Feeling Good 4
Ultimo
capitolo.
(Non
l'ho mai precisato, scema come sono: l'intera vicenda si svolge nel
periodo dell'Origin Of Symmetry's Tour. Diciamo pure verso la fine.)
-Dom,
si è svegliato mio fratello?
Il mormorio delle parole di Paul giungono, preoccupate, dall'altra
parte del telefono che Dom tiene in mano.
Hanno lasciato che squillasse a vuoto per più di due volte,
lui
e Matt. Nessuno dei due si era degnato, o aveva avuto la forza di
alzarsi e afferrare la cornetta. Erano preoccupati a consolarsi e
farsi consolare o almeno a lenire quella ferita che dilagava nel cuore
di uno di loro due. Ma quando il rumore fastidioso del
telefono, si fece più insistente, fu con estrema
riluttanza che Dom sciolse l'abbraccio di Matt e si alzò da
terra, lo sguardo puntato sull'amico, passandosi una mano davanti agli
occhi per asciugare quelle poche lacrime che il suo dolore tanto grande
gli avevano strappato.
E ora sta li in piedi, con le spalle contro il muro, gli occhi su di
Matt. Ha avuto il tempo di dire solo un roco "Pronto?", prima
di scoprire chi fosse già dal tono di voce che tanto gli
è familiare. E' Paul.
-Si, Paul. Si è svegliato. Vorrebbe
fare qualcosa di più per loro due ma non riesce a pensare
altro
che a stargli vicino.
Dopo tutto cosa
può funzionare in una situazione del genere, se non la
vicinanza?
Si domanda Dom, distratto.
-Perchè non avete risposto al telefono, allora? Mi stava
venendo
un colpo.
Paul ha subito pensato che fosse successo qualcosa a Matt,
che si fosse sentito male sul serio.
-Scusami, Paul ma... Matt si stava sfogando.
Cerca di non farsi sentire
dall' amico, ancora seduto a terra, la testa tra le ginocchia.
-...Oh. Lui
sta bene? Intendo fisicamente, sta bene?
Ha capito che
Matt è riuscito a tirare fuori tutto quel buio che riempiva
il suo petto in quei giorni, intuisce che sia stato molto
più doloroso
di quanto immagina se Dom non ne parla volentieri.
-Si.
Più o meno... Senti, Paul... Capisco che è
passato un giorno e tutto, ma
non è stata una scelta geniale andarvene e lasciarlo solo
qui.
Procede Dom a bassa voce, le spalle voltate alla figura esile di Matt a
terra.
-Hai
visto anche tu in che stato stava, vero? E' stato un duro colpo per
tutti noi, credimi, e non so nemmeno se sto facendo bene a decidere
ancora per
lui, visto che non è più un bambino ma non me la
sentivo di vederlo di
nuovo crollare davanti a me. Non sa reggere emozioni tanto dolorose. E'
fatto così, Matt, lo sai. Ma non mi sarei mai sognato di
seppellire
mia madre senza mio fratello, questo no. Sto facendo di tutto per
rinviare
di qualche minuto: dovevamo rispettare l'orario stabilito, non so che
altro fare. Vengo a prendervi.
Dom rimane con la cornetta
all'orecchio, anche se Paul ha chiuso la conversazione, lo sguardo
assorto nel vuoto come se lui gli stesse ancora parlando e non avesse
interrotto la telefonata. Capisce che riesce a mettersi perfettamente
nei suoi panni perchè le sue parole sono state vere: la
pensa come
lui.
Mette giù la cornetta e con un sospiro ritorna lentamente ad
inginocchiarsi davanti all' amico.
-Paul sta venendo a prenderci. Te la senti di andarci? Io posso
rimanere qui con te, altrimenti.
Matt
si rende conto che probabilmente Paul è stato costretto a
fare in quel modo, ma quel
buio che si estende dentro la sua testa non riesce ancora a trovare la
luce necessaria perchè i suoi occhi tornino ad illuminarsi
con
l'abbaglio di un sorriso. Sente ancora il cuore pulsare
fastidiosamente, freneticamente, come se lo sentisse per la prima volta
e non gli piacesse affatto il suo suono.
Ma ancora non si alza da
terra, rimane in quella posizione che da piccolo assumeva quando aveva
paura degli spettri in camera sua, come se sperasse di trovarsi
altrove. Gli occhi chiusi, la mente al sicuro.
-No. Non me la
sento. Non me la sento per niente, anzi. Ma non me ne starò
qui a
frignare inutilmente mentre mia madre sta per lasciare definitivamente
questa merda di mondo. Glielo devo. Per tutte quelle volte che si
è
preoccupata per me, per quando mi ha consolato, per quando era felice
che stavo provando a farcela, per tutti gli schiaffi che avrebbe dovuto
darmi; per tutto il suo amore incondizionato, per i suoi baci, le
carezze. Dom, le dispiacerebbe
parecchio se me ne restassi qui a crogiolarmi senza darle un ultimo
bacio nel
nulla, lo so. E anche se mi sentirò esattamente come due
giorni fa, perso e
disperato e rischierei di perdere la testa e ammazzare
qualcuno, ti giuro
che mi alzo da qui e la smetto con questi piagnistei.
