CAPITOLO 17.
Oggi è la Vigilia di Natale.
E sono appena stata svegliata da David, che si è fiondato
nella mia stanza e ha aperto le tende con la delicatezza di un elefante
imbizzarrito, è saltato sul letto baciandomi dolcemente
sulla spalla e si è messo ad urlare come un bimbo di cinque
anni in piena crisi isterica.
-E' la Vigilia di Natale, è la Vigilia di Natale!-
-Lo so David, lo so...- farfuglio, cercando di sottrarmi da questa
tortura.
La Vigilia di Natale fa schifo, è solo una giornata
trascorsa a prepararsi per il Natale, quello vero, e in più
ti mangi le unghie perchè non hai ancora trovato un regalo
per tutti e cinquantotto gli zii che vivono in Svezia, e le cugine di
quarto grado che vivono in Australia e per tua madre, che
sistematicamente ti farà notare quanto il tuo regalo (sempre
che tu riesca a trovarne uno) sia orrendo e inadatto.
-Che... che ore sono?- gli domando
-L'una, del pomeriggio...- mi dice lui, sempre sorridendo
-L'una del pomeriggio?!- ripeto, incredula. Ho dormito fin troppo.
-Ti volevo bella e riposata, stanotte partiamo!- aggiunge lui, in
risposta al mio sguardo interrogativo
-Stanotte... partiamo...- ripeto, confusa, lui si limita ad annuire,
sempre con quel sorriso ebete stampato sul volto
-Per dove?- gli chiedo
-Non te lo posso dire!- esclama, rimettendosi in piedi.
Mi metto a sedere sul letto, e sbadiglio:
-Cosa vuol dire che non me lo puoi dire?!-
-Quello che hai appena detto: che non te lo posso dire!- mi risponde,
cercando di far suonare la cosa ovvia
-Sei un essere diabolico...- mormoro
-Ed è per questo che ti ho conquistata, no?- mi dice lui,
sorridendo sornione.
Si infila la giacca, mi bacia sulla bocca ed esce:
-Ma dove vai?- gli urlo
-Devo vedere il mio editore, tu prepara le valigie!- esclama, e lo
sento chiaramente sghignazzare.
Razza di subdolo, spregevole e ignobile fidanzato che non sei altro!
-Ti amo!- mi urla, prima di chiudere la porta.
Le valigie sono sul letto, non sapendo la destinazione del nostro
viaggio mi sono messa dentro: un costume da bagno, in caso si trattasse
di un luogo tropicale; dei maglioni, in caso ci fosse il clima
invernale atlantico; l'ombrello; gli occhiali da sole e un paio di
racchette da neve in caso mi portasse in Siberia.
Giuro che lo ammazzo se mi porta in Siberia! Io volevo andare a
Londra...
Questa cosa mi sta facendo diventare isterica, ho preso un atlante e ho
guardato tutti i posti possibili e immaginabili del Pianeta, sto
facendo congetture da tutto il pomeriggio; e non ho la minima idea...
su nulla!
David rientra nel mio appartamento, verso l'ora di cena. Entra in
salotto con una rosa rossa in mano:
-Ciao...- mormora, sorridendomi. Si avvicina per baciarmi, ma lo
allontano:
-Cosa ho fatto?- mi chiede, sempre sorridendo
-Mi vuoi dire dove mi porti?!- esclamo, un tantino scocciata
-No...- si limita a rispondere, sogghignando.
Lo spingo sul divano, cercando di assumere un'aria arrabbiata, ma lui
continua a ridere:
-Dimmelo...- gli dico, con un sorriso e un tono supplichevole
-No...- ripete lui, e detto questo mi prende le mani e mi trascina
accanto a lui, sul divano
-Ti prego!- dico ancora, cecando di essere il più
sopplichevole possibile
-Mmmh, forse...- mormora lui. Mi si avvicina e mi bacia, spostandomi
una ciocca di capelii dietro l'orecchio.
Perfetto, si sta distrando, ancora qualche secondo e potrò
estorcergli qualsiasi tipo di informazione, potrei persino sapere di
che colore porta le mutande sua madre e come lo chiamava Carrie
nell'intimità.
-Vestiti...- mormora lui, allontanando per un secondo la sua bocca
dalla mia.
Aspetta, qui c'è qualcosa che non va, siamo sul divano che
ci scambiamo ehm... "effusioni", e lui mi dice di vestirmi?!
-Credevo che in situazioni come questi si dovesse parlare di svestirsi!- replico
io.
David ride, guardandomi negli occhi:
-Ti porto al Four
Seasons per una cenetta romantica!- mi risponde divertito
-Ma non dovevamo partire?- gli chiedo, inarcando un sopracciglio
-Sì... dopo cena, se non che Vigilia di Natale
è?!-
-Sei pronta?- mi domanda, prendendomi per mano, una volta usciti dal Four Seasons
-C-Certo...- gli rispondo, un po' incerta
-Perfetto!- esclama contento, tirando fuori dalla tasca della giacca
una mascherina, di quelle che si usano per dormire
-Mi stai bendando!- esclamo, esterrefatta
-Lo so...- mi risponde lui, apparentemente divertito
-Perchè?- gli chiedo
-Perchè deve essere una sorpresa!- mi risponde, con aria
impaziente.
E dopo di che... il buio!
So per certo che siamo saliti su un taxi, ma non so dove siamo
diretti...
-Attenta ai gradini.- mi dice lui, prendendomi per mano, dopo circa
un'ora di buio e silenzio totale.
Sempre tenendomi per mano David mi fa sedere su una poltroncina, potrei
essere su un treno, in un teatro, al cinema, su un aereo, in uno
shuttle diretto sulla Luna...
