
di lui, gli tornava in mente quella notte, quella notte in cui aveva
praticamente consegnato Lina in mano ai suoi nemici… e allora la rabbia tornava
ad attanagliarlo… Ma non poteva fare nulla per sfogare quella rabbia, ora. In
quel momento non aveva altra scelta se non seguirlo e assecondare i suoi strani
progetti, se davvero aveva pronta per lui una spada che poteva aiutarlo a
salvare Lina. Non sapeva nemmeno lui perché si fidasse di quell’affermazione,
semplicemente il suo istinto gli diceva che non gli stava mentendo. E in quel
momento, con la sua mente in preda alla più totale confusione, l’istinto era
l’unica cosa che gli rimanesse a cui aggrapparsi…
Con un sospiro, terminò la sua frutta secca, e si sollevò in
piedi. Ainos non dava segno di volersi svegliare, quindi decise di recuperare
un po’ di acqua dal torrente che scorreva lì vicino e scaldarla sul fuoco, per
darsi una ripulita. I suoi capelli e le sue vesti erano incrostate di sangue, e
dal suo corpo in quel momento emanava lo stesso odore acido e sgradevole che
quel mattino impregnava l’aria del loro piccolo accampamento…
Si guardò attorno. Corpi di uomini, circa una ventina, si
ammassavano, appena fuori dall’area dove si erano coricati… nient’altro che
carne e sangue, senza più il minimo alito di vita. Alla luce del mattino,
quello spettacolo appariva ancora più spettrale…
Quando la notte prima il gruppo di uomini che ora giacevano
al suolo li aveva raggiunti, e attaccati, per un momento aveva pensato che non
ce l’avrebbero fatta. Ne aveva abbattuti, certo, con la sua semplice spada, ma
erano troppi perché potesse tener loro testa contemporaneamente, ed erano ben
addestrati… ma poi, Ainos era venuto in suo aiuto. Non aveva idea di quale
incantesimo avesse usato, non lo aveva mai visto scagliare da Lina… ma
sicuramente era stata la mossa risolutrice… nessuno dei loro avversari
superstiti era scampato al suo attacco. Non avevano avuto altra scelta se non
gridare, ed ardere alla luce di fiamme dorate, che non lasciavano traccia sulla
loro pelle, ma parevano consumare i loro spiriti. Un potere simile suscitava in
lui ammirazione per la sua efficacia, ma anche inquietudine… e ancora più
inquieto lo rendeva la frase pronunciata da Ainos, prima di crollare esausto
nel sonno da cui ancora non era emerso…
…‘Dopo questo viaggio, questo potere ti apparterrà’…
Riempì un’intera brocca d’acqua al torrente. Ne versò
qualche dito nel suo calice, bevendo avidamente per ristorare la sua gola,
secca dopo una notte trascorsa al suolo, con una coperta come unico riparo
dalla polvere. Quindi, scaldò la rimanente sul fuoco senza farla bollire, e,
sedendosi nuovamente sul suo giaciglio, la usò per sciacquarsi il volto, le
braccia e i capelli. Un bagno caldo era quanto di più invitante la sua mente
potesse concepire in quel momento, ma si rendeva conto che doveva essere grato
anche per quella semplice occasione di supplire alle sue esigenze di igiene
personale… dalla piega che il loro viaggio aveva preso, pareva che sarebbe
passato molto tempo prima che potesse avere di nuovo il piacere di un contatto
con la civiltà…
In realtà, la sua frustrazione continuava a crescere ogni
giorno di più. Avevano viaggiato per più di una settimana, ormai, e la terra
che li circondava si era fatta sempre più spoglia, e sempre più gelida. Sulle
cime delle montagne in lontananza si intravedeva una fitta coltre di neve, e
Gourry aveva tutta l’impressione che il loro percorso stesse volgendo proprio
in quella direzione. Stavano andando a Nord, sempre più a Nord, mentre Lina
veniva trasportata all’estremo Sud, oltre la barriera. Che senso aveva? Che
senso aveva quello che stava facendo, quando aveva promesso che sarebbe rimasto
sempre al suo fianco?
