24 ore molto movimentate - dalle 23.50 del 16 luglio
alle 15.37 del 17 luglio
A SoVa, sperando che
possa farti sorridere
Bagno
della casa di Selphie Tilmett, ore 23.50 del 16 luglio
“Ho
vinto, di nuovo”, Riku sorride dopo avermi appena stracciato
all’ennesima partita di Seven Up*.
“Puro culo”, biascico osservandolo trucemente.
“Devo essere particolarmente fortunato se sono cinque mani
che
vinco di ‘puro culo’, come dici tu”, si
riprende le
carte e rincomincia a mescolarle.
“Basta, mi sono scocciato!”, metto il muso come un
bambino,
con il labbruccio di fuori, e incrocio le braccia. Maledetto albino:
vuole essere sempre più bravo di me in tutto, ma proprio tutto,
mai che mi lasci la gloria di averlo battuto in qualcosa.
Ma non sarebbe Riku altrimenti.
Altra risata. Wow, l’ho fatto ridere per ben due volte nel
corso di tre ore: un nuovo record mondiale.
Tre ore bloccati in bagno… Dio solo sa quant’ero
contento
quando aveva tirato fuori un mazzo di carte che era riuscito a portarsi
via di casa (anche se non voglio neanche lontanamente sapere come ci
sia riuscito nonostante gli scrupolosi controlli di sua
madre…)!
Così avevamo passato il resto del sabato sera a giocare come
due
ottantenni mentre le ragazze erano di fuori a ballare.
Tranquille e ridenti si muovevano molleggiando per il prato con un
bicchiere pieno in una mano cercando di non rovesciarne il contenuto
altamente alcoolico.
“Riku!”, mi ero sporto dalla minuscola finestrella
del
bagno (che fra l’altro è anche al secondo piano)
“Si
stanno ubriacando”, gli avevo indicato Selphie che aveva
un’andatura zigzagante.
“Porca miseria! Quelle bevono e noi siamo qua come i
pensionati?”, era corso alla porta e ci aveva sbattuto
disperatamente i pugni contro “Fateci uscire di
qui!”.
“Con questa musica a palla non credo che ci
sentano”, mi
ero seduto sul tappetino peloso sconsolato seguito poi
dall’albino che aveva sfoderato, come per magia, il mazzo di
carte.
Bel sabato sera, eh? Invidiabile proprio! Non so se preferisco questo
genere di serata o una lotta all’ultimo sangue con Xehanort
prima, Xemnas poi, e infine tutti e due insieme… La seconda!
Sì,
senz'ombra di dubbio
è la migliore.
“Oh, Soruccio, ti sei arrabbiato?”, ghigna
divertito mettendole via.
“No! È che…”, sospiro
“Se penso che
potrei essere sulla spiaggia a guardare le stelle mi viene una gran
rabbia”, mi stendo come se fossi davvero all’aperto
fissando il soffitto.
“Già…”, mi imita “E
invece siamo in un
bagno due metri per due finché le ragazze non si
ricorderanno di
noi”.
“Domani mattina?”, chiudo gli occhi sbadigliando.
“Se siamo fortunati”, contagio anche lui.
Delle risate fuori dalla porta mi fanno spalancare gli occhi.
Accidenti, devo essermi addormentato!
Sbadiglio passandomi una mano sul viso, ma non accenno neanche
lontanamente a tirare su la testa perché sto davvero
comodo… In effetti è un po’ troppo
comodo e caldo
per essere steso su un tappetino peloso di terza mano. Giro leggermente
il viso e vedo il bianco latteo della pelle del collo di Riku e capisco
che, durante il mio breve sonnellino, dovevo aver appoggiato la testa
sulla sua spalla, come se fosse un cuscino, e lui, di riflesso, il suo
capo sul mio.
“Ehi, ma è occupato…”, le
ragazze fuori
abbassano bruscamente la maniglia facendomi scattare come una molla.
Ci sono venuti a salvare!
“Riku, sveglia!”, picchietto il suo petto, ma lui
ignora il
mio tocco e si gira sul fianco mettendosi addirittura a russare!
“Chi c’è là
dentro?”, aspettate, ma
questa voce… è quella di Kairi! Dio benedica
quell’angelo dai capelli rossi!
“Kairi!”, urlo sbattendo i pugni sul legno
dell’uscio.
“So’? Che fai lì?”.
“Io e Riku siamo rimasti chiusi dentro!”.
“E la chiave?”.
“Ehm… persa”.
“Persa? Ma come?”.
“Senti, Kairi, ne parliamo dopo, ora vai a chiamare Selphie
che
sono tre ore che siamo qui!”, sbatto altre due volte i pugni
contro la porta per sottolineare la mia disperazione mentre la mia voce
sale di parecchie ottave.
“Capito, capito! Vado…”, sento i suoi
passi
rimbombare per le scale mentre grida (con effetti immediati su tutti i
vetri del vicinato) il nome della festeggiata.
Mi fiondo fra le sue braccia appena Selphie riesce, dopo aver
passato dieci minuti a trovare fra le diecimila copie delle chiavi di
tutta la casa quella giusta, ad aprire la porta. “Oddio,
è
stato tremendo!”, piagnucolo.
“Dai, So’, rilassati”, mi accarezza i
capelli “È tutto passato”.
“E a me le coccole non le fai?”, Riku esce
sbadigliando e le sorride.
“Ci sono altre cento ragazze che te le vorrebbero fare le
coccole,
Riku”, borbotto dandogli le spalle “Kairi me la
sono presa io”.
