CAPITOLO
SECONDO
Il
giorno seguente non avevo ancora deciso cosa fare ma, nel dubbio,
decisi di alzarmi presto. Gli indumenti che indossai me li cucii io:
presi uno dei miei vestiti migliori ed iniziai a modificarlo con ago
e filo. Ci misi più di metà mattinata a finire il
tutto, ma rimasi
molto soddisfatta del risultato; avevo creato dei pantaloni e un
lungo mantello con cappuccio di velluto nero che sfiorava il terreno
con il bordo... Dovevo essere irriconoscibile se non volevo fallire.
Li
provai e rimasi sorpresa della perfezione e dei dettagli che avevo
creato, ma mancava ancora il pezzo che copriva il busto. Per quello
usai una corazza particolare che mi aveva regalato Liam anni prima,
quando mi usava come allenamento, e che avevo tenuto da parte per
ogni evenienza; ovviamente non ne vendevano per donne, ma in qualche
modo lui era riuscito a procurarselo e ci sorprendemmo tutti e due
per la comodità e per la sua efficacia. Prima di mettere il
cappuccio creai altre due bandane con i piccoli pezzi di veste che
avevo ritagliato: una la usai per bloccare al meglio i capelli che un
attimo prima avevo cercato di tagliare con un pugnale, mentre l'altra
la usai per avvolgere metà del viso... Dal mento al naso.
Quando mi
guardai allo specchio fui molto contenta del risultato
perchè tutto
quello di umano che si riusciva a scorgere erano le pallide e piccole
mani, il piccolo pezzo di candida pelle tra il naso e le ciglia e,
per finire, due enormi occhi grigi lievemente screziati di un viola
che, fortunatamente, si impossessava del mio sguardo solamente al
calar del sole.
Spero
che quando combatterò tutto questo grumo di pezzi di veste
non mi
sia di impiccio. Feci
un lungo sospiro pensando a cosa sarei andata incontro... Sarei
davvero stata capace di uccidere? Sarei davvero stata capace di
vivere un'avventura così irta di pericoli con un segreto
così
grande sulle spalle? Sarei davvero stata capace di vivere come un
uomo dimenticando la mia vera identità? Probabilmente no. Ma
per
nessuna ragione al mondo avrei preferito restare ad Elath, anzi... A
breve mi sarei trasferita a Soria, una città lontana e
montuosa con
un clima rigido. Certo, sarei stata al sicuro dagli attacchi degli
Assassini, secondo mio fratello. Ma per lui era tutto così
facile!
Infatti non era lui che doveva sposare un perfetto sconosciuto
sapendo tutti i suoi famigliari lontani a combattere una battaglia
senza sapere se sarebbero morti!
Mi
stavo ancora guardando allo specchio quando colsi una goccia
solitaria rigarmi una guancia. Perchè era tutto
così difficile? Mia
madre era morta, mio padre era stato rapito, mio fratello stava
andando ad uccidersi... Non volevo rimanere da sola, non volevo
sopportare quel dolore tutto da sola e così decisi di
andare. Di
andare con i Ribelli per stare un ultima volta con mio fratello e
morire per quello che credevo veramente.
Feci
tempo a prendere la cinta con la spada e la cavigliera con il pugnale
che nascosi sotto il pantalone per le evenienze, quando un'enorme
esplosione mi fece cadere a terra dando un forte colpo allo specchio
con la nuca. Quando riaprii gli occhi non mi fu subito tutto
chiaro... Vedevo la mia casa sfuocata e con un eccessiva
tonalità
rossa, sentivo sempre più caldo però non riuscivo
a muovermi.
Buio.
“Kali!
Kali! Se mi senti rispondi!! Ti prego” era la voce di mio
fratello!
Quando questa volta riaprii gli occhi mi accorsi di aver ripreso
totalmente i sensi. Liam.
Intorno a me c'erano solamente fiamme che si alzavano sempre di
più,
avevo paura. Sentii ripetere il mio nome e, finalmente, trovai la
forza di alzarmi. Dovetti aggrapparmi al muro perchè avevo
perso
molto sangue. Il mio sguardo si posò prima sul vetro rotto
per
terra, poi sulla finestra davanti a me... Era abbastanza lontana ma
lì le fiamme non erano così alte come in tutto il
resto della casa.
