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Due
settimane. E niente. Più niente. O ancora
niente.
Eppure
credevo che… fossimo sulla buona strada!
Ma
dopo quel bacio… dopo quei baci… non
c’è stato più niente.
Certo
ci vediamo quasi tutti i giorni, mi viene a trovare, mi porta rose o
monili intagliati da lui, mi racconta la sua giornata, o la telefonata
della sera precedente di Jacob, cosa succede là in quel
posto sperduto in mezzo al nulla a ridosso di quella montagna coperta
di neve praticamente tutto l’anno…
Ma…
non parliamo d’altro, non parliamo di noi, di quel che siamo
o di quel che saremo…
E
ogni volta che mi decido a fare il primo passo… lui rovina
tutto!! Quando entra in casa, saluta mia madre in un modo che mi fa
arrabbiare, remissivo e pronto ad incassare un colpo, con il capo chino
e gli occhi persi sul pavimento, come se si dovesse far perdonare
qualcosa!! E poi saluta me, ma non ci sono baci o sguardi
carichi di passione e non usa appellativi che mi scaldino il cuore. No!
Mi sorride e mi bacia sulle guance, come fossi una qualunque amica di
famiglia.
Mi
chiedo cosa gli passi per la testa…
Mi
ha chiesto di restare e sono rimasta, ho rinunciato alla mia vita a New
York per lui, ho chiamato la mia coinquilina e le ho detto
che non sarei più tornata, le ho pagato la mia parte
d’affitto per altri due mesi, visto il quasi nullo preavviso
alla rescissione del contratto e ho anche lasciato il mio lavoro,
rimettendoci pure lì!
Sono
rimasta qui, per stare con lui, per provare a vivere quel che il
destino ha voluto per me. Solo che le cose stanno andando a rilento,
anzi… si sono fermate del tutto.
Voglio
dire… quel giorno, davanti alla tomba di mio padre, lui ha
fatto una scelta, gli avevo dato un ultimatum e lui ha fatto la sua
scelta lì, mi ha chiesto di rimanere con lui e lì
mi ha baciata… mi ha baciata!! Voglio dire, non me lo sono
sognato!! Mi ha proprio baciata e…. fremo ancora se penso a
quanta passione c’era in quei baci. E prima…
quelle carezze… erano così intime che…
mi sono sentita sua solo con quelle carezze.
Se
avevo dei dubbi, le sue carezze li hanno spazzati via tutti. Solo
che… avrebbe dovuto continuare a toccarmi in quel modo tutti
i giorni, ogni ora passata insieme… invece si è
allontanato, è tornato sui suoi ranghi, lontano, distante. E
freddo.
Quando
viene qui le sue parole sono insignificanti per me: mi parla di tutto
tranne che di noi, non pianifica, non progetta… non so cosa
voglia e non so più nemmeno cosa voglio io.
Lui
è tornato sui suoi passi e ha fatto tornare me al punto di
partenza. Indecisa ed insicura!! E io odio esserlo!!
Forse
sarei dovuta andarmene lo stesso. O almeno avrei dovuto tenermi
l’appartamento ancora per un po’. E il lavoro.
E
ora che faccio? Non posso andare aventi così!!
Sono
qui, di nuovo alla riserva, dove trovare lavoro è
impossibile, a farmi mantenere ancora dalla mamma anche se ho quasi
trent’anni e dovrei essere già indipendente da un
pezzo.
Mi
alzo dal letto e vado in bagno, fisso la mia immagine nello specchio e
sbuffo.
Trent’anni…
almeno così dice la patente! Ma eccomi
lì! Ne dimostro poco più di venti.
Forse
sono troppo giovane per lui… forse legarsi a me ora sarebbe
inopportuno...
Mi
sporgo sul lavandino e mi avvicino ancor di più allo
specchio fino a trovarmelo a pochi centimetri dalla faccia. Ispeziono
la mia pelle alla ricerca di quei tratti marcati che in
genere denotano il passare del tempo, ma niente. Niente zampe di
gallina ai lati degli occhi, nessuna borsa sotto, niente
assottigliamento delle labbra… giovane, sono proprio
giovane! Una ragazzina!!
Rido
alla mia immagine riflessa: una donna normale scenderebbe a patti con
il diavolo per restare nel fiore degli anni il più a lungo
possibile, io invece…
E
tutto per colpa sua!!
Ma
forse è proprio questo il problema.