Lei, invece di appoggiarmi, smette di tormentare la mia capigliatura e
stende le mani verso l’albino. “Abbraccio di
gruppo?”.
Ecco, ora so cosa prova la farcitura di un sandwich: da una parte, il
corpo di Kairi preme contro il mio torace, con le braccia sopra le mie
spalle che si vanno ad ancorare saldamente al collo di Riku;
dall’altra quest’ultimo fa aderire perfettamente il
petto
sulla mia schiena appoggiando il capo sulla mia spalla mentre stringe i
fianchi di Kairi insieme ai miei. Insomma, per farvela breve, sto
soffocando.
“Ragazzi, non vorrei rovinare il
momento…”, sussurro
senza fiato, ma mi interrompo perché per rispondermi Riku mi
soffia sulla guancia. Maledetto, sfrutta sempre il mio punto debole!
“Stai rovinando il momento, Sora”, mi dice soave.
“Tenete più al momento o a me?”, domando.
I due rispondono contemporaneamente, ma in due modi differenti:
“A te”, la ragazza, “Al
momento”,
l’altro.
“Riku!”, sorride bonaria lei staccandosi
dall’abbraccio e mettendosi le mani sui fianchi.
“Eddai, Kairi!”, ricambia il sorriso stringendo
più
forte i miei fianchi e facendo affondare così i suoi pugni
nel mio stomaco.
Ho un conato di vomito, ma lui, imperterrito, mi tiene stretto e
continua rialzando la testa dalla mia spalla:
“Perché non
mi dai ragionAHIA!”, ma mi lascia
andare perché gli do una
gomitata sul naso che gli fa uscire un po’ di sangue.
“Scusa!”, mi affretto a nascondermi dietro Kairi
per evitare
le immediate ripercussioni del mio gesto “Non era mia
intenzione,
ma mi stavi facendo molto male”, mi porto una mano dietro la
testa e una sulla pancia “Mi avete per caso lasciato qualcosa
da
mangiare? Ho una fame…”, cerco di sviare il
discorso
rivolgendomi alla padrona di casa.
“Ogni tanto dici qualcosa di intelligente, Sora. Mi
sorprendi”, Riku sembra (stranamente) essere passato oltre,
si
tappa il naso e inclina la testa all’indietro per fermare il
sangue. Di sicuro è un bluff per farmi abbassare la guardia
e
colpirmi quando meno me l’aspetto…
“Beh, abbiamo mangiato tutto, ma c’è
rimasto un
pezzo di pizza al rosmarino in cucina…”, dice
Selphie
pensandoci su.
Io e Riku ci guardiamo per un lungo istante per poi scattare,
contemporaneamente, per andare a prendere l’ultimo alimento
dentro questa casa.
Salotto,
ore 00.29 del 17 luglio
Divoro
soddisfatto la mia metà di pizza facendo tacere lo
stomaco. Durante il percorso bagno-cucina, io e Riku avevamo fatto di
tutto per ostacolarci, sia con spintoni (lui), sia saltando al collo
dell’altro stile scimmietta (io), ma alla fine eravamo
arrivati
nello stesso momento sul cibo e così, da persone civili, ce
lo
siamo diviso in due parti uguali.
“Bene,
fanciulle e fanciulli”, Selphie, ondeggiando a destra e
a sinistra, evita di cadere solo grazie al supporto di due ragazze ed
entra nel salotto con una bottiglia di vetro trasparente che salta
subito
all'occhio per il disegno, seppur stilizzato, del frutto di Papou sul
collo
“Divertiamoci un po’ ”.
Ci fa sedere in cerchio sull'enorme tappeto persiano al centro della
stanza e, a turno, ognuno fa
girare la bottiglia per scegliere il malcapitato che dovrà
fare
la penitenza.
Dopo un po’ le ragazze iniziano a stancarsi e così
si
passa al classico baciare. “Una regola
però”, la
festeggiata deve urlare per sovrastare le risatine delle invitate che
sperano di farsi baciare da lui
“Tutti baciano tutti”.
Riku acconsente con una scrollata di spalle, nonostante
l’idea
della bottiglia non gli vada molto a genio, e anch’io: le
probabilità che su diciannove ragazze dovessi beccare
l’unico ragazzo oltre a me erano pressoché pari
allo zero.
Ma ormai dovrei saperlo che sono una calamita per la sfortuna e
così eccoci tornati al punto di partenza di questa storia.
Devo baciare Riku, devo dare il mio primo bacio al mio migliore
amico… Che schifoso scherzo del destino! Non voglio ridurmi
come
Roxas con Axel! (- Ehi!-,
si lamenta il mio Nessuno diventando rosso)
“Sora, so che ti fa schifo - e lo fa anche a me, te
l’assicuro - ma abbiamo accettato quella stupida
regola”,
sospira l’albino inchiodandomi con i suoi occhi
“Perciò vieni qui e facciamola finita”.
Il mormorio di disappunto delle ochette si fa via via più
forte
quando, riuscendo a ritrovare la sensibilità alle gambe
(questo succede
casualmente quando
Riku distoglie lo sguardo da me), incomincio a gattonare lentamente
verso
di lui.
Ma ci fa apposta?
Perché striscia così lentamente? È maledettamente
sexy… NO, Riku, concentrati, non lasciare cadere la maschera
di indifferenza.
