CAPITOLO: Come la Neve
PERSONAGGI: Hyoga di Cygnus. Poi: Seiya di Pegasus, Shun di
Andromeda, Shiryu di Dragon, Ikki di Phoenix, Jabu di Monoceros, Geki
dell’Orsa, Ichi dell’Hydra, Saori Kido. E Katjia e Isaac di Kraken.
IN PROPOSITO: Alla fine è come all’inizio: Galaxian War.
COSE: Neve si conclude alla fine di questo capitolo. Grazie
per essere stati con me.
Settembre era luminoso e terso
nel cielo di Tokyo.
Luce e rumore vomitati con tanto,
troppo entusiasmo se paragonati al Bianco della Siberia. La forza aspra di
quella terra era così lontana… eppure germogliava lì, dentro di lui.
Come la Neve.
Hyoga era rimasto immobile, in
silenzio per molto tempo. Come un lupo nella taiga che restava sotto vento e
attendeva l’odore acuto della bufera, prima di attaccare.
La folla attorno al Colosseo
Grado era fluita all’interno con molta calma e adesso cianciava dalla platea.
Terza giornata della Galaxian War.
Spettacolo da baraccone.
Torneo per ottenere la Sacra Gold Cloth di Sagitter.
Crogiolo di traditori di Athena.
La cupola di cristalli liquidi si
chiuse sul Colosseo e presto si illuminò con le tinte serene di un cielo
stellato, come se d’improvviso fosse scesa la sera.
L’altoparlante pretese l’attenzione
degli astanti stridendo, poi il presentatore introdusse la scena.
Spettacolo da baraccone.
“Attenzione prego. Riguardo al
mancato arrivo di Cygnus e Phoenix: le regole della competizione prevedrebbero
la loro squalifica, ma come risultato dalla discussione dei membri del
Comitato, aspetteremo ulteriormente il loro arrivo…”
“Ma come? Non sono ancora
arrivati?” vociò qualcuno.
“Che stanno facendo? Non hanno
intenzione di partecipare?”
“…nel frattempo” riprese la voce
dall’altoparlante “lo scontro di Pegasus contro Dragone verrà anticipato”.
Nascosto oltre gli spalti,
nell’ombra, il Saint di Cygnus fece una smorfia.
Il Giapponese era una lingua che
non si adattava più a Hyoga della Neve. Eppure il suo suono rievocava in lui
ricordi lontani, di un anno trascorso in quelle terre.
Le voci sul prato di Villa
Kido, nei giochi rumorosi, maschili, di cento bambini. Cento bambini.
E la tua discendenza, Abramo,
sarà numerosa come le stelle nel cielo.
Anche quella di Mitsumasa Kido
lo era stata. I suoi figli sono cento e schiamazzano sul prato della Villa,
sotto un cielo di settembre che somiglia molto a quello che sei anni più tardi,
luminoso, veglierà sulla Galaxian War.
“Qualcuno mi faccia da
cavallo!” Più maschia tra i maschi, è la fanciulla Athena a farsi avanti. Dea
della strategia e della virtù, deve ancora imparare la giustizia sulla propria
pelle.
Hyoga ancora non lo sa di
girarsi verso la divinità che, con amore, giurerà di proteggere. Insieme a Shun
e ad altri novantotto bambini lo fa con gli occhi sgranati, fissi sulla piccola
Saori Kido, nipote adottiva di Mitsucoso ed erede di qualunque cosa si veda
fino all’orizzonte.
Geki mette il broncio e molla
Jabu: la scazzottata stava arrivando al culmine. Shiryu tace e Ichi, con le
occhiaia fonde anche a sette anni, rabbrividisce.
Tutti temono Saori lì.
A parte Ikki, che si pianta a
gambe larghe, tra lei e Shun: Ikki l’ammira, anche se non lo dice. La considera
avversario suo pari, ancora. Niente vestiti con pizzi imbarazzanti, ancora.
“Qualcuno” si impone lei,
ignorando Ikki: avversario alla sua altezza, meglio ripiegare su qualcun altro.
“Mi faccia”. Magari quello là, che le piace anche, un pochino. “Da cavallo!”.
Hyoga segue lo sguardo di
Saori fino a Seiya, che si rilassa appoggiato a un albero.