Ne
sono successe troppe per far passare anche questa come una cosa del
tutto normale… forse si preoccupa di perdere
credibilità… insomma… è..
è sparito per giorni senza dare spiegazioni, senza dire
niente a nessuno, poi è tornato dopo un paio di settimane,
bello fresco, più giovane di almeno dieci anni e, per
completare l’opera, è tornato camminando sulle
proprie gambe!!!
Per
non parlare di quegli occhi rossi!!
Insomma
la gente non è stupida!!
Se
era su una sedia a rotelle un motivo c’era, no?
Ed
è vero che la medicina, oggi, è avanzata e ogni
giorno si fanno scoperte per salvare la vita alla gente, ma…
sparire per due settimane e poi tornare in quel modo è
proprio da film di fantascienza!!
Certo,
questo è quel che sanno tutti. Che il dottore-vampiro,
cioè il dottor Cullen, servendosi delle sue amicizie
altolocate in campo medico, gli ha trovato un posto in un ospedale a
casa di Dio, un luogo sconosciuto e lontanissimo, in cui lo hanno
rimesso a nuovo… a costo zero!!
Solo
perché è il padre del marito della sua nipotina!!!
Mi
faccio una smorfia e rido ancora alla mia immagine riflessa.
“Forse
la gente è davvero stupida!!”
Poi
però torno subito seria e fisso la mia immagine con rabbia,
serro le labbra e il mio sguardo diventa più duro ogni
secondo che passa.
“E
quanto sei stupido tu, Billy Black!!” dico con forza, prendo
l’asciugamano e lo tiro contro lo specchio, rabbiosa.
“Tesoro…
ehm… avrei bisogno di parlarti. Hai due minuti?”
mi chiede mia madre mentre prendo la mia biancheria stirata dalla cesta.
“Dimmi.”
“No,
avrei bisogno di fare due chiacchiere con te… da madre a
figlia e da donna a donna…” mi rivela lei,
lasciandomi un poco interdetta. Che intende dire?
“Dimmi.”
Le ripeto ancora, ma stavolta mi giro e mi avvicino a lei posando sul
tavolo ciò che ho tra le mani.
“Ci
sediamo per un caffé? Ti va?”
La
guardo incuriosita, poi guardo i miei vestiti deliziosamente piegati e
profumati e ritorno sui miei passi, rimettendoli dove li ho presi, poi
torno al tavolo e mi siedo.
Lei
mi sorride e serve il caffé, poi si siede e sorseggia dalla
sua tazza, lasciandomi stranita a guardarla.
Mi
guarda, mi sorride e si schiarisce la voce.
“Charlie
mi ha chiesto di andare a vivere con lui.”
Resto
senza parole e senza respiro. In un nanosecondo una miriade di pensieri
mi affollano il cervello e si mischiano gli uni con gli altri.
Ecco
un uomo che sa cosa vuole. E la casa di mio padre? E il ricordo di mio
padre? Oddio so che lei e Charlie stanno insieme da un bel pezzo e che
lei non ha dimenticato mio padre e che mai lo
farà… ma saperla qui mi dava
sicurezza… ma sono anche felice per lei! So che se lo
merita. So che lo vuole. So che ne ha bisogno. Anche di non
dormire più in quella camera, in quel letto. Il ricordo
è sempre vigile… lo so anche io…
dormire nella mia camera è un supplizio. Dormire in quel
letto è un calvario… il rumore delle molle
è un strazio ogni volta che mi giro… mi ricordano
ogni volta che facevo l’amore con Sam, e che cercavamo di
fare piano perché mia madre non se ne accorgesse al piano di
sotto… e quante volte siamo finiti a farlo sul
pavimento..
“Leah…
sono anni che stiamo insieme e io… io sono rimasta qui solo
per voi. Tu eri lontana, ma ogni tanto tornavi e io volevo che avessi
un posto a cui fare ritorno. E poi c’era
Seth… lui aveva bisogno di me, prima
perché era troppo piccolo per quella vita e poi…
beh… ha passato momenti difficili, lo sai anche tu. Ma ora
siete grandi entrambi e lui ora è partito per seguire la sua
strada e tu… anche tu hai la tua da
percorrere…”
“Si..
io… si, scusa è che… detto
così… non me lo aspettavo.” Ma so di
mentire.