Ma ci fa apposta? Quel maledetto albino ha divaricato leggermente le
gambe come per invitarmi a entrare in mezzo ad esse per baciarlo
meglio… NO, Sora, concentrati, non lasciare cadere la
maschera
di indifferenza.
Tuttavia devo assecondare il suo desiderio perché non vuole
aiutarmi sporgendo il busto verso di me, così sono costretto
a
puntellare le mani sulle sue ginocchia e a protendermi verso di lui
fino a far toccare i nostri nasi.
Avanti, Sora, ci sei
quasi, mi ripeto cercando di farmi forza e avanzo
di un altro millimetro, ma faccio l’enorme e stupidissimo
errore
di guardare i suoi occhi che stanno brillando come due stelle. Ok, i
prodotti chimici nel bagno di Selphie mi devono aver dato alla
testa…
“Sora…”, mormora lui con la sua, ormai
consueta, voce da attore porno.
“Non… Non rendermi… La cosa
più
difficile… Riku”, mi lamento con il respiro
accelerato a
un millimetro dalle sue belle
labbra rosee. Belle? Oddio, Sora, ritorna
in te! Non lasciare che Roxas prenda il sopravvento!
Riku sospira rassegnato, un sospiro caldo che mi entra nella bocca
portando con sé il sapore della sua, ed è proprio
lui
a fare l’ultimo passo e posarle sulle mie spazientito dal mio
indugiare.
I
tre quarti del mio cervello stanno esultando (i maledetti giornaletti
yaoi
di Kairi hanno intaccato un’altra parte sana della mia mente)
sostenuti dai brividi di piacere che sento risalirmi lungo la schiena,
ma mi aggrappo disperatamente all’unico quarto schifato e mi
stacco dopo un
lunghissimo, o brevissimo secondo la maggioranza dei miei neuroni,
istante.
Parte un applauso scrosciane seguito anche da qualche fischio di
approvazione, ma io ritorno
al mio posto senza né fiatare né guardarlo in
faccia, con la testa che mi gira più di una trottola, e,
mentre
nessuno mi presta attenzione, mi passo la lingua sulle labbra in cerca
di quel sapore che sa tanto di proibito.
“I-io devo andare”, dico all’improvviso
quindici minuti dopo la scenetta da fumetto yaoi.
“Di già?”, si lamenta Selphie con il
broncio.
“Eh sì", le sorrido e l’abbraccio
“Sono
proprio stanco, scusami. Beh, ci vediamo lunedì a
scuola”.
“D’accordo… Ehi,
So’!”, mi richiama
“Dopo mi passi chimica? Non so dove mettere le
mani!”.
“Va bene”, chimica è la mia materia
preferita,
l’unica dove riesca ad avere un bel voto molto al di sopra
della
sufficienza “Non c’è problema”.
“Grazie, sei un angelo”, mi abbraccia nuovamente
felice come una pasqua.
“Ehi, Sora, aspettami!”, Riku riesce a scollarsi di
dosso
una biondina e mi corre incontro “Vengo con te!”.
“E perché mai?”, domando mentre Selphie
rientra in casa con l'aria di chi la sa lunga.
“Perché non si abbandonano gli amici nel momento
di difficoltà”, mi fa serio.
“Io
non
sono tuo amico, io sono un uomo morto che cammina”,
gli ricordo “A meno che tu non rinunci alla tua idea
di
vendetta:
in quel caso ti ospiterei volentieri a dormire da me
altrimenti…”, accenno con la testa alla biondina
che non
è molto soddisfatta del suo bidone ed è pronta a
ripartire all'attacco appena l'albino avesse rimesso piede nel salotto.
“Ok, ok, ok, genio del male!”, si porta la mano
destra sul
cuore “Giuro di non ammazzarti come meriteresti e di
rinunciare a
ogni piano vendicativo che ho elaborato in queste ultime ore. Adesso
posso venire da te?”.
“Ma certo!”, sorrido e ci avviamo verso casa mia.
- Bravo, invitalo a
dormire da te... O con te...
- Cuciti la bocca, Roxas.
Casa
di Sora Yoake, ore 01.35 del 17 luglio
“Ancora sveglio?”, guardo Riku, che ha preso un
bicchiere
dalla mensola e si sta versando un po’ d’acqua,
stropicciandomi l’occhio sinistro.
“Ho detto che sarei venuto da te, non che mi sarei ficcato
sotto
le coperte subito”, mi guarda prima di buttare giù
tutto
d’un fiato il liquido.
Sbadiglio sonoramente. “Me ne versi anche a me un
po’, per favore? Ho una gran sete…”.
“Grazie”, afferro il bicchiere che mi porge e mi
metto a
sorseggiare lentamente. Ovviamente il cervello (anche se
l’opzione “Roxas” non è da
scartare) mi
ripropone la sequenza del bacio con Riku facendomi cadere lo sguardo
sull’albino: dato che le mie maglie non gli entrano
è
rimasto a torso nudo solo con i jeans, ma annunciandomi che se li
leverà per andare a dormire in modo da stare più
comodo.
“Era il tuo primo bacio, vero?”, mi chiede lui
facendomi
sputare una parte dell’acqua che avevo in bocca, non tutta,
però, perché l’altra va dritta nei
polmoni dato che
avevo aperto la bocca per riprendere fiato.
Mi sento morire mentre provo a respirare e avverto che qualcosa mi
blocca la gola.
Inizio a tossire forte inginocchiandomi per terra mentre
l’albino, inconsapevole del casino che ha combinato, scoppia
di
nuovo a ridere. Il suo migliore amico sta morendo davanti ai suoi occhi
e lui ride?
