jennifer schecter
JENNIFER
SCHECTER
"Non avevo mai pensato di poter vedere una creatura reale
il cui semplice aspetto fosse tanto interessante da potermi
rapire,
se io mi fossi abbandonato,
tutto il mio essere,
tutta la mia anima,
la mia stessa arte"
[Wilde]
L'amore come
possesso dell'altro è un puro atto di egoismo.
Desiderare
il cuore, gli occhi e l'anima di un'altra persona è un
sentimento morboso e molesto.
Jennifer
Schecter desiderava di più. Come gli organi minuscoli,
le ghiandole, le viscere, ogni parte lurida e purulenta, ogni liquido
caldo che scorre nel corpo.
Esigeva
un amore di indole violenta,
tempestosa, devastante, apocalittica.
Jennifer
Schecter invocava una passione oscura e mortale, che fosse capace di
squarciarle il cranio e di vomitarci dentro.
Non le
interessavano i semplici gesti d'affetto.
Lividi,
feriti, fratture. Ecco cosa cercava.
Jennifer
Schecter non limitava il suo amore agli esseri umani.
Jennifer
Schecter era incodizionatamente attratta dagli insetti, dalle belve,
dagli oggetti.
I
viscidi vermi del terreno la portavano all'orgasmo; la ferocia di un
leone la trascinava in un piacere pazzo e incontenibile; il contatto
con la tela di un quadro era per lei fonte di estasi.
Jennifer
Schecter non era pazza.
Jennifer
Schecter non contemplava la pazzia.
Jennifer
Schecter era semplicemente una spugna mai sazia, che dentro di
sè accoglieva qualsiasi ospite, qualsiasi sensazione,
qualsiasi infamia.
Tutti
odiavano Jenny.
Forse
la odiano ancora adesso.
Per
quello che ha fatto e per quello che non ha fatto.Perchè
è morta rendendo gloria al suo personaggio, portando il suo
protagonismo all'apice, lasciandosi dietro una fiamma viva, intrisa di
mistero e fascino.
Jennifer
Schecter poteva morire solo così.
Jennifer
Schecter aveva la necessità di rimanere una presenza
costante e insistente, che si pavoneggia sul palcoscenico del mondo.
Certamente nel
guardarla avresti incrociato il suo sguardo.Era impossibile non essere
attratti e imprigionati da quelle pozze d'acqua limpida e fresca, nelle
quali si vedeva l'infinito e si avvertiva l'impressione di cadere in un
universo deserto e confuso, intessuto di silenzio e solitudine.
Io non
ho mai odiato Jennifer Schecter. Mai.
Forse
perchè in quegli occhi vedevo una parte di me e, pur
provando un senso di pietà, non potevo che simpatizzare per
quell'anima fragile e fuori posto.
Di una
cosa sono certa: il suo aspetto era formidabilmente femminile.
Troppo
per me.
Eppure
riusciva a rapire la mia mente; si appropriava di tutti i miei sensi.
E, come il flusso incessante di un fiume in piena, mi trascinava in uno
stato di contrmplazione divina.
I suoi
capelli neri mi imprigionavano allo stesso modo di catene soffocanti,
ed io godevo, imprigionata in quello stadio masochistico della mia
esistenza.
La sua
bocca chiamava con insistenza la mia. Le sue sottili dita sfioravano il
mio viso, con la delicatezza di un ramo di ciliegio in fiore,
Ho
desiderato far parte di lei. Più di quanto potessi
rendermene conto nello stato ipnotico in cui mi trovavo.
Jennifer
Schecter: bella come il tramonto, tormentata come il peccato, vogliosa
dell'irraggiungibile.
Vedova
nera che tesse con cura una candida tela mortale, e non si cura di
cibarsi delle sue vittime, ma le guarda incuriosita e affascinata, con
quello stupore tipico dei bambini.
Jennifer
Schercter: l'apoteosi dell'essere umano.
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