Con le ultime forze rimastemi in corpo feci una goffa corsa e,
attraversando le fiamme, rotolai giù dalla finestra che
fortunatamente era aperta. Appena sentii il fresco contatto dell'erba
gattonai cercando di allontanarmi il più possibile dalla
casa in
fiamme mentre tossivo per espellere tutto il fumo che avevo
respirato.
Quando
mi accasciai a terra sentii qualcuno cadermi sopra... Era Liam! Che
sollievo non fosse ancora partito. Mi girò lentamente ma,
quando
vidi il suo volto prima felice, poi distaccato e imbarazzato, capii.
“Mi scusi” disse lui “Ha gli stessi occhi
di mia sorella”
disperato si avvicinò quanto più poté
alla casa con le mani tra i
capelli. Mi alzai e lo raggiunsi cercando di camuffare la voce.
“Mi
sono buttato dentro la casa credendo che ci fosse
qualcuno...” Liam
in preda al panico non mi lasciò finire “Mi dica
che non c'era
nessuno... La prego!” Implorò. Non potevo
inventarmi la mia morte,
anche se avrei tanto voluto... Non lo feci solamente perchè
non
volevo dare a quel fratello tanto triste e pieno di sensi di colpa
un'altra mazzata dalla vita. “No, non c'era
nessuno.” dissi
infine. Fece un lungo sospiro, poi mi diede la mano: “Io sono
Liam,
figlio di Lord Sonnar. Abito... Abitavo qui” disse con aria
triste.
Risposi alla stretta di mano mettendo la mia testa, che già
pulsava
per la botta che avevo preso e per il vetro che mi aveva strisciata,
sotto un'enorme sforzo nel tentativo di trovare un nome, un nome
abbastanza figo che potessi portare con orgoglio: “Piacere...
Io...
Io sono Alek, figlio di lord Jerrik” Mio fratello
sembrò per un
attimo perplesso “Non sei di qui, vero?”
“no,
infatti.” la testa mi faceva ancora troppo male, nonostante
ciò
cercai una storia plausibile “Sono qui per aggiungermi ai
Ribelli e
vendicare la morte di mio padre ucciso per mano loro, solo che non so
dove trovarli.”
“Abbiamo
una storia molto simile, Alek. Vieni con me, tutti noi saremo lieti
di darti il benvenuto... Anche perchè non siamo in tanti e
abbiamo
bisogno di uomini”
“Allora
sono capitato nel posto giusto! Bene, avevo paura di essermi
perso”
“Liam!
Liam!”
Un
ragazzo da capelli neri che gli coprivano leggermente gli occhi
verdi, ci venne incontro urlando.
“Kellan?
Che ti prende?” Il possente torace del ragazzo si muoveva
molto
velocemente verso l'alto e verso il basso a causa della corsa... Non
potei fare a meno di notare i suoi muscoli. Era molto più
alto di me
e tre volte più largo, perfino mio fratello, uomo molto
ambito dalle
ragazze, sembrava piccolo piccolo nei suoi confronti.
“
Abbiamo
preso qualcuno! Credo che sia lo stesso Assassino che ha dato fuoco
alla tua casa...”
“L'avete
messo nella prigione di massima sicurezza?”
“Ovvio...
Però non vuole parlare”
“E
siete sicuri che si tratti di uno della Gilda?”
“Assolutamente!
Porta lo stesso tipo di pugnale degli altri e anche il tatuaggio
dalle quattro stelle posizionate come un rombo con al centro una
mezza luna...” Appena sentii la descrizione del tatuaggio mi
sentii
mancare... Non era possibile che fosse esattamente uguale a quello
che era spuntato a me! Liam non potè fare a meno di
sorridere, poi
disse: “Non ti preoccupare Kellan, lo farò parlare
io... E, se non
apre bocca, c'è sempre la tortura!” A quelle
parole deglutii
rumorosamente e, per un attimo, ebbi per la prima volta paura di mio
fratello.
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