Riesco, per fortuna, a trovare abbastanza ossigeno per formulare tre
parole “Riku… Non… Respiro” e
il sorriso
muore sulla sua bocca.
“So’!”, si catapulta vicino a me e mi
dà una
pacca sulla schiena così forte che, oltre a sputare
l’acqua residua, mi fa vomitare anche l’anima.
Rimango un attimo senza fiato, poi provo a respirare e, notando con
enorme sollievo che la trachea è libera, ne prendo uno
enorme
con la bocca. Quanto diamo per scontata l’aria? Tanto,
tantissimo, eppure è uno degli elementi fondamentali per la
vit… “Tutto bene?”, Riku ancora
preoccupato si china
fino a che i nostri visi non sono alla stessa altezza interrompendo,
così, il mio momento filosofico “Non ti devo fare
la
respirazione bocca a bocca, vero?”, sorride maligno.
Rimango a bocca aperta per la sua affermazione, ma raccolgo la sfida. D’accordo,
mi dico Giochiamo a
modo tuo!
“Parli tanto, ma si vede che quel bacio ti è
piaciuto
molto visto che mi chiedi addirittura il bis”, gli scocco un
sorrisetto beffardo e le mie parole sorbiscono l’effetto che
desideravo dato che l’albino rimane allibito.
“Io…”, guarda un secondo per terra
studiando
attentamente il motivo geometrico delle mattonelle della cucina, ma poi
rialza lo sguardo deciso “Piuttosto preferisco baciare
Xehanort!”.
Qualcuno deve aver rotto la finestra della sala perché
avverto il rumore di un vetro rotto che cade in mille pezzi.
L’azione combinata di manga yaoi e Roxas mi ha letteralmente
mandato in tilt il cervello se sto davvero pensando di avere una cotta
per il mio migliore amico.
- Io non
c’entro!-, si giustifica subito lui mentre
sfoglia una rivista come se fosse dal parrucchiere.
- E invece
sì! Come mai mi sono preso una cotta per il mio migliore
amico all’improvviso?
- E chi ti dice che non
l’hai sempre avuta?-, si umetta
l’indice e gira pagina.
Rimango spiazzato. Da sempre? Oh, andiamo, non siamo ridicoli!
L’ho inseguito per tutti i mondi, è vero, ma solo
perché ero preoccupato per la sua
incolumità…
- Appunto-,
riprende il mio Nessuno, deciso ad avere ragione in questa discussione.
- No, dai, Roxas, non
scherzare!
- Senti, Sora-,
chiude la rivista e mi pianta gli occhi cobalto,
gemelli dei miei, in faccia -
Se tu non sei cotto a puntino per il tuo
amichetto io sono la fata turchina! E poi è genetico-,
riprende il giornaletto
da dove l'aveva lasciato -
Mettila in questo modo: se io sono te, Axel
era il mio Riku.
- Non fare il sibillino,
Ro’!-, mi lamento dopo essermi perso al
“se io sono te”.
- Ok, tontolomeo, te lo
spiego meglio: tu sai che a me piaceva Axel, vero?
- Ovvio: appena ci siamo
riuniti mi hai bombardato con ricordi da bollino rosso dei vostri
incontri…
- Bene: Axel
è per me quello che Riku è per te.
- Ah.
- Insomma, sei
innamorato, punto e a capo! Ora se vuoi scusarmi…-,
sorride e sparisce.
Mi accorgo di aver chiuso gli occhi mentre litigavo con il mio Nessuno
così li riapro ritrovandomi Riku molto più vicino
di dove
l’avevo lasciato. “Ci… Ci sei rimasto
male,
So’?”, mi sussurra e il suo respiro mi entra nella
bocca
dischiusa facendomi arrossire leggermente.
“Io? No, figurati! Perché dovrei?”,
distolgo lo
sguardo e faccio per rialzarmi tossicchiando ancora un po’
per le
ultime gocce d’acqua rimaste nei polmoni.
“Beh, non hai detto niente per tre minuti!”, mi fa
notare indicandomi l’orologio.
“Ah”, metto il bicchiere nel lavandino e lo
sciacquo con attenzione studiandone la forma come se non lo conoscessi.
“Sora, io…”, mi sta compatendo. Oddio,
ma come mi
sto riducendo? Tira fuori gli attributi Sora Yoake, dannazione!
“Senti, Riku, quello che è accaduto alla festa non
vale
niente, chiaro?”, giro leggermente la testa per fargli vedere
solo un occhio e metà sorriso.
“Cristallino”, sogghigna.
“Bene, ora vado a dormire”, sbadiglio
“Vedi di non fare tardi”.
“Ehi, Sora”, mi chiama. Vuole soffiarmi in faccia
di nuovo,
me lo sento, ma non cadrò due volte nello stesso trucchetto!
Sorrido. “Eh no! Non ci casco mica
stavol…”, ma mi blocco perché qualcosa
mi tappa la bocca.
Ci metto due secondi a capire quello che sta accadendo: Riku mi ha
afferrato per le spalle e mi ha girato a forza per poi fiondarsi a
baciarmi. Riku mi sta baciando. Riku.
Baciando.
Per tutti i portachiavi dell’universo!
La sua mano destra risale le spalle ed il collo, andando ad
accarezzare il mio viso accaldato con dolcezza, quasi temesse di
rompermi, mentre
la sinistra mi afferra per la vita costringendomi ad avvicinare di
più il mio corpo al suo.
