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Autore: SonLinaChan    04/06/2006    3 recensioni
Dopo la caduta della barriera e la sconfitta di Darkstar, Lina, Gourry, Amelia e Zelgadiss sono tornati alle proprie vite, ed il continente ad una apparente calma... ma gli equilibri del mondo al di qua della barriera sembrano destinati ad essere scossi, da una micaccia che si profila ai confini del regno di Sailune...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Philionel, Amelia, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai, all’improvviso, a quello che sembrava un sobbalzo del mondo attorno a me

Mi svegliai, all’improvviso, a quello che sembrava un sobbalzo del mondo attorno a me.

Per un momento rimasi semplicemente immobile, fissando il soffitto di assi che mi sovrastava,senza capire cosa stesse succedendo. La testa mi doleva, alla base della nuca… quel tipo di dolore che si prova quando qualcosa di MOLTO duro e MOLTO pesante ci ha sbattuto contro… in più, la mia vista era come annebbiata.  Non fosse stato che l’ultima cosa che ricordavo era di essere stata in viaggio con Gourry ed Ainos, avrei pensato di essere vittima dei postumi di una brutta, bruttissima sbornia…

 

“Finalmente ti sei svegliata, ragazza… credevo saresti rimasta nel mondo dei sogni per giorni…” Una voce raschiante risuonò al mio fianco, facendomi sussultare. Cercai di sollevarmi per fronteggiarne il proprietario, ma fui ancora più sorpresa nel constatare che questo mi era impossibile, perché sia i miei polsi che le mie caviglie erano strettamente tenuti assieme da diversi strati di spessa corda annodata…

‘Cosa pensano che sia un golem??? Bastava un solo giro di corda dannazione!!!’ Senza capire ancora pienamente quanto mi stava accadendo, al di là del fatto che ero in trappola, ovviamente, presi ad agitarmi e divincolarmi con violenza, nel tentativo di allentare quella –dolorosa- morsa. L’unico risultato che ottenni, tuttavia, fu di allargare le escoriazioni che le corde avevano provocato ai miei polsi… oltre che, ovviamente, suscitare una sgarbata risata da copione da parte dell’uomo che mi si parava davanti…

‘Il testosterone ti fa sembrare dignitoso ridere di una ragazza legata pur essendo un uomo grande, grosso e armato, eh???’ Scoccai la più minacciosa delle mie occhiate nella direzione da cui proveniva la risata… ‘Se solo non fossi bloccata…’

Ma, un momento…

…io non ero bloccata!!!

Lo realizzai in quel momento… la mia bocca non era imbavagliata.

Detta in altri termini, potevo usare la magia.

 

“Non sprecherei tante energie quando ancora non ti sei ripresa del tutto, ragazza. Soprattutto considerando che è del tutto inutile…”

Una formula già pronta sulle labbra, decisi comunque di aspettare. Avevo davvero bisogno di capire cosa stava succedendo, prima di far saltare tutto in aria…

Sollevai lo sguardo. A sovrastarmi era una specie di gigante. Oh, non una creatura non umana, no… semplicemente un uomo dalla mole decisamente superiore a qualunque altro avessi mai incontrato. Gourry già mi sovrastava di più una testa (non che io sia molto alta, suppongo di dover ammettere anche questo…), ma quest’uomo indubbiamente lo batteva di almeno una ventina di centimetri… e un suo avambraccio superava la circonferenza delle mie due cosce messe insieme… D’altra parte, solo una persona delle sue dimensioni avrebbe potuto maneggiare QUELLA spada. Mi riferisco alla spada che gli pendeva dalla schiena, ovviamente… la lama era almeno il doppio delle dimensioni normali per uno spadone a due mani…

Non era questa la sua caratteristica preponderante, comunque. Oh, no, nella vita devi SEMPRE aspettarti di peggio. Ciò che colpiva di lui era il suo volto. Al di là del fatto che non vestiva certamente il più rassicurante degli sguardi, che una grossa cicatrice pareva tranciare in due i suoi lineamenti, e che avresti potuto pensare di spaccare una noce di cocco sulla sua mascella, la sua pelle era ciò che saltava immediatamente all’occhio… butterata, piena di macchie come se fosse colpito da qualche strana malattia… posso giurarlo, il tipo di persona che mi avrebbe fatto cambiare lato della strada, se la avessi incontrata in una zona poco frequentata…

“Con chi ho il piacere di conversare?” Chiesi, calma, dopo che ci fummo squadrati per un po’ in silenzio… non provai nemmeno a nascondere l’ironia nella mia voce…

Faccia butterata parve ignorarla. “Elmerish Qaghan, capo della Federazione Occidentale del popolo Turid, a sud della barriera… e fedele generale del mio signore, Oberon…” Il gigante mi rivolse un lieve inchino, irritandomi infinitamente…

“Ok, molto carino, tu ed Oberon siete intimi e bevete il tè delle cinque insieme, davvero toccante…” Sbuffai. “Ma qual è il tuo interesse a tenermi legata in un carro diretto a… a…?” Tentai, senza troppe speranze, di ottenere informazioni…

Faccia butterata ignorò pesantemente sia la mia domanda che l’ironia nella mia voce. “Oberon non ha un particolare amore per chi cerca di sconvolgere i suoi piani di battaglia, mocciosa…” Oh, ora non ero più ‘ragazza’, ma ‘mocciosa’… non siamo del tutto insensibili all’ironia allora, eh, faccia butterata? “Anche Elmekia e Raizerl sono tenute sotto controllo da un certo numero di forze da quando le trattative con loro sono fallite… ma quelle truppe sono ancora poche, e per lo più provenienti da regni vicini al di qua della barriera…” Dannazione, dannazione… allora c’era davvero chi aveva tradito Sailune… “… finché non arriveranno i rinforzi, non abbiamo alcuna intenzione di permettere che qualcuno cerchi di coordinare la resistenza al mio Signore, o tanto meno faccia pressioni sui regni che ancora mantengono la neutralità…” Faccia butterata sorrise di un sorriso storto. “Anche perché confido che le nostre altre truppe, appena arriveranno, sapranno… persuaderli… verso la scelta più giusta…” Rinforzi? Altre truppe? Il suono di quelle parole non mi piaceva per niente…