Sapevo
che sarebbe successo, anzi quando tornavo a casa mi aspettavo sempre di
trovarci solo mio fratello, sicura che la mamma avesse già
preso in mano la sua vita.
E
volendo vedere le cose come stanno… Billy mi ha chiesto di
restare solo due settimane fa e io vorrei che tutto fosse in movimento
già adesso, mia madre ha aspettato più di sette
anni per far smuovere le cose, quindi dire che non me
l’aspettavo è proprio una stupidaggine.
Sta
insieme a Charlie ma non vivono assieme ed è come se
vivessero la loro storia a metà. È normale volere
di più.
“Ma…
ecco… il fatto è che… avevo
già deciso di trasferirmi da un po’, da quando
Seth ha cominciato a stare da te mesi fa. Non ero più utile
a nessuno e in quei mesi sono stata a casa di Charlie quasi in pianta
stabile. Sono tornata quando… c’è stato
bisogno di me, ma… ecco tuo fratello mi aveva già
espresso il suo desiderio di andare a vivere da solo e si era messo
d’accordo con Quil e uno degli altri ragazzi e io ho potuto
muovermi come ritenevo giusto…” dice mia madre,
cercando di spiegarmi qualcosa che però non mi è
molto chiaro e che lei stessa fatica a dire…
“Mamma,
non ho capito niente. Ho capito solo che ti stai trasferendo da
Charlie. E sono contenta per te, giuro. Credo che Charlie sia perfetto,
davvero.”
“Si,
anch’io lo credo. Abbiamo entrambi i nostri
momenti… e li rispettiamo… e la cosa strana
è che spesso sono rivolti alla stessa persona. Sentiamo
spesso la mancanza di Harry e…. è bello avere
accanto un uomo che non è geloso del tuo passato.”
Dice con gli occhi lucidi, confermando le mie certezze.
Ha
amato mio padre fino in fondo e un pezzo del suo cuore sarà
sempre per lui. E sapere che Charlie lo rispetta
è… è dolcissimo!!
“Ma
quello che volevo dire è che… io credevo che tu
saresti rimasta a vivere a New York… e Seth sarebbe andato a
stare con i suoi amici… così io… ho
affittato la casa. È una famiglia per bene, e qui verrebbero
a vivere due ragazze, due sorelle, almeno per i primi tempi,
perché una di loro è..”
Cosa?
Cosa? No aspetta… cosa?
Le
spiegazioni di mia madre scemano in un silenzio imbarazzante e il suo
sguardo cade nel caffé nero che oramai si è
raffreddato.
“Cosa…?”
“Annie
e sua sorella Marjorie. Mi hanno già pagato la caparra e i
primi tre mesi. Avrebbero già dovuto entrarci il mese scorso
ma… con quello che è successo… ho
chiesto di poter stare un altro paio di mesi e loro sono state davvero
carine a concedermelo… ma ora…”
“Mi
stai sbattendo fuori?” le chiedo con il fuoco in gola,
rabbiosa e stordita.
“No.
Ti sto solo dicendo che… dovremo andarcene da qui.
Presto.” Risponde lei asciutta.
“E
io… dove… dove credi io possa andare? Se tu vuoi
andare da Charlie, vai, ma la casa resta a me! Qui sono cresciuta, qui
ci sono tutti i miei ricordi… questa è casa
mia!” sbotto io, non riuscendo a capacitarmi delle
parole di mia madre. E delle sue azioni! Ha affittato la casa
di mio padre! L’ha data via! E senza dirmi nulla. E se me ne
fossi andata? Quando lo avrei scoperto? Quando tornavo a farle visita?
“Cerca
di capire… te ne sei andata via anni fa, dicendo che saresti
tornata presto, ma sei stata via anni. Io ho creduto che oramai la tua
vita fosse là e che non saresti mai tornata indietro. E
ora… oh cielo, sono felice che tu sia tornata, come sono
felice che Seth abbia trovato la sua felicità anche se lo ha
portato lontano da me… ma è la vita, i figli
crescono e seguono il loro cammino. Io devo seguire il mio e il mio mi
porta a Forks, con l’uomo che mi sta restituendo un
po’ di quella vita che la morte di tuo padre mi ha portato
via. Non ho deciso di affittare la casa per fare un dispetto a te o a
tuo fratello, ma pensando al vostro futuro e al mio. Sono soldi sicuri,
che ogni mese rifocillano le nostre finanze, meglio di un impiego. Era
stupido lasciare la casa vuota, lasciarla andare a ramengo solo
perché vi sono legati dei ricordi. I ricordi ce li abbiamo
impressi nella testa e nel cuore, non sono negli oggetti o nei
luoghi… ogni volta che penserai a tuo padre lo ricorderai
sulla sua poltrona, o nella rimessa o con la sua tazza del
caffé stretta tra le mani.”