“Dimmi, Sora”, si mette a mordicchiarmi il labbro
inferiore
con aria da predatore riuscendo così a strapparmi dei
piccoli gemiti da
infoiato “Te lo immaginavi così il primo
bacio?”.
Con un ultimo morso riesce a farmi sanguinare. “Ora siamo
pari”, lo sento sorridere.
“Riku, io…”, non riesco a dire
nient’altro
perché è sceso sul collo posandovi dei baci
leggeri che
mi fanno andare a fuoco. Mi aggrappo ai suoi capelli argentati
attirandolo di più verso di me.
“Allora?”, insiste con la bocca premuta sotto il
mento.
Basta, non lo sopporto più, mi sta facendo impazzire!
Gli tiro alcune ciocche in modo da staccarsi da lì e lo
bacio
socchiudendo la bocca e lasciando che la mia lingua percorra quelle
labbra che sanno di un tabù inviolabile, ma appunto
perché proibite dai normali schemi sono dolcissime.
Riku mi imita e approfondiamo il bacio. Lo stringo forte,
accarezzandogli i capelli liscissimi e lunghi, mentre esploro con la
lingua ogni piccolo anfratto della sua bocca. Non ci sono i canini da
vampiro che mi ero sempre immaginato, che strano…
Il rumore di ghiaia sul vialetto mi distrae e Roxas riappare
magicamente in un angolino della mia testa (che Nessuno adorabile: si
è ritirato lasciandomi un minimo di privacy!) portandomi
queste
parole: - Papà,
turno di notte.
Mi stacco ansante da Riku e mi poso l’indice sulle labbra.
Lui
è contrariato, ma annuisce e ci avviamo di corsa su per le
scale
mentre di sotto la porta d’ingresso si apre cigolando.
Entriamo in camera mia chiudendo la porta a chiave. “Sei
ancora
sicuro di voler dormire?”, sogghigna lui rincominciando a
baciarmi a stampo.
Lo prendo per le spalle e lo allontano un secondo.
“Riku?”, mi trema leggermente la voce.
“Che c’è Sora?”, si rabbuia
preoccupato.
“Non mi stai prendendo in giro, vero?”, divento
più rosso di quanto non sia già.
Mi guarda con un sorriso rassicurante. “Potrei, secondo
te?”.
“Potresti benissimo”, gli faccio una linguaccia per
spezzare la tensione che si è accumulata dalla mia ultima
domanda.
Lui alza gli occhi al cielo con un sospiro. “Dammi la forza
di non ucciderlo”, prega.
Metto il broncio di nuovo e mi siedo a gambe incrociate sul letto.
“Ti odio”, borbotto lasciando che la parte
infantile del
mio subconscio parli al posto mio.
"Amore e odio sono divisi da un confine sottilissimo, lo
sai?”, mi sorride serafico inginocchiandosi davanti a me.
“E tu?”.
“Io cosa?”, fa finta di non capire con un
sorrisetto divertito dipinto in volto.
“Dai, Riku!”, mi lamento.
“Lo stesso”.
“Co-come?”.
“Provo lo stesso sentimento per te”.
Preso
dalla
gioia, gli butto le braccia al collo e lo bacio nuovamente con tanto
trasporto da farlo cadere all'indietro con me sopra.
“Ma cosa hai capito? Anche io ti odio!”, ride
appena mi
stacco.
“RIKU!”.
Spiaggia delle
Destiny’s Islands, ore 15.37 del 17 luglio
“Quindi la legge di Graham…”, cerco di
ripetere con il libro aperto sulle ginocchia, ma mi fermo
perché
Riku si è appoggiato sulla mia spalla con il naso premuto
contro
il collo.
“Continua,
ti stavo ascoltando”, sogghigna avvertendo il mio tremore al
tocco.
Questa
abitudine a sfruttare i miei punti deboli non la perderà
mai! Dato che ormai non riesce più a soffiarmi in faccia
senza
poi mettersi a baciarmi, ha trovato subito il rimedio adatto: il
contatto fisico.
L’infame
l’aveva testato questa mattina a colazione: mi ero
svegliato presto così ero sceso a fare colazione con i miei
genitori che erano già riuniti a tavola.
“Chi
c’era stanotte con te in cucina, Sora?”, mi
aveva domandato papà mentre mi stavo imburrando una fetta di
pane che per poco non mi cadde per terra per lo spavento.
“Riku,
perché?”, avevo fatto l’indifferente
sperando che la sfortuna mi avesse lasciato ventiquattro ore di tregua.
“Non
Kairi?”, sì, papà, hanno proprio la
stessa stazza, guarda! “Mi sembrava che vi stesse
baciando…”.
Mi
ero immobilizzato completamente alla sua allusione e avevo sbattuto
le palpebre un paio di volte, come se avesse detto una grandissima
cavolata. “Sai, pa’?”, avevo ripreso a
farcire il mio
panino non staccando gli occhi dal mio lavoro “Dovresti
portare
la mascherina quando usi agenti chimici in ospedale: almeno
così
non ti vengono le allucinazioni…”.
Mia
madre era scoppiata a ridere per la battuta che avevo fatto.
“Oh, andiamo! D’accordo che Sora e Riku si
conoscono fin
dalla culla, ma non credo che arrivino fino a quel punto!”,
aveva
scosso la testa non immaginando neanche lontanamente che ci siamo
arrivati per davvero.