Si pregano i gentili
passeggieri di allacciare le cinture...
-Siamo su un aereo!- sussurro a David
-Come sei perspicace...- replica lui, con sarcasmo
-Non sento nessuna voce!- mi lamento io, sempre sussurrando
-Forse perchè in questo aereo ci siamo solo noi!- mi
risponde David
-Che cosa?!- esclamo, incredula
-Siamo su un jet privato, Anne...- mi risponde
-E dove l'hai trovato un jet privato?- gli domando, spazientita
-E' del mio editore...- mi risponde lui, con noncuranza
-Il tuo editore è così ricco da avere un jet
privato?- gli domando, sempre più incredula
-Sì, è così
ricco!- mi risponde David, e io sento chiaramente la sua
risatina divertita.
Trovo tutta questa situazione mortalmente imbarazzante, sono bendata da
ore, credo, totalmente ignara di tutto ciò che sta
succedendo, e David trova la cosa parecchio divertente.
-Non è divertente, David...- gli sussurro, a denti stretti
-Il fatto che tu
non trovi la cosa divertente, non vuol dire che non lo sia!- ribatte
lui, lo sento sogghignare
-E smettila di ridere!- esclamo
-Caffè?- mi domanda lui, gentile.
-Anne, Anne...- la voce di David mi sveglia.
Apro gli occhi, ma sono ancora bendata, mi sono addormentata ma non so
quanto ho dormito, e credo di avere la testa appoggiata sulla spalla di
David:
-Sei sveglia?- mi domanda, baciandomi sulla testa
-Sì, perchè?- gli rispondo
-Siamo arrivati...- mi sussurra lui, dandomi un tenero bacio
-Non mi hai portato in Siberia, vero?- gli chiedo preoccupata
-Ma certo che no!- risponde lui, dandomi un buffetto.
E, ancora una volta, ancora buio.
Siamo all'esterno adesso, probabilmente fuori dall'aeroporto, fa
freddino, quindi non siamo ai Caraibi, o comunque non mi sembra di
essere in un posto di mare...
Ora siamo su un taxi, e David ha mormorato ancora una volta al tassista
la nostra meta.
Il tassista parla inglese, ma con un accento straniero, e la cosa mi
confonde ancora di più.
Devo ammettere che il mio fidanzato ha una mente diabolica...!
E' un po' che camminiamo, mano nella mano, sono stanca morta, e sono
andata addosso ad un sacco di persone.
-Sei pronta?- mi domanda David, ad un certo punto, sussurrando
all'orecchio
-Immagino di sì...- gli rispondo, incerta
-Bene... bene...- lui mi si mette dietro, sfilandomi la mascherina.
Mi viene da piangere.
Davanti a me ho la più fantastica visione, davanti a me
c'è tutto quello che potrei desiderare per il mio Natale.
Davanti a me c'è Harrods.
E intorno a me c'è la mia
Londra, con le sue luci, i suoi colori, i suoi negozi, le
sue persone...
E' tutto così bello!
Mi giro lentamente verso David:
-Io... davvero... non so che dire...- farfuglio, una lacrima di
commozione mi scorre lungo la guancia, lui si è ricordato di
quanto mi sarebbe piaciuto essere a Londra questo Natale.
Lo so che non c'è niente di speciale, ma dopo aver trascorso
tanto tempo lontano da casa non c'è niente di più
bello...
-Allora non dire niente...- mi suggerisce lui, facendomi l'occhiolino
-Io... grazie...- farfuglio ancora.
David sorride soddisfatto, è riuscito nel suo intento:
rendermi la donna più felice della Terra:
-Ti amo, sai?- gli dico, ricambiando il suo sorriso
-Beh, è una buona cosa...- si limita a rispondermi lui.
Poi mi prende il viso tra le mani e mi bacia:
-Sai ora che facciamo?- mi domanda
-Ehm... no...-
-La tua attività preferita: Shopping Natalizio Sfrenato!-
esclama, e gli butto le braccia al collo, facendolo quasi cadere per
terra.
Entriamo ad Harrods, David prede subito in mano la carta di credito...
Stiamo passeggiando da un po', mano nella mano, e io sembro essere in
grado solo di farfugliare ringraziamente imbarazzati.
Senza neanche accorgermi, mi trovo davanti alla stazione della
metropolitana di Earl's Court.
Non c'è niente di romantico, di dolce o di emozionante nella
Stazione di Earl's Court; ma ora mi sembra il posto più
bello del mondo.
L'unico posto in cui avrei voglia di stare, con l'unica persona con cui
voglio stare.
David mi guarda e sorride, il suo sorriso, con gli angoli della bocca
rivolti verso il basso.
-Buona Natale...- sussurra.
E, ne sono pienamente sicura, da questo momento Anne Wright non
è più come
Bridget Jones...
FINE (Almeno per ora...)
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Finalmente
sono riuscita a finire la mia prima "fatica
letteraria"! ;-)
Un grazie
di cuore a tutte le brave persone che sono state tanto gentili da
lasciarmi una recensione, mi ha fatto VERAMENTE piacere!
Spero che
la lettura di questo racconto sia stata piacevole e interessante... Lo
so che la fine è mielosa, ma cosa ci posso fare se sono una
romanticona?!
Avrei in
mente qualche idea per un sequel di questa storia, ma magari "Anne e
David" sono diventati noiosi... quindi per ora non so!
Baci a
tutti...
Lunastorta92
P.s. La
fine di quello che ho appena scritto sembra la fine di una lettera...
va beh...! XD
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