“Come diavolo avete fatto a sapere che eravamo in viaggio verso Raizerl?” Il tono della mia voce era serio, ora… sforzandomi e divincolandomi, riuscii a raggiungere una posizione seduta, appoggiandomi alla parete del carro e lo fissai, accigliata…

Elmerish rise, e le macchie scure sul suo volto, agitandosi ai suoi singulti, gli diedero un aspetto grottesco. “Diciamo che abbiamo avuto una piccola ‘soffiata’ da qualcuno con più ‘mezzi di informazione’ di noi… un gruppo di esploratori è partito quasi subito alla vostra ricerca, ed io li ho raggiunti col cavallo più veloce delle truppe, appena mi è stato possibile… alla barriera ci riuniremo con altre truppe… ho una missione piuttosto importante da svolgere…”

Una ‘soffiata’…? Ma da chi…? Forse si trattava semplicemente di Ainos, ma come poteva essere riuscito a… ah!

“Hai detto che ci stiamo dirigendo verso la barriera???”

Faccia butterata mi guardò storto, come se fosse stata colpa MIA se lui si era lasciato sfuggire un’informazione… per un lungo momento si limitò a fissarmi in silenzio, come ponderando la risposta… ma poi semplicemente si strinse nelle spalle. “Suppongo che nella tua posizione non cambi nulla che tu lo sappia o meno…” Oh, questo è quello che credi TU… “… è appunto a raccogliere rinforzi che stiamo andando…ci sono alcuni regni al di là della barriera che non hanno ancora garantito il loro appoggio ad Oberon… e ad uno in particolare il mio Signore è interessato… sia per le sue truppe… sia per il fatto che il mio Signore teme che, mentre lui è impegnato su altri fronti, esso si faccia strane idee circa i suoi territori al di là della barriera…”

Mi accigliai. “Ed io che c’entro in tutto questo? Perché non mi avete semplicemente uccisa?”

Faccia butterata sorrise, nuovamente. Un sorriso che dava i brividi… “Sprecando un oggettino così prezioso?” Si avvicinò, e mi sollevò il mento con le dita. Mi venne voglia di sputargli in volto. “Inizialmente Oberon pensava di tenerti in ostaggio per trattare col re Philionel…” Il mio cervello registrò solo vagamente, in quel momento, che lo aveva chiamato ‘re’ e non ‘principe’… “… ma dato che su quel fronte siamo già ampiamente forniti, al momento, ha avuto un’altra brillante idea…”

“Vale a dire?” Per qualche motivo, avevo il sospetto che quell’idea non mi sarebbe piaciuta…

“La tua fama è giunta da tempo anche oltre la barriera, Lina Inverse… dopo la faccenda di Dark Star, sull’onda del fascino esercitato dalla Magia e di quanto si diceva del tuo carattere… ‘focoso’… diverse storie hanno cominciato a circolare su di te…” Sospirai. Quella non era una novità… anche se perlomeno l’aver contribuito a distruggere Dark Star appariva come qualcosa di più gratificante dei soliti attributi con cui ci si riferiva a me… “In più…” Elmerish proseguì, con un sorriso lascivo, e attirò il suo viso più vicino al mio. “… non sarai quello che si dice un ‘tripudio delle forme’…” Che voleva dire??? CHE-VOLEVA-DIRE??? Oh, Elmerish, io avrei molta, molta paura a dire una cosa del genere ad una Lina Inverse non imbavagliata… “… ma i tuoi capelli di fuoco e la tua pelle candida agli occhi degli uomini del sud appaiono come portatori di insolita, esotica bellezza… i tuoi capelli faranno in tempo a ricrescere, nel corso del viaggio… ed io credo che quando saremo giunti a destinazione tu sarai un offerta più che gradita per l’uomo con cui devo trattare… tanto per ‘intavolare col piede giusto’ la discussione…” Arrossii violentemente. Le implicazioni del suo discorso erano più che chiare, e non mi erano più gradite dei suoi precedenti commenti riguardo al mio fisico…

Elmerish rise, nuovamente. “Non fare quella faccia, mocciosa. Ti è andata bene, in fondo… le cortigiane ad Ulan Bator vivono nel lusso… per chi una vita come questa non è preferibile ad un pugnale piantato in gola?”

‘Per ME non lo è!!!’

Quella conversazione stava davvero per superare il limite… ma non diedi voce ai miei pensieri. C’erano ancora delle cose che dovevo sapere, prima di cercare di liberarmi… “E il mio compagno di viaggio? Avete catturato anche lui?” Soppesai bene le parole, e attesi la risposta col cuore in gola…

“Il biondino?” Elmerish sbuffò, lasciandomi il mento, e sollevandosi in piedi. “Ho mandato una squadra di una ventina di uomini sulle sue tracce, con l’ordine di ucciderlo, tanto per non correre rischi. Confido che ormai abbiano già portato a termine il loro compito. Sarebbe stato solo un peso pericoloso in più, se lo avessimo portato con noi…”

Mi morsi il labbro, ma tacqui. Gourry sapeva cavarsela, lo sapevo. Non era possibile che si fosse fatto catturare. Scommettevo che avesse eluso e seminato quei novellini in meno di una giornata, e che fosse già sulle mie tracce. Avrei sistemato quel bellimbusto, sarei scappata da quel carro e gli sarei andata incontro, e poi insieme avremmo portato a termine la nostra missione…

Certo, a meno che non avesse agito avventatamente spinto dal fatto che io ero stata catturata… Improvvisamente, la consapevolezza che Gourry non aveva ancora una spada degna di questo nome si fece particolarmente viva nella mia mente. Gourry allo stato attuale poteva tenere testa ad un gruppo anche vasto di uomini da solo, se si trattava di combattenti comuni… ma le truppe di un esercito ben addestrato? Se ci fossero stati anche solo due veterani fra loro, avrebbero potuto impegnarlo mentre gli altri… Scossi la testa. No, non dovevo pensare a niente del genere. Dovevo avere fiducia in lui. Essere pessimisti non portava a nulla.