Abbandonò la brocca vicino al suo giaciglio, e strinse i
pugni, imponendosi di mantenere la calma… dei, quanto gli mancava. Gli mancava
il suono incessante della sua voce, la sua energia, gli mancavano i suoi sbotti
di rabbia e la sua ironia… gli mancava anche solo vederla dormire al suo
fianco, e il cenno assonnato di buongiorno che gli rivolgeva al loro risveglio…
gli mancava la sua semplice presenza, che pareva essere divenuta per lui una
costante ancor più profondamente di quanto si fosse mai reso conto…
E allo stesso tempo non voleva e non poteva fare a meno di
pensare a cosa le stesse accadendo, sola, in mano ad un gruppo di soldati che
probabilmente non vedeva la differenza fra il grido e la risata di una donna…
sapeva benissimo che Lina sapeva cavarsela, che sapeva badare a se stessa, ma
quegli uomini non sarebbero stati tanto stupidi da permetterle di dare fondo
alle sue capacità magiche… dei, se la avessero toccata… se la avessero anche
solo sfiorata… non sapeva neanche lui cosa avrebbe fatto… Al solo pensiero,
rabbia e disperazione lo stringevano, impedendogli di pensare a qualsiasi altra
cosa se non il pugno che pareva stringergli lo stomaco…
“Sei pronto a ripartire?”
Sussultò. Era talmente preso dai suoi pensieri che non si
era nemmeno reso conto che Ainos si era svegliato. Lo sciamano si era sollevato
in piedi, e lo stava osservando. Sui suoi lineamenti non c’era più traccia
della spossatezza della sera prima.
Gourry non rispose, e nemmeno annuì. Semplicemente, si
limitò ad alzarsi, e a raccogliere le sue cose… Ainos non ne parve turbato. Si
legò alla cintola le poche borse che portava con sé, e si avvicinò ai corpi che
lo circondavano, piegandosi su coloro che portavano le insegne del comando.
Gourry lo occhieggiò, e immediatamente l’irritazione montò
in lui. “Che cosa fai?” Domandò, il tono di voce freddo.
Ainos non lo degnò nemmeno di un’occhiata. “Ieri sera ero
troppo stanco per controllare, ma fra i loro equipaggiamenti potrebbero esserci
degli oggetti utili. Non dimenticare che ci aspetta un lungo viaggio.”
Gourry strinse le labbra, ma tacque. Ai suoi occhi era un
atteggiamento da sciacalli derubare dei cadaveri, ma, qualunque cosa avesse
detto, Ainos non avrebbe cambiato idea. La correttezza era un concetto del
tutto indifferente per lui, quindi era inutile anche basare delle discussioni
con lui su argomenti di quel tipo. E Gourry certo non aveva la vocazione di
Amelia per la redenzione degli atteggiamenti che riteneva ingiusti in perfetti
sconosciuti, tanto meno in un momento come quello…
Allacciò il fodero
della spada e si appoggiò ad un albero nell’attesa che avesse finito. Era
stanco. Chissà perché quella notte aveva sognato Lady Catelyn, e i giorni
trascorsi ad Elmekia, nella sua casa paterna… quei ricordi li credeva da tempo
sepolti nella sua coscienza, e aveva sempre impedito loro di offuscare il suo
presente… ma forse era semplicemente per il fatto che in quel momento uno stato
d’animo simile ad allora lo imprigionava… da quando viaggiava con Lina, si era
dimenticato che cosa volesse dire… sentirsi così terribilmente tristi, ed
impotenti…
“Possiamo andare…” Ainos si rialzò, e si mise in cammino,
senza nemmeno attendere una sua risposta. A quanto pareva, nemmeno quella
mattina avrebbe mangiato nulla. Sembrava che gli fosse sufficiente pochissimo
cibo per sopravvivere…
Gourry sospirò, e gli si accodò. Cominciava ad essere
impaziente, di fronte a quella routine fatta di marcia e mancate spiegazioni…
“Quanto manca a destinazione, Ainos?” Tentò un dialogo,
anche se con Ainos le speranze di conversazione erano sempre scarse… “Se come
dici occorre un addestramento prima di maneggiare quella spada, non possiamo
perdere troppo tempo nel viaggio…”
Ainos continuò a camminare, dandogli le spalle. “Taglieremo
per le montagne. E subito dopo, fra circa tre giorni, raggiungeremo una città
portuale, dove mi procurerò un’imbarcazione che dovrebbe condurci in circa una
settimana nelle lande al di là del Mare del nord. Lì ci procureremo dei
cavalli, e in poco più di una settimana dovremmo giungere a destinazione.” Gli
lanciò un’occhiata, al di sopra delle spalle. “Quanto poi durerà
l’addestramento… dipenderà solo da te.”