“Buongiorno,
signori Yoake”, la voce roca di Riku che si
sedeva accanto a me mi aveva fatto voltare sorridendo in modo ebete
“Buongiorno anche a te, Sora”.
“Ben
svegliato pigrone”, mi ero obbligato a cancellare il
sorriso per non destare sospetti mentre Roxas, sempre in un cantuccio
della mia zucca, mi dava dell’idiota.
- Senti, gelosone, vai a farti un giro invece di continuare a segarti
pensando ad Axel, ok?-, gli avevo imposto sghignazzando e
lui era
sparito con un’aria (fintamente) shoccata.
“Perché
ridi, Sora?”, mio padre mi aveva guardato non capendo il
motivo delle mie risate.
“Eh?
Oh, niente: ripenso solo a quello che è accaduto alla
festa…”, avevo detto su due piedi.
“Siamo
rimasti chiusi in bagno per tre ore”, aveva spiegato Riku con
un sorrisetto divertito.
Mi
ero irrigidito sentendo qualcosa che mi sfiorava la coscia nuda (in
quel momento stavo indossando un vecchio paio di pantaloncini da calcio
che mi stanno un po' piccoli...) sotto al
tavolo. Stupito guardai di sottecchi l’albino che non aveva
ancora smesso di sorridere, mentre la mano, la sua mano, iniziava
a
risalire.
Oddio,
ma è un maniaco?
- È il tuo
maniaco-, mi aveva sottolineato Roxas riapparendo
all’improvviso -
Devo ammettere che neanche Axel era così
diretto…
- Ma tu non dovevi farti un giro?
- Più tardi, magari: questa scena è troppo
divertente per perdermela!
“NO,
Riku, siamo rimasti in bagno per tre ore e un quarto”,
avevo sottolineato per bene la negazione in modo che capisse a cosa mi
riferivo, ma per sicurezza gli avevo bloccato la mano accavallando le
gambe facendolo rimanere così incastrato fra le mie cosce.
“Ok,
d’accordo. Hai ragione tu”, con lentezza
l’aveva tolta senza suscitare nessun sospetto nei miei e
l’aveva poggiata sopra al tavolo per afferrare una scatola di
biscotti e prenderne una manciata.
“Hai
caldo, So’?”, mia madre osservava il mio viso
rosso fuoco, diventato così da quando Riku mi aveva solo
sfiorato.
“Beh,
mamma, sono trentadue gradi all’ombra alle dieci di
mattino”, mi ero giustificato e mi ero messo a bere la mia
tazza
di latte per nascondere la faccia.
“In
effetti oggi fa molto caldo”, saggiamente Riku mi aveva
dato man forte “Chiamiamo Kairi e andiamo in
spiaggia?”.
“Mi
pare una buona idea”, misi la tazza nel lavandino.
Perché voleva chiamare anche lei? Speravo potessimo restare
da
soli come una vera coppi… Santo cielo, non riuscivo neanche
a
pensarlo! (a queste riflessioni Roxas aveva iniziato a rotolarsi per
terra
dalle risate borbottando frasi senza senso sulla mia
stupidità e
cose simili)
Ero
salito in camera mia di corsa, seguito da Riku che si doveva
cambiare (o meglio, rivestire), e avevo preso la cornetta iniziando a
digitare il numero di casa della rossa.
“Ma
che diamine stai facendo?”, l’albino mi aveva
sfilato il ricevitore dalle mani e aveva riattaccato.
“Sto
chiamando Kairi…”, avevo spiegato perplesso.
Lui
mi aveva guardato come se fossi un decerebrato ed era poi scoppiato
a ridere. “Oddio, Sora, d’accordo che sono il
primo, ma
pensavo ci arrivassi!”.
“Arrivassi
dove, scusa?”, ero arrossito di colpo per la brutta figura
appena fatta, ma non riuscivo ancora a capire.
“Kairi
è solo una scusa”, mi aveva sorriso malizioso.
Ma
l’ho detto, la sfiga mi perseguita sempre così
appena
avevamo messo piede sulla spiaggia (dopo essere passati velocemente a
casa di Riku per recuperare il suo costume), la rossa ci aveva notati e
ci era corsa incontro. “Ragazzi! Che ci fate qui?”,
aveva
sorriso angelicamente sistemandosi meglio la bassa coda di cavallo.
“Secondo
te?”, l’albino aveva inarcato un
sopracciglio accennando con la testa al mare liscio come
l’olio.
“Wow,
Riku, sei addirittura più scorbutico del
solito!”, aveva incrociato le braccia per poi posare lo
sguardo su di me “Sono contenta si ritrovarti vivo,
So’
”.
“Anche
io”, mi ero portato le mani dietro la testa con un grosso
sorriso a trentadue denti.
Le
sue labbra avevano iniziato a tremare e poi si erano aperte in una
fragorosa risata. “Scusa, So’, è
che…”,
continuava a ridere piegata in due “Non riesco a fare a meno
di
pensare alla scena di ieri notte”.
Ero
arrossito vistosamente e avevo guardato smarrito Riku.
“Glielo dico?”, avevo sussurrato pianissimo mentre
lei non
ci guardava. Lui aveva fatto cenno di aspettare e si era rivolto a
Kairi. “In effetti è qualcosa da
dimenticare…”, si era passato la mano sulla bocca
come se
il ricordo gli facesse davvero schifo.
“G-già”,
come attore faccio davvero pena, neanche un bambino ci cascherebbe!