“Capisco…” Mi limitai a scandire, fissandolo scura in volto, senza dare in eccessive escandescenze… non avevo intenzione di dargli soddisfazioni…

“Ammirevole sangue freddo…” Elmerish assunse un’aria divertita… “Meglio così. I piagnistei mi stancano in fretta. Apprezzo un carattere forte in una donna… quando si trova sotto il mio controllo.” Faccia butterata scoppiò in una risata sgradevole, e si inginocchiò di fronte a me, fissandomi in volto con un sorriso amabile. “Patti chiari, amicizia lunga, mocciosa. Tu non tenti strani scherzi e te ne stai buona buona, e ricevi un trattamento dignitoso da me e dai signori qua fuori… sai, questi Lord del sud hanno modi un po’ bruschi, talvolta… rispondono ai miei ordini, ma mi capita che le loro azioni mi ‘sfuggano di mano’… nessuno di noi due ha interesse a provocarli, giusto…?” Mi mostrò uno scorcio dei suoi denti ingialliti, in uno storto sorriso…

‘Oh, ma certo, sarò buonissima e docile mentre mi porti dal mio schiavista… grazie tante di tenere a bada le bestie al tuo servizio perché io arrivi integra alla bestia a cui spetto di diritto…’

Lo fissai più torva che mai, ma questo non fece che aumentare la sua ilarità. “Dei, sono vere le storie su di te, mi trovo di fronte un personaggio decisamente interessante… difficile da domare, eh, mocciosa? Ma abbiamo tutto il tempo…” Mi afferrò nuovamente il mento. Dei, quanto non vedevo l’ora di cancellargli quel sorriso irritante dal volto… “… sinceramente, non chiedevo di meglio… la principessina è stata un po’ noiosa, crollando così in fretta…”

Quelle parole furono come un’improvvisa doccia fredda. A che si riferiva? “Principessina?” La voce mi uscì a fatica dalle labbra…

“La principessa di Sailune. Catturarla è stato molto più semplice di quanto pensassi. Anche con la città caduta, sinceramente, pensavo che la figlia del tanto ‘appassionato’ re Philionel avrebbe opposto maggiore resistenza…”

Improvvisamente, ogni replica ironica mi si bloccò in gola. Sailune… caduta? No… no, non poteva essere…

Elmerish si strinse nelle spalle, alzandosi. “Philionel purtroppo è stato molto più furbo… ma con sua figlia nelle nostre mani cederà. Presto cederà.” Mi fissò intensamente, e alla mia espressione sgomenta non trovò di meglio da fare che sorridere. “Oh, povera piccola, la notizia che tutti i tuoi sforzi sono stati inutili e ti sei fatta catturare per nulla ti ha shockata? Non potevo proprio immaginarlo…”

 

Lo fissai, con odio. Per la prima volta con vero, profondo odio. Sì, mi aveva shockata. Mi aveva DECISAMENTE shockata. Tanto che avevo voglia di gridare. Ma questo non avrebbe portato ad alcun risultato positivo, per lui.

“Credo che ci siano fin troppe cose che non hai immaginato, Elmerish…” Il tono della mia voce era gelido. Non potevo più perdere tempo in quel luogo. Dovevo tornare indietro immediatamente, accertarmi che Gourry fosse sano e salvo, e trovare il modo di aiutare Amelia. Dovevo farlo ORA.

“Ma davvero, mocciosa? E cosa, per esempio?” Faccia butterata pareva essere al massimo del divertimento, ora…

Lo fissai, impassibile. “Ad esempio… QUESTO!” Dalla mia posizione seduta, calciai in avanti, con tutta la violenza di cui ero capace. Faccia butterata, colpito alle gambe dall’impeto del mio attacco, fu colto totalmente alla sprovvista e barcollò, indietreggiando. La mia forza non era sufficiente nemmeno a fargli perdere del tutto l’equilibrio… ma bastò a farmi guadagnare il tempo sufficiente a completare una formula.

Flare Arrow!!!”

Non potevo rischiare un incantesimo troppo potente in un luogo come quello, o avrei corso il pericolo di rimanere coinvolta anch’io nell’esplosione. Ma confidavo che colpendolo così da vicino le mie frecce infuocate sarebbero state sufficienti a metterlo fuori gioco temporaneamente…

…purtroppo, solo una vana speranza.

“Cosa… diavolo…?”

Elmerish, riacquistato l’equilibrio, fissò la mia espressione sconcertata e scoppiò in una sonora risata. Non ebbi modo di irritarmi per questo, però. Ero troppo impegnata a fissare, sconvolta, lo spazio di fronte a me… spazio che non era stato infiammato dalla minima ombra di magia…

“Non… non…” Senza capire, sollevai gli occhi per incontrare quelli di Elmerish. E allora mi fu chiaro. Lui comprendeva perfettamente quanto stava accadendo, e sapeva anche in precedenza cosa avrei tentato. Non aveva fatto che aspettare quel momento per tutta la nostra conversazione, solo per godersi la mia espressione…

“Cosa mi avete fatto?” Tentai disperatamente di mantenere la mia voce ferma, con scarsissimi risultati…

Elmerish si limitò a rispondermi con un sorriso sornione, levando dalla tasca della tunica un piccolo sacchetto colmo di foglie verdognole… “La vostra magia suscita timore, al sud… ma d’altra parte le scarse conoscenze in questo campo, in quelle regioni, hanno promosso lo sviluppo di altre scienze… fra gli anziani del mio popolo ci sono alcuni degli erboristi più esperti di questa parte di mondo, lo avresti mai detto, mocciosa? Tutto nato dall’esigenza di curare le ferite riportate in battaglia…” Sventolò la sconosciuta sostanza di fronte ai miei occhi. “Questa droga l’ha creata un uomo appartenente al mio stesso clan… inibisce le capacità magiche… forse semplicemente perché confonde la mente, che non è più in grado di concentrarsi a sufficienza sulla formula da riprodurre, mi hanno detto… ma nemmeno io sono realmente certo del motivo… in realtà, se le dosi non sono massicce, chi la assume rimane piuttosto lucido… ma gli effetti sono comunque più che soddisfacenti, come il nostro simpatico esperimento ha appena dimostrato…”