Gourry assimilò quelle informazioni, cercando di frenare
l’ansia che stava montando in lui. Praticamente un mese. Ci sarebbe voluto un
mese solo per arrivare a destinazione. Che ne sarebbe stato di Lina, nel
frattempo?
“Se ti stai preoccupando per la tua compagna di viaggio,
lascia perdere le ansie inutili. Se come penso la stanno conducendo ad Ulan
Bator, ci vorranno almeno due mesi perché arrivi a destinazione.”
“E che ne sarà di lei ad U… in quella città?” Quella mattina
Ainos pareva particolarmente loquace, occasione rara e da sfruttare al meglio…
“Te l’ho detto, sarà scambiata, insieme ad altri ostaggi ed
offerte, per un’alleanza militare.”
“Sì, ma che ne sarà di lei?”
Ainos sospirò. “Sei ingenuo, Gourry, se non lo immagini. O
forse semplicemente non conosci le usanze dei regni al di là della barriera.
Con tutta probabilità, essendo uno dei maggiori oggetti di scambio, diventerà
una delle cortigiane del vero signore di Ulan Bator, Uregh…”
Gourry inclinò la testa. “Cortigiana?”
Ainos lo fissò da sopra una spalla. “Sì. Sai che cosa vuol
dire, no?”
Una goccia di sudore scese lungo la tempia di Gourry. In
realtà non ne era certo. Ma da come suonava quel nome… “Significa… che lavorerà
alla corte, no…?”
Ainos si bloccò all’improvviso. E lo guardò con lo stesso
sguardo con cui lo guardava Lina quando diceva qualcosa di veramente stupido.
Lo sciamano parve ricomporsi più in fretta di quanto di solito non facesse la
maga, comunque. “In un certo senso è così.” Replicò, la voce solo lievemente
alterata. “Diciamo che sarà al servizio di chi comanda alla corte. Ma non come
servitrice. Sarà una sua concubina.” Lo fissò. “Un po’ come se fosse sua
moglie, senza essere sposata con lui, cioè.” Aggiunse, come per assicurarsi la
sua comprensione.
Ma Gourry aveva già compreso. E a quelle parole si bloccò,
gelato sul posto. “Una concubina?”
Ainos proseguì, senza guardarlo, e costringendolo ad
affrettare nuovamente il passo. “Sì. Quindi puoi stare tranquillo, non la
uccideranno. Anzi, riceverà un trattamento del tutto onorevole, a patto che non
si ribelli.”
Il pensiero di una Lina che non si ribellasse all’idea di
diventare concubina era difficile persino da concepire, per lui… ma ciò che LUI
desiderava in quel momento era girare i tacchi e correre verso quella dannata
città nel Sud, dove avrebbe fatto sì che chiunque potesse avere anche solo la
vaga idea di PENSARE a Lina in quei termini ne perdesse la facoltà, per il
resto della sua vita…
“Non possono volerci ancora più di due settimane per
arrivare a destinazione, se Lina sarà laggiù in così poco tempo!!!” Si trovò
quasi a gridare, ora.
Ainos lo fissò, freddo. “Quanto più tempo passerai a
recriminare, tanto più tempo ci metteremo ad arrivare, spadaccino. E poi, il
regno di Uregh è collocato subito a Sud della barriera. Potrai impiegare anche
meno di un mese per arrivare ad Ulan Bator, se pagherai una nave che parta dai
porti dell’estremo Nord… vedi di essere rapido nell’addestramento, e la tua
diletta non dovrà soffrire troppo le pene della schiavitù…”
L’ironia nella sua voce non fece che accrescere la sua
rabbia. Ma non poteva farci nulla… non aveva altra scelta. Doveva imparare ad
usare quella spada, e doveva farlo il prima possibile. Strinse il pendaglio al
suo petto, con tutte le sue forze.
‘Fa che non le accada nulla… Cheiphied, fa che non le accada
nulla, ti prego… voglio ritrovarla, combattere al suo fianco, e portarla via da
quegli uomini senza che le sia accaduto nulla… voglio riabbracciarla… voglio
riabbracciarla sana e salva…’
Strinse i denti, e non rispose nulla. Si limitò a seguire la
sua taciturna guida, ancora una volta.