Non alza ancora la testa dalle ginocchia, ha la voce più
ferma, attutita dalle lacrime, fredda.
E' la seconda volta che dice più di qualche parola in quei
due
giorni e Dom non ci ha pensato due volte a starsene zitto.
Probabilmente per l'amico è stato più che un
semplice
sforzo di aprire e chiudere la bocca, ma Dom non riesce a
trattenere il principio di un sorriso aprirsi sulle sue
labbra:
goffamente e incerto, Matt sta reagendo. E anche se non sta ancora
bene, l'unica cosa che promette a se stesso è che
riuscirà a fargli dimenticare quella sensazione di dolore
profondo che prova. Non ci pensa due volte, ancora, prima di
allungarsi verso l'amico e abbracciarlo, le labbra sulla testa di lui
appoggiata a quelle ginocchia fragili. E sussurra, Dom.
-Ti voglio bene, Bells e non lo dico solo perchè non so che
altro dire. Non ce lo diciamo mai, me ne rendo conto,
perchè
spesso non servono le parole, perchè tu me lo dimostri anche
quando
mi fai bere dalla tua bottiglietta. Quindi, anche se non è
molto, sappi che io non vado da nessuna parte finchè mi
vorrai
al tuo fianco, anche solo per insultarmi come al solito. Puoi tirarmi
tutti i pugni e strapparmi le camice che vorrai se ti vuoi sfogare
perchè
ti voglio bene, ok? Non te la offrirebbe mai nessuno
un'offerta simile, pensaci su.
E sarebbe stranissimo, per me, se tu
non ritornassi a sorridere, ti avverto.
Non gliele dice quasi mai cose simili, tra di loro c'è
un'amicizia che va oltre alle parole, oltre ai legami semplici e
duraturi che hanno due amici l'ha sempre saputo, Dom. E', in un certo
senso, sollevato che non possa guardarlo negli occhi: probabilmente
non gli avrebbe detto tutto quello che è riuscito a dirgli.
Ma
ci avrebbe provato, quello si.
-Già, non me la offrirebbe mai nessuno una simile offerta.
Mormora Matt, tirando su col naso. Sicuramente è rosso in
viso,
probabilmente le lacrime sono quasi tutte asciutte sulla sua faccia,
forse addirittura sorride o immagina di sorridere quando sente le
parole di Dom, ma non se ne preoccupa.
Adesso si trova altrove, gli occhi chiusi, la mente al sicuro.
Qualche Tempo Dopo
-Matt, sai dove
diavolo
è finito Dom?!
Chris
saluta così l'amico, che si è appena svegliato ed
è entrato in cucina diretto verso il frigorifero, in cerca
di
qualcosa da mettere sotto i denti.
-No, stavo dormendo, cosa ne so di dove è finito quello
lì?
Mormora assonnato. Uhmm. Barretta alla nutella.
-Hendrix a quanto pare gli ha dato retta, alla fine: si
è fatto una
bella cagata nelle mie pantofole e per essere certo che il
lavoro fosse completo si è messo anche a rotolarsi nel mio
letto. Immagina che dolce profumo.
-Ugh! Quel cane è micidiale, ho perso l'appetito.
Apparentemente disgustato,
Matt, appoggia quella che sarebbe dovuta essere la sua
colazione
e lancia uno sguardo più attento all'amico.
E' già
al pc per collegarsi con la sua famiglia, sul viso un'espressione
parecchio scocciata. Non riesce a trattenere le risate: Chris
arrabbiato è insolito come un' Hendrix educato. Una
contraddizione.
-Non dirmi che hai messo i piedi nelle pantofole?! Chiede divertito
Matt, riprendendo la barretta alla nutella.
-Senti, non ci trovo nulla di divertente. Probabilmente l'ha fatta
anche nelle tue solo che tu non le metti mai.
Non è stato un risveglio piacevole per il bassista.
Decisamente.
-No... Ucciderò quell'idiota, se non tiene Hendrix lontano
dalle
mie pantofole!
Esclama Matt, fissando il finestrino del tour bus,
pensieroso.
-Buongiorno, ragazzi. Ho portato qualcosa di decente per colazione,
tutto bene il risveglio?
Chiede il batterista, qualche minuto dopo, un
sorriso innocente sul viso mentre Chris lo fulmina con lo sguardo. Ne
aveva abbastanza di barrette alla nutella per colazione e prima che si
fossero svegliati gli altri due, si era alzato presto e aveva fatto un
giro in zona in cerca di un bar.