Digrignai i denti. Ecco cos’era quello strano senso di confusione che avevo provato al mio risveglio…

“Putroppo…” Elmerish proseguì, nascondendo la droga fra le pieghe della tunica, e avvicinandosi nuovamente a me… “…ci sono alcune spiacevoli controindicazioni… l’effetto di questa roba non è permanente, e ciò significa che deve essere somministrata ad intervalli regolari… inoltre, alla lunga da assuefazione, e sono necessarie dosi sempre più consistenti perché continui ad essere efficace nel tempo…” Mi sorrise, quasi amabilmente. “… ma l’eccessiva somministrazione può avere alcuni sgraditi effetti sulla salute… pazzia, a lungo andare… e alla fine la morte, temo proprio…” Finse un tono dispiaciuto, che nonostante tutto riuscì ad irritarmi. “Ovviamente, ci vogliono anni perché si giunga a risultati così estremi… e l’uomo che ti avrà potrebbe anche decidere di essere clemente, e risparmiarteli… tagliandoti la lingua, e risolvendo il problema magia alla radice, ad esempio…” Mi accarezzò ruvidamente la guancia, e sorrise. “… il mio Signore Oberon ha ritenuto che un provvedimento del genere da parte nostra sarebbe stato un po’… estremo… In fondo, il nostro caro futuro alleato ha tutto il diritto di avere il suo ostaggio integro…” La mia rabbia ovviamente non fu che incrementata da quella frase… “Ma nell’attesa della sua decisione, faremo le brave e prenderemo senza storie la medicina che ci da papà, mmm?” Appoggiò la fronte alla mia, così vicino che avvertii il suo respiro all’alcol sulle mie labbra… “Perché la signorina ha capito perfettamente, ora, che non è nella condizione di opporre nessuna resistenza, giusto?”

“Certo…” Sussurrai, in tono così basso che quasi non mi udii io stessa…

Faccia butterata sorrise, protendendosi maggiormente verso di me. “Non credo di avere capito bene, mocciosa… ripetilo più chiaramente…”

“Certo…” Ripetei, in tono di voce più convinto… “… che NO!!!” Mi aggrappai al suo orecchio destro con i denti e morsi, morsi più forte che potevo. Colto di sorpresa, Elmerish poté solo urlare di dolore, cercando di divincolarsi. Sperai con tutte le mie forze di riuscire a staccarglielo.

“Ah!”

Assestandomi un violento colpo in viso, Elmerish riuscì a staccarmi da lui, e a scaraventarmi nuovamente contro la parete. Umiliato ed irato, si sollevò in piedi, reggendosi l’orecchio sanguinante, e fissandomi con occhi iniettati d’odio.

Il sapore amaro del sangue in bocca, a causa del colpo ricevuto, riuscii comunque a rivolgergli un sorriso insolente… “Questo conta come resistenza, faccia butterata…?”

Non ebbi modo di aggiungere altro. Prima che potessi anche solo riprendere fiato, un calcio mi venne assestato con violenza nello stomaco.

Boccheggiai, incapace per qualche momento di respirare, la vista oscurata da una molteplicità di macchie rosse. E prima che potessi minimamente riprendermi, una mano mi sollevò, afferrandomi dalla veste, e un’altra scese a riservarmi un sonoro schiaffo, che per poco non mi spezzò il collo.

 

Per qualche istante, smisi persino di rendermi conto di quanto accadeva attorno a me. La prima cosa di cui fui consapevole fu di essere bloccata fra la parete di assi del carro e un corpo gigantesco.

“Stammi a sentire, mocciosa!!!” Il volto di Elmerish si parò di fronte al mio, una maschera terrificante di rabbia. “Oberon mi ha ordinato di farti arrivare integra ed in salute ad Ulan Bator…” Mi premette contro la parete con tale forza da rischiare di soffocarmi. “…ma se tenti scherzi, se ti comporti come quella mocciosa insolente che sei, allora deciderò di infischiarmene degli ordini… ti lascerò in mano ad i miei uomini, e lascerò loro carta bianca con te… ed è bene che tu sappia c’è più di una persona, fra loro, che in meno di due ore sarebbe in grado di farti pentire di essere VIVA…”

Potei solo balbettare gemiti sconnessi in risposta. Ora ero terrorizzata. Ora ero davvero terrorizzata. Un uomo che faceva minacce con QUELLA espressione non era un uomo che stava scherzando…

“Hai capito quello che ti ho detto, mocciosa???”

“S… sì…” Balbettai, incapace di reagire in qualsiasi altro modo…

“NON HO SENTITO BENE!!!!!!”

“S… SI’! SI’! SI’!” Ripetei, con tutto il fiato che mi rimaneva in gola. Fui scossa da un tremito, ma feci il possibile per non abbassare lo sguardo.

 

La stretta sul mio corpo improvvisamente si rilasciò. Priva di sostegno, le gambe ora incapaci di sorreggermi, mi accasciai sul pavimento di assi, continuando a fissare in volto il mio terrificante interlocutore. Il sorriso. Sul suo volto ora era tornato il sorriso.

“Brava ragazza…” Sibilò, ripulendosi il sangue dalla guancia destra con una manica. “… d’ora in poi, per te, sarò il tuo Signore Elmerish…” Si avvicinò, mi sollevò bruscamente a sedere tirandomi per la veste, e mi slegò mani e piedi. “Per oggi rimarrai sul carro. Da domani, quando ti sarai ripresa, marcerai anche tu, o viaggerai in sella con me.” Il suo volto era di nuovo vicinissimo al mio, come a sfidarmi a tentare nuovamente un attacco. “Il carro è circondato da guardie… non tentare altri scherzi, perché ti assicuro che sono uno che mantiene la parola data…” Staccò bruscamente il volto dal mio, e sputò al suolo, vicino ai miei piedi, infastidito da un grumo di sudore arrossato colatogli sulle labbra. “Odio il sapore del sangue.”

