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Grazie ancora per le recensioni! Eccovi l'ultimo capitolo, spero che concluda
degnamente la storia!
Nisi: Il nome Willow, in effetti, è un mistero anche per me! Dovete
sapere che l'incipit di questa storia me lo sono sognato una note che avevo
un febbrone da cavallo. La mattina mi sono alzata pensado "La signorina Willow
amava i fiori. Alla signora Wintrop, invece, piacevano le piante grasse",
ho preso carta e penna e mi sono messa a scrivere. Nonostante questo, in
qualche modo il nome richiama il personaggio. Intanto la signorina Willow
è flessuosa e sottile come un salice e poi ha un rapporto molto stretto
con le piante e i fiori!
Nisi E Valley: spero che il finale soddisfi la vostra curiosità...
ho deciso di non essere troppo esplicita, perchè volevo che chiunque
potesse interpretarlo a modo suo... fatemi sapere!
Nessuno era d’accordo, ma siccome lei non li ascoltava non poterono
far altro che brontolare.
E quando si furono dimenticati di quell’avventura convennero che
il pergolato era davvero splendido con i delicati fiori bianchi del gelsomino
e le rose rosse eleganti e vellutate. E che bella ombra che faceva!
E la casa della signora Wintrop con tutti quei fiori sul davanzale e
deliziose piante grasse in ogni angolo e su ogni mobile era davvero
carina.
Quanto alla signora Wintrop non le importava poi tanto cosa pensavano
i suoi vicini. Da quando aveva adottato le piante della signorina Willow
sai sentiva molto più allegra.
Sorrideva spesso, ogni tanto canticchiava vecchie melodie sottovoce
e, quando era sicura che proprio nessuno potesse vederla, azzardava un passo
di danza.
I suoi capelli erano castano scuro, avevano scoperto i suoi compaesani,
poiché aveva rinunciato al cuffietta, fuorché la domenica,
e si era comprata un vestito azzurro, una gonna rossa e un maglioncino verde
chiaro.
Aveva anche preso l’abitudine di guardare le cartoline di paesi
lontani che aveva trovato in casa della signorina Willow e ogni tanto camminava
fino in fondo alla strada che attraversava il villaggio e scrutava
l’orizzonte. A volte faceva anche qualche passo oltre le mura della
fattoria e si sentiva soddisfatta.
E lei non si era dimenticata di quella avventura.
Perché il postino le portava sempre lettere con timbri di luoghi
curiosi ed esotici e dentro ogni busta lei trovava una cartolina con scritto
“Grazie!” e la foto di piante misteriose e coloratissime. E semi
splendenti e luccicanti come pietre preziose.
La signora Wintrop piantava quei semi e li accudiva e da quei semi nascevano
fiori dalle foglie verdi come smeraldi e petali bianchi come perle, azzurri
come zaffiri e rossi come rubini. Ogni tanto nascevano anche piante grasse,
di specie che la signora Wintrop non aveva mai visto, dalle delicate spine
argentee e dai giganteschi fiori multicolori.
Quando le piante diventavano troppe la signora Wintrop le rinvasava
e ne regalava qualcuna ai suoi compaesani. Qualcuno brontolava che non aveva
il tempo di accudire una pianta che non producesse niente di buono da mangiare
e anche con le spine magari, ma poi alla fine tutti ringraziavano e accettavano
i doni della signora Wintrop.
Portavano a casa i vasi e li mettevano sul davanzale. E le piante donate
dalla signora Wintrop crescevano sempre rigogliose, senza bisogno di grandi
cure, se non magari, le note di una canzone canticchiata timidamente a mezza
voce e il suono di una risata improvvisa.
Allora chi arrivava seguendo la strada tortuosa, scorgeva, in mezzo
alla campagna verde, un paese che sfavillava come una pietra preziosa e udiva
risuonare, tra lo scrosciare della pioggia, le note gaie di una vecchia
canzone.
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