Capitolo 24-Epilogo
E
con questo sono davvero arrivata alla fine. Ringrazio chi mi ha seguito
fin qui, chi ha apprezzato la mia versione di questa meravigliosa
storia d'amore, chi ha commentato, chi ha dissentito, ma è
arrivato fino in fondo.
Grazie della compagnia che mi avete fatto, chiudere questa fic è
un po' come salutare tante amiche. Vi ringrazio per avermi fatto
scoprire un mondo di persone che condividono la stessa identica
passione, spesso da decenni, come me, che porta il nome di Lady Oscar
Epilogo
Montreaux, settembre 1789
Dalla finestra che si affacciava sul lago Lemano, Oscar guardava
i boschi che ormai si tingevano di colore rosso e giallo. Le
prime temperature autunnali la costringevano in casa per lunghe ore,
mentre Andrè e Alain si occupavano delle varie incombenze.
L'ex soldato li aveva raggiunti in Svizzera alla fine di agosto.
L'avevano trovato fuori dalla loro casa, come un cane randagio, con i
capelli e la barba lunghi e l'aspetto di un vagabondo, al punto che era
stato Andrè a riconoscerlo per primo, dal rumore dei suoi passi.
Dopo la presa della Bastiglia si era unito al gruppo di Saint Just,
abbandonandosi a terribili episodi di violenza per vendicare la
morte di sua sorella Diane. In seguito, resosi conto che quella
serie di efferate aggressioni non leniva minimamente il suo dolore,
aveva improvvisamente deciso di lasciare Parigi e di ritrovare i suoi
vecchi amici.
Oscar e Andrè si erano sistemati nella casa sul lago di
proprietà di Monsieur Bouget, genero di Madame Dressie. Quando
la sua famiglia si era ingrandita con la nascita di quattro figli,
aveva deciso di trasferirsi in una dimora più spaziosa,
lasciando la vecchia villa, agibile solo in parte, alla coppia giunta
da Parigi. Alain stava aiutando Andrè nella
ristrutturazione della casa e nella sistemazione dei terreni
circostanti, e in quella nuova vita fatta di piccoli risultati
concreti aveva ritrovato un po' di serenità.
Gustave seguiva i due uomini dappertutto, ma da quel lontano 14
luglio non aveva più pronunciato una singola parola. Durante il
loro viaggio sul Rodano avevano fatto tappa a Chancy e
Andrè aveva cercato un notaio cui far redigere un legale atto di
adozione del bambino. Gustave era stato visibilmente felice, ma non era
bastato a fargli tornare il desiderio di esprimersi.
Mentre si accingeva a rispondere ad una lettera di madame Dressie,
Oscar lo osservava, seduto sul molo, le gambe penzoloni, mentre muoveva
le dita sulle assi di legno, come se stesse suonando un ipotetico
pianoforte. Aveva rinunciato ad insegnargli la lettura delle note, tale
era la sua abilità nel memorizzare i movimenti
delle mani mentre la osservava al piano, e suonava per ore, in
solitudine, dando prova di un talento eccezionale.
Ad un tratto gli si avvicinò una ragazzina,
all'incirca sua coetanea, con due lunghe trecce di capelli rossi dalle
quali sfuggivano ciocche disordinate, con la gonna alzata e legata in
vita, imbracciando arco e frecce, come una piccola
divinità della caccia. Oscar la riconobbe: era Eleonore, la
nipotina di Madame Dressie. Ultima nata dopo tre fratelli maschi, era
una vero terremoto, più simile ad un elfo dei boschi che ad una
leggiadra fanciulla in fiore. Probabilmente cercava di coinvolgere
Gustave in qualche gioco bellicoso, e lo vide rifiutare, scuotendo il
capo. La bambina si allontanò, senza troppo rammarico, ma
Oscar notò come il ragazzo si fosse voltato e la seguisse con lo
sguardo. Era tempo che non lo vedeva mostrare interesse per qualcuno.
Tornò alla sua corrispondenza, e quando lo cercò nuovamente sul molo, vide che si era allontanato.
Pochi minuti dopo fu raggiunta dalla musica proveniente dal salone e sorrise tra sè per questa sua inguaribile passione.
Si alzò per raggiungerlo, ma sulla soglia si fermò. Non
era solo. Eleonore aveva abbandonato le sue armi e si era seduta
accanto a lui, le gambe incrociate, il mento appoggiato sul palmo delle
mani.
Oscar lo guardò con affetto. Suonava divinamente, e lo faceva
per lei. Ogni tanto i loro sguardi si incrociavano: il ragazzo mite e
taciturno e la bambina vivace e combattiva. E in quello
scambio di sguardi Oscar riconobbe il seme di un sentimento grande e
potente, che a volte germoglia dentro di noi, frutto del fugace
incontro in un momento della fanciullezza, per sfociare, da
adulti, in un amore che diventa un destino, e ti riempie la vita.
Quando la musica terminò, Oscar sentì le lacrime offuscarle la vista.
Una piccola mano, tesa verso la ragazzina seduta ai suoi piedi, e un sorriso colmo di tenerezza, denso di promesse.
"Ciao, mi chiamo Gustave Grandier..."
Oscar e Andrè vissero a
Montreaux durante gli anni più accesi della Rivoluzione
Francese, ed ospitarono nella loro casa molti connazionali in fuga
dalle epurazioni radicali dei diversi movimenti politici
rivoluzionari, che si susseguirono nel corso degli anni,
compreso Bernard Chatelet e la sua famiglia, dopo il suo allontanamento
ideologico da Robespierre e Saint Just.
Anche il Conte di Fersen fu loro ospite, durante i suoi peregrinaggi
per le corti d'Europa , alla ricerca di appoggi per salvare la famiglia
reale di Francia.
Therese Dressie lasciò Parigi e li raggiunse nel 1791, quando
imperversò il periodo del Terrore. Augustine de Jarjayes
morì difendendo i sovrani durante l'attacco al Palazzo delle
Tuileries il 10 agosto 1792.
Quando Luigi XVI fu condannato alla ghigliottina il 21 gennaio 1793,
Oscar decise che non sarebbe mai più tornata in Francia.
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