Kairi,
maligna, voleva rigirare il dito nella piaga. “E pensare
che per quello scherzetto della festa non vuole più essere
tuo
amico”, mi aveva guardato con dolcezza scuotendo il capo.
Riku
aveva sogghignato. “Infatti non siamo più
amici”, e mi aveva attirato in un bacio. Avevo spalancato gli
occhi stupefatto e osservato Kairi che sbatteva più volte le
palpebre come se non credesse alla scena che aveva di fronte.
“Siamo
qualcosa di più”, aveva sorriso soddisfatto
l’albino staccandosi da me.
Mezza
spiaggia ci guardava a bocca spalancata facendomi diventare viola
come il costume della mia migliore amica. “Cioè,
aspetta:
tu… e lui? Voi vi…”, la rossa non
riusciva a
formulare una frase completa per la sorpresa.
“Se
intendi ‘voi vi amate?’ allora la risposta
è sì”, aveva affermato candidamente.
Eravamo
rimasti in silenzio per circa tre secondi prima che lei
esplodesse (nel frattempo io mi ero già preparato tappandomi
le
orecchie) in un grido che aveva fatto girare anche l’altra
metà dei bagnanti “COSA? E NON MI DITE NIENTE,
DANNAZIONE?”.
“Diciamo
che è stata una scoperta… recente”,
Riku si era messo a guardare male uno a uno le persone che ci fissavano
come dei fenomeni da circo che subito tornavano a farsi gli affaracci
loro appena venivano perforati dagli occhi di ghiaccio
dell’albino.
“Che
mi è quasi costata la vita”, avevo borbottato
ricordando l’incidente del bicchiere.
“Non
pensavo baciassi così male, Riku”, si era messa
a sghignazzare lei interpretando erroneamente le mie parole.
“No!
È che…”, mi ero precipitato a
difenderlo diventando ancor più rosso, in una
tonalità che
Kairi avrebbe definito da quel momento in poi ‘rosso Sora’.
“Dai,
Sora, siamo amici da undici anni! A me puoi dirle certe
cose!”, mi aveva preso da parte trascinandomi lontano da Riku
che
era rimasto immobile come una statua per poi iniziare a spogliarsi per
rimanere in
costume.
“In
realtà Kairi, io…”, avevo iniziato a
spiegare, ma gli occhi della mia amica mi bloccarono: avevano assunto
una non rassicurante tonalità di blu oltremare tendente al
violetto mai vista prima
d’ora.
“Sora”,
li aveva chiusi aggrottando le sopracciglia “Da
quanto?”.
“Ehm…
Da quanto cosa?”.
“Gay,
Sora, gay”, pronunciava piano queste tre parole per farmele
assorbire meglio. Come suonavano male nella sua bocca!
“Roxas
dice da sempre, ma non ne sono così sicuro”, avevo
sparato, a mo' di giustificazione, la prima cosa che mi era passata per
la mente.
“Roxas?
Che c’entra Roxas?”.
“A
te Naminé non rompe le scatole? Che fortuna
pazzesca!”, mi ero lamentato dandomi un pugnetto in testa
“Ehi, Ro’, hai sentito? Segui l’esempio
della tua
amica!”.
- Neanche se mi fai la doccia con l’acido
fluoridico…
- Fluoridrico-, lo correggo sfoderando le mie conoscenze
di chimica.
- Il senso è sempre quello.
Lei
mi guardava perplessa. “Perché non me
l’hai mai
detto?”, aveva ripreso dopo un secondo di silenzio facendomi
concentrare sulle sue parole invece che su quelle di quel pazzo del mio
Nessuno.
“Perché,
cambia qualcosa?”, avevo chiesto senza pensarci.
“No!
È che…”, si era blocca imbarazzata.
“Kairi,
anche se a… a-amo Riku”, balbettavo
imbarazzato non riuscendo a pronunciare ancora bene il verbo che con la
‘a’ che fa rima con ‘baciare’
“Cosa
dovrebbe cambiare fra noi?”.
“Cavolo
è che mi imbarazza!”, toccava a lei
arrossire “L’ho sempre saputo che Riku aveva una
cotta per te,
ma…”
“E
perché non me l’hai detto?”.
"Perché pensavo che te ne fossi accorto! Andiamo era evidentissimo!",
aveva sottolineato bene l'ultima parola facendomi passare per un
decerebrato.
"Io non mi sono mai accorto di nulla...", ci avevo pensato su. In
effetti negli ultimi tempi Riku sorrideva di più, ma pensavo
perché sarebbe passato con la sospiratissima media del 9.5
che
gli avrebbe consentito di fare uno stage in una prestigiosa azienda
delle Islands.
"Alla faccia del migliore amico: hai gli occhi foderati di prosciutto,
allora!", mi picchiettava il
naso con l'indice "Quando lo guardi si scioglie come neve al sole!".
Neve e sole.
Oh, be', se non altro la metafora rende bene me e l'albino: lui
glaciale (all'apparenza) e io fin troppo solare.
Un piccolo raggo di sole era riuscito a sciogliere un grande blocco di
ghiaccio.
"Oh, andiamo! Non esagerare", le avevo fermato il dito con la mia mano
"Riku non è così sdolcinato!".
"Non così tanto, ma comunque ha un atteggiamento diverso
quand'è con te: sembra un po' più cortese...".
"Guarda, Kairi, che ti sento!", sogghignava l'albino ricordandole che
il suo 'parlare normale' equivale a un 'parlare urlando' per noi comuni
mortali.