Mi lasciò ricadere sul pavimento, e uscì dal carro, senza aggiungere un’altra parola.

 

Rimasi immobile per un momento a fissare il velo di tessuto grezzo attraverso cui era sparito… quindi, incapace di dare un corso logico ai miei pensieri ed elaborare un piano, arrancai verso un angolo del piccolo ambiente, cercando freneticamente la calma necessaria per pensare.

Di cosa ero realmente capace, senza magia? Persino il mio cervello, la mia principale risorsa, ora era solo un appoggio lontano, perso in immagini nebulose e terrificanti, risvegliate probabilmente dalla droga, e in parte dall’angoscia. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentivo impotente, realmente impotente.

Strinsi le mie ginocchia, affondandovi il volto, e cercando disperatamente di riflettere, ma il dolore fisico e la paura mi annebbiavano la mente… solo una speranza in quel momento mi dava conforto, e cercai di focalizzarla, al di là dei miei timori…

“Gourry…”

 

Quel nome però, in quel momento, si perdeva nelle nebbie della lontananza…

 

 

***

 

“Gourry…”

 

‘Lina!’

Aprì gli occhi, in cerca di un volto che aveva disperatamente bisogno di vedere. Era la sua voce che aveva sentito, ne era certo. E lo stava chiamando, aveva bisogno di lui.

 

La sua vista era stranamente offuscata. Un sapore amaro gli riempiva la bocca, e la sua gola si stringeva e gli occhi gli dolevano. Fu costretto a richiuderli, nuovamente. Di chi era la voce che aveva sentito? Un nome gli era apparso così chiaramente alla mente, solo un attimo prima, ma ora non riusciva a ricordare…

 

“Gourry, avanti… ricorda che sei un uomo…”

Si costrinse ad affrontare il mondo, nuovamente. Passò una mano sugli occhi gonfi e arrossati, per ripulirli dalle lacrime…

“Non devi piangere.” La voce era quella dolce e allo stesso tempo ferma di Lady Catelyn. Sollevò lo sguardo a incontrare quello stanco di sua nonna, i capelli color crema, ormai incanutiti, lasciati cadere stranamente in disordine sulle sue spalle, e lo sguardo vacuo. “Hai undici anni, ormai sei troppo grande perché questo ti sia permesso. Tuo padre si irriterà se ti presenterai davanti a lui in questo modo. E se si irritasse poco prima dei funerali l’estremo saluto a tua madre finirebbe per essere solo un’ultima offesa verso di lei. E’ questo che vuoi?”

Gourry fece segno di no con la testa, e cercò di frenare i singhiozzi. Era confuso. Gli pareva tutto terribilmente innaturale. Era un anno, ormai, che sua madre era malata… ma gli pareva comunque accaduto tutto troppo in fretta. Non aveva nemmeno realizzato appieno la notizia, quando sua nonna gliela aveva comunicata… ma poi quando era entrato nella sua stanza, quando la aveva vista giacere nel suo letto, così, come se fosse addormentata… era fuggito fuori, e non ce l’aveva fatta a trattenersi…

“Dove… dov’è mio padre, ora?” Chiese, cercando di mantenere ferma la voce. Sua nonna aveva ragione. Era un uomo, fra pochi mesi avrebbe affrontato la cerimonia dei dodici anni, che lo avrebbe reso ufficialmente adulto, ed erede ufficiale, per quanto secondo in linea di successione, del titolo di suo padre. E gli uomini non piangono, suo padre non faceva che ripeterglielo. Senza contare che sua madre si sarebbe rattristata se lo avesse visto abbandonarsi così… E lei era già sempre così terribilmente triste… aveva sperato che il suo accesso al mondo degli adulti la avrebbe resa orgogliosa, la avrebbe fatta finalmente sorridere…

Catelyn sospirò, e Gourry ebbe l’impressione di cogliere un barlume di amarezza nel suo sguardo, anche se esso fu immediatamente mascherato dalla consueta calma fermezza. “E’ impegnato con i postulanti. E ha portato Derek con lui, perché faccia esperienza. La notizia gli è stata comunicata, ma visiterà tua madre più tardi, quando avrà finito di sbrigare i suoi doveri, e non permetterà a Derek di fare diversamente. E’ un barone, in fondo, e il suo ruolo viene prima di tutto…” Come poteva il dovere venire prima dello stare al fianco della propria moglie malata? Gourry questo non riusciva a capirlo… i postulanti, la gente della città, non avrebbero forse capito se in circostanze simili suo padre avesse inviato un suo rappresentante a sbrigare le solite faccende al suo posto? Tre o quattro fra i cavalieri più fidati di suo padre non aspettavano che di offrirsi per quel compito… cosa rappresentava sua moglie per lui se riusciva a svolgere lucidamente il proprio compito nel giorno della sua morte?

Ma non riuscì a rivolgere quelle domande a sua nonna. Lady Catelyn era troppo stanca in quel momento per rispondergli. Non aveva abbandonato il capezzale di sua figlia nemmeno per un momento da quando, tre giorni prima, le sue condizioni si erano aggravate. Dubitava che anche lei non avesse già notato il contrasto fra il proprio atteggiamento e quello del padre di Gourry, pur senza che lui glielo facesse notare…

Un ultimo singhiozzo scosse il suo corpo. Deglutì, e si costrinse a parlare… “Lady Catelyn…” Non era abituato a chiamarla nonna, suo padre lo rimproverava sempre quando lo faceva, dicendogli che era troppo familiare, e irrispettoso… in realtà si sentiva molto vicino a quella donna, per lui era stata una specie di ancora, specie nell’ultimo anno… ma undici anni gli erano bastati per capire che non era il caso di contraddire le opinioni di suo padre… “… pe… perché non vai a riposare? Io… credo che tu abbia già fatto per mia madre tutto quello che era possibile fare…”