“Tu! Ti chiami Seiya, vero?”
“Sono un uomo. E non ho
nessuna intenzione di fare il cavallo!”
“Mettiti a carponi e fai il
cavallo!”
“Arrangiati!”
Hyoga assiste – senza saperlo
– al duello mitologico del cavallo alato Pegaso che si ribella alla Glaucopide.
Un duello che verserà il sangue di Jabu, in sacrificio, perché Athena possa capire
il dolore, che da statua di pietra gelida diventi fanciulla tiepida.
Le parole di Jabu di Monoceros
fecero alzare il viso di Hyoga, nascosto nella penombra.
“Per colpa di quei codardi di
Cygnus e Phoenix non abbiamo nemmeno il tempo di riposarci!” Sogghignò verso
Ichi di Hydra che, ancora con le sue occhiaie, presto di Hyoga sarebbe stato il
primo, sfortunato avversario. “Il loro ritardo ci costringerà a combattere
prima”.
Hyoga non attese oltre: balzò
dall’ombra e li raggiunse.
Il pubblico se ne accorse prima
di Jabu e mandò un boato, come se i monti Verhojansk
avessero perso ancora una volta il loro Muro di Ghiaccio Eterno.
“Cygnus
è arrivato!” latrò l’altoparlante. “Quindi lo scontro avrà luogo come da
programma: Cygnus contro Hydra!”
Seiya
si girò di scatto, pronto a tutto e Shun, un passo dietro di lui, dischiuse le
labbra nella sorpresa.
Il
Saint di Cygnus apparve ai suoi compagni d’infanzia - di una vita ormai molto,
troppo lontana - in tutto il fulgore non solo di un Saint di Athena, ma di un
allievo di Camus dei Ghiacci.
Hyoga
della Neve balzò nell’arena.
A
quattordici anni, era poco più di un bambino. Eppure rifulgeva di potere.
L’armatura
che lo aveva incontrato e accolto lo rivestiva in un abbraccio candido, gelido
e protettivo e i suoi occhi erano azzurri e privi di ombre.
L’elmo
alato lo incoronava giustiziere, inviato dal Santuario di Atene per estirpare
il tradimento e la vergogna. Principe del Bianco e della Siberia.
“Non farti prendere dallo sconforto.” Isaac appoggia le mani
sulle spalle di Hyoga. “Non ce ne è motivo.”
Il
bambino biondo alza lo sguardo a incrociare quello dell’amico. Lo studia a
fondo, come per capire se davvero dica la verità o se gli sta mentendo. Gli
occhi di Isaac sono verdi e limpidi e nessuna menzogna ne ombreggia la
bellezza. Hyoga annisce..
Katjia
li ha accompagnati per un po’, nel candore abbagliante della pianura e adesso
li saluta ridendo dalla collina ghiacciata, che ha scalato con l’agilità di una
lince.
Isaac
si gira a guardarla e le sorride. Hyoga agita la mano nella sua direzione,
Katija fa lo stesso, poi scompare nel Bianco tutt’attorno.
“Devi
concentrarti ed essere forte: il maestro Camus dice che non c’è niente come la
forza del ghiaccio e niente di più puro della neve, fredda e bianca. Credi di
capire? Grazie agli insegnamenti del Maestro, diventeremo Santi di Athena.”
Lo
dice con una tale sicurezza che Hyoga ha la certezza di esserlo già un Santo di
Athena. Di quell’Athena lontana e misteriosa. Fredda. Bianca. Come la neve.
Gli
occhi verdi di Isaac mandano un bagliore che il piccolo Hyoga ha già visto in
quelli di Camus: un bagliore di una forza così limpida e pulita da far credere
davvero che non esista altro al di fuori di quella.
Nonostante
non ci sia più la
mama, nonostante ci sia solo freddo pungente.
Sbatte
le palpebre.
C’è
come qualcosa che cerca di ricordare e che afferra in quello sguardo fiero,
nello sguardo di Isaac e nello sguardo del Maestro Camus.
E’
qualcosa che – tempo prima – ha ammirato con la bocca socchiusa e gli occhi
spalancati, in una cantina di Mosca, e che gli ha fatto giurare a sé stesso,
con la certezza tipica dei bambini, che sarà forte per sempre e che non si arrenderà
mai.