Stringo
i denti e rimando indietro le lacrime che mi pizzicano gli occhi. So
che ha ragione, non è la rimessa che mi ricorda mio
padre, è il suo ricordo che è vigile
nel mio cuore a farmi pensare spesso a lui. Ma lasciare la mia casa a
degli estranei mi sembra… oltraggioso. E poi..
davvero, dove posso andare io?
Non
ho amici nel vero senso della parola.... ho dei conoscenti…
ma nessuno che sia pronto per un impegno del genere… magari
per qualche notte… ma non per qualcosa a lungo termine.
Potrei
chiedere a Kim ma con lei ho sempre avuto un rapporto superficiale, poi
dopo quello che è successo con Jared… e non so
nemmeno se sia qui alla riserva.
Emily…
ci siamo chiarite, abbiamo fatto pace, per così
dire… ma chiederle di ospitarmi è fuori
discussione. Avere Sam in mezzo ai piedi tutto il tempo
sarebbe… no, è davvero fuori
discussione… già era un problema quando dovevo
frequentare la loro casa in quel periodo, e lui era già
schifosamente premuroso allora, ora che lei è in
dolce attesa… ma dilla tutta Leah, vederli insieme
è ancora doloroso, nonostante tutti gli anni passati.
Quindi
cosa mi rimane?
Dovrei
cercarmi una casa e andare a vivere da sola, ma con quali soldi? Ho dei
risparmi ma con gli affitti si azzererebbero subito e sarebbe un
controsenso… ho questa casa che non mi costerebbe nulla e
devo andare a buttare dei soldi per un affitto?
“Ne
ho parlato con Charlie e per lui non ci sono problemi… anzi
credo stia già inscatolando tutto quel che Bella ha
lasciato…” strabuzzo gli occhi a sentir le sue
parole e rimando indietro un conato di vomito solo per aver immaginato
la mia vita in quella casa, in quella camera…
“Cosa?
Ma stai scherzando? Dovrei venire anche io a Forks? Da Charlie?
Nella… nella camera di Bella? Ma sei matta?”
“E
allora dove pensi di andare? Io non vedo altre soluzioni!”
“Avresti
potuto dirmelo che avevi affittato la casa, magari prima che io
lasciassi il mio appartamento a New York!”
“Cosa
centra l’appartamento a New York? Hai deciso di restare qui,
di accettare… Billy e mi parli di New York?”
“MAMMA!
Mi stai sbattendo fuori casa, cosa dovrei pensare?”
“Non
ti sto… ti ho detto cosa puoi fare. A me piacerebbe averti
accanto ancora un po’… poi con il tempo, magari
trovi un lavoro e puoi andartene dove vuoi!”
Sono
furiosa. Ho voglia di urlare e di rompere qualcosa… e
… ho voglia di correre.
Ecco,
questa è l’unica cosa che mi manca del mio essere
un lupo. Quel correre libera nel vento, lontano da tutto e da tutti.
Ecco vorrei correre, lontano da qui, lontano da lei e dalle sue parole.
Mi
alzo di scatto, facendo quasi rovesciare la sedia e mi allontano da
lei, la sento alzarsi e venirmi dietro, mi chiama ma io faccio finta di
non sentirla. Esco di casa e mi incammino a passo svelto sulla strada.
Voglio andare lontano. Lontano…. Solo… lontano.
Si,
proprio lontano sono finita. Seduta su una roccia sulla spiaggia.
Proprio in capo al mondo….
Guardo
il mare e le onde infrangersi sulla riva, cercando di non pensare a me
e alla mia vita e alla sfortuna che mi perseguita…
Non
ho amici… eppure una volta ero simpatica e ne avevo tanti.
Certo avevo Sam e poi Emily, ma non avevo solo loro, ma la mia
trasformazione mi ha portata all’isolamento, nessuno doveva
sapere, e ho tagliato i ponti con tutti. E ora non ho nessuno su cui
fare affidamento, nessuno a cui chiedere di ospitarmi… che
tristezza… mi faccio pena da sola…
Ma
non posso proprio finire a Forks, non posso seguire mia madre che va a
vivere con il suo compagno!