La nonna sospirò, ed un sorriso stanco le si disegnò sulle labbra. “Sei un buon ragazzo, Gourry. Il sangue del tuo bisnonno Raudy è ancora vivo in te, come speravo lo fosse in tuo padre quando ho scoperto che mia figlia gli sarebbe stata data in moglie…” Parve essere sul punto di aggiungere qualcosa, ma poi strinse le labbra, e tacque. “Apprezzo la tua preoccupazione per me…” Il tono della sua voce era più neutro quando riprese. “… ma non riuscirò a riposare tranquilla finché tutto non sarà predisposto affinché mia figlia riceva gli onori che le spettano…”

Gourry abbassò lo sguardo. Sapeva che sua nonna amava sua madre, la amava di quello strano amore viscerale che si instaura fra genitori e figli, e che a volte anche sua madre dimostrava, a tratti in forma eccessiva, nei suoi confronti… doveva essere affranta, in quel momento, e poco desiderosa di discutere dei fatti dolorosi che la avevano appena colpita… ma, allo stesso tempo, non trovava nessun altro che ai suoi occhi apparisse altrettanto fermo in quel momento, a cui rivolgere quella domanda… “Lady Catelyn…” La sua voce minacciò di abbandonarlo… “Perché… perché è successo…?” Lottò per non scoppiare a piangere nuovamente. “Sei mesi fa… sei mesi fa i medici avevano detto che avrebbe potuto farcela… perché è successo, allora?”

Lady Catelyn sospirò, e allungò una mano ad accarezzare la testa del nipote, un gesto d’affetto che raramente dispensava, soprattutto in pubblico… “Perché… tua madre non era una persona forte, Gourry… lei… ha preferito lasciarsi andare…”

Le labbra di Gourry tremolarono. “Non era una persona forte…?”

Catelyn lo fissò, e i suoi occhi ancora una volta lasciarono trapelare amarezza. “No, Gourry. Ricordi cosa ti ho spiegati… ricordi qual è il primo compito di un cavaliere? A parte proteggere il proprio signore?”

“Non… approfittare di chi è più debole… difendere donne, bambini, e tutti coloro che non sanno proteggere se stessi, anche a prezzo della propria vita…” Gourry lo ripeté, quasi meccanicamente…

“Esattamente. Ma non necessariamente per essere forti è necessario divenire cavalieri, o saper combattere, Gourry…” Catelyn lo fissò, un’occhiata profonda. “… … io credo che essere in grado di avere tale controllo di sé da non approfittare di una posizione di forza… e l’essere capaci di proteggere qualcuno, anche senza combattere, anche solo col proprio incoraggiamento, solo per il piacere di farlo, e senza desiderare nulla in cambio… siano sintomi di una grande forza… una forza che sta qui, nella mente, e non nei muscoli e nel fisico…” Si sfiorò la tempia, con una delle sue mani pallide.  “.. e questo, a prescindere che si portino o meno insegne sulla propria armatura…” Sui suoi occhi calò un velo di tristezza. “Ma il presupposto per proteggere gli altri è saper usare quella forza in primo luogo per sé. Mantenere l’amor proprio e l’equilibrio, saper proteggere se stessi. E questo tua madre non era in grado di farlo. Non è una colpa che le si possa addossare, semplicemente non aveva i mezzi per sopravvivere nella vita che le è capitata. Forse è stata solo sfortunata. Forse se fosse vissuta in altre circostanze anche lei nonostante tutto sarebbe vissuta, e sarebbe stata felice…” La stanchezza parve investire Lady Catelyn all’improvviso. Sua nonna si appoggiò al muro e si portò per un momento la mano alla fronte. Gourry rimase fermo a fissarla, impotente, la mente in preda alla confusione più totale… non era certo di aver capito quanto la nonna gli aveva detto, e forse la nonna aveva parlato più per se stessa che per lui… ma non fece domande, stavolta. Attese semplicemente mentre Catelyn prendeva qualche profondo respiro, e pareva costringersi a scuotersi. Alla luce debole del corridoio rischiarato solo da candele e sottili feritoie il suo volto appariva mortalmente pallido. “Io… ho ancora molte faccende da sbrigare, ora. Va’ da tuo padre, Gourry, e portagli le tue condoglianze. Da questo momento sei tu a dover essere ‘forte’. Non permetterò che avvenga diversamente.” Senza aggiungere altro, Catelyn si allontanò lungo i corridoi.

Gourry non comprendeva pienamente il senso delle parole di sua nonna. Ma avrebbe fatto ciò che lei gli aveva chiesto…

 

 

 

Gourry aprì gli occhi, intontito. Il chiarore dell’alba aveva già inondato l’orizzonte, ma quella luce appariva fredda, incapace di dare calore e vita a quella terra dimenticata dagli dei… le sue membra erano completamente catturate dal gelo. Dovette muovere un po’ alla volta le gambe, affinché il sangue riprendesse a circolarvi… e appena riprese la sensibilità, così fu per il senso di indolenzimento che le stringeva, dopo quei giorni di lunga marcia… la prima notte erano fuggiti dalle truppe di Oberon abbandonando i cavalli, una decisione di cui Gourry aveva continuato a pentirsi nei giorni successivi, per quanto essa avesse permesso loro di evitare di combattere in condizioni sfavorevoli, stanchi a fradici di pioggia, sul fianco di quella montagna…

 

Gourry si sollevò a sedere e attizzò il fuoco, quindi rimase in silenzio, avvolto nella spessa coperta che lo aveva protetto dal gelo della notte, e masticò frutta secca e noci, nell’attesa che Ainos si svegliasse. Non era possibile farlo sollevare se non era lui stesso a desiderarlo, ormai Gourry lo aveva capito perfettamente, e aveva smesso di farci caso. In realtà, in generale cercava di ignorare il suo compagno di viaggio quanto più gli era possibile… ogni volta che lo sentiva parlare, ogni volta che si concentrava su di lui, gli tornava in mente quella notte, quella notte in cui aveva praticamente consegnato Lina in mano ai suoi nemici… e allora la rabbia tornava ad attanagliarlo… Ma non poteva fare nulla per sfogare quella rabbia, ora. In quel momento non aveva altra scelta se non seguirlo e assecondare i suoi strani progetti, se davvero aveva pronta per lui una spada che poteva aiutarlo a salvare Lina. Non sapeva nemmeno lui perché si fidasse di quell’affermazione, semplicemente il suo istinto gli diceva che non gli stava mentendo. E in quel momento, con la sua mente in preda alla più totale confusione, l’istinto era l’unica cosa che gli rimanesse a cui aggrapparsi…