"Un'ultima cosa e poi vado ad affogarlo...", si era avvicinata con aria
da cospiratrice riducendo la voce ad un sussurro.
"Dimmi", mi ero sporto verso di lei.
"Non è che mi chiederai in prestito i vestiti, vero?".
Neanche le avevo risposto: mi ero semplicemente limitato a sollevarla
di peso, non sono così gracilino in fondo, e a scaraventarla
in
acqua con poca grazia.
"Non ricordavo che la legge di Graham dicesse 'Kairi'...", Riku mi
riporta con i piedi per terra. Sicuramente avevo maledetto Kairi per
avermi fatto quella domanda così idiota. Certe volte dubito
dell'esistenza dei suoi neuroni...
"Non direi proprio....", inclino la testa in avanti, assorto nel libro
di chimica, facendo scivolare il volto dell'albino dalla mia spalla
alla schiena "Mmm, no. Infatti dice che la diffusione di un gas
è inversamente proporzionale alla massa", lo chiudo con un
tonfo
secco.
"Hai finito, studente modello?", si mette a sedere stiracchiando le
gambe e le braccia.
"In realtà no, ma qui non riesco a studiare: ci sono troppe
distrazioni", prendo una palla che mi è arrivata vicino al
piede
e la lancio a un bambino che sta giocando a calcetto con i suoi amici.
"Andiamo in un luogo più appartato, allora", sorride.
"Anche tu sei una distrazione", infilo il libro di chimica nella borsa
e mi metto la maglietta.
"Non dirai sul serio?", inarca un sopracciglio come se non credesse
alle sue orecchie.
"Invece sì: quell'adorabile
vecchietta mi interroga domani e se voglio il mio nove
devo andare bene, perciò a stasera".
"D'accordo", sospira
rassegnato
"Ti passo a prendere alle nove, ok?".
"Non facciamo tardi, vero?".
"No, secchioncello, alle undici siamo di nuovo a casa", mi prende per
il polso e mi dà un leggero bacio sulle labbra per impedirmi
di parlare.
"A-a dopo", balbetto staccandomi e mi avvio scalzo verso casa.
Aprendo il cancelletto, la tracolla dello zaino mi rimane (come al
solito) impigliata nello spigolo e, tirandola, l'interno della borsa
produce uno strano ting.
Sono
più che sicuro che non ho messo oggetti di vetro quando l'ho
preparata così la apro e guardo dentro: oltre alle mie cose
c'è una bottiglia di vetro che mi è estranea.
La prendo fra le mani e la studio: è trasparente e con un
disegno stilizzato di un frutto di Papou sul collo. Non ci sono dubbi,
è proprio la stessa bottiglia
che stringeva Selphie nel suo salotto quindici ore fa!
"Che bella bottiglia, Sora, dove l'hai trovata?", mia madre si affaccia
dalla finestra della cucina sorridendomi.
"Me l'ha data Riku", ricambio con uno a trentadue denti. Chi altro
avrebbe potuto infilarla nella tracolla magari distraendomi con un
bacio?
"Quel ragazzo ha sempre pensieri carini per te".
"Dovrei ricambiare... Tu che mi consigli, ma'?".
"Qualcosa con il cuore, Sora", mi scompiglia affettuosamente i capelli,
ma ritira la mano ritrovandosela piena di gel e rientra in casa
maledicendo me e la mia ossessione per i capelli 'a porcospino'.
Qualcosa con il cuore... Cuore, cuore, cuore... Cuore!
Mi porto la mano sul petto ascoltando il ritmo regolare dei miei
battiti.
- Puah, mi fai venire il
diabete...-, si lamenta Roxas con una smorfia disgustata e
la mano davanti alle labbra come se stesse per vomitare.
- Che brutta bestia
l'invidia, eh Roxy?
- Ah, ah, ah, spiritoso
lui. E se osi
chiamarmi così un'altra volta ti rigiro le budella.
- D'accordo, se lo dici
tu...
Apro la porta di casa ed entro dirigendomi subito in bagno per fare una
bella doccia refrigerante.
- Il tuo diabetico
regalino
però può diventare più interessante se
ti presenti
da lui con un fiocco rosso... Solo con un fiocco rosso-,
ridacchia mentre mi spoglio.
- ROXAS!
Precisazioni:
*
Seven up:
gioco di carte (ma credo che ci eravate arrivati da soli...)
- Il periodo in blu
è un POV Riku (ma immagino che ci eravati da soli anche
questa volta...)
Note
dell'autrice:
Sono
tornata! Un po' in
ritardo, sì l'ammetto, ma ho avuto un blocco mentale
che mi ha mandata nel panico più totale.
Sinceramente spero di non avervi fatto venire il diabete con l'ultima
parte, cosa che invece è accaduta a me. *sospira rassegnata
immaginandosi la sua vita senza Nutella T______T*
Che altro dire? Beh, spero di non aver deluso le aspettative che si
erano create dopo il primo capitolo: questo è quello che mi
preoccupa maggiormente xD
Ringrazio di cuore chi ha letto, recensito e chi ha messo la storia fra
le seguite o addirittura fra i preferiti. Grazie, grazie, grazie...
(Hai la stessa fantasia di Riku NdSora) (Zitto tu e
pensa al fiocco rosso... Solo
al fiocco rosso ù.ù NdNiki)
Fatemi sapere cosa ne pensate.
La vostra diabetica
Niki_
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