“Hai
avvistato qualche nave?”
Mi
volto di scatto e quasi cado dalla roccia, ma un paio di braccia mi
raggiungono rapide e mi sorreggono, e inevitabilmente mi trovo con la
faccia premuta contro il suo petto.
Sollevo
lo sguardo e incontro i suoi occhi… un brivido e
cerco di riprendere equilibrio. Non mi abituerò mai a quegli
occhi rossi.
“Cosa
ci fai qui?” gli domando, ma non gli lascio il tempo di
rispondere che ho già capito cosa possa essere successo
“ti ha chiamato mia madre, vero?”
Sbuffa
e annuisce e si mette davanti a me, oscurando il panorama.
“Era
preoccupata.”
“Beh,
poteva evitare di darmi quel calcio….”
“Calcio?
Quale calcio?” chiede allarmato.
“Non
ti ha detto che va a vivere con Charlie? E che ha affittato la casa e
che quindi io non ho più un tetto sopra la testa? Ah
già! Secondo lei potrei andare con lei, trasferirmi a Forks
e occupare la camera di Bella. Pensa un po’ che bello! Io e
mia a madre a casa del suo compagno e io che occupo la cameretta di
quella stupida che ha preferito i vampiri!! Io che odio i
vampiri…” gli spiego con tono ironico.
“Ma
non ti ha presa a calci…”
“Oh…
Billy è… è un modo di dire! Non lo ha
fatto fisicamente ma è come se lo avesse fatto.”
“E’
una decisione che ha preso mesi fa… non puoi darle
colpe…”
Lo
guardo furibonda. Non può essere d’accordo con
lei!!
Ma
subito tutto s’incastra: io e lui non siamo sulla stessa
lunghezza d’onda per le cose che riguardano noi, come
possiamo pensarla allo stesso modo sul resto? Impossibile!!
“Beh,
d’accordo o no… devo trovarmi una sistemazione. E
a quanto ho capito anche alla svelta…”
“Hai
già qualche idea?”
“Certo!!!”
gli rispondo con esagerata euforia “Andrò a casa
di quella mia grande amica e… ops.. ah… no, non
posso, la mia grande amica aspetta un figlio da quello che prima era il
mio ragazzo… non credo sia una cosa fattibile.”
Resta
in silenzio e mi guarda con un’espressione strana che non
riesco a decifrare e allora continuo con il mio romanzo per capire se
riesce a vedere il mio punto di vista.
“E
tutti gli amici che avevo un tempo…. Credo si siano
dimenticati di me: sai avevo dei segreti, fino a qualche tempo fa, che
non potevo rivelare a nessuno e a furia di nascondere le cose ho perso
il contatto con tutti!! Bell’amica eh? E allora
sai… non ho nessuno a cui chiedere asilo e non ho abbastanza
soldi in tasca per permettermi un appartamentino tutto mio.
Quindi… no!! Non ho idee al momento, perché tu
invece ne hai qualcuna da propormi?” gli chiedo con un
sorriso falso e canzonatorio.
“Certo.
Puoi venire a casa mia. Io ti ospiterei più che
volentieri.”
Resto
a bocca aperta a guardarlo sbalordita per alcuni secondi, cercando di
registrare nel modo corretto le sue parole, ma più me le
ripeto nella testa più il significato non cambia restando
comunque astruso.
“La
casa di Jacob e Nessie è rimasta vuota e loro
l’hanno lasciata a me e Rachel, ma Rachel presto si
sposerà e Paul ha già preso una casa
sul lungomare e io… beh io resterò solo e la casa
è grande.
Tu
potresti occupare la casa di Jacob e avremmo in comune solo la
cucina… credo che sia una buona idea.”
Ecco.
Mi sembrava strano… un passo avanti e dieci indietro.
Mi
chiede di restare, mi bacia e poi si allontana.
Mi
offre casa sua, ma poi si corregge e mi offre quella parte di casa che
è rimasta vuota, ben lontana da lui.
Chiudo
gli occhi e sbuffo, cercando di trovare un perché, una
ragione… qualcosa che mi aiuti a capire, ma non esiste un
motivo vero e proprio o forse sono io a non vederlo o forse
è lui che se lo tiene per sé. Con questi pensieri
per la testa non riesco a stare zitta, non riesco a sopportare ancora
questa situazione e con rabbia gli pongo l’unica domanda che
mi viene in mente.