 

Con un sospiro, terminò la sua frutta secca, e si sollevò in piedi. Ainos non dava segno di volersi svegliare, quindi decise di recuperare un po’ di acqua dal torrente che scorreva lì vicino e scaldarla sul fuoco, per darsi una ripulita. I suoi capelli e le sue vesti erano incrostate di sangue, e dal suo corpo in quel momento emanava lo stesso odore acido e sgradevole che quel mattino impregnava l’aria del loro piccolo accampamento…

Si guardò attorno. Corpi di uomini, circa una ventina, si ammassavano, appena fuori dall’area dove si erano coricati… nient’altro che carne e sangue, senza più il minimo alito di vita. Alla luce del mattino, quello spettacolo appariva ancora più spettrale…

 

Quando la notte prima il gruppo di uomini che ora giacevano al suolo li aveva raggiunti, e attaccati, per un momento aveva pensato che non ce l’avrebbero fatta. Ne aveva abbattuti, certo, con la sua semplice spada, ma erano troppi perché potesse tener loro testa contemporaneamente, ed erano ben addestrati… ma poi, Ainos era venuto in suo aiuto. Non aveva idea di quale incantesimo avesse usato, non lo aveva mai visto scagliare da Lina… ma sicuramente era stata la mossa risolutrice… nessuno dei loro avversari superstiti era scampato al suo attacco. Non avevano avuto altra scelta se non gridare, ed ardere alla luce di fiamme dorate, che non lasciavano traccia sulla loro pelle, ma parevano consumare i loro spiriti. Un potere simile suscitava in lui ammirazione per la sua efficacia, ma anche inquietudine… e ancora più inquieto lo rendeva la frase pronunciata da Ainos, prima di crollare esausto nel sonno da cui ancora non era emerso…

…‘Dopo questo viaggio, questo potere ti apparterrà’…

 

Riempì un’intera brocca d’acqua al torrente. Ne versò qualche dito nel suo calice, bevendo avidamente per ristorare la sua gola, secca dopo una notte trascorsa al suolo, con una coperta come unico riparo dalla polvere. Quindi, scaldò la rimanente sul fuoco senza farla bollire, e, sedendosi nuovamente sul suo giaciglio, la usò per sciacquarsi il volto, le braccia e i capelli. Un bagno caldo era quanto di più invitante la sua mente potesse concepire in quel momento, ma si rendeva conto che doveva essere grato anche per quella semplice occasione di supplire alle sue esigenze di igiene personale… dalla piega che il loro viaggio aveva preso, pareva che sarebbe passato molto tempo prima che potesse avere di nuovo il piacere di un contatto con la civiltà…

In realtà, la sua frustrazione continuava a crescere ogni giorno di più. Avevano viaggiato per più di una settimana, ormai, e la terra che li circondava si era fatta sempre più spoglia, e sempre più gelida. Sulle cime delle montagne in lontananza si intravedeva una fitta coltre di neve, e Gourry aveva tutta l’impressione che il loro percorso stesse volgendo proprio in quella direzione. Stavano andando a Nord, sempre più a Nord, mentre Lina veniva trasportata all’estremo Sud, oltre la barriera. Che senso aveva? Che senso aveva quello che stava facendo, quando aveva promesso che sarebbe rimasto sempre al suo fianco?

 

Abbandonò la brocca vicino al suo giaciglio, e strinse i pugni, imponendosi di mantenere la calma… dei, quanto gli mancava. Gli mancava il suono incessante della sua voce, la sua energia, gli mancavano i suoi sbotti di rabbia e la sua ironia… gli mancava anche solo vederla dormire al suo fianco, e il cenno assonnato di buongiorno che gli rivolgeva al loro risveglio… gli mancava la sua semplice presenza, che pareva essere divenuta per lui una costante ancor più profondamente di quanto si fosse mai reso conto…

E allo stesso tempo non voleva e non poteva fare a meno di pensare a cosa le stesse accadendo, sola, in mano ad un gruppo di soldati che probabilmente non vedeva la differenza fra il grido e la risata di una donna… sapeva benissimo che Lina sapeva cavarsela, che sapeva badare a se stessa, ma quegli uomini non sarebbero stati tanto stupidi da permetterle di dare fondo alle sue capacità magiche… dei, se la avessero toccata… se la avessero anche solo sfiorata… non sapeva neanche lui cosa avrebbe fatto… Al solo pensiero, rabbia e disperazione lo stringevano, impedendogli di pensare a qualsiasi altra cosa se non il pugno che pareva stringergli lo stomaco…

 

“Sei pronto a ripartire?”

Sussultò. Era talmente preso dai suoi pensieri che non si era nemmeno reso conto che Ainos si era svegliato. Lo sciamano si era sollevato in piedi, e lo stava osservando. Sui suoi lineamenti non c’era più traccia della spossatezza della sera prima.

Gourry non rispose, e nemmeno annuì. Semplicemente, si limitò ad alzarsi, e a raccogliere le sue cose… Ainos non ne parve turbato. Si legò alla cintola le poche borse che portava con sé, e si avvicinò ai corpi che lo circondavano, piegandosi su coloro che portavano le insegne del comando.

Gourry lo occhieggiò, e immediatamente l’irritazione montò in lui. “Che cosa fai?” Domandò, il tono di voce freddo.

Ainos non lo degnò nemmeno di un’occhiata. “Ieri sera ero troppo stanco per controllare, ma fra i loro equipaggiamenti potrebbero esserci degli oggetti utili. Non dimenticare che ci aspetta un lungo viaggio.”