“Dovremo
essere contenti di rivederci qui, visto che abitavamo insieme alla Villa della
famiglia Kido, ma non mi sembra che ci sia un’atmosfera adatta a sentirsi
felici.”
Hyoga
li guardò uno per uno, i suoi fratelli di un tempo. Li condannò con lo sguardo
ieratico di chi renderà fiero del proprio operato il Maestro lontano, fiera la mama che lo veglia dagli abissi e dalla morte.
Sarebbe
stato implacabile.
Come
la Neve.
“Io
sono venuto dal lontano mare del Nord per uccidervi tutti”.
NEVICATE DI FINE STORIA:
Lo so
che ho fatto una cosa tremenda. Quanto tempo è trascorso dall’ultimo aggiornamento!
Saranno secoli ormai. No. E’ un anno.
Molti
di voi che apriranno questa pagina adesso forse nemmeno si ricorderanno più di
me.
E’
passato davvero un secolo! *C* Sarete cambiati tutti!
Io ho
atteso fino adesso con quest’ultimo capitolo di Neve.
Per
tanti motivi.
Un
po’ perché Neve è stata la fanfiction più lunga della mia vita, porca
miseria, e a mettere la parola fine mi manca un po’ il fiato. Sono venticinque
capitoli e sono pressappoco due anni e più di lavoro. Terminarla vuol dire
terminare anche un periodo della mia vita strutturato in un certo modo che è
giusto rimanga chiuso qui.
E’
anche vero che Neve l’ho finita da un bel po’, in realtà, ed è rimasta a
dormire nel mio pc per tanto tempo, prima di stasera. Probabilmente proprio per
rimandare la fine del famoso periodo di cui sopra. E anche un po’ per ansia da
prestazione, lo ammetto: scrivere Neve mi è piaciuto moltissimo perché
amo moltissimo i suoi personaggi: Camus e Milo in primis, poi Hyoga che tra i
cinque Bronze è sempre stato il più amato, per me. E Isaac ovviamente che si è
scavato un bel posto nel mio cuore. Katjia-Tetis è stato un abbinamento
temerario, ma spero di aver reso bene il personaggio.
Ma
anche perché tanto amore da parte mia è stato ripagato: i vostri commenti mi
hanno sempre commosso. E quindi, insomma, chissà se questo ultimo capitolo sarà
all’altezza?
Il
mio intento è quello di finire la storia del piccolo Hyoga dove inizia quella
del Cygnus Saint, ovvero alla Guerra Galattica, dove lo incontriamo per la
prima volta.
Accompagnato
sul ring, farà da solo: sappiamo come andrà a finire.
Così
mi faccio da parte e vi lascio alla fine, ma vi abbraccio uno per uno.
Ringrazio
prima di tutto Rucci, che è stata il mio Camus di Aquarius di
quel periodo racchiuso in Neve, ed è stata un Camus meraviglioso. Ringrazio Kijomi
e Shinji, ovvero Aphrodite e Hadessama.
E
tutto Gold Insanity, che si è sciroppato capitolo dopo capitolo. In
particolare: Ruri, Beat, Adar, June, Kiki May, Ayako e Dima. E
via andare.
Un
grazie speciale a Damaris che prima di scomparire mi lasciava commenti
come dei lenzuoli.
E
ovviamente tutti gli altri che non hanno mollato fin qua, che abbiano
commentato o no.
In
breve, riguardo agli ultimi commenti (di DODICI mesi fa): charrm_strange,
il duello con Camus c’è già stato in flashback! L’avventura di Hyoga si
conclude qui. Lady Aquaria, grazie per le tue belle parole! Sono ben
felice se anche poco poco apprezzi Cygnus!
Dea
Eris, grazie anche a te. Spero che
l’ultimo capitolo possa essere una degna conclusione! Del resto Hyoga e Shun
s’incontrano qui dopo sei anni! çOç
Sagitta72, chiedo io perdono a te. Un anno, ci ho messo!
Probabilmente hai perso le speranze, ma mi auguro di raggiungerti comunque.
Un
bacio a tutti.
Grazie
per essere stati qui fino a questo momento. Chu.