“Ma
cosa vuoi tu da me?”
“Scusa?”
mi chiede lui facendo un passo indietro.
“Mi
stai facendo impazzire, mi hai chiesto di restare e poi ti sei
allontanato, sei tornato sui tuoi passi, ora mi offri di trasferirmi da
te, ma in quella parte di casa in cui tu non abiti. Io non…
non capisco…”
China
la testa di lato e mi guarda dubbioso.
“Non
fraintendere le mie intenzioni. Io voglio averti al mio fianco, ma
voglio fare le cose come vanno fatte.”
“Scusa?”
“Leah…
ho gli occhi di tutti puntati addosso… ho subito troppi
cambiamenti in troppo poco tempo, non sarebbe una cosa facile spiegare
come una giovane donna possa interessarsi a me e… vivere con
me come mia compagna.” Mi spiega lui e mi sembra di ascoltare
quel disco rotto che stamattina mi girava in testa, ma poi scuote la
testa e abbassa lo sguardo “No, la verità
è.. che… sarebbe una cosa sconveniente per te. Lo
so che ora può sembrarti stupido, ma è.. colpa
mia. Quando mi sono accorto di quel che era successo ho cercato di
resistergli, e ho cercato di guardarti da lontano, per assicurarmi che
tutto andasse bene, che tu stessi bene. Quando ti ho vista al
cimitero… non ho saputo stare al mio posto e ho sentito il
bisogno di proteggerti dalle tue stesse paure. Poi quando mi hai detto
che tornavi a New York mi sono sentito perso. Se ti lasciavo andare, ti
avrei persa. Saresti stata troppo lontana e io non avrei potuto
vegliare su di te. Ma anche allora ho sbagliato, non sono riuscito a
resistere o ho ceduto alle mie pulsioni. Ma ora sto cercando di fare la
cosa giusta. Tu hai bisogno di un posto in cui vivere e io ho una
casa vuota. È risaputo che la mia casa
è sempre stata aperta a tutti, quindi la gente non
sospetterà se tu…”
“Ma
chi decide cosa è giusto e cosa non lo
è?” gli chiedo, interrompendolo, riuscendo a
capire solo in parte le sue motivazioni.
“Non
voglio che la gente parli male di te. Ho già visto troppe
volte mettere al banco persone che non se lo meritavano…
anni fa qualcuno si è venuto a lamentare con me
perché tua madre frequentava Charlie dopo solo un anno dalla
morte di tuo padre. Io so che si sono comportati bene,
entrambi… ma la gente…”
“E
se non mi importasse della gente? E se fossi stufa di guardarmi
attorno? Lo facevo già quando dovevo uscire di casa di
nascosto, la notte per fare le ronde o quando tornavo a casa
la mattina, con addosso abiti troppo leggeri o troppo corti.”
“Ma
io… io…”
“Ti
importa di quello che la gente pensa di te! Allora non dire che ti
preoccupi per me! Mi sembra di sentire Sam! Mi ha detto che non potevo
accettare il tuo… imprinting, mi ha detto che era fuori
luogo, sbagliato… che ero troppo giovane per un uomo come
te… aveva ragione lui allora?” inveisco contro di
lui, arrabbiata e frustrata dalla verità.
“No!
Non è così!” sbotta lui avvicinandosi
“Non mi importa nulla! Né quando si è
trattato di tua madre né ora! Ma sono io che voglio fare la
cosa giusta! Se vuoi stare con me, voglio fare le cose fatte
bene.”
“E
come sono le cose fatte bene?” chiedo spossata e stanca di
tutte quelle inutili parole.
“Beh…
ti… ti vorrei corteggiare e poi… alla
fine… con una cerimonia intima… ci… ci
sposeremo”
Mi…
mi vuole sposare?
Io
sposata? Io… una moglie?
Il
… ma… matrimonio?
Cioè
non c’è stato più di un paio di baci
tra noi e mi parla di matrimonio?
Ma
nel momento stesso in cui lo penso, mi rendo conto di essere una
contraddizione vivente.
Fino
a stamattina mi lamentavo perché non faceva progetti e ora
mi lamento perché fa progetti a lungo termine?
Buooooongiorno care!!!!
Eccomi con il seguito,
che ne pensate??
Un bacio e .....
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