Gourry strinse le labbra, ma tacque. Ai suoi occhi era un atteggiamento da sciacalli derubare dei cadaveri, ma, qualunque cosa avesse detto, Ainos non avrebbe cambiato idea. La correttezza era un concetto del tutto indifferente per lui, quindi era inutile anche basare delle discussioni con lui su argomenti di quel tipo. E Gourry certo non aveva la vocazione di Amelia per la redenzione degli atteggiamenti che riteneva ingiusti in perfetti sconosciuti, tanto meno in un momento come quello… 

 

 Allacciò il fodero della spada e si appoggiò ad un albero nell’attesa che avesse finito. Era stanco. Chissà perché quella notte aveva sognato Lady Catelyn, e i giorni trascorsi ad Elmekia, nella sua casa paterna… quei ricordi li credeva da tempo sepolti nella sua coscienza, e aveva sempre impedito loro di offuscare il suo presente… ma forse era semplicemente per il fatto che in quel momento uno stato d’animo simile ad allora lo imprigionava… da quando viaggiava con Lina, si era dimenticato che cosa volesse dire… sentirsi così terribilmente tristi, ed impotenti… 

 

“Possiamo andare…” Ainos si rialzò, e si mise in cammino, senza nemmeno attendere una sua risposta. A quanto pareva, nemmeno quella mattina avrebbe mangiato nulla. Sembrava che gli fosse sufficiente pochissimo cibo per sopravvivere…

Gourry sospirò, e gli si accodò. Cominciava ad essere impaziente, di fronte a quella routine fatta di marcia e mancate spiegazioni…

“Quanto manca a destinazione, Ainos?” Tentò un dialogo, anche se con Ainos le speranze di conversazione erano sempre scarse… “Se come dici occorre un addestramento prima di maneggiare quella spada, non possiamo perdere troppo tempo nel viaggio…”

Ainos continuò a camminare, dandogli le spalle. “Taglieremo per le montagne. E subito dopo, fra circa tre giorni, raggiungeremo una città portuale, dove mi procurerò un’imbarcazione che dovrebbe condurci in circa una settimana nelle lande al di là del Mare del nord. Lì ci procureremo dei cavalli, e in poco più di una settimana dovremmo giungere a destinazione.” Gli lanciò un’occhiata, al di sopra delle spalle. “Quanto poi durerà l’addestramento… dipenderà solo da te.”

Gourry assimilò quelle informazioni, cercando di frenare l’ansia che stava montando in lui. Praticamente un mese. Ci sarebbe voluto un mese solo per arrivare a destinazione. Che ne sarebbe stato di Lina, nel frattempo?

“Se ti stai preoccupando per la tua compagna di viaggio, lascia perdere le ansie inutili. Se come penso la stanno conducendo ad Ulan Bator, ci vorranno almeno due mesi perché arrivi a destinazione.”

“E che ne sarà di lei ad U… in quella città?” Quella mattina Ainos pareva particolarmente loquace, occasione rara e da sfruttare al meglio…

“Te l’ho detto, sarà scambiata, insieme ad altri ostaggi ed offerte, per un’alleanza militare.”

“Sì, ma che ne sarà di lei?”

Ainos sospirò. “Sei ingenuo, Gourry, se non lo immagini. O forse semplicemente non conosci le usanze dei regni al di là della barriera. Con tutta probabilità, essendo uno dei maggiori oggetti di scambio, diventerà una delle cortigiane del vero signore di Ulan Bator, Uregh…”

Gourry inclinò la testa. “Cortigiana?”

Ainos lo fissò da sopra una spalla. “Sì. Sai che cosa vuol dire, no?”

Una goccia di sudore scese lungo la tempia di Gourry. In realtà non ne era certo. Ma da come suonava quel nome… “Significa… che lavorerà alla corte, no…?”

Ainos si bloccò all’improvviso. E lo guardò con lo stesso sguardo con cui lo guardava Lina quando diceva qualcosa di veramente stupido. Lo sciamano parve ricomporsi più in fretta di quanto di solito non facesse la maga, comunque. “In un certo senso è così.” Replicò, la voce solo lievemente alterata. “Diciamo che sarà al servizio di chi comanda alla corte. Ma non come servitrice. Sarà una sua concubina.” Lo fissò. “Un po’ come se fosse sua moglie, senza essere sposata con lui, cioè.” Aggiunse, come per assicurarsi la sua comprensione.

Ma Gourry aveva già compreso. E a quelle parole si bloccò, gelato sul posto. “Una concubina?”

Ainos proseguì, senza guardarlo, e costringendolo ad affrettare nuovamente il passo. “Sì. Quindi puoi stare tranquillo, non la uccideranno. Anzi, riceverà un trattamento del tutto onorevole, a patto che non si ribelli.”

Il pensiero di una Lina che non si ribellasse all’idea di diventare concubina era difficile persino da concepire, per lui… ma ciò che LUI desiderava in quel momento era girare i tacchi e correre verso quella dannata città nel Sud, dove avrebbe fatto sì che chiunque potesse avere anche solo la vaga idea di PENSARE a Lina in quei termini ne perdesse la facoltà, per il resto della sua vita…

“Non possono volerci ancora più di due settimane per arrivare a destinazione, se Lina sarà laggiù in così poco tempo!!!” Si trovò quasi a gridare, ora.

Ainos lo fissò, freddo. “Quanto più tempo passerai a recriminare, tanto più tempo ci metteremo ad arrivare, spadaccino. E poi, il regno di Uregh è collocato subito a Sud della barriera. Potrai impiegare anche meno di un mese per arrivare ad Ulan Bator, se pagherai una nave che parta dai porti dell’estremo Nord… vedi di essere rapido nell’addestramento, e la tua diletta non dovrà soffrire troppo le pene della schiavitù…”

L’ironia nella sua voce non fece che accrescere la sua rabbia. Ma non poteva farci nulla… non aveva altra scelta. Doveva imparare ad usare quella spada, e doveva farlo il prima possibile. Strinse il pendaglio al suo petto, con tutte le sue forze.

‘Fa che non le accada nulla… Cheiphied, fa che non le accada nulla, ti prego… voglio ritrovarla, combattere al suo fianco, e portarla via da quegli uomini senza che le sia accaduto nulla… voglio riabbracciarla… voglio riabbracciarla sana e salva…’

Strinse i denti, e non rispose nulla. Si limitò a seguire la sua taciturna guida, ancora una volta.

 

  
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