-Sai che Hendrix ha cagato nelle pantofole di Chris, Dom? Chiede Matt
masticando la sua barretta. Il disgusto gli è passato,
evidentemente.
-Ah, si. Me l'ha accennato. Ascolta sempre
quello che gli dico, è un bravo ragazzo il mio Hendrix.
E'
orgoglioso Dom mentre si siede a tavola, gli occhi dolci e
fieri
fissi sul suo piccolo "bimbo".
-E' un porco, come il padrone. Mormora Chris acido, senza staccare gli
occhi dal pc.
-Nah! E' solo vivace! Il batterista non sente ragioni mentre addenta la
sua brioche sorridendo.
-Ah Matt, mi hanno dato quel pacco per te. Si
ricorda Dom, indicando un pacchetto che ha appoggiato sul tavolo,
entrando.
-Per me? Chiede un po' sorpreso, mentre afferra il pacchetto ed esce
dalla stanza sovrappensiero.
Legge l'indirizzo mentre si lascia cadere su una delle poltrone
di pelle: è quello di Paul.
Rimane lì a guardarlo per qualche minuto, chiedendosi cosa
mai
gli abbia voluto spedire suo fratello. Un po' insolito.
Non ci pensa
più, lo apre attento a non rovinarne l'apertura, preciso
com'è. Il pacchetto è un po' voluminoso...
"Oh."
Solamente una parola: dall'apertura è scivolata fuori una
piccola cornice.
Gli occhi gli pizzicano leggermente. Forse una lacrima è
pronta per compiere il suo tragitto.
Nostalgia. Dolore.
L'aveva dimenticata, quella foto. Ricorda che da piccolo se ne
vergognava un po' perchè i capelli erano più
sparati del solito: si era appena svegliato e qualche ciuffetto ribelle
era ancora fuori posto. A sua madre, invece, piaceva da morire.
Nostalgia. Ricordi:
Si era appena svegliato
e girovagava per casa, inseguendo sua madre che preparava lo zaino a
Paul, come sempre in ritardo.
Con i suoi passi incerti
dal sonno, la seguiva senza un preciso motivo, mentre cucinava una
frettolosa colazione a suo fratello.
E quando finalmente il
rompiscatole se n'era andato, sua mamma si era
voltata, lo aveva preso in braccio e gli aveva dato, finalmente, il
bacio che gli spettava.
E rimasero abbracciati in quel modo, per sempre, dentro una cornice.
Tira su col naso, silenziosamente. Non stacca un attimo gli occhi dalla
foto. E' stato una vita fa. Milioni di momenti felici prima.
Accarezza il viso di sua madre, sorridente come solo lei sapeva essere.
Nostalgia. Tanta nostalgia.
"Te ne sei andato quasi
subito, dopo
il funerale, non abbiamo avuto un momento per parlarci. Forse
è stato meglio così. Ti capisco. Probabilmente
non
sarebbe stato facile per tutti e due, parlarci. La mamma mi ha chiesto
di te, prima di morire. Quando le ho detto che stavi arrivando
è
sbiancata. A malapena è riuscita a dirmi che non dovevi
venire,
saresti stato troppo male. Qualche ora dopo mi hanno detto che se
n'è andata. E aveva il sorriso sulle labbra. Non l'ho mai
capita, forse, ma mi manca talmente tanto il pensiero di lei che mi
sento gelare dentro. Ogni tanto alla radio becco Feeling Good, ti
ricordi che la cantava sempre? Questa era in camera sua, sul comodino.
Ho pensato che dovessi averla.
Mi manchi tanto anche tu, ti voglio bene.
Paul."
Un sorriso
si apre, finalmente sul volto di Matt. E' felice di avere un fratello
come Paul.
Una nuova consapevolezza striscia piano dentro di lui: sua madre gli
sarà sempre vicino, ovunque si trovi.
Perchè alla fine conta quello che una persona ci ha
lasciato, nel bene e nel male. Conta il tempo che quella persona ha
speso per noi. Conta il privilegio di averla amata. Contano le
fotografie, pezzi di immortalità. Contano le parole: in quel
mondo schifoso una luce ci sarà sempre.
Canterà per lei, solamente. Finalmente.
Come
l'altro capitolo, anche questo ha conosciuto poche nuove modifiche.
Diciamo che era impostato bene, dai.
Ho deciso che vi
dirò semplicemente grazie. A quelle belle personcine,
sempre adorabili e ben accette, che mi hanno accompagnato in
questa nuova revisione di una storia che ho adorato
sempre tanto.
Se sono andata
avanti e l'ho rivista e rifinita è ovviamente grazie a voi.
Vi adoro un casino.
A presto, spero.
Vostra, Nishe.
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