Il
mattino dopo, a giorno fatto, Tsukushi si svegliò e,
voltando il viso per vedere se Domiyoji era ancora
lì, a riprova che quello che era successo quella notte era accaduto davvero e
non era solo frutto della sua fantasia, vide il volto del ragazzo a pochi
centimetri dal proprio, intento a fissarla.
Arrossì
violentemente. – P…perché mi guardi così? Non lo sai che è maleducazione
fissare le persone in quel modo?-
-
Sai che dovresti russare un po’ di meno, mentre dormi?- rispose lui, e si distese
per tornare a dormire.
“Brutta
cretina. Non ho chiuso occhio perché volevo guardarti mentre dormivi. Eri anche
carina, sembravi quasi indifesa, con il respiro regolare e ogni tanto che pronunciavi il mio nom… Ma che
diavolo?!” – Cosa cavolo stai facendo?!- esclamò lui, voltandosi. Ma fu la mossa sbagliata. Venne
colpito nuovamente dal cuscino, ma questa volta in pieno viso.
-
Così impari a dire che russo, brutto cafone che non
sei altro!!- gli rispose lei e rincarando la dose di cuscinate.
- Ah
si, eh? Non è colpa mia se russi come un camionista! E
poi, vuoi sapere un’altra cosa? In questi tre anni non sei
diventata donna nemmeno un po’!!- la provocò lui, rispondendo alla
ragazza lanciandole il suo cuscino in faccia.
-
Sei….un….maleducatoooo!!- e altra cuscinata.
“Certo
che siamo proprio stupidi! Due persone che si risvegliano nello stesso letto
dopo aver fatto l’amore per la prima volta non
dovrebbero scambiarsi tenere parole d’amore? E invece,
guardateci; stiamo facendo a cuscinate come due
bambini. Ma non posso arrabbiarmi con lui, non è mai stato capace di offendermi
e non ne è in grado nemmeno ora. Soprattutto, non dopo
che, dopo aver fatto l’amore, mi ha detto ancora una volta quanto mi ama…”
- Comunque, non credere che per quello che è successo stanotte
ti possa prendere la libertà di non superare l’esame!- disse Domiyoji in un momento di tranquillità.
-
Stai forse dubitando di me?!-
-
No, è solo che non vorrei che dopo quanto è successo, tu creda
di avere la strada spian…- Ma non fece in tempo a
finire la frase. Tsukishi lo baciò all’improvviso e
con foga, divertita e felice.
“No,
caro il mio Domiyoji. Non ho intenzione di farmi
bocciare all’esame…”
- Ho
fatto un patto, ricordi?-
E come avrebbe potuto lui, il grande Domiyoji,
dimenticarsi di una cosa simile?
Come potrebbe mai dimenticare l’emozione di quando, tre anni prima, ponendole
una scatola in velluto blu come la notte, lui le aveva
chiesto di sposarla?
E quando sul suo volto era comparso il rossore
dell’imbarazzo al pensiero di accettare la sua proposta?
Il
ragazzo ricordò le proprie parole…
-
Ricordati che sono in grado di seguirti fino all’inferno! E… a tal proposito…-
le aveva detto, tirando fuori dalla tasca la scatolina
che conteneva un favoloso anello in oro bianco con incastonato un piccolo
diamante a forma di cuore.
Tsukushi era diventata paonazza alla vista di un gioiello
simile, pensando che come al solito Domiyoji non aveva perso l’occasione per dimostrare la
propria ricchezza. Ma anche, come al solito, aveva
dimostrato il suo buon gusto in fatto di gioielli…
Lei
era stata quasi tentata di accettare immediatamente, avendo intuito che quella sarebbe stata l’unica
mossa per poter vivere il loro amore in pace. Ma la
sua determinazione aveva preso il sopravvento: - Mi, dispiace, ma non posso
accettare. Non ancora.-
-
Non… ancora?-
- Ci
siamo appena diplomati. Tu forse avrai la strada spianata nel mondo degli
affari grazie al tuo nome, ma io voglio farmi una mia carriera-
- Ma…-
-
Zitto, fammi finire! Mi iscriverò all’università e frequenterò
il corso di giurisprudenza. Se, alla fine dei tre anni, sarò riuscita a
laurearmi in tempo… allora…bè…-
- Mi
sposerai?!- aveva chiesto lui in tono speranzoso.
-…si…-
Lunedì
mattina.
Ore
11.30.
Una
commissione di professori sedeva di fronte ad una ancora incredula Tsukushi.
La raagzza aveva esposto alla perfezione la sua tesi, tutte le
sue idee in proposito e sembrava che l’argomento avesse interessato davvero
tutti i professori!
Non poteva
essere più felice mentre il relatore le stringeva la mano e si complimentava
vivamente con lei.
-
Dobbiamo ammette, signorina Makino, che nonostante i
nostri dubbi riguardo alla sua ammissione a questa università,
lei ha fatto un lavoro eccellente! Credo che ora possa definirsi “dottoressa”.
Finalmente
era fuori. Tutti intorno a lei festeggiavano. Sua mamma piangeva calde lacrime
sulla spalla del padre e… bè, non proprio tutti la stavano festeggiando…Susumu stava facendo gli occhi dolci a quella lontana
cugina che era venuta fino a Tokyo per vedere Tsukushi
laurearsi, e probabilmente della laurea della sorella gli importava ben poco…
Purtroppo,
i suoi amici Hanazawa, Nishikado
e Akira non erano potuti
partecipare a causa dei loro impegni di lavoro, ma in compenso le avevano
mandato tre enormi mazzi di fiori con allegati
gioielli in oro bianco. “ Sono proprio amici di Tsukasa!”
Ma Tsukushi non poteva certo
lamentarsi, anche perché ora aveva ben altro in testa.
Aveva
solo un impegno da svolgere.
Quello
stupido di Domiyoji non aveva voluto assistere alla
sua tesi di laurea. Poco importava.
Lei
doveva correre da lui e mostrargli, finalmente, che effetto faceva quel
fantastico diamante al proprio anulare destro…
Ma la ragazza non aveva ancora notato una piccola,
piccolissima incisione nella fascia interna dell’anello. Solo
una scritta, ma che racchiudeva in sé gli ultimi sei anni della loro movimentata
vita insieme: “Forever”…